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Fantastici canali e rii sinuosi della magica Venezia

Canale di Cannaregio 3.jpgCanale di Cannaregio 1.jpgCanale di Cannaregio.jpgCanale della Giudecca 2.jpgCanale della Giudecca 1.jpgCanale della Giudecca.jpgDelle  vie Canal Grande 2.jpgd’acqua di Venezia i Canali, sono quelli esterni alla città, che solcano la Canale di Cannaregio 4.jpgCanal Grande 1.jpglaguna aperta e all’interno sono quelli più Canal Grande 3.jpgCanal Grande 4.jpgCanal Grande 5.jpglarghi ed importanti, come il Canale della Giudecca, il Canal Grande e il Canale di Cannaregio. Tutte le altre Canal Grande 6.jpgvie d’acqua si chiamano rio; a volte assumono il diminutivo di “riello” o addirittura di “rio menuo” (rio minuto).

Rio 1 a Venezia.jpgI rii sono in genere canali molto stretti e spesso con andamento sinuoso, data la loro derivazione fluviale, ed è per questo motivo che la forma di Venezia è stata condizionata nel suo sviluppo fin dalle origini, e ciò per ragioni costruttive.
Infatti tutti gli edifici di Venezia sono poggiati direttamente o attraverso palificazioni  su uno strato particolarmente resistente formato di argilla e sabbia compresse chiamato “caranto”, che si trova a qualche metro di profondità.

rio 3.jpgrio 2.jpgE’ stato accertato che nell’alveo dei canali lo strato di caranto molto spesso viene eroso, parzialmernte o del tutto, dall’alternarsi delle maree e, un tempo, dalle correnti fluviali; al posto del caranto allora si deposita della melma o altro materiale “incoerente”, non adatto perciò a portare carichi.

rio 4.jpgEcco perchè le costruzioni sul terreno lagunare debbono rispettare l’andamento irregolare dei rii che sono stati talvolta interrati per migliorare la viabilità, ma non certo per costruirvi sopra.

Di conseguenza le facciate di molti palazzi hatto una linea decisamente curva, come ad esempio i palazzi gotici di Campo San Polo (un tempo fiancheggiati da un rio) o come il Palazzo Palazzi in Campo San Polo.jpgPalazzo Soranzo in Campo San Polo.jpgQuerini Stampalia a Santa Maria Formosa, o il fianco di Cà Pesaro.

Per la medesima ragione si sono formate certe labirintiche sistemazioni stradali, soprattutto nelle zone più antiche, come nelle zone di San Marco, S. Polo e Santa Croce: esse sono il risultato di un ingegnoso adattamento per sfruttare al massimo il poco e irregolare terreno disponibile.

Alcuni canali o rii sono fiancheggiati solo da edifici che sorgono direttamente dall’acqua, come il Canal Grande, e numerosi rii interni come Rio Laterano o Rio S. Polo, altre volte Palazzo Querini.jpgPalazzo Pesaro.jpgvista dall'alto di San Marco.jpgda una parte vi sono palazzi e dall’altra una via pedonale chiamata “fondamenta”, come Rio S. Alvise, Rio della Sensa, S. Lorenzo.

rio 6.jpgrio 5.jpgAltri invece sono fiancheggiati su entrambi i lati da fondamente ed edifici, come il Canale di Cannaregio, Rio Marin, Rio S. Trovaso. In questi rio 7.jpgcaso la via d’acqua non è altro che una parte di un complesso di differenti viabilità e di un unico sistema urbano a rio a Venezia.jpgcarattere lineare (edifici, fondamente, rio, ponti) molto razionale e fra i più diffusi in città.

Lo stretto intreccio tra le costruzioni e l’acqua, su cui e di cui vive Venezia è fonte di questi ingegnosi adattamenti, frutto dell’intelligenza e della capacità dei Veneziani di  vivere pienamente il proprio territtorio, in un delicato e meraviglioso equilibrio.

 

 

 

I Ponti di Venezia e la loro origine : quando si andava a cavallo!

ponte di barche 1.jpgDalle origini di Venezia (421)  fino al 700 d.c., come avevamo già visto, la città era formata da isole, e l’attraversamento dei canali e dei rii era effettuato tramite traghetti con barche, oppure, se i rii erano particolarmente stretti , venivano legate delle barche e sulla loro sommità (olmi) veniva posata un’asse di legno per permettere l’attraversamento a piedi o a cavallo.

Nell’800 vennero realizzati i primi ponti in legno che nel corso dei secoli venneero costruiti in pietra. All’inizio erano senza balaustra denominata anche “guardia ponte di barche.jpgFederico III d'Asburgo.jpgCampanile_di_San_Marco.jpgcorpo” o parapetto. Prima del medio evo erano pochi i ponti dotati di protezione in quanto i trasporti avvenivano appunto con carri trainati da cavalli o da muli: nel 1287 un decreto del Senato proibiva alle persone di cavalcare per le Mercerie fino a San Marco, esclusi i forestieri appena giunti in città: clamorosa ed unica fu l’impresa di Federico III d’Asburgo che percorse a cavallo la scala interna del campanile di S. Marco, fino ad arrivare alla sommità.

