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Alchimisti e Maestri Vetrai a Venezia

 

imagesCAJ0YBL9.jpglibro alc.jpgE’ esistito un intreccio tra l’alchimia dei Rosacroce e la filosofia, fin dal medio evo.

 imagesCAYYPXFT.jpgimagesCAUSKY0D.jpgMolto probabilmente i primi alchimisti che esercitarono a Venezia fecero parte della Corporazione dei Vetrai. Questa si era costituita a Venezia nel 1255, e poi fu trasferita a Murano per evitare incendi che, con i imagesCAEYTK50.jpgtetti in paglia, imagesCA5BDT15.jpgimg_sforzinda.gifsarebbero potuti essere  numerosi.imagesCAEVEI22.jpgimagesCAIQO47M.jpgimagesCAGUCW0M.jpg Amico e frequentatore di uno dei più noti vetrai, Angelo Barovier, era Paolo Godi, un alchimista famoso Specchio.jpgil quale gli insegnò diverse formule per la formazione della pasta di vetro, dei colori, delle luminescenze ed opacità.

Più avanti gli altri componenti della corporazione si cimentarono anche nella costruzione di specchi, legati anch’essi ad una tradizione rosacrociana.

 

John22.jpgNel 1317 venne emanata da Papa Giovanni XXII la bolla “Spondent Pariter” che ammoniva contro l’esercizio e l’uso dell’Alchimia , la quale rimase comunque oggetto di conoscenza anche per il Papa, del  quale venne pubblicato  postumo, nel 1557 il  trattato “Ars Trasmutatoria”.

Nel frattempo, nonostante la legge promulgata dal Consiglio dei 10 il 17.12.1488 che vietava severamente lo studio e la pratica dell’Alchimia, venne creata a Venezia una società segreta alchemica, chiamata Voarchadumia, attiva tra il 1450 e il 1490. Questa aveva ramificazioni internazionali, tra i membri più conosciuti Sir George Ripley.

 Il  sacerdote veneziano Giovanni Agostino Pantheus pubblicò il trattato “Voarchadumia, l’oro dei due rossi e della cementificazione perfetta, dedicandolo al doge Andrea Gritti. Pantheus dedicò inoltre un trattato ad un suo amico polacco Hierosky, grande conoscitore di testi alchemici.

Le opere di Pantheus crearono per la prima volta un sincretismo tra Alchimia e Kabbalah.

Nel 1585 il nobile veneziano Francesco Malipiero venne condannato a morte per magia, stragoneria ed alchimia.

Nello stesso periodo un alchimista al servizio di Enrico I di Buglione ottenne dallo stesso, dopo avergli trasmesso una ricetta per fare l’oro, un finanziamento per andare ad un convegno di alchimisti a Venezia.

lavorazione del vetro di Murano.jpgbotiglie.jpgUomini all’avanguardia, artigiani attenti e chimici sopraffini che conservarono per secoli i loro misteri, gettando nella laguna le prove mal riuscite di colori o lavorazioni: tutt’ora, nonostante lo svilimento di certe “cose che nanche lontanamente si avvicinano agli originali” vengono proposte da qualche bancarella (magari abusiva), opere d’arte di incredibile raffinatezza ed eleganza vengono prodotte ancora a Murano, proseguendo un’arte che è unica e che deve essere protetta ed aiutata.

 

Il Palazzo degli eretici a Venezia: fucina delle scienze

Palazzo Ducale.jpgLa Venezia del seicento si trovava in politica internazionale a dover prendere gravi prese di posizione da altre potenze europee: innanzi tutto dallo Stato Pontificio, la Spagna e gli Asburgo che sentivano l’esigenza di estendersi verso il mare.

Il mito di Venezia, vista la spettacolarità delle sue cerimonie ( da riferirsi all’aspetto Bizantino della Repubblica)  affascinava le altre nazioni, tanto che lo scrittore francese Jean Bodin arrivò a scrivere: a Venezia, la douceur del libertè ….est plus grande…qu’en lieu du monde”.

San Lorenzo Giustiniani.jpgMa questo non poteva nascondere l’impegno spirituale e religioso che la Repubblica aveva espresso dai tempi ancora di San Lorenzo Giustiniani e Vincenzo Querini, e poi infine con Gaspare Contarini, il più fervido di tutti, nel primo cinquecento, verso una riforma cattolica poco prima della clamorosa rottura di Lutero.

La via di Lutero doveva portare alla scissione della Chiesa, quella di Contarini sboccò necessariamente nella riforma cattolica: Contarini era laico e per lui la riforma della chiesa  consisteva nel rinnovamento degli uomini secondo lo spirito della verità e di Grazia.

Paolo Sarpi.jpgdoge Nicolò Contarini.jpgL’episodio sorto per l’arresto di due sacerdoti macchiatisi di reati comuni portò all’interdetto della Repubblica di Venezia ed alla fiera protesta del doge Leonardo Donà, nella linea indicata con energia dal sacerdote Paolo Sarpi e costituì una miccia su una antica e latente condotta di tensione in campo politico tra lo Stato Pontificio e la Serenissima.

teatro anatomico.jpgFabrici d'Acquapendente.jpgLeonardo Donà.jpgEd in questa atmosfera e linea di pensiero, completamente laico, che si ritrovarono le migliori menti italiane: alcuni insegnanti presso l’Università di Padova, come Fabrici d’Acquapendente che fu uno dei pionieri dello Studio dell’Anatomia e che fece costruire il primo teatro anatomico, all’Università, ideato dallo stesso Paolo Sarpi, Galileo Galilei che per diciotto anni insegnò anch’egli a Padova (dal 1592 al 1610).

