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La Kabbalah a Venezia

Oggi è la giornata del ricordo, ed io , nel mio piccolo, desidero dedicare un pensiero alle vittime dell’olocausto, ma anche ai nostri concittadini che hanno subìto lutti in quell’orribile, disumano disegno di annientamento di persone forgiate da una cultura e da una fede; lo faccio a modo mio, raccontando in poche parole la storia degli ebrei a Venezia, e mi sento orgogliosa di avere amici e parenti che di questa cultura e fede fanno parte:

Isola della Giudecca.jpgFin dall’inizio del suo dominio sui mari Venezia accolse diverse comunità di stranieri: Armeni, Tedeschi, Turchi, ma tra le più numerose vi furono quelle dei Greci e degli Ebrei.

Gli ebrei, dopo un lungo periodo in cui furono accettati e poi rifiutati, trovarono prima collocazione nell’Isola di Spinalonga, rinominata in seguito Giudecca, quindi, vero la metà del 1500 presso alcuni isolotti di Cannaregio, dapprima utilizzati come fonderia, per le gettate dei cannoni che poi vennero trasferite all’Arsenale.

Già nel 1386 venne costruito un cimitero ebraico al Lido di Venezia, e allargato notevolmente nei secoli successivi:  Cimitero 1.jpgcimitero ebraico.jpgcimitero ebraico al Lido.jpgesso occupa un’area vastissima con tombe antichissime, rimaste intatte tra la folta vegetazione, per la regola ebraica della perpetuità della sepoltura. La suggestione del luogo è accresciuta dal’accostamento di forme di civiltà diverse, quale l’ebraica nelle scritte incise, l’ottomana, nelle steli isolate, la classica nelle linee architettoniche.

Ecco che la parola “getto” del linguaggio comune si trasformò in “Ghetto”. Altre fonti comunque fanno derivare tale termine dal talmudico “get” che significa separazione. Le comunità che si insediarono in questa zona furono quella originaria, quella tedesca, levantina e ponentina; a queste si aggiunsero i Marrani, quei poveri ebrei ebrei spagnoli.jpgconvinti con la forza, e gli spagnoli.

imagine ebraica.jpgLa Repubblica, nonostante non fosse mai stata tenera con loro gli permise di commerciare e di coltivare l’attività di medici, pratica e scienza nella quale essi eccellevano,; ma furono anche soggetto di restrizioni, come la chiusura dei cancelli al tramonto ed il divieto di circolare per la città in occasione delle feste cristiane.

imagesCA0L07HB.jpgComunque il ghetto prosperò, ed ebbe bisogno sempre di più di spazio, che trovò nella costruzione di case di sei, sette piani, tanto che alla fine il Governo Veneziano dette loro l’opportunità di abitare anche in altre zone della città, purchè non costruissero nuove Sinagoghe.

In Ghetto se ne contano ben cinque: la più antica è la Schola Grande Tedesca del 1528, e poi le altre quattro successive: la Schola Canton del 1532, la Schola Italiana del 1575, nel Ghetto Novo, e la Schola Levantina del 1538 e la Spagnola del 1555 nel Ghetto Vecchio. La Sinagoga Spagnola venne costruita da Baldassarre Longhena nel 1654, ed è anche la più grande.imagesCA80D6R1.jpg

Poco distante da questa Sinagoga, dopo un sottoportico ecco che appare in fondo un portone incassato in un muro, e tra le fessure si può intravedere un bellissimo giardino: le storie raccontano che qui abitasse liber mutus.jpgun ricco orafo, Melchisedech, che proprio in quel giardino, nel muro rivolto ad est, avesse ritrovato dietro ad alcune pietre messe in modo strano il  Liber Mutus: Si tratta di un libro composto da 15 tavole, senza alcun commento, che recano formule alchemiche che trattano del processo psicologico di realizzazione di sè proiettato dagli alchimisti nella trasmutazione della materia, la ricerca dell’immortalità, simbolizzata dall’oro, nel Lapis Philosophorum, e l’ elixir vitae.imagesCA541RBB.jpg

Joseph Nassi.jpgSembra che il libro fosse stato nascosto li da Josef Nassi, (1524-1579) Marrano spagnolo che era diventato il consigliere di Salim II, figlio di Solimano. Si dice che venne costretto a fuggire da Venezia dopo aver provocato un furioso incendio all’Arsenale.

