Mar 27, 2011 - Architettura, Luoghi    5 Comments

Noè, gli Arcangeli e la Giustizia a Palazzo Ducale a Venezia

Balcone di Palazzo Ducale con la statua della Giustizia.jpgIl doge Michele Steno fece costruire a Palazzo Ducale dal 1400 al 1404  da Pier Paolo e Paolo delle Masegne un grande balcone  sul Molo, simile ad un reliquiario, che reca in alto l’imponente statua della Giustizia, tema caro a Steno che prima di essere eletto Doge era stato per quattordici anni Procuratore di San Marco.

E’ interessante notare che nel contratto scritto Pier Paolo delle Masegne assicura che “l’opera sarà con i pilieri in Pietra d’Istria, decorata con marmo rosso di Verona  e le figure in marmo di Carrara”. L’opera deve dominare ed essere visto da tutto il bacino di San Marco. Il nome di Michele Steno è segnato accanto alla data di completamento del balcone nel 1404.

La figura della giustizia è dominante nel Palazzo, spesso assisa tra due leoni, come si può vedere nel tondo sopra l’ottava colonna, stilizzata al pari di un sigillo impresso su una moneta.

Noè ebbro con Sem e Jafet.jpgNoè ebbro a Palazzo Ducale a Venezia.jpgCapitello della Giustizia.jpgparte del balcone di Palazzo Ducale a Venezia.jpgUn’altra (a tutto tondo) di Bartolomeo Bon si trova al vertice della porta della Carta; anch’essa è gotica. Ed osservando attentamente le figure rappresentate sulle facciate del Palazzo Ducale possiamo notare il gruppo di Noè ebbro, con un grappolo d’uva ed un bicchiere in mano, mentre Sem e Jafet, provando pena e rispetto coprono le sue nudità, e Cam è posto dall’altra parte del porticato, simboleggiando così il suo lasciarsi vincere dallo sbigottimento  alla vista del padre ubriaco.

Noè ebbro con Sam e Jafet, a destra Cam.jpgNel piano superiore l’Arcangelo Raffaele che conduce per mano il piccolo Tobia (Tobiolo)nell’avventuroso viaggio che egli intraprende per incarico del padre.

Adamo ed Eva.jpgNell’angolo inferiore dell’angolo verso la Piazzetta sono raffigurati Adamo ed Eva, con l’albero centrale da dove scende il serpente, simbolo del peccato originale, mentre sul piano superiore l’Arcangelo Michele con la spada difende gli uomini dalla malignità del Tentatore.
Questi gruppi vengono per lo più datati 1390 circa.

giudizio di salomone.jpgAltro gruppo interessante è il Giudizio di Re Salomone, verso la porta della Carta, in cui viene celebrata la giustizia umanadi Salomone in confronto alla “Giustizia divina”rappresentata dall’Arcangelo Soprastante. C’è chi attribuisce la paternità di questo gruppo a Jacopo della Quercia, nel primo 400.

Poter ammirare queste splendide opere d’arte, a cui fanno seguito i capitelli gotici delle colonne è uno spettacolo che arricchisce quel tesoro d’architettura che è il Palazzo Ducale, e rimane sempra in scena, con la luce del giorno, Arcangelio Gabriele.jpgcon il bagliore del tramonto, rischiarate a distanza, di notte, dalle fiaccole di San marco.jpgfiaccole sul balcone della Basilica di San Marco, che ricordano il valore forte della Giustizia a Venezia.

Noè, gli Arcangeli e la Giustizia a Palazzo Ducale a Veneziaultima modifica: 2011-03-27T23:05:00+02:00da pierapanizzuti
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5 Commenti

  • Piera ciao se vuoi vedere le sembianze del doge Micel Steno vai nella sala del consiglio provinciale a Verona (se c’è ancora) Tu Veronese ti sarà facile.O letto la tua posta grazie di cuore Luciano

  • Mi sono dimenticato di dirti che c’è un bel quadro del pittore jacopo ligozzi in qui il doge sta ricevendo le bandiere e le chiavi della città.Ciao Luciano

  • Grazie delle tue preziose informazioni sul doge Steno. Quando andrò a Verona sicuramente andrò a vedere il quadro di Ligozzi. Un abbraccio affettuoso, ciao, Piera.

  • come sempre i tuoi racconti sono così ricchi e come sempre mi son persa leggendo e cercando di imparare sempre più da, lasciami dire “le tue perle di conoscenza e amore per Venezia”, questa volta però non sono riuscita a non lasciarti almeno un GRAZIE per tutte le bellissime cose che scrivi e leggo ogni volta che posso!

  • Grazie a te Renata e di cuore!!! Ti abbraccio con affetto, e spero di leggerti ancora, Piera