Le persone che arrivavano a Rialto dovevano lasciare i loro mezzi o cavalcature legati alla “focaia”, che era un legno di stallo , poi dovevano proseguire a piedi per arrivare in piazza.

ponte della moneta.jpgponte di rialto inb legno.jpgImmagini di ponti di barche ci vengono tramandate da antiche stampe, e la storia del ponte di Rialto (già ponte della moneta) è stata illustrata da geni della pittura come Vittore Carpaccio, nel miracolo della croce a Rialto, e la visione dei progetti del Palladio, a cui venne preferito Da Ponte.

il miracolo della Croce di Gentilre Bellini e il ponte di San Lorenzo.jpg

ponte_chiodo_def.jpgcarpaccio_venezia.jpgPochi sanno che, percorrendo la Strada Nuova, alla fine della Fondamenta che costeggia la chiesa di S. Felice si può trovare l’unico ponte di Venezia ancora senza parapetto.

ponte-chiodo.jpgAltri ponti sono famosi, come il Ponte dei Sospiri, un vero gioiello architettonico gotico dove transitavano i condannati alla prigione che da Palazzo Ducale, ponte_sospiri.jpgsede delle sentenze, venivano condotti alla sede della loro espiazione di condanna.

Progetto del Palladio per il Ponte di Rialto.jpgPonte dei pugni.jpgAltro ponte famoso e curioso è il Ponte dei Pugni, uno di alcuni che si trovano a Venezia dove i Castellori ingaggiavano terribili risse contro i nicoloti, risse comunque indolori in quanto i contendenti colpiti finivano in canale, dragato sempre per evitare ferite mortali. In quello a S. Barnaba (dorsoduro) vi sono i segni delle orme, ai quattro lati della sommità, dove i orma sul ponte dei pugni.jpgpugni sul ponte.jpgcontendenti si dovevano posizionare prima delle scazzottate!

venezia_ponte_accademia_3.jpg

tre-archi-DSCN5922-bis-si-1.jpgE di ponti di tutti i tipi, di legno (come quello dell’Arsenale) o di ferro ve ne sono in quantità: uno, l’unico a tre arcate è una meraviglia.e a percorrerli, gradini cadenzati, passo dopo passo, diventa un’armonia di movimento, quasi un danzare in questa città che è arte, luce, suono, armonia………meravigliosa Venezia.

Lug 12, 2011 - Esoterismo, Leggende, Luoghi, Misteri    5 Comments

Lo stregone e i leoni dell’Arsenale

arsenale1.jpgL’Arsenale di Venezia era il cuore pulsante di questa Repubblica che basava i suoi successi sulla potenza navale. Completamente circondata da mura alte, in modo che nessuno potesse spiare all’interno.

E’ situata a Castello, e la sua superficie era circa un decimo del Centro storico di Venezia.

La sua costruzione fu iniziata dal Doge Ordelao Falier nel 1104, ma le prime fonti certe risalgono al 1220.

Le arsene erano gli “squeri” che costruivano le imbarcazioni della Repubblica, ed il più importante era quello in località Terranova, a San Marco (dove ora ci sono i Giardini Reali”), ma venne chiuso nel 1341.

L’arsenale era completamente autonoma: oltre alle navi venivano create le vele, le gomene, e tutto quanto poteva servire ad armarle.

Il luogo è’ davvero straordinariio, da vedere.ponteParadiso.jpg

imagesCA48TLY0.jpgEd a proposito di questo luogo, e specificatamente dei quattro leoni che sembrano stare a guardia del portale, si narra una storia molto particolare.

Dei quattro leoni, appunto, i due più grandi, recanti delle inscrizioni runiche, vengono da Atene, trasportate come bottino di guerra, mentre degli altri due più piccoli, uno viene da Delos, a memoria della vittoria di Corfù, nel 1718.

Si narra quindi che nel novembre 1719, dopo una tempesta durata un paio di giorni, furono rinvenuti proprio vicino al portale dell’Arsenale i corpi orribilmente dilaniati di due marinai, uno greco e l’altro maltese..sembravano essere stati straziati da una belva.

imagesCAAJM040.jpgLe autorità cercarono di sapere se per caso qualche belva fosse fuggita da qualche serraglio, ma nulla. La gente aveva paura, e si cominciò a parlare di magia, dei leoni dell’Arsenale, del luogo.

Comunque sia la sorveglianza della zona venne affidata alla Marina, e specificatamente al Capitano Enrico Giustinian.

Dopo circa una settimana altra notte di tempesta, ed un nuovo corpo orribilmente squarciato, quello di tale Jacopo Zanchi, una sorta di perdigiorno, persona poco affidabile come la moglie, prostituta a tempo perso.
Essi abitavano poco distanti dal luogo del ritrovamento, e quest’altro evento fece aumentare il terrore nei residenti nei pressi.

Capitò proprio ad Enrico Giustinian di assistere come molte altre persone ad una scenata che la vedova del Zanchi fece dalla Calle, rivolta ad un vecchio mercante con fama di usuraio, chiamato Foscaro, il quale, ricevendo improperi ed insulti dalla donna, si affacciò alla finestra, e quasi sibilando le disse: vedremo dove finirà la tua baldanza la prossima notte di tempesta.

Al che il Giustinian decise di aumentare la sorveglianza. Passarono altre sei notti, e tutto tranquillo, la settima, ecco di nuovo la tempesta.

