Rialto, locande con letto guarnito e porte per botti a Venezia

Rialto.jpgrialtolegno.jpgPonte di Rialto.jpgRialto, le sue rive ed il suo celebre ponte: All’inizio, nel 1181 Nicolò Barettieri lo creò come ponte di barche, per diventare poi, nel 1250 una costruzione in  legno che si apriva per  far passare le navi con le loro vele, diventando poi quello attuale su progetto di Antonio da Ponte realizzato nel 1588, era il fulcro dei commerci e delle attività mercantili.

A Rialto  arrivavano e si lavoravano merci preziose come sete, spezie, oro, e dove, sotto i portici di Campo S. Giacomo c’erano i Banchi dove venivano registrati i conti personali dei vari mercanti, specialmente col sistema del “giro conto”, perfetto per non dover maneggiare denaro, per tale ragione il sottoportico era Campo S. Giacomo.jpgCampo S. Giacomp 1.jpgdenominato Banco giro.
I banchi ” de scripta” furono gestiti nei primi secoli da privati, soprattutto nobili, che dovevano ottenere l’autorizzazione versando un’adeguata cauzione, poi, dal 1587, passarono direttamente alla gestione dello Stato.

I mercanti potevano negoziare “mutui ad negotiandum”, prestiti veri e propri, oppure trattare “le colleganze” , forme assai diffuse dal 200 al 300, di compartecipazione di soci finanziatori ” socius stans”, che non si movevano da Venezia, ed i ” Soci procetans” che compivano i viaggi e le operazioni di scambio relative.

Il campo era sempre affollato di mercanti veneziani e stranieri e da loro agenti che trattavano affari o semplicemente si Canaletto Rialto.jpgsottoportici di Campo S. Giacomo.jpgstampa di Campo S. Giacomo.jpgtenevano al corrente, come nella Borsa, delle variazioni del mercato.

Accanto al portico del Banco Giro c’era la Calle della Securtà ed il Caffè della Securtà, dove si stilavano polizze assicurative contro i rischi derivanti dalla navigazione (avarie, naufragi, assalti di pirati ecc.)

Rialto inoltre brulicava di alberghi dove il proprietario detto camerante forniva il cosidetto ” letto guarnito”, in cui era previsto l’alloggio, il riscaldamento, la cena e la compagnia.

naranzeria.jpgerbaria venezia.jpgerbaria a Rialto.jpgQui sorse il mercato di Venezia, con l’Erberia, dove venivano vendute le verdure e la frutta provenienti dalle isole, la Pescheria, che non vendeva solo pesce ma anche uccelli, la Naranzeria ( da arancia), formata da piccoli e bassi magazzini che vendevano agrumi.
Nella Casaria si vendevano formaggi e anche carne di maiale conservata sotto sale.

Insomma, la toponomastica ci da indicazioni precise delle attività che si svolgevano in questo punto nevralgico ed attivo della Repubblica.

La Ruga e il Sottoportico degli Oresi ( orefici)che qui avevano le loro sedi, e che per effetto della pescheria3.jpgcolonna pescaria.jpgpescheria 2.jpgdelibera del Maggior Consiglio del 23 Marzo 1331 erano obbligati a lavorare e vendere l’oro solo nell’isola di Rialto.

C’era il Campo delle Becherie ( da Becher, macellaio), la Calle dello Stivaletto,dall’insegna di un negozio di calzolaio con  uno  stivaletto, la Calle del Capeler, (il Cappellaio) Quella del Marangon (falegname e lucidatore),Calle del Manganer (lucidatore di sete e di lane) Calle dei Varoteri (Pellicciai).

Il Ponte delle Spade, la Calle della Donzella, Calle del Sturion e quella della Campana erano i nomi di altrettante locande o alberghi.

LocandaSturionCarpaccioParticolare.jpgL’Osteria della Scimia si trovava in un palazzo proprietà delle monache che l’avevano dato in affitto, quella del Gambero, quella della Donzella, e quella dello Sturion, immortalata in un quadro di Vittore Carpaccio, ” Miracolo della Reliquia della Santa Croce”.

C’era anche in Fondamenta della ” Stua ” (stufa) un locale pubblico che ospitava una sorta di piscina riscaldata, dove, nonostante la propibizione, con le abluzioni gli ospiti più licenziosi potevano usufruire della compagnia  delle  cortigiane che stazionavano sul vicino Ponte de le Tette.

E sempre nella zona, in Campo Rialto Novo c’è ancora il bassorilievo con lo stemma dell’arte dei boteri (o bottai) risalente al XVII secolo, che avevano l’obbligo di aggiustare gratuitamente le botti del Doge, ma con diritto ai campo di Rialto novo.jpgRialtoBassorilievoBotte.jpgCalle dell'Arco.jpgcerchi, ai vinchi e alle cibarie per gli operai.

