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L’alchimia e la mitologia in Chronos a Venezia a Palazzo Bembo-Boldù.

Campiello S. Maria Nova.jpgChronos.jpgNella serie meravigliosa di costruzioni e chiese che si possono ammirare a Cannaregio, , dopo avere visitato  S. Maria dei Miracoli, proprio poco più avanti, subito dopo il ponte di S. Martia Nova,  girando nella prima calle a sinistra ci troviamo in Campo di S. Maria Nova,luogo delizioso , e, se alziamo gli occhi , ci accoglie festosa la magnificenza di Palazzo Bembo-Boldù : Splendida la costruzione che sorprende chi lo guarda con una statua , in una nicchia a forma di conchiglia di S. Giacomo , segnale tra gli alchimisti rosacrociani della ricerca della conoscenza e da questa dell’evoluzione della natura e dello spirito umano,  di un uomo tozzo, peloso e quasi animalesco, che regge davanti a se il disco del sole.

saturno-01.jpgE’ l’immagine di Chronos ( o Saturno), il Dio del tempo, quello stesso Dio che mangiava i propri figli appena nati, a cui Rea, sorella e moglie nascose Zeus. Questi,  una volta cresciuto lontano, tornò dal padre, gli fece bere una pozione per cui Chronos vomitò tutti i figli mangiati ( gli altri dei), per poi ucciderlo.

Il simbolismo è chiaro: la nascita del tempo, ma anche l’evoluzione che viene cadenzata dal sorgere del sole, ed al suo tramonto, per poi rinnovarsi ancora ed ancora, in una sorta di eternità nel cambiamento e nel procedere con l’evoluzione.

La statua venne ordinata e posta da Giammatteo Bembo, nipote del celebre Pietro Bembo, che fece inscrivere in latino questa frase: Finchè girerà questo (cioè il sole) Zara, Cattaro,Capodistria, Verona, Cipro, Creta, culla di Giove, faranno testimonianza delle mie azioni.

3579293-Basement_of_the_statue_three_faces_Venice.jpgPalazzo Bembo Boldù in Campiello S. Maria Nova.jpgLa mitologia, i simboli alchemici, e le tre teste, sotto i piedi di Saturno -Cronos , a ricordare l’egemonia di Venezia sui popoli del mediterraneo legata proprio alla concezione rosacrociana che dal primitivo ( l’uomo peloso come viene raffigurato Saturno) con l’evoluzione del tempo ha portato e avrebbe continuato a portare l’espansione non solo politica, ma anche  e sopratutto culturale di questa Repubblica che fu culla delle comunicazioni, della scienza, delle arti e del culto della giustizia!

Nov 11, 2012 - Arte e mistero, Esoterismo, Leggende, Luoghi, Misteri, Personaggi, Templari e Rosa Croce, Tradizioni    Commenti disabilitati su La drammatica storia del cavaliere templare e la corte Morosina-

La drammatica storia del cavaliere templare e la corte Morosina-

corte-morosina.JPGcorte-morosina-venezia.JPGsangiorgioinalga2.jpgIsola-San-Giorgio-in-Alga-2.jpgCorte Morosina: una corte dove sorge Palazzo Morosini, e che fa parte di un percorso che porta alla Corte del Milion ed alla casa di Marco Polo (ora attuale Teatro Malibran)…sembra conservare il dramma di un giovane Cavaliere templare che, al ritorno da una Crociata incontrò un erede dei Morosini.

Il cavaliere, orgoglioso ed ardimentoso, aveva nascosto nell’elsa della sua spada une reliquia , un pezzo del legno della Santissima Croce che voleva Corte_morosini_01-thumb.jpgla vera storia dei cavalieri templari.jpgportare al prevosto di Colonia, sua città natale.

Nella nave che li riportava in occidente  dalla terra santa egli strinse amicizia con il nobile veneziano Morosini,  ed al loro approdo a Venezia il Morosini invitò il cavaliere presso il suo palazzo per riposare prima di raggiungere la sua meta. Le fece così conoscere sua sorella, donna di grande bellezza, dolce ed affascinante. Ci volle poco perchè il cavaliere si corte-morosina-arco-bizantino.JPGinnamorasse di lei, ed a lei confidasse il suo segreto ed il suo orgoglio.

Ma un mattino , al risveglio, scoprì che il nobile era fuggito con quella che non era sua sorella ma la sua amante, portandosi via la reliquia. Il giovane impazzì quasi dal dolore e dalla delusione, e si racconta che ogni notte il giovane si aggirasse per quelle calli ed i campielli alla ricerca forsennata dei traditori e della reliquia che con tanto amore e non senza rischi aveva portato con sè, per donarla alla sua città.

