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Le Scuole di Venezia

270px-Scuola_nuova_della_Misericordia_%28fianco%29.jpg270px-Scuola_vecchia_della_Misericordia_%28Venezia%29.jpgA Venezia con il termine Scuola si intendeva sia un’antica istituzione di carattere associativo – corporativo, sia la costruzione stessa che tale corporazione ospitava.

Dall’undicesimo secolo si erano formate delle confraternite laiche che eleggevano un Santo protettore, ed alle quali aderivano cittadini di ceto medio.

Le corporazioni o confraternite dei nobili invece venivano chiamate Scuole Grandi.Nel 1261 la Repubblica istituì due magistrature, che oltre ad altri compiti, avevano anche quello di approvare le Mariegole, ossia gli atti istitutivi delle Scuole stesse.

mariegola in archivio storica.jpgmariegola.jpgA presiederle erano i Guardian Grandi, il Capitolo era l’organo che riuniva i confratelli, la Banca e la Zonta erano organi con incarichi direttivi, ed erano formati da quattordici persone circa.

Scuola Dalmata di SS Giorgio e Trifone.jpgEsistevano quindi le Scuole dei lavoratori stranieri, Albanesi, Dalmati, Schiavoni,Greci ed altri, che fornivano ai loro confratelli aiuti spiriturali e materiali nelle difficoltà.

Scuola Dal.jpgScuola dalmata.jpgLa Scuola Dalmata, per la completezza ed il buono stato di conservazione oltre che per la presenza della  Storia dei Santi Giorgio, Gerolamo e Tritone e due vicende evangeliche dipinte dal Carpaccio, si distingue per bellezza.

Mariegola della Scuola Grande dei Carmini.jpgmariegola -galeone.jpgMariegola della Scuola di S. Michele Arcangelo.jpgle mariegole.jpgMariegola dei bocaleri.jpgLe Scuola formate dagli artigiani, di alcune delle quali abbiamo già parlato,  la Mariegola era una sorta di albo professionale ( ad esempio la Scuola dei calegheri, dei mureri o muratori, dei battiloro (orafi).

Le Scuole Grandi invece si dedicavano per lo più alla devozione di un Santo, o alla Penitenza ( dei Battuti) e, dopo la metà del 400 la differenza di importanza venne sancita dal Consiglio dei Dieci. Le Scuole grandi infatti erano composte da nobili ricchi, ed erano finalizzate alla beneficenza e scritta.jpgall’assistenza, ed il notevole afflusso di denaro rendeva gli edifici ricchi di opere di pittori e scultori importanti come il Tintoretto (Scuola Grande di S. Rocco) Paolo Veronese (Scuola GRande di S. Marco, ora l’attuale ospedale dei SS. Giovanni e Paolo )e Jacopo Palma il Giovane, ed erano arricchite misticamente da reliquie.

Le Scuole dei Battuti ebbero un ruolo fondamentale nel sostenere gli sforzi bellici della Serenissima.

Nel XVI secolo si elencavano sei Grandi Scuole:

270px-Scuola_vecchia_della_Misericordia_%28Venezia%29.jpgScuola Grande id San Giovanni Evangelista.jpgScuola Grande di San Marco.jpgScuolas grande di S. Maria della Carità.jpgScuola Grande di S. Teodoro2.jpgScuola Grande di S. Teodoro, del 1258
Scuola Grande di S. Maria della Carità, del 1260
Scuola Grande di S. Marco del 1261
Scuola Grande di San Rocco.jpgScuola Grande di S. Giovanni Evangelista del 1261
Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia  del 1308
Scuola Grande di S. Rocco del 1478.

Secondo Marin Sanudo il Giovane (1466 – 1536) grande cronista dell’antica Venezia, le Scuole minori, veri laboratori di apprendistato dove si insegnavano i vari mestieri erano 210, altre fonti parlano addirittura di 400.

I regolamenti per la costruzione delle Scuole erano molto precisi, e gli architetti vi si dovevano assolutamente attenere: Il Palazzo doveva avere due grandi stanze, una a piano terra, dove si svolgevano le funzioni, e l’altra al primo piano, dove si riunivano i confratelli, e da questa stanza si poteva accedere attraverso una porticina alla stanza detta dell’Albergo, dove veniva conservata la Mariegola.

Scuola grandde ca.jpgscuola fdei Carmini.jpgScuoa Carmini.jpgCarmini.jpgUn discorso a parte per la Scuola Grande dei Carmini ( Confraternita dei Pizzoccheri dei Carmini) che ebbe vita travagliata per la costruzione dell’edificio, certo non una delle migliori opere del Longhena, del 1594, ma che ebbe il sospirato ricoscimento dal Consiglio dei Dieci nel 1767, anche per merito di uno dei più bei quadri mai dipinti da Tiepolo: la Madonna del Carmelo che consegna lo scapolare al Beato Simone Stock.

Le Schole erano quindi le sedi delle corporazioni, con regole precise, ed erano alla base della vita di questa città Stato fondata sull’opera ed il lavoro degli artigiani, veri artisti, che furono gli artefici della sua bellezza e ricchezza, in armonia con i mercanti che procuravano   merci e materiali pregiati che la resero internazionale ed aperta alle idee di importanti scenziati, artisti ed intellettuali italiani ed europei, in un fervore di idee e conoscenza.

La colonna esoterica di Palazzo Ducale: il pellicano dei Rosacroce

colonna con pellicano.jpgUna delle colonne di Palazzo Ducale reca, più di altre, i simboli dell’esoterismo a Venezia, per altro ricca di questi riferimenti: il Pellicano.