Il Capitano si nascose vicino all’entrata dell’Arsenale, ed attese. Passarono le ore, ed infine, tra mezzanotte e l’una, sempre sotto la pioggia battente ed il vento, un arco di fuoco arrivò dalle case vicine, e letteralmente materializzò il vecchio Foscaro vicino ai leoni più grandi.

leoni.jpgEgli girò attorno ad uno di questi, sfiorando con le dita l’inscrizione runica, e contemporaneamente pronunciandone il significato.

In quel momento un globo luminoso si formò sul portale, ed un primo fulmine colpì il leone seduto. Davanti agli occhi di Giustinian il grande leone prese lentamente vita, enorme e feroce.

Proprio in quell’istante la vedova del Zanchi, accompagnata da un’amica girò l’angolo della riva, e mentre un secondo globo con un secondo fulmine colpiva l’altro leone , il primo stava già azzannando ferocemente una delle due donne.

Il vecchio osservava la scena, impassibile, e, scossosi dal terrore il Capitano sguainò la spada e colpì il vecchio al petto, proprio mentre un terzo fulmine colpiva il terzo leone.
Con uno spaventoso ruggito ed un lampo accecante tutto tornòall’istante come prima: i leoni al loro posto, immobili, l’amica della vedova, morta sbranata immersa nel suo sangue. Del vecchio rimase solo un cuore di pietra accanto alla spada che era caduta sui masegni; era cvon un cuore di pietra nel petto che egli aveva trasformato la pietra in carne.

La testa del terzo leone era ancora viva, e ruggiva e si muoveva disperatamente ancorata com’era ad un corpo di pietra, per cui il Giustinian lo decapitò. La testa non cadde ma esplose letteralmente, spandendo intorno una sostanza nerastra.

Le successive indagini dimostrarono che il vecchio era uno stregone, ed era stato imbrogliato da Zanchi, per cui aveva voluto vendicarsi.

santag.jpgLa vedova venne rinchiusa in manicomio, perchè era impazzita, e la testa del terzo leone venne sostituita, come si può vedere ancor oggi.

Leggenda forse legata a qualche elemento di verità, ma pur sempre suggestiva e il mistero è intriso in questo luogo fantastico, ricco di elementi antichi e legati alla magia, che a Venezia si possono vedere, toccare e magari, chiudendo gli occhi, rivivere in una sorta di viaggio nello spazio e nel tempo!

Giu 16, 2011 - Luoghi, tecnologia, Tradizioni    3 Comments

Le poste veneziane: dal 900 d.c. a servizio della popolazione.

Bacino di San Marco.jpgprovveditore a Venezia.gifL’esigenza di un servizio postale si avvertì già tra i fenici poichè già si avvertiva la necessità di comunicare chiaramente per iscritto , e si cementò nei secoli: divenne una consuetudine tra i babilonesi, i cartaginesi, Minoici ed Achei.

All’inizio della cittò stato veneziana venne organizzato un servizio postale privato che si avvaleva di marinai, commercianti e persone occasionali di fiducia. In seguito si definì come necessario un servizio pubblico, a cui tutti avrebbero potuto accedere, e già nel 959 d.c, a Rialto, vicino alla chiesa di S. San giovanni Elemosinario.jpgS. giovanni Elemosinario.jpglotario-i.jpgGiovanni Elemosinario , e grazie all’accordo stipulato dalla Repubblica Veneziana con Lotario I° venne istituito il primo “ufficio postale”.
 
Da questo periodo fu riconosciuta ai corrieri la professione recapitare la corrispondenza. Nasceva così il futuro postino; il 6 gennaio 1305 con un lotarioprimo.jpgdecreto del Senato fu stabilito che i corrieri diventassero Postali  e venissero controllati dai Provveditori della san-giovanni-elemosinario-w.jpgSan Giovani elemosinario interno.jpgRepubblica.

Verso il 1450 a Venezia i corrieri erano una quarantina. All’inizio del 1500 i corrieri veneziani raggiungevano Roma via terra, ed anche in Istria, Dalmazia. Via mare invece raggiungevano il Peloponneso da Candia, Cipro e Costantinopoli, e per tutte le vie commerciali con l’Asia, l’India e l’Africa.

S. Moisè a °Venezia.jpgS. Moisè a Venexzia.jpgNel 1582 il senato decretava l’introduzione del servizio postale della Repubblica Veneziana con i cavalli in tutta la terra ferma, e la nuova sede del Servizio Postale venne spostata a S. Moisè, vicino a S. Marco: da venezia, prendendo le vie della laguna si prendeva, via mare, la direzione per Padova: arrivati i postiglioni a Fusina , dove veniva attuato il primo controllo della corrispondenza e dei sigilli sulle timbrature e sui dazi pagati o da pagarsi a mezzo mittente o attraverso l’ ufficiale di Buca.

Esistevano le più svariate linee postali: c’era quella che partiva da Fusina, si arrivava poi a Malcontenta, a Malcontenta.jpgOriago, Piazza Mercato.jpgBorbiago in Piazza, a Oriago in Piazza Mercato, a Mira Taglio, a Porto Menai, a Mira Piazza Vecchia, Gambarare , S. Bruson, Dolo in piazza, Fiesso d’Artico e infine in piazza a Strà.