Poi, un mattino, davanti all’arco del portale vennero ritrovati l’elmo, lo scudo, l’armatura vuota e la spada (senza elsa) dello sfortunato cavaliere templare, e da allora non si seppe più nulla di lui.

Se entrate in corte Morosina, sopra l’arco di ingresso potete osservare una patara corte-morosini-bas-relief-francesca-zambon.jpgraffigurante un elmo ed uno scudo…si dice  a ricordo del coraggioso cavaliere, così crudelmente tradito e scomparso misteriosamente!

Un simbolo delle varie, possibili vicende umane che hanno percorso nei hotel luna baglioni.pnghotel-luna-baglioni-venezia_large.jpgluna-hotel-baglioni-venezia_051120091430116341.jpgsecoli una città simbolo dell’incontro tra oriente ed occidente, porto sicuro per i cavalieri templari che, raggiunto il suo Porto,crearono una sede importante, come la scuola che divenne poi locanda della Luna, per diventare poi albergo baglioni, ed ora è uno dei più importanti hotel veneziani chiamato Hotel Luna Bagloni, e dopo aver custodito un tesoro (così si dice) nell’isola di S. Giorgio in Alga,  presero diverse strade per raggiungere i conventi da cui, come consacrati come corpo militare, erano legati dal giuramento d’onore.

 

 

Ott 29, 2012 - Arte, Arte e mistero, Luoghi, Mestieri, musica, Musica venexiana, Personaggi, Religione a Venezia, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La cappella di S. Marco a Venezia e la nascita del melodramma.

La cappella di S. Marco a Venezia e la nascita del melodramma.

cappella a San Marco.jpgcantgori a San Marco.jpgNel 1500 il teatro, assieme all”architettura, la pittura e  la scultura, erano le arti più seguite ed amate a Venezia, alla quale, verso la fine del secolo si aggiunse anche la musica.

L’immagine del Giorgione suonatore di liuto nei concerti campestri  delle Veneri di Tiziano accanto alle melodie dell’organo restano emblemi della civiltà del Rinascimento a Venezia:il legame delle arti con la musica , nella composizione unitaria del melodramma, costituisce la sintesi Giovanni_Gabrieli.jpgGiorgione-tre-filosofi.jpgmusica.jpgdeterminante di tutto lo sviluppo del Rinascimento a Venezia: le arti figurative, la scenografia e la letteratura fatta sopratutto di immagini e di sentimenti, si trasformano d’incanto nell’unità suprema, inafferrabile e aerea della musica, nella tendenza sopratutto a trasfigurare la passione nell’esaltazione lirica più sognante che realistica, nella declamazione che si abbandona con piacere all’oinda del sentimento e delle tenerezze affettive.

La musica a Venezia aveva il proprio centro nella Basilica di San Marco : il servizio più curato e costoso per la basilica era quello della cappella ducale, ritenuta sempre il centro più importante artistico della Repubblica.

Angelo mnusicante di Giovanni Bellini.jpgangelo musicante.jpgI libri delle spese della basilica di S. Marco riportano delle cifre enormi per i maestri di cappella, per i cantori ed i suonatori di strumenti. Gli asrtisti che ne facevasno parte eerano alle dirette dipendenze dei tre più importnti procuratori  di S. Marco che avevano la responsabilità della Piazza e della Basilica, tanto più che il doge era las suprema autorità di questi luoghi che gli appartenevano di diritto.

La regolazione diretta del governo dogale  anche dello stesso servizio liturgico, diede alle composizioni sacre di S. Marco
una larga indipendenza di cui la Serenissima era gelosa e che era riconosciuta in parte anche da Roma.

La storia della musica nel contesto della storia della civiltà di Venezia e fu veramente importante e determinata dalla scuola marciana per la musica strumentale e per la creazione di un nuovo genere tanto fortunato a Venezia: il melodramma.

Giorgione-tre-filosofi.jpgsuonatrice.jpgLa presenza frequentissima degli angeli musicanti nella pittura veneziana su tavola e ad affresco dal trecento al quattrocento proviene dalla costante rappresentazione della musica in quest’epoca, essa viene intesa con un senso soave di magia e quindi per la sua dolcezza trasferita agli angeli, come qualcosa che non appartiene alla sfera terrestre ma la sfiora appena e ha il potere di avere un’immagine di quella celeste.

