Browsing "Tradizioni"
Feb 23, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Luoghi, Personaggi, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Jacopo Sansovino, l’impronta di una grande architetto ed artista a Venezia.

Jacopo Sansovino, l’impronta di una grande architetto ed artista a Venezia.

biblioteca marciana 1.jpgbiblioteca marcina 3.pngDurante il Cinquecento a Venezia dominarono tre architetti: Jacopo Sansovino (1486-1570) , Michele Sammicheli (1484-1559) Andrea Palladio(1509-1580). L’opera di Sansovino, insigne scultore ed architetto toscano, sarà la più determinante per l’architettura veneziana del cinquecento, tanto che la su urbanistico della città.

Con la nomina a “proto” di S. Marco, primo architetto, cioè, del governo, egli diviene una personalità politicamente molto in vista, accanto ad un pittore , Tiziano, e ad un letterato come l’Aretino.

Biblioteca Marciana.jpgloggetta del Sansovino.jpgSansovino riuscì a fondere il classicismo romano con l’ambiente e l’atmosfera di Venezia, rendendola aerea, leggera e spesso anche pittorica la potenza strutturale delle sue costruzioni.  Architetto e scultore nato il Sansovino è sensibile anche alla pittura di Venezia, al suo carattere, alla sua classicità, interpretata in una atmosfera del tutto particolare.

loggia derl sansovino.jpgLa scultura risale in superficie nei suoi edifici: dalle sinuosità grafiche della decorazione lombardesca, essa ora acquista un nuovo valore, che è in carattere con la scenografia della città in stretto legame con i grandi pittori del tempo. I suoi capolavori , Libreria, Zecca e Loggetta in Piazza S. Marco sono edifici emblematici della Venezia rinascimentale in stretto rapporto all’ambiente e alle soluzioni spaziali che essi prospettano con l loro inserimento in Piazza S. Marco.

Dal momento in cui opera Sansovino a quello in cui lavorano Coducci e Lombardo sono passati pochi anni, circa una trentina, ma ci troviamo in due epoche differenti divise da una evoluzione politica di grande importanza dopo la lega di Cambrai e la nuova posizione della _Serenissima  di fronte all’Europa.

Sansovino venne a Venezia dalla città natale  del Sanmicheli,Verona dove ha potuto confrontarsi con le opere del grande architetto dell’epoca, la cui classicità è sobria e robusta sul modello dell’architettura militare di cui è maestro come possiamo vedere dalle fortificazioni che si possono ancora ammirare nell’isola di S. Andrea.

dolfin-manin_m.jpgUn altro meraviglioso esempio dell’architettura del Sansovino vi è anche il palazzo Dolfin-Manin.

Le caratteristiche dell’architettura del Sansovino sono esempi lampanti e splendidi di un artista straordinario che diede a Venezia opere splendide, e che dalla Serenissima ottenne grandi riconoscimenti e fama, tutta meritata!

 

Feb 22, 2013 - Arte, Arte e mistero, Misteri, Tradizioni    Commenti disabilitati su inaspettate tracce della clavicola di re Salomone

inaspettate tracce della clavicola di re Salomone

imagesCAD03B75.jpgCi troviamo  nella calle dei Preti o del Pistor, ed  andiamo a cercare un esempio di una traccia precisa legata ai templari, ai rosacroce, alla clavicola di re Salomone.

200px-The_Martyrdom_and_Apotheosis_of_St_Pantalon_-_Gian_Antonio_Fumiani_-_San_Pantalon_-_Venice.jpgPassiamo il campiello dei preti o del pistor, su cui troneggia una meravigliosa vera da pozzo: sappiamo che nella chiesa di S. Pantalon ci aspetta l’immagine straordinaria dello spettacolare dipinto su tela, di grandissime dimensioni, forse il più grande in Italia e nel mondo,eseguito nell’arco di ventitrè anni (1680-1704) dal pittore veneziano Gian Antonio Fumiani che qui fu sepolto nel 1710.

imagesCA1UIRY9.jpgAll’interno di una prospettiva di notevole efficacia si narrano i momenti più salienti della vita e del martirio di San Pantaleone.

imagesCA54CKRR.jpgimagesCA223F0J.jpgimagesCAZVOZLO.jpgMa ora torniamo indietro ed entriamo in Campiello Cà Angaran e troviamo una delle sculture erratiche più affascinanti della città: L’Imperatore bizantino (arte imagesCATCMMZU.jpgimagesCAEA5JA2.jpgcostantinopolitana del XII° secolo).

Nella collezione Dumbarton a Washington ne esiste uno quasi eguale e, secondo gli studiosi, si tratterebbe di Isacco II° Angelo (1185-1193 e 1203 – 1204) o del fratello Alessio (1195-1203).

Altre la datano addirittura al X° secolo e sostengono trattarsi di Leone VI° detto  il Saggio Filosofo.