Parliamo dei Rosacroce,che, nel rito scozzese hanno nominato appunto dei cavalieri a questo simbolo: Cavalieri del Pellicano .  I riferimenti ai Rosacroce non sono unici, nelle chiese veneziane, ma sono inaspettatamente frequenti.

pelican.jpgimagesCAQEO5HG.jpgIl Pellicano , chiamato dagli antichi greci onocrotalo perchè il suo strano verso” Krotos “era simile a quello dell’asino, ha un atteggiamento molto particolare per dar da mangiare ai suoi piccoli, curvando il becco verso il petto, e per questo dando l’errata credenza di squarciarselo per nutrirli con il suo sangue, fino a diventare emblema della carità (O. Wirth).

Nel “Physiologus” si dice che il pellicano ami moltissimo i suoi piccoli: ” quando ha generato i suoi piccoli, non appena sono cresciuti questi pellicano_croce.jpgcolpiscono al volto i loro genitori, che allora li picchiano e li uccidono. In seguito però provano compassione e piangono i figli che hanno ucciso”Il terzo giorno la madre  si percuote il fianco ed il suo sangue, effondendosi sui corpi dei piccoli morti, li resuscita.

Il pellicano si presta così ad una duplice simbologia: è l’immagine di Cristo che dona il suo sangue per redimere l’umanità, e l’immagine di Dio Padre che sacrifica il proprio figlio facendolo resuscitare il terzo giorno.

Nell’immagine simbolica medievale il  pellicano è rappresentato nel nido con i suoi piccoli, sulla sommità della croce e nell’atto di straziarsi il petto con il suo becco. Il sangue che scaturisce  è poi, l’ars Symbolica, la forza spirituale che diventa il lavoro dell’alchimista  che, con grande amore e sacrificio, conduce alla ricerca della perfezione.

images.jpgIl pellicano è un uccello difficile da vedere, e per questo diventa pura immagine dello  spirito, che richiama al pensiero della purezza ” Cristo, il nostro Pellicano, come lo chiama Dante quando si riferisce all’apostolo Giovanni: ” questi è colui che guacque sopra’l petto del nostro pellicano o :Questi fuei su la croce al  grande officio eletto(Divina Commedia Paradiso, canto XXV 112-114).

La purezza celeste è quindi il carattere particolare di questo uccello che, simile ad un angelo dalle ali spiegate simboleggia la Redenzione, la Resurrezione e l’amore di Cristo per le anime.

moderno.jpglaboe.gif Nel bestiario il primo riferimento preciso al pellicano è al MaimagesCADMKG3A.jpgtraccio, dove si otteneva la “circolazione doppia”, per cui questo uccello rappresentava la coabitazione dei liquidi.
O. Wirth spiega il simbolo del pellicano come emblema di generosità assoluta, in mancanza della quale nell’iniziazione tutto resterebbe vano.

Per altri sarebbe l’immagine della pietra fislosofale che si dissolve per far nascere l’oro dal piombo allo stato fluido, cui corrisponde l’aspirazione non egoistica (il pellicano si nutre del pesce strettamente necessario per vivere).

Con ciò sono da ricordare antichi gradi della società, come il Cavaliere del Pellicano e la sua effige nei Rosacroce.

imagesCAY0EZED.jpgNell’antico testamento il pellicano viene nominato solo una volta (salmo 102-107) e non viene mai nominato nei vangeli. Si deve al Phyisiologus( II-IV secolo) il pellicano è al numero 4 del suo inventario, in termini alquanto più complessi, narrando della resurrezione dei piccoli, al terzo giorno, per opera della madre che con il padre li ha uccisi, vi è l’adattamento diretto della simbologia del Cristo.

 

Venezia quindi , esoterica fino nei minimi particolari, come i marmi usati, che danno un fascino ancora maggiore a questa città sospesa tra l’oriente e l’occidente, e magicamente rimasta aderente alla sua essenza che chiunque percorra le sue calli ed i suoi campi percepoisce e respira con l’aria della laguna.

I Padri Cruciferi a Venezia

imagesCA5I64WE.jpgospitalier.jpgimagesCASXCQTR.jpgDei vari Ordini che affiancarono i Templari nelle crociate, vi furono i Cavalieri dell’Ordine Ospitaliero, o Giovanniti, il cui compito era quello di assistere i pellegrini ed i crociati anche dal punto di vista medico e di sostentamento.Essi,  in seguito confluirono nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, , e dettero il loro apporto alla vittoria nella Battaglia di Lepanto.

Assieme agli ospitalieri vi fu un altro Ordine dedicato alla cura dei feriti, dei malati, della gente bisognosa: I Padri Cruciferi.I Fraters Cruciferi appartenevano ad un ordine nato  probabilmente in Oriente, ma  vantavano le proprie origini addirittura dai primi cristiani. Affermavano di essere stati fondati da S. Cleto, e rifondati da S. Ciriaco, patriarca di Gerusalemme nel IV Secolo.Nel 1169 papa Alessandro III diede loro una costituzione ed una regola simile a quella degli Agostiniani.

Cavalieri Ospitalieri o Cruciferi.jpgcavalieri ospitalier.jpgimagesCALMNGBJ.jpgCavalieri ospitalieri.jpgPapa Pio II diede loro un abito blu e fece sostituire il lungo bastone a forma di croce che sempre recavano con sè, con una piccola croce d’argento.

