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Rialto, locande con letto guarnito e porte per botti a Venezia

Rialto.jpgrialtolegno.jpgPonte di Rialto.jpgRialto, le sue rive ed il suo celebre ponte: All’inizio, nel 1181 Nicolò Barettieri lo creò come ponte di barche, per diventare poi, nel 1250 una costruzione in  legno che si apriva per  far passare le navi con le loro vele, diventando poi quello attuale su progetto di Antonio da Ponte realizzato nel 1588, era il fulcro dei commerci e delle attività mercantili.

A Rialto  arrivavano e si lavoravano merci preziose come sete, spezie, oro, e dove, sotto i portici di Campo S. Giacomo c’erano i Banchi dove venivano registrati i conti personali dei vari mercanti, specialmente col sistema del “giro conto”, perfetto per non dover maneggiare denaro, per tale ragione il sottoportico era Campo S. Giacomo.jpgCampo S. Giacomp 1.jpgdenominato Banco giro.
I banchi ” de scripta” furono gestiti nei primi secoli da privati, soprattutto nobili, che dovevano ottenere l’autorizzazione versando un’adeguata cauzione, poi, dal 1587, passarono direttamente alla gestione dello Stato.

I mercanti potevano negoziare “mutui ad negotiandum”, prestiti veri e propri, oppure trattare “le colleganze” , forme assai diffuse dal 200 al 300, di compartecipazione di soci finanziatori ” socius stans”, che non si movevano da Venezia, ed i ” Soci procetans” che compivano i viaggi e le operazioni di scambio relative.

Il campo era sempre affollato di mercanti veneziani e stranieri e da loro agenti che trattavano affari o semplicemente si Canaletto Rialto.jpgsottoportici di Campo S. Giacomo.jpgstampa di Campo S. Giacomo.jpgtenevano al corrente, come nella Borsa, delle variazioni del mercato.

Accanto al portico del Banco Giro c’era la Calle della Securtà ed il Caffè della Securtà, dove si stilavano polizze assicurative contro i rischi derivanti dalla navigazione (avarie, naufragi, assalti di pirati ecc.)

Rialto inoltre brulicava di alberghi dove il proprietario detto camerante forniva il cosidetto ” letto guarnito”, in cui era previsto l’alloggio, il riscaldamento, la cena e la compagnia.

naranzeria.jpgerbaria venezia.jpgerbaria a Rialto.jpgQui sorse il mercato di Venezia, con l’Erberia, dove venivano vendute le verdure e la frutta provenienti dalle isole, la Pescheria, che non vendeva solo pesce ma anche uccelli, la Naranzeria ( da arancia), formata da piccoli e bassi magazzini che vendevano agrumi.
Nella Casaria si vendevano formaggi e anche carne di maiale conservata sotto sale.

Insomma, la toponomastica ci da indicazioni precise delle attività che si svolgevano in questo punto nevralgico ed attivo della Repubblica.

La Ruga e il Sottoportico degli Oresi ( orefici)che qui avevano le loro sedi, e che per effetto della pescheria3.jpgcolonna pescaria.jpgpescheria 2.jpgdelibera del Maggior Consiglio del 23 Marzo 1331 erano obbligati a lavorare e vendere l’oro solo nell’isola di Rialto.

C’era il Campo delle Becherie ( da Becher, macellaio), la Calle dello Stivaletto,dall’insegna di un negozio di calzolaio con  uno  stivaletto, la Calle del Capeler, (il Cappellaio) Quella del Marangon (falegname e lucidatore),Calle del Manganer (lucidatore di sete e di lane) Calle dei Varoteri (Pellicciai).

Il Ponte delle Spade, la Calle della Donzella, Calle del Sturion e quella della Campana erano i nomi di altrettante locande o alberghi.

LocandaSturionCarpaccioParticolare.jpgL’Osteria della Scimia si trovava in un palazzo proprietà delle monache che l’avevano dato in affitto, quella del Gambero, quella della Donzella, e quella dello Sturion, immortalata in un quadro di Vittore Carpaccio, ” Miracolo della Reliquia della Santa Croce”.

