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I fantasmi a Venezia

Delle tradizioni veneziane fanno parte diverse storie che riguardano case maledette o infestate dai fantasmi.

CA’ DARIO

images.jpgUn palazzo legato a vicende tragiche è Cà Dario, splendido edificio sul Canal Grande fatto costruire dal  mercante Giovanni Dario che lo donò alla figlia illegittima Marietta andata sposa a Vincenzo Barbaro, uomo facoltoso, ricchissimo mercante di spezie.

Sul palazzo appare un’iscrizione in base alla quale Giovanni Dario dedicava la costruzione al genio della città, e recita: GENIO URBIS JOHANNES DARIO “, ma che secondo alcuni studiosi nasconderebbe un drammatico anagramma: SUB RUINA INSIDIOSA GENERO, cioè: Chi abiterà questa casa andrà in rovina.

Ed in effetti la lista dei proprietari del palazzo morti di morte violenta e suicidio è sorprendetemente lunga. Ad iniziare da Marietta e Vincenzo Barbaro, che poco dopo essere andati a viverci andarono in rovina, ed in seguito il Barbaro venne ucciso accoltellato, e Marietta finì annegata.

La casa passò per eredità alla famiglia Barbaro nel 1500, e subito dopo l’erede Vincenzo, morì in un agguato a Candia.

Per 150 anni nessuno abitò la casa che venne poi acquistata da un mercante di diamanti orientale, Addol Arbit, che in seguito fallì e morì in miseria.

Nell’800 si suicidarono insieme Rymond Brown, studioso di Venezia, ed il suo coinquilino. Nel 900 , il nuovo proprietario, Charles Brigs, americano, dovette lasciare al più presto l’Italia per motivi morali dell’epoca (era omosessuale) , ed abbandonare il suo amante che si tagliò le vene dei polsi. lasciando scritte che maledivano i veneziani scritte con il sangue su uno specchio.

Negli anni 70 venne ucciso dal suo amante Raul, con un colpo al cranio Filippo Giordano Lanze. Negli anni 80 la casa  fu acquistata da Christopher Lambert, il manager degli Who, gruppo pop, che si suicidò tagliandosi anche lui le vene. L’ultima morte violenta è stata quella di Raoul Gardini, coinvolto nello scandalo di tangentopoli, che si suicidà con un colpo di pistola alla tempia. Ora il palazzo è in possesso di una multinazionale..speriamo che non faccia più vittime.

Venezi34.jpgIL PALAZZO DEL CAMMELLO

In campo dei Mori, vicino alla Madonna dell’Orto, c’è la statua di tre mori, accostata proprio allìangolo della costruzione. La tradizione riconosce questi mori nei fratelli Mastelli, provenienti dalla Morea (Peloponneso). Pare che fossero commercianti in sete e che si fossero trasferiti a Venezia nel 1112, e qui costruirono Palazzo Mastelli, rinominato anche del cammello per via di un bassorilievo raffigurante un cammello, appunto; di fronte al palazzo, su rio della Sensa vi è la casa del Tintoretto.

Ed è qui, in questo palazzo del cammello che nel 1757 si crearono dei fenomeni tipo poltergeist, come il suonare contemporaneo e sempre alla stessa ora dei campanelli interni delle camere. La vicenda continuò per sere e sere, suscitando l’agitazione ed il terrore degli abitanti del palazzo, fino a che non venne chiamato il cappellano di S. Fantin per il dovuto esorcismo.

imagesCAXFUVT2.jpgPALAZZO MOCENIGO

Anche a Palazzo Mocenigo si aggira una presenza oscura e disperata. Giordano Bruno, che si trovava nel 1591 a Francoforte ricevette un insolito invito a Venezia dal nobile Giovanni Mocenigo, che desiderava imparare l’arte della memoria (uno degli elementi per cui il Bruno veniva considerato in odore di eresia dalla chiesa).

In quell’epoca la Repubblica di Venezia era ancora uno stato indipendente. Temendo l’ostilità della chiesa, sia quella riformata che quella cattolica, il Bruno, che desiderava moltissimo rivedere la sua terra di origine, accolse l’invito.

Dopo alcuni mesi il Mocenigo, insoddisfatto dell’insegnamento di Giordano Bruno, anche perchè, molto probabilmente il suo scopo era  imparare anche i primi rudimenti dell’alchimia e un alchimista era costretto ad un giuramento per cui non avrebbero potuto insegnare o dare informazioni ad alcuno (il testo di questo giuramento è conservato proprio a Venezia)denunciò il sacerdote all’Inquisizione veneziana con l’accusa di eresia.imagesCASK71YQ.jpg
 

Il processo si annunciava favorevole ad una assoluzione , ma la congregazione del Sant’Uffizio chiese la sua estradizione a Roma. IL 17 Febbraio 1600 Giordano Bruno venne arso vivo a Roma, per cui la sua anima si aggira , adirata e tradita tra le mura di quel palazzo.imagesCAWFO9NW.jpg

IL CASIN DEGLI SPIRITIimages.jpg

Famoso anche per essere stato il centro di incontri tra pittori ed intellettuali, è famoso soprattutto per i rumori e le strane immagini che appaiono a chi si avvicina o ci entra
.