Naturalmente, con tante etnie diverse, si trattava di ebrei aschenaziti, seferditi e tutti i figli della diaspora, si trovarono a confronto le antiche storie magiche e segrete, loro eredità, per cui fu un gran fermento alla ricerca delle conoscenze più segrete, come la pietra filosofale, la golem.jpgClavicola di Re Salomone.jpgClavicola di Re Salomone, ed alla parola vivificante per creare il Golem.

Sefer Jetzira.jpgimagesCAO4XTBB.jpgTra i libri su cui si formavano i Rabbini vi erano anche il Libro dello Splendore “Sepher ha zoa”che parla della sbalorditiva evoluzione della creatura verso il creatore, della Kabbalah, delle malattie e della guarigione,  ed il libro della Formazione “Sepher Jetzira”
attribuito ad Abramo, ed è il più antico testo cabalistico; è un concentrato di formule e corrispondenze il cui scopo è imagesCA32W4J0.jpgquello di svelare il parallelismo dei fenomeni spazio-temporali nella natura fisica e umana.

 Per Venezia e per tutta la cultura europea dell’epoca gli ebrei furono fonte di conoscenza e di scienza.La parola ghetto nacque quindi, purtroppo a Venezia, ma passeggiare sui questi campi soleggiati, attorniati da alte case, negozietti che espongono oggetti e libri bellissimi, trattorie che offrono cibro delizioso in una tranquillità ed una serenità che ti fa sentire fuori dal mondo, e fa percepire la specificità di un modo di pensare e di vivere affascinante e preziosa per la nostra cultura, anche se i veneziani sono appunto tutti veneziani, ebrei, armeni, greci, ecc. ed i veneziani si sentono orgogliosi di appartenere ad una comunità così composita e così viva.

I fratelli Zeno ed il Tesoro dei Templari

200px-Giovanni_Battista_Tiepolo_The_Apotheosis_of_Admiral_Vettor_Pisani.jpgTra i grandi navigatori veneziani non vengono spesso ricordati i fratelli Zeno. Appartenenti ad una nobile famiglia
il più conosciuto ed onorato fu Carlo, ammiraglio della flotta comandata da Vittor Pisani che sconfisse i Genovesi nella battaglia di Chioggia.

Il fratello Nicolò si dette invece al’esplorazione: affascinato dalle terre del Nord, allestì una nave e nel 1390 partì da Venezia. In questo suo vagabondare toccò terre sconosciute, come la Groenladia, la Finlandia ecc. e ne disegnò le mappe.

Heny Sinclair.jpgcarta dei Fratelli Zeno.jpgveliero.jpgFortuitamente, a causa di una tempesta approdò presso un’isola, una delle ora conosciute come Isole Orcadi, e qui, aggredito con il suo equipaggio dalla popolazione venne salvato e ospitato dal Signore di quell’isola: Principe Hanry Sinclair, Signore delle Orfkney, e Cavaliere del Tempio.

Nacque quindi una forte amicizia tra il cavaliere templare ed il Navigatore, il quale sposò subito la causa del suo ospite, per cui con le ricchezze del Sinclair e l’abilità di navigatore dello Zeno allestirono una nutrita flotta. Nel frattempo, chiamato dal fratello che durante le sue esplorazioni aveva sempre inviato le sue scoperte a VEnezia, si aggiunse anche Antonio Zeno.

carta di Antonio e Niccolò Zeno.jpgCavalieri Templari.jpgCarta della Frisland ecc. di Antonio e Nicolò Zeno.jpgInsieme esplorarono in lungo ed il largo il mare del Nord ed una parte dell’Atlantico,e proprio ascoltando i racconti dei pescatori di quelle isole poste all’inizio dell’Oceano si convinsero che esistevano altre terre verso occidente.

Ma nel 1394 Nicolò morì, e rimase Antonio, che ormai aveva vissuto esperienze, disegnato mappe ed era un navigatore altrettanto abile del fratello.

Quando in Europa si sparse la voce della persecuzione dei De Molai al rogo.jpgRogo di Templari.jpgTemplari, i cavalieri si rifugiarono in Scozia per sfuggire ai roghi di Filippo il bello, recando con loro i tesori che avevano nascosto. Il principe ed Antonio allestirono una flotta di dodici navi per cercare un luogo sconosciuto per mettere al sicuro l’ingente tesoro  di cui erano depositari ( si racconta che esso  fosse costituito si da oro e gioielli, ma anche da documenti particolarmente importanti), per cui nel 1398 salparono verso queste nuove terre.