C’era anche in Fondamenta della ” Stua ” (stufa) un locale pubblico che ospitava una sorta di piscina riscaldata, dove, nonostante la propibizione, con le abluzioni gli ospiti più licenziosi potevano usufruire della compagnia  delle  cortigiane che stazionavano sul vicino Ponte de le Tette.

E sempre nella zona, in Campo Rialto Novo c’è ancora il bassorilievo con lo stemma dell’arte dei boteri (o bottai) risalente al XVII secolo, che avevano l’obbligo di aggiustare gratuitamente le botti del Doge, ma con diritto ai campo di Rialto novo.jpgRialtoBassorilievoBotte.jpgCalle dell'Arco.jpgcerchi, ai vinchi e alle cibarie per gli operai.

Proseguendo si passa per la Calle dell’Arco, dove due archi uniscono due palazzi solo per indicare che entrambi gli edifici erano di proprietà di una sola famiglia, la calle poi diventa Calle dell’Ochialer (occhialaio), dove c’erano le botteghe che si servivano dell’arte dei Cristalleri i quali si erano riuniti in confraternita, e nella mariegola si sanciva che l’oglar doveva essere in cristallo puro e non in vetro.Per la prima volta gli occhiali vennero nominati in un documento, ed è accaduto a Venezia nel 1274.

Proprio dove la Calle dell’Arco diventa Calle del’Ochialer doveva esistere un magazzino del vino, proprio a metà strada fra la riva del Vin (dove, è ovvio, si scaricavano le botti) e la Calle dei Boteri Lo spazio era limitato,e all’attuale anagrafico 456 escogitarono un sistema per far passare più agevolmente una botte attraverso una porta un RialtoPortaVerticale.jpgRialtoPortaOrizzontale.jpgpò stretta, ed ecco il risultato!

Giustizia al Palazzo dei 10 Savi..jpgPalazzo dei 10 Savi.jpgSu tutte queste attività vigilavano i Magistrati  nel Palazzo dei 10 Savi alle Decime, una sorta di Ministero delle finanze, e sul  cui angolo è esposta, alla vista e a monito di tutti, una grande statua raffigurante la Giustizia.

 

 

I Capitelli gotici ed esoterici di Palazzo Ducale

Arcangelo Gabriele.jpgGiudizio di Re Salomone.jpgNella magnificenza delle facciate e delle statue che decorano l’esterno del Palazzo Ducale, come ad esempio il famoso gruppo del Giudizio di Re Salomone ( da alcuni attribuito a Jacopo della Quercia)ed i tre Arcangeli nei tre angoli del loggiato del Palazzo verso il Ponte della Paglia, la Piazzetta e la Porta della Carta, spesso non ci si sofferma ad osservare i capitelli delle trentasei colonne che formano appunto il loggiato.

A ben guardare invece ci si trova davanti ad un meraviglioso complesso medievale, con interessantissime figure simboliche, di carattere anche esoterico.

capitelli.jpgPalazzo Ducale porticato.jpgC’è chi vede nel Palazzo Ducale un riferimento al Palazzo di Re Salomone, chiamato “Foresta del Libano”attribuendo a tali piante la vegetazione raffigurata in alcuni capitelli, alle figurazioni rappresentate, altamente evocative, ed alla presenza verso la fine del 1300 a Venezia di due architetti, Pietro Baseggio ed Enrico Tajapiera, che, come già scrissi sul post dedicato alla corporazione dei tajapiera a Venezia e a i maestri comacini, sono stati i fondatori di una Loggia Massonica a Venezia.

Alcuni capitelli sono decorati con teste che si riferiscono  ai crociati, altri con uccelli acquatici, Capitello 4.jpged in particolare vi è quello che porta il simbolo del Pellicano che si squarcia il petto, sopra il nido in cui si trovano i piccoli, che, come abbiamo già raccontato, è simbolo dei Rosacroce.

