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Ago 7, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Mestieri, Misteri, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Storia di un artista importante di Venezia: Alessandro Vittoria.

Storia di un artista importante di Venezia: Alessandro Vittoria.

Aloessandro Vittoria del Veronese.jpgTra i personaggi illustri che sembrano di secondo piano nella bellezza dell’arte di Venezia, uno fu Alessandro Vittoria, scultore di valore, e che ha lasciato il suo segno in chiese importanti di Venezia.

Nativo di Trento, (nel 1525) si formò presso i laboratori dei più insigni artisti della sua città, come Martino da Como e Antonio Medalia. Divenne poi apprendista nella bottega del vicentino Vincenzo e del padovano Giangerolamo Grandi, molto attivo nella Basilica di S. Maria Maggiore.

Apprezzate le doti e le potenzialità del Vittoria il principe e vescovo di Trento lo raccomandò alla scuola di Jacopo Sansovino, protoarchitetto presso la Repubblica di Venezia. Purtroppo il carattere del giovane Alessandro lo spinse ad allontanarsi dal grande masestro, ed allora si ritirò a Vicenza.

S.Sebastiano.jpgS.Rocco e S. Sebastiano.jpgS. girolamo ai Frari a Venezia.jpgSpirito irrequieto, grande artista, poco incline alla disciplina, nel 1551 si sposò a Trento con l’amata Paola, che lo accompagnò per pochi anni: infatti morì nel 1561 senza aver potuto dargi figli. Nel 1553, grazie all’intervento ed alle sollecitazioni di grandi artisti come Tiziano Vecellio e Pietro Aretino il talentuoso Alessandro fece ritorno alla bottega del Sansovino.

Dopo quattro anni il Vittoria, contando  sull’apprezzamento ottenuto per le sue opere aprì una propria bottega: le sue opere erano state ed erano molto apprezzate e famose nella Serenissima: La statua del S. °Giovanni Battista per la chiesa di S. Zaccaria a Venezia, il San Girolamo, nella chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, il San Sebastiano a S. Francesco della Vigna.

Nel frattempo conobbe una ricca vedova veneziana, che morì nel 1591. Dalla Serenissima gli venne conferito il titolo di massimo scultore veneziano vivente, e successivamente morì a Venezia nel maggio del 1608.

Doge Nicolò da Ponte a Venezia.jpgLorenzo Cappello.jpgSalone della biblioteva marciana.jpgDa ricordare sono anche i ritratti della nobiltà Veneziana, come il doge Nicolò da Ponte o il busto di Lorenzo Cappello: eseguì anche le volte degli stucchi della “scala d’oro”del Palazzo Ducale e dello scalone della biblioteca Marciana.

Rispetto alla fama di scultori ed artisti venziani Alessandro Vittoria non è ricordato come giustamente merita, ma rimane comunque vicino agli occhi ed al cuore dei veneziani e di chi ha visitato o visita Venezia, per l’espressività, il vigore e la bellezza delle sue opere, che ne fanno uno dei massimi artisti che ha donato il suo talento alla Serenissima…..ricambiato comunque da chi d’arte si intende e ama Venezia e le sue meraviglie.

 

 

Lug 23, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Chiese, Luoghi, Mestieri, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Venezia e i suoi Palazzi “galleggianti”: le sue fondazioni!

Venezia e i suoi Palazzi “galleggianti”: le sue fondazioni!

fondazione edificio veneziano.gifVenezia è una città unica, anche solo per le sue costruzioni. Le fondazioni degli edifici veneziani seguono, dai tempi più remoti, sempre lo stesso sistema: a fondazione indiretta, si direbbe oggi.

La zona da edificare viene dapprima solidificata, piantando dei pali di legno appuntiti (larice o rovere), corti e nodosi, fino a raggiungere uno strato di terreno detto “caranto”, di particolare consistenza. La posizione dei pali viene effettuata secondo un allineamento multiplo, lungo la striscia di terreno sopra la quale si eleveranno i muri.

fondazioni edifici venezuani 1.jpgfondazioni.pngSe lo strato di caranto è troppo profondo e i pali non arrivano del tutto o in parte a conficcarvisi, la sotto fondazione può essere fatta per costipamento. In tal caso i pali vengono piantati su tutta la superficie sopra la quale poggerà l’edificio, prima chiudendo il perimetro con una fitta palificata e procedendo poi all’interno con un disegno a spirale verso il centro della zona.

