Venezia Nascosta

Il Risorgimento a Venezia: aria pura e nuova collegata alle radici della Serenissima: Martiri dolorosamente giovani ma carichi di ideali.

In questi giorni sono andata a ricercare le motivazioni, il clima, le situazioni in cui Venezia, la meravigliosa Serenissima, dopo Napoleone si sia trovata a diventare succube dell’Austria, assieme alla Lombardia, costituendo così un qualcosa di estremamente estraneo alle sue origini, popolo pieno di iniziative, popolo abituato all’apertura mentale ed al contatto con il resto del mondo, e ho trovato in queste mie ricerche la spiegazione del Risorgimento veneziano, in questo respiro ampio, modernissimo e profondo che va al dilà delle idee politiche, ma che si rifà alla consapevolezza tutta veneziana dell’unicità di un popolo, della grande anima veneziana, così culturalmente aperta al mondo intero da ricercare, nell’unità d’Italia un sostegno in più per perseguire il modo di pensare, di concepire la Repubblica ed il popolo come elemento solido di apertura verso le altre culture, e delle mie origini mi sento, oggi, ancor più orgogliosa!!

Per questo motivo desidero ricordare quei valorosi che si batterono per liberare Venezia dal giogo dell’Austria.
La rigorosa amministrazione centrale di Vienna regolava una dura censura che penetrava nei settori più diversi della vita sociale, dalla sorveglianza della stampa alla circolazione delle idee liberali. Di conseguenza e per reazione cominciarono a proliferare le società segrete che ebbero tanta importanza nel preparare il terreno per i primi moti risorgimentali e la coscienza nazionale.

Da questa coscienza nacquero i primi martiri: Silvio Pellico, arrestato nell’ottobre del 1820 che subì due processi uno a Milano ed un altro a Venezia e condannato a morte assieme a Pietro Maroncelli, condanna poi commutata nella prigionia presso il carcere dello Spielberg in Moravia ( e qui, come tutti sanno, nacquero ” Le mie prigioni”).

Nell’ambiente della marina austriaca a Venezia, crebbero e divennero ufficiali Attilio ed Emilio Bandiera, figli di un contrammiraglio, che vollero fondare una società segreta per affrancare l’Italia dal dominio austriaco, secondo le nuove idee che vennero diffuse anche tra gente di mare, sulla linea del pensiero di Giuseppe Mazzini.

I due fratelli, assieme all’amico Domenico Moro, traditi da un affiliato, trovarono rifugio a Corfù, ove nel 1844 raccolsero un buon numero di patrioti per condurre a termine una disperata operazione di liberazione dell’Italia, che partiva dalle montagne di Cosenza.
Catturati dai Borbonici pagarono con la vita la loro valorosa azione ispirata al più nobile patriottismo. I loro corpi sono tumulati presso la Basilica di San Giovanni e Paolo a Venezia.

I precedenti alla rivoluzione di Venezia nel 1848 maturarono per strade diverse e attraverso sacrifici, spesso oscuri, con il germe delle idee professate dalla Giovane Italia. In questo clima tra il governo di Vienna e gli spiriti più liberali del Lombardo-Veneto venne a formarsi una tensione che arrivò al punto critico di maturazione con la rivolta del 1848.

La prima scinitlla partì dall’Università di Padova, una città che, a causa della presenza di tanti giovani poteva catalizzare con più immediatezza quanto era già nell’aria e nell’anima dei più più pronti al riscatto.

Nelle case dei Pivetta, dei Cittadella a Vigodarzere, dei Manfrin, dei Maldura, dei Wollemborg si parlava di politica in senso vietato; nelle osterie care agli studenti si recitavano a voce bassa ballate del Berchet, gli scherzi del Giusti, le tirate della Francesca del Pellico, e nelle aule del Bo si cospirava addirittura.

Tutta aria nuova, tutta gente pronta, giovane, una ventata di orgoglio,. gente giovane e piena di aspettative, uomini pronti a morire pur di perseguire un ideale ed un sogno.

La sconfitta dell’esercito piemontese a Custoza , nel luglio 1848, costituì un grave colpo alle speranze di liberazione del Lombardo-Veneto, anche se Venezia, per la validità della resistenza “ad ogni costo” riuscì a rimanere indipendente dal 22 marzo 1848 al 24 agosto 1849.

Venezia scriveva così con la sua grande pagina di patriottismo nella storia dell’Ottocento italiano, sull’onda della tradizione di sacrifici e del valore che avevano caratterizzato la vita dell’antica Repubblica Serenissima. Durante questo periodo Daniele Manin prese la guida del governo.

Da un punto di vista militare si possono annoverare negli episodi della resistenza la sortita di Mestre, la disperata difesa di Forte Marghera, quella del Piazzale del Ponte della Ferrovia, e la coraggiosa sopportazione dei bombardamenti della città

Ma la mancanza di cibo e le malattie costrinsero gli insorti ad una drammatica resa, e ad un’ulteriore dominazione austriaca, ma ancora per pochi anni, perchè nel 1866 si ebbe la sospirata unificazione con l’Italia.

Lo spirito vero, l’aria nuova del risorgimento nei suoi giovani, nelle loro menti più libere e lungimiranti, questo vento di desiderio forte di creare un libero Stato con il resto d’Italia, a cui parteciparono anche altri veneziani o Veneti, come il famoso poeta Ippolito Nievo (padovano) morto da Garibaldino nel naufragio della sua nave ( un giallo ancora tutto da svelare) raccontavano di nuovio ideali, della ricerca degli antichi splendori, dell’impeto vero nel voler rinnovare i fasti e lo stato ideale da cui questi giovani avevano tratto per primi ispirazione.

Il Risorgimento a Venezia: aria pura e nuova collegata alle radici della Serenissima: Martiri dolorosamente giovani ma carichi di ideali.ultima modifica: 2011-03-16T20:25:00+01:00da
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