Capitello del sole.jpgAlcuni portano le raffigurazioni dei vizi e delle virtù, della cavalleria, della sapienza antica, dei pianeti,raffigurati dal Sole, dalla Luna, Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, e la creazione dell’uomo. Il sole è raffigurato seduto su di un leone e regge con la mano sinistra il disco solare. Poi le raffigurazioni  delle costellazioni celesti, i santi, i martiri, i maestri, i mesi dell’anno, con rappresentazioni allegoriche tipiche della fine del trecento, e legate alle virtù ed ai simbolismi relativi proprio a Re Salomone.

Ma il più celebre di tutti è il capitello con la Storia d’Amore, in ogni lato dell’ottagono capitelli 1.jpgCapitello 5.jpgCapitello 8.jpgCapitello dei crociati.jpgformato dal capitello vengono narrati otto episodi della vita quotidiana, dal primo incontro amoroso, alla nascita e alla morte del figlio.

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

Ago 18, 2009 - Architettura, Chiese, Leggende, Luoghi    4 Comments

Murano, Burano, il bottasso de Sant’Alban e il Drago di San Donato

interni.jpgBasilica.jpgcanale a Murano.jpgMurano, isola del vetro, isola dove Giacomo Casanova consumò una delle sue più emozionanti relazioni con MM una monaca del Convento, ma anche isola carica di Storia e di Leggende:
La Basilica veneto bizantina dei Santi Maria e Donato sembra sia stata eretta come voto fatto da Ottone I°, salvato miracolosamente da una burrasca terribile.

Venne eretta tra il 950 e il 957, su un campo di gigli rossi. La Chiesa è magnifica, così come i suoi pavimenti, mosaici splendidi, per cui vale la pena di entrare: ed ecco che se ponete attenzione, entrati, con il portale d’ingresso alle spalle, sopra il colonnato di sinistra ed esattamente sopra la terza altare di S. Donato.jpgbottasso di Sant Albano.jpgBurano.jpgCanale a Burano.jpgcolonna  si notano le immagini un leone andante, due stemmi, e tra questi,  una piccola botte inserita nel muro: si tratta del celebre “bottasso de Sant Alban”.

Narra la leggenda che davanti alle acque di Burano, i cui abitanti erano in costante competizione coi muranesi, si notò una cassa galleggiare: recuperata a riva ecco che dentro vennero ritrovate le reliquie di Sant Albano, ( di cui riparleremo) oltre ad altre reliquie, ed una botticella la quale, posata accanto ai resti  del santo forniva inesauribilmente del vino molto buono.

La vicenda venne a conoscenza dei Muranesi i quali, con una incursione notturna riuscirono a rubare la S. Albano.jpgbotte, ma fu molto amara la loro sorpresa quando si accorsero che lontanto dalle spoglie del Santo non usciva più una goccia di vino;

Nella disputa che ne seguì il prefetto decise che il bottasso dovesse rimanese a Murano, e qui fu murata appunto nella Basilica dei Santi Maria e Donato.

San Donato Murano.jpgEd in questa chiesa, oltre al bottasso, si possono ammirare dietro all’altare maggiore le costole ed un enorme San Donato taumaturgo.jpgdente del Drago che San Donato di Evolea, taumaturgo e patrono di Murano,  aveva ucciso con un segno di croce.

case a Burano.jpginterni-pavimenti.jpgAltare.jpgAltre bellissime leggende accompagnano la storia di Murano come quella di Burano, e un pò alla volta ne riparleremo, perchè fanno parte della storia di due Isole importantissime di Venezia, isole splendide, colorate, cariche di tradizioni  che conservano le tradizioni artigianali tra le più importanti non solo di Venezia, ma di tutta Italia.

Ago 15, 2009 - Architettura, Luoghi    3 Comments

Lo zodiaco a Venezia

imagesCAOGGM5G.jpgNel 1493 il Senato di Venezia decise di sostituire il vecchio orologio di S. Alipio posto sull’angolo a nord ovest della Basilica di S. Marco. Si commissionò la costruzione di una nuova macchina a Zuan Carlo da Reggio.

