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Bacàri e ciccheti tra padrone e cane a Venezia!

bacaei 3.jpgCome in ogni famiglia veneziana c’è sempre un parente che ama frequentare bacàri: questo meraviglioso personaggio, zio Fausto, ex violinista dell’orchestra della Fenice e gran suonatore di fisarmonica , lo sguardo perennemente triste vista la particolare fisionomia, ma gaudente ed allegro nel cuore.

Ogni mattina “portava a spasso il suo canbacaro 1.pnge” Black, un grande barbone nero dalla personalità molto particolare , sorridente (se il sorriso si può attribuire a un cane, ma a lui si )e ricco di humor, che amava fare scherzi sadici e bellissimi a chi lo temeva: al suono del campanello della persona che si intimidiva si andava nascondere dietro alla porta , e una volta aperta, si parava davanti all’improvviso al malcapitato ospite, abbaiando ma senza fare cane barbone  nero.jpgalcun gesto violento verso la persona spaventata, ed assumento un’aria tronfia e soddisfatta subito dopo; non ha mai aggredito nè morso nessuno, ma la timidezza e la ritrosia di certe persone gli permettevano di scherzare,e  la cosa lo metteva di buon umore.

Una volta fuori casa lo zio Fausto prendeva la sua direzione, e Black la propria, dandosi un tacito appuntamento ad una cert’ora e ad un certo luogo (che lo zio non comunicava mai a Black, sapendo che sarebbe stato comunque raggiunto).

Bacari-2-160x160.jpgbscaro 2.jpgcicheti.jpgciccheto.pngIl prozio aveva un suo particolare itinererario che toccava diversi bacàri, a seconda delle giornate, delle persone incontrate e probabilmente dalla qualità dei cicchetti del giorno delle osterie visitate…un cicchetto, un’ombretta e via, ciacolare di tutto e di niente, e poi, quando arrivava l’ora giusta ecco che, dopo aver fatto i suoi giri di conoscenze , magarti corteggiamenti alle varie cagnette della zona, il fedele comnpagno di avventure a quattro zampe si faceva a sua volta il giro di osterie, pre poi andare a ricordare al padrone che era ora di rientrare, naturalmente ripagato in questo suo vagabondare da qualche regalia alimentare da ogni proporietario, e una volta riunitisi, ritornavano sazi e mezzi brilli, cane davanti e padrone dietro. 

 

Gli straordinari numeri di Venezia!

panoramica.jpgVenezia_laguna_vista_satellite-1200.jpgVenezia è stata una grande Repubblica di cui hanno fatto parte tante terre dell’interno del Veneto, della Dalmazia, dell’Istria, ma di per sè è una città piccola per estensione, e frammentata in tante piccole isole: la sua lunghezza da est ed ovest si estende per 4.630 m. e la larghezza, da nord a sud è di 3240 m.. Per cui la sua superfice è di 412,6 Kmq.

dorsoduro a Venezia.gifSestier di S. Croce.jpgS. Polo a Venezia.jpgCittà piccola ma molto complessa: divisa in sei sestieri: Dorsoduro, S.Croce, Cannaregio, S.Polo, Castello e S. Marco , e la numerazione civica inizia e finisce per ogni sestiere, iniziando dal n. 1, e continuando progressivamente, insinuandosi nelle calli, nei campi, nei campielli fino al confine del sestiere: ogni numero è inscritto in una forma ovoidale bianca, circondato da un bordino nero.
5520_venezia_ca_d__oro_cannaregio.jpg5362_venezia_riva_degli_schiavoni_castello.jpgS. Marco.jpgImpossibile, per chi non abbia un punto di riferimento:, il nome di una calle, di un campiello, di un sottoportego, di una fondamenta, conoscendo comunque il sestiere, altrimenti …tutto è perduto..ma si può sempre porre come riferimento un Palazzo famoso, una chiesa, un bacàro od una trattoria, o più semplicemente chiedere aiuto ad un autoctono che, con molta gentilezza, si offrirà addirittura di accompagnarvi all’indirizzo richiesto!

200px-Civico_Venezia.jpgNessuna meraviglia se ogni tanto si vede un numero non corrispondente ad un ingresso: a volte si riferisce ad una finestra o a una porta murata: non si tratta di errori, ma significa che un tempo più o meno lontano li c’erano degli ingressi poi chiusi.

A volte tali numeri sono accompagnati da una lettera, per non modificare la numerazione in corrispondenza di nuove aperture.

Castello arriva al numero 6828, Cannaregio 6419, S. Polo al 3144, Santa Croce, il piùà piccolo dei sestieri al n. 2359, e Dorsoduro 3964, ai quali Schermata-03-2455989-alle-22_56_52.pngnizioleti.jpgbisogna però aggiungere i 971 della Giudecca, , che ha una sua propria numerazione, mentre S, Marco conclude la sua numerazione al 5562.

Ogni numero finale del sestiere viene segnalato come ultimo del sestiere stesso, sempre attraverso un nizioleto. Non a caso, vicino al n: 1  del sestiere di S. Marco, c’è anche l’ultimo, il 5562. Cose da far girare la testa.