Alessio.jpgLasciamo quindi questo campiello, ma non con il cuore e l’emozione, in quanto il mistero rimane tale: come sia finito appeso ad un muro questo tondo magnifico che  in qualche modo rientra,  nelle numerose tracce lasciate dai Rosacroce per chi, seguace ed introdotto è ancora alla ricerca dell’arcano che cela il tesoro legato alla clavicola (piccola chiave) di Re Salomone, che non è una vera chiave, ma appunto una serie di simboli e significati per portare l’affiliato alla pietra filosofale: cioè all’opera finita: un percorso umano ed alchemico insieme in questo mondo, nei suoi elementi, nella ricerca del divino…e dell’essenza stessa della vita.

imagesCAZVOZLO.jpgimagesCAE3TNV0.jpgimagesCA8GJP36.jpgimagesCAZ18IO8.jpgE Venezia è una fonte di risorse e di scoperte.

 

Pozioni e malefici delle streghe veneziane

le streghe.jpg76diavolo.jpgHo già avuto modo di parlare delle streghe veneziane:contrariamente alla tradizione esse non professavano il culto del diavolo, ma lo evocavano quando dovevano mettere in atto le loro pozioni o i malefici e filtri vari, in genere amorosi, ma, che si sappia, nessun maleficio mortale.

Il demonio veniva pagato anche in anticipo per il suo aiuto gettando monete e sale sul fuoco o fuori dalla finestra: la raffigurazione del demonio era rappresentata per loro da quella della carta dei tarocchi. Il loro luogo di ritrovo era presso il museo ebraico al Lido, poichè era considerato denso di forze diavolo.jpgocculte.

libro delle streghe.gifstrega 1.jpgIn genere le streghe appartenevano alla classe sociale più povera, e le ricette ed i segreti venivano tramandati di madre in figlia nella notte di Natale, o in punto di morte, e la stregoneria veniva considerata una vera e propria professione.

Tra le pratiche divinatorie vi era quella del “goto”, il strega al paiolo.jpgstrega.jpgstrega04.jpgbicchiere: veniva riempito un bicchiere con acqua, e qui venivano posti dei fili bianchi e dei fili neri, quindi si scioglieva della cera vergine, e a seconda di come di ponevano i fili quando la cera si risolidificava, dalla forma stessa della cera veniva interpretato il futuro.

Altre pratiche erano quelle di guardare in un bicchiere d’acqua illuminato da una candela, o leggere la mano, o contare gli anelli della catena del camino.

diavolo dei tarocchi.jpgdiavolo1.jpgC’era la pratica per conoscere se l’uomo amato fosse fedele, o se fosse possibile per una donna farlo innamorare di sè; era la magia del “buttar le fave”: Si usavano nove fave, e su due di esse venivano segnati il maschio e la femmina, vernivano mescolate tutte insieme mentre la strega di turno recitava prima l’Ave Maria,poi  un Pater noster, segnandole con una croce: Venivano fatte cadere assieme a della cera, della calcina, del carbone, e da come cadevano si poteva ottenere il responso richiesto.

Per pratiche di  tipo “medico” (per procurare un aborto o per far venire le mestruazioni) venivano utilizzate pozioni a base di erbe velenose come l’erba sabina , che proveniva dal Cadore o dal Cansiglio, e il prezzemolo.

streghe 1.jpgstregoneria 1.jpgData la particolarità della stregoneria veneziana, ed il particolare distacco che aveva la Serenissima dalla chiesa le malcapitate che vennero poste all’attenzione dell’Inquisizione non subirono nè torture nè tanto meno roghi: venivano tutt’al più messe alla berlina per qualche giorno, o al dover assistere alla Messa con una candela in mano: il bando dalla città per sei mesi o la fustigazione pubblica furono eventi rarissimi.

Nel 1500 vennero svolti circa 1600 processi per “strigaria, maleficio, arte nagica e superstizione”in cui gli esponenti dell’inquisizione non cercarono patti con il diavolo o fatture mortalio, per cui vennero alcune cosidderttte streghre vennero assolte altre invece dovettero pagare pegno, magari tramite una cauzione rilasciate anche da terzi.

streghe 2.jpgstreghe_04.jpgAlcune delle pseudo streghe vennero accusate per interessi personali dei loro nemici, come la bellissima cortigiana Andriana Savorgnan che sposando nel 1581 il nobile Marco Dandolo mobilitò la famiglia dello sposo, preoccupata per il patrimonio familiare, ma i due sposi fuggirono a Roma, e qui la Savorgnan venne assolta.

Tra le streghe conosciute ( i nomi sono ricavati dall’archivio storico di Venezia) Dina Passarina, che conviveva con un frate francrescano e si avvaleva dell’aiuto di uno spirito costretto, contenuto cioè in un bicchiere di cristallo di rocca, di nome Altan; Elena Draga, aiutata dallo spirito Faraon, Giovanna , “strologa” indovina e guaritrice che più volte venne processata, dal 1552 al 1564, e messa ripetutamente al bando, che usava la divinazione del “goto”, Lucia “furlana”, sfregiata in viso, che si avvaleva dell’aiuto dello spirito ” streghe 5.jpgCalderone.jpgburanello”, Giovanna Semolina che guariva la tigna, l’impotenza, e faceva l’aggiustaossi”, Maddalerna Bradamante, della la ” Nasina” ed altre.

L’unico stregone maschio conosciuto fu Francesco Barozzi, che non lasciò molta traccia di sè nel mondo esoterico della Repubblica.

