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Le Madonne nere

L’importanza di Venezia nel risveglio e nella catalizzazione dell’interesse per l’ermetismo nel resto d’Europa all’inizio del 600, ed alla misteriosa rinascita dei Rosacroce, come Fratelli dell’Aurea e Rosea Croce è dipeso sicuramente da due elementi, altrettanto importanti.
Innanzi tutto dal fatto che la Serenissima era alla fine del 400 e gli inizi del 500 il più importante centro tipografico d’Europa che, con l'”Editio Princeps” di Pimander, stampato a Treviso nel 1471 e poi seguito da numerose edizioni veneziane ,indicò appunto Venezia come centro del sapere esoterico.

imagesCAWOPR42.jpgIL secondo elemento è la ricchezza della Biblioteca Marciana, che consta di almeno cento testi scritti e manoscritti, sempre di contenuto ermetico , tra cui il ” Corpus Hermeticum  e dell’Aselepus”, proveniente dalla donazione del Cardinale Bessarione, l’Hypterotomachia Poliphili a cui si è aggiunta la donazione in tempi moderni di Joos Ritman, formata da opere specializzate nel misticismo, alchimia e rosacrocianesimo, fra queste “Geheime Figuren der Rosenkreuzer.

VENEZIA_MADONNA_DELLA_SALUTE_1.jpgPimander.jpgimagesCAY3PFKY.jpgimagesCAELLESW.jpgSAL1-2%5B047%5D21.jpgNella disciplina dell’ordine dei Rosacroce fa parte anche il culto della Madonna Nera, raffigurante la madre terra, e di quadri di queste raffigurazioni ve ne sono diversi, sparsi per tutta Europa: a Venezia esistono due Madonne Nere: Una è una  Madonna Nicopeia, ( che significa apportatrice di vittoria e che viene rappresentata seduta con il bambino in braccio) del 1600, conservata nella Basilica di S. Marco dal 1618: un’icona costantinopoleiana, e l’altra, della medesima  epoca , conservata presso la Basilica della Madonna della Salute. Queste icone rappresentano comunque un collegamento tra l’epoca paleocristiana ed il Cristianesimo, nel dare una valenza particolare a Maria, vergine e madre, ma anche rappresentante della generosità della natura, della fecondità, della crescita che la terra genera per le creature che la popolano: madre terra, vergine e madre, chiamata in diversi modi, a che rappresenta l’essenza stessa della vita!

 

Set 26, 2009 - Luoghi, Religione a Venezia    4 Comments

San Francesco del deserto: dal Santo al ricovero delle “anime perdute”

Isola di San Francesco del deserto.jpgJacopo de Michiel, un Nobiluomo Veneziano, proprietario dell’isola chiamata delle “due vigne”, decise di costruire nella sua proprietà una chiesa dedicata a Francesco d’Assisi, già considerato da vivente un santo, per cui le chiesa che fu eretta fu la prima dedicata a quello che divenne il Santo più famoso ed amato in Italia.

Nel 1214 il de Michiel decise di donare la proprietà dell’isola ai frati francescani i quali costruirono un convento,un’isola di pace e silenzio nell’incanto della laguna.

Si narra che nel 1220 approdò all’isola il fraticello,che stava ritornando dalla terra Santa,dove si era recato a chiesa di San Francesco del deserto.jpgconvento.jpgIsola del deserto.jpgil Santo.jpgpredicare,   in compagnia di un suo fido discepolo, bloccati da una terribile tempesta, e, nell’atto del  toccare terra del Santo il fortunale si placò all’improvviso, ed il fraticello si mise a meditare, inginocchiato  sulla nuda terra, ma gli uccellini, con il loro gioioso canto disturbavano questa sua meditazione, per cui egli gentilmente chiese ai suoi amici uccelli di tacere, ed essi tacquero, fino a che San Francesco terminò il suo ufficio di preghiere.

In quegli istanti il Santo piantò il suo bastone, che appunto lo aveva accompagnato nel suo cammino da Alessandria d’Egitto  sulla terra dell’isola, e il bastone secco si mise a germogliare e da questo nacque un albero che i fraticelli del convento mostrano ai visitatori dell’isola .Questo episodio è testimoniato da un albero.jpgIsola di San Francesco del deserto 1.jpgatto di donazione del 1223, trascritto da Frati Francescani Minoriti, ed è conservato e visibile presso il Convento.

Nel 1440 il Frati abbandonarono l’isola a causa della malaria, così l’isola dell”due vigne” venne rinominata “S. Francesco del Deserto”, nome con cui attualmente è conosciuta.

Nel 1450 Padre Nicolò Erizzo fece ritornare la vita conventuale. Nel 1594 subentrarono i Frati Minori riformati,per poi, dopo le varie vicissitudini della occupazione Napoleonica e la soppressione dei Conventi, venne restituita ai Frati Francescani.