Burano ha una numerazione simile a quella di Venezia centro, ma divisa in cinque parti corrispondenti a San Martino destra, San Calle_amor_dei_amici.jpgMartino sinistra, Terranova, Giudecca, e San Mauro, mentre a Murano la numerazione va di calle in calle.

Quindi Venezia è appunto la città delle isole, 416, di cui 24 a Castello, 13 a S. Marco, 7 a S, Polo, 13 a S. Croce, 32 a Cannaregio, 17 a Dorsoduro e 10 alla Giudecca; i ponti che collegano le varie isole e i sestieri sono 416, ed i rii che scorrono tra le isole 176….e nei vari campi svettano 170 Campanili , Toponomastica-Venezia.jpgVENEZIA-PONTE-DELLE-TETTE.jpgquello di S. Marco è alto 100,060 m….
E non dimenticate di osservare i nizioleti, di cui ho già parlato che, nel loro rettangolino bianco raccontano la “Calle dell’amor degli Amici” Ponte della donna onesta”, ” ponte della cortesia” o ” Rio terà degli Assassini”, ed altre innumerevoli indicazioni , e sono un tutt’uno con la storia, i mestieri e la vita dei veneziani che quelle indicazioni, quei numeri civici (da perdere la testa) ce l’hanno nel cuore: città unica, sempre e comunque!

 

La Marinarezza a Castello e le splendide case popolari della Venezia del V° secolo: città sempre all’avanguardia!

Andrea Dandolo.jpgLa Serenissima ebbe sempre presente l’equilibrio, la ricchezza ed il benessere dei fautori della sua potenza: artigiani, operai, marinai: l’inizio di questa tematica e di questo progresso venne dato dal primo doge umanista, Andrea Dandolo, laureato a Padova alla metà del 1300.

Il compiacimento di Venezia per se stessa si basò sulla consapevolezza di aver realizzato un ordine politico nuovo, che si era maturato ed affinato passo, passo, e che si realizzò in un costume politico definito giustamente ” arte di Stato”.

300px-Marinarezza.jpgMarinarezza a Castello.jpgEcco che, straordinariamente nuovo, divenne lo sviluppo urbanistico dal 1400 in poi. Città unica, appunto, che dedicò una tipologia di edilizia popolare, attravero il giudizio della nuova classe dirigente che pensò ed attuò un progetto per la costruzione di case adibite ad abitazione per marinai particolarmente meritevoli già dal 1347, e che vide il suo sviluppo architettonicamente valido e splendido nella Marinarezza a Castello, sulla Riva dei Sette Martiri.

300px-Settemartiri.jpg

caseschiera.jpgdebarbari.jpgAnche alcune Scuole, sull’esempio dello Stato , fecero costruire in serie per i loro associati, a partire dal 1400, con un fervore edilizio che dette, in una unità compatta di tessuto organico e vivente, senza distinzioni di edilizia maggiore o minore, come appare nelle straordinarie veduta di Jacopo de Barbari, deliziose case a schiera.

Meravigliosa Venezia, la sua urbanistica unica, la consapevolezza che le case, anche le più umili, erano parte comunque di un paesaggio artistico ed unico, una omogeneità di stili che resero e rendono i palazzi più raffinati compatibili e case per il popolo, che conservavano e conservano la bellezza di una concezione urbanistica ed artistica che rendono questa città così unica ed affascinante.

 

 

 

La magia del legame intenso tra Venezia e le bambine poi donne veneziane

bambinirialto2.jpgbimbi-in-campo-venezia.jpgQuando si è bambini tutto risulta più grande, sconfinato, aperto..libertà di correre, libertà di nascondersi: nulla è più bello che gocare a nascondino a Venezia: ci sono mille angoli, mille colonne, callette, androni, scalini da salire aiutati dalla penombra e dalle ombre proiettate dai barbacani, patere…tutto meraviglioso e carico di mistero.

Per cui essere bambini a Venezia è rimasto un elemento immutabile..correre senza pericolo di automobili e traffico: Venezia è una città per bambini, per artisti e per tutte le persone che pensano in libertà e quella  libertà cercano. Nascere in questa città è una fortuna fantastica, e percepire e conoscere la sua storia, vivere sulla propria pelle le sensazioni meravigliose che fanno parte del suo fascino.

cane-pauroso-venezia.JPGgabbiani.jpggstti a Venerzia.pngpasseeri.jpgI bambini veneziani possono andare a spasso tranquillamente con il proprio cane, anch’esso felice padrone delle proprie scelte di direzioni e percorsi, o accocolarsi vicino ad una vera da pozzo accarezzando un gatto morbido e fascinoso, attorniato da colombi che si contendno con i passeri le briciole di pane, mentre i gabbiani, con il loro becco forte e potente in poco tempo distruggono i sacchetti delle immondizie spargendo i resti nei campi.