Si trova proprio di fronte all’isola di S. Michele, il cimitero monumentale di Venezia, ed era l’antico ospedale della Misericordia, dove morirono migliaia di Veneziani appestati. Per molto tempo servì da tappa e da sala autoptica per i morti che venivano trasportati al cimitero.

Il suo nome è comunque legato ad atroci fatti di sangue, rimasti nel tempo irrisolti, come quello , nel 1929, del ritrovamento al suo interno dei corpi di un gruppo di amici, due fratelli, un sacerdote ed un gondoliere, tutti decapitati .

 

Francesco Zorzi e Palazzo Grimani

antico palazzo grimani.jpgarcheologia palazzo grimani.jpgmistero,misteri,francesco zorzi,palazzo grimani,rosacroce,veneziaIl Palazzo Grimani a S. Maria Formosa è un palazzo di Venezia nel sestiere di Castello. Il Palazzo, dimora del doge Antonio Grimani fu ampliato alla metà del 500 dal Patriarca di Aquileia Giovanni Grimani.

Giovanni Grimani.jpgUomo colto ed appassionato collezionista di arte classica e di stemma palazzo grimani.jpgimagesCABCSYFT.jpgarcheologia pare ne abbia personalmente apportato le modifiche.

imagesCAGZ55T7.jpgimagesCAMTSWI2.jpgimagesCAJEQNDY.jpgInteressante è la sala di Psiche affrescata da Francesco Menzocchi, Camillo Mantovano e Francesco Salviati nel 1540 circa.

La maggior parte delle opere della collezione sono state distribuite in vari musei, ad soffitto psiche a palazzo grimani.jpgeccezione di una parte che è raccolta nel Museo Archeologico all’interno delle Procuratie Nuove a Venezia.

imagesCA4XHS59.jpgdonazione.jpgdella collezione.jpgIl Palazzo di S. Maria Formosa, appartenendo ai Grimaldi, nota famiglia di collezionisti ospitò in due epoche, nel 500 e nel 700 una raccolta di antichità greche e romane, di cui resta notizia in alcuni manoscritti conservati ora in Archivio di Stato di Venezia.

La famiglia Grimaldi, una delle più illustri di Venezia annoverava tra i suoi membri più illustri il Doge Antonio, il Cardinale Domenico, i nipoti Vittore, Procuratore di S. Marco, e Giovanni, Patriarca di Aquileia. Tutti grandi collezionisti.

imagesCASTNFS2.jpgstemma 2.jpgDomenico acquistò la Biblioteca di Pico della MIrandola, e lo splendido breviario canto-bruggese oracanto-bruggwese.jpg conservato alla Biblioteca Marciana. Nel 500, come già detto, Giovanni decise di ampliare il palazzo e creò una sorta di Museo a pianta centrale con una luminosa lanterna.

A poca distanza dal monastero di S. Antonio di Castello dove era conservata la grande biblioteca creata da Domenico Grimani, seconda soltanto a quella bessarionea di S. Marco, venne creato il convento  francescano di S. Francesco della Vigna, grazie alla presenza di un altro patrizio Veneziano, Francesco Zorzi, che era divenuto un punto di riferimento europeo per la filosofia ermetica e cabalistica.

Nelle sue opere stampate a Venezia  c’è Pacem ed Harmonia Mundi (1525) e Problemata (1536) si poteva trovare una sintesi originale dei temi dell’armonia e della concordia universale.

ParadisoBosch.jpgimagesCAV2DC7N.jpgimagesCA0VLOLZ.jpgA Lui ci si rivolse per suggerisse all’architetto Jacopo Sansovino le proporzioni ideali  per la costruzione della chiesa di S. Francesco della Vigna, che di seguito divenne importante nel disegno dell’autocelebrazione familiare di Giovanni Grimani.

La vita culturale di  Venezia del 500 e le sue biblioteche, mete di eruditi e studiosi italiani ed Europei traevano i loro studi dall’Aristotelismo, il neoplatonismo, ermetismo e cabala si fondevano fra loro, e grandi maestri come Ficinio, Poliziano, Pico, Erasmo, Grimani e Zorzi entrarono in contatto o attraverso le loro opere , cosa che portò ad uno straordinario sincretismo, specie nella generale reverenza verso autori antichi ed a testi sacri delle religioni.

museo nuovo.jpgOra il museo è stato riaperto, conserva alcune opere, interessanti, non tutte, ma vale la pena di entrare in quelle sale e godere del maginfico palazzo e dei suoi fantastici reperti.