Rosslyn Chapel.jpgRosslyn Castle 1.jpgRosslyn Castle.jpgStemma di Sinclair.jpgNelle loro

leggende i pellerossa Mi’cmak che occupavano la terra chiamata Nuova Scozia narrano della venuta di queste navi che attraccarono in una località chiamata Guyborough.All’inizio Oak Island.jpgOak Island particolari.jpgOak Island 2.jpgdel 1900 a Oak Island, un’isoletta al largo della Nuova Scozia, venne scoperta una strana costruizione costituita da stanze e tunnel sotterranei, dove si dice che venne nascosto il Tesoro che i Cavalieri Templari partavano con sè.

Ceppo dedicato ad Henry Sinclair.jpgTutt’ora si stanno svolgendo ricerche e studi per esaminare bene l’isola e svelarne i segreti.

Nel 1400 la flotta fece ritorno alle Orcadi, ed Antonio Zeno salutò il suo compagno per tornare a Venezia, ma nel viaggio probabilmente naufragò.

Lord Sinclair venne invece ucciso subito dopo il suo ritorno a casa.
Il destino lascia così un affascinante mistero da svelare!

Le mappe che gli Zeno avevano inviato a Venezia vennero stampate nel 1561 dalla “Geographia ” di Venezia di Gerolamo Ruscelli, mentri i resoconti vennero pubblicati nel 1558.

Mappa delle Vinland.jpgCarta di navigazione dei fratelli Zeno.jpgFrisland.jpg

Il Pellicano dei Rosacroce a San Salvador a Venezia.

colonne marco e todaro.jpgSan Teodoro d'Amasea.jpgSan Teodoro.jpgIl primo protettore della città di Venezia fu San Teodoro d’Amasea, chiamato comunemente San Todaro. Poi la Serenissima ebbe come Santo Patrono S. Marco, ma a tutti e due questi santi furono dedicate le due colonne che si trovano nell’area antistante il bacino, all’ingresso dell’area Marciana.

Le colonne di marmo e granito furono trasportate a Venezia nel 1172, sotto il dogado di Sebastiano Zani, (quando la piazza venne ampliata) e sopra di esse vennero rispettivamente poste, nell’862 la statua bronzea, molto antica, che in origine sembra rappresentasse una chimera, cui successivamente vennero aggiunte le ali, a rappresentare San Marco, e sulla colonna vicino alla biblioteca la statua di San Teodoro, santo bizantino e guerriero, scolpita nel marmo e 250px-Lion_col_saint-marc_082005.jpg250px-20050527-005-teodoro-crop.jpgrappresentato nell’atto di uccidere un drago.

Sotto le colonne erano poste delle botteghe di legno, tuttavia già dalla metà del 1700 lo spazio tra le due colonne venne destinato alle esecuzioni, per cui per i veneziani divenne un passaggio non gradito: i condannati infatti, al momento dell’esecuzione venivano posti con la faccia rivolta alla torre dell’orologio, e da questa consuetudine sembra nascesse il modo di dire veneziano: ” te fasso vedar mi che ora che xe ” ( ti faccio vedere io che ora è) riferendosi proprio al momento della morte.

Le due colonne con i due Santi patroni, e la nascita delle chiese a loro dedicate, assieme alla chiesa dedicata a San Zaccaria, di cui abbiamo già parlato, sembra abbiano avuto origine quasi comune: anche la chiesa di San Todaro (l’originale ora non esiste più) sembra abbia chiostro di San Salvador.jpgScuola di -san Teodor.jpgSDcuola Grande di San Teodoro.jpgavuto origini nel VII secolo, voluta da S. Magno, e venne successivamente riedificata ( la facciata è stata ricostruita nel 600 da Bernardo Falcone).

interno chiesda di San Salvador.jpgchiesa_1_p.jpgala particolare.jpgchiesa di San Salvador.jpgNel 1258 venne invece creata la Scuola Grande di San Teodoro, che fece molto e che nel 1576 vide interno di San Salvador.jpgriconosciuta  l’opportunità di usufruire della Chiesa di San Salvador per poter chiesa_2_p.jpgil tesoro diu San Salvador.jpgadeguatamente ospitare la teca contenente le spoglie del primo patrono di Venezia, San Todaro, e di costruire attorno un tesoro rilevante: successivamente i membri della confraternita acquistarono anche delle casette proprio di fronte alla chiesa.