Giunsero ad avere 208 Monasteri in Italia: Bologna, Roma, Milano, Napoli e Venezia. A Bologna Papa Clemente IV fece casa generalizia dell’ordine nel Convento di Santa Maria Morella a Bologna, e fu da li che nacquero i Crutched Friars inglesi, di cui si ha notizia anche in Irlanda ed in Boemia.

oratorioi gesuiti.jpgimagesCAL23325.jpg025ItaliaVeneziaGesuiti.jpgA Venezia, il Monastero in cui si insediarono i Crociferi  fu la Chiesa di S. Maria Assunta, detta dei Crociferi, e la sede dell’ospedale fu l’oratorio, del XIII secolo.imagesCABDFND0.jpg
imagesCAFTGB7P.jpgOra sono noti come la Chiesa dei Gesuiti e l’Oratorio, che è rimasto comunque, fino ai giorni nostri,  ospizio per donne.

tiziano_martirio-san-lorenz.jpgLa chiesa, ora dei Gesuiti si trova nel campo omonimo, ed è un capolavoro che ospita comunque il ” Martirio di San Lorenzo ” di Tiziano,Madonna col Bambino di  Andrea dell’Aquila (1604) Assunzione di Maria di Tintoretto ( 1555)Monumento funebre al Doge Pasquale Cicogna del Campagna, Spirito Santo con Maria di Antonio Balestra (1704)Santa Barbara di Giovanni Maria Morleiter, ed il Monumento Funebre alla Famiglia De Lezze del Sansovino ( seconda metà del XVI Secolo) oltre alla Sagrestia che ospita venti dipinti di Palma il Giovane; Vi era custodito inoltre il corpo di Santa Barbara (la vergine di Nicomedia),motivo di attrito fra Cruciferi e le monache di Torcello che sostenevano di dovere detenere le spoglie della Santa donate loro dal Doge Pietro Orseolo.

imagesCADST4XK.jpg003ItaliaVeneziaGesuiti.jpgIn seguito papa Alessandro VII nel 1656 decise di sopprimere l’Ordine, poichè, a suo avviso, vi era stata una certa rilassatezza dei costumi, ed il numero degli adepti si era notebolmente ridotto.

imagesCAK2PLU6.jpgimagesCAF8CNQV.jpgSi dice invece che, dopo aver distrutto l’ Ordine dei Templari, Filippo il Bello, in Francia, donò buona parte degli averi di questi cavalieri proprio ai Crociferi.Ora proseguiremo su questo meraviglioso campo, quello dei Gesuiti appunto a cui fu affidata la chiesa, che venne comunque ricostruita perchè troppo piccola per questa compagnia di Gesù fondata da San Giovanni di Loyola nel 1535.Andiamo in fondo al Campo, , dove si giocava a pallone, e si può intravvedere, in lontananza, l’isola di S. Michele, cimitero monumentale e fantastico, ed il Casin degli Spiriti.sanmichelebluverdebiancoazzurr.jpg

Venezia: dai Templari ai Rosacroce

doge Enrico Dandolo, 2.jpgdoge Enrico Dandolo in battaglia.jpgdoge Enrico Dandolo.jpgIl Doge Enrico Dandolo partecipò alla IV crociata indetta da Papa Innocenzo III nel 1198 non fosse altro per il fatto che essendo la flotta navale di Venezia la più grande e potente dell’epoca , in grado di trasportare  cavalieri, cavalli e viveri fino in Terrasanta  cercava di allargare 300px-Gustave_dore_crusades_dandolo_preaching_the_crusade.jpgi propri spazi e i proprio contatti.

navi del doge.jpgIl  Doge con il Consiglio dei dieci, per non intralciare il commercio della Repubblica , allestì navi solo per il trasporto dei Pellegrini , inoltre, la Serenissima istituì  una speciale magistratura ed un “ Codex Peregrinorum ” per tutelare i viandanti. La flotta, imponente e bellissima fece prima scalo a Trieste e poi a Muggia, dove i Veneziani chiesero atto di sottomissione, quindi a Zara, che posero sotto assedio fino alla conquista

A queste conquiste di paesi cristiani,  nonostante il tomba del doge enrico Dandolo.jpgpatto che era stato  ratificato tra  Innocenzo III e il Doge, il Papa non osservò i propri impegni, anzi scomunicò tutti i partecipanti alla crociata, per cui i cavalieri templari che avevano combattuto in Terrasanta confluirono a Venezia, e precisamente al Lido, dove il doge pensò di ricoverarli.  In seguito i templari, sostenendo di non aver conosciuto gli scopi del Dandolo furono perdonati dal Papa,  vennero cacciati dal Doge. Ed è qui che inizia una lunga sequenza di tracce lasciate dai cavalieri templari, tra Venezia, l’ Istria, e via, via, fino al Portogallo ed in Francia.

