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Lug 25, 2012 - Luoghi, Personaggi, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Venezia e la sua laguna di “incredibilem salubritatem”, tra il respiro delle maree e gli allevamenti di cavalli!

Venezia e la sua laguna di “incredibilem salubritatem”, tra il respiro delle maree e gli allevamenti di cavalli!

LAGUNA di venezia 4.jpgLe lagune sono bacini d’acqua create da fondi di fiumi che sboccano in mare lungo coste e bassi fondali. I detriti portati dalle correnti fluviali al contatto con l’onda contraria delle maree, vengono depositati nei fondali costieri creando sottili cordoni di sabbia ed inglobando così vasti spazi acquatici.

Queste acque restano però sempre a contatto col mare ed è proprio il movimento delle maree che le purifica costantemente; la forza contraria delle correnti marine, d’altra parte, impedisce il completo interramento della laguna. In relazione a queste correnti marine la laguna di Venezia è stata lAGUNA DI vENEZIA 1.jpglaguna di Venezia 6.jpglaguna di venezia 5.jpgparagonata ad una grande fiume che inverte il suo corso ogni sei-sette ore ( il ritmo delle maree), penetrando fino agli estremi limiti del bacino lagunare con la marea crescente, per uscire ad intervalli regolari  con il flusso di bassa marea (dosarsa): questo continuo flusso e riflusso marino rinnova e ripulisce costantemente  così lo spazio chiuso tra le acque interne.

isola-di-torcello.jpgGli spazi lagunari costituiscono in tal modo habitat ideali, protetti come sono dalle tempeste del mare e dalle incursioni di nemici. Inoltre facilitano traffici ed insediamenti  diventando così , per la loro stessa conformazione naturale , luoghi privilegiati, soprattutto in determinanti momenti storici.

L’ambiente naturale delle lagune è di per sè stesso instabile, soggetto continuamente ad erosioni , smottamenti, interramenti. cioè ai movimenti contrari del mare che tende ad ampliare il suo dominio, e delle correnti fluviali che invece portano ad impaludare la laguna.

Le acque morte delle zone paludose , senza il respiro della marea, divengono malariche ed inospitali, riducendo così questi ambienti a lande deserte e pericolose per l’uomo.

jacopo_da_varazze.jpgS.Giorgio e il drago 1.jpgS. Giorgio e il drago di Carpaccio 1.jpgS.Giorgio e il drago del Csarpaccio.jpgS.Giorgio e il drago 3.jpgVittore_Carpaccio_012.jpgNelle storie dei Santi di Jacopo da Varagine lo storico genovese del 1400 si trova una  delle ‘più affascinanti versioni della leggenda di S.Giorgio, un santo particolarmente venerato nei paesi marinari. Questa leggenda è nata dalla laguna di Tunisi dove il drago con cui si scontra  non è altro che la raffigurazione fantastica dell’ammorbamento dell’aria causato dall’impaludamento delle lagune contro cui gli abitanti dovevano lottare.

isola di S- Giorgio.jpgS. Giorgio a Venezia.jpgSan Marco from the Island of San Giorgio Maggiore.JPGS. Giorgio Maggiore faro.jpgChe a S. Giorgio sia stata dedicata, fin dal IX secolo l’isola che si trova proprio di fronte a San Marco non è probabilmente casuale: S. Giorgio era li a difendere la laguna contro tutti i mostri delle acque ( le gesta del Santo sono state meravigliosamente illustrare nei quadri del Carpaccio, immagini allucinate, teschi , miasmi e decomposizione).

jesolo.jpgcavallino treporti.jpgL280px-Venezia_-_Torcello_01.jpga Laguna di Venezia era conosciuta già dagli antichi greci e romani: Marziale esaltò Altino e Vitruvio (attivo dal 46 al 30 A.C.) lodò la laguna per la sua allevamento di cavsalli.jpg“incredibilem salubritatem”. Ma anche lo stesso Omero, Euripide, Alcame e lo storico Strabone menzionarono questa zona per l’allevamento dei cavalli i quali prediligono il clima marino e i terreni sabbiosi. L’antica Jesolo si chiamava infatti Equilium, prendendo nei secoli il nome di Jesolo da Giesolo, una località vicina, dopo il maremoto che inabissò Metamauco erodendo parte del villaggio che venne quindi assorbito dal villaggio vicino, assumendone quindi il nome; altra testimonianza la località del Cavallino:o una piccola Camargue!

Nel museo civico di Padova si conserva una stele che era posta sulla sepoltura di un cavallo di nome Aegyptus con l’iscrizione “Aegyptus intra iugo primo” cioè il primo  dalla parte interna del giogo, la parte più difficile in quanto doveva tirare gli altri cavalli al giro di pista.

laguna_venezia.jpgMurazzi a Pellestrina.jpgMurazzi a Cà Roman.jpgVenezia , verso la fine del 400 si trovò a fronteggiare in maniera drammatica il “mostro”fluviale. Per evitare l’interramento provocato dai Murazzi al Lido di Venezia.jpgVnezia.jpg800px-Venedig_san_giorgio_maggiore.jpgdetriti trasportati dai fiumi più importanti che sfociavano in laguna, gli illuminati magistrati delle acque provvidero, con opere di alta ingegneria addirittura ciclopiche, a deviare i corsi del <Brenta, del Sile e del PiAVE.