San Todaro d’Amasea  era un soldato orientale, secondo alcuni nato a Cilicia, secondo altri in Armenia. Arruolato nell’esercito romano, presso la legione Marmarica ( la Cohorte III Valeria)  ad Amasea nell’Ellesponto (l’attuale Turchia) al tempo dell’Imperatore Galerio Massimiano (305-311).

stampa della Scuola di San Teodoro.jpgEra allora in atto la persecuzione contro i cristiani  avviata da Diocleziano, che tesoro di San Salvador 2.jpgurna di S. Teodoro a Venezia.jpgtesoro di San Salvador.jpgprescriveva di fare sacrifici e libagioni agli dei, e questo ordine valeva anche per i soldati.

il martirio di San Teodoro.jpgTeodoro rifiutò, nonostante le sollecitazioni dei compagni. Nel 306 venne accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. il prefetto Branca, comandante della Legione Marmarica , riluttante a condannarlo a morte, gli diede del tempo per riflettere, ma Teodoro passò quei giorni continuando a far opera di proselitismo e a manifestare la propria volontà di perseguire la sua fede.

Venne quindi nuovamente arrestato e condannato alla flagellazione, poi venne condannato a morire di fame, ma Teodoro rifiutà addirittura l’acqua che i carcerieri impietositi gli porgevano.

Dopo aver cercato di convincerlo, blandito, e fattogli promesse di ogni genere, vista la sua determinazione Teodoro venne condannato ad essere torturato con uncini di ferro che mettevano a nudo le costole, e ad essere successivamente bruciato vivo.

San Salvador a Venezia.jpgIl 17 febbraio tra il 306 e 311 i carnefici portarono Teodoro nel luogo del supplizio: egli si tolse i vestiti e disse ” lasciatemi così perchè chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinchè sostenga illeso l’impeto del fuoco”.

E così morì, senza alcuna traccia di ustione. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Todaro, lo cosparse di vino ed altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo in una cassa e lo riportò ad Amasea.

Dopo varie vicende il suo corpo venne portato a Venezia, dove venne conservato nella Scuola Grande di San Todaro, ed ora riposa e viene venerato nella chiesa di San Salvador, e qui si ritrova  il  capitello di una colonna con l’immagine del Pellicano, Capitello del Pellicano a San Salvador.jpgsimbolo rosacrociano, di cui già abbiamo parlato: nella credenza rosacrociana il pellicano è l’uccello che si strazia il petto per nutrire i suoi piccoli, compiendo il sacrificio supremo di sè.

pe3llicano sulla croce.jpgpellicano.jpgNel “Physiologus” si dice che il Pellicano ami moltissimo i propri piccoli, i quali, appena un pò cresciuti colpiscono al volto i genitori che li uccidono; dopo tre giorni però, disperata, la madre si squarcia il petto ed il sangue che ne scaturisce avvolge i piccoli morti e ridà loro la vita: E’ l’immagine del Cristo che dona il suo sangue per gli uomini, e quella di Dio che sacrifica il proprio figlio, amandolo dolcemente, facendolo poi resuscitare al terzo giorno.

urna di San Teodoro particolare.jpgL'urna di San Teodoro da lontano.jpgNell’immagine medievale il pellicano viene rappresentato  nel nido, sulla sommità della croce e nell’atto di straziarsi il petto con il becco: il sangue che ne scaturisce è l’immagine dell’ars simbolica, la forze spirituale che diventa il lavoro dell’alchimista che, con grande amore e sacrificio, conduce alla perfezione.

 

 

 

Rosacroce ed Alchimia: Venezia come centro di irradiazione

Le Confraternite a Venezia ebbero una grande importanza culturale e politica, e tra quella dei “taiapiera”, nata come loggia massonica, e quella dei ” Maestri Vetrai”, nata e costruita attorno all’alchimia e con gli alchimisti, ecco che nacque una importante società segreta, chiamata ” Voarchadumia” , il primo elemento di congiunzione tra costruttori, alchimisti, rosacrociani e nuovo elemento di unione dei liberi muratori.

La Società prese nome dal libro di Giovanni Agostino Pantheo, pubblicato nel 1530, con il quale l’autore volle mettere ordine tra le diverse interpretazioni dei metodi e degli studi dell’alchimia.

imagesCATEYJ90.jpgimagesCARA2091.jpgSecondo lo stesso Panteo il termine Voarchadumia è un barbarismo, composto dalla parola caldea Voarch che significa oro, e dall’espressione ebraica ” Mea à Adumot” ovvero due cose rosse, per indicare, come afferma il titolo del suo trattato “le cementificazioni perfette”, qundi  monas 1.jpgmonas 2.jpgtraducibile come ” oro delle due cementificazioni perfette”.