Ma è tutto fantastico, meravigliosamente fantastico crescere a Venezia, ritrovarsi in qualche bàcaro, godendo insieme della cucina easy, degli spritz aromatici, o anche di un ambiente è un momento di coesione che fa di una città un agglomerato di persone che si sentono veramente abitanti e partecipi di una città e di una cultura particolarmente unica.

laguna_venezia.jpgscuola di danza 2.jpgCrescere, studiare, godere delle ambientazioni di questa meravigliosa città è stata l’armonia che ha scandito, con le sue note di barcarola, la mia vita di adolescente:  la scuola di danza, il fantastico contorno che dalle finestre ampie e luminose creano l’atmosfera giusta per chi bambina e poi acerba adolescente si sfiancava alla sbarra ogni giorno, fatica, controllo del proprio corpo, attenzione ma anche languido abbandono alla musica che per noi bambine, al confine del divenire donne era l’elemento conduttore della nostra crescita, del corpo e della mente e, sopratutto, nell’incominciare ad apprezzare gli ampi 800px-Venedig_san_giorgio_maggiore.jpgColonne di Marco e Todaro.jpgsaloni cinquecenteschi in cui il movimento libero era vera libertà, motivi di ispirazione, di dolcezza , di languore vero e vibrante : dalle finestre entravano  l’aria e la luce aperte alla laguna, la sensazione di falso torpore, di falsa sonnolenza di una città marina, basata e legata ai tempi ovattati e lunghi delle maree, e con le maree si espletava la dolcezza e la sensualità del tempo non definito, tempo legato fantasticamente a quello legato alle fasi lunari tipici delle donne, ed in questo senso la donna veneziana è ancor di più un tutt’uno con la natura della propria città e delle proprie origini.

Gli intriganti ingressi della Basilica di San Marco: dall’esterno all’interno un susseguirsi di spirali, simbolo di nascita, evoluzione ed infinito di una strordinaria città che, assieme alla laguna e il mare rimane sempre unica e misteriosa!

300px-Basilica_de_San_Marco.jpgGli intriganti ingressi della Basilica di San Marco sono legati alla struttura stessa della costruzione: innanzi tutto non esiste una vera e propria facciata, poichè non presenta una fronte che abbia una prevalenza sulle altre: a guardar bene non esiste una vera facciata intesa come  piano riconoscibile e delimitato. Le varie fronti sono un complesso di piani e di volumi , più o meno avanzati, snodati dalle nicchie e dagli sguanci a ripetizione.

Il corpo della chiesa è immerso ed avanza negli spazi della Piazza. della Piazzetta dei Leoncini, e  della piazzetta, gli ingressi della chiesa non Porta deri fiori su  Piazzetta dei leoncini.jpgPiazzetta S. Marco.jpgpiazza-san-marco.jpgrisultano simmetrici, esiste infatti una varietà di accessi davvero insolita, con una distribuzione assimetrica rispetto all’asse della chiesa.

Questi due fatti, assai significativi, l’assenza di un fronte principale e la varietà degli accessi, sono tra loro indipendenti e sono una caratteristica di questa architettura.

Cappella Zen.jpgNel 1504-21 per costruire la Cappella Zen,è stato ostruito l’ingresso nell’atrio direttamente dalla Piazzetta : l’ingresso dalla Piazzetta era infatti uno dei più importanti, se non il più importante: era l’ingresso dall’acqua che per tradizione a Venezia è quello principale.

Per necessità liturgiche l’asse della chiesa  risulta orientato est-ovest, ma l’arrivo dell’acqua è a sud: in tal modo la fronte verso la Piazza perde di colpo la sua importanza, e il cosidetto fianco verso il molo diventa  la fronte porta della cappella Zen.jpgprincipale e più decorata.

L’attuale cappella Zen non è coperta a cupola, ma da volta di botte, e diventa quasi un un portico, più profondo di quelli verso la piazza, diventando come una grande bocca spalancata verso la laguna.Sembra quindi che le due entrate principali alla -Basilica dovevano essere quella dalla piazzetta (cappella Zen) e quella dalla piazza (porta di S. Alipio): due percorsi porta de mar.jpgportaledi S. Alipio.jpgporta_sant_alipio_mosaico.jpgscentrati o tangenziali, con andamento a “turbina”.

Da un’antica stampa di Giac. Franco (XVII secolo) si può osservare che il baldacchino fissato per una delle tante processioni rientra in chiesa proprio per la porta di S. Alipio e non per la porta centrale.

E’ evidente che gli altri ingressi fossero si importanti, ma per la gente che arrivava alla spicciolata, così pure la porta dei fiori sul lato nord, che sembra però essere ricavata in un periodo posteriore alla costruzione dell’atrio.

venezia_san_marco_basilica_pianta_02.gifPorta del frumento.jpgGli ingressi quindi dalla Piazzetta e di S. Alipio erano destinati alle processioni: solo a queste infatti corrisponde all’interno tutto un lungo spazio di un intero braccio dell’atrio; è questo spazio che è per di più cadenzato dallo snodarsi delle campate coperte alternativamente a volta e a cupola e affiancate dalle nicchie. <un ritmo continuo, : ogni braccio è quasi una piccola chiesa basilicale.

Un ingresso alla chiesa più riservato era quello interno al Palazzo ducale: esso è collocato al piano terra, all’inizio del portico dell’ala dei Pregadi, di fianco alla scala dei giganti.

Nel cortile di Palazzo Ducale, in linea con la Porta del Scala dei giganti a Venezia.jpgArco Foscari.jpgArco Foscari 1.jpgfrumento  sul molo, esiste tutt’ora il tracciato di una corsia, affiancata dai fori dei montanti di un lungo baldacchino o padiglione…il prolungamento di questo tracciato passa ai piedi della scala dei Giganti, sfiora l’Arco Foscari, che prima della decorazione gotica doveva lasciare più spazio libero verso il cortiletto, e conduce ai gradini rotondi della porta della chiesa.