Nel 1495 si decise di porre il nuovo orologio sulla bocca della piazza delle Antiche Mercerie, la via commerciale della città.

imagesCAUYEPCQ.jpgL’orologio venne inserito in una torre, elemento nuovo nella geometria della piazza, ancora fedele allo stile voluto dal Doge Sebastiano Ziani.

La particolare conformazione dell’orologio offre un duplice spettacolo, a seconda che lo si osservi dalla Piazza, quasi un enorme cannocchiale verso l’ingresso del porto, o dalle Mercerie, in cui simula una sorta di arco trionfale che unisce l’area marciana alla  via del commercio, per l’appunto le mercerie.

imagesCA4IZRNI.jpgL’orologio, comunque, rispetto alla torre ha una storia a sè.

La sua costruzione fu affidata ai fratelli Gian Paolo e Gian Carlo Ranieri, che impiegarono un anno circa per realizzarlo. Il suo primo ticchettare si ebbe nel 1499, e si dimostrò un vero prodigio di ingegneria meccanica.

Straordinario ed estremamente complesso il sistema delle indicazioni astronomiche, basate sul sistema geocentrico. Vi sono raffigurati i movimenti dei pianeti allora conosciuti ( Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio) che si succedono nel quadrante centrale di 4,5 metri di diametro, mediante cerchi concentrici.

imagesCAVG1URX.jpgSullo stesso quadrante sono rappresentate le fasi lunari e la posizione del sole nello zodiaco. Solo il quadrante verso le mercerie indica soltanto l’orario.

L’intervento di una scena animata nella complessa struttura ne fa apprezzare ancor di più la bellezza e la complessità: i re Magi, preceduti da un Angelo che suona la tromba si dirigono in processione verso la statua della Madonna, e davanti ad Essa, si inchinano.

Il tempo viene scandito dai colpi di martello delle due statue dei “Mori”, simboli dell’esoterismo arabo,  che stanno ai lati della campana, alternativamente.

torre.jpgimagesCAEWHHZM.jpgSi racconta che la Serenissima abbia fatto strappare gli occhi ai due fratelli per impedire loro di di riprodurre una simile meraviglia.

Lug 19, 2009 - Architettura, Chiese    8 Comments

La Chiesa ponte a Venezia

stefano.jpgLa chiesa di S. Stefano a Venezia è uno dei massimi esempi veneziani del gotico fiorito.
Venne edificata nel 1200 circa dagli Eremitani, seguaci di Agostino, e venne poi modificata nel 1374.

Questa chiesa fu spesso scenario di episodi di violenza ed omicidi, tanto che venne sconsacrata e riconsacrata per ben se volte nel corso dei secoli. L’imponente portale gotico è opera di Bartolomeo Bon.

Dopo la sua ultimazione, comunque, mantenne la tipica impostazione delle chiese trecentesche: tre ampie navali longitudinali, divise da capitelli policromi; le arcate ogivali slanciano la struttura in altezza ed aumentano la magnificenza dell’edificio.

Il soffitto presenta una magnifica struttura a chiglia di nave, sorretto da travi incise e da colonne di marmo di Verona.

All’ingresso si trova un maestoso cenatofio del Doge Francesco Morosini, che in realtà è sepolto nella chiesa dei Tolentini.

In sagrestia opere come l’Orazione dell’orto del Tintoretto, e la Vergine col Putto di Palma il vecchio.

Rio del Santissimo 1.jpgimagesCAY9CRZI.jpgE fu durante la ristrutturazione, nel 1374, che la chiesa venne ampliata, nonostante il Rio che scorreva li appresso: ecco che allora i veneziani non domi e ben decisi ad ingrandire la loro chiesa,  abituati a condividere lo spazio e la vita con la laguna, i rii, ed i canali idearono  l’unico caso del Presbiterio di una chiesa che è anche ponte su di un rio navigabile, che, proprio perchè passa sotto all’altare maggiore della Chiesa è chiamato Rio del Santissimo. Vedere per credere!