 

imagesCA4KXVYP.jpgJohn Dee nell’introduzione al suo ” Monas Hyerogliphica” confermerà che non occorre andare in India per diventare filosofo,per cui diversi studiosi ed alchimisti definiscono la Voachardumia come “arte liberale dotata della Virtù della Scienza detta altrimenti scienza cabalistica dei metalli, o anche come regime segreto che dimostra e fa vedere chiaramente la disposizione, l’illuminazione, la conversione, la costrizione, la ritenzione, la metallificazione, la purificazione, la moltiplicazione e la proporzione dei corpi naturali…secondo Fulcinelli, uno dei più grandi alchimisti vissuti, ne la dimora filosofale “l’alchimia o la voarchadumia”, è parte della scienza che insegna la trasmutazione dei metalli”.ars-et-theoria_thumbnail.jpgDurante la vita di Panteo(1517-1535) si assisteva ad un rinnovamento dell’alchimia attraverso l’adozione dell’allegoria cristiana e cabbalistica.

 

tetr.jpgASgrippa.jpgimagesCABC1FAU.jpgimagesCATY9ZJD.jpgMolti studiosi, tra cui Johannes Reuchlin (1455-1522) ed Enrico Cornelio Agrippa (1486-1535) appresero le scienze occulte proprio a Venezia. Se nello Stato vaticano o in altri stati le scienze alchemiche erano strettamente  perseguire, a Venezia esisteva una tolleranza, nonostante la proibizione formale della pratica dell’Alchimia,  per cui i liberi  pensatori, gli studiosi si ponevano al riparo della Serenissima per poter continuare i propri studi ed i propri confronti.

 

 imagesCA6R1IHU.jpgimagesCA6PVQAS.jpgPer cui c’ era un proliferare di pubblicazoni altrimenti vietate, ed anche un brulicare di imagesCAEUBLGO.jpgnuove sette, come ad esempio la cosiddetta ” Società angelica” di cui facevano parte Francesco Colonna, che nell’Hypnerotomachia Poliphili allegoricamente parla della propria iniziazione, la Voarchadumia appunto, di cui fece parte anche il pittore Giorgione ( famosa per simbolismi La Tempesta – Gallerie dell’Accademia, Venezia).

imagesCAVOUY6J.jpgimagesCA8CX9SV.jpgLa Venezia dell’epoca poteva considerarsi  come il centro di irradiazione della rinnovata corrente di quella che tra il 1220 e il 1300 con Tommaso D’Acquino, attraverso la sua ” Aurora Congursen” presentava il processo alchemico come ulteriore esperienza interiore di rigenerazione (Poliphilo), sia come progetto politico che avrebbe dovuto dare il via al nuovo stato che si sarebbe dovuto basare più sulla Saggezza che sulla Potenza.imagesCATPOY8X.jpgimagesCAEGG7UU.jpgimagesCA2BK3PK.jpgimagesCA0W9L17.jpgCome già detto,con l’opera di Panteo si ebbe per la prima volta un accostamento tra Cabbalah ed Alchimia, con l’introduzione di numeri ebraici del Tetragrammaton.

Il grande alchimista Johnn Dee ricevette in omaggio il prezioso volume di “Voarchadumia contra Alchimia” dal suo estimatore, amico e non ben conosciuto alchimista veneziano Giovanni Battista Agnelli.

Il manoscritto con la dedica e note a lato viene conservato al British imagesCA5VLYFY.jpgimagesCAMBFHGC.jpgimagesCAMBNTR8.jpgMuseum di Londra.

Francesco Zorzi e Palazzo Grimani

antico palazzo grimani.jpgarcheologia palazzo grimani.jpgmistero,misteri,francesco zorzi,palazzo grimani,rosacroce,veneziaIl Palazzo Grimani a S. Maria Formosa è un palazzo di Venezia nel sestiere di Castello. Il Palazzo, dimora del doge Antonio Grimani fu ampliato alla metà del 500 dal Patriarca di Aquileia Giovanni Grimani.

Giovanni Grimani.jpgUomo colto ed appassionato collezionista di arte classica e di stemma palazzo grimani.jpgimagesCABCSYFT.jpgarcheologia pare ne abbia personalmente apportato le modifiche.

imagesCAGZ55T7.jpgimagesCAMTSWI2.jpgimagesCAJEQNDY.jpgInteressante è la sala di Psiche affrescata da Francesco Menzocchi, Camillo Mantovano e Francesco Salviati nel 1540 circa.