Triplice cinta di San Rocco a Venezia.jpgBasta comunque girare per Venezia per segnalare le tracce di questo passaggio, non solo (foto tratta dal blog “due passi nel mistero” di Marisa Uberti)passaggio, comunque, ma anche proseliti, che hanno continuato, e continuano a conservare fino ad ora le tradizioni di questa  fede in un gruppo di persone che ancora sono alla ricerca del Sacro Graal e delle motivazioni che di questa ricerca ne fanno una priorità importante della vita. tra queste tracce i due simboli che i templari lasciavano, come indizi o messaggi, come le triplici cinte, una la si vede benissimo incisa nel sedile di pietra davanti alla Scuola di S. Rocco, e l’altra in una panca di pietra dentro la Basilica di San Marco, a Venezia.

chiesa di San Barnaba a Venezia.jpgChiesa di San Pietro di Castello.jpgOltre alle tracce vere e proprie come la cattedra di San Pietro a San Pietro di Castello, che si disse conservò il Sacro cattedra di San Pietro.jpgGraal , e la sepoltura del corpo del  corpo del Custode della Sacra Reliquia,( Nicodemè de Bertrand Mesulet)che riposa nella chiesa di San Giovanni in Bragora.jpgS. Barnaba. Voci di Popolo dicono che i Templari portarono con loro un tesoro, che venne nascosto nell’isola S. Giorgio in Alga, San Giovanni in Bragora, portale.jpgisola di Venezia dove ora la Protezione Civile fa le esercitazioni. 

campo San Giovanni in Bragora.jpgimagesCAGTXGQP.jpgEsiste un’ipotesi per cui i Templari fossero, pur essendo monaci, il braccio militare del Priorato di Sion, ordine fondato da Goffredo di Buglione dopo la presa di Gerusalemme, che divenne  in seguito l’Ordine dei Cavalieri di Malta, e la sede anche attuale del Priorato di Lombardia e Veneto di quest’ordine si trova nella Chiesa di S. Giovanni in Bragora,  di cui ho già scritto.

Da qui inizia tutta una serie di tracce che vanno Palazzo Vendramin Calergi.jpgCà Vendramin Calergi.jpgChiesa della Maddalena a Venezia.jpgdal Palazzo Vendramin Calergi, sede ora del Casinò di Venezia ove sono iscritte le parole : NON NOBIS DOMINE ! ,a prima parte di una frase che era un simbolo e un modo di comunicare tra i Cavalieri Templari, appunto ( NON NOBIS DOMINE, SED NOMINI TUO DA GLORIAM), e la chiesa di Maria Maddalena di Cannaregio, carica appunto di questi simboli, che potete vedere, e che apparteneva alla famiglia detta Balbi (per via della balbuzie del suo capostipite), il  cui cognome era Ezzelino, e notoriamente massone.

Se giriamo tranquillamente per Venezia, questi simboli li possiamo notare in qualche rosone, in qualche capitello che unisce, unitamente all’immagine della Madre col Bambino anche qualche decorazione che, a ben vedere, è un simbolo templare.

 

pilastri acritani.jpgmedaglioni alchemici a San Marco Venezia.jpgSegni alchemici.jpg200px-Venice_%E2%80%93_The_Tetrarchs_03.jpgDi certo simboli templari, legati all’alchimia ed in seguito ai Rosacroce si possono trovare nella Basilica di San Marco: i medaglioni alchemici, incastonati nella parete che da sul campo dei Leoni, i Tetrarchi, dall’altra parte, che portano alla base un cartiglio decorato con due putti e due draghi (simboli alchemici anche questi), con la scritta in veneziano antico: “uomo faccia e dica pure ciò che gli passa per la testa e veda ciò che può capitargli”, oltre ai due pilastri acritani, anche questi con simboli da decrittare e legati ad antiche credenze.

 

particolare dell'orologio della Torre di Venezia.jpgCagliostro.jpgCasanova, Rosacrociano.jpgcolonne annodate a San Marco, Venezia.jpgCavalieri dei Rosacroce.jpgE non parliamo quadrante dell’orologio della Torre, che reca simboli legati non solo allo Zodiaco, ma anche simboli arabi. A questo si possono collegare le colonne annodate della Basilica di San Marco ( il nodo è quello d Re Salomone), inizio e seguito nella storia dei templari, poi alchimisti, poi rosacroce, tra i quali spicca Giacomo Casanova iniziato a questi misteri dalla Marchesa d’Urfè a Parigi, e orologio dio San Marco.jpgpoi ritrovatosi con Cagliostro, altro Rosacrociano facente parte dell’ordine Egiziano.

 

Polifilo.jpgmovimento rosacroce e massoneria.jpgcap_pellicano.jpgcapducale.jpg

Tra le colonne di Palazzo Ducale appare anche il simbolo del Pellicano, immagine dei Rosacroce,  simbolo che si ripete in un capitello della Chiesa di San Salvador, e di cui parleremo, che, assieme al libro conservato nella Biblioteca Marciana, Hypnerotomachia Poliphili è alla porta magica o alchemica.jpgbase delle cognizioni per arrivare ai mutamenti determinanti legati alla Pietra filosofale.

 

 

Dai rosacroce poi si passerà ai massoni, di cui attualmente è esistente una loggia a Venezia, l’unica rimasta di almeno Rosacroce a Venezia e Federico Gualdi.jpgrosacroce e Venezia.jpgsimbolismo del Pellicano.jpgquattro logge, di cui già ho parlato e di cui comunque parleremo anche in seguito.

Venezia quindi come città esoterica, scrigno di dottrine orientali testimoniate dalla Famosa Biblioteca Marciana e dagli incunabili che il Cardinale Bessarione donò a questa biblioteca per permettere agli studiosi provenienti da tutta europa di approfondire tali, antichissime informazioni .

Alla ricerca degli Alchimisti

images.jpgIn questa straordinaria città, ricca di richiami arabi, egiziani e depositaria di libri così importanti per gli studiosi dell’alchimia, della Kabbalah, si trovano sempre riferimenti precisi alla clavicola(chiave) di Re Salomone, al suo anello, al suo sigillo e al labirinto, e pure alla pietra filosofale.

