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I medaglioni alchemici di S. Marco

imagesCANA7XLG.jpgimagesCANA2SEB.jpgLa Basilica di S. Marco nasconde mille segreti, come abbiamo visto legati ai rosacroce, ai massoni, ed anche agli alchimisti.

Si può verificare la traccia di questa relazione  nei quattro bassorilievi circolari, chiamati medaglioni alchemici, che ornano la sua facciata rivolta a nord, cioè quella antistante la piazzetta dei leoni.

Vi sono rappresentati nel primo in alto a sinistra un pavone, in quello in basso a sinistra medaglioni Alchemici.jpgc’è un leone che azzanna un uomo armato di spada, in quello in alto a destra un uomo che cavalca un leone suonando il flauto in una foresta di quercie, nell’ultimo, in basso a destra un uomo che cavalca un animale con due teste, una di cane ed una di ariete.

In alchimia alcuni animali trovano corrispondenza con minerali e con le varie interpretazioni anche con il procedimento della grande opera (la mutazione) che deve portare alla conclusione del procedimento.

bestiario alchemico -pavoner.jpgimagesCA2W0AQO.jpg180px-CaudaPavonis.jpgIl pavone, o la sua coda, rappresenta una fase in cui appaiono molti colori. La maggior parte degli alchimisti collocano questa fase prima dell’Albedo, la bianchezza. Gerhard Dorn (XVI secolo) ebbe a dire: questo uccello vola durante la notte senza ali. Alla prima rugiada del cielo, dopo un ininterrotto processo di cottura, ascendendo e discendendo prende la forma di corvo, poi di una coda di pavone: le sue piume diventano bianchissime e profumate, e finalmente diviene rosso fuoco, mostrando il suo carattere focoso.

I colori si riferiscono ai tre stadi della Grande Opera, con la Rubedo per la rossezza per ultima.

La fase dei tanti colori era anche simboleggiata dall’arcobaleno, o dalla dea berstirio.jpgbestiario 2.jpgdell’arcobaleno, Iris, la messaggera degli Dei, che in particolare faceva da tramite tra Zeus e i mortali. Nella Grande Opera la coda di pavone può avere due significati. Può essere la raccolta e la totalità di tutti i colori nella luce bianca.

Il secondo significato è che rappresenti il fallimento del processo alchemico. L’alchimista cerca l’unità espressa dalla luce bianca, ma durante la meditazione possono verificarsi sentimenti di esaltazione e osservazioni inusuali. Può accadere che l’oggetto della meditazione cominci ad irradiare meravigliose luci e colori, o si espanda e si contragga ritmicamente.

bestiario salchemico.jpgNell’antichità il simbolismo del leone ebbe un ampio impiego. Il colore e la fulva criniera lo fecero associare al sole, che con la sua energia dona la vita. Nell’iconografia egiziana il leone veniva ritratto in coppia, con lo sguardo rivolto all’orizzonte.

I filosofi alchemici affidarono all’immagine del leone giovane il simbolo dell’alba, ed al leone vecchio, il tramonto.

Questa distinzione si tradusse nella descrizione alchemica del Leone verde, rosso, che materealizzavano l’uno l’inizio, l’altro la fine dell’opera(cioè la mutazione alchemica).

imagesCAMISXWQ.jpgL’oro era quindi il leone rosso che divora quello verde, ed era in definitiva il percorso che avrebbe dovuto compiere l’alchimista per raggiungere la perfezione attraverso la lavorazione della materia cruda, il fuoco iniziatore, lo zolfo imagesCAPG6FWF.jpgleone.jpgsegreto alchimisti.jpgimagesCAW7FCM0.jpgfilosofico e finendo con il re dei metalli, la polvere di proiezione: la Pietra filosofale.

 

Alla ricerca degli Alchimisti

images.jpgIn questa straordinaria città, ricca di richiami arabi, egiziani e depositaria di libri così importanti per gli studiosi dell’alchimia, della Kabbalah, si trovano sempre riferimenti precisi alla clavicola(chiave) di Re Salomone, al suo anello, al suo sigillo e al labirinto, e pure alla pietra filosofale.

Venezia è una città che ospita, senza alcun mistero, la Sede del Priorato dei Cavalieri di Malta e, in Campo S. Maria Formosa, la sede dei Massoni imagesCA1VXMQP.jpgveneziani, che ospitava ed enumerava importanti persone anche del Seicento e Settecento, tra cui, famosissimo, Giacomo Casanova.
 
Quella del Settecento veneziano fu un’epoca straordinaria, perchè in giro per l’Europa si trovavano altri personaggi enigmatici come Casanova, estremamente misteriosi come il Conte di Saint Germain, nato nel 1698, e di cui non si conosce l’anno di morte….. perchè non risulta morto,  e Alessando Cagliostro, altro alchimista, personaggio unico anch’egli.imagesCAW1JBLK.jpg

Si conobbero tutti e tre ed  è veramente interessante l’autobiografia di Casanova, leggere degli incontri fra Giacomo Casanova e Cagliostro davanti alla Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, luogo ricco di particolarità strane, luogo di strane presenze. Tutti e tre legati ai rosacroce, tutti e tre iscritti poi a logge massoniche vissero le loro vite strabiliando l’Europa, o facendosi ridere dietro, ma comunque, erano sempre persone che frequentavano re, regine, persone importanti vivendo sul filo della denuncia per eresia, o costretti in carcere.

imagesCA2CSSO0.jpgTuttora non si sa se sia ancora vivo il principe di Saint Germain, e non si trova nemmeno la tomba di Casanova, che, si dice, sia sepolto nella chiesa di S.Barnaba, dove è sepolto anche il corpo di uno dei custodi del Sacro Graal, il cavaliere Nicodemè de Besant-Mesurier.