La maggior parte delle opere della collezione sono state distribuite in vari musei, ad soffitto psiche a palazzo grimani.jpgeccezione di una parte che è raccolta nel Museo Archeologico all’interno delle Procuratie Nuove a Venezia.

imagesCA4XHS59.jpgdonazione.jpgdella collezione.jpgIl Palazzo di S. Maria Formosa, appartenendo ai Grimaldi, nota famiglia di collezionisti ospitò in due epoche, nel 500 e nel 700 una raccolta di antichità greche e romane, di cui resta notizia in alcuni manoscritti conservati ora in Archivio di Stato di Venezia.

La famiglia Grimaldi, una delle più illustri di Venezia annoverava tra i suoi membri più illustri il Doge Antonio, il Cardinale Domenico, i nipoti Vittore, Procuratore di S. Marco, e Giovanni, Patriarca di Aquileia. Tutti grandi collezionisti.

imagesCASTNFS2.jpgstemma 2.jpgDomenico acquistò la Biblioteca di Pico della MIrandola, e lo splendido breviario canto-bruggese oracanto-bruggwese.jpg conservato alla Biblioteca Marciana. Nel 500, come già detto, Giovanni decise di ampliare il palazzo e creò una sorta di Museo a pianta centrale con una luminosa lanterna.

A poca distanza dal monastero di S. Antonio di Castello dove era conservata la grande biblioteca creata da Domenico Grimani, seconda soltanto a quella bessarionea di S. Marco, venne creato il convento  francescano di S. Francesco della Vigna, grazie alla presenza di un altro patrizio Veneziano, Francesco Zorzi, che era divenuto un punto di riferimento europeo per la filosofia ermetica e cabalistica.

Nelle sue opere stampate a Venezia  c’è Pacem ed Harmonia Mundi (1525) e Problemata (1536) si poteva trovare una sintesi originale dei temi dell’armonia e della concordia universale.

ParadisoBosch.jpgimagesCAV2DC7N.jpgimagesCA0VLOLZ.jpgA Lui ci si rivolse per suggerisse all’architetto Jacopo Sansovino le proporzioni ideali  per la costruzione della chiesa di S. Francesco della Vigna, che di seguito divenne importante nel disegno dell’autocelebrazione familiare di Giovanni Grimani.

La vita culturale di  Venezia del 500 e le sue biblioteche, mete di eruditi e studiosi italiani ed Europei traevano i loro studi dall’Aristotelismo, il neoplatonismo, ermetismo e cabala si fondevano fra loro, e grandi maestri come Ficinio, Poliziano, Pico, Erasmo, Grimani e Zorzi entrarono in contatto o attraverso le loro opere , cosa che portò ad uno straordinario sincretismo, specie nella generale reverenza verso autori antichi ed a testi sacri delle religioni.

museo nuovo.jpgOra il museo è stato riaperto, conserva alcune opere, interessanti, non tutte, ma vale la pena di entrare in quelle sale e godere del maginfico palazzo e dei suoi fantastici reperti.

Venezia e le prime fondamenta dell’Alchimia

2196849741_4dbfd24df6.jpgLa figura del mercante a Venezia domina il tessuto sociale della Serenissima, ed ha bisogno di un completamento con il pensiero umanistico, con quest’ultimo che diviene il connettivo tra l’attività del mercante e l’attività del diplomatico per la formazione dell’individuo in quell’ “arte di Stato” che costituisce il più alto raggiungimento della classe dirigente veneziana.

Su questa graduale conquista del pensiero che si attua nel 400 e nel 500, si fonda la scuola umanistica e di retorica pr350px-Venice%2C_Libreria_Marciana.jpgesso la Cancelleria di S. Marco, e la Scuola di Logica, Filosofia naturale e matematica che trova sede presso la chiesa di D. Giovanni Elemosinario a Rialto.

La  venuta del Petrarca a Venezia, nel 1362,  la promessa che egli fece di donare un importante complesso di libri al Governo della Serenissima perchè servissero per una biblioteca pubblica, il contatto insomma con la straordinaria fioritura toscana che per più di un secolo farà leva sul pensiero veneziano, fa in modo che venga costituita la prima biblioteca, appunto, realizzata dal Sansovino, ed ora chiamata Marciana, in piazzetta.

Importanti contributi arrivano a Venezia anche dalla cultura Greca, in occasione del Concilio tra la chiesa latina e greca del decennio 1430 – 1440, ed in seguito all’esodo di esponenti della cultura greco – bizantina sotto la minaccia turca.