Il Museo dei misteri e dei fantasmi

Accademia.jpg14 -L'uomo di Vitruvio.jpgIl Museo più bello e ricco di arte, suggestioni e misteri è la Galleria dell’Accademia. Antica chiesa, convento e scuola della Carità, costruita nel 1400 venne poi adibita appunto a museo d’arte ed Accademia di belle Arti a partire dal 1817.

Tra il Quattrocento e l’Ottocento, dal punto di vista culturale, Venezia era una delle capitali europee dove pittori, scrittori ed architetti rispondevano al nome di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Palladio, Sansovino e Galileo Galilei. La vivacità culturale era alimentata da una notevole libertà di pensiero che faceva sì che molti intellettuali stranieri perseguitati in patria trovassero nella Serenissima una seconda nazione.
 
Non mi dilungo sicuramente sui capolavori che sono contenuti all’Accademia (ci vorrebbe un giorno intero per poter assaporare la bellezze dei dipinti raccolti in queste stanze). Certo è che non molti sanno che Venezia ha l’orgoglio  di conservare nei piani superiori del museo, conservato a temperatura e umidità costante, “L’Uomo di Vitruvio” di Leonardo da Vinci, chiamato così perché il Da Vinci  utilizzò le teorie di Marco Vitruvio Pollione (80 s.c -23 a.c architetto – ingegnere sotto Augusto e Giulio Cesare), per dimostrare la perfezione delle proporzioni del corpo umano che si rifanno al quadrato ed al cerchio. Oggi “L’uomo di Virtruvio” è il simbolo della civiltà moderna.

Altra opera famosa e che affascina coi suoi irrisolti misteri, è “La Tempesta” del Giorgione piccolo quadro che rivela l’adesione del pittore ai Rosacroce, per cui, nel dipingerla, l’artista di Castelfranco utilizzò simbolismi numerici legati alla presenza del maschile e del femminile, degli elementi della natura, aria, acqua fuoco e terra, del regno animale e quello vegetale.15-La tempesta di Giorgione.jpgE’ noto che, ai raggi X, questo quadro abbia rivelato personaggi occulti e forme misteriose sotto la patina di pittura che il pubblico può ammirare. La sua bellezza è indiscussa ed intrigante, e vi consiglio, alla prima gita che farete, di avere il tempo per vederlo e sono sicura, di innamorarvi di quei colori, di questi simbolismi e del paesaggio che ricorda il castello di Castelfranco.

Giorgione.jpgconvito in casa Levi.jpgL’ultimo quadro che vi consiglio è: “Convito in Casa Levi” del Veronese, una tela enorme (5,50x 12,80) che venne ordinato dal clero per la chiesa di S. Giovanni e Paolo, ma che una volta visionato dai committenti venne rifiutato, ed il pittore fu  costretto a cambiare titolo, in quanto nasceva come Ultima cena: effettivamente il pittore aveva dipinto nascoste tra le altre figure blasfeme come una prostituta e un servo che perdeva sangue dal naso, per cui il servo fu cancellato, ma ormai il quadro aveva cambiato titolo.

Luigi XV.jpg17 -Rosalba Carriera.jpgPoi vale la pena fare una capatina nella chiesetta gotica inglobata nel museo (S. Maria delle Grazie), dove si possono trovare diverse reliquie, tra cui un chiodo della croce di Cristo, ed altre reliquie di Santi. Sempre nelle Gallerie dell’Accademia sono conservati diversi dipinti, per lo più ritratti, di Rosalba Carriera (1675/1757) di cui potete vedere un autoritratto. La pittrice che fu accolta ed acclamata presso corti e Palazzi nobiliari essendo anche un’eccellente  violinista e cantante, grande ritrattista come già detto, Luigi XV della corte di Francia fu, bambinetto, una delle prime persone a posare per lei.

Un interessante mistero si cela all’interno del Museo. Secondo molti racconti, di notte girano per i corridoi lunghi e freddi dell’ex convento, diversi fantasmi di frati periti nell’incendio che nel 1600 distrusse l’edificio. Alcuni frati semplicemente leggono, altri camminano, altri ancora soffiano aria fredda sui custodi atterriti.

Se la giornata è bella, appena usciti vi ritroverete uno spettacolo fantastico,…basta salire i gradini in legno del ponte dell’Accademia, e si può avere la più bella visuale dei Canal Grande.

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

Casanova e i Rosacroce

Giacomo Casanova.jpgimagesCAGSYDHS.jpgGiacomo Casanova nacque a Venezia, in Calle della Commedia (ora Malipiero) dal matrimonio dell’attore Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova e la bellissima sedicenne Zanetta, figlia unica di  un calzolaio,Gerolamo Farussi e della moglia Marzia. il 2 Aprile del 1725.  si dice comunque che il vero padre del bambino fosse un nobile che poi si prese cura di lui per molti anni, Michele Grimani.

Il nonno morì subito dopo le nozze della figlia distrutto dal dispiacere di vederla sposata ad un commediante.