La Serenissima, sempre disincantata, ironica, aperta a tutte le esperienze, anche perchè all’origine del “sapere” delle streghe vi erano esperienze popolari, naturali, conoscenza streghe.gifstreghe6.jpgstreghe.jpgapprofondita delle erbe e della natura, per cui Venezia esoterica raccolse in sè conooscenze di scienze naturali, fisica e chimica, accomunando un piccolo mondo di popolane a loro modo informate, di alchimisti ( chimici valenti) che diedero l’avvio a capolavori di conoscenza ed arte, come ad esempio l’arte dei maestri vetrai.

 

 

 

 

Feb 16, 2013 - Alchimia, Angeli e demoni a Venezia, Esoterismo, Leggende, Personaggi, Religione a Venezia, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La mistica di Venezia, Suor Chiara.reclusa per le proprie visioni e Francesco Giorgi! il più famoso alchimista veneziano.

La mistica di Venezia, Suor Chiara.reclusa per le proprie visioni e Francesco Giorgi! il più famoso alchimista veneziano.

monastero a Venezia.jpgsuora-clarissa.jpgCelata nelle “Cronache dell’ordine dei Frati minori instituito da S. Francesco” di Bartolomeo Cimarelli, si nasconde la vita di una suora, abadessa del Monastero del Santo  Sepolcro a Venezia , distrutto dalle truppe di Napoleone, i cui resti, si trovano  alle °Zattere”.

Il monastero era controllato dal Padre Guardiano di S. Francesco della Vigna, Grancesco Giorgi ( o Zorzi), conosciuto come grande studioso di scienze, alchimista e per questo in qualche modo legato ai Rosacroce.

La monaca, Suor Chiara Bugni, donna completamente dedita alla fede, tanto che Marin Sanudo così scrisse di lei: L’abbadessa di Sepulcro, qual non manza, vive di comunion, à auto sangure, late, acqua di cristo in una “impoleta” si che è santa.”
Le consorelle narravano  che avesse una ferita mai cicatrizzata al costato, che sanguinava continuamente, e che si nutrisse appunto solo dell’ostia consacrata e del liquido contenuto in un’ampolla che Dio stesso le avrebbe mandato.

Francesco Giorgi.jpgFrancesco Giorgi_ hombre vitrubiano.JPGFrancesco_Zorzi_De_Harmonia_Mundi_totius.pngChiara, che dal 1504 divenne priora del Convento, in osservanza all’ordine a cui apparteneva, non raccontò a nessuno le visioni che aveva, e che pose per iscritto, visioni apocalittiche e terribili, di cui fece parte soltanto a Francesco Giorgi.

La fama della suora divenne sempre più ampia a Venezia, anche perchè le sue profezie vennero trascritte sempre nel Monastero del Santo Sepolcro che nel frattempo era stato modificato da Tullio Lombardo, con uno straordinario monte di marmo che simboleggiava la grotta in cui Gesù venne sepolto.

vite e rivelazioni di Chiara Bigni a Venezia.jpgPurtroppo, ascoltate e lette le terribile profezie il consiglio dei Dieci decise che non era il caso di comunicarle al popolo, per cui Chiara Bugni venne deposta dal suo ruolo e segregata im un’ala del convento, senza poter comunicare con nessun’altra persona. Morì il 7 settembre 1514, nel giorno esatto delle stimmate di S. Francesco d’Assisi.

Francesco Zorzi scrisse le visioni e le profezie di questa monaca, vissuta nell’ombra, donna sofferente e meravigliosamente mistica. Ora, finalmente, tali profezie vengono pubblicate ed in seguito mi dedicherò al loro contenuto.

Dopo cinquecento anni , finalmente, si apre uno spiraglio su questa donna totalmente dedita alla fede , per cui un’umile suora ha sacrificato la propria vita per cercare di comunicare ( a torto o a ragione) la voce intensa che percepiva dentro di sè, e che la sollecitava nell’urgenza di comunicare quello che per lei era un messaggio divino…oltre alle rivelazioni che l’hanno soverchiata e costretta per tutta la sua vita a seguire un’urgenza intensa di trasmettere messaggi e visioni che lei riteneva, come tanti altri che si sono ritenuti “mezzi” attraverso i quali il Divino ha trasmesso moniti e dsollecitaziomni all’umanità intera!

Feb 13, 2013 - Arte, Leggende, Misteri, Tradizioni    6 Comments

La sirena Melusina, Orio ed il cuore incastonato nella pietra. San Valentino a Venezia

Barena.jpgSan Valentino a Venezia ha tutto un suo scenario particolare: la città sembra fatta apposta per accogliere e innamorati-235x300.jpgVenezia di sera.jpgscandire i tempi degli innamorati, svela, passeggiando, piccole calli nascoste dove potersi baciare al riparo da occhi indiscreti, accompagnati dallo sciabordio della laguna, dallo sfilare leggero delle gondole, dalla foschia che unisce il paesaggio delle barene, l’acqua che si unisce al cielo in un orizzonte lontano ed unico..e la sera, con l’accensione dei primi lampioni un mondo incantato dove tutto è luce e riflesso.