Molti suoi contemporanei sostenevano che anche Giacomo Casanova fosse “il conte di Saint Germain” ovvero un uomo che non muore mai. E’ tutto da vedere, è tutto da provare, semmai si potrà provare qualcosa. IimagesCATPEVO9.jpgl Grellet nel suo “Les aventures de Giacomo Casanova en Suisse” (1909) riportava la dichiarazione di B de Marault, contemporaneo di Casanova: “Questo straniero va conosciuto assolutamente. Ha visto e viaggiato tutto, conosce tutte le lingue, mi ha dato prova di grandissima conoscenza delimagesCAOBGL1A.jpgla cabala. C’è chi dice sia il conte di San Germain”, l’uomo che non muore mai. Casanova quindi è ancora tra noi?

 

Dic 26, 2010 - Alchimia, Personaggi    2 Comments

L’Elisir di lunga vita del Conte di Saint Germain

Il Conte di Sain Germain1.jpgConte di Saint Germain.jpgimagesCA1VXMQP.jpgIl primo incontro tra Giacomo Casanova ed il Conte di Saint Germain avvenne a Parigi, nel 1761, ad un pranzo a cui parteciparono diversi nobili, tra cui la Marchesa d’Urfè, donna legata ai misteri della pietra filosofale, della magia ed esoterismo, di Marchesa d'Urfè.jpgscritti della Marchesa d'Urfè.jpgcui parlerò più avanti.

Casanova ci racconta nelle sue memorie che quest’uomo non mangiava, chiacchierava tutto il tempo, parlando di qualsiasi argomento, specialmente di chimica;   sosteneva di possedere la medicina universale, di poter fare tutto quello che voleva con la natura, di poter fondere una dozzina di diamanti piccoli per farne uno più grande e di purissima acqua senza che il peso diminuisse; affermava inoltre di aver almeno trecento anni.

Era invitato continuamente ai pranzi nelle migliori case di Parigi, anche se appunto non mangiava, sostenendo che la sua vita dipendeva da come si nutriva. Usava far dono alle donne di cosmetici per dare alla loro pelle un aspetto migliore e più giovane.

zecchino d'oro.jpgA questo incontro ne fecero seguito altri, e ad uno di questi, a casa del Saint Germain questi si fece dare dal Casanova una moneta di rame, la immerse in un liquido, e questa divenne d’oro zecchino.

180px-Count_of_St_Germain.jpgE’ vero comunque che dimostrava sempre circa 40 anni, poi cominciò lentamente ad invecchiare, fino al 1784, anno in cui scomparve, e tutti pensarono che fosse morto, ma riapparve esattamente un anno dopo, a presiedere una riunione di massoni, ringiovanito, ancora esteticamente  quarantenne.

Dimostrò doti di conoscenza paranormale, invitato proprio da Re Luigi XV che, incuriosito per una vicenda accaduta nel 1701 a Parigi lo voleva mettere alla prova: in Rue Hirondelle a Parigi viveva un tale Dumas.Egli passava le giornate in soffitta con storte ed alambicchi. Ogni venerdì pomeriggio alle cinque andava a  trovarlo un orribile ometto, saliva da lui, stava un pò, poi se ne andava.

Il 31 dicembre 1700 l’ometto arrrivò alle dieci del mattino, salì e poi tornò via.La moglie del Signor Dumas non vedendo scendere il marito, salì, ma trovò la stanza vuota.
A questo punto il Conte di Saint Germain disse al re che chi era andato a fare le indagini non aveva visto una botola che si trovava nel pavimento della cucina, nascosta da tavole di legno, e che dentro alla botola avrebbero ritrovato lo scheletro dell’uomo, che si era avvelenato.Al che il re gli chiese se l’ometto fosse il Demonio, ed  il Conte rispose che lui il Diavolo lo conosceva bene e andava spesso a fargli visita.imagesCA76U720.jpg

Fatti i dovuti sopralluoghi ecco che si appurò quanto affermato dal Conte.

Durante un successivo incontro il Re chiese al Conte di svelargli il segreto di questa sua dote, ma egli rispose; Maestà, potrò svelarvi questi segreti soltanto se voi farete parte dei Rosacroce.

Si narra inoltre di un misterioso quanto significativo incontro tra il Conte di Saint Germain, il Conte di Cagliostro e Giacomo Casanova che ebbe come testimone il portale della Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia, complice l’oscurità della notte e l’appartenenza dei tre ai Rosacroce, legati alla magia, all’alchimia e la convinzione di poter raggiuinere il segreto della Pietra Filosofale, quindi della vita eterna.

Nella chiesa di Arles c’è una lapide con scritto: quello che si faceva chiamare Conte di Saint Germain e di Weldom , di cui non si sa altro, giace in questa chiesa.Peccato che aperta la pietra tombale il sacello è risultato vuoto.
reves-et-voyages_eu_bkumbria_1206626887.jpg

Dic 14, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    9 Comments

Un giorno a Venezia con Giacomo Casanova

Casanova.jpgUn giorno da vivere con Giacomo Casanova, seduttore, studioso, uomo di vasta cultura, di tanti interessi, portato all’alchimia e poi membro della confraternita dei Rosacroce, amico di Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, e conoscente ammirato e un pò invidioso del Conte di Saint Germain.