Venezia%20Isola%20della%20Gudecca.jpglaguna-di-venezia13.jpgVenezia, città artificiale si creò una laguna altrettanto artificiale e ciò le permise di sopravvivere. A questi si aggiunsero altri lavori come costruzioni di difesa idraulica, questa volta contro il mare, come la grandiosa realizzazione dei “murazzi” lungo i lidi. In tal modo la Serenissima  riuscì a salvare durante i suoi dieci secoli di storia il suo  spazio vitale, quello della sua laguna, con grande sapienza di decisioni e ininterrotto lavoro per conservare la città e la laguna intatte.

 

 

 

Venezia e le sue particolarità urbanistiche: città stato sempre all’avanguardia nella concezione urbanistica e nelle sue leggi!

sOTTOIPORTEGO DEL bANCO sALVISATI.jpgsottoportego del Milion.jpgParte tipica della urbanistica Veneziana è il sottoportego. Questo è un passaggio pedonale ottenuto con un attraversamento nel corpo stresso di un edificio. Dal punto di vista urbanistico i sottoporteghi possono essere suddivisi in tre tipi:il primo è un passaggio tra due spazi pedonali, cioè tra due calli o tra un campo e una calle; diversi sono gli esempi di questo tipo , basti pensare agli antichissimi sottoporteghi sulla Corte del Milion, in Corte del Fontego a S. Margherita, in Salizzada S. Lio, in Corte del Remer o in Corte Barzizza a S. Silvestro. Interessanti sono anche quelli in Campo S. Barnaba, in Calle della Bissa o a S. Giovanni Novo.

corte remer (1).jpgUn secondo tipo di sottoportego è costituito dal passaggio tra un rio e una calle, o tra un rio e un campo. Anche in questo si possono riscontrare numerosi esempi : sul Canal Grande verso la corte del Duca Sforza o verso Calle Giustiniani a Cà Foscari, oppure sul rio di S. Severo, sul rio della Pietà, sul rio Foscari ecc.

Un terzo tipo di sottoportego è ottenuto da un lungo passaggio sotto uno o più edifici posti lungo un rio; in questo caso il sottoportego prolunga e sostituisce la fondamenta e si innesta spesso con un ponte. Questo tipo di sottoportego risulta assai più legato degli altri all’architettura dell’edificio Corte del fontego.jpgcorte del Duca Sforza.jpgsottoportego nella corte del Remer.jpgsoprastante, anzi, in questo senso la determina : esso appare per la sua posizione più aperto e luminoso e ha spesso un aspetto monumentale. Vari importanti esempi di questo tipo si hanno in edifici celebri sul Canal Grande, come Palazzo Manin o le fabbriche nuove di Rialto del Sansovino, il Palazzo Moro  Lin. Altri esempi notevoli  sono i sottoporteghi della Scuola Vecchia della Misericordia, del Palazzetto Priuli a S. Sofia,  del Palazzo Falier ai SS. Apostoli, del ponte Widmann ai Biri, dal Banco Salviati a San Polo.

corte-sant-andrea.JPGcorte-milion.JPGLa soluzione economica e pratica del sottoportego, così frequente nell’edilizia e nell’urbanistica veneziana, è stata attuabile grazie ad una concezione politico-amministrativa  dove la proprietà privata poteva essere limitata e subordinata a necessità pubbliche; d’altra parte le esigenze private, in questgo caso il diritto di edificare, potevano liberamente svilupparsi fintanto che non vincolavano talune fondamentali esigenze della comunità cittadina, per esempio per necessità di transito. La rigida concezione della proprietà del Diritto romano (ab infera usque ad sidera) era così del tutto superata in una applicazione più elastica, e diciamo pure, più moderna.

Queste soluzioni, questo modo di concepire la viabilità a Venezia, con la consapevolezza che tutti i cittadini dovevano collaborare e rinunciare magari a una piccola parte delle proprie proprietà in favore di trasporti più scorrevoli, come tante piccole vene che attraversano un corpo vivo, vibrante, dove la vita è lavoro ed energia!  Venezia sempre all’avanguardia.

 

Lug 17, 2012 - Luoghi, sport, Tradizioni    Commenti disabilitati su Il gioco del calcio a Venezia

Il gioco del calcio a Venezia

gioco del pallone a Venezia.jpgCampo S. Giacomo dell'Orio.jpgLa passione del gioco del pallone faceva parte dei divertimenti e di eventuali sfide tra Sestieri a Venezia. I Nobili veneziani (probabilmente “contagiati” dal calcio fiorentino ) si sfidano in partite epiche dapprima in Campo S. Giacomo dell’Orio, per poi, viste le condizioni del prato pieno di erbacce ed incolto, si trasferirono in Campo dei Gesuiti a Cannaregio.

Campo S.Giacomo dell'orio.jpgIl gioco e gli spettatori -tifosi creavano però schiamazzi e strepiti, e la presenza  delle scuole nelle vicinanze il Consiglio dei Dieci, il 7 Aprile del 1711 ne proibì la pratica. Allora i giocatori ritornarono nel vecchio Campo, facendolo selciare a proprie spese.

Dai nobili la febbre del pallone aveva preso con il tempo  anche il popolo che diede vita a sfide a volte Campo dei Gesuiti a Venezia.jpgCampo dei Gesuiti.jpgCampo%20Dei%20Gesuiti%202.jpgcruente che provocarono la morte a causa di una pallonata di tale Luca orese (orefice) nel luglio del 1581, e Giandomenico Franco nel maggio del 1583.