San Valentino, l’amore e la leggenda tutta Veneziana della dolcissima Melusina e il giovane Orio:

Si racconta che una notte Orio, un pescatore che abitava alla Bragora ( Castello) uscì in mare per svolgere il suo lavoro quando, arrivato alle bocche di Malamocco gettò le sue Malamocco-2.jpgreti; all’improvviso udì una voce femminile implorare aiuto: il giovane si spaventò moltissimo, pensando si trattasse di una strega caduta in mare, ma dalle onde sorsero due mani e poi un viso incantevole di fanciulla: allora il giovane spostò la rete, ed una splendida coda di sirena si mosse, finalmente libera: l’incantevole creatura disse di chiamarsi Melusina.

Sirena[1].jpgI due giovani si innamorarono immediatamente l’uno dell’altra e stabilirono di rivedersi ogni sera, tranne il sabato per volere di Melusina. Passarono le settimane ed Orio si innamorò sempre di più della dolcissima fanciulla fino a quando, sfidando la sua promessa, andò al luogo di incontro un sabato notte; ansioso attese fino a quando vide l’acqua agitarsi e gli apparve una serpe marina..Orio si ritrasse ma il serpente gli parlò con la voce della Sirena, e gli raccontò di essere vittima di un maleficio, per cui ogni sabato veniva trasformata in serpente.

Gli incontri continuarono e finalmente Melusina uscì dall’acqua, e la sua coda si trasformò in due gambe. Poco dopo gli innamorati si sposarono ed ebbero tre figli. La serpente d'acqua.jpgloro vita scorreva felice ed armoniosa fino a quando la dolce sirena si ammalò e morì.

Orio si disperò, ma aveva i tre figli da custodire ed il suo lavoro di pescatore. Ogni notte andava a gettare le sue reti, ed al mattino, al suo ritorno, ritrovava la casa pulita ed i figli accuditi e nel cuore continuava a percepire l’amore della sua Melusina.

Un sabato ritornò prima del solito e vide al centro della cucina una serpe: spaventato prese un’ascia e l’uccise. Passarono i giorni e Orio si accorse che la casa non veniva più accudita, così come i suoi figli, ed allora si accorse con orrore che la serpe non era altri che Melusina, vittima dell’orribile maleficio.

Bragora e cuore di pietra.jpgPer ricordare il grande amore che li aveva uniti e che aveva permesso alla sirena di continuare a rimanere accanto alla sua famiglia Orio, che abitava proprio sopra il sotoportego della Bragora, incastonò sulla sommità dell’arcata all’ingresso un cuore rosso in pietra.

Chiunque può andarlo a vedere e ricordare un amore dolcissimo, magico e sfortunato ma unico e bellissimo.

Buon San Valentino a tutti gli innamorati!!!

Feb 10, 2013 - Chiese, Luoghi, Tradizioni    1 Comment

Dentro un quadro del Canaletto: Campo di S. Giacometto a Venezia

Chiesa di San Giacometto e il gobbo.jpgIl centro economico ed affaristico di Venezia trovava la sua collocazione a Rialto, in Campo S. Giacomo. Il  portico del Banco Giro, sotto il quale si trovavano i “banchi”, dove venivano registrati sui conti personali veneziani e stranieri, le operazioni di dare e avere conseguenti alle numerosissime contrattazioni quotidiane: queste operazioni venivano quindi svolte col comodo sistema del “giro conto” in modo che non fosse necessario movimento di denaro.

Il campo è piccolino,  circondato appunto da portici, e ai suoi estremi troviamo la Calle della Securtà (dove i mercanti e gli armatori potevano sottoscrivere vere e proprie polizze di assicurazione, quasi al suo imbocco il “gobbo di Rialto” che era una vera e propria colonna di bando, a cui ho già dedicato un post, e, sul lato opposto, cioè proprio quello del ponte la deliziosa Chiesa di San Giacomo, chiamata di S. Giacometto proprio perchè piccolina, ma di una bellezza strepitosa.

La chiesa è “leggendariamente” ritenuta la più antica di Venezia. Le sue origini risalirebbero al 421, prima ancora che sorgesse la città stessa. La fondazione dell’attuale edificio, ricostruito su un più semplice ed antico edificio, risale al 1177, Il gobbo di Rialto.jpgOrologio.jpganno in cui fu consacrata e ricevette la visita di papa Alessandro III in occasione della sua visita per la “Pace di Venezia” con l’imperatore Barbarossa.

La facciata è semplice, illuminata dal grandissimo orologio costruito nel 1422, e poi rinnovato nel 1749. Caratteristico il suo campanile a vela che si inalza sopra l’orologio, che sorregge tre campane, che tutt’ora scandiscono le ore ai frequentatori del mercato.

Il caratteristico porticato, sostenuto da cinque colonne di marmo greco con capitelli gotici è l’unico esempio rimasto a Venezia, dei numerosi che c’erano un tempo.

Canaletto - S. Giacometto.jpgchiesa di San Giacometto interno.jpgzoom_1177_Incontro%20Papa%20e%20Imperatore.jpgQui furono fatti edificare dalla Corporazione dei Casaroli l’altare maggiore, e da  quella dei Oresi ( o Orefici) quello dedicato a S. Antonio Abate.

Meraviglioso il quadro del Canaletto che rappresenta la chiesa e una parte del Campo, quella che da verso Rialto e una parte del suo mercato, ed ammirandolo ci si accorge che, a parte i vestiti diversi delle persone che qui sostano o camminano, è tutto rimastgo esattamente come allora.