Casanova immagine.jpgUomo che ha cercato dalla vita il piacere, carico di vizi ma anche di risorse per potersi barcamenare tra le varie denunce dell’Inquisizione, che ha passato il Carcere, ne è fuggito, è tornato a Venezia e poi è dovuto fuggire ancora, figlio di due attori, (ma sembra che il padre in effetti fosse un nobile e la madre una bellissima attrice, Giovanna Farussi detta la Buranella).

Palazzo Merati d'Audiffret.jpgChi ne ha letto l’autobiografia conosce benissimo le sue avventure e le sue esperienze di viaggi: ciò che gli piaceva come cibo, vini, donne.

Ecco che allora, in questa giornata partiamo dalle fondamente Nuove, esattamente da Palazzo Merati, , ora d’Audiffret, dove vissero i fratelli e la madre del nostro “scapestrato” seduttore, nato nel 1725.

alcova di Casanova a Palazzo Merati d'Audifnet.pngIn questo ricco appartamento, l’unico ancora rimasto nella zona dove dimorò Casanova dopo aver ricevuto la grazia dal Consiglio della Serenissima, c’è ancora la sua alcova, con il letto a baldacchino e stucchi, testimone delle sue Palazzo Merati.jpglicenziose avventure notturne.

Campo S. Maurizio con Palazzo di Giorgio Baffo.jpgAl mattino probabilmente, dopo essersi alzato, lavato e profumato, (Casanova era molto attento alla propria persona ed al suo aspetto fisico) ecco che usciva ed andava verso Campo S. Maurizio, al Palazzo Bellavite, dove viveva Giorgio Baffo, amico di suo padre, e uno dei più grandi poeti erotici mai conosciuti, che lo iniziò all’idea dei piaceri della vita propabilmente già dalla prima volta che il Giorgio Baffo.jpgRialto.jpgai do Mori.jpgnostro Giacomo, mandato a studiare libro di rime di Giorgio Baffo.jpgil burchiello.jpga Padova, ancora ragazzino, fece con lui il viaggio nel Burchiello (è quella barca che da Venezia, attraverso la Riviera del Brenta, porta a Padova).

Dopo aver conversato, spettegolato e commentato sulle più belle dame veneziane, sui progetti, sulle possibilità di riuscire ad arrivare alla conquista di qualche altro cuore femminile, l’ora di pranzo incalzava, e il nostro Giacomo era anche una buona forchetta, amava mangiare e mangiar bene.

ai do mori a Venezia 3.jpgDove andava? bastava arrivare a Rialto, ed ecco la zona del mercato..subito dopo il bacaro ai do mori.jpgCampo delle Beccarie 2.jpgCampo delle Beccarie.jpgCalle Vallaresso 4.jpgTribunale , vicino al Campo delle Beccarie (dei macellai)nel Sotoportego dei ” Do Mori” un bacaro, dove poteva mangiare deliziosamente, e bere malvasia, aspettando tranquillamente le amanti di turno.

Calle Vallaresso.jpgDopo aver conversato amabilmente, corteggiato e dichiarato amore profondo ed esigente alle donne ammaliate dal suo fascino, ed aver iniziato nuove relazioni, in attesa di consumarle con grande trepidazione e profonda partecipazione, arrivava il momento del gioco, il gioco d’azzardo, che in seguito lo vide come ideatore del gioco del lotto a Parigi: allora bastava raggiungere il ” Ridotto”, così erano definite le case da gioco, dopo le leggi emanate dal Consiglio della Repubblica per regolamentare quella che era un’abitudine dei veneziani, specialmente nobili: ed ecco allora Calle Vallaresso ed il suo ridotto, che poi divenne ed è rimasto Teatro.

Calle Vallaresso 3.jpgQui Casanova si presentava, se nel periodo Carnevalesco ( che andava dal 31 dicembre al martedi’ grasso) coperto da una Calle del Ridotto.jpgCase da gioco a Venezia.jpgbauta, una maschera che copriva completamente il viso, molto gondola coperta.jpgveneziani del 700.jpgbella ed enigmatica, e così acconciato, nel tardo pomeriggio prendeva una gondola e si faceva accompagnare a MUrano: scendeva all’approdo che ora si chiama Fondamenta Venier, dove, proprio di fronte, dalla porticina del muro di cinta del convento usciva M.M. la sua amante suora, con una sua compagna, anch’essa amante del tenebroso Giacomo.

Il Convento era quello di Santa Maria degli Angeli, e la povera suora sicuramente era stata costretta alla vita monastica per motivi ereditari..e qui si consumava una delle gente del 700.jpgPietro Longhi nobili al Ridotto.jpgS. Maria degli Angeli.jpgConvento di S. Maria degli angeli.jpgconvento a Venezia.jpgFondamenta Venier.jpgstorie sentimental-erotiche più importanti di Giacomo Casanova…ora purtroppo quel che resta di questi luoghi è Bauta a Venezia.jpgfatiscente , e rimane ben poco, ma l’atmosfera, il suo modo di essere, di concepire l’innamoramento e l’amore, di vivere appieno la decadenza dei costumi veneziani dell’epoca sono veramente testimonianze affascinanti di un mondo composito e misterioso.