Come tutto ciò che riguardava il funzionamento della Serenissima, Venezia era sempre all’avanguardia, attenta alle esigenze dei propri cittadini, e soprattutto funzonale e pratica! Un esempio unico al mondo per lucidità cura e §Fusina.jpgamore per la Repubblica e nper ogni singoli cittadino.

Venezia nata dal nulla: tra leggenda e storia

Alba_a_Venezia_-_20-9-1999_z14.jpgLa leggenda di Venezia nata dal nulla, condivisa da tutti i veneziani e che fa parte delle nostre origini: storia, leggenda? il senso di libertà ed orgoglio di questo popolo nato libero e che della libertà di tutti ha fatto una sua bandiera.

reperto dei veneti.gifterrittorio degli Eneti.jpgdecima_regio_romana_situazione.jpglaguna dei veneziani.jpgL’imperatore romano Augusto aveva suddiviso il territtorio italico in regioni, tra cui la X -Decima, che comprendeva l’Istria, e le popolazioni facevano parte dell Eneti, poi nominati Veneti originari che popolavano le terre comprese tra le Alpi e il Mare Adriatico, l’Istria, i fiumi Oglio, Adda e Mincio.

Qui ebbe inizio Venetia, non in terraferma, ma nella zona lagunare, composta da isole, lidi e barene sparse tra le foci dell’Isonzo, del Piave, del Sile, dello Zero, del Dese, Brenta, Adige e Po, con tanti altri piccoli affluenti che si immettevano in laguna per tutto il comprensorio che andava da Grado a Cavarzere.

attila3.jpgteodorico-re-dei-visigoti_imagelarge.gifLa nuova Venezia si formò quindi nel IV secolo , dopo l’invasione dei barbari Visigoti, e verso la metà del V (452 d.c.) con le scorrerie degli Unni guidati da Attila. Le lagune furono quindi territtorio sicuro per le popolazioni della terraferma che fuggivano da un terribile nemico -conquistatore.

guerriero longobardo.jpgguerr_longobardo.jpg1345_longobardi-.jpgIn seguito con l’invasione dei Longobardi, popolazione tanto barbara quanto feroce, orde ben decise a rimanere nelle zone comprese tra Padova ed Altino: questa invasione, anzichè indebolire i veneti diede loro nuovo stimolo per creare una popolazione vera ed una vera città: la seconda antica Venezia, che era già marinara ma non ancora istituita come città, e che divenne tale nell’800.

la moneta di Vitige.jpglettere di Cassiodoro.jpgcassioacquerello.jpgLa leggenda della nascita di Venezia dal nulla venne in qualche modo creata e divulgata dal grande Prefetto del Pretorio Cassiodoro che nel 537-538 inviò una lettera ai Tribuni locali per organizzare un rapido trasporto marittimo dall’Istria a Ravenna ( in Italia regnava allora il Goto Vitige) utilizzando quell’opportunità di percorsi lagunari in cui le imbarcazioni scivolavano tra le isole, le barene ed i canali.

L’alternarsi delle maree sommergeva e poi scopriva il suolo, e le abitazioni molto modeste erano dei casoni di legno con i tetti d’erba secca intrecciata, o da canneti di palude.
Così Cassiodoro descrisse Venezia: ” Sembra che con le vostre laguna%20venezia-300.jpglaguna veneta.jpgcasone.jpgbarche voi scivoliate sui prati perchè da lontano non si distinguono i canali dalle barene; altre volte la vostra casa è sui canneti, come quella degli uccelli acquatici e, mentre di solito si legano alle porte di casa gli animali, voi, davanti alla porta delle vostre case fatte di vimini e canne, legate le vostre barche.

Per i veneziani era una vita povera ma sostenuta da una costanza di operosità e laboriosità di persone impegnate nella coltivazione agricola, in quella marinara e nella pesca, con lo sfruttamento delle saline.

Essi si cibavano di selvaggina, pesce e verdure coltivate o selvatiche.

cason.jpgBarena.jpgL’opera di libere genti che abitavano in queste zone col successivo sopraggiungere  delle popolazioni in fuga dai barbari invasori, instaurandosi nelle isole disabitate e deserte, per cui l’affermazione inventiva di Venezia che nacque dal nulla è una bellissima leggenda, ma forse la storia vera da ancor più merito a tale popolazione antecedente all’avvento dei Romani, come dimostrano ritrovamenti archeologici. Queste scoperte sono venute alla luce durante gli scavi di ripristino  e di restauro nelle varie isole che compongono meravigliosamente l’insieme di questa fantastica città. Rimane quindi importante l’aspetto politico dell’originaria libertà di Venezia, col leggendario racconto  ed il riflesso di un programma ideologico e politico destinato ad impedire ogni pretesa rivendicazione da parte delle autorità.

sitotorcello.jpgNel 639 vi fu la caduta di Oderzo, allora sede dell’Amministrazione Civile e Militare della Provincia, che liberò in Casone veneziano.jpgqualche modo questa nuova Venezia, che divenne finalmente città marittima, prodromo della sua espansione e del suo riconoscimento, in seguito, come Stato, poi divenuto Repubblica: Una lapide commemorativa dell’evento si può ammirare ancora presso la chiesa di Santa Maria di Torcello.

Venezia-Ponte-di-Rialto-12.jpgNel frattempo cominciavano i primi insediamenti in Rio Alto, e la prima vera costruzione di un centro, un nucleo di quella che fu la fierissima, splendida e dominante Serenissima.