Accanto a questa straordinaria opera erano aggregati due conventi, uno di monaci ed uno di suore, illuminati da dua fantastici chiostri, e che ora ospitano l’ufficio delle imposte di Venezia, ma che possono essere visitati e gustati nella loro bellezza architettonica e storica.

campanile.jpgimagesCAE31ETA.jpgimagesCAB8K5PG.jpgoperag297.jpgimagesCAJ7WHGY.jpgEd eccoci ora al campanile di questa chiesa, che potremmo definire la torre di Pisa di Venezia. E’ di impianto romanico con cella  a tre archi e sovrastato da un tamburo ottogonale, è caratterizzato da un’eccentuata pendenza, che pur non presentando particolari rischi viene comunque continuamente monitorata.

 

Apr 19, 2009 - Architettura, Misteri    7 Comments

Patere e barbacani di Venezia

391962761_e1214f8990.jpgimagesCA8UPBFC.jpg Un consiglio che vorrei offrire a tutti: girate per Venezia con gli occhi alzati, guardate in alto ed avrete delle sorprese bellissime ed affascinanti. Innanzi tutto potrete vedere, a decorazione delle facciate delle case, le patare,  che sono delle formelle di marmo o di pietra d’Istria particolarmente diffuse sulle facciate delle case a Venezia. Se ne può ammirare una bellissima, bizantina, in Corte Amadi ( a Cannaregio), e tante altre distribuite in tutta la città.

A queste si aggiungono le lapidi marmoree, alcune delle quali lapidi funerarie come quella in Campo S. Maria Formosa dedicata ad una coppia di antichi romani residenti nelle isole.
imagesCAAH6SYA.jpgimagesCA86XVP9.jpgAltre, come quelle sulle pareti del Palazzo Ducale, all’ingresso della porta del frumentopalazzoducale.jpg
ammoniscono i pubblici amministratori a non approfittarsi del proprio ruolo per far denaro.

imagesCABCGPY4.jpgUn’altra, molto particolare si trova tra il Sotoportego del vagon e Cà Falieri ai SS. Apostoli, ed in questa lapide vengono indicati imagesCANSANUL.jpgi luoghi dove si puà vendere il pane: si tratta di un leone in moleca (cioè in tondo).

A questi si aggiungono archi per lo più gotici, di squisita fattura ed eleganza, risalenti al 500 circa; uno dei più belli si trova in Calle del Paradiso.250px-Venice_-_Arc_on_the_Ponte_de_Paradiso.jpg

Una struttura architettonica tipica di Venezia sono i barbacani,  consistenti in travature emergenti di legno o di pietra, che sorreggono al livello del primo piano la sporgenza di un edificio rispetto alla calle o il campo sottostante. Così partendo dal primo piano, anche quelli superiori dispongono di una maggiore superficie rispetto al piano terra.

Tutto era regolamentato dalla Repubblica di Venezia, che in questo modo intendeva creare una maggiore viabilità e una maggiore protezione  dei  pedoni e delle attività commerciali, o magazzini che stavano al piano terra, non solo, ma era garantita maggior luminosità e salubrità specie in quelle calli molto anguste.barbacani1.jpg

salva con scritta.jpgAllo scopo venne creato un barbacane campione nella Calle della Madonna a Rialto, fatto in pietra d’Istria, recante l’iscrizione: PER LA IURISDICIOM DI BARBACAN.

250px-Calle_del_Paradiso.jpgUno degli esempi migliori è comunque in Calle del Paradiso vicino a Campo S. Maria Formosa.