Quando la musica è investita dalla forza del pensiero umanistico , alla fine del quattrocento, s’avverte il trapasso anche in pittura:  “S. Agostino 1806-Giovanni_Bellini_-_Pala_di_St_Giobbe.jpgmusica 1.jpgnello studio” nella Scuola di S. Giorgio degli Schiavoni , eseguito da Carpaccio nel 1502 è circondato da preziosi manoscritti miniati, dalle statue rinadscimentali e gli innumeerevoli oggetti che denunciano la disposizione della mente alla ricerca umanistica, ed ha i suoi piedi due partiture musicali, di cui una di carattere profano e l’altra di carattere sacro. Quella di carattere profano , che cominciava già a diffondersi nelle prime opere di stampa di Ottavio Petrucci, potrebbe coinsiderarsi una primizia del genere strumentale tipicamente veneziano.

musica 2.jpgmusica.jpgVittore_Carpaccio_Agostino-1024x677.gifArte, pittura e musica alla base della cultura del popolo veneziano e che ha permeato completamente la natura di questa città.

 

 

Ott 18, 2012 - Arte e mistero, Luoghi    Commenti disabilitati su Il mistero della stella di S. Apollonia

Il mistero della stella di S. Apollonia

067_presentazione_01.jpgimagesCATGCJK7.jpgimagesCAL9A0CL.jpgimagesCAL4WDAM.jpgNel 1962 fu rinvenuta tra le fondazioni dell’Abside Maggiore della Basilica di S. Marco una lastra di pietra scolpita.

Immediatamente fu evidente a tutti l’importanza del ritrovamento. La lastra comunque venne portata nel lapidario del Chiostro di S. Apollonia a Castello, sede del museo diocesano d’arte sacra.

Solo recentemente, nel 2004, lo studioso inglese Andrew Chugg, a conclusione di un lavoro interessante e documentato sulla tomba di Alessandro Magno che è andata perduta in Macedonia, ha imagesCA5TWBFG.jpgimagesCAPOC9M0.jpgimagesCAW9JY1G.jpgproposto la tesi secondo cui la lastra di S. Apollonia sarebbe la prova simbolica e materiale che nella Basilica di S. Marco riposino assieme le spoglie dell’Evangelista e quelle del condottiero macedone.

La lastra sarebbe una parte del coperchio della tomba perduta, trasportata ad Alessandria nel IX secolo insieme al suo contenuto, in occasione del trafugamento del corpo di S. Marco, per poi essere trasferita con le spoglie dell’evangelista alla Basilica.

stele con inscrizioni riguardanti la casata Argheade.jpgstella argheade.jpgStella e casata argheade.jpgimagesCAI17LYR.jpgimagesCA4PQ44W.jpgIn effetti sulla pietra è scolpita la stella argeade, emblema della casata di Alessandro il Grande .thumb_src_santa_apollonia.jpgimagesCAFKKUEP.jpgNaturalmente sono tutti studi ed ipotesi, a cui si aggiungono un po? alla volta anche esperimenti scientifici, prove e riprove.  Si presume che  il reperto  sia relativo ad Alessandro Magno ,ma se fosse  relativo a qualche altra opera, fa pur sempre parte di un patrimonio archeologico che fa parte integrante di Venezia, imagesCAV9TTTF.jpgancora tutto da capire e da studiare, così come le cripte di San Marco e i loro tesori ancora da inventariare. Ne parleremo presto!

Lo spirito veneziano nel Listòn

liston.jpgriva_degli_schiavoni_hi.jpgIn tutti i paesi del mondo c’è sempre stato un luogo dove i giovani andavano o continuano andare a passeggiare, uomini con uomini, e donne con donne, specialmente nei giorni di festa, per poter fare nuove conoscenze,  visto che non era cosi’ facile conoscere o almeno rapportarsi con persone di sesso diverso , nel contesto di regole sociali molto legate  ad una struttura che poneva la conoscenza tra ragazzi e ragazze, finalizzata a fidanzamenti e conseguentemente a matrimoni.

Specialmente nel meridione questa regola sociale veniva chiamata ” liston di favretto.jpgstruscio”, mentre a Venezia , considerata la “morale” e la laicità di questa meravigliosa città, questo rito veniva chiamato ” il listòn”.

Nella Serenssima i rapporti tra uomini e donne erano privi di ipocrisia, non legati a regole dettate dalla Chiesa dell’epoca, regole dettate da una terribile limitazione della normale esigenza di sensualità che invece venne sempre riconosciuta e vissuta con malizia, con gioia e con consapevolezza, liston in piazza S. Marco.jpgspecialmente da parte delle donne veneziane , donne assertive, vere, libere ed aperte al mondo, come la società, lo Stato di cui facevano parte.