 

Apr 21, 2011 - Arte e mistero, Luoghi    Commenti disabilitati su Gli inquietanti e magici quadri alle Gallerie dell’Accademia a Venezia

Gli inquietanti e magici quadri alle Gallerie dell’Accademia a Venezia

Gallerie dell'Accademia.jpgDel Museo delle Gallerie dell’Accademia abbiamo già parlato. Abbiamo parlato dei fantasmi dei frati che si aggirano tra le vecchie mura del convento e della chiesetta gotica che ne fa parte, ed a cui era collegato da un passaggio segreto.

Circa vent’anni fa vennero svolti lavori di ristrutturazione, e si decise di rimuovere il passaggio segreto  per creare un pratico ed utile bagno. In quel periodo una custode provava ogni tanto sensazioni strane nell’avvicinarsi al piccolo corridoio che sarebbe stato modificato, ed una sera, proprio al centro del piccolo androne, alla luce incerta delle lampade vide l’immagine di un bambino, biondo, bellissimo, sui cinque anni circa, vestito d’azzurro.

La donna era una persona pratica e poco propensa a lasciarsi andare anche se quell’immagine le faceva ricordare qualcuno, ma non ricordava chi.

venezia_san_marco_piazza_processione_illustrazione_di_gentile_bellini_galleria_della_accademia_venezia_italia_01.gifVenezia Gallerie dell'Accademia 3.jpgGallerie dell'Accademia 1.jpgDopo qualche giorno cominciarono i lavori, e, togliendo il marmo del pavimento gli operai scoprirono, con raccapriccio, delle piccole ossa umane..ossa di un bambino. La donna rimase sconvolta e raccontò a tutti dell’apparazione, al che, altri custodi  che spesso, per motivi di lavoro, andavano nel sottotetto (che è anche deposito di quadri, compresi moltissi di Rosalba Carriera) si ricordò di un ritratto di un bimbo: accompagnata al quadro la donna riconobbe il bimbo a cui le ossa probabilmente appartenevano.

la tempesta.jpgAltri sensazioni inquietanti si possono provare nel visitare questo museo; vi ho già parlato della famosissima “Tempesta” di Giorgione, pittore legato ai Rosacroce, e per questo legato  ad un simbolismo preciso ed alchemico, di cui “La Tempesta” è un esempio eclatante, ma altre sorprese attendono chi visita queste sale.

Ma ecco che, proprio addentrandosi in questi corridoi, ci appare all’improvviso ‘ex presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro, nativo di Novara, ex possedimento francese, ma la sua immagine è quella di un Cardinale de Polignac.jpgScalfaro.jpgCardinale, e precisamente il Cardinale Francese De Polignac ( 11 ottobre 1661 – 20 novembre 1741), ritratto dalla mirabile Rosalba Carriera. Le concomitanze sono alquanto strane inquietanti, entrambi con l’erre moscia, il Cardinale visse per anni al Quirinale, a fianco  di Papa Clemente XI, così come l’ex presidente italiano ha trascorso il suo settennato proprio nel medesimo Palazzo.

Ma non finisce qui, ecco, in un’altra stanza, quasi sconvolgente, l’immagine di Eduardo de Filippo, seduto, in abiti cinquecenteschi e con in mano la maschera di Pulcinella: si tratta del famoso attore Tristano Martinelli, ritratto dal pittore Domenico Fetti , e conosciuto come il primo Arlecchino della Commedia dell’Arte, nato a Marcaria il 7 Aprile 1557 e morto a Mantova il 5 marzo 1630.

Eduardo de Filippo.jpgTristano Martinelli.jpgDue sosia straordinari, con collegamenti quasi incredibili: uno vissuto al Quirinale e “uomo di Chiesa” l’ex presidente noto come persona molto legata alla religione, e un attore che ha rappresentato Pulcinella, maschera tipicamente napoletana, legato all’immagine tortuosa, tormentata e straordinariamente dotata per quanto riguarda la commedia e la recitazione come Eduardo!

Ma l’ultimo quadro “inquietante” è  una tela apparentemente normale, molto intensa, questo si del famoso Lorenzo Lotto che rappresenta ” Ritratto di giovane uomo”. In base ad una ricerca sembra che la maggior parte dei visitatori di questo museo venga presa dalla famosa ” sindrome di Stendhal”, si sofferma insomma, assorta e quasi rapita davanti a questa immagine!!!..e istivamente avverte quasi un’esigenza nel toccare la tela, e dopo qualche istante prevale un’emozione talmente forte da provocare il pianto: l’espressione dolcemente malinconica provocata dal recente lutto per la perdita della madre, il gentiluomo posa la mano su un libro, ed è attorniato da simboli legati alla morte:  i petali di rosa caduti sul tavolo, la lucertola, che simboleggia morte e resurrezione sopra lo  scialle della defunta; misteri dell’arte e di ciò che questa può provocare nell’animo delle persone sensibili!”

ritratto di giovane uomo.jpgEcco, questa ed altre “strane e quasi magiche ” sensazioni si possano provare entrando in questo museo che raccoglie e racconta, assieme ai soffi gelidi del fantasma del frate che legge, assorto e in un’altra dimensione, seduto sulla prima panca della chiesetta gotica, attorniati da meraviglie della pittura, tanta storia della pittura Veneziana ed Italiana.