Ed in questo campo, proprio alla base del campanile della chiesa appare questa scultura particolarmente inquietante.

imagesCA2IZ5D5.jpg

 

 

Apr 7, 2009 - Architettura, Luoghi    Commenti disabilitati su Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Itinerari-sala-della-cancel.jpgponte sospirir.jpgLe prigioni a Venezia risalgono all’XI secolo. Qui il Consiglio dei dieci raccoglieva i suoi prigionieri, dapprima nel corpo stesso del Palazzo, poi in uno separato collegato a Palazzo Ducale dal Ponte dei Sospiri.

mascherone per le denunce anonime.jpgChiunque poteva scrivere una denuncia anonima ed imbucarla nel mascherone, che vedete qui a fianco, ma prima che si desse corso alla denuncia vi erano una serie di condizioni particolari, tra cui testimoni oculari e prove, per cui questo non era certo il miglior ristema per battere un nemico o vendicarsi di qualche offesa.

Itinerari-ufficio-cancellie.jpgNel sottotetto di Palazzo Ducale vi sono stanze nascoste ai più, come la Stanza del Notaio dove si celava l’Archivio segreto dei più importanti atti della Repubblica, l’Ufficio del Cancelliere Grande, dotato di grandi poteri, l’unico magistrato eletto direttamente dal Maggior Consiglio, e le Sale della Cancelleria Segreta, con gli armadi che conservavano gli atti pubblici e le scritture segrete decorati con gli stemmi ed i nomi dei vari cancellieri.

Sala dell'inquisizione.jpgSala degli Inquisitori.jpgtortura%20small.jpgtormento.jpgLa Camera della Tortura, conosciuta come Camera Sala del Consiglio dei Dieci.jpgItinerari-sottotetto-maggio.jpgdel Tormento, che era  collegata attraverso i corridoi del sottotetto direttamente ai piombi, poi, a piano terra la Stanza degli Inquisitori, il cui soffitto è decorato da opere del Tintoretto. Infine la Stanza dei tre Capi da cui, attraverso un passaggio segreto occultato da un finto armadio in legno si arriva direttamente alla Sala del Consiglio dei Dieci.

piombi 1.jpginterno piombi.jpgi piombi.jpgpiombi.jpgLe prigioni erano ripartite nei pozzi, ubicati al pianterreno,  celle umide e malsane,destinate per lo più ai prigionieri comuni, e camerotti, o piombi, posti sotto il tetto coperto da lastre di piombo, da cui il nome, in cui venivano segregati i nobili ed i statua di Daniele Manin.jpgclerici.

Nicolà Tommaseo.jpgNicolò Tommaseo.jpgDaniele Manin.jpgSilvio Pellico.jpgGiordano Bruno.jpgpiombi 2.jpgDa qui passarono Giordano Bruno, Silvio Pellico, Daniele Manin, Nicolò Tommaseo e Giacomo Casanova, che rese famose queste prigioni narrando della sua fuga nelle sue “memorie”, e principalmente nella”Mia fuga dai Piombi” avvenuta nel 1756.

La narrazione di Casanova descrive l’organizzazione carceraria del tempo: i detenuti godevano di assistenza medica, potevano farsi portare i pasti da fuori o ordinarli ai carcerieri, usufruivano di una casanova.jpgfuga.jpgfuga di Casanova.jpgfuga dai piombi.jpgimagesCA43I5ZX.jpgassegnazione in denaro per le  commissioni utili per soddisfare le piccole necessità, che venivano eseguite sempre dai carcerieri, con l’obbligo di specificare le spese.

Potevano inoltre farsi portare mobili e suppellettili, e le pulizie delle celle venivano eseguite giornalmente. Potevano godere inoltre di piccole passeggiate fuori dalla cella stessa, ma restando sempre nel sottotetto.

IL prigioniero passava quindi da stanze opulente e riccamente decorate, gettando un ultimo sguardo alla passaggio dentro al ponte dei sospiri.jpglaguna ed alla libertà, per inoltrarsi in un mondo malsano, umido, spaventoso.