L’allineamento non era certamente casuale, ma era il segno di un percorso ben definito legato al rituale che accomunava il Palazzo alla Chiesa.

palazzo_ducale_001_arco_foscari.jpgProcessione di Giacomo Franco.jpgDalla stessa stampa del Franco si può notare che il baldacchino per la processione esce appunto dalla porta del Frumento del Palazzo °Ducale, E’ da supporre quindi che la porta nel cortiletto dei Senatori servisse per l’uscita della processioni della chiesa.

Un altro ingresso laterale, più importante anche se meno appariscente, risulta al centro dell’Arco Foscari, in corrispondenza dell’arco sotto all’orologio nel cortile, ed è Cappella di S. Isidoro in mappa.gifCaoppelklka di S. Isidoro.jpgCappella di S. Isidoro 1.jpgtagliato sul muro tra il tesoro e gli altri piccoli ambienti ad est. Questo passaggio risulta perfettamente in asse con il transetto, sotto il rosone, di fronte alla Cappella di S. Isidoro: immette quindi in uno spazio simile a quello della porta centrale dalla Piazza.

E’ evidente  che esiste quindi una corrispondenza tra i vari percorsi esterni della Basilica, visti in relazione ai vari ingressi, che avvolgono la chiesa e vi convergono con un andamento  a Colonne di Marco e Todaro.jpgPilastri acritani.jpgpili portastendardi a  S. Marco.jpgspirale ( la spirale, un simbolo dell’infinito, ma anche della crescita e dell’espansione, ed elemento comune e unico a Venezia, come ad esempio l’anagrafica di porta dei fiori.jpgquesta straordinaria città!)e sono accompagnati da elementi spaziali come le due colonne del molo ( Marco e Todaro) che accompagnano il percorso dal Ponte della Paglia alla Piazzetta, l’edicola sporgente al lato sud della Basilica, verso il molo, che accomnpagna e indica il percorso verso l’ingresso d’acqua (il più solenne ed importante) , e verso l’atrio (la cappella Zen); i due pilastri acritani , allineati con l’antica torre del tesoro, che indicano un percorso da o per la Porta della Carta; i tre pili portastendardi sulla Piazza davanti alla chiesa, che definiscono uno spazio altrimenti troppo vasto fino in fondo alla Piazza e che suggeriscono un percorso tangenziale alla facciata.

Tali elementi sono riscontrabili anche nelle logge e nelle gallerie sovrastanti: queste si sviluppano solo su lato ovest, sulla Piazza, o sul lato nord; sul lato sud, verso il molo , la loggia ha solo un piccolo risvolto di una campata; questo lascia supporre battistero.gifBattistero della Basilica di S. Marco.jpgBattistero.jpg(come dice >Il Cattaneo) che il Battistero sia sempre stato fin dall’origine dove è ora: luogo quindi di origine della Basilica, da dove essa si è espansa a spirale, con le sue nicchie, le sue asimmetrie, i suoi ingressi strani la sua meravigliosa originalità di chiesa ibrida….tra il bizantino più estremo e la sua interfaccia di una città che aveva come referente unico e principale il mare…a cui era dedicato tutto: le lampade della giustizia, gli ingressi delle chiese, i progetti del futuro, l’orgoglio e il dominio commerciale, culturare e militare, ma sopratutto la libertà di pensiero e l’immenso amore per l’equilibrio così delicato e meraviglioso con la sua laguna, fragile, misteriosa, calma a volte, a volte aggressiva…ma parte indissolubile della natura di Venezia e dei Veneziani.

 

 

 

 

Il Doge bellissimo ed il rinascimento a Venezia

Aldo Manuzio.jpgdalla tipogrqfia.jpgIl vero rinascimento a Venezia è strettamente legato alla reale e grande importanza del libro  quale veicolo 3.jpgcomunitario di cultura, che può essere indicato con la data del 1470, l’anno in cui appaiono le prime tipografie, dopo la lunga evoluzione umanistica precedente.

Ermolao Barbaro.jpgtipografia di Aldo Manuzio.jpgPietro Lombardo.jpgIntorno al 1470 nascono le prime architetture rinascimentali di Mauro Coducci o Codussi. A queste opere sono contemporanei i primi edifici e le sculture di Pietro Lombardo, dopo il soggiorno dell’artista fino al 1467 a Padova.

Intorno al 1471 possiamo segnare l’incontro di Giovanni Bellini con l’opera di Piero della Francesca. Nel 1471 entra a far parte del Maggior Consiglio il più profondo umanista veneziano, Ermolao Barbaro, studioso appassionatissimo della cultura antica sul piano dell’arte e della scienza.

libri antichi.jpgtipografia 1.jpgMauro Coducci.jpgimagesCAZH8V5tipografia Manuzio.jpgVerso il 1470 si avverte anche nelle correnti estetiche più avanzate un enorme interesse  per la scienza, quale rivelatrice  di un mondo poetico che solo la filosofia e la scienza con la loro potenza visionaria sembrano poter dischiudere.