 

Le rive, le cavane, i pontili e le edicole veneziane: la città in acqua e l’acqua nella città, meravigliosa ed unica Venezia.

Pontile di gondole in riva.jpgvenzia_sangiorgio_alba.jpgLa storia dell’architettura e delle strutture della città vi Venezia è inevitabilmente legata al suo essere città d’acqua: per cui ogni elemento di questa straordinaria Serenissima (quella che tutti  i Veneziani conservano nel cuore)  è strettamente legato ai canali, ai rii ed alla laguna.

riva privata.jpgriva.jpg90px-Riva_terminale.jpgNon tutti sanno che le rive a Venezia sono l’accesso all’acqua: delle scale o scalette che dalle fondamenta portano direttamente all’uso della barca o della gondola: le rive sono pubbliche oppure private, e in questo caso, danno l’accesso ai cortili interni che in caso di acqua alta vengono coperti dalla laguna, ma che danno, al proprietario dell’abitazione, l’opportunità di poter salire in barca o in gondola direttamente sul rio, per poter seguire le strade liquide di questa unica città.

cavane.jpgcavana in laguna.jpgcavana.JPGNaturalmente, come diceva Cassiodoro, i veneziani si spostavano attravero i canali e la laguna, per cui le “cavane” cioè i ricoveri di barche e di gondole erano assolutamente importanti, un pò come i garages ora.

Quelle in laguna erano casoni, con i tetti in paglia, molto semplici, altre invece, come quella che si può vedere nell’isola di San Giorgio Maggiore proteggeva i suoi natanti sotto il Convento.

Come attraverso rive e cavane l’acqua si insinua nell’interno delle costruzioni, e l’esempio del Rio del Santissimo che passa sotto il presbiterio della Chiesa di S. Stefano, un esempio rio-del-santissimo.jpgCavana S. Giorgio Maggiore.jpgilluminante ed unico della città che vive nell’acqua, e dell’acqua che attraversa la città, un connubio  quasi magico, se non sacro,  così questi accessi  vennero prolungati verso la laguna cavane.jpgcon ripiani e gradinate sporgenti (rive) oppure atraverso i pontili. ESSi continuavano e continuano la parte terrestre della città, sfrangiandola sull’acqua  e rendendone più labili i confini, con un effetto paragonabile alle merlature degli edifici veneziani che diluiscono otticamente la costruzione dell’atmosfera.

Un tempo sul molo e in altre zone  della città  prospicenti la laguna erano numerosi i pontili in legno, che si protendevano sull’ac qua per consentire l’attracco  e quelle di carico e scarico delle merci: Tra questi quelli immortalati dalle incisioni di Jacopo de Barbari, e sono spesso illustrati dai quadri del cavane.jpgCanaletto.

pontile.jpgPontili di legno ne sono rimasti pochi: quelli disposti a pettine lungo le principali vie di ormeggio e testimoniano l’esigenza di un rapido passaggio tra il traffico acqueo e quello terrestre: Jacopo de Barbari testimonia con una sua incisione quelli collegati alla punta di S. Marta,alla cui conclusione di vera un’edicola, cioè un ricovero degli attrezzi, costruito con il sistema delle palafitte, e di cui cii sono ancora due esempi, come quella di S. Maria Formosa, e anche Fondamenta degli Ormesini.

Uno degli elementi più caratteristici  dei pontili è dato dalle “paline” lunghe ed esili pertiche piantate sul fondo del canale, quasi simili a canne  di palude, che con la loro elasticità  facilitavano la manovra di attracco della gondola, e alla pala più grossa era ed è sistemata una lanterna, che, illuminata di notte, tracciava la va per il gondoliere o il barcaiolo.

img200.jpgJacopo de Barbari punta di S. Marta.jpggondole-venezia.jpguscita-rio-santissimo.JPGE queste lanterne, e questi approdi sono tutt’ora la parte più suggestiva e romantica di questa città unica: città d’acqua, di terra(strappata al mare) città d’arte, di seduzioni , di bellezza e di unicità che i veneziani, i veri veneziani hanno costruito, con il loro ingegno, con le proprie capacità, con la propria arte ed artigianato: noi siamo veneziani, e siamone fieri!!!!

Mar 27, 2011 - Architettura, Luoghi    5 Comments

Noè, gli Arcangeli e la Giustizia a Palazzo Ducale a Venezia

Balcone di Palazzo Ducale con la statua della Giustizia.jpgIl doge Michele Steno fece costruire a Palazzo Ducale dal 1400 al 1404  da Pier Paolo e Paolo delle Masegne un grande balcone  sul Molo, simile ad un reliquiario, che reca in alto l’imponente statua della Giustizia, tema caro a Steno che prima di essere eletto Doge era stato per quattordici anni Procuratore di San Marco.

E’ interessante notare che nel contratto scritto Pier Paolo delle Masegne assicura che “l’opera sarà con i pilieri in Pietra d’Istria, decorata con marmo rosso di Verona  e le figure in marmo di Carrara”. L’opera deve dominare ed essere visto da tutto il bacino di San Marco. Il nome di Michele Steno è segnato accanto alla data di completamento del balcone nel 1404.

La figura della giustizia è dominante nel Palazzo, spesso assisa tra due leoni, come si può vedere nel tondo sopra l’ottava colonna, stilizzata al pari di un sigillo impresso su una moneta.