E’ questo l’incanto di questa città che riesce a cristallizzare atmosfere, momenti, sensazioni, immagini bellissime che continuano a far parte della vita dei Veneziani.

Feb 5, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Lo sfarzo, l’eleganza e la bellezza della Basilica nata dalla laguna: S. Marco a Venezia

Lo sfarzo, l’eleganza e la bellezza della Basilica nata dalla laguna: S. Marco a Venezia

basilica.jpgS. Giorgio a Venezia.jpgL’opulenza e la ricchezza di S. Marco, paragonata alla nitidezza della rinascimentale S. Giorgio del Palladio, si ha l’impressione che la vecchia Basilica sia in posizione opposta : quanto S. Giorgio è nitida, come un purissimo cristallo in tutti gli incastri e gli spazi, tanto S. Marco è invece trasfigurata per la ricchezza delle decorazioni. S. Giorgio non ammette alcuna decorazione se non quella determinata secondo il piano unitario dell’architetto.

S. Marco.jpgcupola_san_marco.jpgS, Marco ne è invece carica, straripante, è divenuta scrigno , un cofanetto orientale, entro cui per una paziente opera di abbellimento la stessa materia è stata sublimata ed ha assunto un altro aspetto.

Da un punto di vista architettonico si arriva a S. Marco fino all’equivoco, con quella strana parvenza di un’opera singolare che esce dalle regole che è propria dei capolavori assoluti.

gerusalemme9.jpg300px-Basilica_de_San_Marco.jpgTra le trasformazioni più ardite c’è stata quella di alzarla un pò alla volta, mano a mano che crescevano gli edifici intorno; prima, (XII secolo) si sono innalzate le cupole , che invece del modello bizantino  hanno preso quello della ” Moschea della Roccia” a Gerusalemme, costruita sui resti dei templi di Salomone; poi venne levata il più possibile la facciata mediante le statue, le cuspidi e le decorazioni gotiche di coronamento dei grandi archi sopra il loggiato.
La decorazione riesce a dilatare lo spazio e a sciogliere il senso plastico delle forze mediante lo splendore dei fondi d’oro , la lucentezza cromatica dei mosaici d’oro, la varietà e la leggerezza delle modanature e delle decorazioni , che non sottolineano ma dissimulano il poderoso aggetto delle volte.

2038-Santi_Apostoli_Exterieur_.jpgLa predilazione che Venezia sente per la pià romana delle chiese costantinopolitane,come quella dei SS Apostoli , ha una ragione palese , in quanto racchiude la tomba d un apostolo a cui si aggiunge la sensibilità cromatica e la riccherzza dgli oggetti che sono adibiti al servizio della chiesa  stessa e concepiti anche nelle parti formali a quella sublimazione della materia , così profondamente espressa nella estetica bizantina,

Al tempo del doge domenico Contarini nel 1071, quando fu ultimata dal doge Vitale Falier, nel 1094, quando fu consacrata, la chiesa si presentava in gran parte in mattone cotto. con cinque grandi archi mella parte inferiore, e interno basilica.jpgInterno_della_basilica_di_san_marco,_venezia.jpgcinque in quella superiore, nella facciata verso la Piazza.

Solo in alcune parti essa ci appare nell’aspetto primitivo, nell’abside, ad esempio, rimasta incastonata tra le pareti del Palazzo Ducale , oppure in alcuni arconi del lato esterno verwso la Scala dei Giganti.
Già a quell’epoca comunque, era già ricca di ornamenti, come alcune colonne e preziosi capitelli fanno parte dell’impianto primitivo dell’edificio, furono costruiti assieme, cioè alle volte e alle impostazioni delle cupole, e non aggiunti posteriormente a scopo di ornamento, come è avvenuto per la gran parte di quelli esistenti.

caorle.jpgS. Ambrogiio a Milano.jpgAlcuni di questi elementi decorativi appartenevano alle prime due chiese primitive alcuni dei quali portati perfino dalla Sicilia, in occasione della guerra di Giustiniano Partecipazio contro i Saraceni. L’aspetto esterno in mattoni poteva far pensare ad altre chiese romaniche coeve, come ad esempio S. Ambrogio a Milano o il Duomo di Caorle.ma il materiale era spesso raccolto in fretta da altri edifici in demolizione, e di S. Marco si pensa che siano stati adoperati mattoni e pietre del convento di S. Ilario, oppure di edifici di Torcello o di Jesolo(dal testamento di Angelo Partecipazio in cui si afferma che le pietre usate furono quelle di S. Ilario, Torcello e Jesolo).

Basilica di S. MJarco a Venezia.jpgL’opera di decorazione di S. Marco si concluderà a grandi linee secono il gusto della tradizione locale quattro secoli dopo, nel coronamento gotico degli archi della facciata, mentre ad un’epoca precedente si possono annoverare le preziose sculture incastonate nelle pareti esterne ed interne della chiesa.

S. Marco, a prima vista, sembra fatta di getto in un momento di felice illuminazione da un architetto-pittore, perchè la prima immagine ci sembra obbedisca alle leggi aeree della fantasia e della musica: S. Marco , nata dall’acqua, conserva unh carattere di roccia marina nel suo interno e la fragile preziosità della conchiglia nell’aspetto esterno.