I luoghi di incontri e di “parate”nacquero prima in Campo S. Stefano, nel 1500, e la definizione di “listòn” nacque dal fatto che il percorso in questo campo, ancora prato erboso, era tagliato da una pista (lista) in pietra d’istria  su cui le dame e i cavalieri potevano passeggiare senza insudicare le scarpe, per poi, in attimi di pausa, potersi accomodare in sedie, naturalmente a pagamento, per continuare un gioco di seduzione e di divertimento. Ciò Zattere a Venezia.jpgaccadeva nei giorni festivi e soprattutto nel periodo di Carnevale.

Queste passeggiate cominciavano in tarda serata e si protraevano fino all’alba, e  continuavano questa serie di incontri e passeggiate anche all’erberia a Rialto.

Altri luoghi testimoni di quella “movida veneziana” furono Piazza S. Marco (dove le sedie venivano affittate per cinque soldi) le Zattere, le Fondamente Nuove, la Riva degli Schiavoni: l’immagine di cavalieri incipriati e di dame, riccamente vestite, scollate e decorate da monili fantasiosi e preziosi, specialmente in periodo carnevalesco è testimonianza di una città viva, aperta, disinibita e assolutamente priva di ipocrisie!

erberia.png220px-Piazza_San_Marco_Looking_East_from_the_North-West_Corner_c1760_Canaletto.jpgMeravigliosa Venezia e meravigliose le donne veneziane; donne vibranti , vive, allegre e consapevoli della loro frizzante e meravigliosa femminilità in una società in cui l’uomo e la donna avevano un rapporto paritario, ed in cui il rispetto e la cavalleria degli uomini, persone intelligenti e mentalmente aperte hanno creato un equilibrio fantastico tra il maschile e il femminile…nulla di più moderno di ora, anzi, oserei dire, molto più avanti nella consapevolezza della parità e anche della differenza fisiologica tra l’uomo e la donna, ma con il profondo rispetto e riconoscimento di queste differenze che non dividono, anzi, che rendono ancor più entusiasmante l’incontro e l’attrazione !
 

 

Ott 12, 2012 - Architettura, Arte, Luoghi, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su L’anima di Venezia e i suoi angoli più misteriosi e luminosi, tra acqua e luce!

L’anima di Venezia e i suoi angoli più misteriosi e luminosi, tra acqua e luce!

laguna di Venezia.jpgVenezia e il suo aspetto mutevole: ciò deriva dal fatto che i comuni concetti e schemi funzionali sono sempre stati, per ovvi motivi, adattati di volta in volta alle differenzi situazioni preesistenti, come canali, ponti , rive, calli, campi , edifici, sottoporteghi , pozzi, giardini ecc.

Da varietà delle combinazioni possibili sono nati a Venezia innumerevoli ambienti urbanistici, ognuno con la sua particolare fisionomia e personalità.

Al turista non distratto ma che osserva attento i vari spaccati di questa città Jacopo de Barbari.jpgCampliello S. Giovanni Evangelista.jpgRioSanLorenzo.jpgunica, si presentano paesaggi che si possono definire scenografie, ma anche pragmaticamente costituite interessanti ed ingegnose soluzioni funzionali, per cui io piacevoli aspetti spaziali e figurativi che si determinano sono il più delle volte indipendenti dall’intrinseco valore estetico delle singole architetture che vi si prospettano.

scuola-san-giovanni.jpgTra i vari esempi appare molto semplice l’urbanistica del Campiello di S. Giovanni Evangelista e della Scuola: un unico spazio rettangolare tra edifici della Scuola e della Chiesa: ci si accorge che si tratta di due spazi di diverso Calle Zane.jpgcarattere , pur tra loro collegati: più piccolo ed unitario nelle delicate forme architettoniche il primo, più ampio e sobrio il secondo.

Il campiello si presenta all’improvviso come uno slargo per chi percorre calle dell’Olio, mentre appare più interessante e ricco di accorci prospettici provenendo da Calle Zane questo, il campiello della Scuola , chiuso tra il muro e il sottoportico della Lacca non è che uno spazio di sosta e di ingresso ai locali della Scuola o della Chiesa, un gioco di scatole cinesi, non unico a Venezia.

rio-malpaga-S.jpgAltri straordinari e unici luoghi di Venezia sono il Rio delle Eremite e Rio Malpaga: non vi sono particolari costruzioni in questo angolo di Venezia: la particolarità della bellezza del luogo è la luce, l l’ariosa spazialità cui si aggiunge una sensazione di tranquillità, dovuta al fatto che la zona è poco frequentata, sia per terra sia per acqua; sensazioni analoghe si possono provare in Rio S. Lorenzo, o il rio della Fornace a S. Gregorio.

rio Malpaga 1.jpga4_rio_malpaga.jpgE’ quindi interessante indagare quali siano le analogie tra i diversi rii: innanzi tutto hanno un identico orientamento (nord-sud) e l’esisternza di fondfamente ai lati del rio: costante quindi è la presenza del rio, delle fonamenta, e delle abitazioni di medesima altezza ai lati:  tali fattori sembrano contribuire al senso di benessere che tali condizioni ispirano.