Basti pensare che Luca Pacioli di Borgo San Sepolcro , compaesano ed amico di Piero della Luca Pacioli.jpgFrancesca veniva allora ad insegnare a Venezia matematica, La festa del Rosario di Durer.jpggeometria, astronomia e pubblicava sullo scorcio del 400 ” De divina proportione” sull’armonia del corpo umano  ed i principi di geometria euclidea che sono nell’apertura mentale dei grandi artisti dell’epoca, tra cui è da annoverare anche il Durer ( a cui dedicherò un post) nei suoi due viaggi che fece a Venezia, lasciando uno straordinario quadro ” Festa del Rosario” presso la chiesa di S. Bartolomio, ed in forma quasi ossessiva in Leonardo, sintesi più alta tra scienza ed arte.

Il curioso frate matematico, legato in amicizia con Piero della Francesca, da cui riprese, a detta del Vasari il “libellus corporum Leonardo.jpgregolarum” era amico altresì di Leon Battista Alberti ed infine di Leonardo dal quale modella i disegni dei “poliedri in poliedri in prospettiva.jpgprospettiva”.

Lo stesso sottotitolo della ” De divine proportione” frutto di un apporto scientifico maturatosi tra Leonardo e l’opera di Piero della Francesca è sintesi di un modo di “vedere” tipico tra arte e scienza si parla di “secretissima scientia”per studiosi di filosofia, scultura, architettura, musica ed altre “Mathematice suavissimae”

Piero della Francesca.jpgPetrarca.jpgPepolianan a Venezia.jpgLeon Battista Alberti.jpgGrande propulsore in questa possibilità di vedere e seguire l’evolversi dell’arte e della scienza a Venezia fu Francesco Petrarca, che donò la sua straordinaria biblioteca alla Serenissima, ora Biblioteca Marciana, e che fu grande amico del doge Andrea Dandolo, grande storico per la Cronaca Veneziana, ed il primo doge laureato all’università di Padova,

Andrea Dandolo morì prematuramente, tipografia.jpgAndrea Dandolo.jpgrimpianto dai veneziani che lo avevano soprannominato “doge gentile”per la sua delicatezza d’animo e la sua capacità di venire incontro agli altri, e le sue spoglie, tumulate nella Basilica di San Marco nel sarcofago di De Sanctis che mostra il volto bellissimo e delicato di questo doge…scomparso troppo presto!!!

 

 

 

 

 

 

Venezia a volo d’uccello

carta di Venezia.jpgLa Serenissima è nata e vissuta in simbiosi con l’acqua, mantenendo  sempre un’attenzione rigorosa ed efficiente alla salvaguardia dell’equilibrio città – laguna, e punendo severamente ogni abuso,

Nel Magistrato delle Acque, murata dietro gli stalli dell’antica sede era stata murata una targa che diceva:
La città del Veneti per volere della Divina Provvidenza fondata sulle acque, circondata dalle acque e protetta dalle acque in luogo di mura, chiunque pertanto oserà arrecare danno in qualsiasi modo alle acque pubbliche sarà condannato come nemico della Patria e sia punito  non meno gravemente di colui che abbia violato le sante mura della Patria di questo Editto sia immutabile e perpetuo”.

editto di Egnazio.jpgQuesto monito solenne dell’umanista veneziano Giovanni di Cipelli Battista Egnazio (1478 -1553) è noto come Editto di Egnazio, ed è collocato ora tra due finestre della sala riguardante le cartografie al Museo Correr,( ed è di questa sala e di cosa vi è contenuto che volevo raccontare).

Questa era l’autorità veneziana a cui era affidato il compito di sorvegliare e proteggere il delicato equilibrio dell’ambiente lagunare.

Sotto l’ala del Leone di S. Marco, è qui esposto l’imponente leone marciano in legno (secolo XVII) proveniente da una delle canterie della Basilica di S. Marco, la Città si è espansa con uno sviluppo ininterrotto dai primi nuclei urbani di Rialto verso le aree perimetrali ai limiti della laguna. Sempre conservando l’attenzione ed il controllo per l’equilibrio città – laguna.

volo.jpgvolo d'uccello 7.jpga volo d'uccello 6.jpgEd è appunto lo sviluppo urbanistico di Venezia che è qui documentato attraverso vedute  e piante. Poche città dispongono infatti di un repertorio cartografico come quello veneziano, che si sviluppa con ricchezza e coerenza nell’arco di cinque secoli.

Capolavoro assoluto della cartografia Veneziana è la celebre ” Veduta di Venezia a volo d’uccello”di Jacopo de Barbari (1470 – 1516 ) di cui parlerò in seguito, datata MD. Sulla parete di destra c’è l’esemplare appartenuto a Teodoro Correr.

xilografia.jpgDi questa straordinaria opera, realizzata su sei fogli, sono esposte al secondo piano le matrici originali in legno e un’ulteriore stampa.

volo d'.jpgLa xilografia qui affianco è il primo stato della veduta, in cui il campanile di S. Marco , danneggiato nel 1489 da un fulmine, ha la copertura provvisoria in tegole. Ritratta da un punto di osservazione molto alto , a volo d’uccello appunto, è ripresa da sud  con in primo piano una parte della Giudecca e l’isola di San Giorgio.

Sullo sfondo, oltre alle isole della laguna settentrionale il profilo dell prealpi con SERAVAL ( l’odierna Vittorio Veneto) ad indicare il passo che conduceva a nord.