Nov 25, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Luoghi    2 Comments

Alchimia ed Ermetismo alla Biblioteca Marciana di Venezia

L’alchimia è la scienza della trasformazione e si interroga principalmente sui processi inerenti all’uomo e alla natura. Lo scopo dell’ alchimista è appunto comprendere questi processi e utilizzarli a vantaggio dell’uomo, si tratti di trasformare il piombo in oro o l’uomo in Dio.

Nel 1330 Pietro Bono da Ferrara definì il lavoro dell’alchimista ” ricerca di ciò che non c’è ancora”.

imagesCAPAZTAI.jpgI più antichi testi di alchimia sono redatti in lingua greca, sebbene siano stati composti per lo più in imagesCAJ0ZI4U.jpgCodedx Marcianus.jpgEgitto. Gli scritti si conservano in copie bizantine del X – XI secolo, la più famosa delle quali è costituita dal Codex Marcianus, conservato appunto nella Biblioteca Marciana a Venezia.

Quando nel 1453 Costantinopoli cadde in mano ai Turchi, Bessarione si assunse la responsabilità di salvaguardare per i posteri il patrimonio letterario greco. Prese così a procacciare manoscritti.Corpus Hermeticum.jpgBessarione.jpgEgli raccolse numerose copie del Corpus Hermeticum ed una copia dell’Aselepus latino. La copia latina del corpus Hermeticum venne pubblicata , sotto il titolo di Primander nel 1497 a Treviso, e poi ripubblicata diverse volte a Venezia.

Corpus Hermeticum 1.jpgQuasi tutti i manoscritti ermetici raccolti da Bessarione vennero quindi da lui donati alla Biblioteca veneziana, e tra questi possiamo nominare un esemplare di Kyrandes, accanto ad alcune raccolte alchemiche tradotte dall’arabo in latino.

 

Dono di Bessarione.jpgAlcuni sono molto noti, come l’Aureum Opusculum, il Septem Tractatus Hermetis e, il più importante Hypnerotomachia Poliphili, ( di cui parlerò a parte) qui conservati anche nella loro versione originale. Quasi del tutto ignoto invece  il Liber Hermetis de arte alchimiae con il commento di Galienus Alpochin, e Ermete Tr.jpgErmete.jpgl’Expositio dictorum Aristotelis, ed Hermetis super secreta secretorum de mutatione naturae contenente per la prima volta la versione “vulgata” della Tavola Smeragdina (o Smeraldina) di Ermete Trismegisto.Tavola Smaragdina.jpg

Altra tavola smaragdina.jpgIn un altro manoscritto, Secreta Hermetis vengono discusse le corrispondenze tra metalli e pianeti. Alla Marciana è pure esposta la biografia di Ermete in cui si parla non solo delle tre figure nate sotto questo nome, ma anche dei suoi allievi Ascolapio, Ammone Empedocle e  Platone. Platone.jpgEmpedocle.jpgL’ermetismo a Venezia è legato non solo ai testi che in gran quantità si trovano riuniti in questa ricchissima biblioteca, ma anche al nome del francescano Francesco Giorgio, detto Zorzi, Arcangelo da Borgonovo, Giulio Camillo delminio, ed al medico danese Peter Severinus, il primo medico Paracelso.jpgallievo di Paracelso ad esercitare la professione a Venezia .

Galeno.jpgAristotele.jpgLo svizzero Theodor Zwinger in veste di precettore espose ad alcuni patrizi veneziani le opere di Aristotele e Galeno, prima di scoprire, a suo dire, la grandezza di Paracelso. Ed infine Giordano Bruno, che dopo il suo ritorno in Italia trascorse gli ultimi giorni a Venezia, prima di essere denunciato ed arrestato dall’inquisizione, con il successivo trasferimento a Roma Giordano Bruno.jpge la conseguente morte sul rogo.

Hypnerotomachia Poliphili, alle basi dell’ Alchimia a Venezia

pagine di Hypnerotomachia 2.jpgAlchimia.gifimagesCAOK6GS1.jpgUno dei più  importanti libri che fanno  parte del ricco tesoro dei beni della Biblioteca Marciana edito  in due volumi da Aldo Manuzio nel 1499 è Hypnerotomachia Poliphili, corredato da 196 xilografie,la maggior parte opera del Mantegna, e decorato con glifi di Francesco Griffo. E’ uno dei libri base dell’alchimia, in cui, attraverso la storia narrata l’autore cerca di guidare l’alchimista attraverso le varie trasformazioni per raggiungere con successo “l’Opera compiuta”: la pietra filosofale.

hyp.jpgL’autore è anonimo, e cercando e desumendo è stato attribuito di volta in volta a Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Lorenzo de Medici ed infine, grazie ad un acrostico contenuto nel testo, formato dalle iniziali dei 38 capitoli, a Francesco Colonna, una frate della Chiesa di SS. Giovanni e Paolo  (Venezia, 1439 – 1527),

Il racconto descrive il sogno fatto da Polifilo che tratta di un combattimento amoroso. Si tratta della metafora della trasformazione che avviene in Polifilo per tramutare l’amore carnale nella purezza Pagine di Hypnerotomachia Poliphili.jpgdell’amore Illustrazione 2.jpgplatonico.

E’ il percorso che ogni uomo deve fare per avere contatto con se stesso e le proprie capacità di interagire con la spiritualità, con il divino e con il  misterioso.