Dopo un anno i genitori di Giacomo lo affidarono alle cure della nonna, e partirono per i loro spettacoli in tutta Europa. Nelle sue memorie Casanova racconta di non aver alcuna memoria di sè prima degli otto anni e quattro mesi, quando per la prima volta si sente nato..prima non  esisteva, in qualche modo:Racconta che si trovava addossato ad un angolo della stanza tutto intento a cercar di fermare una abbondante emorragia dal naso, quando la nonna lo fece salire in gondola, ed insieme arrivarono a Murano; qui entrarono in una casupola dove c’èra una vecchia, attorniata da gatti, che prima parlottò con la nonna, si fece consegnare una moneta d’argento e poi lo fece entrare in una grande cassa, raccomandandogli di non fare alcun caso ai rumori che avrebbe sentito ; ed infatti ci furono  strepiti, gemiti, urla, poi la fattucchiera aprì il coperchio della cassa, lo fece scendere, gli fece  mangiare sei confetti di buon sapore, gli massaggiò la nuca con una pomata delicatamente profumata, e lo avvertì che durante la notte sarebbe andata a fargli visita una bellissima signora.

Di tutto questo non avrebbe dovuto fare parola  con nessuno pena la morte. Intanto l’epistassi si era fermata, ed il bambino tornò a casa.

Non si ricordava più delle parole della vecchia quando, durante la notte, venne svegliato da un fruscio, guardò, e gli apparve una bellissima dama che gli sorrideva.

l'alchimia.jpgDa quel giorno Casanova cominciò ad appassionarsi di arti magiche, guarigioni ed alchimia.

imagesCAHEUFBN.jpgStudiò poi a Padova Diritto Pubblico e Diritto Canonico, quindi a Santa Maria della Salute fisica. Tentò prima la carriera ecclesiastica quindi quella militare, ma al ritorno da Costantinopoli abbandonò l’uniforme e fece il suonatore di violino  presso il Teatro San Samuele.

Poi, a ventun anni, incontrò casualmente uno degli uomini più importanti di Venezia, il senatore Matteo Bragadin che uscito da una cena conviviale si contorceva dai dolori nella gondola, probabilmente avvelenato.Casanova Lo soccorse e gli salvò la vita. Da quel momento la sua fama di guaritore si diffuse  a Venezia, e Matteo Bragadin lo adottò, dandogli la possibilità di viaggiare.

Marchesa d'Urfè.jpgAndò quindi a Parigi, e li avvenne l’incontro con una donna straordinaria, la Marchesa d’Urfè.  Conosciuto come guaritore riuscì a guarire la sciatica del marchese La Tour d’Auvergne il quale lo accompagnò a conoscere la marchesa che era sua zia.

imagesCAKOZD5O.jpgSubito  la dama cominciò a parlare di chimica, di alchimia, e gli mostrò la biblioteca che era appartenuta al marito. Il suo autore preferito era Paracelso, Gli fece vedere un manoscitto in cui era contenuta “la grande opera”, cioè formule alchemiche, e glielo donò assieme alla Steganografia dell’Abate Tritemio.Steganografia.gifstegano1.gifimagesCAJJZV21.jpg

Quindi passarono al laboratorio ; gli mostrò una sostanza che teneva sul fuoco da almeno cinque anni: era una polvere di proiezione che doveva servire a mutare in un minuto qualsiasi metallo in oro.

Gli fece vedere l’albero di Diana del famoso Taliamed ( o Maillot) che era una vegetazione artificale formata dalla cristallizzazione dell’argento,e spirito di nitro. Affermò che questo Taliamed  era suo maestro, e nonostante l’eta  non era mai morto, anzi, confermò  ,  lei continuava a ricevere sue lettere, manoscritto della Marchesa d'Urfè.jpgquindi, dopo avergli mostrato un baule pieno di platino, che avrebbe convertito in oro a suo piacere, e sorridendo, gli confessò  di possedere il segreto imagesCAGK7VAX.jpgdella pietra filosofale,

Tornati in biblioteca, la donna trasse da un cofano nero un libro che pose sul tavolo, e Casanova lo aprì e si accorse che era pieno di Pentacoli, qullo di Polifilo (il grande pentacolo di Re Salomone) ed altri.imagesCAD2ZNOM.jpg

alchimista 1.jpgimagesCAC57IEE.jpgCasanova afferma di aver esitato, ma alla fine, proprio dietro l’invito e la sollecitazione della Marchesa, prestò giuramento sull’Ordine dei Rosacroce.

Ecco come e dove egli fu iniziato ai misteri dei Rosacroce, della magia, dell’alchimia, e fu motivo questo di successivi incontri con la marchesa e con il Conte di Saint Germain.                            