Questo procedimento è usato quando l’edificio da sostenere è molto pesante, per esempio i campanili o le chiese, come quella della Salute.

Sopra le teste dei pali vengono fissati due strati incrociati tra loro di tavoloni di legno di larice. Sopra questo speciale zatterone viene elevata la fondazione vera e propria, costituita da un muro a plinto, cioè a zoccolo con le pareti leggermente inclinate a strati abbastanza regolari in blocchi di pietra d’Istria. Si raggiunge così il livello del piano terra . Sopra il muro di pietra vengono poste o le colonne o i pilastri o i muri dell’edificio.

Con tale tipo di fondazione soltanto la parte in pietra d’Istria resta a contatto con l’acqua salsa e l’aria, mentre le parti in legno restano conficcate nella melma o nel caranto, subendo col tempo un processo di mineralizzazione che anzichè marcire le rendono più resistenti.

pali di venezia.jpgIl peso degli edifici di Venezia è sostenuto dunque direttamente o indirettamente  dal “caranto”, strato geologico che risulta alquanto compatto, ma che presenta una resistenza piuttosto modesta in confronto a terreni di fondazione di altri luoghi. Lo strato di argilla mista a sabbia che compone il caranto è per sua natura relativamente elastico anche per il fatto che sotto di esso vi sono ad una certa profondità strati di torba, falde acquifere o lenti di gas naturale.

Gli edifici di Venezia e della laguna in genere, costruiti su un fondo di natura così instabile e per di più con strutture di fondazione fatte buona parte in legno, più che appoggiare sul terreno si può dire che vi galleggino. E’ probabile quindi che i primi edifici furono costruiti in legno e con una tecnica assai vicina a quella delle imbarcazioni.

fondare-gli-edifici_clip_image005.gifL’intelligenza, la scienza, la capacità e la volontà di condividere con il mare e la laguna questo insieme di isole ha dato a Venezia e ai Veneziani la meraviglia di nuovi modi di concepire metodi diversi, unici e straordinari per creare una città assolutamente unica in tutte sue le sfaccettature, unica e straordinaria!

Lug 10, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Esoterismo, Luoghi, Religione a Venezia, Società veneziana    Commenti disabilitati su L’imponente convento Francescano ai Frari a Venezia, uno dei più grandi ed importanti archivi storici del mondo!

L’imponente convento Francescano ai Frari a Venezia, uno dei più grandi ed importanti archivi storici del mondo!

Archivio di Stato 1.jpgarchivio di Stato a Venezia.jpgUno dei più grandi ed importanti archivi storici d’Italia e del mondo è l’Archivio Storico di Venezia. Sconosciuto alla maggior parte dei turisti che visitano questa meravigliosa  città ospita una mole immensa dei fondi documentari e conserva la faccia nascosta  di una storia ricchissima , che a Veneza si manifesta agli occhi di tutti nell’eccellenza dei monumenti e delle opere d’arte.

archivio-stato-venezia-entrata-cortile.JPGBasilica dei Frari a Venezia.jpgIl complesso ora sede degli archivi  era il convento dei frati Francescani che curavano e lavoravano nella chiesa dei Frari: esso è costituito da più edifici disposti intorno a due chiostri..quello aperto al pubblico è detto chiostro dell’esterno della trinità, noto anche per le sepolture qui eseguite, il chiostro dei morti, mentre quello interno, ed il più piccolo, è dedicato a S. Antonio, e con questo nome viene nominato.

Il convento venne costruito nel 1236, per volere <(si dice ) di S. Francesco d’Assisi, e venne ampliato nei secoli successivi grazie a bonifiche territtoriali graziere al volere e all’impegno della famiglia Badoer, proprietaria del terreno.

chiostro dell'archivio di stato di Venezia.jpgNei depositi che su snodano intorno ai chiostri della SS. Trinità e di S.ANTONIO è stato ricomposto fino dal 1815 l’ordine dei fondi archivistici prodotti nei secoli dagli organi governativi, amministrativi e giudiziari della Serenissima , sia prodotti in looco, sia nei territtori d’oltremare della Dalmazia e del Levante.