Del tessuto urbano rimangono le architetture più fortemente rappresentative . l’area marciana al centro del potere politico della città, le basiliche dei Frari e di SS: Giovanni e Paolo, le facciate dei Palazzi sul Canal Grande, l’Arsenale, ma insieme appaiono riprodotti meticolosamente in tutta la città, numerosissimi dettagli che ne fanno un documento di estrema rilevanza per la parte di Venezia a volo d'ucello.jpgvolo d'uccello 2.jpgvolo d'uccello 3.jpgconoscenza dell’impianto urbano, l’unica testimonianza visiva della Venezia cinquecentesca nella sua interezza.

La presenza inoltre di Mercurio e di Nettuno, la grande quantità di navi in bacino, ed il brulicare di gondole in Canal Grande sottolineano un intento celebrativo dell’opera.

carta di Arzenti.jpgpianta prospettiva di Venezia.jpgNella parete di fronte la veduta di Gian Battista Arzenti (attivo dal 1600 al 1625)e la pianta prospettica di Joseph Heintz il giovane, post 1678).

A fianco del De Barbari è invece il curioso dipinto Natali di Venezia.jpgsettecentesco con i Natali di Venezia, in una ricostruzione fantastica, l’articolata rappresentazione della città in pianta, in cui ciascun punto notevole è contrassegnato da un numero, è accompagnata nella fascia inferiore da tre ordini di personaggi, anch’essi contrassegnati, e da una legenda descrittiva.

Sia questi dipinti che la pianta a stampa consentono di valutare le trasformazioni avvenute nella città per forma ed estensione nei diversi secoli.

Al centro della sala due globi, celeste e terrestre, pezzi rari della vasta produzione del cartografo veneziano Vincenzo Coronelli.jpgglobi coronelli.jpgclobo terrestre.jpgglobo terrestre particolare.jpgglobo celestrìe particolare.jpgCoronelli (1650-1718) frate francescano, cosmogrofo ufficiale della Repubblica di Venezia, che visse ed operò nel convento dei Frari.

 

Lido di Venezia, dai Crociati alla Mostra del Cinema

s_nicolo_ponte_romano.jpgIsola del Lido.jpgAnticamente litus era il nome del Lido, cioè litorale, una lingua di terra lunga dodici chilometri che separa la Republica di Venezia dal Mare Adriatico.

Isola del Lido di Venezia.jpgLa sua formazione avvenne dal trosporto dei fondali naturali, a causa dei detriti dei fiumi dalla parte della laguna nel regolare e priodico movimento delle correnti marine-fluviali.

La sua forma naturale proteggeva e protegge Venezia dalle furie del mare, dalla minaccia degli assalti dei corsari e dei pirati dalmati.

Da quest’isola partirono tutte le grandi imprese di Venezia del Dogado, e poi della più estesa Repubblica Serenissima di Venezia.Da qui partirono  e qui fecero ritorno le flotte del doge Pietro Orseolo (anno 998), dopo Lido di Venezxia.jpgaver liberato il mare dai corsari Dalmati. L’Adriatico venne denominato Mare Nostrum, e la grandezza di Venezia si espanse per tutto il Mediterraneo, diventando la Regina dei Mari.

Nello Stato della Repubblica di Venezia venne istituita una “Magistratura”che avrebbe tutelato queste zone, e furono nominati i Povveditori sui Lidi incaricati di salvaguardare questa località.

ossa di SW. Nicolò al Lido.jpgDoge Domenico Selvo.jpgChiesa di S. Nicolò o Nicoleto a Lido.jpgNel 1071, per acclamazione del Popolo, nella chiesa di S. Nicolò ( S. Nicoleto) fu nominato doge Domenico Selvo.

Nel 1099 nell’isola arrivò parte delle ossa del corpo di S. Nicolò che a causa del trafugamento si erano spezzate, le altre parti vennero inumate nella Chiesa di San Nicolò di Bari, e quello che rimase a Venezia venne conservato e adorato nella chiesa di San Nicolò o San Nicoleto, come dicono i Veneziani.

pavimento della chiesa.jpgla IV crociata.jpgcrociati.jpgEnrico Dandolo.jpgconvento e chiostro di S, Nicolò.jpgNel 1202 la zone diventò la base dei Cavalieri Crociati francesi in attesa di partire per la IV crociata agli ordini del Doge Enrico Dandolo.All’epoca vennero costruire grandi capanne di tavole per soldati, e scuderie per i cavalli.