 

Lug 4, 2009 - Leggende, Luoghi, Misteri    Commenti disabilitati su Le fiaccole che illuminano la Giustizia a Venezia ovvero il Fornaretto di Venezia

Le fiaccole che illuminano la Giustizia a Venezia ovvero il Fornaretto di Venezia

calle della Verona.jpgCalle della Mandola rist.jpgSi chiamava Pietro Faccioli  ed era soprannominato ” Fasiol”(fagiolo) , lavorava nella bottega di fornaio del padre in calle della Mandola civ. 3726-27.(ora vi troverete un ristorante pizzeria).Un giorno di marzo del 1507 “Fasiol”, scendendo i gradini del Ponte dei Assassini, allora di legno ed ora non più esistente visto che il Rio è stato interrato,( Rio Terà dei Assassini) trovò un pugnale con l’impugnatura d’argento ed il fodero ricoperto da pietre preziose incastonate.

Pietro fece vedere il pugnale alla fidanzata Annella, che era da anni al servizio della nobile famiglia Barbo che nei secoli successivi divenne famiglia Balbi: la fidanzata si spaventò e lo spinse a rimettere il pugnale li dove lo aveva trovato, e così lui fece.

All’alba successiva il fornaio stava tornando a casa quando tra la Calle Verona ed il Ponte, ora non più esistente , rio terà as.jpgrio terà dei assassini.jpgscorse un corpo steso a terra: il fornaio pensò si trattasse di un ubriaco, ma quando si chinò, girandolo per accertarsi della situazione e macchiandosi così di sangue, si accorse che si trattava del corpo di un uomo assassinato.

Guardando meglio la vittima si accorse che si trattava di Alvise Guoro, giovane cugino e frequentatore assiduo di Clemenza, moglie di Lorenzo Barbo e padrona di Annella, sua fidanzata.

Il garzone, spaventato, fuggì con le vesti macchiate di sangue, e quando si seppe che c’era stato un assassinio in città tutti dissero che avevano visto il povero Pietro fuggire tutto sporco di sangue, e che l’assassino di sicuro doveva essere stato lui.

i piombi tortura 2.jpgLe guardie della Quarantia Criminal presero il giovane Pietro e lo trasportarono ai Piombi.
Quarantia Criminal a Venezia.jpgNessuno credeva all’innocenza del povero fornaio, tantomeno Lorenzo Barbo, membro del Consiglio dei Dieci, che divenne quarantia-criminal.pnganzi il suo inquisitore più accanito e spietato.

tortura ai piombi.jpgLo sfortunato giovane venne torturato e la macchina della Giustizia si mise inesorabilmente in moto, tanto più che il giovane, non resistendo alla tortura ammise fatti e colpe mai Consiglio dei dieci 1.jpgcommessi, pur di trovare un pò di tregua da tante sofferenze.

Gli inquisitori, all’ammissione del fornaretto decretarono la sua condanna a morte per decapitazione.

L’esecuzione avvenne la mattina del 22 marzo , tra le due colonne di San Todaro e di S. Marco. Subito dopo la sua decapitazione, dalla Calle de Verona arrivò trafelato un servo dei Barbo che correva a gambe levate per fermare l’esecuzione, e gridava:” Il fornaretto è innocente, Messer Barbo lo ha confessato alla moglie di un parente del colonne di Marco e Todaro.jpgGuoro ed è stato lui ad ammettere di aver commesso l’omicidio divorato dalla gelosia”.

Simbolo di Leonardo Loredan.jpgLa voce del servo che gridava l’innocenza di Pietro si diffuse in tutta Venezia. Il giorno dopo il Doge, Leonardo Loredan,  convocò il Consiglio dei Dieci e tutta la Magistratura Veneziana, lanciando un monito contro le sentenze di interesse, che verrà ripetuto fino alla fine della Serenissima, e che farà riflettere gli incaricati prima di emettere una sentenza, ripetendo per tre volte la frase:” Ricordeve del povero fornareto! “e si decise di mettere due fiaccole da accendere di notte e spegnere di giorno all’esterno della Basilica di San Marco di fronte alle due colonne, in ricordo ed in memoria del povero doge Leonardo Loredan.jpgPietro Fasiol, chiamato Fornareto.

fiaccole accese di notte.jpgDi questa vicenda esiste una documentazione storica, unico caso d’allora di Giustizia imperdonabile ed affrettata. E le fiaccole continuano ad illuminare la notte della piazza a fiaccole spente.jpgricordo di un’errore giudiziario ,(basta guardare la Basilica dalla parte del bacino, di San Marco, monito per sè stessa e per chiunque a Venezia arrivasse) ! questa era La Serenissima, che sapeva imparare dai propri errori e cercare di ricordarli nel tempo per non ripeterli mai più!

 

 

 

Giu 27, 2009 - Misteri, Templari e Rosa Croce    Commenti disabilitati su I Rosacroce a Venezia: Realtà o Leggenda?

I Rosacroce a Venezia: Realtà o Leggenda?