E nel Palazzo sul Canal Grande a San Luca Andrea e Nicolò Morosini crearono Palazzo Contarini Martinengo.jpgun luogo di incontro di primissimo piano: Palazzo Martinengo,ora Giovanni Fraqncesco Sagredo.jpgsede dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Venezia, in stretto rapporto con la cultura francese. Tra i frequentatori si contano Paolo Sarpi, Leonardo Donà, Nicolò Contarini, Giovanni Francesco Sagredo, uno degli interlocutori del Dialogo dei massimi sistemi di Galileo, che rappresentava ” Messer Buon Senso” e Galileo Galilei. In una sua lettera indirizzata al Granduca di Toscana Cosimo II, poco prima di diventare cieco, Galileo Galilei scrisse tra l’altro: ” siccome io son pieno d’infinito stupore, così infinitamente rendo grazie a Dio che si sia compiaciuto di far me solo per primo osserevatore di cosa così ammiranda ,a tutti i secoli occulta”.

Giordano Bruno.jpgGaspare Gozzi racconta che nel 1592 vi era capitato anche Giordano Bruno, ed egli non aveva certamente tralasciato di parlare dei fatti francesi per cui allora aveva vivo interesse°

° G. Gozzi ” il doge Nicolò Contarini” Venezia 1598: per un’ampia documentazione sulle riunioni accademiche di scienze e letteratura che si tenevano nell’ammezzato del Palazzo di Andrea Morosini, senatore della Repubblica e insigne storiografo, si veda l’articolo: Un ridotto scientifico di Venezia  al tempo di Galilo Galilei” di Antonio Favero all’archivio storico , Venezia 1898, pag. 189.

Nel processo per eresia svoltosi a Roma, Giordano Bruno ammise di aver partecipato alle riunioni culturali nella ” Casa di S.Luca sul Canal Grande di Andrea Morosini  e di aver “ragionato” su alcune librerie veneziane.

Gioedano Bruno 1.jpgA Venezia ebbe occasione di scrivere alcune sue opere, tra cui ” Le sette arti liberali ed inventive”.

libro di Galilei.jpgGalileo Galilei.jpgcannocchiale.jpgGCannocchiale di Galileo.jpgalilo Galilei ebbe l’opportunità di presentare il suo primo cannocchiale proprio sul Campanile di San Marco, a Venezia: egli presentò un ” nuovo artefizio di un occhiale canato, che permette di avvicinare gli oggetti, tanto  che ” quello che è distante nove miglia ci apparisse come se fosse lontano un miglio solo, cose che per ogni negozio ed impresa marittima, o terrestre, può essere di giovamento inestimabile; potendosi in mare a assai maggior lontananza del consueto scoprire legni, et vede dell’inimico, si che per due hore, et più di tempo possiamo prima scoprir lui, che egli scopra noi: (Archivio di Stato  giugno, luglio, agosto 1609.

 

 

 

Venezia e il capolavoro dell’arte vetraria del Rinascimento: la coppa nuziale Barovier!

250px-Barovier.jpgcoppa nuziale Barovier.jpgTra i tesori più preziosi dell’arte vetraria del rinascimento spicca, ricoverata presso il Museo del Vetro a Murano la mitica ” Coppa Barovier”: frutto dell’inventiva, delle ricerche e dell’arte di un grande maestro di quest’arte: Angelo Barovier che la creò nel 1460 circa.

Discendente del mitico Jacobello Barovier, grande artigiano vetraio (1295), venne definito dal suo contemporaneo Ludovico Carbone: optimum artificem crystallinorum vasorum”, e a lui venne attribuita  l’invenzione de cosiddetto “cristallo veneziano” un vetro particolarmente pulito e trasparente, anche grazie ad una sua composizione di una pasta di vetro chiamata calcedonio.

img_stampafornace.jpgS. Giorgio MMaggiore.jpg1974-Chiesa_di_San_Giovanni_Elemosinario-Venice-Italy.jpgUomo intelligente e curioso assistette ( secondo le affermazioni di Padre Giovanni Antonio , monaco benedettino del Convento di S. Giorgio Maggiore) alle lezioni tenute al ginnasio realtino da Padre Paolo Godi, detto il Pergolano, pievano della chiesa di S. Giovanni Elemosinario e cultore dell’arte alchemica, e che la collaborazione dei due uomini avviò alla realizzazione di vetri colorati e della loro pittura a smalto “primus et autor et inventum colorum tam insignum ac varie conunistorium, quibus hodie quoque ac vitrearii artifices Muriani utuntur”.”

coppa nuziale la parte della fontana.jpgAltre ricerche, sempre collegate a questo argomento le svolse per la realizzazione di vetri colorati da finestra. Tra le sue innumerevoli cariche: Camerlengo della comunità di Murano, lettore apostolico e segretario papale , ed infine cancelliere del Patriarca di Venezia.