Oltre a ciò, il rio delle Eremite è leggermente incurvato verso sud, per cui , rio della fornace 1.jpgponendoci alla fine dell’incrocio con Rio Malpaga non se ne vede la fine, Scuola Grande di S. Giovanni evangelista_ Lazzaro Bastiani e il dono della Reliquai della Santissima Croce.jpgdando all’osservatore una deliziosa sensazione di indeterminatezza spaziale.

Tutto ciò, ed altre sensazioni fisiche ed ottiche rio della foornace.jpgRio della Fornace.jpgtrasmettono la vera essenza di Venezia: città liquida, città composita,ricca di decorazioni ma anche semplice nelle sue fondamenta, nei suoi rii che riflettono la luce, una luce diversa, mutevole ed estremamente affascinante.

 

 

 

 

Venezia e il capolavoro dell’arte vetraria del Rinascimento: la coppa nuziale Barovier!

250px-Barovier.jpgcoppa nuziale Barovier.jpgTra i tesori più preziosi dell’arte vetraria del rinascimento spicca, ricoverata presso il Museo del Vetro a Murano la mitica ” Coppa Barovier”: frutto dell’inventiva, delle ricerche e dell’arte di un grande maestro di quest’arte: Angelo Barovier che la creò nel 1460 circa.

Discendente del mitico Jacobello Barovier, grande artigiano vetraio (1295), venne definito dal suo contemporaneo Ludovico Carbone: optimum artificem crystallinorum vasorum”, e a lui venne attribuita  l’invenzione de cosiddetto “cristallo veneziano” un vetro particolarmente pulito e trasparente, anche grazie ad una sua composizione di una pasta di vetro chiamata calcedonio.

img_stampafornace.jpgS. Giorgio MMaggiore.jpg1974-Chiesa_di_San_Giovanni_Elemosinario-Venice-Italy.jpgUomo intelligente e curioso assistette ( secondo le affermazioni di Padre Giovanni Antonio , monaco benedettino del Convento di S. Giorgio Maggiore) alle lezioni tenute al ginnasio realtino da Padre Paolo Godi, detto il Pergolano, pievano della chiesa di S. Giovanni Elemosinario e cultore dell’arte alchemica, e che la collaborazione dei due uomini avviò alla realizzazione di vetri colorati e della loro pittura a smalto “primus et autor et inventum colorum tam insignum ac varie conunistorium, quibus hodie quoque ac vitrearii artifices Muriani utuntur”.”

coppa nuziale la parte della fontana.jpgAltre ricerche, sempre collegate a questo argomento le svolse per la realizzazione di vetri colorati da finestra. Tra le sue innumerevoli cariche: Camerlengo della comunità di Murano, lettore apostolico e segretario papale , ed infine cancelliere del Patriarca di Venezia.

Figlio della antica arte “alchemica” che gli venne tramandata dai suoi avi, che dal centro di Venezia si ritirarono in un’isola come Murano sia per timore dei possibili incendi ( i tetti di paglia delle case e dei palazzi erano particolarmente soggetti a questi eventi), ma anche consci che così isolati avrebbero potuto conservare al meglio i preziosi segreti legati alla loro scienza e alle loro ricerche.

Questa persona strordinaria venne sepolta alla sua morte nella chiesa di Fondamenta della Fornace.jpgChiesa_di_Santo_Stefano_(front)_and_the_Chiesa_di_San_Pietro_Martire_(back)_Murano-Venice.jpgCoppa-Barovier.jpgSanto Stefano a Murano, anche se la sua tomba non c’è più visto che la chiesa è andata in parte distrutta, ma il ricordo di questo uomo speciale e la serie dei suoi capolavori rimane a testimonianza di un’arte delicata, particolare e, come già detto per la Coppa Nuziale, un pezzo raro e prezioso dell’arta vetrariA!!!