I 4 Mori.jpgVenezia, la porta della via della seta e delle spezie coltivava moltissimo i rapporti con l’Islam. Fin dall’828 vi fu uno stretto scambio di informazioni culturali, d’arte e mercato di oggetti pregiati.

 Vi sono numerose tracce di questi rapporti, che coinvolgevano naturalmente anche le scienze e le arti cosidette magiche, giacchè l’Islam ereditava le antiche pratiche “magiche” degli antichi egizi e dei popoli che li avevano preceduti su questi sentieri: basta guardare i 4 Mori a lato della Porta della Carta, a Palazzo Ducale, in cui sono raffigurati Diocleziano, Malerio, Massimiliano e Costanzo, e leggere sotto, alla base, un cartiglio con la scritta in veneziano arcaico: Uomo faccia e dica pure ciò che gli possa e  veda ciò che può capitargli. Interessante è anche il quadrante dell’ orologio della Torre, con i simboli dello zodiaco.

Certo è che, come racconta una leggenda un saggio gnostico alessandrino, Ormus, nell’anno 46 d.c.  si convertì al Cristianesimo assieme a suoi sei discepoli per opera di S. Marco, divenuto poi  il Santo Protettore della Serenissima, fondando una religione  cristiana  in cui  confluivano anche  i misteri egiziani:   religione che rimase nascosta ai più fino all’anno 1407, quando un pellegrino Tedesco, Christian Rosenkreuz (1378-1484) tornato  in Germania dopo un suo pellegrinaggio in Terrasanta, dove avrebbe chymhoch.jpgstudiato occultismo, fondò nel 1407 l’ordine cosidetto dei Rosacroce.

Secondo altre voci il RosenKreuz non era il fondatore , ma solo l’ultimo gran maestro di quella religione segreta e legata all’esoterismo fondata appunto da Ormus. Personaggi famosi a cui venne attribuita l’appartenenza all’ordine vi furono Leonardo da Vinci (1452-1519), Paracelso ( 1493 -1541 ) Nostradamus (1503 -1566) , Giordano Bruno ( 1548-1600), Galileo Galilei (1564 – 1642) Goethe e Mozart la cui opera Il Flauto Magico viene a volte interpretata come un’allusione appena velata ai riti iniziatici, ed almeno tre di questi adepti hanno soggiornato a Venezia, sebbene a pochi anni di differenza, ma frequentando i medesimi ambienti.

Il simbolo dell’ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa. Esistono varie interpretazioni. una si riferisce all’evoluzione spirituale dell’uomo: la Croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce.

Riguardo i numeri la simbologia dei Rosacroce  fa riferimento   al 7, l’8. l’11 e il 13, o i multipli dell’11. Nell’alfabeto ebraico il numero 5 richiama la quinta lettera dell’alfabeto, il cui simbolo è una rosa ed una croce.

I Frati Camaldolesi a Venezia: Frà Mauro e le sue visioni.

convento a San Michele.jpgfrate Camaldolese.jpg120px-Venezia_-_Chiesa_di_S_Michele_in_Isola.jpgNel 1212 i Vescovi di Torcello e di Olivolo concessero l’isola di San Michele ai frati Camaldolesi, i quali ampliarono una chiesa già esistente e nel 1300 questa venne nominata Abbazia dell’Isola di San Michele.

Qui crearono un importante centro di cultura che ospitava eminenti studiosi di Teologia, libri di viaggi, lapidari, erbari e le cosmografie arabe e cinesi.

Il laboratorio divenne famoso comunque per via delle mappe che qui venivano realizzate, per la navigazione delle navi veneziane, ed altre venivano commissionate anche da sovrani stranieri, come il re del Portogallo Alfonso V. Il più stemma dei frati Camaldolesi.jpg120px-Canaletto%2C_San_Cristoforo%2C_San_Michele_and_Murano.jpg300px-FraMauroMap.jpgRe Alfonso V del Portogallo.jpgimportante di questi cartografi fu Frà Mauro,(nato a Murano e morto a Venezia nel 1460) di cui abbiamo già mostrato il famoso mappamondo. Egli era coadiuvato da Francesco di Cherso, monaco del Monastero, e dal notissimo cartografo Andrea Bianco.