Figlio della antica arte “alchemica” che gli venne tramandata dai suoi avi, che dal centro di Venezia si ritirarono in un’isola come Murano sia per timore dei possibili incendi ( i tetti di paglia delle case e dei palazzi erano particolarmente soggetti a questi eventi), ma anche consci che così isolati avrebbero potuto conservare al meglio i preziosi segreti legati alla loro scienza e alle loro ricerche.

Questa persona strordinaria venne sepolta alla sua morte nella chiesa di Fondamenta della Fornace.jpgChiesa_di_Santo_Stefano_(front)_and_the_Chiesa_di_San_Pietro_Martire_(back)_Murano-Venice.jpgCoppa-Barovier.jpgSanto Stefano a Murano, anche se la sua tomba non c’è più visto che la chiesa è andata in parte distrutta, ma il ricordo di questo uomo speciale e la serie dei suoi capolavori rimane a testimonianza di un’arte delicata, particolare e, come già detto per la Coppa Nuziale, un pezzo raro e prezioso dell’arta vetrariA!!!

Dedico questo mio scritto alla mia fantastica mamma, pittrice per piacere ma disegnatrice di mappe per lavoro, che per prima mi fece conoscere questo gioiello d’arte, orgogliosa com’era di aver contribuito con le sue decorazioni in smalto a riprodurre poche e preziose riproduzioni, naturalmente legali della splendida coppa nuziale e di cui vogilo donare l’immagine . che resprime fascino ed un’intima sensualità…dolce, piccolina, elegantissima, a cui lego quella di mio padre,  Enrico, che insieme a lei formò una coppia veneziana legata alla cultura, (avevano l’abbonamento alla Fenice, e, senza che mi rendessi conto, egli mi fece amare e conoscere l’opera lirica e la musica classica in genere. !

Di loro sono fiera e mi piace condividere questo mio orgoglio, veneziana, figlia di veneziani….allevata ed istruita in questa cultura da una coppia incredibilmente affascinante!mammma.pngbabbo.png

Ago 25, 2012 - Alchimia, Chiese, Personaggi    2 Comments

Da San Francesco della Vigna e Shakespeare attraverso la cabbala e Francesco Zorzi

800px-Venezia_-_Chiesa_di_S_Francesco_della_Vigna_-_Interno.jpgS. Francesco della vigna.jpgNel  Convento di San Francesco della Vigna, a Castello, annesso alla Chiesa omonima, Francesco Zorzi, grande alchimista e studioso Cabalista, legato alla potente famiglia Grimani, e specificatamente nella figura di Domenico Grimani, che accolse il lascito di Pico della Mirandola nella eccezionale e fantastica biblioteca ricco di testi legati all’ermetisco ed all’alchimia,(ora custodita presso la Biblioteca Marciana)  incontrò  John Dee, uno dei più importanti studiosi di cabala e di alchimia, e partecipe della creazione  della cabala cristiana, in confronto e legame con la Kabalah ebraica.

Cordus%20Raimondo%20Lullo%20statua.jpgLa cabbala cristiana nacque in Spagna con Raimondo Lullo, prima della diaspora Seferdita: Egli creò ” un’arte” nella quale, unendo le 9 chiostro-di-sfrancesco-della-vigna.jpgGiorgio%20Francesco%20De%20Harmonia%20mundi%20totius%20Cantica%20tria.jpgdee.jpgdignità di Illusione di Joh Dee.jpgDio ( Sefiroth), i quattro elementi, le sfere celesti e la geometria , in uno stretto legame con il pensiero Platonico si dimostrava una più alta concezione della Creazione e di Dio stesso, aspirazione questa sempre inseguita dagli alchimisti.

Giovanni Pico della Mirandola unendo la filosofia neo-platonica all’alfabeto ebraico nelle sue 52 ” Conclusiones”, nella 14° dimostrò che manipolando cabbalisticamente il nome di Gesù si poteva stabilire  che Egli è effettivamente il figlio di Dio.

Francesco Zorzi nel suo ” de Harmonia Mundi” unì questa cabbala al concetto di Armonia Universale di Vetruvio, e mise in relazione le gerarchie angeliche ai Pianeti ed ai loro influssi senza annullare il libero arbitrio e riuscì a dimostrare la possibilità per ogni individuo a contattare gli Angeli.

L'albero cabalistico del Lullo.jpgIncisione di Raimondo Lullo.jpgDiagramma di John Dee.jpgConclusiones di Pico della Mirandola.jpgA Zorzi, noto come insigne ebraista, venne chiesta una consulenza da Enrico VIII di Inghilterra circa le sue nozze con la vedova del fratello.

Lo Stesso Zorzi convinse il Sansovino a progettare la Chiesa di S. Francesco della Vigna in base alle proprozioni armoniche legate a questi suoi studi, a cui si rifecero in seguito anche altri architetti famosi e pittori.

Daniel Banes, in un suo articolo di venticinque anni fa ( the provocative Merchant of Venice ) rileva nell’opera di Shakespeare gli influssi in quest’opera  di ” De Armonia Pico%20della%20Mirandola%20Giovanni.jpgsefiroth 1.gifMundi ” di Zorzi, influssi che costituiscono, a suo dire l’ossatura stessa della commedia: lungi dall’essere una contrapposizione tra la legge ebraica e l’amore cristiano essa sarebbe costuita dal tema cabalistico delle emanazioni divine (Sefiroth): Syloch rappresenterebbe quella che definisce la severità di giudizio, Antonio la tenerezza amorosa, e Porzia la bellezza clemente.