Dedico questo mio scritto alla mia fantastica mamma, pittrice per piacere ma disegnatrice di mappe per lavoro, che per prima mi fece conoscere questo gioiello d’arte, orgogliosa com’era di aver contribuito con le sue decorazioni in smalto a riprodurre poche e preziose riproduzioni, naturalmente legali della splendida coppa nuziale e di cui vogilo donare l’immagine . che resprime fascino ed un’intima sensualità…dolce, piccolina, elegantissima, a cui lego quella di mio padre,  Enrico, che insieme a lei formò una coppia veneziana legata alla cultura, (avevano l’abbonamento alla Fenice, e, senza che mi rendessi conto, egli mi fece amare e conoscere l’opera lirica e la musica classica in genere. !

Di loro sono fiera e mi piace condividere questo mio orgoglio, veneziana, figlia di veneziani….allevata ed istruita in questa cultura da una coppia incredibilmente affascinante!mammma.pngbabbo.png

Set 22, 2012 - Architettura, Arte, Arte e mistero, Luoghi, Mestieri, Società veneziana    Commenti disabilitati su Insule veneziane : geniale costruzione urbanistica di una città unica al mondo!

Insule veneziane : geniale costruzione urbanistica di una città unica al mondo!

Canale tra insule.jpginsula di S. Giacomo dell'Orio.jpgLe insule veneziane, il territtorio stesso della Venezia urbana, legate in seguito da ponti: la genialità dei veneziani e la costruzione di una città – stato unica al mondo. Esse compongono appunto la città e la rendono parte comune, un’unico nucleo appunto con ponti e con rii terài; da tutto questo si possono ricostruire alcuni schemi urbanistici elementari.

Questi schemi che definiscono la forma e la distibuzione dei blocchi di ricostruzione rispetto a rii e canali sono in genere assai semplici e regolari.

incisione di insula.jpgPongte Ruga Veccha.jpgEssi, come avviene per i tipi edilizi, non sono molto vari e si ripetono con poche varianti in diverse zone della città, al centro come alla periferia: la scelta è comunque derivata dall’andamento dei canali.

Il primo schema è il più semplice e frequente ed è costituito  da isolati a forma rettangolare di solito molto allungati: i rettangoli sono disposti trasversalmente entro un’isola pressocchè rettangolare.

Una disposizione analoga era adottata anche dai Fenici nelle numerose colonie eel Mediterraneo.

Ruga Vecchia.jpgrio-sant-alvise.JPGEsempi li possiamo vedere nella parte nord di Cannaregio, attorno alla chiesa di S. Sofia, a Dorsoduro, tra i rii di S. Vio e delle Torreselle, a Castello tra il Rio della Tana ed il rio interrato ora via Garibaldi.
 
Il medesimo schema è adottato anche in una zona rettangolare compresa tra un rio e una calle importante,come a Rialto con Il Canal Grande  e Ruga Vecchia, e Castello tra Rio S. Giuseppe e calle Secco Marina.

Il secondo schema, anche questo ben diffuso a Venzia, è costituito da un’isola o da una stiscia di terra molto allungata compresa tra due rii pressocchè paralleli: l’isola è percorsa longitudinalmente da una calle principale da cui si dipartono numerose callette trasversali.

rio delle Torreselle.jpgCorte in calle degli avvocati.jpgSistemazioni di questo tipo si trovano ad esempio a Dorsoduro con la calle lunga S. Barnaba e con Calle dei Cerchieri, a Castello con la Salizzada S. Lio di Calle della Testa o attorno a Campo Ruga, a San Marco con le isole attorno a Campo S. Maurizio e S. Maria del Giglio.

Un terzo schema è quello costituito da una zona compresa tra due rii paralleli o più spersso convergenti verso un altro rio più largo: detta zona è servita via terra da una calle lunga longitudinale a fondo cieco o da una fondamenta laterale, da cui si diramano altre callette: tale esempio di urbanizzazione quasi eccessiva si può trovare in Calle degli SAvvocati, nel Sestiere di castello ai Biri, a San Giovanni in Laterano o nella zona del campo dei due pozzi, a Cannaregio, tra S. Alvise e il Rio della Sensa, e tra i Rii di Noale e di S. Felice a S. Croce.

Rio Terà S. Vio.jpgRio S. Maria del Giglio.jpgRio_della_Sensa_(1).jpgQuesti ed altri schemi urbanistici hanno creato da un insieme di isole slegate, libere di una laguna splendida ma frazionata una città stato splendida, ricca di opere d’arte, organica grazie all’uso dei ponti e da altre soluzioni che ne fanno una città unica, non solo storicamente ed artisticamente, ma anche dal punto di vista urbanistico!