Per ora l’isola convento, bellissima, tranquilla e silenziosa, ospita nove frati, così come negli anni settanta, quando nella laguna si diffondeva una voce: nell’isola, nell’ora del tramonto o all’imbrunire chiunque si fosse avvicinato con la barca all’isola avrebbe visto delle strane luci muoversi tra la boscaglia, luci che il popolo attribuiva alle anime perdute che cercavano pace.

frati minori riformati.jpgfrati francescani.jpgFu così che un gruppo di “gosthbusters” ante litteram, trovandosi in barca e vedendo uno dei frati del convento avviarsi verso la sua isola lo seguirono: giunti ad un certo punto il frate, dalla sua barca chiese: Mi state seguendo?” ed i “coraggiosi cacciatori di fantasmi gli risposero affermativamente.

Il frate allora  diede loro il permesso di accostare e di visitare il convento; felici, gli aspiranti cacciatori di fantasmi scesero e  rimasero incantati dalla bellezza e dalla pace del luogo, ma il più sfacciato, preso coraggio narrò al frate delle dicerie che si ascoltavano tra i frequentatori della laguna: alla domanda se le strane luci fossero delle anime perdute il frate risposte con una fragorosa risata: dovete sapere , egli disse, che noi abbiamo parecchie galline che vivono sparse per l’isola, ed alla sera, specialmente all’imbrunire è difficile ritrovarle tutte per cui ad un nostro confratello è venuta l’idea di spennellare qualche San Francesco.jpgSan Francesco d'Assisi.jpgSan Francesco del deserto isola.jpgpiuma dei nostri polli con una vernice fluorescente, ed alla sera, allora, le nostre povere anime perse vengono radunate ed accompagnate tutte, senza dimenticarne alcuna, nel sicuro ricovero del pollaio, dove troveranno il sereno riposo della notte!!!!!Per poi ricominciare con il loro girovagare!

Purtroppo raggiungere l’isola è un pò complicato: bisogna prendere il vaporetto alle Fondamente nuove, raggiungere Burano, qui scendere e poi attraversare l’isola ed andare al Bar del Turista da Pippo e qui contattare i frati che manderanno una barca per prelevare i visitatori, ma credete: ne vale la pena!!!!!

 

I Gerosolomitani o Cavalieri di Malta a Venezia

imagesCAO6RKLR.jpgL’Ordine di Malta ha cambiato nome nel corso dei secoli e veniva chiamato in più modi contemporaneamente. Nascono col nome di Cavalieri Ospitalieri, o Cavalieri di San Giovanni o Gerosolomitani ed infine Cavalieri di Malta.

I Cavalieri di S. Giovanni appartengono ad un Ordine cavalleresco Monastico medievale, ancora esistente; anche i Cavalieri del Santo Sepolcro esistono ancora ma non hanno la stessa continuità dei Giovanniti.

Esisteva una forte affinità tra i Cavalieri Templari e quelli Giovanniti, come il coraggio, la determinazione in battaglia e lo stile di vita.

imagesCAPFAVRJ.jpgNel 1048 (alcuni dicono nel 1023) alcuni commercianti amalfitani edificarono a Gerusalemme un convento, una chiesa ed un ospedale, per la cura ed il ristoro dei pellegrini non solo cristiani, ma di qualsiasi altra religione e razza.

I monaci che per spirito di pietà erano andati in Terrasanta e si prendevano cura dei malati vennero chiamati Ospitalieri o di S. Giovanni.

In quel periodo nacquero i Templari, che avevano  come scopo preciso la difesa dei pellegrini in Terrasanta, e sulla loro scia si formarono altri ordini monastici cavallereschi, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, ed altri ordini monastici già esistenti imbracciarono le armi e tra questi proprio i Giovanniti.

E fu proprio il Primo Grande Maestro  dell’Ordine di S. Giovanni, Frà Raymond de Puy a volere la difesa armata dei pellegrini. Ai voti tipici dei monaci quali povertà, castità ed obbedienza si aggiunse quello dello stare in armi.

Al nuovo maestro si deve l’adozione  definitiva come emblema della croce bianca a 8 punte, simbolo delle beatitudini del discorso della montagna che sancisce il cambiamento dell’ordine. Essi assunsero il saio nero degli eremiti di S. Agostino.

caval-9d.jpgRaymond li divise in tre classi: Cavalieri, che soli potevano portare le armi, Cappellani, normali monaci, e Servitori, coloro i quali si prendevano cura dei malati e dei feriti.

Scudi.jpgMalcroce_sang.gifMalcroce_osp.gifE’ a Malta che i Cavalieri presero la loro definitiva denominazione, così come il simbolo della Croce Rossa.

Dopo innumerevoli battaglie sostenute contro i Turchi, il 18 Maggio 1565 Frà Jean Parisot de la Vallette sconfisse Solimano.

Nacquè così una lega formata dalla Spagna, Venezia, la Santa Sede, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno delle due Sicilie e l’Ordine di S. Giovanni.

Ma la vittoria più importante fu quella di Lepanto del 17 ottobre 1571. Fu così che i Cavalieri di Malta acquisirono meriti e riconoscenza da parte della Repubblica di Venezia.

