I cicisbei veneziani, e l’amore a Venezia nel 700

Cicisbeo di Longhi.jpgI cicisbei o Cavalieri Serventi furono un fenomeno soprattutto italiano, molto criticato dagli stranieri, tra i quali Montasquieu , che visitando l’Italia nel 1728 ebbe a scrivere: ” non vi ho parlato dei cicisbei, è la cosa più ridicola che un  popolo stupido abbia potuto inventare; sono degli innamorati senza speranza, delle vittime che sacrificano la loro libertà alla dama che hanno scelto”.

Dall’alto della sua tracotanza Montasqiueu non aveva capito nulla del ruolo dei cicisbei, almeno nella Venezia tra il 1600 e oltre il 1700.

Non aveva capito, il grande pensatore, la funzione e le opportunità di cui poteva avvalersi il Cavalier servente stesso, la dama ed il suo legittimo marito, anche se il Goldoni, specialmente nella sua “Bottega dell’antiquario” ironizza su questa figura.

Damina_e_Cicisbeo.jpgNato come cavaliere  in grado di proteggere una donna nelle sue uscite il cicisbeo era un figlio della Nobiltà ed Aristocrazia Veneziana, ma figlio cadetto, per cui l’opportunità di far parte della Società, anche senza possedere denaro (l’eredità andava tutta al primogenito), era legata alla frequentazione con tale ambiente che poteva assicurargli una futura sistemazione.

PoussinArcadia.jpgL’accompagnatore veniva scelto in una cerchia di parenti od amici di pari censo, ed il suo nome veniva spesso indicato sul contratto di matrimonio. Il suo compito era quello di seguire la sua dama fin dal mattino, presenziando alla sua toletta del mattino, accompagnandola a passeggiare, trattenerla con la recita di versi o di musica. Spesso tali versi erano tratti dalla letteratura Italiana legata all’Arcadia: secondo la mitologia greca l’Arcadia del Peloponneso era un possedimento di Pan, la deserta e vergine casa del dio della foresta e la sua corte di Driadi, ninfe e spiriti della natura. Viene spesso identificata come un paradiso terrestre abitato solo da entità sovrannaturali, per cui immortali.

Il cicisbeo di Pietro Longhi.jpgIl Cicisebo di Pietro Longhi.jpgCasanova, nella sua autobiografia accenna spesso a recite di brani di autori come Gian Vincenzo Gravina, Francesco Petrarca e Pietro Metastasio (pseudonimo grecizzato di Pietro Trapassi), recite che si svolgevano come interludi di amplessi con donne colte e letterate.

A tavola il Cicisbeo sedeva accanto alla sua dama, le tagliava la carne, o la sera la accompagnava al tavolo da gioco.

In questa relazione tra dama e cicisbeo, apparentemente, non poteva esistere l’amore o altro, ma una galanteria ed una cura continua di un uomo che (secondo le vecchie consuetudini degli antichi cavalieri) porgeva alla dama del suo cuore…nulla più; qui di seguito trascrivo le indicazioni di comportamento del cicisbeo:

“A’ verso miei l’orecchio, et odi di quale cura al mattino tu debbi aver di lei, che spontanea o pagata a te donossi: Per sua donna qual di lieto che a parole certe, non sente testimoni, furono a vicende connesi i patti santi, e le condizioni di caro nodo”.

Giacomo Casanova.jpgNaturalmente, considerato che diversi matrimoni venivano combinati, non è da escludere che la dama ed il cicisebo intrecciassero una relazione d’amore tra loro, con il silenzioso beneplacito del marito, che aveva via libera per intrecciare altre relazioni: comunque sia, rimaneva salda l’integrità del matrimonio e soprattutto delle proprietà familiari.

Tra i cicisbei una buona parte furono abati (anche Giacomo Casanova, nella sua prima giovinezza divenne abate), ed alcuni di loro , per alleviare la noia degli obblighi monastici, si interessarono ad alcune monache.

Nei monasteri benedettini, specialmente, dove le figlie di famiglie nobili erano destinate ai voti, si svilupparono relazioni con abati e anche con persone esterne. Infatti, dalla descrizione di uno di questi monasteri lasciataci dall’abate guardi_parlatorio1.jpgPizzicchi,parlando del monastero benedettino ebbe a dire: “esse vestono leggiadrissime vesti, con abito bianco alla francese, il busto di bisso a piegoline, velo piccolo cinge loro la fronte, sotto il quale escono i capelli, arricciati e mirabilmente accomodati; seno mezzo scoperto e tutte insieme abiti da ninfa che da suora”.

Rievocando sempre Giacomo Casanova, nota fu la sua relazione con la famosa MM, suora del convento di Murano. Destini tristi di persone che non avevano alcuna intenzione di vestire abiti talari e monacali, la laicità stessa di Venezia, l’atmosfera che in questa città è sempre stata unica, magari vittima qualche volta di alcune ipocrisie, ma città viva, con persone vive…che consumavano i loro amori  tra i Palazzi e le gondole coperte dal loro felze, portando avanti una gioia di vivere, inizio, purtroppo della decadenza!!

 

 

I cicisbei veneziani, e l’amore a Venezia nel 700ultima modifica: 2011-11-04T22:52:00+01:00da pierapanizzuti
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3 Commenti

  • la gradezza di Venezia si dimostra anche così.

  • E anche la voglia di vivere di tutti i Veneziani ciao Dolce Piera (dammi belle notizie)

  • Oh Luciano, dolcissimo amico, per ora la situazione sembra stabilizzata, ma sai, quando una malattia può essere curata solo sintomaticamente…! comunque sia, questa è la vita. Sappi che ti voglio bene e sento il calore della tua amicizia, veramente..mi stai vicino, Con tanto, tanto affetto, Piera