Venezia è una città che ospita, senza alcun mistero, la Sede del Priorato dei Cavalieri di Malta e, in Campo S. Maria Formosa, la sede dei Massoni imagesCA1VXMQP.jpgveneziani, che ospitava ed enumerava importanti persone anche del Seicento e Settecento, tra cui, famosissimo, Giacomo Casanova.
 
Quella del Settecento veneziano fu un’epoca straordinaria, perchè in giro per l’Europa si trovavano altri personaggi enigmatici come Casanova, estremamente misteriosi come il Conte di Saint Germain, nato nel 1698, e di cui non si conosce l’anno di morte….. perchè non risulta morto,  e Alessando Cagliostro, altro alchimista, personaggio unico anch’egli.imagesCAW1JBLK.jpg

Si conobbero tutti e tre ed  è veramente interessante l’autobiografia di Casanova, leggere degli incontri fra Giacomo Casanova e Cagliostro davanti alla Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, luogo ricco di particolarità strane, luogo di strane presenze. Tutti e tre legati ai rosacroce, tutti e tre iscritti poi a logge massoniche vissero le loro vite strabiliando l’Europa, o facendosi ridere dietro, ma comunque, erano sempre persone che frequentavano re, regine, persone importanti vivendo sul filo della denuncia per eresia, o costretti in carcere.

imagesCA2CSSO0.jpgTuttora non si sa se sia ancora vivo il principe di Saint Germain, e non si trova nemmeno la tomba di Casanova, che, si dice, sia sepolto nella chiesa di S.Barnaba, dove è sepolto anche il corpo di uno dei custodi del Sacro Graal, il cavaliere Nicodemè de Besant-Mesurier.

Molti suoi contemporanei sostenevano che anche Giacomo Casanova fosse “il conte di Saint Germain” ovvero un uomo che non muore mai. E’ tutto da vedere, è tutto da provare, semmai si potrà provare qualcosa. IimagesCATPEVO9.jpgl Grellet nel suo “Les aventures de Giacomo Casanova en Suisse” (1909) riportava la dichiarazione di B de Marault, contemporaneo di Casanova: “Questo straniero va conosciuto assolutamente. Ha visto e viaggiato tutto, conosce tutte le lingue, mi ha dato prova di grandissima conoscenza delimagesCAOBGL1A.jpgla cabala. C’è chi dice sia il conte di San Germain”, l’uomo che non muore mai. Casanova quindi è ancora tra noi?

 

La Chiesa di S. Barnaba a Venezia e il custode del Sacro Graal

Barnaba.jpg225px-San_Barnaba.jpgNell’anno 936 venne avviata la costruzione della Chiesa di S. Barnaba apostolo , su commissione della famiglia Adorni, reduce da Aquileia. probabilmente impiantata su un precedente edificio dedicato a San Lorenzo Martire  eretto agli inizi dell’800,
Distrutta da un incendio nel 1105 e ricostruita grazie alle elemosine dei fedeli ebbe la sua prima consacrazione nel 1230 per opera di due vescovi, Francesco Mosciense, dell’ordine dei Minoriti, e beato matteo dell'ordine dei predicatori.jpgAgnellino Sudense  dell’ordine dei predicatori, di cui faceva parte anche un beato Veneziano, Giacomo Salomoni.
Maria_Maddalena.jpgSalomoni.jpg250px-SantaMariaMaddalena.jpgQuesto ordine, facente parte  dei Domenicani ha come patrona Maria Maddalena, Santa a cui la Famiglia Balbo, discendente da Ezzelino I° che aveva partecipato come Cavaliere Templare alla II° Crociata al fianco di Corrado II° re della Germania dedicò una chiesa, l’unica a pianta ovale a Venezia, sui cui campeggiano chiari simboli templari.
La Chiesa di S. Barnaba venne riconsacrata il 6 dicembre 1350 dal vescovo della diocesi cretese di Suda, su licenza di Nicolò I° Morosini, vescovo di Castello, e proprio qui, un tempio che contrariamente sanbarnaba.jpgad altri non sfoggia grandi opere d’arte ( le uniche sono il soffitto dipinto, si dice, dal Tiepolo ed una Sacra Famiglia attribuita a Veronese) è sepolto il corpo mummificato di uno dei custodi del Sacro Graal: Nicodemè de Besant-Mesurier e, si dice, venne occultamente trasportato dalla Boemia il corpo di Giacomo Casanova..in una tomba senza nome!
Enrico Dandolo.jpgCon l’avvento della quarta crociata in cui Enrico Dandolo aveva dato il suo attivo sostegno ai Cavalieri Templari, questi fecero base nella Serenissima, istituendo ospedali retti dagli ” Ospitalieri” facenti sempre parte dei Templari, ma non come confratelli armati e guerrieri, dedicati invece alla cura dei cavalieri feriti e dei pellegrini che partivano o ritornavano dalla Terra Santa.
Questa presenza templare ricorre spesso e appare in diverse tracce che si possono riscontrare tutt’ora a Venezia: Nella Basilica di S. Pietro di Castello, sede del patriarcato fino al 1800 circa, si può ammirare la Venezia_-_Chiesa_di_San_Pietro_di_Castello_-_Cattedra_di_San_Pietro.jpgcavalieri_partono_alla_ricerca_del_santo_graal.gifTC_Venezia_SRocco.jpgPalazzo Vendramin Calergi.gifCattedra di S. Pietro, dove, si dice, venne nascosto e trasportato nella Serenissima il Sacro Graal (da cui venne poi trasferito in altre città) le triplici cinte incise in una panca della facciata della Scuola Grande di San Rocco, una seconda in un’altra panca in marmo all’interno della Basilica di San Marco, la terza al Fondaco dei Tedeschi, e la scritta sulla facciata prospicente il Canal Grande di Palazzo Vendramin Calergi (l’odierno Casinò di Venezia) ” non nobis domine, sed nomini tuo da gloria”.
Sempre cercato e mai trovato il tesoro che i Templari avrebbero nascosto nell’Isola di San Giorgio in Alga, luogo Fortificazione di San Giorgio in Alga.jpgfortificato ed estremamente interessante, una delle isole della laguna sud.
E la Chiesa di san Barnaba divenne il set di alcune improbabili scene relative alla ricerca delle tombe di due custodi del Sacro Graal nel film ” Indiana Jones e l’ultima Crociata”.
Nel 1800 circa il tempio venne sconsacrato ed adibito ad abitazione di patrizi veneziani decaduti, chiamati “barnabotti” i quali sopravvivevano con sovvenzioni o lavorando presso il Casinò di Venezia.
Tante tracce, tante coincidenze…misteri che portano lontano..sia nel tempo che nei luoghi ma che affascinano ..in attesa di nuove tracce e nuove possibili scoperte!
Set 20, 2010 - Misteri, Religione a Venezia, Templari e Rosa Croce    Commenti disabilitati su Il Sangue di Cristo a Venezia