Campiello delle Chiovare.jpgCampo dei nicoli a Castello.jpgTali partite si svolgevano in campi minori, come alle Chiovere, o nel Campo dei Nicoli a Castello, o nelle corti grandi della Giudecca. Per l’occasione i tetti delle case che si affacciavano sul campo venivano ricoperti da tavole per far eventualmente ricadere meglio il pallone nel campo da gioco, ed intorno venivano poste delle panche o a volte anche delle gradinate per il pubblico.

Le partite ed i tornei erano organizzati da imprenditori che si potevano rifare affittando i posti a sedere agli spettatori e ricevendo anche un obolo dagli abitanti delle case attorno poichè gli abitanti erano veramente felici di assistere a quegli eventi.

corte grande alla giudecca.jpgCome ai giorni nostri ferveva tutt’intorno una frenetica pratica di scommesse, chiamate “pirie”, e a volte venivano ingaggiati giocatori provenienti da altre città, accrescendo l’entusiasmo e l’interesse dei veneziani.

Certamente Venezia era una grande Repubblica, aperta a tutte le opportunità e alle novità che provenivano da altri Stati, e considerato lo spirito giocoso, disincantato e pronto allo svago dei suoi abitanti a Venezia ci si divertiva, era una città-Stato dinamica e brillante. Non ci resta altro che sperare ad un ritorno della  nostra gloriosa squadra in Serie A per poter ancora tifare i nostri amati arancio-nero-verdi!!

I Palazzi di Venezia e i loro meravigliosi stucchi: tra scultura e affreschi.

interno del Collegio Ameno.jpgdecorazioni della scala d'oro.jpgGli stucchi occupano un posto particolare nella casa veneziana dell’epoca barocca e rococò. Nel cinquecento lo stucco apparteneva più alla scultura che alla pittura: uno scultore come il Vittoria da allo stucco in bianco e oro un risalto plastico di tipo classico nelle due famosissime scale di Palazzo Ducale: la Scala d’oro e la libreria, decorando la volta a cassettoni con forti rilievi entro cui risaltano gli affreschi: tra pittura e scultura non v’è soluzione di continuità: l’oro dergli stucchi risalta tra le campiture bianco-azzurre dell’affresco, creando un effetto ricco e sontuoso.

stucchi dela sala delle 4 porte col dipinto del Tiepolo.jpgNella Sala delle 4 porte a Palazzo ducale vi è uno dei maggiori capolavori dello stucco a Venezia, di gusto rinascimentalr, prevalentemente plastico, opera di Giovanni Cambi del 1575: la sala acquista un aspetto di incantevole bellezza nella volta in un’opera quasi unica tra pittura, scultura ed architettura: questa unità costituisce il raggiungimento più alto tra gli stili Barocco e Rococò.

stucchi della sala delle 4 porte.jpgLe decorazioni si arricchiscono, nelle chiese e nelle case private, di putti , tra cui, una delle più belle , si trova a Palazzo Barbaro-Curtis a S. Stefano.La collaborazione degli artisti con gli artigiani di tecniche diverse per stucchi, mobili, lampade e specchi, appare perfetta e spontanea e nasce da un gusto comune.

A Palazzo Albrizzi a S. Aponal una sala del amorini a Palazo di sorveglianza.jpgalcova a Palazzo Sagredo.jpgpiano nobiliare è tutta decorata da un volo di putti in veste di amorini e di angeli insieme che irrompono tra le linee dell’architettura con una sorridente invasione dello spazio libero tra cornici e i grandi quadri del 600.

Alcuni di questi putti modellati con tanta finezza Putti a Palazzo Sagredo.jpgPutti chiesa dei S. Maria dei miraacoli.jpgappaiono negli stucchi di Cà Sagredo accanto ai nomi dei due autori e la data: Abbondio Stazio e Carpoforo Mazzetti, Tencalla 1718.

Palazzo Sagredo putti.jpg

Nell’appartamento di Palazzo Sagredo gli stucchi non si accompagnano con gli affreschi, ma Palazzo Barbarigo.jpgdominano soffitto e pareti e vanno visti da vicino, nella perfezione tecnica della linea, nella morbidezza dei rilievi, nell’armonia compositiva.

Alcova a Palazzo Barbarigo.jpgMeravigliosi stucchi anche a Palazzo Merati sulle fondamente nuove, specialmente quelli della scala e dell’alcova utilizzata per un certo periodo da Giacomo Casanova,  e la decorazione dell’alcovaanche di Palazzo Barbarigo a S. Maria dei Carmini.

Tutta la gamma festosa dei vari stili degli stucchi veneziani del settecento si incontra  a Palazzo delle Feste a Cà Zenobioo.jpgCà Zenobio ai Carmini e illumina meravigliosamente lo scintillante Salone delle Feste ideato dal De Gaspari.

Palazzo Sagredo.jpgputti.jpgTutto ciò non è che una minuscola parte delle decorazioni, degli stucchi, della meravigliosa opulenza  che ha reso indimenticabili e stupefacenti tutti i Palazzi Veneziani, e che, e ne parleremo, diverrà un tutt’uno con i mobili, i famosi mobili veneziani ; immagini fiabesche illuminate dalla luce riflessa dall’acqua della laguna.