Proseguendo si passa per la Calle dell’Arco, dove due archi uniscono due palazzi solo per indicare che entrambi gli edifici erano di proprietà di una sola famiglia, la calle poi diventa Calle dell’Ochialer (occhialaio), dove c’erano le botteghe che si servivano dell’arte dei Cristalleri i quali si erano riuniti in confraternita, e nella mariegola si sanciva che l’oglar doveva essere in cristallo puro e non in vetro.Per la prima volta gli occhiali vennero nominati in un documento, ed è accaduto a Venezia nel 1274.

Proprio dove la Calle dell’Arco diventa Calle del’Ochialer doveva esistere un magazzino del vino, proprio a metà strada fra la riva del Vin (dove, è ovvio, si scaricavano le botti) e la Calle dei Boteri Lo spazio era limitato,e all’attuale anagrafico 456 escogitarono un sistema per far passare più agevolmente una botte attraverso una porta un RialtoPortaVerticale.jpgRialtoPortaOrizzontale.jpgpò stretta, ed ecco il risultato!

Giustizia al Palazzo dei 10 Savi..jpgPalazzo dei 10 Savi.jpgSu tutte queste attività vigilavano i Magistrati  nel Palazzo dei 10 Savi alle Decime, una sorta di Ministero delle finanze, e sul  cui angolo è esposta, alla vista e a monito di tutti, una grande statua raffigurante la Giustizia.

 

 

Rialto, locande con letto guarnito e porte per botti a Veneziaultima modifica: 2010-01-26T15:37:00+01:00da pierapanizzuti
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8 Commenti

  • Piera ciao Brava Brava Brava non o parole .Anche in calle Priuli vicino al ponte dei Scalzi c’e una porta adiacènte all’osteria alle lancie (ora pizzeria)con i piastri incavati in origine era la cantina dell’osteria e come dici Te rotolavano dentro le botti piene di vino,che altrimenti dovevano alzarle verticalmente faticando, l’ingegno è sempre esistito. Con ammirazione Luciano

  • Ti ringrazio per i complimenti e per la segnalazione, Al più presto andrò a vedere e scattare qualche foto. Sono contenta di ritrovarti, mi fa sempre molto piacee. Un saluto affettuoso, Piera

  • Piera ciao non dirmi ke rompo, ai notato ke vicino al piastro col bassorilievo con la botte a circa 3 metri c’e un altro piastro uguale con un altro bassorilievo molto bello raffigurante un frate o un santo a tutta figura capelli lunghi saio lungo nel avambraccio sinistro tiene un libro e nella mano destra tutta alzata tiene una croce, (un gioiello). Penso ke i piastri siano del 1500 o anke prima.Se vieni a Venezia ricordati vai a vedere la scuola grande di S.M. del Rosario alla prossima ciao luciano

  • Verrò la prossima settimana così vedrò, e sicuramente andrò a vedere la scuola Grande di S. M del Rosario. Un ciao affettuoso, Piera

  • Piera ciao mi risulta che il ponte che si apriva al centro per far passare i velieri sia stato costruito dopo il 1444.quelli antecedenti erano anche quelli in legno ma a arco intero. mi risulta anche che il progetto di quello attuale fosse di Giovanni Boldù, (nobile veneziano)e Antonio Da Ponte ne fu il costruttore. Tutto questo come pretesto per farti i miei complimenti e avere il piacere di Salutarti Buondì Dolce Piera luciano

  • ciao Luciano, mi fa veramente piacere leggerti. Ti ho dedicato la ricerca che avevo fatto sul Ponte di Rialto…,(Giovanni Boldù fu un pittore e medaglista), comunque se hai altre informazioni ti prego di rendermene partecipe. Un abbraccxio affettuoso, e mi raccomando, riscrivimi presto, ciao, Piera

  • Grazie Piera, le tue ricerche affascinano sempre, soprattutto noi veneziani che crediamo spesso che Venezia sia una città “normale” ed invece è piena di storia che pochi conoscono. Normalmente camminiamo per calli e ponti guardano per terra od al massimo avanti; alzare la testa ogni tanto e vedere cose straordinarie spesso muove a curiosità che, una volta soddisfatta , fa capire acora di più che Venezia è veramente città unica al mondo per bellezza e molto altro. Un saluto e un rigraziamento ancora. Giuliano

  • Carissimo Giuliano, sono felice che tu condivida con me la percezione che per storia, unica al mondo, che per ricchezza d’arte e per situazione naturale rende la nostra cittò un mondo unico, e noi veneziani fieramente orgogliosi delle nostre radici e portatori di un passato fatto di arte, cultura, genialità, musica, leggi, giustizia , che , a volte inconsapevoli, ci rendono speciali come la nostra città. >Un abbraccio affettuoso, Piera