In seguito nel 1500 in questa zona venne eretto un Torrione, chiamato Castel Vecchio, e venne completata una fortificazione  formata da un corpo centrale merlato con una terrazza ai lati. Il torrione di destra, innalzando al centro un alto torrione con una lanterna , aveva funzione di faro.

caserma_pepe_veduta_aerea.gifQuest’opera, che isolava una gran parte del territtorio  del Lido, possedeva all’interno i quartieri per i soldati ( i fanti de mar) e un edificio adibito alla costruizione della polvere da sparo ( tezon per i salnitri), le stalle, il convento e la chiesa di S. Nicoleto.

caserma_pepe_leone_ingresso_monum.gifcaserma_pepe_ingresso_monumentale.gifFanti de Mar.jpgTale edificio racchiudeva in sè potenzialmente le caratteristiche delle Caserme moderne, e Caserma divenne. Nel 1600 divenne Caserma dei Fanti de Mar, diventati in seguito Compagnia dei Lagunari, e la Caserma, vero monumento all’arte della fortificazione, venne chiamata poi Caserma Pepe. Purtroppo tale caserma è ora abbandonata, senza alcuna funzione. Da ammirare il bellissimo cortile, reso suggestivo dall’uso dei mattoni che creano un’atmosfera di intonazioni cangianti che variano a seconda dell’ora, dal rosa, all’arancione e al rosso infuocato.

cimitero portale.jpgcimitero erbaioco.jpgCimitero ebraioco 3.jpgcimitero ebraico 4.jpgNel 1389 venne istituito qui il Cimiteo Ebraico, uno dei più belli e suggestivi che si conoscano, e successivamente, poco distante, il Cimitero dei Protestanti Anglicani.

Ora al Lido si può andare in automobile, l’isola è impreziosita dall’annuale Mostra del Cinema di Venezia, ma per chi ha voglia di guardare oltre, c’è ancora da vedere un passato glorioso ed importante.

Mag 11, 2012 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su La Cà d’oro a Venezia:la sintesi della raffinatezza,dell’eleganza e della struggente bellezza del gotico veneziano!

La Cà d’oro a Venezia:la sintesi della raffinatezza,dell’eleganza e della struggente bellezza del gotico veneziano!

ca-d-oro_m.jpgCaDOro-Venezia-F01.jpgTra i palazzi meravigliosi e suggestivi che si specchiano sulle rive del Canal Grande, uno dei più particolari, uno dei più raffinati e belli è la Cà d’Oro, puro esempio del gotico veneziano.

La Cà d’Oro è l’esempio più celebre di casa patrizia veneziana, nota sopratutto per l’eleganza degna di un merletto, dei trafori marmorei sulla facciata, Meno noto è l’impianto planimetrico e spaziale interno, che trova una perfetta coerente corrispondenza nella assimetria della facciata.

pianjta portico.pngpianta della Cà d'oro.pngPIANTA_large.jpgLa pianta è a schema di C  e si svolge attorno al cortiletto laterale, il vero centro spaziale di questo edificio. Sia l’androne del piano terra, sia il “portego” (il salone) dei due piani nobili, trovano nel porticato e nelle logge verso il Canal Grande uno sviluppo planimetrico a “L”, di immediato effetto scenografico.

Per esempio il percorso a piano terra, dalla Calle al Canal cà d'oro interno.jpgcadoroc.jpgGrande , attraverso il cortiletto, l’androne e il porticato , costituisce un susseguirsi di spazi con un continuo mutamento di prospettive, di luminosità e di dimensioni. Si determina in tal modo una varietà e una molteplicità di incontri, ottenuta con mezzi apparentemente semplici, ma dettati da lunga esperienza di gusto, costruttiva e urbanistica.

L’aspetto teatrale delle costruzioni medievali pianta della Cà d'oro.pngvenezia_cadoro_01b.jpgveneziane, che vediamo così ben riproposto ed esemplarmente configurato negli ambienti della Cà d’Oro non sarà mai praticamente abbandonato o dimenticato dai costruttori operanti a Venezia, basta pensare per esempio alla scenografica successione di spazi ottenuta dai Massari nel XVII secolo a Cà Rezzonico, dove al piano terra portici, androni, cortiletti, fontana, scalone, ecc. sono sapientemete concatenati secondo una sicura logica spaziale e luministica che si avvale appunto di lontane e radicate esperienze merdievali.

La facciata della Cà d’Oro non è che il risultato a grande effetto, dell’intenso lavoro distributivo e spaziale che resta all’interno dell’edificio.

Anche nella facciata vengono riassunte e rielaborate antiche antiche esperienze e tradizioni costruttive assai diffuse a Venezia.

5520_venezia_ca_d__oro_cannaregio.jpg250px-Ponti,_Carlo_(ca__1823-1893)_-_Venezia_-_122_Palazzo_detto_Ca'_d'oro.jpgI loggiati sovrapposti sono la parte che in modo più immediato ricorda altri precedenti edifici.

Balaustre, colonnine, poggiolo e trafori sopra gli archi sono pure elementi ormai diffusi nell’architettura gotica di Venezia. Il portico e i sovrastanti loggiati diventano quasi una sorta di transenna marmorea, estesa ai tre piani dell’edificio.

Si può osservare una progressiva modifica dal piano terra ai piani superiori, passando dalle semplici arcate del portico ai quadrilobi del primo finestrato e agli eleganti intrecci del piano superiore.

il-cortile-del-museo.jpgI cinque archi a piano terra dalle due ampie finestre con poggioli, che risultano ben nettamente distinte dal loggiato stesso, pur essendo divise da questo da un esile pilastro; nel secondo piano nobile il loggiato fa elemento a sè e le due finestre con poggioli, ai lati, risultano assolutamente autonome.