 

Venezia: da Le Courbusier a Buchanan, tra India e Londra, la città più moderna ed attuale per la sua viabilità ed urbanistica!

tb_venezia%20dall'alto.jpgVenezia dall'alto.jpgrio a Venezia.jpgA Venezia vi è una doppia viabilità, una per via acquea, assicurata da canali e rii, e una per via terrestre ora esclusivamente pedonale ( agli inizi venivano usati cavalli e carri). Le due viabilità hanno uno Canali-116.jpgsviluppo ed un’estensione pressocchè equivalenti sercondo due fittissime reti, tra loro indipendenti, che si intersecano e si incrociano completandosi a vicenda.

Calle stretta a Venezia.jpgCalle Varisco.jpgcalle-stretta.JPGLe calli non sono certo molto ampie, ma almeno tre sono parecchio Calle stretta.jpgcalle-stretta.JPGproblematiche se ad attraversarla sono due persone: una, a San Canciano, un’estremità di Calle Varisco è larga 53 cm., una seconda, 58 cm, a Castello, chiamata Callesella dall’Occhio Grosso, ed un’altra, un pò più confortevole, Sestiere di San Polo: Calle della Raffineria.

Ad ognuna delle due reti di viabilità è assegnata una funzione naturale: per i rii i mezzi di trasporto, per le calli e i campi solo le persone. Esiste quindi una differenziazione e specializzazione tra le due reti di comunicazioni interne cittadine: Questo è un concetto urbanistico all’avanguardia  che le Courbusier, entusiasta assertore della modernita ed avvenieristica concezione della struttura di Venezia prese come modello per la costruzione della città di Le-Corbusier-11.jpgChandigarh.jpgChandigarh in India: egli differenziò le varie strade a seconda dell’uso del traffico: viabilità multipla, differenziata secondo le modalità di traffico: veloce, lento e locale, esclusivamente pedonale.

Chandigarh_Secretariat_.jpg

Anche nello studio per la rete viaria di Londra, elaborato recentemente da Buchanan, per risolvere in modo radicale i problemi di una grande città moderna Sir Colin Buchanan.jpgviene fatto specifico riferimento al sistema viario di Venezia.

Le calli più importanti vengono denominate “calle  Larga”, “Salizzada”, Ruga: queste in genere erano calli affiancate da negozi , quindi a carattere commerciale, molto animate.

Talvolta la denominazione delle calli deriva da determinate categorie di artigiani che avevano il loro nucleo nella zona: per esempio Mercerie dai merciai, o frezzerie, da costruittori di frecce, calle dei fabbri, facilmente comprensibile, o quella dei botteri, calle dei bombardieri o Frezzeria.jpgdella pegola (pece).

Ciò fa capire che le varie attività venivano riunite in alcune zone della Repubblica, e questo per precisi indirizzi di carattere economico: la vicinanza di tante attività presupponeva anche ad una rinuncia della libera concorrenza commerciale, quindi a dei piccoli monopoli a carattere sociale, tutto questo a vantaggio del consumatore che veniva favorito dalla molteplicità delle scelte, sia della produzione, favorita dal più facile scambio di esperienze e di tecniche produttive.

E’ questo uno degli esempi indicativi di come la vita sociale della Serenissima fosse regolata: gli interessi del singolo cittadino venivano sempre, in certa misura, subordinati a quelli della collettività. Questo fece di Venezia una grande Repubblica ed un grande Stato, tutt’ora, nella sua concezione, moderno e pragmatico!

 

Bacàri e ciccheti tra padrone e cane a Venezia!

bacaei 3.jpgCome in ogni famiglia veneziana c’è sempre un parente che ama frequentare bacàri: questo meraviglioso personaggio, zio Fausto, ex violinista dell’orchestra della Fenice e gran suonatore di fisarmonica , lo sguardo perennemente triste vista la particolare fisionomia, ma gaudente ed allegro nel cuore.

Ogni mattina “portava a spasso il suo canbacaro 1.pnge” Black, un grande barbone nero dalla personalità molto particolare , sorridente (se il sorriso si può attribuire a un cane, ma a lui si )e ricco di humor, che amava fare scherzi sadici e bellissimi a chi lo temeva: al suono del campanello della persona che si intimidiva si andava nascondere dietro alla porta , e una volta aperta, si parava davanti all’improvviso al malcapitato ospite, abbaiando ma senza fare cane barbone  nero.jpgalcun gesto violento verso la persona spaventata, ed assumento un’aria tronfia e soddisfatta subito dopo; non ha mai aggredito nè morso nessuno, ma la timidezza e la ritrosia di certe persone gli permettevano di scherzare,e  la cosa lo metteva di buon umore.

Una volta fuori casa lo zio Fausto prendeva la sua direzione, e Black la propria, dandosi un tacito appuntamento ad una cert’ora e ad un certo luogo (che lo zio non comunicava mai a Black, sapendo che sarebbe stato comunque raggiunto).

Bacari-2-160x160.jpgbscaro 2.jpgcicheti.jpgciccheto.pngIl prozio aveva un suo particolare itinererario che toccava diversi bacàri, a seconda delle giornate, delle persone incontrate e probabilmente dalla qualità dei cicchetti del giorno delle osterie visitate…un cicchetto, un’ombretta e via, ciacolare di tutto e di niente, e poi, quando arrivava l’ora giusta ecco che, dopo aver fatto i suoi giri di conoscenze , magarti corteggiamenti alle varie cagnette della zona, il fedele comnpagno di avventure a quattro zampe si faceva a sua volta il giro di osterie, pre poi andare a ricordare al padrone che era ora di rientrare, naturalmente ripagato in questo suo vagabondare da qualche regalia alimentare da ogni proporietario, e una volta riunitisi, ritornavano sazi e mezzi brilli, cane davanti e padrone dietro. 