 

 

Apr 1, 2009 - Architettura, Luoghi    9 Comments

Scala con vista a Venezia

foto-bovolo.jpgimagesCAJYQSHR.jpgimagesCAAEYLCR.jpgVenendo dall’Accademia per andare a S. Marco, attraversato il ponte di legno, dopo una breve sosta nella chiesa di S. Vidal, per ascoltare un pò di musica, ed aver attraversato Campo S. Stefano inondato di sole, proseguiamo e passiamo il ponte  della Cortesia: subito scesi in  Campo Manin. troviamo sulla destra, quasi nascosta, una piccola calle che ci invita, dopo tanto sole, nella sua ombra confortevole e ci si avvia, e poi ancora sulla destra un’altra piccola calle sembra intrigarci in qualche modo, per cui iniziamo a percorrerla e quasi subito ci appare  uno spettacolo veramente fantastico: ecco emergere in tutta la sua eleganza la Scala Contarini del Bovolo.

E’ uno dei più singolari esempi dell’architettura veneziana di transizione dallo stile gotico, ben radicato nell’architettura locale, a quello rinascimentale.

90px-Rifinitura_del_pilastro.jpg90px-Pilastro_centrale.jpgLa scala detta del bovolo (perchè a chiocciola, bovolo per i veneziani) si sviluppa all’interno di una torre cilindrica, traforata da archeggiature ascendenti.

Alla fine del 400 Contarini fece aggiungere al suo palazzo tardo gotico di S. Paternian un nuovo corpo di fabbrica, allo scopo di ingrandire e  abbellire la casa,  e qualificare visivamente la facciata interna del palazzo prospicente un piccolo cortile un tempo protetto da una cinta muraria.

La sua costruzione è generalmente attribuita al Candì.

90px-Particolare_esterno.jpg90px-Lato_verso_S_Marco.jpgvedutabovolo.jpgbovolo1p.jpg250px-Scala_Contarini_del_Bovolo.jpg90px-Particolare_interno.jpgComunque basta provare l’emozione di salirla e di arrivare, con un’ultima teoria di archeggiature il belvedere a cupola che la copre e dal quale si può ammirare un inconsueto panorama : i tetti di Venezia, i campanili , le case e le chiese e, scintillanti al sole, le cupole di S. Marco.

Alla ricerca di Marco Polo

Ci sono diverse curiosità affascinanti in questa città dove ogni dettaglio dovrebbe essere osservato, ogni particolare salta all’occhio.

imagesCAUO5G9S.jpgPer cui decidiamo di andare alla ricerca della casa di Marco Polo. Siamo a S. Giovanni Crisostomo, proprio vicino al Ponte di Rialto, sulla destra troviamo un Campiello, delizioso che si affaccia proprio sulla riva del Canale. e proprio osservando la riva si potrebbe assistere ad una scena agghiacciante: il corpo affiorante dall’acqua di Fosco Loredan, e la testa di sua moglie Elena.

Il dramma avvenne nel 1578: il povero Fosco era assai geloso della moglie, ed una sera la rincorse perchè convinto di essere stato tradito dalla donna; in quel mentre giungeva il Doge, Marino Grimani, zio della sposa; egli chiese al Loredan ragione di quella violenza, ma egli ribadì la sua convinzione del tradimento della fanciulla, poi, all’improvviso, con un fendente, decapitò la povera Elena.

Subito dopo, affranto e disperato chiese al Doge quale sarebbe potuto essere il suo castigo.

Grimani gli rispose che doveva immediatamente recarsi a Roma dal Papa, recando con se il corpo e la testa della vittima. Così egli fece, ma il pontefice non volle neppure riceverlo, per cui, disperato e pentito, ritornò a Venezia, andò sul luogo del misfatto e si buttò in acqua, annegando. Ancora adesso si parla di quesi poveri ed infelici fantasmi, destinati a galleggiare l’uno accanto alla testa dell’altra.

Corte Morosina.jpg90px-7989_-_Venezia_-_Campo_Santo_Stefano_-_Palazzo_Morosini_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto,_12-Aug-2007.jpgProprio su questo campiello si affaccia la terrazza del Palazzo Morosini caratterizzato sull’arco di ingresso da un rilievo rappresentato da un elmo ed uno scudo, messo li in onore di un giovane cavaliere proveniente dalla Terrasanta, che portava con sè, nell’elsa della sua spada una preziosissima reliquia, si dice un pezzo della Santissima Croce da consegnare al prevosto a Colonia.