Il sarcofago di Marte e Venere e Adone.jpgillustrazione.jpgEcco che egli descrive la morte di Adone, amato da Venere, ed una xilografia rappresenta il suo sarcofago, particolarmente emblematico: da una parte è rappresentata Venere che viene punta da una rosa, il combattimento di Adone con Marte, la morte di Adone e lo svenimento di Venere.

Dall’altra parte è rappresentata invece Venere seduta che allatta Cupido, il suo piede viene baciato da Polifilo , indice di adorazione. Due frasi sono iscritte sui due lati del sepolcro: ADONIA in riferimento alle feste annuali che Venere dedicava al giovane morto, e IMPURA SUAVIAS, che potrebbe riferirsi alla lettura morale del morto in riferimento all’exemlpum libidinis, che è Adone, in contrasto con il purissimo sangue versato da Venere per quell’amore.

l'amante.jpgLa lettura in chiave neoplatonica ha orientato parte della critica a fare del sarcofago descritto da Colonna un riferimento alla lettura delle scene analoghe rappresentate nel sarcofago dipinto da Tiziano, quello L'amor Sacro e l'amor Profano di Tiziano.jpgdell’Amor Sacro e dell’Amor Profano.

le trasformazioni in alchimia.jpgMetamorfosi di Ovidio edizione di Venezia.jpgL’attinenza con le Metamorfosi di Apuleio, nel racconto contenuto, della storia di Amore e Psiche, dove l’unione tra Amore (il corpo) e Psiche (la mente) comporta sofferenze e dolori a Psiche, e le  Metamorfosi di Ovidio è quanto mai evidente.

Apuleio, metamorfosi, l'asino.jpgAmore e Psiche dalle metamorfosi di Apuleio.jpgLa aracna dalle Metamorfosi di Ovidio.jpgmetamorfosi quindi prima  dell’uomo e poi degli elementi naturali.

dalle Metamorfosi di Ovidio.jpg06f439b19ff89b185523f36986dd9ee3.jpgDa qui il riferimento dell’Hypnerotomachia Poliphily e la  Tempesta di Giorgione, rosacrociano (Gallerie dell’Accademia a Venezia),Quadro di cui vi avevo appena accennato,alla simbologia così legata, e  la relazione del quadro con il libro risulta quasi stupefacente .

Adorazione di Venere con Cupido.jpgVi sono rappresentati tutti gli elementi della natura, in cielo e in terra, e la donna che allatta può essere Iside, Venere, Demetra, Cerere, la Grande Madre insomma, tanti nomi con cui viene definita la dea MyriaYme, che ricorda da vicino Myriam, il nome Maria, sacro per i Cristiani, vergine e madre.

Apr 18, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    Commenti disabilitati su Lo Strano caso di Giulio Camillo Delminio e “l’idea di Theatro”

Lo Strano caso di Giulio Camillo Delminio e “l’idea di Theatro”

Giulio Camillo Delminio.jpgNato a Portogruaro, ma figlio culturale di Venezia e delle personalità che in quell’epoca rendevano vivo il pensiero umanistico – filosofico, di questa città, e grande cultore di studi ebraici, compresa la Cabala che grande importanza portò alle sue ricerche, Giulio Camillo Delminio nacque nel 1480, in una famiglia benestante.

La sua figura, una volta cresciuto, divenne controversa prima di tutto per le sue vanterie (narrava di enormi patrimoni e possedimenti), ma anche fisicamente obeso, lento, e amava tutti i piaceri della vita: mangiare e la compagnia delle donne.

Palazzo Contarini.jpgBernardo%20di%20Chiaravalle.jpgIL suo faro, una volta cresciuto, divenne appunto Venezia, e li divenne discepolo di Niccolò Dolfin, grande umanista che ebbe l’onore di poter trascrivere alcuni codici che riguardavano gli affari del Monastero di Cereto, riferito a S. Bernardo da Crema, conosciuti come il ” Codice Dolfin” e le cui proprietà vennero acquisite dal Dolfin , dopo che nel 1570 divenne parte della congregazione dei Cistercensi al seguito di Bernardo di Chiaravalle; Successivamente tali codici vennero denominati  di ” Cà Contarini” ( Venezia) poichè qui vennero consegnati dopo diverse vicissitudini.

A Venezia, oltre che Pietro l’Aretino  conobbe anche Erasmo da Rotterdam, che divenne suo grande estimatore e solidale: nel frattempo studiava con impegno la religione ebraica e la cabala.

Legato a gruppi alchemici dentro di sè sentì crescere prima un abbozzo, quindi un’idea “fantastica”, a cui dette il via un episodio che riguarda una sua passeggiata assieme a Giuseppe Betussi, anch’egli veneziano di adozione, e grande amico di Boccaccio che sostenne nella sua iniziativa intellettuale e culturale per l’emancipazione della donna, in tutti i sensi: donna rotterdam.jpgBetussi sostenitore di Boccaccio.jpgche poteva amare, studiare, scrivere…quello che poi furono le cortigiane oneste a Venezia: in quella passeggiata appunto accadde che un leone, fuggito dalla sua gabbia si fece incontro ai due uomini: il Betussi, agile e veloce, fuggì non appena lo vide, ma Delminio, grasso e lento si fermò, e si narra che non solo il leone gli si avvicinò tranquillamente, ma anche che egli ebbe l’ardire di carezzargli la criniera.

Da questo episodio però Giulio Camillo trasse una conclusione: egli era un mago solare, in grado di ammansire gli animali per le sue virtù solari..e questo venne riportato nel suo saggio – progetto della sua opera più importante, che perseguì tutta la vita: ” L’Idea del Theatro”.