 

Gli straordinari numeri di Venezia!

panoramica.jpgVenezia_laguna_vista_satellite-1200.jpgVenezia è stata una grande Repubblica di cui hanno fatto parte tante terre dell’interno del Veneto, della Dalmazia, dell’Istria, ma di per sè è una città piccola per estensione, e frammentata in tante piccole isole: la sua lunghezza da est ed ovest si estende per 4.630 m. e la larghezza, da nord a sud è di 3240 m.. Per cui la sua superfice è di 412,6 Kmq.

dorsoduro a Venezia.gifSestier di S. Croce.jpgS. Polo a Venezia.jpgCittà piccola ma molto complessa: divisa in sei sestieri: Dorsoduro, S.Croce, Cannaregio, S.Polo, Castello e S. Marco , e la numerazione civica inizia e finisce per ogni sestiere, iniziando dal n. 1, e continuando progressivamente, insinuandosi nelle calli, nei campi, nei campielli fino al confine del sestiere: ogni numero è inscritto in una forma ovoidale bianca, circondato da un bordino nero.
5520_venezia_ca_d__oro_cannaregio.jpg5362_venezia_riva_degli_schiavoni_castello.jpgS. Marco.jpgImpossibile, per chi non abbia un punto di riferimento:, il nome di una calle, di un campiello, di un sottoportego, di una fondamenta, conoscendo comunque il sestiere, altrimenti …tutto è perduto..ma si può sempre porre come riferimento un Palazzo famoso, una chiesa, un bacàro od una trattoria, o più semplicemente chiedere aiuto ad un autoctono che, con molta gentilezza, si offrirà addirittura di accompagnarvi all’indirizzo richiesto!

200px-Civico_Venezia.jpgNessuna meraviglia se ogni tanto si vede un numero non corrispondente ad un ingresso: a volte si riferisce ad una finestra o a una porta murata: non si tratta di errori, ma significa che un tempo più o meno lontano li c’erano degli ingressi poi chiusi.

A volte tali numeri sono accompagnati da una lettera, per non modificare la numerazione in corrispondenza di nuove aperture.

Castello arriva al numero 6828, Cannaregio 6419, S. Polo al 3144, Santa Croce, il piùà piccolo dei sestieri al n. 2359, e Dorsoduro 3964, ai quali Schermata-03-2455989-alle-22_56_52.pngnizioleti.jpgbisogna però aggiungere i 971 della Giudecca, , che ha una sua propria numerazione, mentre S, Marco conclude la sua numerazione al 5562.

Ogni numero finale del sestiere viene segnalato come ultimo del sestiere stesso, sempre attraverso un nizioleto. Non a caso, vicino al n: 1  del sestiere di S. Marco, c’è anche l’ultimo, il 5562. Cose da far girare la testa.

Burano ha una numerazione simile a quella di Venezia centro, ma divisa in cinque parti corrispondenti a San Martino destra, San Calle_amor_dei_amici.jpgMartino sinistra, Terranova, Giudecca, e San Mauro, mentre a Murano la numerazione va di calle in calle.

Quindi Venezia è appunto la città delle isole, 416, di cui 24 a Castello, 13 a S. Marco, 7 a S, Polo, 13 a S. Croce, 32 a Cannaregio, 17 a Dorsoduro e 10 alla Giudecca; i ponti che collegano le varie isole e i sestieri sono 416, ed i rii che scorrono tra le isole 176….e nei vari campi svettano 170 Campanili , Toponomastica-Venezia.jpgVENEZIA-PONTE-DELLE-TETTE.jpgquello di S. Marco è alto 100,060 m….
E non dimenticate di osservare i nizioleti, di cui ho già parlato che, nel loro rettangolino bianco raccontano la “Calle dell’amor degli Amici” Ponte della donna onesta”, ” ponte della cortesia” o ” Rio terà degli Assassini”, ed altre innumerevoli indicazioni , e sono un tutt’uno con la storia, i mestieri e la vita dei veneziani che quelle indicazioni, quei numeri civici (da perdere la testa) ce l’hanno nel cuore: città unica, sempre e comunque!

 

Gli intriganti ingressi della Basilica di San Marco: dall’esterno all’interno un susseguirsi di spirali, simbolo di nascita, evoluzione ed infinito di una strordinaria città che, assieme alla laguna e il mare rimane sempre unica e misteriosa!

300px-Basilica_de_San_Marco.jpgGli intriganti ingressi della Basilica di San Marco sono legati alla struttura stessa della costruzione: innanzi tutto non esiste una vera e propria facciata, poichè non presenta una fronte che abbia una prevalenza sulle altre: a guardar bene non esiste una vera facciata intesa come  piano riconoscibile e delimitato. Le varie fronti sono un complesso di piani e di volumi , più o meno avanzati, snodati dalle nicchie e dagli sguanci a ripetizione.

Il corpo della chiesa è immerso ed avanza negli spazi della Piazza. della Piazzetta dei Leoncini, e  della piazzetta, gli ingressi della chiesa non Porta deri fiori su  Piazzetta dei leoncini.jpgPiazzetta S. Marco.jpgpiazza-san-marco.jpgrisultano simmetrici, esiste infatti una varietà di accessi davvero insolita, con una distribuzione assimetrica rispetto all’asse della chiesa.