Il Sangue di Cristo a Venezia

Miracolo delle Reliquie.jpgVenezia, luogo di incontro e scambio tra occidente ed oriente divenne, tra le varie crociate, crocevia di una solida e vivace compravendita di reliquie. E tra queste, moltissime vennero conservate nelle varie chiese della città.

Basilica di San Marco.jpgInnanzi tutto il corpo di San Marco, trafugato da due mercanti e portato alla Serenissima, ed a cui è dedicata la famosa Basilica, in cui è conservato anche il corpo di S. Isidoro di Chio. San Rocco, a cui è stata edificata la omonima chiesa, e qui riposa ancora.

Mosaico della chiesa di Santa Fosca.jpgcoperchio del sarcofago di Santa Fosca.gifchiesa di Santa Fosca.jpgSanta Fosca, anche a lei una chiesa dedicata, bellissima e ricca di opere Santo Stefano.jpgd’arte, Santo Stefano Protomartire, il cui corpo riposa nella chiesa sul Rio, la chiesa appunto di Santo Stefano.

San Donato a Murano.jpgCriupta con corpo di San zaccaria.jpgchiesa di San Zaccaria.jpgNella chiesa di San Zaccaria, oltre al padre del Giovanni il Battista riposa anche San Tarasio e sono conservate le reliquie di Sant’Atanasio di Alessandria, mentre il corpo di San Donato viene venerato nella chiesa omonima di Murano.

San Giovanni Elemosinario a San Giovanni in bragora.jpgPortale della Chiesa di San Giovanni in Bragora.jpgChiesa di San Giovanni in Bragora.jpg08-sgiovannielemosinario.jpgNella chiesa di San Giovanni in Bragora sono venerate le reliquie di San Giovanni il Battista, ed il Corpo di San Giovanni l’elemosinario.

Reliquie di Santa Barbara a Torcello.jpgIl corpo di Santa Barbara, patrona dei vigili del fuoco, è conservato presso la chiesa di San Martino di Burano, mentre i bellissimi resti di Santa Lucia possono essere venerati presso la Chiesa di San Corpo di S. Lucia.jpgGeremia e Lucia.

Oltre i corpi esistono i reliquiari in cui venivano inseriti piccoli pezzi del corpi dei Santi, fatti a forma di gamba, di braccio: su questo esiste una leggenda a Burano, riguardante il reliquiario fatto per un osso del braccio di Sant’Albano, tutto d’oro e prezioso, ma poi venne la peste, ed i buranelli decisero di fondere l’oro per affrontare le difficoltà della pestilenza, per cui il braccio venne rifatto in rame, ma ossidandosi, divenne nero, per cui venne chiamato “brasso de pègoa”, braccio di reliquie.gifpece.

A parte questo, la reliquia più preziosa viene conservata nella Chiesa dei Frari, in un altare di una bellezza e lavorazione straordinaria è conservata una piccola parte del Sangue di Cristo, mescolato agli unguenti con cui il corpo, dopo la morte, era stato trattato.

AltareReliquie.jpgBasilica dei Frari.jpgOltre che inebriarsi per la bellezza della fantastica chiesa gotica, visitando Santa Maria Gloriosa dei Frari sarà possibile avvicinarsi un pò di più al mistero di Cristo!

Hypnerotomachia Poliphili, alle basi dell’ Alchimia a Venezia

pagine di Hypnerotomachia 2.jpgAlchimia.gifimagesCAOK6GS1.jpgUno dei più  importanti libri che fanno  parte del ricco tesoro dei beni della Biblioteca Marciana edito  in due volumi da Aldo Manuzio nel 1499 è Hypnerotomachia Poliphili, corredato da 196 xilografie,la maggior parte opera del Mantegna, e decorato con glifi di Francesco Griffo. E’ uno dei libri base dell’alchimia, in cui, attraverso la storia narrata l’autore cerca di guidare l’alchimista attraverso le varie trasformazioni per raggiungere con successo “l’Opera compiuta”: la pietra filosofale.

hyp.jpgL’autore è anonimo, e cercando e desumendo è stato attribuito di volta in volta a Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Lorenzo de Medici ed infine, grazie ad un acrostico contenuto nel testo, formato dalle iniziali dei 38 capitoli, a Francesco Colonna, una frate della Chiesa di SS. Giovanni e Paolo  (Venezia, 1439 – 1527),

Il racconto descrive il sogno fatto da Polifilo che tratta di un combattimento amoroso. Si tratta della metafora della trasformazione che avviene in Polifilo per tramutare l’amore carnale nella purezza Pagine di Hypnerotomachia Poliphili.jpgdell’amore Illustrazione 2.jpgplatonico.