Si dice che lo scrisse sotto l’influsso di riti esoterici, in sette notti, aiutato dal suo fedele amico di Girolamo Muzio.jpgtutta una vita: Girolamo Muzio, scrittore e poeta padovano.

Il progetto dell’Idea del Theatro si basa sull’idea di evocare e possedere tutta la sapienza umana. E’ chiamato anche il Theatro della Memoria, ed era strutturalmente concepito come un teatro in legno, regolato nelle sue misure secondo l’impostazione classica di Vitruvio ( de divina proportione), con sette ordini orizzontali (gradi) solcati da sette corsie o “colonne” o “porte”. Questa organizzazione avrebbe permesso di incasellare tutto lo scibile umano in una griglia di 49 caselle o luoghi ognuna delle quali identificata in una figura desunta dal mito, dalle arti figurative, dalle imprese cavalleresche, come suggeriva la mnemnotecnica.

sefiroth 1.gifcamillo1.gifbiografia.jpgMa la struttura del teatro rifletteva anche una concezione simbolico-spaziale del cosmo (neoplatonismo) nella quale confluivano gran parte dei filoni significativi del pensiero cinquecentesco, dall’ermestismo all’astrologia, fino alla cabala.

Facevano parte di queste sezioni dell’ogniscienza anche i pianeti, sette ( Luna, Mercurio, Marte, Giove, Sole, Saturno e Venere) a cui erano abbinate sette “sefiroth”, alcune delle forme con cui Dio poteva comunicare con gli uomini.

Altri elementi importanti erano ” Il Convivio”, l’Antro, Gorgoni, Pasife, Talari e Prometeo.
In questo ipotetico teatro lo spettatore, cioè colui che voleva attingere all’umana sapienza doveva stare nel palco, mentre il contenuto della sapienza assoluta sarebbe stata in platea.

Sefiroth.gifcamillo.jpgUomo strordinario, dibattuto, osannato e deriso, ma con idee all’avanguardia e grande precursore di evoluzione e nello stesso tempo della cultura della memoria, morì, dopo aver  stragoduto della vita e dei suoi piaceri, anche se sempre più deluso di non essere stato finanziato in questo suo “fantastico” progetto , nel 1544.

Anch’egli figlio della libertà di pensiero di Venezia, degli scambi assolutamente unici di idee che qui si potevano svolgere, non è molto ricordato, ma comunque ha dato e continua a dar lustro a questa città – Repubblica che della Cultura ha fatto e continua a fare un suo vanto.

Maria Maddalena e le tracce dei Cavalieri Templari a Venezia

Si ha notizia che nel 1222 venne eretta una chiesa a Cannaregio, in Venezia.

Il nome del committente è controverso: c’è chi, come Flaminio Corner la descrive come una cappella voluta dalla nobile famiglia Baffo, e di li a breve diventata parrocchia.

Forti indizi fanno invece pensare che la costruzione si debba alla nobile famiglia Balbo (che sarebbe un soprannome) il cui capostipite fu un certo Ezzelino.

imagesCAP1VVOF.jpgLa famiglia degli Ezzelini (il nome tedesco Hetzin significa letteralmente Ferro, vale a dire Guerriero, come già Attila e poi Timur), è giunta in Veneto tra il X e l’XI secolo.

L’illustre nonno di Ezzelino III, Ezzelino I detto il Balbo a causa di un difetto di pronuncia, nel 1148 partecipò alla seconda crociata con Corrado II re della Germania, combattendo contro i Turchi sotto le mura di Damasco ed i Fatimidi nel vano assedio di Ascalona.

Nel 1175, con Anselmo da Dovara fu al comando della Lega Lombarda che bloccò l’imperatore Federico il Barbarossa davanti ad Alessandria.

imagesCAYX0CGX.jpgInfine nel 1176 fu gonfaloniere della Lega Lombarda ed alla testa del contingente trevigiano partecipò alla battaglia di Legnano.

Il figlio, Ezzelino II dopo aver combattuto accanto a Ottone IV combattè contro gli Estensi e poi contro Venezia nel 1214.

Privo di avversari diretti di altre famiglie accrebbe il prestigio personale e familiare, finchè nel 1222 decise di ritirarsi in convento.

Ricevette così il soprannome del “Monaco” e lasciò la mano libera ai figli Ezzelino III ed Alberico.

Ezzelino il Monaco.jpgCon la presa del potere nel 1222 ed il padre in convento Ezzelino III, alfiere dei templari, anche per tradizione familiare,  dimostrò di possedere anche una grande ambizione. E sembra sia stato proprio lui a volere la chiesa dedicata alla Maria Maddalena.

biblica.jpgMaria Maddalena, questa donna unica di cui si è potuto dire che dopo la Vergine Maria fu la seconda donna del Vangelo.

Nel corso dei primi secoli i cristiani indugiarono soprattutto sul suo ruolo di messaggera della Resurrezione: Maria di Magdala è proclamata “Apostola apostolorum” e “Legata Legatorum” inviata degli inviati.

Verso la fine del VI secolo, quando le invasioni barbariche volgono alla fine, Papa Gregorio Magno identificò Maria Maddalena come la peccatrice anonima di cui ci parla S. Luca nel vangelo, e con Maria di Betania fece di lei il modello della conversione, della purificazione di cui la chiesa, nel confronto contro i barbari sentiva il bisogno.