E la prova degli scrigni, tre (come le religioni monoteiste) in cui Bassanio sceglie quello di piombo, che secondo le tesi di Zorzi  rappresenterebbe mercurio e la Religione Ebraica, sceglie l’ebraismo come espressione di amore per Porzia, in base al detto biblico: “scegliete la mia dottrina e non l’argento, scegliete la sapienza più che l’oro fino perchè la sapienza è buona più delle perle e nessun tesoro l’eguaglia.

pianta di S. Francesco della Vigna.jpgProporzioni facciata di S. Francesco della Vigna.gifPentacolo di Joh Dee.gifil-mercante-di-venezia_foto4.jpgShakespare.jpgHo scelto questo viaggio tra la sapienza e la ricchezza scientifica di Venezia, uno dei suoi più interessanti esponenti, come Francesco Zorzi, tra la ricerca a Palazzo Grimani a Castello, ed il convento concepito con i canoni della cabbala e della divina proprozione dal Sansovino per portarvi in un mondo fantastico e bellissimo a cui si rifanno tutti i praticanti delle arti vere, geni che hanno donato al mondo opere uniche ed irripetibili, come questa città: unica ed irripetibile.

Giu 16, 2012 - Alchimia, Donne venexiane    1 Comment

Alchimia e Cosmesi delle donne veneziane

dame del 500 a Venezia.jpgLe donne veneziane hanno sempre voluto curare la propria bellezza, il biancore della pelle, la lucentezza della capigliatura, la capacità di tingere la chioma di biondo con dei riflessi considerati particolari, e conosciuti ed ammirati in tutta Europa.

Per fare questo venivano aiutate dagli spezieri, mezzi alchimisti e mezzi medici, ma anche cercando, con l’aiuto di un pò di conoscenza di erboristeria, di ottenere ricette per creme, detergenti e maschere di pulizia e nutritive per certi versi molto simili come concetto a quelle che si utilizzano tutt’ora.

Molto nota fu Isabella Cortese,nobildonna del XVI secolo  che pubblicò un trattato ed una serie di ricette per dare alle sue contemporanee dei consigli utili e preziosi per rendersi ancora più belle; il trattato, chiamato “Secreti” ebbe un i segretti di cortese.jpgalchimia.jpgsuccesso enorme, e si contano addirittura dodici edizioni. La Cortese era anche un’alchimista, e nel suo libro appare una nota alchimisti.jpgdi una sua collega, Floriana Canale che aveva pubblicato un libro sugli esor e scon.jpgesorcismi.jpgesorcismi e gli scongiuri. Erano tutte e due conosciute dagli alchimisti dell’epoca, come Marie Meurdrac, il cui libro “la chimica caritatevole e facile a favor delle donne” venne tradotto e pubblicato.

Esse usarono quindi le loro conoscenze ed arti alchemiche per realizzare dei preparati utili ed isabella cortese.jpgefficaci per la bellezza, il biancore della pelle, la lucentezza dei capelli delle loro contemporanee.

Ecco un rimedio per la pelle secca: Piglia albume de ova de gallina, lardo di porco raspato, oleo comune, aceto o varo agresti et mescola omne cosa insieme a modo de confetione, et con questo ugne la faccia e il collo, le mano diventeranno bianche et lucente come argento.

boccette.jpgPer quanto riguarda il segreto della colorazione bionda, per cui le veneziane erano famose anche per i magnifici riflessi  che riuscivano ad ottenere, ecco la ricetta: fiori di lupino con salnitro, zafferano ed altre sostanze, facendo asciugare i capelli al sole con un copricapo fornito di tesa per proteggere il bianco latteo della pelle.

Ed il biancore della pelle era una prerogativa a cui non si poteva derogare, ed ecco qui di seguito i segreti:

Distillasi un’acqua molto convenevole a far bianco e chiaro il viso in questo modo: trovate una lira di rose bianche, una di prodotti alchemici.jpgfiori di ninfea et una di fiori di sambuco, altrettanto di fiori di gigli bianchi, gettatene via però quella parte gialla che vi è dentro, una lira di acqua di fragola, e tanta medolla di pane quanta vi parrà assai, dodici bianchi di ovo, due once di incenso maschio, colle quali mettete per una notte una lira di cerusa (biacca, dal latino cerussa) in polvere, ora in un lambico (alambicco, apparecchio usato per la distillazione, dall’arabo al-ambiq, e dal greco ambix, tazza) posate tutte queste specie cavatene acqua, la quale poi stia al sole, di questa vi lavate la mattina e sera senza asciugarvi, che vi lascerà la carne bianca e lucente.

alambicco.jpgPiù facile questa: meschiate tartaro bianco con vino bianco, fiori di rosmarino, distillate insieme: che avrete acqua oltre ad ogni altra mirabile.

Vale parimenti la seguente: trovate 30 lumache bianche, due lire di latte di capra, tre once di grasso di porco o di capretto fresco, una dramma (dracma, moneta in uso in Grecia) di canfora, dopo questo distillate acqua, la quale sarà eccellente in nettàre e far bianca la vostra carne.