Questi due fatti, assai significativi, l’assenza di un fronte principale e la varietà degli accessi, sono tra loro indipendenti e sono una caratteristica di questa architettura.

Cappella Zen.jpgNel 1504-21 per costruire la Cappella Zen,è stato ostruito l’ingresso nell’atrio direttamente dalla Piazzetta : l’ingresso dalla Piazzetta era infatti uno dei più importanti, se non il più importante: era l’ingresso dall’acqua che per tradizione a Venezia è quello principale.

Per necessità liturgiche l’asse della chiesa  risulta orientato est-ovest, ma l’arrivo dell’acqua è a sud: in tal modo la fronte verso la Piazza perde di colpo la sua importanza, e il cosidetto fianco verso il molo diventa  la fronte porta della cappella Zen.jpgprincipale e più decorata.

L’attuale cappella Zen non è coperta a cupola, ma da volta di botte, e diventa quasi un un portico, più profondo di quelli verso la piazza, diventando come una grande bocca spalancata verso la laguna.Sembra quindi che le due entrate principali alla -Basilica dovevano essere quella dalla piazzetta (cappella Zen) e quella dalla piazza (porta di S. Alipio): due percorsi porta de mar.jpgportaledi S. Alipio.jpgporta_sant_alipio_mosaico.jpgscentrati o tangenziali, con andamento a “turbina”.

Da un’antica stampa di Giac. Franco (XVII secolo) si può osservare che il baldacchino fissato per una delle tante processioni rientra in chiesa proprio per la porta di S. Alipio e non per la porta centrale.

E’ evidente che gli altri ingressi fossero si importanti, ma per la gente che arrivava alla spicciolata, così pure la porta dei fiori sul lato nord, che sembra però essere ricavata in un periodo posteriore alla costruzione dell’atrio.

venezia_san_marco_basilica_pianta_02.gifPorta del frumento.jpgGli ingressi quindi dalla Piazzetta e di S. Alipio erano destinati alle processioni: solo a queste infatti corrisponde all’interno tutto un lungo spazio di un intero braccio dell’atrio; è questo spazio che è per di più cadenzato dallo snodarsi delle campate coperte alternativamente a volta e a cupola e affiancate dalle nicchie. <un ritmo continuo, : ogni braccio è quasi una piccola chiesa basilicale.

Un ingresso alla chiesa più riservato era quello interno al Palazzo ducale: esso è collocato al piano terra, all’inizio del portico dell’ala dei Pregadi, di fianco alla scala dei giganti.

Nel cortile di Palazzo Ducale, in linea con la Porta del Scala dei giganti a Venezia.jpgArco Foscari.jpgArco Foscari 1.jpgfrumento  sul molo, esiste tutt’ora il tracciato di una corsia, affiancata dai fori dei montanti di un lungo baldacchino o padiglione…il prolungamento di questo tracciato passa ai piedi della scala dei Giganti, sfiora l’Arco Foscari, che prima della decorazione gotica doveva lasciare più spazio libero verso il cortiletto, e conduce ai gradini rotondi della porta della chiesa.

L’allineamento non era certamente casuale, ma era il segno di un percorso ben definito legato al rituale che accomunava il Palazzo alla Chiesa.

palazzo_ducale_001_arco_foscari.jpgProcessione di Giacomo Franco.jpgDalla stessa stampa del Franco si può notare che il baldacchino per la processione esce appunto dalla porta del Frumento del Palazzo °Ducale, E’ da supporre quindi che la porta nel cortiletto dei Senatori servisse per l’uscita della processioni della chiesa.

Un altro ingresso laterale, più importante anche se meno appariscente, risulta al centro dell’Arco Foscari, in corrispondenza dell’arco sotto all’orologio nel cortile, ed è Cappella di S. Isidoro in mappa.gifCaoppelklka di S. Isidoro.jpgCappella di S. Isidoro 1.jpgtagliato sul muro tra il tesoro e gli altri piccoli ambienti ad est. Questo passaggio risulta perfettamente in asse con il transetto, sotto il rosone, di fronte alla Cappella di S. Isidoro: immette quindi in uno spazio simile a quello della porta centrale dalla Piazza.

E’ evidente  che esiste quindi una corrispondenza tra i vari percorsi esterni della Basilica, visti in relazione ai vari ingressi, che avvolgono la chiesa e vi convergono con un andamento  a Colonne di Marco e Todaro.jpgPilastri acritani.jpgpili portastendardi a  S. Marco.jpgspirale ( la spirale, un simbolo dell’infinito, ma anche della crescita e dell’espansione, ed elemento comune e unico a Venezia, come ad esempio l’anagrafica di porta dei fiori.jpgquesta straordinaria città!)e sono accompagnati da elementi spaziali come le due colonne del molo ( Marco e Todaro) che accompagnano il percorso dal Ponte della Paglia alla Piazzetta, l’edicola sporgente al lato sud della Basilica, verso il molo, che accomnpagna e indica il percorso verso l’ingresso d’acqua (il più solenne ed importante) , e verso l’atrio (la cappella Zen); i due pilastri acritani , allineati con l’antica torre del tesoro, che indicano un percorso da o per la Porta della Carta; i tre pili portastendardi sulla Piazza davanti alla chiesa, che definiscono uno spazio altrimenti troppo vasto fino in fondo alla Piazza e che suggeriscono un percorso tangenziale alla facciata.