 

 

 

 

 

 

 

Le Botteghe del Caffè a Venezia

imagesCA755EXM.jpgVenezia, antesignana in tutte le sue novità, importò per prima il caffè dalla Turchia.

La prima bottega del caffè che sorse a Venezia fu il Caffè Quadri, nella prima metà del 700, e si distinse per la preparazione della bevanda alla turca, richiamando così una grande quantità di clienti provenienti da qualsiasi nazione.

Accanto al Quadri sorgeva il Lavena, e qui si davano appuntamento per sorseggiare una tazzina della squisita bevanda imagesCABLIQ62.jpgContessa CaSATI.jpgmusicisti, come Richard Wagner, o intellettuali, come D’ Annunzio, spesso in compagnia della Contessa Casati, che portava con sè un leopardo al guinzaglio.

codega.jpgimagesCANBJO0A.jpgimagesCAB4XVYW.jpgimages.jpgQui sostavano i gondolieri ed i “codega” cioè i portatori di lanterne incaricati di accompagnare a casa i clienti; l’illuminazione pubblica fu realizzata solo nel 1732.

imagesCAO44MAS.jpgEd ecco infine “Alla Venezia Trionfale” di Floriano lUISA cASATI.jpgFrancescotti,  chiamato da tutti Florian,  e così si chiama tutt’ora. Il nipote di Caffè Florian.jpgFlorian.jpgimagesCAM8XT71.jpgFloriano, imagesCAF4ATKP.jpgValentino, fu grande amico del Canova, che, quando era a Venezia, veniva a sedersi qui e a passare qualche ora in buona compagnia.Fu anche la prima bottega del caffè dove potevano entrare le donne.

Al Caffè Florian nacque la Gazzetta Veneta del Conte Gaspare Gozzi, che praticamente teneva qui la sua redazione ed anche il centro di diffusione.

Con lui spesso il fratello, uomo segaligno e spesso triste, Carlo Gozzi, che fu uno dei pilastri dell’Accademia dei Granelleschi, denunciò spesso il cattivo imagesCAZZYE8C.jpgimagesCAZ8XDB6.jpggusto dei costumi letterari e fu fiero oppositore e denigratore di Carlo Goldoni, che definì il “borghese”.
Scrisse le fiabe teatrali “L’amore delle tre melarance”, il “Re Corvo”, la “donna serpente” e la Turandot. Nel corso dell’800 venne frequentato  da Lord Byron, Foscolo, Goethe, Marcel Proust, Russeau, Stravinsky, Modigliani e Riccardo Selvatico.

Straordinaria fu la diffusione di questa bevanda tratta da una semente chiamata “Kahvè”, giunta da Costantinopoli nel 600. E dalla prima bottega, nata sotto le Procuratie in piazza S. Marco nel 1683,già nel 700 se ne contarono ben 34 sparse per tutta Venezia.

imagesCA68Z2OJ.jpgimagesCARQYE18.jpgimagesCALFO00M.jpgimagesCA544GZP.jpgCarlo Goldoni nella sua “Bottega del Caffè” ne  descrive lo spirito, l’aspetto conviviale, il punto di riferimento per incontri, pettegolezzi, quello spirito tutto veneziano, godereccio che è diventato un centro di aggregazione sociale, rimasto tutt’ora un’ abitudine per le vecchie signore che al mattino,  prima delle passeggiate o delle commissioni, si fanno quatro ciàcoe sorseggiando una tazza di caffè corretto, o bevendo un marsalino in cui intingono un baìcolo.

 

Ago 22, 2012 - Luoghi, Società veneziana    Commenti disabilitati su Nizioleti a Venezia

Nizioleti a Venezia

foto2calledellafava.jpgA Venezia la toponomastica è veramente particolare: le Calli sono strade strette, le salizzade sono strade che erano pavimentate, nei tempi in cui esistevano i campi coltivati e la città non era ricoperta dai” masegni”; poi ci sono i Rio Terà, canali che erano stati interrati, le rughe, cioè le strade (da Rue), e le fondamente, quelle strade che costeggiano i canali.

I nomi poi sono veramente particolari, e legati a determiate caratteristiche dei ponti, delle calli e altro, ed i nomi sono scritti sui “nizioleti” delle targhe dipinte di bianco sui muri delle case.