Distillansi molte acque semplici: queste sono acque di fiori di fava, acqua di fragola, acqua di rosmarino, acqua di latte di capra, di latte d’asina, di latte di donna, acque di fiore di persico (di pesca) di foglie tenere di salice: queste sono ottime per far bianca la faccia.

Laudano sommamente le donne l’acqua fatta di bianchi d’ova: perciocchè dicono che fa bianco lucente tutta la carne.

Per chi aveva la pelle grassa invece:

dame.jpgLa mattina quando vi levate dal letto, estendetevi il saponetto per viso in su la faccia ( il saponetto era composto da tre libbre di sapone tenero di buon olio, una quarta di zucchero candi, una di borace, ed un quarto di una quarta di canfora), poi, quando sarete vestite, con un’imboccata di acqua bagnate un drappo con il quale ne laverete la faccia poco a poco, insaponando fino a che tutto si laverà e la faccia restererà lucente e pulita che questa saponetta la netta e si mangia le panne (lentiggini) e se la donna ha la pelle grassa la tenga per un’ora e sarà ben fatto.

Venivano utilizzate anche maschere di pulizia fatte con uova e farina di senape da togliere poi con un tonico detergente utilizzando dell’urina.

bardana.jpgContro i foruncoli e l’acne veniva usata la bardana, sia sotto forma di crema ( con l’aggiunta di grassi) che  come decotto.

Leo fior.jpgimagesCA2Z5RM5.jpgcapiricci medicinae.jpgFamoso fu anche un certo Leonardo Fioravanti, alchimista e medico bolognese che forniva una serie di consigli che spaziavano dalla medicina alla magia, per arrivare alla cosmesi. Egli pubblicò a Venezia ” De Capricci medicinali” nel 1564, un’oipera che ebbe una notevole diffusione, così come ” I Libri Segreti” fatti stampare dal 1561 al 1580.

E non dimentichiamo il Conte di Saint Germain che nel 1700 rese felici le donne maestro fioravanti.jpgleonardo fioravanti.jpgleonardo.jpgs.german.jpgper i consigli e le pomate segrete che a loro donava, e che avevano la capacità di renderle non solo più belle, ma anche più giovani.

 

Apr 10, 2012 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    Commenti disabilitati su Gli incontri tra Casanova e Cagliostro

Gli incontri tra Casanova e Cagliostro

Giacomo Casanova, la Marchesa d’Ufrè ed il Conte di Saint Germain si incontrarono alcune volte a Parigi, e più approfonditamente  ad un pranzo, pochi giorni . La marchesa asseriva di avere al collo una calamita, e che il Saint Germain avrebbe notevolmente aumentato la potenza di attrazione dell’oggetto.

Casanova , scherzando, disse che voleva scommettere contro questa ipotesi, al che la Marchesa, assai turbata gli raccomandò di non fare più discorsi di quel tipo perchè effettivamente il Conte era un mago, vero.

314746701_a859963899_m.jpgCasanova ritornò a Venezia, ma la sua fama lo precedette. Era mal visto dalla chiesa, lo si accusava sotto, sotto,  di eresia, e la sua appartenenza alla massoneria egizia, i libri che scriveva, il suo atteggiamento sempre libertino nei confronti delle donne lo portarono purtroppo all’arresto, e alla sua prigionia ai Piombi.

Dopo nemmeno un anno ecco che riuscì a fuggire, non spiega come, ma riuscì a fuggire da una prigione praticamente ermetica.

Ed ecco che, durante il suo peregrinare all’estero,dopo una visita alla Sacra Sindone, fece un incontro altrettanto importante: nel 1769 in una locanda di Aix en Provence conobbe una coppia.il marito Giuseppe Balsamo, la moglie, una bellissima giovane di nome Lorenza Serafini Feliciani, che provenivano da un pellegrinaggio dal Santuario di Campostela.

imagesCA2CSSO0.jpgGiuseppe Balsamo, rinominatosi Alessandro Conte di Cagliostro nacque a Palermo il 2 giugno 1743. Rimase quasi subito orfano, per venne rinchiuso in un Istituto per orfani, retto dagli Scolopi dove studiò e poi fuggì. I parenti pensando bene di fargli imparare un mestiere, nel 1756 lo affidarono al Convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone.

Nel monastero a cui era annesso un ospedale si interessò alle erbe medicamentose, alle tisane, a tutto ciò che poteva aiutare la gente a guarire.

Dal convento fuggì a Messina dove conobbe un certo Albatas,di cui  non si conosce la nazionalità, il quale, avendo avuto a che fare con la Massoneria Egizia, lo introdusse, nel 1766, nell’Ordine di Malta.

Nel 1768 conobbe a Roma Lorenza Serafini Feliciani, che sposò il 21 Aprile 1768.

imagesCALZZO8R.jpgimagesCA8I8CEW.jpgimagesCAH5AFXS.jpgCasanova e la coppia, pomposamente annunciata come Conte di Cagliostro e moglie si ritrovarono a Venezia nel giugno del 1778, il primo ancora in odore di eresia, il secondo già considerato in qualche modo uno stregone, un mago.

Giacomo Casanova fece per loro da guida alla città, si riunirono per esperimenti magici, esoterici, facevano parte, almeno i due alchimisti, di un mondo che era il loro, era parte comune, l’appartenenza ai Rosacroce, quella alla Massoneria Egizia, e quella ai Cavalieri dell’Ordine di Malta.

