Meno nota, ma non meno importante fu invece la figura della Dogaressa. Non tutte vengono ricordate, ma alcune sono rimaste, per la loro importanza, nella Storia di Venezia.
Anna Teodora recò con sè una ventata di raffinatezza: introdusse l’uso della forchetta (cosa che scandalizzò il
In seguito invalse l’uso della cerimonia di incoronazione anche delle dogaresse, le quali dovevano sottoscrivere la promissione ducale del loro consorte, e rispettare assieme a loro tutte le procedure e le regole Dogali,(fungendo
Nel caso delle incoronazioni della dogaressa Morosina Morosini (moglie di Marino Grimani) nel 1597, ed Elisabetta Querini (moglie di Silvestro Valier) nel 1694, vennero coniate delle oselle d’oro, argento e rame che vennero donate come medaglie.
E’ interessante il racconto di Pompeo Molmenti che nella sua “Storia di Venezia nella vita privata” racconta: ” basta riandare ai festeggiamenti che si facevano nell’incoronazione della dogaressa per comprendere che cosa doveva essere questa città nei suoi momenti di gloria”.
” Nell’incoronazione della Dandolo anche le Arti ebbero grandissima parte: il solo polischermo degli orefici, nella Regata nel Canal Grande, era seguito da 14 gondole coperte di damasco cremisino. La dogaressa visitò poscia in palazzo le varie Arti le quali avevano allestito le stanze con arazzi preziosi, tappeti, damaschi e drappi d’oro. Nella Sala del Gran Consiglio fu allestito un sontuoso banchetto”.
L’accompagnavano magistrati e gentildonne vestiti di panni di seta, e la barca era seguita da un corteo di gondole: la barca dei “bombesari” (venditori di bambagia) aveva la forma di un carro antico trainato da due cavalli marini “così artificiosamente accomodati che parevano tirando che con le gambe si movessero”.
Disegnato dallo Scamozza avanzava un tempietto chiamato “Teatro del mondo” che ospitava i gentiluomini che dirigevano i festeggiamenti. Musiche e suono di campane accompagnavano il corteo.
“conviene nel proprio sostenimento de la grandezza pubblica prefiggere anco quegli ordini, che niente offuscando il lustro ed il decoro ne le cerimonie de ” le Dogaresse” non per togliere l’obbligazione di eccessivi dispendii, aggravanti in particolare l’Arte ed i popoli ad altri pesi obligati…..in ogni tempo a venire sia prohibito il farsi l’incoronazione de le Dogaresse come atione non necessaria et poco aggiustata alle moderationi del Governo”.
Fu così che venne moderata la gran pompa ed il grande dispendio di denaro, mossa oculata di una Repubblica saggia che non doveva dimostrare nulla della sua potenza con cerimonie elefantiache, considerando il bene del popolo e dell’economia stessa della Serenissima.