Basilica_di_S_Marco_spaccato_Basilica_Venezia_Veneto_Italia_I_Ch_VEN_Venezia2.jpgVenezia-SanMarco.jpgEppure San Marco è stata costruite con l’opera lenta e paziente di un popolo che ha lavorato per generazioni intere attorno a questo edificio, con un processo che ricorda quello della natura che rifinisce la forma fino all’ultimo cristallo. meraviglia, bellezza, leggerezza, arte, amore di un popolo che di arte si è nutrita, e continua a nutrirsi, e la morbidezza delle onde, della laguna, la leggerezza delle ali dei suoi colombi e dei gabbiani!

 

 

 

Feb 5, 2013 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Luoghi, musica, Personaggi, Tradizioni    Commenti disabilitati su Venezia dal 1400 al 1500 capitale indiscussa della cultura umanistico-scientifica d’Europa.

Venezia dal 1400 al 1500 capitale indiscussa della cultura umanistico-scientifica d’Europa.

San giovanni Elemosinario.jpgven-ve-smarco1.jpgDal 1454 si avvertì a Venezia la necessità di adeguare a questo Stato, sempre più raffinato e attento alle arti, la preparazione della sua classe dirigente. Su questa graduale conquista di pensiero che si attuò dal quattrocento al cinquecento, si pose la Scuola di retorica presso la Cancelleria di San Marco, nell’orbita quindi dello stesso governo, e la Scuola di Logica,filosofia naturale e le matematiche, con sede nella Chiesa di san Giovanni Elemosinario a Rialto, nel pieno centro quindi dell’attività commerciale di Venezia.

venezia_chiesa_di_santo_stefano_3.jpgve-frari.jpgSS. giovanni e Paolo.jpgDue scuole fondamentali, una con un netto carattere umanistico, l’altra scientifico che Università di Padova.jpgintegravano e preparavano a Venezia gli Studi dell’Università di Padova, giustamente definita ” la Oxford del padova.gifS. Francesco della Vigna.jpgpatriziato Veneziano”, a cui si affiancavano le attività culturali dei più noti conventi, come S. Giovanni e Paolo, I Frari, S. Stefano, S. Francesco della Vigna, S. Michele in isola e S. Giorgio in Alga.

sanmichele.jpgDurante il Medio Evo l’Università san_giorgio_in_alga.jpgdi Padova era diventata uno dei centri più importanti relativi alla cultura araba, e divenne comunque importante per l’apertura di Venezia dell’involucro che la San Giorgio in alga.jpgcollegava a Bisanzio , determinando una problematica più vasta della cosmotologia tolemaica e la metafisica aristotelica, che erano gra parte della filosofia medievale.

Le famiglie aristocratiche che reggevano il governo compresero che la cristallizzazione della cultura entro schemi prestabiliti avrebbe portato alla chiusura della città anche nel campo politico ed economico, nei quali la Repubblica da secoli aveva acquisito una sua precisa autonomia.

A ciò seguì anche il medesimo sviluppo nell’arte figurativa poichè Venezia assunse come proprio lo stile architettonico gotico, ma lo trasformò in forme originali dalla ferma struttura spaziale bizantina.

Alessandro%20Vittoria%20-%20Il%20Doge%20Nicolo%27%20da%20Ponte%20(Venezia,%20Galleria%20del%20Seminario).jpgfrancesco_petrarca.jpgLa venuta di Francesco Petrarca a Venezia ed il suo dono di una grande biblioteca determinò un punto fondamentale della cultura che si sviluppava nel mondo veneto, ed a questo si aggiunse il contatto con la tradizione umanistica toscana. Secondo Bruno Nardi,in base ad una sua relazione nel Corso di Studi tenuto a Venezia nel 1960 ” Umanesimo veneziano e umanesimo europeo”(diretto da Vittore Branca) i grandi maestri delle due scuole di indirizzo umanistico e scientifico furono Paolo della Pergola, insegnante dal 1451 al 1454, Domenico Bragadin ( dal 1453 al 1483) quindi Antonio Corner, Antonio Giustinian, Sebastiano Foscarin e il futuro Doge Nicolò da Ponte.

17-leonardo-da-vinci-autoritratto.jpg270px-Hermolaus_Barbarus.jpgNel 1471 entrò nel Maggior Consiglio un Tetraedro_Pacioli.jpgluca-pacioli%5B1%5D.jpggiovanissimo Ermoalo Barbaro, il più grande umanista veneziano ed appassionatissimo della cultura antica sul piano dell’artge e della scienza. A questi si aggiunse Luca Pacioli, autore del ” De divina proportine”, matematico, geometra ed astronomo, grande amico di Piero della Francesca e di Leonardo da vinci (oltre che Leon Battista Alberti), del quale modellò i disegni dei “poliedri in prospettiva”( da cui si ricavò il famoso numero aureo): tutti geni che si dedicarono alla “secretissima scientia”cultori di filosofia, architettura, scultura, musica ed altre “matematice suavissimae”.

Negli ultimi trent’anni del 1400 vennero curate anche la botanica e la medicina, scienze di cui rimangono a Venezia preziosi testi miniati ed incunabili conservati presso la Biblioteca Marciana.