E a Venezia continuano ad esistere le sedi di tutti questi Ordini, senza problemi, con targhe davanti alla porta, con siti, che tutti voi potete conoscere, con realtà che
continuano a sussistere.imagesCA7CLPO1.jpg Comunque, il povero  Balsamo o conte di Cagliostro, come si vuole, per effetto della sua fama, ma anche a causa della denuncia della moglie, venne imprigionato nella Rocca di S. Leo, dove morì, disperato, il 26 Agosto 1795.

 

 

Mar 28, 2012 - Alchimia, Esoterismo, Luoghi, Mestieri, Personaggi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su I ciarlatani a Venezia

I ciarlatani a Venezia

ciarlatani.jpgciarlatani 0.jpgNella Venezia cinquecentesca iniziò il fenomeno dei ciarlatani, che dilagò poi in tutta Italia, e chiamati in dialetto: “monta in banco”. Il termine di ciarlatano, un misto di di imbroglione, medico-stregone, venditore di polveri magici, elisir, curatore e espositore di mostri.

Il termine “ciarlatano” nasce dal paese in cui per la prima volta si è creata questa professione: Cerreto di Spoleto: l’Accademia ciarlatano_09.jpgIl casotto del Leone di Pietro Longhi.jpgil re dei ciarlatani del Longhi.jpgdella Crusca così definì nel 1612 questa categoria come:” coloro che per le piazze spacciano unguenti od altre medicine, cavano i denti e fanno giochi di mano che comunemente dicesi Ciarlatani ..da Cerreto, paese dell’Umbria da cui soleva in antico venir siffatta gente, la quale con varie finzioni andava facendo denaro”.

Sull’argomento vennero composte alcune opere come ” ciarlatani_pag75a_l.gifciarlatano_16.jpgSpeculum Cerretanorum”di Teseo Pini e il ” vagabondo ovvero sferza de i vagabondi” di Raffaelel Frianoiro. Cipriano Piccolopasso così descrisse: “esercitano questi uomini d’andar pel mondo vendendo il Zafferame, il pepe et altre spezierie, coralli come anco una certa sorte d’herba che chiamano corallina, qual, ridotta in polvere vendono per dar ai putti per scacciar i vermi…non si dilettano, pare a me , nè d’armi nè di lettere , si ben d’andar per biri …….quel costume che hanno di andare a torno accattando e cialtronando”.

Anche Macchiavelli utilizzò il termine “Cerretano” come sinonimo di medico ciarlatano nella sua famosa commedia ” la Mandragola”.

ciarlatano01.jpgciarlatano05.jpgA i ciarlatani in piazzetta.jpgVenezia i ciarlatani salivano su un palco, e , accompagnati da danzatori e giocolieri, iniziavano a declamare le virtù prodigiose di unguenti, elisir, creme, polveri, cerotti, sciroppi, acque di bellezza ed altro. Nella Piazza più famosa d’Europa ( Piazza San Marco) si davano quindi appuntamento diversi di questi personaggi, e che sono rimasti nella memoria della città per la loro dialettica
 e la capacità di convinzione: Il Cieco da Forlì, Zan della Vigna, Mastro Paolo di Arezzo, il Moretto da Bologna, l’Alfier Lombardo ( Giuseppe Colombani da Parma)cavadenti, Monsù Guascon,  mestro Leone       , ma tutti i suoi preparati e i suoi elisir nulla valsero contro la pestilenza del 1576 che se lo portò via assieme alla moglie .

ciarlatani in Piazza.jpgUno degli oggetti per cui rimase famoso il suo banchetto fu la carcassa di un pesce, opportunamente essiccato e ripiegato, che acquistò un orribile aspetto e che venne spacciato come un terribile e orrido mostro.   

 

Venezia e la meravigliosa”strega” della mia infanzia!

canaletto_canalgrande.jpglaguna%20venezia-300.jpgMeravigliosa l’infanzia di ua bambina, una qualsiasi che è nata a Venezia; legata alla meraviglia di questa luce unica, tersa, variegata dai mille bagliori dell’acqua che languidamente accoglie queste isole e che rende un unicum, tra terra ed acqua, coscienziosamente e laboriosamente un insieme di stati; liquido e solido, per dare a chi la vive e a chi l’ha vissuta una serie di esperienze che nessuna persona che non le ha vissute sono comprensibili soltanto attraverso la fantasia.

Campo dei Gesuiti.jpgCampo dei Gesuiti a Venezia.jpgE in questa infanzia io ho avuto il privilegio di accostarmi a persone e a reltà che fanno parte viscerale del mio essere, e che creano nei miei ricordi una sorta di insieme fiabesco che mi ha arricchita e resa ancor più legata ai più piccoli particolari di un ambiente assolutamente unico, sia fisico che culturale.