Riferendosi alla ricerca del corpo di Gesù, la mattina di Pasqua, Gregorio disse di lei: A monumento domini, etiam discipulis imagesCA5MNNVI.jpgimagesCA05ZWLN.jpgimagesCA54CKRR.jpgimagesCAZFOSI9.jpgrecedentibus, non recedebat (da Sepolcro di Gesù, quando i discepoli se ne andarono lei non andò)-

Per cui la Maddalena rappresenta l’anima in cerca di Dio.

Nel 1297 il Capitolo Generale di Venezia proclamò S. Maria Maddalena patrona dell’ordine dei Predicatori.

images.jpgLa chiesa venne concepita a pianta circolare (l’unica, a Venezia) con copertura a cupola emisferica di chiara ispirazione all’architettura dell’antica Roma (Pantheon).

Di grande valore architettonico il portale, formato da un alto timpano iregolare sorretto da due lesene binate a capitello ionico.

Sopra alla porta di ingresso vi è una lunetta con bassorilievo di simboli massonici – templari, e la scritta: “Sapientia aedificavit sibi domum”.Approfondendo questo argomento risulta quanto sia stato  importante e determinante per quanto riguarda ll patrocinio dei templari in questa costruzione, in quanto la sapienza, o  Sophia è stata spesso associata alla Maddalena e ai versetti del libro dei Profeti: La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne.

Venezia-Cannaregio-Venezia-Centro-Storico-1113038430.jpgEsternamente all’abside è incastonato tra la copertura marmorea un bassorilievo raffigurante una Madonna col Bambino di origine quattrocentesca.

All’interno la chiesa presenta pianta esagonale con quattro cappelle laterali che conservano importanti tele settecentesche opera della Scuola di Giovanni Battista Piazzetta, ed un presbiterio campo 3.jpgfrontale.jpgimages.jpgquadrato occupante due lati.

La trabeazione della cupola è sorretta da dodici colonne bianche.

imagesCAM9MRCI.jpgtemplasri.jpgimagesCAXH0ITR.jpgIN seguito alla costruzione della chiesa, nel XIV secolo,  il Senato veneziano decise che il giorno dedicato a S. Maria Maddalena diventasse festivo. Successivamente la chiesa venne ampliata e ristrutturata da Tommaso Temanza, e venne anche aggiunto un campanile che nel 1888 venne abbattuto perchè pericolante.

Triplice%20Cinta.jpgcavalieri templari.jpgimagesCADQSOUY.jpgrio con chiesa.jpgAttualmente la Chiesa dipende dalla Parrocchia di S. Marcuola.

Quarta Crociata.jpgQuesta chiesa, insieme a diverse altre tracce lasciate dai cavalieri templari che qui transitarono, soggiornando per alcuni anni a Venezia, in concomitanza con la quarta crociata, e lasciando (nella leggenda veneziana) un tesoro nell’isola di S. Giorgio in Alga, oltre che a simboli legati alla comunità Templare, come le immagini delle Triplici cinte, incise in una panca di marmo davanti alla Scuola Grande di San Rocco, in un’altra nella Basilica di San Marco, ed una terza al piano superiore del Fondaco dei Tedeschi (ora poste Centrali di Venezia), ed altri simboli ancora legati alle prodezze di questi monaci-guerrieri che sono disseminati a Venezia, in una scia di mistero e di ricordi lasciati alle generazioni successive, fanno parte dei misteri, delle seduzioni, della Storia di una città Isola-San-Giorgio-in-Alga-2.jpgin perfetto equilibrio tra oriente ed occidente, ma proiettata anche in un futuro, che per noi è ora passato, che ha rivoluzionato la scienza e la navigazione del medio evo in Europa.

 

Mar 2, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Mestieri    2 Comments

Speziali, tra alchimisti e cerusici a Venezia

imagesCAW7FCM0.jpgdegli speziali.jpgdi Goldoni.jpgUna figura importante dei mestieri e delle arti di questa repubblica fu lo speziale. Era una sorta di alchimista – cerusico. Se da un lato vi fu lo speziale che commerciava in spezie ed in medicine, dall’altra egli fu interessato ed incuriosito dall’alchimia e dalla chirurgia.

Già la sua bottega non esponeva  solo medicine ed erbe, ma anche strumenti ed arnesi con cui praticava la chirurgia. Quanto all’alchimia gli speziali vi si dedicavano cercando di non dare troppo nell’occhio, perchè nella Serenissima, conosciuta come città cosmopolita ed aperta a tutte le idee, l’inquisizione romana ampolle dello speziale.jpgattrezzi dello speziale.jpgfaceva molta attenzione.

Nel suo giuramento alla Confraternita lo speziale si impegnava a non vendere veleni (soprattutto arsenico che ai tempi era molto usato, visti i frequenti delitti avvenuti per avvelenamento).

Le uniche botteghe che potevano vendere veleni furono la spezieria di S. Marco e quella di Rialto. Il rilascio della Bolla che permetteva loro di esercitare dettava alcune regole fondamentali per qualità, quantità e caratteristiche varie.

speziale 2.jpgbottega dello speziale 2.jpgChi avesse trasgredito avrebbe avuto la bottega chiusa e sarebbe stato incarcerato: a Venezia vigeva un rigore ferreo alle regole, la città era aperta a tutti, ma sulle leggi non si transigeva.