Frà Mauro oltre che cartografo era anche cosmologo, e la sua geografia cercava di rispettare “le giuste proprozioni del mondo”. La Geografia dell’epoca poneva al centro del disco terrestre Gerusalemme, che rimane comunque il centro di ideale, ma per lui la densità di popolazione era  inversamente proporzionale: l’Occidente, più piccolo ma più abitato, e l’Oriente più grande, ma meno abitato.

cartografia di Frà Mauro.jpgancora cartografia di Frà Mauro.jpgIn questo modo il bacino del Mediterrano veniva spostato verso ovest dalla gran Massa Asiatica, e verso nord (anche se leggermente) dall’altrettanto vasta massa africana, che apparve finalmente circondata dall’acqua per cui circumnavigabile. Il frate quindi affermò: ” sensa alguna dubitation se può affermar che questa parte austral e de garbin sia navigabile e che quel mar indian sia oceano e non stagnon, e così afermano tuti queli che navegano quel mar e che habitano quele insule.

navigatore.jpgmissione sulla luna.jpgcratere dedicato a frà Mauro sulla luna.jpgLa cronaca narra che le coordinate per tracciare i percorsi del mappamondo venissero ricavate dalle informazioni che il frate raccoglieva dai navigatori veneziani.
masppa di Frà Mauro per Alfonso V.jpgUn leggenda popolare racconta che Fra Mauro realizzasse le sue mappe cartografiche sotto l’influsso di alcune visioni nei sogni notturni. Egli venne nominato” geographus incomparabilis ” dai membri del Consiglio, ed a lui è dedicato anche un cratere sulla luna che è stato uno degli obiettivi della spedizione Apollo 14.

Papa gregorio XVI.jpgmappa di Frà Mauro 1.jpgLe preziose mappe vennero conservate nell’Abbazia fino al 1811, poi vennero trasferite nelle Sale della Biblioteca Marciana, dove possono essere viste ed ammirate.

L’Abbazia ospitò anche Frà Bartolomeo Alberto Cappellari , (nato a Belluno nel 1765 e morto nel 1846), figlio di un fornaio, grande teologo, che entrò in convento col nome di Frà Mauro, e divenne noto poi per essere diventato Papa Gregorio XVI°, dopo essere stato Abate Generale dell’Ordine.

Nel 1807, con la caduta della Serenissima i frati abbandonarono l’isola per trasferirsi a San Gregorio di Celso a Roma, portando con sè tutti gli archivi e la preziosa biblioteca compiosta da 180 mila volumi e 36 mila codici manoscritti.

Silvio Pellico.jpgPietro Maroncelli.jpgNel 1815, con l’invasione austriaca, un convento divenne un carcere politico: qui vennero reclusi Pietro Maroncelli e Silvio Pellico, prima di finire ai Piombi.

Nel 1829 arrivarono i Padri Riformati che si presero cura, e continuano a farlo, del convento e dell’Abbazia.

immagine del cimitero.jpgCimitero.jpgcimitero monumentale.jpgVedremo in seguito come quest’isola, unita a quella di San Cristoforo della Pace divenne il Cimitero di Venezia, cimitero monumentale dove sono sepolti anche diversi personaggi della storia e dell’arte.

Mag 19, 2009 - Leggende, Luoghi, Misteri    31 Comments

Venezia: a spasso per il Sestier de Santa Crose

El Vecio Fritolin

El vecio Fritolin a Venezia ora.jpgel vecio Fritolin.jpgCaterina Cornaro regina.jpgCaterina Cornaro.jpgCalle della Regina, n° 2262. Oltrepassando il Campo San Cassian in direzione di San Stae, passato il ponte di fronte al Portico della Regina, nome derivato  dal fatto che questi erano i possedimenti di Caterina Cornaro, Regina di Cipro,  esisteva  ed esiste tutt’ora ( anche se è diventato un famoso ristorante) un locale denominato ” el fritolin” l’ultimo rimasto dei veci fritoin della Città.

Una volta a Venezia c’erano molte friggitorie che cucinavano e vendevano il pesce da portare via su dei cartocci di carta, fritto al vecio fritolin a avenezia.jpgfritto e polenta.jpgaccompagnati da una fumante fetta di polenta gialla.

Successivamente il lavoro dei fritoin venne proibito perchè i camini a fiamma libera venivano considerati pericolosi a causa degli incendi che potevano sprigionarsi.

L’ultimo proprietario del ” fritoin” in Calle della REgina si chiamava Aristide Piccin, e la popolazione lo conosceva  come una persona dal cuore d’oro.

pesce fritto.jpgPalazzo Corner o Cornaro.jpgAi bambini più piccoli, quando entravano nel suo negozio, regalava un cartoccio di pesciolini ( pesseti – zottoli), con l’aggiunta di qualche anello di seppia.

 

 

 

Il cofanetto misterioso

Fondamenta S. Chiara , civ. 495/A.

Un giorno nel 1262 nel Convento di S. Chiara sentirono bussare all’uscio del Monastero. Alla porta c’era un pellegrino uguale a tanti altri che in S. Croce a Venezia.jpgquel periodo si recavano o tornavano dalla Terra Santa.

I Pellegrini si fermavano a Venezia anche per venerare le sacre reliquie che venivano ospitate in questa città, e l’ospite chiese alle suorine di poter affidare loro, fino al suo ritorno, un cofanetto che conservava, così raccontò lui, un anello preziosissimo.