E’ il percorso che ogni uomo deve fare per avere contatto con se stesso e le proprie capacità di interagire con la spiritualità, con il divino e con il  misterioso.

Il sarcofago di Marte e Venere e Adone.jpgillustrazione.jpgEcco che egli descrive la morte di Adone, amato da Venere, ed una xilografia rappresenta il suo sarcofago, particolarmente emblematico: da una parte è rappresentata Venere che viene punta da una rosa, il combattimento di Adone con Marte, la morte di Adone e lo svenimento di Venere.

Dall’altra parte è rappresentata invece Venere seduta che allatta Cupido, il suo piede viene baciato da Polifilo , indice di adorazione. Due frasi sono iscritte sui due lati del sepolcro: ADONIA in riferimento alle feste annuali che Venere dedicava al giovane morto, e IMPURA SUAVIAS, che potrebbe riferirsi alla lettura morale del morto in riferimento all’exemlpum libidinis, che è Adone, in contrasto con il purissimo sangue versato da Venere per quell’amore.

l'amante.jpgLa lettura in chiave neoplatonica ha orientato parte della critica a fare del sarcofago descritto da Colonna un riferimento alla lettura delle scene analoghe rappresentate nel sarcofago dipinto da Tiziano, quello L'amor Sacro e l'amor Profano di Tiziano.jpgdell’Amor Sacro e dell’Amor Profano.

le trasformazioni in alchimia.jpgMetamorfosi di Ovidio edizione di Venezia.jpgL’attinenza con le Metamorfosi di Apuleio, nel racconto contenuto, della storia di Amore e Psiche, dove l’unione tra Amore (il corpo) e Psiche (la mente) comporta sofferenze e dolori a Psiche, e le  Metamorfosi di Ovidio è quanto mai evidente.

Apuleio, metamorfosi, l'asino.jpgAmore e Psiche dalle metamorfosi di Apuleio.jpgLa aracna dalle Metamorfosi di Ovidio.jpgmetamorfosi quindi prima  dell’uomo e poi degli elementi naturali.

dalle Metamorfosi di Ovidio.jpg06f439b19ff89b185523f36986dd9ee3.jpgDa qui il riferimento dell’Hypnerotomachia Poliphily e la  Tempesta di Giorgione, rosacrociano (Gallerie dell’Accademia a Venezia),Quadro di cui vi avevo appena accennato,alla simbologia così legata, e  la relazione del quadro con il libro risulta quasi stupefacente .

Adorazione di Venere con Cupido.jpgVi sono rappresentati tutti gli elementi della natura, in cielo e in terra, e la donna che allatta può essere Iside, Venere, Demetra, Cerere, la Grande Madre insomma, tanti nomi con cui viene definita la dea MyriaYme, che ricorda da vicino Myriam, il nome Maria, sacro per i Cristiani, vergine e madre.

Giu 13, 2010 - Templari e Rosa Croce    1 Comment

Vittore Carpaccio: il Miracolo di San Trifone, il basilisco ed il demonio a San Giorgo degli Schiavoni

Scuola di San Giorgio degli Schiavoni.jpg200px-Vittore_carpaccio,_figlia_dell%27imperatore_Gordiano_esorcizzata_da_san_Trifone_02.jpgSan Trifone, protettore della città di Cattaro, secondo alcune tradizioni viene raffigurato come un santo giovinetto che compie i miracoli in virtù della sua innocenza, per altri è un guerriero romano  convertitosi al cristianesimo e poi martirizzato.

A Venezia, in seguito allo stanziamento della popolazione dalmata (schiavoni) e la conseguente costruzione della Scuola Grande di San Giorgio e Trifone degli Schiavoni, venne chiamato, come già da me illustrato nel mio Post ” Scuola Grande degli Schiavoni etc…, il grande Vittore Carpaccio: pittore e direi “illustratore ” straordinario, di storie ed eventi, di cui ci fece e continua a farci dono con dei teleri, presso la Scuola summenzionata, di straordinaria efficacia: tra questi, il (purtroppo) peggio conservato è il quadro dedicato al “Miracolo di San trifone”;

In base alla leggenda San Trifone venne chiamato dall’imperatore romano Gordiano  per liberare con il suo potere, universalmente riconosciuto ed unico, la figlia invasata dal demonio;

miracolo di San Trifone.jpgEd il quadro, una delle vere e meravigliose  “storie illustrate ” ” mostra l’attimo successivo in cui il Santo, giovinetto, ha liberato la fanciulla dal demonio, e tra il Santo ed il Demone  vinto avviene un colloquio sulla natura del peccato: solo defilati, sulla destra, appaiono l’imperatore e sua figlia.