Lo speziale comunque era molto temuto, anche perchè si prestava a qualche sospetto in merito alla pratica dell’alchimia, ed inoltre eseguivano anatomie per studiare il corpo umano, e  interventi chirurgici, anche se la chiesa decretò  una fiera opposizione a questa pratica.

speziale 3.jpgLa corporazione.jpgimagesCAGSRSJL.jpgFarmacia a Cà Rezzonico.jpgdel Longhi.jpgSi prodigavano anche come dentisti, curatori ed in tutto ciò che aveva a che fare con le malattie e le ferite.

La gente comune immaginava lo speziale alle prese con corpi di animali che guarivano con l’alchimia, e tutto questo non poteva essere accettato dalle autorità.

Ad ogni trasgressione essi vedevano chiudere la propria bottega, e venivano portati alle prigioni, per spezialeria.jpgcui furono cauti, attenti a non compiere atti che l'arte dello speziale.jpglo speziale.jpgspeziali.jpgspeziale.jpgpotessero creare sospetti, ma sempre affascinati e portati allo studio del corpo umano, delle essenze, delle piante, e molti, vicini alla pratica dell’alchimia che a Venezia era seguita da diverse persone e speziale 4.jpgcorporazioni.

L’Alchemico Numero Aureo e la Divina Proportione nella Basilica di san Marco e nella Chiesa di San Pantalon a Venezia

250px-Venice_-_St%2C_Pantaleon%27s_Church_01.jpgPaolo Uccello.jpgdodecaedro stellato0 di Keplero mosaico di Paolo Uccello.jpgdodecaedro stellato.jpgOsservando il pavimento all’interno della Basilica di San Marco, si può notare uno splendido mosaico con al centro un “dodecaedro stellato” un poliedro composito, carico di simboli per alchimisti e matematici.
L’autore di tale opera d’arte è Paolo Uccello (Paolo di Dono, 1397/1475).

E al medesimo autore, o ad un suo allievo, vengono attribuiti altri due dodecaedri stellati i cui mosaici sono invece nel pavimento di una cappella della Chiesa di San Pantalon.

Tutto nasce da Platone: nel suo Timeo egli racconta:

Platone.jpg” Quando Dio prese ad ordinare l’universo, da principio il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria erano tuttavia in quello stato come ogni cosa dalla quale Dio è assente, che fuoco, acqua terra ed aria siano corpi è chiaro a ognuno….ora bisogna dire quali siano i quattro bellissimi corpi dissimili tra loro, dei quali sono capaci, dissolvendosi, di generarsi reciprocamente. E se scopriamo  la verità intorno all’origine della terra e del fuoco e dei corpi che secondo proporzione siamo in mezzo…..convien quindi comporre queste quattro specie di corpi insigni per bellezza e allora diremo di aver compreso sufficientemente la natura.”

Egli si riferiva ai poligoni regolari i cui analoghi nello spazio a tre dimensioni sono i poliedri.

Il sigillo di Re Salomone.pngpentagono.jpgquadrato.jpgtriangolo.jpgPrima di tutto viene il triangolo che è alla base del simbolismo perchè ripete il numero 3. Può essere pienamente espresso soltanto in funzione del rapporto con le altre figure, la seconda il quadrato (  4) la terza il pentagono (5) quindi la stella a 6 punte ( quella figura che è nota come il Sigillo di Re Salomone – 6 ). Il triangolo equilatero rappresenta la divinità, ( non a caso, in seguito, si ebbe come perfezione la Santissima Trinità), l’armonia e la proporzione.

dodecaedro da de divina proportione.jpgPer quanto riguarda i poliedri, in alchimia il cubo rappresenta la terra, il tetraedo il fuoco, l’icosaedro l’acqua e l’ottaedro l’aria: quindi si ottiene la divina proporzione dell’Armonia Universale, il Numero Aureo: il dodecaedro  stellato che simboleggia sia per Platone che per gli Alchimisti la Quintessenza (l’Etere).

de Corporibus regolaribus di Piero della Francesca.jpgSul Timeo studiò sicuramente Pietro della Francesca che trattò l’argomento nel suo ” Corporibus Regolaribus” tra il 1482 e il 1492. Nel 1505 a Venezia venne pubblicata  una traduzione degli “Elementi” di Euclide e “Coniche” di Apollonio.de divina proportione di Pacioli.jpgde divina proportione 1.jpgLuca Pacioli.jpgAllievo ed amico di Piero della Francesca,  Luca Pacioli utilizzò queste ricerche per ampliare le proprie nel suo “De divina proportione” (pubblicato nel 1509) mentre si deve proprio a Paolo Ucello, a Leonardo da Vinci e ad Albrecht Durer ( grande incisore collaboratore di Jacopo de Barbari) continuare l’applicazione dei numeri nell’arte.

il quadrato magico in melancolia di Durer.jpgmelancolia_1.jpgE proprio in un’incisione di Durer, La Melancolia 1,  contenente numerosi simboli cabalistici ed alchemici appare anche il quadrato magico in cui è inclusa la data dell’incisione: 1514.

E l’arte veneziana specialmente si rifece abbondantemente a questi simbolismi, a questa ricerca dell’ermetismo che fa dei quadri dipinti da Giorgione, Tiziano, Palma il Vecchio, Giovanni Bellini, Sebastiano del Piombo e Lorenzo Lotto preziosi tesori di informazioni, messaggi e allusioni alchemiche.

Keplero.jpgHarmonices di Keplero.jpgIn seguito, nel 1618 Keplero (1571-1630) pubblicò il suo Harmonice Mundi.

 

 

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