Moltissimni altri fondi storici sono qui conservati: quelli delle antiche corporazioni religiose e professionali, dei notai, di molte importanti famiglie, oltre a tutta quella documentazione prodotta in secoli di relazioni col mondo intero: relazioni politiche, commerciali, culturali e spionistiche.

Entrare all’archivio di Stato è come entrare in un viaggio nel tempo della Serenissimaingresso all'archivio di stato a Venezia.jpg..i depositi si snodano in queste antichissime stanze : celle, corridoi, refettori dove i frati amanuensi si riunivano per i loro pasti frugali, per poi continuare il loro lavoro e i loro studi.,

Sotto le volte dei lunghi corridoi vengono elencate le varie documentazioni: Cancelleria segreta, Maggior Consiglio, INquisizione, Magistrato alla sanità e così via, elencando documenti consunti ed antichi ma ancor oggi vivissimi ed attuali. Volendo elencare le caratteristiche di questo meraviglioso archivio: 78 Km. di scaffalature all’interno di 368 stanze, con 1104 fra porte e vera-pozzo-cortile-archivio-stato-venezia.JPGvisita-archivio-stato-venezia.JPGcortile-archivio-stato-venezia.JPGfinestre , 40.000 mq. di pavimento e 10.000 mq. di tetto.

Tutto questo a ricordare l’importanza sociale, politica, e culturale della Serenissima: fonte inesauribile di informazioni che possono essere motivi di riflessione per chiunque creda di poter guidare con sagacia, giustizia e competenza uno stato ricco si di risorse, ma basato su un delicatissimo equilibrio: la nostra storia , splendida storia , e l’orgoglio di essere figli di una civilità così moderna e all’avanguardia!

Lug 1, 2013 - Architettura, Arte, Chiese, Luoghi, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Il sestiere più piccolo e più conosciuto di Venezia: S. Marco!

Il sestiere più piccolo e più conosciuto di Venezia: S. Marco!

Sestiere_di_San_Marco.jpgsottoportego di S. Geminiano.jpgScuola_Grande_di_San_Teodoro1.jpgNel 400 si costituì a Veneza il Sestiere di S. Marco, denominato allora “Morsobrolo” dalla consistenza del terreno (morso) e brolo, definizione di quello che era all’epoca, terreno boschivo ed erboso. Il sestiere era diviso dal Canale denominato Rio Botario, e su entrambe le sponde del rio erano collocate due chiese: una dedicata a S. Teodoro (Todaro= primo patrono della Serenissima, e sulla parte opposta e l’altra a S. Geminiano (costruita nel 1557); dopo l’avvento di Napoleone la chiesa venne demolita, ma a sua testimonianza rimane il sottoportego dedicato a S. Geminiano.

Narsete.jpgLa leggenda racconta che le chiese furono erette da Narsete, il quale aveva vinto i Goti con l’aiuto dei veneti che gli fornirono armi e navigli per respingere gli assalitori. Nel 1100 il rio Botario venne interrato, come pure la parte di fronte al bacino.

Con il trasporto a venezia delle spoglie di S. Marco, il sestiere venne a lui dedicato e ne divenne il muovo patrono, nonostante che per grandezza ed estensione fosse ed è il più piccolo dei sei che compongono Venezia.Davanti al Bacino di S. Marco  vennero posate le colonne di Marco e Todaro, di due patroni veneziani, e oltre la Basilica, il Palazzo Ducale che nella sua prima costruzione venne creato come castello fortificato con una roccaforte a punta quadra , aveva delle muraglie fiancheggiate da torri angolari, prospicenti il Bacino, alle quali si accedeva attraverso ponti elevatori e porte fortificate. Era la residenza del Doge e sede del governo e delle magistrature, ospitando anche la Sala d’Armi, i Tribunali, le prigioni vecchie e nuove.

Palazzo ducale.jpgPalazzo Ducalle 1.jpgCol passare dei secoli e in seguito a diversi incendi il palazzo venne modificato e quasi ricostruito nel 1341 su progetto di Filippo Calendario. Nel 1424 sorse la facciata in stile ogivale su progetto degli architetti Giovanni Bartolomeo e Pantaleone >Bono. Nel 1577 infuriò nel palazzo un grosso incendio, i resti de quale si possono ancora vedere nella sala dell’Armamento.

campanile.jpgloggia derl sansovino.jpgloggetta del Sansovino.jpgDi fronte al Palazzo, sorge il campanile, il più alto di Venezia, chiamato “il Paron”, e che nei tempi remoti era una torre di guardia e d’avvistamento; aveva un tetto e, sul l colmo, era sistemata una campana che regolava tutta la vita di Venezia (chiamata Marangona), e segnalava i possibili pericoli di incursioni di pirati o nemici, in modo da allarmare tutta la popolazione.