Venezia venne chiamata la seconda Bisanzio, anche per via della donazione che nel 1468 il Cardinale Bessarione , nativo di Trebisonda fece di 250px-Santi_Apostoli_-_tomba_Bessarione_2806.jpgtutti i suoi codici per lo più miniati, che si aggiunsero al patrimonio della Biblioteca.

l'uomo di Vitruvio.jpgVerso il 1470 si avvertirono anche i veri, primi interessi per la matematica, geometria e astronomia, tanto che Luca Pacioli pubblicava “De divina proportione” sull’armonia del corpo umano chimagesCA80FQ29.jpge tanto interessò il Da Vinci che dipinse ” L’uomo di Vitruvio”, e nel 1471 entrò a far parte del
Maggior Consiglio il più profondo umanista Veneziano: Ermolao Barbaro, studioso appassionatissimo della cultura antica sul piano dell’arte e della scienza.

E questo interesse legò appunto Leonardo a Piero della Francesca, amico del Pacioli, tanto Barbaro.jpgde divina proportione.jpgde divina proportione di Pacioli.jpgche queste discipline vennero definite “secretissima scentia”, anche per quanto riguarda lo studio della filosofia, scultura, architettura, oltre che della scienza dei numeri che fruttò il trattato ” Mathematice suavissimae.

Storia naturale.jpgPlinio il vecchio.jpgVenne privilegiato anche lo studio della botanica e della medicina, come è possibile documentare attraverso gli incunaboli e nei preziosi manoscritti miniati conservati nella biblioteca Marciana, dove esiste la prima edizione pubblicata nel 1469 da Giovanni da Spira della “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio, ed il “Fasciculus Medicinae” del Ketham. Tutti questi apporti di nozioni, questi contatti con l’oriente e lo stesso contatto con gli Ebrei e la loro Kabala portarono un fiorire di interesse per altre scienze ed arti,per allora innovative, come l’alchimia, che si sviluppò con sempre maggior interesse ed apporto di studiosi.

I Capitelli gotici ed esoterici di Palazzo Ducale

Arcangelo Gabriele.jpgGiudizio di Re Salomone.jpgNella magnificenza delle facciate e delle statue che decorano l’esterno del Palazzo Ducale, come ad esempio il famoso gruppo del Giudizio di Re Salomone ( da alcuni attribuito a Jacopo della Quercia)ed i tre Arcangeli nei tre angoli del loggiato del Palazzo verso il Ponte della Paglia, la Piazzetta e la Porta della Carta, spesso non ci si sofferma ad osservare i capitelli delle trentasei colonne che formano appunto il loggiato.

A ben guardare invece ci si trova davanti ad un meraviglioso complesso medievale, con interessantissime figure simboliche, di carattere anche esoterico.

capitelli.jpgPalazzo Ducale porticato.jpgC’è chi vede nel Palazzo Ducale un riferimento al Palazzo di Re Salomone, chiamato “Foresta del Libano”attribuendo a tali piante la vegetazione raffigurata in alcuni capitelli, alle figurazioni rappresentate, altamente evocative, ed alla presenza verso la fine del 1300 a Venezia di due architetti, Pietro Baseggio ed Enrico Tajapiera, che, come già scrissi sul post dedicato alla corporazione dei tajapiera a Venezia e a i maestri comacini, sono stati i fondatori di una Loggia Massonica a Venezia.

Alcuni capitelli sono decorati con teste che si riferiscono  ai crociati, altri con uccelli acquatici, Capitello 4.jpged in particolare vi è quello che porta il simbolo del Pellicano che si squarcia il petto, sopra il nido in cui si trovano i piccoli, che, come abbiamo già raccontato, è simbolo dei Rosacroce.

Capitello del sole.jpgAlcuni portano le raffigurazioni dei vizi e delle virtù, della cavalleria, della sapienza antica, dei pianeti,raffigurati dal Sole, dalla Luna, Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, e la creazione dell’uomo. Il sole è raffigurato seduto su di un leone e regge con la mano sinistra il disco solare. Poi le raffigurazioni  delle costellazioni celesti, i santi, i martiri, i maestri, i mesi dell’anno, con rappresentazioni allegoriche tipiche della fine del trecento, e legate alle virtù ed ai simbolismi relativi proprio a Re Salomone.

Ma il più celebre di tutti è il capitello con la Storia d’Amore, in ogni lato dell’ottagono capitelli 1.jpgCapitello 5.jpgCapitello 8.jpgCapitello dei crociati.jpgformato dal capitello vengono narrati otto episodi della vita quotidiana, dal primo incontro amoroso, alla nascita e alla morte del figlio.