Durante il viaggio di ritorno egli aveva conosciuto un Morosini, e con lui strinse un patto di amicizia. Arrivati a Venezia il mercante volle ospitare il giovane nella sua casa, proprio quel palazzo.

Capitò così che il Cavaliere conobbe la sorella del mercante e se ne innamorò, al punto di fermarsi in questa città per qualche tempo. Ma il Morosini lo aveva ingannato perchè la donna non era sua sorella ma la sua amante, per cui una notte fuggirono portando con sè la preziosa spada con la reliquia.

palazzo-morosini-cortile.JPGimagesCAAOEQRW.jpgSi racconta che di notte il cavaliere vagasse gemendo ed urlando disperato per le calli, finchè un giorno furono rinvenuti, nel Campiello Morosini che si trova parallelamente al Campiello del Remer, ma dall’altro lato del Palazzò la corazza e l’elmo,  completamente vuoti.
Ora noi  proseguiamo, oltre al Campiello Morosini, buio e non molto grande, con un selciato in mattoni, al centro una vera da pozzo che porta uno scudo con una zampa di leone per insegna, attorniato da archi di mattoni.imagesCA52PWNG.jpg

imagesCAO56M1J.jpgPassiamo sotto il Primo sottoportego del Milion, e poi anche il Secondo, ed arriviamo alla seconda corte del Milion. La casa di Marco Polo è molto vicina: passiamo sotto l’arco bizantino e ci troviamo di fronte al Teatro Malibran. 391379853_c15fa2fbfd.jpg

il milione.jpgEd è proprio qui, sotto al Teatro che a causa di lavori di ristrutturazione nel 1998 furono effettuati degli scavi sotto il controllo dell’Architetto Luigi Fozzati. Sono stati trovati i resti della casa fondaco del mercante veneziano, con reperti veramente interessanti: agianature lignee di epoca tardo antica ( tra il 650 e il 673). I rerti di ceramica recuperati, dice l’Architetto Laura Anglari, hanno permesso di ampliare le conoscenze Marco Polo.jpgrelative ai rapporti e scambi che Venezia ha casa.jpgavuto nel corso dei secoli.

imagesCANZGLHT.jpgimagesCAHMYT33.jpgTra i manufatti di più antica produzione di Venezia vi sono le stoviglie del XIII e XIV secolo, di particolare interesse è la ceramica invetriata alto medievale. Ma l’oggetto che risvegliato più entusiasmi è stato un bicchiere di vetro viola, rarissimo per colore e per il fatto che un vetro sia arrivato quasi indenne ai giorni nostri.

Palazzo Bembo Boldù con Cronos.jpgPassiamo per il ponte di S. Maria Nova ed ecco che davanti a noi appare il Palazzo Bembo Boldo con sulla facciata una bellissima nicchia del 500 con la scultura esterna forse più affascinante di Venezia: una figura di uomo selvaggio ricoperto di pelo, Chronos, il tempo, o Saturno che reca in mano un disco solare.imagesCAGT5CEJ.jpg

Meravigliosa passeggiata alla ricerca della vita Veneziana (ben poco vissuta in questi luoghi) del simbolo dell’innovazione, della ricerca, del mercante veneziano e di quella Serenissima di cui tutti i Veneziani sono orgogliosi, ma anche attraverso simboli, patare, archi, testimonianze artistiche che i veneziani hanno la fortuna di vedere tutti i giorni, di sfiorare con le dita, di sapere che quella realtà è nei loro geni, nel loro modo di concepire la vita, la democrazia, la repubblica e l’esplorazione, sempre necessaria in tutte le sue espressioni (ricerca, viaggi, scavi archeologici!!) per crescere ed essere cittadini consapevoli di sè e del proprio valore del mondo!