Bacino-San-Marco-F107.jpgBacino-San-Marco-C01.jpgNel 1912, assieme al campanile distrutto venne ricostruita ed alzata la Loggia del Sansovino che sostituì le rivendite delle adiacenti botteghe in legno.Sul versante più ombroso del Campanile erano collocate delle botteghe fabbricate in legno , in cui veniva venduto del vino, e da qui nacque la denominazione: andare a bersi un’ombra, in genere vino di Malvasia, di Candia o vin di Cipro.

procuratie nuove.pngprocuratie nuove 1.pngProcuratie vecchie.jpgIn seguito la piazza venne chiusa dalle magnifiche costruzioni delle >Procuratie Nuove e Procuratie vecchie. Opere d’arte, uno S. Giorgio a Venezia.jpgisola di S- Giorgio.jpg250px-Salute01.jpgpunta-della-dogana.jpgscenario splendido per chi passeggia nel Sestiere di S. Marco, avviandosi magari a Castello, ma soffermandosi alla meravigliosa luce del bacino di S. Marco, con la vista della Chiesa di S. Giorgio >>Maggiore, della Madonna della Salute, e sopratutto dello scintillio dorato della punta della Dogana.

 

 

 

 

 

 

Giu 29, 2013 - Architettura, Arte, Luoghi, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su La scultura teatrale del cinquecento a Venezia: La Biblioteca Marciana.

La scultura teatrale del cinquecento a Venezia: La Biblioteca Marciana.

biblioteca marciana 1.jpgLa Libreria di San Marco , in Piazzetta, è un capolavoro della scultura del 500, ideata dal Sansovino nel 1537 dischiude le porte ad una animazione con aspetti perfino scenografici mediante l’intervento della scultura, che ha tanta parte nell’architettura posteriore al primo Rinascimento, che si esprimeva con la severità della decorazione degli edifici.

Il Sansovino, profondamente scultore oltre che architetto, è affascinato dall’atmosfera teatrale della città e interpreta, da genio del Rinascimento, il nesso continuo della decorazione come unico e vastissimo racconto, che si prolunga all’infinito. quale appare nella più antica tradizione veneto-bizantina.

Biblioteca Marciana.jpgLa decorazione plastica vivifica la pietra e dissimula la forza plastica dell’edificio, quella pittorica sulle facciate dei palazzi sul Canal Grande completa la meraviglia della città: un trapasso fantastico che illeggiadrisce e rende aeree le strutture portanti. e dà spesso all’architettura l’illusione d’uno spazio fatto per una scena ideale.

Mentre la pittura, per opera del tempo è scomparsa, come ad esempio i celebri affreschi del Giorgione e di Tiziano al Fondaco dei Tedeschi, le sculture sono rimaste intatte tra le partiture delle linee architettoniche a denunciare l’amore che i veneziani portavano per la decorazione .

statua.jpgsyatue 1.jpgLe statue dalla balaustrata sopra il cornicione della Biblioteca Marciana completano i rilievi della facciata con una impostazione così teatrale da suggerire lo stesso motivo anche a Palladio, nel teatro olimpico di Vicenza, ed egli stesso definì ” il più ricco ed ornato edificio che sia stato fatto dagli antichi in quà”.

Essa, nel suo “ornato” andava oltre i limiti della purezza comnpositiva degli ordini, diventava appunto teatro nel piacere visivo delle immagini, nei fregi a festoni negli architravi, sui pennacchi degli archi, negli incavi dei sottoarchi, nelle chiavi di volta con teste umane  e t4ste di leoni e nella fantasiosa scansione di piani, nei pilastri, nel forte rilievo delle cornici, nella ricchezza delle statue e nel chiaroscuro pittorico che venivano così a crearsi in tutto il complesso, sostenuto dal ritmno solenne delle colonne, tanto ammirato dagli artisti dell’epoca barocca, a cominciare da Baldassarre Longhena.

portale.jpgportali biblioteca.jpgAlessandro Vittoria, poco dopo il Sansovino, pose delle grandi statue a  con funzione di colonne per decorare i portali della Libreria nel porticato.