Tali elementi sono riscontrabili anche nelle logge e nelle gallerie sovrastanti: queste si sviluppano solo su lato ovest, sulla Piazza, o sul lato nord; sul lato sud, verso il molo , la loggia ha solo un piccolo risvolto di una campata; questo lascia supporre battistero.gifBattistero della Basilica di S. Marco.jpgBattistero.jpg(come dice >Il Cattaneo) che il Battistero sia sempre stato fin dall’origine dove è ora: luogo quindi di origine della Basilica, da dove essa si è espansa a spirale, con le sue nicchie, le sue asimmetrie, i suoi ingressi strani la sua meravigliosa originalità di chiesa ibrida….tra il bizantino più estremo e la sua interfaccia di una città che aveva come referente unico e principale il mare…a cui era dedicato tutto: le lampade della giustizia, gli ingressi delle chiese, i progetti del futuro, l’orgoglio e il dominio commerciale, culturare e militare, ma sopratutto la libertà di pensiero e l’immenso amore per l’equilibrio così delicato e meraviglioso con la sua laguna, fragile, misteriosa, calma a volte, a volte aggressiva…ma parte indissolubile della natura di Venezia e dei Veneziani.

 

 

 

 

Venezia a volo d’uccello

carta di Venezia.jpgLa Serenissima è nata e vissuta in simbiosi con l’acqua, mantenendo  sempre un’attenzione rigorosa ed efficiente alla salvaguardia dell’equilibrio città – laguna, e punendo severamente ogni abuso,

Nel Magistrato delle Acque, murata dietro gli stalli dell’antica sede era stata murata una targa che diceva:
La città del Veneti per volere della Divina Provvidenza fondata sulle acque, circondata dalle acque e protetta dalle acque in luogo di mura, chiunque pertanto oserà arrecare danno in qualsiasi modo alle acque pubbliche sarà condannato come nemico della Patria e sia punito  non meno gravemente di colui che abbia violato le sante mura della Patria di questo Editto sia immutabile e perpetuo”.

editto di Egnazio.jpgQuesto monito solenne dell’umanista veneziano Giovanni di Cipelli Battista Egnazio (1478 -1553) è noto come Editto di Egnazio, ed è collocato ora tra due finestre della sala riguardante le cartografie al Museo Correr,( ed è di questa sala e di cosa vi è contenuto che volevo raccontare).

Questa era l’autorità veneziana a cui era affidato il compito di sorvegliare e proteggere il delicato equilibrio dell’ambiente lagunare.

Sotto l’ala del Leone di S. Marco, è qui esposto l’imponente leone marciano in legno (secolo XVII) proveniente da una delle canterie della Basilica di S. Marco, la Città si è espansa con uno sviluppo ininterrotto dai primi nuclei urbani di Rialto verso le aree perimetrali ai limiti della laguna. Sempre conservando l’attenzione ed il controllo per l’equilibrio città – laguna.

volo.jpgvolo d'uccello 7.jpga volo d'uccello 6.jpgEd è appunto lo sviluppo urbanistico di Venezia che è qui documentato attraverso vedute  e piante. Poche città dispongono infatti di un repertorio cartografico come quello veneziano, che si sviluppa con ricchezza e coerenza nell’arco di cinque secoli.

Capolavoro assoluto della cartografia Veneziana è la celebre ” Veduta di Venezia a volo d’uccello”di Jacopo de Barbari (1470 – 1516 ) di cui parlerò in seguito, datata MD. Sulla parete di destra c’è l’esemplare appartenuto a Teodoro Correr.

xilografia.jpgDi questa straordinaria opera, realizzata su sei fogli, sono esposte al secondo piano le matrici originali in legno e un’ulteriore stampa.

volo d'.jpgLa xilografia qui affianco è il primo stato della veduta, in cui il campanile di S. Marco , danneggiato nel 1489 da un fulmine, ha la copertura provvisoria in tegole. Ritratta da un punto di osservazione molto alto , a volo d’uccello appunto, è ripresa da sud  con in primo piano una parte della Giudecca e l’isola di San Giorgio.

Sullo sfondo, oltre alle isole della laguna settentrionale il profilo dell prealpi con SERAVAL ( l’odierna Vittorio Veneto) ad indicare il passo che conduceva a nord.

Del tessuto urbano rimangono le architetture più fortemente rappresentative . l’area marciana al centro del potere politico della città, le basiliche dei Frari e di SS: Giovanni e Paolo, le facciate dei Palazzi sul Canal Grande, l’Arsenale, ma insieme appaiono riprodotti meticolosamente in tutta la città, numerosissimi dettagli che ne fanno un documento di estrema rilevanza per la parte di Venezia a volo d'ucello.jpgvolo d'uccello 2.jpgvolo d'uccello 3.jpgconoscenza dell’impianto urbano, l’unica testimonianza visiva della Venezia cinquecentesca nella sua interezza.

La presenza inoltre di Mercurio e di Nettuno, la grande quantità di navi in bacino, ed il brulicare di gondole in Canal Grande sottolineano un intento celebrativo dell’opera.

carta di Arzenti.jpgpianta prospettiva di Venezia.jpgNella parete di fronte la veduta di Gian Battista Arzenti (attivo dal 1600 al 1625)e la pianta prospettica di Joseph Heintz il giovane, post 1678).