Nell’interpretazione del pittore, rosacrociano, ecco che il demonio che si palesa a tutti, assume l’aspetto del Basilisco, animale fiabesco rappresentato con il corpo di serpente, la testa di gallo, ali e zampe da aquila, che conservava, secondo Fulcanelli, la sua triplice natura infernale.

emblema dei Rosacroce.jpgBASILISCO.jpgNelle numerose riproduzioni iconografiche del XV e XVI secolo il Basilisco appare anche come un dragone che sputa fuoco, capace di uccidere chiunque anche con lo sguardo ( miticamente sembra sia nato dal sangue di Medusa) o con il suo alito.

Sant’Agostino lo definì “il re dei serpenti” cioè il demonio. Ecco perchè i Rosacroce presero questa immagine, il demonio dei demoni, cioè la parte più vile dell’uomo e dello spirito, che è la materia prima da trasformare, l’elemento da modificare per raggiungere, passo su passo, la perfezione e la vicinanza quasi perfetta a Dio!.

Il Basilisco infatti, per i Rosacroce, è così malefico guardiano che deve essere battuto per aver accesso al tesoro,  il simbolo di Mercurio filosofale , emblema della germinazione del mondo,  il leviatano che dimora nelle acque, demone che nell’antico testamento viene (Isaia 27.1) creato da Dio per scherzare con esso, il quale dimora San Trifone ed il demonio.jpgil leviatano.jpgnelle acque, manifestazione della tempesta, segnale dell’attività celeste.( Termine che venne utilizzato da Melville per il suo famoso libro ” Moby Dick”), ma che con i mostri non ha nulla a che vedere.

Meravigliose storie, straordinari pittori, tesori universali conservati nei palazzi della nostra Venezia.. tutta ancora da scoprire!

 

 

Le enigmatiche triplici cinte a Venezia

gioco.jpgLarchens.jpgConosciuta ai più attraverso una seria ed intensa ricerca di Marisa Uberti,( vedi il blog due Passi nel Mistero) la triplice cinta è ancora enigmaticamente misteriosa: si riconosce al vederla, nel gioco popolare delle pedine chiamato comunemente “filetto” in Italia, ed è sempre sotto l’aspetto ludico che è stata considerata.

Ma l’enorme diffusione in tutti i territtori percorsi dai Cavalieri Templari al ritorno dalle Crociate, ed i luoghi stessi dei ritrovamenti delle incisioni lasciano incerti, perplessi ed alla ricerca di una spiegazione.

Sono state trovate graffite in rocce rupestri, sui muri di antiche chiese, su gradini di vecchie case.

triplla cinta nella torre di Chinon.jpgFortezzza di Chinon.jpgChinon.gifMa il ritrovamento di graffiti simbolici lasciati su pareti in verticale da alcuni dignitari dell’Ordine Templare, prigionieri nella Torre della fortezza di Chinon, in Francia, apre nuove prospetive sull’ipotesi di possibili altri impieghi.

Sembrerebbe che dietro la triplice cinta si nascondesse una conoscenza più antica, un valore simbolico ed esoterico legato alle caratteristiche dei luoghi e della storia che li ha interessati.

in una chiesa.jpg1.jpgAlcuni esemplari sono stati trovati in India antica, in Egitto, nell’Impero Romano, perfino nelle incisioni rupestri di Val di Scalve ed in Valcamonica; comunque sarà capitato a qualcuno di vedere sulla facciata di una chiesa tre quadrati concentrici uniti al centro da una sorta di croce: è proprio la triplice cinta, presente non solo in edifici religiosi ma anche in antiche vestigia appartenenti a civiltà risalenti all’età del bronzo (3.550 a.c – 1200 a.c.).

Però è in particolare nel Medio evo che trova ampia diffusione soprattutto in alcune cattedrali gotiche e dove la presenza dei cavalieri templari non poteva mancare.

Rene Guenon.jpgtriplice cinta.jpgVi sono naturalmente delle letture esoteriche che spaziano, come quella di Rènè Guènon che le decodifica come i tre grandi stadi delle scuole esoteriche, o quella di Cherbonneau – Lassay il quale interpreta il quadrato interno come “il mondo terrestre”, inserito in un altro quadrato “il mondo del firmamento” e quello esterno “il mondo celeste”, più ampio e con più grande valenza simbolica in quanto in esso risiede Dio con i puri spiriti.

triplice cinta templare.jpgMa c’è anche chi la identifica come delle non meglio specificate ” linee del campo magnetico terrestre” o la presenza in quel luogo di un “varco dimensionale”,presente anche,per alcuni ricercatori, in una certa località di Barcellona.

E’ tutto da vedere e da dimostrare, anche se si suppone comunque una sorta di messaggio che i cavalieri templari lasciavano nei luoghi attraversati per quelli che successivamente sarebbe passati dopo.:.un linguaggio in codice.

01.jpgpiantina di S. Marco.jpgimagesCA23ZIG9.jpgTriplice cinta a San Rocco Venezia.jpgScuola di San Rocco.jpgnel tempio.jpgA Venezia ci sono tre triplici cinte: una si trova incisa su una panca in marmo accanto alla facciata della Scuola  Grande di S. Rocco, la seconda sul parapetto della balaustra al secondo piano del Fondaco dei Tedeschi (ora Poste Centrali di Rialto ) l’ultima  all’interno della Basilica di S. Marco, incisa su un sedile in pietra sul lato destro dentro la chiesa:  Memorie, tracce, così come ce ne sono tante in questa Basilica carica di tesori sia d’arte che d’oro e pietre preziose, ma estremamente enigmatica ed ancora, forse, tutta da scoprire.

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