La scultura , oltre a presentarci spesso “personaggi in posa”, ci propone uno straordinario numero di maschere, nelle chiavi di volta degli archi, diffuse in tutta la città. Alla metà del cinquecento si notaq che le chiavi di volta degli archi delle finestre e dei portali per opera di Sanmicheli e di Sansovino assumono l’aspetto del volto umano; la linea dell’arco è animnata da questa inusitata presenza di maschere dall’aspetto maestoso, cariche d’espressionismo teatrale.l

deorazioni volti umane.gifLa pietra d’Istria viene trattata con con una eccezionale abilità  dagli scalpellini che lavoravano a Venezia  nel cinquecento; alcuni artisti ed artigiani si specializzarono nel tema così affascinante del volto umano , spesso chiuso in una espressione severa di vecchio con la barba fluente, secondo il modello classico dell’incarnazione dei fiumi..tutti temi legati all’acqua, l’elemento dominante che è parte determinante della nascita e della vita di una città unica ….della sua laguna..della sua cultura.. della sua splendida aRTE!

 

 

 

 

Venezia: città alchemica e il suo meraviglioso labirinto acquatico!

VENEZIA_INCISIONE.jpgL’immagine di Venezia come città è legata all’idea del labirinto: già i numeri civici sono singolarmente legati a un sistema molto particolare che rende praticamente impossibile, per chi non conosca questa meravigliosa città , trovare un indirizzo in modo pratico: ogni sestiere ha una numerazione civica che si espande da unn elemento caratterizzante il sestiere, come ad esempio un castello nell’omonimo sestiere, o la vicinanza della basilica di S. marco, per cui facilmente si potrà trovare il numero 1 accanto all’ultimo numero del sestiere.

La ricerca della destinazione diventa un’avventura meravigliosa (perchè si venezia 1.jpggira, si osserva, ci si inoltra in calli, campi e campielli) e la ricerca nella città diventa un ancorarsi a nomi di calli ( di calle drio la Chiesa che ne sono in quantità, cone Calle del Gesù o Calle della Madonna, ma qui sono distinte proprio dal Sestiere), a meno che non venga nominato un palazzo storico, o comunque noto…la buona volontà aiuta!

Tutto questo sembra in qualche modo legato all’immagine  del  “labirinto acquatico”, rappresentato nel libro alchemico , una delle prime basi dell’alchimia , “Hypnerotomachia Poliphili”, il libro conservato presso la labirinto acquatico0.jpglabirinto.jpghypnerto.jpgBiblioteca Marciana, donato dal cardinale Bessarione, ed alla base delle scienze orientali acquisite e studiate nell’occidente.

Venezia è quindi un esempio fantastico di un labirinto non solo acquatico, ricca com’è di rii, che la collegano e che diventano quasi un sistema circolatorio di un corpo vivo, vibrante, ma anche terreno, ricca com’è di calli, callette, sottoportici, rive, salizzade, campi e campielli, ma che diventa acquatico quando l’acqua alta sommerge tutto, e la rende un unicum.

jacopo-de-barbari-venezia-del-1500.jpgEcco quindi l’immagine e l’essenza di questa città unica al mondo : uno straordinario labirinto terreno-acquatico che la rende sempre e comunque diversa in ogni momento della sua e della vita dei suoi abitanti, confermando quindi l’essenza vera di Venezia , città d’acqua, nata nell’acqua e mutevole come le maree, dolcissima nei suoi giorni di calma, fantastica nell’iridescenza delle sue onde e abbandonata, come una donna innamorata, all’amore del suo mare e della sua laguna!

Giu 20, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Gli strordinari ponti di Venezia!

Gli strordinari ponti di Venezia!

Venezia_laguna_vista_satellite-1200.jpgweb%20Gian%20Battista%20Arzenti%20_Veduta%20di%20Venezia%201620-30ca.jpgLa morfologia di Venezia necessitò, sin dalle prime basi della città mezzi per poter collegare le varie isole di cui la città era formata, separate da rii, piccoli canali, piscine, senza contare i Canal Grande che separava in due parti questa straordinaria città, che , con l’isola della Giudecca, assomiglia ad un pesce, con la sua lisca e le sue pinne: fantastica realtà per una fantastica immagine.