Nei miei primi ricordi l’immagine, spiata da me e dalle mie sorelle di una donna, una donnina qualsiasi, piccola, magra, i VEcchia di Giorgione.jpgvecchiacon fuso.jpgcapelli ingrigiti , i vestiti lunghi e neri riparati da un grembiule grigio, che abitava a piano terra della casa in cui viveva mia nonna: La porta di ingresso, la penombra delle scale che alla sera diventava buio completo, e sulla destra, prima di salire i gradini alti e faticosi per le gambe piccole di una bimba, ecco una porta socchiusa:

Niente di meglio per attrarre la curiosità, ed ecco che, con il cuore in tumulto, la voglia di scappar via ed insieme di vedere, ai miei occhi appariva l’immagine di questa donna seduta accanto ad un camino che a me appariva enorme, ed al gancio appeso un paiolo che lei rimestava con un cucchiaio di legno, quasi assente, mentre nell’aria si spandeva un intenso odore di tabacco.

camino.jpgCucina%20veneta%201.jpgPer le mie sorelle e per me era l’immagine vera della strega, e così la chiamammo, rendendola in qualche modo oggetto delle nostre superstizioni, delle nostre fantasie e catalizzatrice delle nostre paure..la porta semichiusa, l’immagine, alla luce tremula della lampadina e l’intensa fiamma che scaldava il paiolo.

Per noi sorelle è rimasta “la Strega”, ma nei nostri cuori è stata l’emblema di un modo di vivere Venezia da persone sole, da donne sole che hanno saputo creare attorno a loro un’aurea di mistero..condivisa con quelle piccole giovani donne ( noi sorelle) attraverso la fessura Cucina%20veneta%202.jpgcamino2.jpgdi una porta di ingresso lasciata volutamente semichiusa, dall’ammiccare di un gatto a volte pacioso ed altre volte scontroso,  e riparata dalla vista degli indesiderati dalle foglie delle aspidistre che occultavano le finestre…quante emozioni ci donò quella “strega”, e quante fantasie..e credo strega al paiolo.jpggatto della strega.jpgAspidistra_elatior_pianta.jpgstreghe.pngproprio che ne fosse talmente cosciente da sorridere li, dove ora si trova, di questa complicità e di questa esperienza unica nella vita di una bambina veneziana!
Grazie “strega”!.

 

Dic 15, 2011 - Alchimia, Personaggi    6 Comments

Cabala e Armonia Cosmica di Francesco Zorzi a Venezia

memorie degli uomini illustri di Asolo.jpgGiorgio%20Francesco%20Girolamo%20Tiraboschi%20Storia_della_letteratura_italiana%20frontespizio.jpgTiraboschi.jpgFranciscus Georgius Venetus, così come viene definito dall’Abate Girolamo Tiraboschi (1731-1794) nella sua “Storia della letteratura Italiana” (1772 -1782), nacque nel 1460 a Venezia da nobile famiglia, e gli fu dato il nome Dardi, che egli, nel 1480 circa, diventando Frate Minorita cambiò in Francesco, e morì ad Asolo nel 1540 annoverato tra gli uomini più illustri della città nel, saggio di Pierantonio Trieste da Pellegrino.

Ermete.jpgPico dell Mirandola.jpgEstimatore e studioso dei concetti esoterici di Giovanni Pico della Mirandola, egli divenne, con l’aiuto di studiosi ebrei della Serenissima, uno dei più grandi cabalisti.

Scrisse infatti ” Harmonia Mundi totius cantica tria “(Venezia, 1525) dedicato a Papa Clemente VII; questo trattato che concilia le Sacre Scritture alle idee di Platone e la cabala ( proseguendo in questo caso proprio l’opera del Pico), venne ristampato diverse volte e tradotto in varie lingue.

cabalà.jpgNella sua seconda opera ” In scripturam sacram problemata” ( Venezia, 1536) de Armonia mundi.jpgGiorgio%20Francesco%20De%20Harmonia%20mundi%20totius%20Cantica%20tria.jpg195px-Clement_VII__Sebastiano_del_Piombo__c_1531_.jpgalbero della vita.jpgcabala.jpgtratta ancora di Cabala e cabala cristiana.jpgPlatonismo. Entrambi i libri vennero messi all’indice, proprio perchè la cabala venne spiegata da Pico e da Francesco come una fonte di speranza a cui attingere per decifrare i misteri del mondo, e nella quale Dio appare oscuro, in quanto apperentemenre irrangiugibile dalla ragione.

Ficino.jpgErmete Tr.jpgTrismegisto.jpgIl loro pensiero si riallaccia a quello di Marsilio Ficino, cercando però di riconciliare l’Aristotelismo ed il Platonismo in una sintesi superiore, con elementi culturali e religiosi, come ad esempio la tradizione misterica di Ermete Trismegisto e della cabala.

Nonostante la censura degli inquisitori al frate non venne fatto nulla, anzi il Doge doge Andrea Gritti.jpgSanspvino.jpgAndrea Gritti lo incaricò di affiancare Jacopo Sansovino nell’ampliamento della Chiesa di S. Francesco della Vigna, che divenne in seguito una delle più importanti di Venezia.

L’origine della Chiesa nasce da un ospizio che i Francescani avevano in uso in prossimità di una vigna del Nobile Marco Ziani. Nel 1300 i monaci edificarono anche un convento e poi una chiesa di stile gotico che in seguito venne ampliata progressivamente nei due secoli successivi.

S. Francesco.jpg1.jpgS. Francesco della Vigna.jpgNel 1543 iniziarono i lavori di ampliamento, e ad Andrea Palladio venne affidata la ricostruzione della facciata.