Noè ebbro con Sem e Jafet.jpgNoè ebbro a Palazzo Ducale a Venezia.jpgCapitello della Giustizia.jpgparte del balcone di Palazzo Ducale a Venezia.jpgUn’altra (a tutto tondo) di Bartolomeo Bon si trova al vertice della porta della Carta; anch’essa è gotica. Ed osservando attentamente le figure rappresentate sulle facciate del Palazzo Ducale possiamo notare il gruppo di Noè ebbro, con un grappolo d’uva ed un bicchiere in mano, mentre Sem e Jafet, provando pena e rispetto coprono le sue nudità, e Cam è posto dall’altra parte del porticato, simboleggiando così il suo lasciarsi vincere dallo sbigottimento  alla vista del padre ubriaco.

Noè ebbro con Sam e Jafet, a destra Cam.jpgNel piano superiore l’Arcangelo Raffaele che conduce per mano il piccolo Tobia (Tobiolo)nell’avventuroso viaggio che egli intraprende per incarico del padre.

Adamo ed Eva.jpgNell’angolo inferiore dell’angolo verso la Piazzetta sono raffigurati Adamo ed Eva, con l’albero centrale da dove scende il serpente, simbolo del peccato originale, mentre sul piano superiore l’Arcangelo Michele con la spada difende gli uomini dalla malignità del Tentatore.
Questi gruppi vengono per lo più datati 1390 circa.

giudizio di salomone.jpgAltro gruppo interessante è il Giudizio di Re Salomone, verso la porta della Carta, in cui viene celebrata la giustizia umanadi Salomone in confronto alla “Giustizia divina”rappresentata dall’Arcangelo Soprastante. C’è chi attribuisce la paternità di questo gruppo a Jacopo della Quercia, nel primo 400.

Poter ammirare queste splendide opere d’arte, a cui fanno seguito i capitelli gotici delle colonne è uno spettacolo che arricchisce quel tesoro d’architettura che è il Palazzo Ducale, e rimane sempra in scena, con la luce del giorno, Arcangelio Gabriele.jpgcon il bagliore del tramonto, rischiarate a distanza, di notte, dalle fiaccole di San marco.jpgfiaccole sul balcone della Basilica di San Marco, che ricordano il valore forte della Giustizia a Venezia.

Il Risorgimento a Venezia: aria pura e nuova collegata alle radici della Serenissima: Martiri dolorosamente giovani ma carichi di ideali.

Silvio_Pellico.jpgPietro Maroncelli.jpgIl Risorgimento a Venezia.jpgIn questi giorni sono andata a ricercare le motivazioni, il clima, le situazioni in cui Venezia, la meravigliosa Serenissima, dopo Napoleone si sia trovata a diventare succube dell’Austria, assieme alla Lombardia, costituendo così un qualcosa di estremamente estraneo alle sue origini, popolo pieno di iniziative, popolo abituato all’apertura mentale ed al contatto con il resto del mondo, e ho trovato in queste mie ricerche la spiegazione del Risorgimento veneziano, in questo respiro ampio, modernissimo e profondo che va al dilà delle idee politiche, ma che si rifà alla consapevolezza tutta veneziana dell’unicità di un popolo, della grande anima veneziana, così culturalmente aperta al mondo intero da ricercare, nell’unità d’Italia un sostegno in più per perseguire il modo di pensare, di concepire la Repubblica ed il popolo come elemento solido di apertura verso le altre culture, e delle mie origini mi sento, oggi, ancor più orgogliosa!!

Arresto_pellico_maroncelli-781162.jpgPer questo motivo desidero ricordare quei valorosi che si batterono per liberare Venezia dal giogo dell’Austria.
La rigorosa amministrazione centrale di Vienna regolava una dura censura che penetrava nei settori più diversi della vita sociale, dalla sorveglianza della stampa alla circolazione delle idee liberali. Di conseguenza e per reazione cominciarono a proliferare le società segrete che ebbero tanta importanza nel preparare il terreno per i primi moti risorgimentali e la coscienza nazionale.

Fortezza dello Spielbereg.jpgDa questa coscienza nacquero i primi martiri: Silvio Pellico, arrestato nell’ottobre del 1820 che subì due processi uno a Milano ed un altro a Venezia e condannato a morte assieme a Pietro Maroncelli, condanna poi commutata nella prigionia presso il carcere dello Spielberg in Moravia ( e qui, come tutti sanno, nacquero ” Le mie prigioni”).

Nell’ambiente della marina austriaca a Venezia, crebbero e divennero ufficiali Attilio ed Emilio Bandiera, figli di un contrammiraglio, che vollero fondare una società segreta per affrancare l’Italia dal dominio austriaco, secondo le nuove idee che vennero diffuse anche tra gente di mare, sulla linea del pensiero di Giuseppe Mazzini.

Attilio ed Emilio Bandiera.jpgI due fratelli, assieme all’amico Domenico Moro, traditi da un affiliato, trovarono rifugio a Corfù, ove nel 1844 Casa di Domenico Moro al Ponte della Tana.jpgfratelli_bandiera.jpgraccolsero un buon numero di patrioti per condurre a termine una disperata operazione di liberazione dell’Italia, che partiva dalle montagne di Cosenza.
Catturati dai Borbonici pagarono con la vita la loro valorosa azione ispirata al più nobile patriottismo. I loro corpi sono tumulati presso la Basilica di San Giovanni e Paolo a Venezia.