De Barbari rialto.jpgIl punto di incontro tra i due sistemi viari di Venezia, acqueo e terrestre, è costituito dal ponte. Anticamente i primi ponti veneziani furono in legno, ad una o più campate: Nella pianta del 500 di Jacopo de Barbari se ne osservano numerosi e anche il ponte di Rialto era al XVI secolo un ponte in legno; per necessità di navigazione alcuni erano anche levatoi, come appunto il ponte di Rialto o a quello davanti all’ingresso dell’Arsenale.

ponjte di rialto.jpgPonte della Veneta Marina.jpgPonti di legno ne esistono tutt’ora, per esempio a S. Maria Maggiore, all’Arsenale, alla Misericordia, alla Madonna dell’orto.

I primi ponti ad arco portante, in mattoni o in pietra, avevano larghi gradoni inclinati, quasi rampe continue, per permettere anche il passaggio di cavalli e di muli, e assai spesso non avevano parapetto. Tale tipo di ponte è rimasto in uso fino al XVIII secolo: un ponte senza parapetto esiste ancora sul rio di S. Felice ed uno a Torcello.

I ponti di pietra sono in genere ad un solo arco, date le misure piuttosto ridotte dei rii che debbono attraversare: vi erano un tempo anche ponti a tre archi (uno era sul rio di S. Lorenzo illustrato in un quadro di Canaletto (uno De Barbari S. Maria del Giglio.jpgdei miracoli della croce)e ne esiste tutt’ora uno sul Canale di Cannaregio a S. Giobbe.

Dalle stampe e dai dipinti che li rappresentano i ponti senza parapetto a uno o a tre archi, mostrano un aspetto assai più leggero ed elegante in confronto a come ora appaiono, appesantiti spesso da muretti o balaustre: in alcuni si nota chiaramente la sovrapposizione del muretto sui gradoni, come su quello sul Rio della Panada.

ponte dei tre archi Cannaregio.jpgPonte della Paglia a Venezia.jpgDiverso è invece l’aspetto del ponte quando esso nasce già con la balaustra, esso acquista allora un tono architettonicamente pregevole, talvolta monumentale. Tra questi, oltre al famosissimo ponte di Rialto, si annoverano il ponte della Paglia , tra i più famosi a Venezia, dove la balaustra a colonnine è una ripetizione dei balconi sui palazzi gotici, il ponte delle Guglie, quello della Canonica ed anche quello della Veneta Marina, sulla riva degli schiavoni, ponte delle guglie.jpgjacopo-de-barbari-plan-of-venice-detail.jpgdone il riparo è costituito da muretti in pietre riquadrati, quasi tanti plutei di antica tradizione.

I ponti di Venezia non sono sempre simmetrici o rigidamente disposti attraverswo il Canale, essi più spesso presentano una disposizione inclinata rispetto al rio o uno sviuppo asimmetrico rispetto alle gradinate: queste si estendono liberamente, anche boforcandosi, Ponte in Rio S. Felice.jpgPontedellaCanonica01.jpgcon gradini spesso incurvati da una sola parte per facilitare i percorsi pedonali nell’imbocco di una fondamenta, di una calle o di un sottoportico.

Tale adattabilità e flessibilità è elemento comune tra i ponti e tutte le costruzioni veneziane. una città che è nata e fiorita in maniera favolosa e magica seguendo l’indirizzo della natura del luogo… come sempre per Venezia, come mai per nessun’altra città al mondo…Venezia è armonia…..il frutto di uma meravigliosa simbiosi che chi la visita o la vive percepisce……..!!!!!

 

 

 

Cartografia veneziana da FràMauro alla sala dello scudo a Palazzo Ducale.

mappamondo d fra Mauro.jpgmappamondo-di-Fra-Mauro-Venezia.jpgLa cartografia a Venezia nacque con il “cosmografo incomparabile”, come era chiamato Frà Mauro e tiene conto in tutto attraverso cinquemila didascalie e delinea con straordinaria accuratezza l’immagine del mondo come era conosciuto dalla sua città, con Gerusalemme al centro, tra il colore ambrato della pergamena , l’azzurro del mare, dei fiumi e dei laghi, l’oro delle scritte più importanti, i cartigli in rosso delle didascalie poste negli intervalli del mare e della terra, in una fittissima trama di disegni di città con alte MAPPAMONDO_DI_FRA_MAURO__06_1_1.jpgmura , di castelli dorati, di templi, di oasi verdi, di montagne in rosa e in azzurro, di regge favolose nello stile del gotico fiorito, con prospettive illusorie che ricordano alcuni deliziosi frammenti di affreschi del Pisanello.(per immergersi in questo mondo basta andare alla Biblioteca Marciana!).