A fianco del De Barbari è invece il curioso dipinto Natali di Venezia.jpgsettecentesco con i Natali di Venezia, in una ricostruzione fantastica, l’articolata rappresentazione della città in pianta, in cui ciascun punto notevole è contrassegnato da un numero, è accompagnata nella fascia inferiore da tre ordini di personaggi, anch’essi contrassegnati, e da una legenda descrittiva.

Sia questi dipinti che la pianta a stampa consentono di valutare le trasformazioni avvenute nella città per forma ed estensione nei diversi secoli.

Al centro della sala due globi, celeste e terrestre, pezzi rari della vasta produzione del cartografo veneziano Vincenzo Coronelli.jpgglobi coronelli.jpgclobo terrestre.jpgglobo terrestre particolare.jpgglobo celestrìe particolare.jpgCoronelli (1650-1718) frate francescano, cosmogrofo ufficiale della Repubblica di Venezia, che visse ed operò nel convento dei Frari.

 

Lido di Venezia, dai Crociati alla Mostra del Cinema

s_nicolo_ponte_romano.jpgIsola del Lido.jpgAnticamente litus era il nome del Lido, cioè litorale, una lingua di terra lunga dodici chilometri che separa la Republica di Venezia dal Mare Adriatico.

Isola del Lido di Venezia.jpgLa sua formazione avvenne dal trosporto dei fondali naturali, a causa dei detriti dei fiumi dalla parte della laguna nel regolare e priodico movimento delle correnti marine-fluviali.

La sua forma naturale proteggeva e protegge Venezia dalle furie del mare, dalla minaccia degli assalti dei corsari e dei pirati dalmati.

Da quest’isola partirono tutte le grandi imprese di Venezia del Dogado, e poi della più estesa Repubblica Serenissima di Venezia.Da qui partirono  e qui fecero ritorno le flotte del doge Pietro Orseolo (anno 998), dopo Lido di Venezxia.jpgaver liberato il mare dai corsari Dalmati. L’Adriatico venne denominato Mare Nostrum, e la grandezza di Venezia si espanse per tutto il Mediterraneo, diventando la Regina dei Mari.

Nello Stato della Repubblica di Venezia venne istituita una “Magistratura”che avrebbe tutelato queste zone, e furono nominati i Povveditori sui Lidi incaricati di salvaguardare questa località.

ossa di SW. Nicolò al Lido.jpgDoge Domenico Selvo.jpgChiesa di S. Nicolò o Nicoleto a Lido.jpgNel 1071, per acclamazione del Popolo, nella chiesa di S. Nicolò ( S. Nicoleto) fu nominato doge Domenico Selvo.

Nel 1099 nell’isola arrivò parte delle ossa del corpo di S. Nicolò che a causa del trafugamento si erano spezzate, le altre parti vennero inumate nella Chiesa di San Nicolò di Bari, e quello che rimase a Venezia venne conservato e adorato nella chiesa di San Nicolò o San Nicoleto, come dicono i Veneziani.

pavimento della chiesa.jpgla IV crociata.jpgcrociati.jpgEnrico Dandolo.jpgconvento e chiostro di S, Nicolò.jpgNel 1202 la zone diventò la base dei Cavalieri Crociati francesi in attesa di partire per la IV crociata agli ordini del Doge Enrico Dandolo.All’epoca vennero costruire grandi capanne di tavole per soldati, e scuderie per i cavalli.

In seguito nel 1500 in questa zona venne eretto un Torrione, chiamato Castel Vecchio, e venne completata una fortificazione  formata da un corpo centrale merlato con una terrazza ai lati. Il torrione di destra, innalzando al centro un alto torrione con una lanterna , aveva funzione di faro.

caserma_pepe_veduta_aerea.gifQuest’opera, che isolava una gran parte del territtorio  del Lido, possedeva all’interno i quartieri per i soldati ( i fanti de mar) e un edificio adibito alla costruizione della polvere da sparo ( tezon per i salnitri), le stalle, il convento e la chiesa di S. Nicoleto.

caserma_pepe_leone_ingresso_monum.gifcaserma_pepe_ingresso_monumentale.gifFanti de Mar.jpgTale edificio racchiudeva in sè potenzialmente le caratteristiche delle Caserme moderne, e Caserma divenne. Nel 1600 divenne Caserma dei Fanti de Mar, diventati in seguito Compagnia dei Lagunari, e la Caserma, vero monumento all’arte della fortificazione, venne chiamata poi Caserma Pepe. Purtroppo tale caserma è ora abbandonata, senza alcuna funzione. Da ammirare il bellissimo cortile, reso suggestivo dall’uso dei mattoni che creano un’atmosfera di intonazioni cangianti che variano a seconda dell’ora, dal rosa, all’arancione e al rosso infuocato.

cimitero portale.jpgcimitero erbaioco.jpgCimitero ebraioco 3.jpgcimitero ebraico 4.jpgNel 1389 venne istituito qui il Cimiteo Ebraico, uno dei più belli e suggestivi che si conoscano, e successivamente, poco distante, il Cimitero dei Protestanti Anglicani.

Ora al Lido si può andare in automobile, l’isola è impreziosita dall’annuale Mostra del Cinema di Venezia, ma per chi ha voglia di guardare oltre, c’è ancora da vedere un passato glorioso ed importante.