Apr 30, 2009 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    2 Comments

Il primo alchimista a Venezia

imagesCAZIL914.jpggualdigrande.gifL’alchimista più noto, addirittura leggendario appartenente ai Rosacroce, maestro di Cagliostro ed amico del Conte di Saint Germain, noto come Federico Gualdi, durante il suo soggiorno a Venezia (1650-1682) lasciò il suo segno.

Poliglotta, matematico, astronomo, nel 1662 progettò uno sbarramento mobile nella laguna.

Era considerato come possessore dell’elisir di lunga vita. Raggiunta l’età presunta di 200 o 600 anni, il suo aspetto era quello di un uomo di 40 anni, così come ne testimonierebbe  un ritratto dipinto da Tiziano.

Si attorniava da artisti, studiosi, matematici italiani, francesi e tedeschi, ed una cerchia di discepoli.

imagesCAFZMPNH.jpgIl più noto tra questi Francesco Marin Santinelli, facente parte della corte della regina Maria Cristina di Svezia, che pubblicò con lo pseudonimo di Fra Marcantornio Crossalane Chinese, la lux obnubliterata supte natura rifulgens /1664) tradotta in Francese con il tiolo” La lumiere sostant par soi-meme des tenebres “.

Il modello di questo scritto era la Phylosiophy Hermetic del Gualdi,

Gualdi fu considerato uno dei capi dei Rosacroce  d’oro (ordine fondato di Germania nel 1542) ed in conformità agli statuti dell’ordine si dedicava all’alchimia, alla creazione di spiriti familiari e homuncoli, alla fabbricazione di medicinali ed elisir.

imagesCAX3YE61.jpgimagesCAE4JJY1.jpgimagesCAJATY3Y.jpgimages.jpgimagesCA90TSXA.jpgOggetto d’indagine da parte del Santo Uffizio di Venezia (1676) che comunque non sfociò in un processo, fuggì e ricomparve in imagesCAA9SHUZ.jpgGermania nel 1716.

Gen 12, 2009 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    Commenti disabilitati su Il Conte di Saint Germain

Il Conte di Saint Germain

180px-Count_of_St_Germain.jpgE’ la contessa di Vergy che per prima riconosce il Conte di Saint Germain, e gli parla, a Venezia, essendo lei moglie dell’ambasciatore di Francia presso la Serenissima.Sono passati cinquant’anni dal primo incontro, lei ancora bambina e lui adulto, nel 1758.

D’impatto pensa che sia il figlio, tale e quale al padre,  ma il Conte le risponde che non solo è lui, ma che si ricorda benissimo di quell’incontro e all’occasione rievoca tanti piccoli particolari conosciuti solo da loro due.

La contessa, stupefatta, gli dice; ma dovreste avere almeno 100 anni, al che egli risponde; ciò è possibile visto che sono molto più vecchio di quanto non appaia!

Sembra che la sua nascita avvenne in un paesino vicino ad Asti, nel 1698, frutto di una relazione tra la Regina di Spagna, Marie Anne da Neruburg, vedova,  e l’ Almirante di Castilla.

I suoi genitori poterono provvedere a lui, per cui egli , uomo intelligente ed aperto alla Scienza si creò una vastissima cultura, e venne ricevuto dalle più grandi corti Europee, fino ad essere utilizzato da Luigi XV in una missione diplomatica, in Olanda, missione vanificata dal Duca di Choiseul, ministro degli esteri.

Era un uomo versatile, parlava diverse lingue ; il Barone di Gleichem Charles Henry, nella sua cronaca lo descirve come ” uomo di taglia media, assai robusto, vestito con semplicità magnifica e ricercata “, ed aveva fronte spaziosa, occhi penetranti, statura media e forme aggraziate.

Apparso per la prima volta o “rinato ” ( questo tema della rinascita riguarda anche Antonio Casanova, come vedremo in seguito) nel 43, dove si schiera a fianco di Giacomo II Stuart.

Il suo nome, comunque, Conte di Saint Germain, era un omaggio ai Giacobiti, nobili fedeli agli Stuart, che avevano trovato rifugio nel paese di Saint Germain.imagesCAKR1S11.jpg

380px-Louis_XV_France_by_Louis-Michel_van_Loo_002.jpgE’ nel 1706  che comunque ottiene la sua grande notorietà, quando ad un ricevimento tenutosi alla corte di Luigi XV incontra proprio la Contessa di Vergy, ragazzina ed affascinata da questa persona colta, intrigante ed acculturata.

 

Tutto sembra passato, fino a quando non accade questo incontro, sbalorditivo!

 

 

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