In seguito lo studio delle carte geografiche , dai primitivi portolani ai successivi sviluppi cartografici diffusi dall’arte della stampa, fu tenuto in grande onore a Venezia, punto di convergenza di una così larga rete di viaggiatori mercanti come troviamo nelle famiglie di Marco Polo, dei Sanudo, dei Da Mosto e dei Caboto.

Sala dello scudo 3.jpgSala dello scudo 4.jpgUna grande sala del Palazzo Ducale, la sala dello scudo , era già nei primi decenni del Cinquecento dedicata alle carte geografiche, eseguite da uno dei maggiori cartografi del Rinascimento, Giacomo Gastaldi, con il consiglio e l’esperienza di Giambattista Remusio, che negli stessi anni fu cancelliere della Repubblica, segretario del Senato e prezioso scrittore di storia della navigazione e dei viaggi.

Sala dello scudo.jpgsala-dello-scudo.jpgLa sala dello scudo è ancor oggi decorata da carte geografiche rifatte nel settecento in sostituzione a quelle distrutte, con una decorazione di pittura legata all’arte e alla geografia che tramandano l’antica predilezione di Venezia per la cartografia, base prima per una repubblica marinara per la conoscenza del mare e delle terre allora conosciute.

La fortunata successione delle grndi scoperte sala-scudo-nuova.pngattuata nella seconda metà del quaqttrocento e la prima metà del cinquecento spostano le normali rotte di navigazione , ma già dai primi anni del quattrocento l’attività commerciale aveva avuto un oriuentamento nuovo rispetto al secolo precedente per un largo scambio di ricchezza , dovuto ad un più diffuso benessere e per l’aperta concorrenza con Venezia di altri centri importanti mercantili francesi, catalani, fiamminghi e inglesi, che facevano sentire il loro peso nella diramazione del mercato nternazionale, tanto che la Serenissima dal regime di monopolio di alcune merci dovette passare ad un regime di più sentita rivalità.

sala-scudo-globi.jpgIn questa fase di eccezionale maturazione di avvenimenti e spostamento di equilibrio economico inizia il più lento ed inesorabile declino di Venezia che durerà per più di tre secoli, nell’epoca stessa in cui la città si abbellisce d’arte e diviene uno dei più importanti centri di cultura al mondo.

Giu 3, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Luoghi, Mestieri, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Le isole ospedali a Venezia

Le isole ospedali a Venezia

S.. Servolo a Venezia.pngl_isola_di_san_servolo_main_image_object.jpgLa Serenissima, con la lungimiranza e la capacità di agire in modo scientifico e organizzato per la salute sociale, dedicò almeno tre isole per patologie diverse, tra cui quelle relative alle malattie mentali, e, oltre al lazzaretto nuovo e il lazzaretto vecchio, dedicate alle patologie endemiche, anche alle malattie infettive. Vennero quindi definite isole dei pazzi e isole delle epidemie.

Le isole dei pazzi a Venezia. La prima, il cui nome originale era S.Servilio, ma che venne modificato in S. Servolo è situata tra l’isola di S. Giorgio Maggiore e il Lido, ospitava conventi di monache e frati, e fin dal 1725 divenne ricoveri per i malati di mente facenti parte di famiglie nobili, per poi ospitare anche gente comune.

Isola di S. Clemente a Venezia.jpgDal 1797 divenne manicomio maschile, che vennero ospitagte nell’isola di S. Clemente. Ora l’istituto è chiuso ed è diventato sede della Venice Internetional University.  La chiesa fu opera del Temanza, e costruita nel 1747, e la sua particolarità di avere due campanili, e per questo motivo tale definizione “due campanili”venne attribuita a persone che erano state ricoverate in manicomio.