Le suore furono molto attente nel far fronte all’importante incarico, ma gli anni passarono e nessuno venne a reclamare Luigi IX re di Grancia e Santo.jpgLuigi re di Francia.jpgil cofano. Nel frattempo al Convento la vita continuava, Suorine morivano e novizie arrivavano, ma, straordinariamente capitava che queste suore avessero delle strane visioni di luci splendenti provenienti dalla scatola, e deliziose e struggenti armonie sembravano essere emesse dall’interno di quel misterioso involucro.

Dopo qualche anno di queste esperienze la Madre Badessa decise di aprire lo scrigno per vedere cosa contenesse: vi trovò un chiodo ed una pergamena che spiegava che quel chiodo era uno di quelli che avevavo straziato i piedi di Gesù nella Croce.

chiesa con campanile.jpgchiesa di S. Pantalon a Venezia.jpgIl documento descriveva inoltre il personaggio che aveva affidato tale reliquia alle modeste suore, ed era stato Luigi Re di Francia, travestito da pellegrino e morto crociato a Damietta, poi proclamato Santo.

cappella del chiodo della Croce.jpgnella chiesa di S. Pantalon.jpgDa allora il sacro Chiodo è stato venerato nel monastero fino all’anno 1830, per poi essere conservato in un’apposita Cappella nella Chiesa di San Pantalon.

 

 

 

L’antica Hosteria Besseta

Salizzada Cà Zusto, civ. 1395

Antica Besseta - statua.jpgantica bessseta.jpgantica Besseta 4.jpgantica besseta 3.jpgIn questo Sestiere è ubicata ancora l’Antica Hosteria Besseta. Il nome è derivato dalla “besseta” che era una vecchia usuraia residente in questa Calle.

Si narra che la vecchia fosse tanto avida, interessata al denaro ed avara, che il fratello, uomo buono  e completamente diverso da lei, donava una volta alla settimana un pasto ai poveri e a chi ne aveva bisogno, ad un soldo (besso in veneziano). Da qui nacque la Sestiere di S. Croce.jpgTrattoria Antica Besseta.jpgdenominazione del locale.

 

Apr 19, 2009 - Architettura, Misteri    7 Comments

Patere e barbacani di Venezia

391962761_e1214f8990.jpgimagesCA8UPBFC.jpg Un consiglio che vorrei offrire a tutti: girate per Venezia con gli occhi alzati, guardate in alto ed avrete delle sorprese bellissime ed affascinanti. Innanzi tutto potrete vedere, a decorazione delle facciate delle case, le patare,  che sono delle formelle di marmo o di pietra d’Istria particolarmente diffuse sulle facciate delle case a Venezia. Se ne può ammirare una bellissima, bizantina, in Corte Amadi ( a Cannaregio), e tante altre distribuite in tutta la città.

A queste si aggiungono le lapidi marmoree, alcune delle quali lapidi funerarie come quella in Campo S. Maria Formosa dedicata ad una coppia di antichi romani residenti nelle isole.
imagesCAAH6SYA.jpgimagesCA86XVP9.jpgAltre, come quelle sulle pareti del Palazzo Ducale, all’ingresso della porta del frumentopalazzoducale.jpg
ammoniscono i pubblici amministratori a non approfittarsi del proprio ruolo per far denaro.

imagesCABCGPY4.jpgUn’altra, molto particolare si trova tra il Sotoportego del vagon e Cà Falieri ai SS. Apostoli, ed in questa lapide vengono indicati imagesCANSANUL.jpgi luoghi dove si puà vendere il pane: si tratta di un leone in moleca (cioè in tondo).

A questi si aggiungono archi per lo più gotici, di squisita fattura ed eleganza, risalenti al 500 circa; uno dei più belli si trova in Calle del Paradiso.250px-Venice_-_Arc_on_the_Ponte_de_Paradiso.jpg

Una struttura architettonica tipica di Venezia sono i barbacani,  consistenti in travature emergenti di legno o di pietra, che sorreggono al livello del primo piano la sporgenza di un edificio rispetto alla calle o il campo sottostante. Così partendo dal primo piano, anche quelli superiori dispongono di una maggiore superficie rispetto al piano terra.

Tutto era regolamentato dalla Repubblica di Venezia, che in questo modo intendeva creare una maggiore viabilità e una maggiore protezione  dei  pedoni e delle attività commerciali, o magazzini che stavano al piano terra, non solo, ma era garantita maggior luminosità e salubrità specie in quelle calli molto anguste.barbacani1.jpg

salva con scritta.jpgAllo scopo venne creato un barbacane campione nella Calle della Madonna a Rialto, fatto in pietra d’Istria, recante l’iscrizione: PER LA IURISDICIOM DI BARBACAN.

250px-Calle_del_Paradiso.jpgUno degli esempi migliori è comunque in Calle del Paradiso vicino a Campo S. Maria Formosa.

Ed in questo campo, proprio alla base del campanile della chiesa appare questa scultura particolarmente inquietante.

imagesCA2IZ5D5.jpg

 

 

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