I precedenti alla rivoluzione di Venezia nel 1848 maturarono per strade diverse e attraverso sacrifici, spesso oscuri, con il germe delle idee professate dalla Giovane Italia. In questo clima tra il governo di Vienna e gli spiriti più liberali del Lombardo-Veneto venne a formarsi una tensione che arrivò al punto critico di maturazione con la rivolta del 1848.

Chiesa di San Giovanni ePaolo.jpgLa prima scinitlla partì dall’Università di Padova, una città che, a causa della presenza di tanti giovani poteva catalizzare con più immediatezza quanto era già nell’aria e nell’anima dei più più pronti al riscatto.

Campo Bandiera e Moro o della Bragora.jpgNelle case dei Pivetta, dei Cittadella a Vigodarzere, dei Manfrin, dei Maldura, dei Wollemborg si parlava di politica in senso vietato; nelle osterie care agli studenti si recitavano a voce bassa ballate del Berchet, gli scherzi del Giusti, le tirate della Francesca palazzo-del-bo.jpgdel Pellico, e nelle aule del Bo si cospirava addirittura.

Tutta aria nuova, tutta gente pronta, giovane, una ventata di orgoglio,. gente giovane e piena di aspettative, uomini pronti a morire pur di perseguire un ideale ed un sogno.

La sconfitta dell’esercito piemontese a Custoza , nel luglio 1848, costituì un grave colpo alle speranze di liberazione del Lombardo-Veneto, anche se Venezia, per la validità della resistenza “ad ogni costo” riuscì a rimanere indipendente dal 22 marzo 1848 al 24 agosto 1849.

Monumento a Daniele Manin in Campo S. Stefano.jpgCannonate a Venezia.jpgVenezia scriveva così con la sua grande pagina di patriottismo nella storia dell’Ottocento forte_marghera.jpgitaliano, sull’onda della tradizione di sacrifici e del valore che avevano caratterizzato la vita dell’antica Repubblica Serenissima. Durante questo periodo Daniele Manin prese la guida del governo.

Da un punto di vista militare si possono annoverare negli episodi della resistenza la sortita di Mestre, la disperata difesa di Forte Marghera, quella del Piazzale del Ponte della Ferrovia, e la coraggiosa sopportazione dei bombardamenti della città

Ma la mancanza di cibo e le malattie costrinsero gli insorti ad una drammatica resa, e ad un’ulteriore dominazione austriaca, ma ancora per pochi anni, perchè nel 1866 si ebbe la sospirata unificazione con l’Italia.

Querena, festeggiamenti unità d'Italia a Venezia.jpgLo spirito vero, l’aria nuova del risorgimento nei suoi giovani, nelle loro menti più libere e lungimiranti, questo Resistenza a Venezia.jpgIppolito_Nievo.jpgvento di desiderio forte di creare un libero Stato con il resto d’Italia, a cui parteciparono anche altri veneziani o Veneti, come il famoso poeta Ippolito Nievo (padovano) morto da Garibaldino nel naufragio della sua nave ( un giallo ancora tutto da svelare) raccontavano di nuovio ideali, della ricerca degli antichi splendori, dell’impeto vero nel voler rinnovare i fasti e lo stato ideale da cui questi giovani avevano tratto per primi ispirazione.

Immagini del Carnevale del 700 veneziano: Pietro Longhi

Maschere al ridotto di Pietro Longhi.jpgUna Venezia speciale e sempre sorprendente per i festeggiamenti di Carnevale, festa che aveva inizio a S. Stefano, e finiva il martedì grasso, ed in questo periodo era permesso l’uso delle maschere, e si proponevano per i campi ed i campielli intrattenimenti per il popolo, a cui assistevano anche il Doge ed i Magistrati più influenti.

6625362_pietro-longhi-1.jpgA dare risalto a questi festeggiamenti, all’atmosfera che si respirava, alle maschere veneziane, al fremito di gioia di vivere che percorreva questa splendida città rimangono, oltre che a stampe antiche, i fantastici quadri di Pietro Longhi, dal Rinoceronte, alle maschere al Ridotto, a quesi riti che fecero del Carnevale di Venezia un susseguirsi di feste ed eventi.

Il rinoceronte di Pietro Longhi.jpgPietro Longhi - Carnevale.jpgforze d'ercole e caccia al toro in Piazzetta a Venezia.jpgCarnevale di Pietro Longhi.jpgcazza-ai-tori.jpgsvolo_turco.jpgCaccia ai tori in Piazza San Marco.jpgcaccia ai tori.gifforze d'ercole.jpgMolto seguite erano le corse dei tori, in Campo S. Polo e a San Marco, le forze d’ercole, piramidi umane, il volo del turco, che ora è diventato il volo della Colombina, ma suggestivi e frizzanti gli incontri  nelle strette calli, nelle gondole, nei campi: sia donne che uomini osavano di più, con la complicità dell’ombra, delle maschere a celare il volto e di quella voglia di trasgressione, di libertà tipiche del popolo veneziano, dalle dame alla popolane.

Per augurarvi buon carnevale desidero riproporvi queste testimonianze…e Buon divertimento a tutti!

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