S.Clemente invece fu nel XII secolo ospedale per i pellegrini diretti in Terrasanta: fu sede di monaci ed eremiti e dal 1834 divenne ospedale psiachiatrico femminile. Ora, purtroppo, l’ospedale e la chiesa del XVII secolo sono chiusi,

280px-Santa_Maria_della_Grazia.jpgPosta subito dietro l’isola di S. Giorgio Maggiore questa isola portava il nome di Cavana o Cavanella, anch’essa sempre sede di istituti ecclesiastici, nel 1200 fungeva da ospedale per i pellegrini provenienti dalla Terrasanta. Nel quindicesimo secolo divenne Santa Maria delle Grazie, o della Grazia, per un’immaqgine di una madonna ritenuta miracolosa portata da Costantinopoli,

Dal 1600 fino alla fine della Repubblica era il punto di partenza dei pellegrinaggi che ogni anno , il 17 luglio salpavano al tramonto festeggiando con luminarie e cibi, per recarsi ad Assisi. Alla fine dell’ottocento divenne lagrazia.jpgvenezia-isola-san-clemente.jpgsede di un ospedale specializzato nelle malattie infettive a cui si sono rivolti tanti veneziani fino a qualche anno fa. Ora l’ospedale è chiuso.

La funzione degli ospedali li collocati fanno ancora parte del ricordo della vita dei veneziani attuali, e tutto questo perchè sono stati presidi importanti e ultramoderni per l’epoca preposti alla cura di patologie non proprio chiare ne perfettamente conosciute, ma che, come tali, hanno dotato la Serenissima di capacità di affrontare situazioniu ordinarie e straordinarie, degne di un grande paese.

 

La Chiesa di S. Maria del Giglio e l’unico dipinto di Rubens a Venezia.

Madonna col bambino e S. Giovannino di Rubens a S. Maria del Giglio.jpgchiesa-san-maria-giglio-2.jpgC’è una chiesa a Venezia dove è custodito l’unico quadro di Rubens in questa città: La Madonna col Bambino e S. Giovannino, ed è una chiesa particolare: S. Maria del Giglio (Zobenigo), che si affaccia suol campo omonimo, nata da un impianto antichissimo , risalente al X secolo.

Venne voluta dalla famiglia Jubanico o Giubenico per dare lustro alla propria noibiltà, e da qui il nome divenne Zobenigo…ogni anno , dal 1519, venivano organizzati festeggiamenti con corse di tori e esibizioni di orsi. Dopo un periodo di decadimento il tempio venne ricostruito da Giuseppe Sardo dal 1680 al 1683 per volere di Antonio Barbaro, che a questo scopo mise a disposizione 30.000 ducati, facendo della facciata, barocca e AntonioBarbaro.jpgS. Maria del Giglio 2.jpgcommemorativa, il tempio della sua famiglia. Giusto Le Courd fu l’artefice della statua sovrastante il suo sarcofago, mentre a Enrico Marengo vennero affidate le statue dei suoi quattro fratelli.

Bellissime le immagini allegoriche dell’attico,e , a piano terra, i bassorilievi raffiguranti alcune fortezze veneziane, le più importanti a ricordare le vittorie dellla Serenissima contro l’eterno nemico: i Turchi.

Nell’interno della chiesa, a parte il famoso quadro del Rubens, inestimabilmente facciata S. Maria del Giglio 1.jpgfacciata-chiesa-santa-maria-giglio.JPGbelle le portelle dell’organo dipinte dal Tintoretto, ed altre opere di prezioso valore.

S. Maria del Giglio, una chiesa di grande bellezza affacciata in un campo posto in un luogo straordinario, vicino all’Hotel luna Baglioni, sede dal 1300 dei Templari a Venezia, e con la meravigliosa visione della laguna aperta…accostata al bacino di San Marco, preziose immagini legate e preziose opere d’arte e testimonianze storiche!

Questa meravigliosa città è legata con le sue innumerevoli chiese e alle opere d’arte che le inteerno di S. Maria del Giglio organo.jpggiglio 3.pnggiglio 4.jpggiglio 5.jpggiglio5.jpghotel-luna-baglioni-venezia_large.jpgimpreziosiscono ad una sublimazione unica che la rende diversa da qualsiasi altra città! visitandola ci si può chiedere cosa valga di più: la meraviglia delle costruzioni o i preziosi gioielli d’arte che qui vengono raccolti!? ma forse è proprio questo dubbio che la rende unica al mondo.

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