Nel cortile interno si possono osservare tutti gli elementi tipici della casa fontego; il muro merlato con un bel portale sormontato dall’arco originale, la scaletta esterna , il portico verso l’androne con i caratteristici “barbacani” in legno, il finestrato del primo piano che rappresenta ancora i “plutei” di sapore duecentesco.

ca-d-oro-vetrata.jpgpozzocadoro.jpgPossiamo considerare quindi la Cà d’Oro come la summa delle caratteristiche  architettoniche della casa veneziana; qui però è tutto realizzatto con una ricchezza e una raffinatezza eccezionale, quasi leziosa, ma con un nitido disegno costruttivo. L’esempio più eclatante della raffinatezza, dell’eleganza e della struggente bellezza del gotico veneziano.

ca-d-oro_m.jpgcadoro3.jpgI costruttori veneziani hanno avuto l’intelligenza di fermarsi a questo punto: l’architettura medievale a Venezia poteva in tal modo, con la Cà d’Oro, terminare in bellezza!

 

 

Mag 10, 2012 - Personaggi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La quarantia criminal di Venezia e l’efferato delitto del saoner!

La quarantia criminal di Venezia e l’efferato delitto del saoner!

Chiesa dei servi a Venezia 1.jpgUn omicidio nella Venezia dei primi del 1700 di cui rimangono tracce nell’archivio storico della Serenissima, e che, per il particolare raccapriccio che suscitò, rimase negli annali degli omicidi perpetrati in questa meravigliosa città! i protagonisti: l’assassino, un savoner, (fabbricante di sapone , lavoro che a Venezia iniziò nel 1565, e la cui corporazione aveva come santo patrono le Beata Vergine Maria della Purificazione, e sede presso la chiesa dei Servi, tale Giovan Battista Piontella, un quarantacinquenne debole, piegato dalla vita e dalla relazione con le donne, nessuna soddisfacente: uomo rimasto solo con tre figli e  con una madre aggressiva e dispotica.

450px-Venezia_-_Chiesa_dei_Servi_(Portale).jpgchiesa dei servi a Venexia.jpgLa sua vittima: Antonio Biondini, il padrone della fabbrica in cui il Piontella lavorava: una notte Piontella , come altre notti, andò a rubare presso la fabbrica in cui lavorava, , ma venne scoperto dal Biondini che lo denunciò presso la Quarantia Criminal: nel 700 c’era un’alternativa per i delinquenti al carcere, ed era il bando: e Biondini, alla condanna , scelse il bando per vent’anni da Venezia, con sentenza del 19.12.1708.

Ma l’assassino, uomo fragile e dipendente dalla madre, persona aggressiva, paranoica e sadica, prima di essere allontanato da Venezia, la notte del 28 dicembre 1708, sospinto dall’odio malato della madre verso il Biondini, si allontanò da casa, Quarantia criminal 1.jpgQuarantia criminal.jpgQuarantia crimnal.jpgpoco distante dal domicilio della futura vittima, ed attese per ore il Biondini: come lo vide lo colpì con una mazza, o come, riferiscono i rapporti della quarantia criminal, da un pestone da mortaio.

L’assassino , dopo aver colpito a morte il suo datore di lavoro, in un raptus di follia gli strinse una corda al collo per strangolarlo, quindi lo seppellì , togliendoli i vestiti , che sostitui con i suoi, e conservando le chiavi di casa della vittima.

Con il tabarro, la parrucca, le scarpe ed il cappello del povero Biondini si recò in casa di questi, dove lo accolse la servetta, Lucietta, che, come lo fece entrare, colpì spietatamrente con la mazza! un’altra vittima innocente.

L’assassino era una persona considerata tranquilla, e quella sera, dopo tanto orrore, tornò a casa, dove lo aspettavano i tre figli: era tranquillo, cenò con loro, quindi propose loro di andar con lui…e questi ragazzi si trovarono davanti alla salma provvisoriamente sepolta del Biondini e , come dissero i magistrati, con iniqua ostentazione della perpetuata barbarie e senza punto confondersi nell’orrore dell’eccesso!

Quindi, in una sorta di delirio ed orrore unico, disseppellì il cadavere, lo riportò a casa, diede fuoco ai vestiti, e seppellì ulteriormente il cadavere.

Nel frattempo la scomparsa del Biondini mise in allarme la Quarantia criminal, ed il 30 gennaio venne emessa sentenza contro il Piontello, e daslle testimonianze apportate in questo terribile prtocesso, venne alla luce la feroce istigazione di sua madre, che cercava di ottenere , con la morte del Biondini, benefici economici di qualche tipo, ed alla madre si aggiunse la complicità di tale Pasquale Cosma.

criminalquarantia.jpgpatibolo a Venezia.jpgIl primo febbraio il savoner venne prelevato dalla chiesola delle Prigioni, l’ultimo passo verso il patibolo, passò davanti alla madre detenuta nella sua cella, e quindi il colpevole venne decapitato e quindi squartato, com’era uso per gli assassini, e i suoi resi vennero deposti nella teca destinata agli assassini nella chiesa della Scuola di S. Maria delle Grazie.

Storia terribile che desidero raccontarvi come scuola grande di S. Maria delle Grazie.jpgun giallo, così fu infatti, e che, come i telefilm americani attuali, raccontano storie antiche ma sempre attuali>: una sorta di CSI nel 1700 di Venezia.Città fantastica e dotata di persone competenti in qualsiasi settore<!Un giallo veneziano!

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