Calle dei Assasini.jpgsottoportego del Dioavolo.jpgCorte del Diavolo.jpgEsistono per questi motivi la Calle dei Fabbri, la Calle delle Ostreghe (dove probabilmente c’era un bacaro dove si potevano gustare le ostriche, il ponte de le Tete, di cui già ho parlato,la Calle degli Avvocati, la corte ed il Sottoportego del Diavolo, che, come la Calle ed il Rio Terà dei Assasini doveva fare particolarmente paura magari per l’oscurità dei luoghi.

imagesCAJC2XDY.jpgDonna-Onesta.JPGnizioletocalledellafava.jpgRiguardo invece il Ponte, la Calle e la fondamenta della donna onesta si raccontano quattro versioni; due amici, mentre attraversavano il ponte stavano discutendo sulla fedeltà delle donne ed il più cinico disse all’altro: Sai qual’è l’unica donna onesta, quella li, e così indicò il volto di marmo  scolpito di una donna, tuttora inserito nel muro di una casa vicina al ponte.

Ponte, calle e fondamenta della donna onesta.jpgUn’altra ipotesi parla di una prostituta, probabilmente una “cortigiana onesta” che abitava li vicino. Altri invece raccontano di una donna, moglie di un maestro spadaio , di cui si innamorò un giovane patrizio che per intrufolarsi in casa della donna ordinò al marito una daga, allora chiamata “misericordia”. Dopo qualche giorno, con la scusda di vedere a che punto fosse l’opera si fece aprire la porta dalla donna che in quel momento era sola, e le usò violenza. Sopraffatta dal dolore per essere stata disonorata, e temendo che il marito, per vendicarsi, uccidesse il patrizio, la povera donna si uccise con la daga.

Forse, molto più semplicemente, in quella zona abitava nel 1537 una donna di nome “Honesta”, come riportano le cronache dell’epoca.

ponte delle maravege.jpgAnche il Ponte delle Meravegie deve il suo nome a quello di una famiglia ” Maraviglia”che risiedeva nerlla casa all’angolo: viene ricordata una certa Belisandra Maraviglia sorella di Giovanni, segretario del senato e moglie di Pietro Albino, gran cancelliere di Cipro, morta erociamente nella guerra contro i Turchi nel 1570, dopo aver dato fuoco a navi e a munizioni nemiche.

La leggenda collegata invece racconta che di fronte al Ponte abitasse una famiglia con sette figlie, sei belle ed una, Marina , non certo bella. La casa era frequentata da un giovane barcaiolo, che un giorno si ammalò. Si convinse allora che la causa della sua malattia fosse la maledizione della giovane, brutta donna; un venerdì santo decise di andare in quella casa, sapendo che Marina sarebbe stata sola, per vendicarsi di lei. Ma quando fu sul ponte si fermò, meditando su quello che stava facendo, ed allora vide attraverso i vetri della finestra la ragazza inginocchiata davanti ad un Crocefisso. Alzò per un attimo gli occhi al cielo e scorse sei stelle fiammeggianti disposte a forma di carro, ed una settima, più piccola e fioca che le precedeva.  Ma subito dopo, quelle più luminose persero la loro luce l’unica stella rimasta cominciò a diventare sempre più vivida.

Accantonato ogni proposito di vendetta dopo la visione meravigliosa, il giovane entrò in casa della ragazza e scoprì che Marina, segretamente innamorata di lui, pregava il Santissimo perchè facesse ammalare e morire lei e non il suo amato.

Da allora il  giovane barcaiolo si innamorò della ragazza, e riacquistata la salute sposò Marina.

Sottoportego del Casin dei Nobili.jpgsottoportico del Casi9n dei Nobili.jpgIl sottoportego, il Ponte il Rio e la Fondamenta dei dai traggono il loro nome da dadi, probabilmente utilizzati o venduti in questo luogo. Esistevano leggi dal 1200 che proibivano di giocare ai dadi sotto il portico della Chiesa di S. Marco, e sotto il palazzo Ducale quando il Maggior Consiglio era riunito.

forno.jpgFrezzeria.jpgQualcosa di simile anche per il Casin dei Nobili, dove appunto si riunivano i più ricchi per giocare, per poi indebitarsi e rischiare così la reputazione.  Dedicata al mestiere dei costruttori di frecce la Frezzaria a San Marco, luogo dove erano appunto riunite le loro botteghe, oppure la Calle del Forno, deicata ai panettieri, ed altre calli, sottoporteghi che attestano i luoghi dove le varie arti erano praticate.

Una nota a parte l’attesta il nizioleto che indica la Calle dell’amor degli amici! Anche queste dolcissime dediche  in una Venezia che sembra pragmatica a volte, ma che in altre situazioni riesce ad esprimere quell’animo dolce, romantico e poetico attinente ad Calle Amor dei Amici.jpgun popolo legato al mare, alla laguna ed alla bellezza dell’arte che denota sensibilità e nobiltà d’animo!

 

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