Requisiti i beni dei Templari la Serenissima donò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni quella che è tutt’ora l’attuale sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta: la chiesa di S. Giovanni del Tempio, ed in calle dell’Ascensione, dove sorgeva il Convento dei Templari venne costruito nel XIV secolo un albergo, albergo della images.jpgLuna, che poi nel 1810 si estese demolendo la chiesa di S. Maria in Brolo (orto, frutteto) per diventare imagesCADHULNR.jpgimagesCA3XN7RX.jpgpoi Hotel Luna Baglioni.

 

I Frati Camaldolesi a Venezia: Frà Mauro e le sue visioni.

convento a San Michele.jpgfrate Camaldolese.jpg120px-Venezia_-_Chiesa_di_S_Michele_in_Isola.jpgNel 1212 i Vescovi di Torcello e di Olivolo concessero l’isola di San Michele ai frati Camaldolesi, i quali ampliarono una chiesa già esistente e nel 1300 questa venne nominata Abbazia dell’Isola di San Michele.

Qui crearono un importante centro di cultura che ospitava eminenti studiosi di Teologia, libri di viaggi, lapidari, erbari e le cosmografie arabe e cinesi.

Il laboratorio divenne famoso comunque per via delle mappe che qui venivano realizzate, per la navigazione delle navi veneziane, ed altre venivano commissionate anche da sovrani stranieri, come il re del Portogallo Alfonso V. Il più stemma dei frati Camaldolesi.jpg120px-Canaletto%2C_San_Cristoforo%2C_San_Michele_and_Murano.jpg300px-FraMauroMap.jpgRe Alfonso V del Portogallo.jpgimportante di questi cartografi fu Frà Mauro,(nato a Murano e morto a Venezia nel 1460) di cui abbiamo già mostrato il famoso mappamondo. Egli era coadiuvato da Francesco di Cherso, monaco del Monastero, e dal notissimo cartografo Andrea Bianco.

Frà Mauro oltre che cartografo era anche cosmologo, e la sua geografia cercava di rispettare “le giuste proprozioni del mondo”. La Geografia dell’epoca poneva al centro del disco terrestre Gerusalemme, che rimane comunque il centro di ideale, ma per lui la densità di popolazione era  inversamente proporzionale: l’Occidente, più piccolo ma più abitato, e l’Oriente più grande, ma meno abitato.

cartografia di Frà Mauro.jpgancora cartografia di Frà Mauro.jpgIn questo modo il bacino del Mediterrano veniva spostato verso ovest dalla gran Massa Asiatica, e verso nord (anche se leggermente) dall’altrettanto vasta massa africana, che apparve finalmente circondata dall’acqua per cui circumnavigabile. Il frate quindi affermò: ” sensa alguna dubitation se può affermar che questa parte austral e de garbin sia navigabile e che quel mar indian sia oceano e non stagnon, e così afermano tuti queli che navegano quel mar e che habitano quele insule.

navigatore.jpgmissione sulla luna.jpgcratere dedicato a frà Mauro sulla luna.jpgLa cronaca narra che le coordinate per tracciare i percorsi del mappamondo venissero ricavate dalle informazioni che il frate raccoglieva dai navigatori veneziani.
masppa di Frà Mauro per Alfonso V.jpgUn leggenda popolare racconta che Fra Mauro realizzasse le sue mappe cartografiche sotto l’influsso di alcune visioni nei sogni notturni. Egli venne nominato” geographus incomparabilis ” dai membri del Consiglio, ed a lui è dedicato anche un cratere sulla luna che è stato uno degli obiettivi della spedizione Apollo 14.

Papa gregorio XVI.jpgmappa di Frà Mauro 1.jpgLe preziose mappe vennero conservate nell’Abbazia fino al 1811, poi vennero trasferite nelle Sale della Biblioteca Marciana, dove possono essere viste ed ammirate.

L’Abbazia ospitò anche Frà Bartolomeo Alberto Cappellari , (nato a Belluno nel 1765 e morto nel 1846), figlio di un fornaio, grande teologo, che entrò in convento col nome di Frà Mauro, e divenne noto poi per essere diventato Papa Gregorio XVI°, dopo essere stato Abate Generale dell’Ordine.

Nel 1807, con la caduta della Serenissima i frati abbandonarono l’isola per trasferirsi a San Gregorio di Celso a Roma, portando con sè tutti gli archivi e la preziosa biblioteca compiosta da 180 mila volumi e 36 mila codici manoscritti.

Silvio Pellico.jpgPietro Maroncelli.jpgNel 1815, con l’invasione austriaca, un convento divenne un carcere politico: qui vennero reclusi Pietro Maroncelli e Silvio Pellico, prima di finire ai Piombi.

Nel 1829 arrivarono i Padri Riformati che si presero cura, e continuano a farlo, del convento e dell’Abbazia.

immagine del cimitero.jpgCimitero.jpgcimitero monumentale.jpgVedremo in seguito come quest’isola, unita a quella di San Cristoforo della Pace divenne il Cimitero di Venezia, cimitero monumentale dove sono sepolti anche diversi personaggi della storia e dell’arte.

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