Francesco Zorzi, così poi venne chiamato, si basò sulla cabala per arrivare all’estrema armonia: “Quello che si fa in quella Chiesa si fa con buone ragioni ” così scrisse il cabalista nel Memoriale con cui tutti i protagonisti di questa impresa (Doge compreso) dovettero confrontarsi.

Per la Chiesa vennero quindi rispettate le misure della Divina Sapienza, cioè il 3, il numero  primo e divino, il quadrato del 3, e il 27, il cubo del ternario: Questi numeri vennero scelti Palladio.jpgrispettivamente per la larghezza e la lunghezza della navata, così da ottenere una proporzione tripla col corpo della Chiesa.

Vigna 2.jpgpianta di S. Francesco della Vigna.jpgConcetti architettonici ed esoterici modellano ogni singolo volume ed elemento, fissando le proprozioni dell’edificio in rapporto con quelle del corpo umano, inseguendo le curve delle note musicali, fino a raggiungere un’armonia architettonica che fosse la perfetta riproduzione dell’armonia cosmica.

 

Le streghe a Venezia nei ricordi di Giacomo Casanova

Casanova 1.jpgA otto anni iniziò per il piccolo Giacomo un periodo particolare: andava soggetto ad epistassi, tanto che nella sua autobiografia descrisse il primo ricordo della sua vita: “ero in piedi all’angolo della stanza. curvo verso il muro, e mi sostenevo la testa tenendo gli occhi fissi sul sangue che, uscendomi  copiosamente dal naso, finiva ruscellando a terra.”

La nonna Marzia che adorava questo suo primo nipote, gli lavò il viso con l’acqua fredda e, all’insaputa della famiglia, lo fece salire su di una gondola che si diresse a Murano (isola importante per Giacomo in cui trovò un amore che ricordò per tutta la vita verso una suora del convento, a cui si aggiunse un’altra consorella).

Arrivati a destinazione entrarono in una casupola in cui trovarono una vecchia Casanova.jpggatti jneri.jpgseduta su un lettuccio tenendo un gatto nero in braccio ed altri cinque o sei intorno a sè. Per il piccolo Giacomo era evidentemente una strega. Nonna Marzia e la vecchia si misero a parlare tra loro fittamente in friulano.

Gli occhi sgranati e la prima curiosità verso l’occulto spinsero Giacomo ad osservare con attenzione ed anche con un Casanova-1.jpgstreghe 1.jpgpò di timore l’ambiente e le facce: dopo aver preso un ducato d’argento dalla nonna la fattucchiera lo prese in braccio e lo depose dentro una cassa di legno, che poi richiuse, raccomandandogli di non aver paura.

Impaurito e tremante il piccolo Giacomo cercò di mettersi tranquillo, continuando comunque ad asciugare con un fazzoletto il sangue che continuava a sgorgare dal suo naso mrentre da fuori provenivano rumori strani: ora risa, ora urla , pianti, canti ed il suono di qualcosa che sbatteva sulla cassa; poco dopo il coperchio si aprì e il bimbo venne fatto alzare, mentre il sangue sembrava finalmente bloccato.

streghe 2.jpgstreghe 5.jpgLa “strega” spogliò Giacomo e lo mise sul letto,poi bruciò diverse erbe e ne raccolse il fumo con dei  panni con cui lo avvolse mentre recitava degli scongiuri: quindi gli fece mangiare cinque confetti dal gradevole sapore, gli massaggiò la fronte, le tempie e la nuca con un unguento dal delicatissimo profumo.

Una volta conclusa la procedura la vecchia gli annunciò che non avrebbe più avuto episodi di quel tipo a patto che non raccontasse a nessuno quell’esperienza, anzi, se avesse svelato quel segreto sarebbe morto dissanguato, il che al piccolo Giacomo creò una terribile paura.

streghe.jpgstreghe_04.jpgAl momento di uscire la fattucchiera gli annunciò la visita, per quella notte, di una bellissima dama e che questa sarebbbe stata artefice della sua fortuna sempre che il segreto rimanesse tale.

Non appena giunto a casa, stordito e spossato Giacomo andò a letto, e si addormentò immediatamente: dopo qualche ora il suo sonno venne interrotto dai rumori che provenivano dal camino: ed ecco che agli occhi sbalorditi del bimbo apparve, scendendo appunto dal camiuno, una bellissima donna con una grande crinolina, splendidamente abbigliata, con una corona in testa streghe3.jpgstreghe5.gifimpreziosita da pietre preziose che sembrava scinitillassero come faville di fuoco. Essa avanzò lenta e si sedette sul bordo del letto del bambino sbalordito, quindi, vuotando delle scatolette sulle sua testa gli parlò in modo incomprensibile, quindi lo baciò e poi svanì.

Al risveglio mattutino la nonna raccomandò ulteriormente il silenzio al nipote, pena la sicura morte …e questo rimase un segreto tra il piccolo Giacomo e nonna Marzia che si estinse solo con la morte della vecchia, seguita e consolata fino all’ultimo dal giovane Casanova che tanto l’aveva amata.

streghe6.jpgPiccole storie misteriose di un Venezia del mistero, della stregoneria e della magia: Venezia e la magia, complementari a questa città codsì onirica, spudoratamente bella ed altrettanto carica di malìa.

 

 

 

 

 

 

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