Cardinale Bessarione.jpgNel 1513, dopo un furioso incendio la Scuola di Rialto si trasferì a San Marco, ed infine, la preziosa donazione del Cardinale biblioteca-marciana-venezia.jpgBessarione da Trebisonda , nel 1468, arricchì ulteriormente la fantastica biblioteca.

Insomma entro il 1500 quasi tutti i testi importanti della Grecia antica che erano stati salvati dal Medio Evo bizantino vennero resi accessibili ai più grandi grecisti europei dell’epoca, per cui Venezia e le sue biblioteche divennero meta incessante di studiosi, uomini di cultura e studenti provenienti da tutti gli Stati d’Europa: Venezia, con le sue grandissime ricchezze culturali ed editoriali fu, in quel periodo, l’astro fulgido della cultura e delle scienze per il resto del mondo!

Gen 24, 2013 - Arte, Carnevale, Leggende, Luoghi, Misteri, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Tra la Gnaga , le Baute e il Matasin: lo straordinario Carnevale di Venezia.

Tra la Gnaga , le Baute e il Matasin: lo straordinario Carnevale di Venezia.

mostra-a-venezia-di-francesco-guardi_122876_big.jpgbauta femminile.jpgbaute-veneziane.jpgIl l 27 dicembre di ogni anno  iniziava ufficialmente il Carnervale nella Serenissima. Le autorità concedevano  così il permesso di utilizzare la maschera….che non poteva essere indossata da persone armate e dalle prostitute.

Nel settecento quindi tutti i mesi invernali erano caratterizzati da feste in cui si pavoneggiavano e danzavano coppie con la bautta, deliziose damigelle con la moretta (o servetta muta, una maschera che lascisava liberi solo gli occhi, seguendo l’ovale del viso)) la classica Furlana o il minuetto, ed altre danze antiche, e queste immagini vennero immortalate dal grande Pietro Longhi e dal Francesco Guardi: “le moretta.jpgla furlana 3.jpgLa Furlana del Longhi.jpgmaschere al ridotto”,” l’ippopotamo,” scene della vita gioiosa nei nobili, ma anche delle persone più umili. Non a caso, incontrandosi per le calli era buona educazione se non un dovere, salutare le persone mascherate con un: ossequi, Siora Maschera, o Servo suo, Siora Maschera. In genere questi scambi avvenivano moretta1.jpgla_furlana.jpgminuettotiepolo.jpgtra persone ricoperte dalla bautta, creata dai maschereri prima con il gesso, poi con cartapesta, a completata dall’uso di un mantello: le bautte erano bianche o nere, e non avevano assolutamente espressione, ricoprendo il volto in modo inquietante…assolutamente imperscrutabile, e per la loro forma e la costruzione, modificavano anche la voce.

ridotto.jpgLonghirinoceronte.jpgbautta nera.jpgbauta1.jpgbaute 6.jpgcodega.jpgcodega1.jpgE’ facile quindi immaginare queste figure così indefinite, coperte dalla testa ai piedi (in genere veniva utilizzato il tricorno come copricapo sopra uno “zendale” , una sorta di sciarpa preziosa, che nel tempo divenne lo scialle per le donne)) aggirarsi per calli e campielli illuminati, si fa per dire, dalla luce dei lumini che rischiaravo gli stretti passaggi ) i” cesendali” che venivano accesi dai parroci di fronte alle immagini sacre, illuminando le rive, le callette strette e completamente immerse nel buio. Le coppie più abbienti si avvalevano dell’opera della codega, il portatore di lanterne che illuminavano il cammino ( da questo il modo di dire :reggere il moccolo). Altre coppie si appartavano nelle gondole, sotto il felze , a scambiarsi effusioni o consumando amori a volte illeciti, come narra Casanova, con monache che vivevano quella condizione come qualcosa di imposto e non sentito, o vivendo tradimenti o amori impossibili.

GNAGA.jpggnaga3.jpggnaga 2.jpgMa la maschera più inquietante ed allusiva era quella della gnaga: camminando sui masegni, attraversando i ponticelli, entrando in un sottoportego si poteva incontrare questo strano essere : un muso da gatto, l’aspetto tozzo di un maschio con vesti femminili che reggeva un cesto carico di micini, che miagolava e sospirava frasi al limite dell’osceno invitando e provocando le bautte che la incrociavano…..espressione di uno dei disagi che venivano provocati nella Serenissima dall’omosessualità, mal sopportata dal Doge e dal maschera del mataccino.jpgmataccino.jpgmondonovo di Pietro Longhi.jpgPatriarca, che comunque a Venezia non veniva perseguita ma nemmeno accettata più di tanto.

Un altro personaggio mascherato poteva apparire e scomparire nel giro di un attimo: il berretto a sonagli a strisce variopinte, il tipico Jolli delle carte: il Matasin o Mataccino! E’, assieme a Pantalon dei Bisognosi, una delle più antiche maschere veneziane.

Francesco-Guardi,-un-invito-al-Museo-Correr001big.jpgBisogna immaginare questa Venezia, questo girovagare di persone che , come attori in uno scenario fiabesco, cercavano  la propria collocazione e avventure, magari di una notte, in una eterogeneità di ceti…li dove la verità, con la semioscurità delle calli, a volte non illuminate dalla luce della luna, o avvolte nella nebbia (caligo) veniva vissuta appieno,,,in un erotismo carnale e forte….la bellezza di una Venezia tenebrosa, misteriosa e straordinaria.

 

 

Armatori, mercanti e navigatori veneziani: gli artefici del mondo globale!

nace mercantile.jpgmercanti_veneziani-filtered.jpgEnrico Dandolo.jpgL’inizio della Storia di Venezia coincide con l’inizio dell’economia mercantile: per merito del Doge Enrico Dandolo, nel 1200, in seguito alla conquista di Costantinopoli  e grazie alla bolla d’oro, trattato con cui i Veneziani trovarono l’appoggio di Bisanzio per espandere i propri interessi nel Mediterraneo, la Serenissima divenne il referente più autorevole nell’intermediazione dei vari mercati, acquisendo così un ruolo determinante per quanto riguardava l’interescambio tra le varie popolazioni di quel bacino.

I fattori più importanti che concorsero a formare questa assoluta superiorità marittima di Venezia furono, all’interno della Repubblica, i capitali patrimoniali d’investimento, con l’industria e la gestione dei mezzi navali, ed il mirato intervento amministrativo-politico dello Stato.

mercanti veneziani 3.pngmercanti_carpaccio.jpgmercanti veneziani 2.jpgmercanti veneziani.jpgMercanti -contrattazione.jpgLa Repubblica concedeva prestiti per finanziare affari di commercio marittimo, scritti in un contratto di commenda o colleganza. Il finanziatore e il mercante armatore partivano insieme all’equipaggio, ed il capitale investito doveva poi essere rimborsato, le spese ripartite sull’esborso delle tasse e per le spese varie.

All’inizio del 1200 si formarono le prime compagnie commerciali denominate ” Fraterne”, che erano per lo più a conduzione familiare, in cui i soci partecipavano con il capitale e l’attività personale. Tra di loro erano solidali con gli impegni presi da ciascuno di essi, e dividevano per quota i profitti e le perdite, e tutto questo sotto il controllo dei Provveditori di Comun alle Mercanzie.

Nel 1400 le strutture della Finanza Pubblica si perfezionarono accanto ai tradizionali sistemi di imposizione indiretta fiscale denominati ” dazi”.

Canaletto - S. Giacometto.jpgBanco di Pegni.jpgAi prestiti obbligatori richiesti dai cittadini allo Stato, risultati poi insolventi, crearono Chiesa di San Giacometto e il gobbo.jpgdocumenti-per-la-storia-ecnomica-dei-secoli-xiii-xvi.jpgulteriori debiti pubblici delle casse veneziani, si decise così di costituire il “Monte Vecchio”, che poi venne sostituito dal ” Monte Nuovo”, Nuovissimo e di Sussidio.

Vennero in seguito introdotte le tasse dirette, chiamate ” decime”: I mercanti potevano pagarsi l’un l’altro mediante una scrittura semplice d’accordo tra le parti presso i “Banchi da Scripta” o ” Banchi da Giro” . Verso la metà del 500 venne creato un Banco a Piazza di Rialto completamente pubblico che contribuiva ai finanziamenti per il mercato interno dello Stato: la sede di questi banchi era il Campo di San Giacometo, dove si svolgeva l’attività vera delle finanze dei mercanti e dello Stato.

Doge Andrea Dandolo.jpgNel 1284 il Governo autorizzò la coniazione di monete d’oro e d’argento: Il Ducato aureo pesava 3,65 grammi d’oro a 24 carati, e in seguito venne denominato ” zecchino”, e questa moneta divenne battuta e famosa in tutta Europa; accanto a questa moneta aurea la Zecca veneziana coniò anche monete d’argento, e tutto sotto il rigido controllo delle leggi emanate dal Governo.

Gasparo Balbi - libro.jpgNicolò de Conti.jpgCarta di cesare Federicci.jpgI mercanti veneziani dettero lustro alla Serenissima, e svelarono scoperte determinanti per l’Europa: oltre a Marco Polo nel 1400 Nicolò de Conti di Chioggia viaggiò in Asia Meridionale, nel 1500 Gasparo Balbi e Cesare Federicci visitarono le Indie.

Accanto ai mercanti i viaggiatori Veneziani furono famosi e richiesti in Europa: Alvise da Mosto offrì il suo operato ai Portoghesi, Spagnoli e Inglesi, esplorando le coste dell’Africa; Sebastiano Caboto attraversò l’Oceano Atlantico e scoprì le coste della Florida e lo Stretto di Hudson, e al servizio del Re di Spagna esplorò le coste orientali mercanti veneziani 1.jpgAlvise Da Mosto.jpg220px-Sebastian_Cabot.jpgdell’America del Sud fino a risalire il Ruo Paraguay: In questa esplorazione diede il suo nome ad uno stretto nel passaggio tra l’Oceano e il Golfo di San Lorenzo, e fra l’isola di Capo Breton e quella di Terra Nova.

Mercanti, navigatori, persone avventurose ed eccezionali di cui ho già parlato, ma non abbastanza per dare il senso vero dell’accellerazione e della propulsione che seppero e poterono dare attraverso le loro imprese alla conoscenza del mondo!!

 

 

 

Pagine:«1...567891011...19»