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Maria Maddalena e le tracce dei Cavalieri Templari a Venezia

Si ha notizia che nel 1222 venne eretta una chiesa a Cannaregio, in Venezia.

Il nome del committente è controverso: c’è chi, come Flaminio Corner la descrive come una cappella voluta dalla nobile famiglia Baffo, e di li a breve diventata parrocchia.

Forti indizi fanno invece pensare che la costruzione si debba alla nobile famiglia Balbo (che sarebbe un soprannome) il cui capostipite fu un certo Ezzelino.

imagesCAP1VVOF.jpgLa famiglia degli Ezzelini (il nome tedesco Hetzin significa letteralmente Ferro, vale a dire Guerriero, come già Attila e poi Timur), è giunta in Veneto tra il X e l’XI secolo.

L’illustre nonno di Ezzelino III, Ezzelino I detto il Balbo a causa di un difetto di pronuncia, nel 1148 partecipò alla seconda crociata con Corrado II re della Germania, combattendo contro i Turchi sotto le mura di Damasco ed i Fatimidi nel vano assedio di Ascalona.

Nel 1175, con Anselmo da Dovara fu al comando della Lega Lombarda che bloccò l’imperatore Federico il Barbarossa davanti ad Alessandria.

imagesCAYX0CGX.jpgInfine nel 1176 fu gonfaloniere della Lega Lombarda ed alla testa del contingente trevigiano partecipò alla battaglia di Legnano.

Il figlio, Ezzelino II dopo aver combattuto accanto a Ottone IV combattè contro gli Estensi e poi contro Venezia nel 1214.

Privo di avversari diretti di altre famiglie accrebbe il prestigio personale e familiare, finchè nel 1222 decise di ritirarsi in convento.

Ricevette così il soprannome del “Monaco” e lasciò la mano libera ai figli Ezzelino III ed Alberico.

Ezzelino il Monaco.jpgCon la presa del potere nel 1222 ed il padre in convento Ezzelino III, alfiere dei templari, anche per tradizione familiare,  dimostrò di possedere anche una grande ambizione. E sembra sia stato proprio lui a volere la chiesa dedicata alla Maria Maddalena.

biblica.jpgMaria Maddalena, questa donna unica di cui si è potuto dire che dopo la Vergine Maria fu la seconda donna del Vangelo.

Nel corso dei primi secoli i cristiani indugiarono soprattutto sul suo ruolo di messaggera della Resurrezione: Maria di Magdala è proclamata “Apostola apostolorum” e “Legata Legatorum” inviata degli inviati.

Verso la fine del VI secolo, quando le invasioni barbariche volgono alla fine, Papa Gregorio Magno identificò Maria Maddalena come la peccatrice anonima di cui ci parla S. Luca nel vangelo, e con Maria di Betania fece di lei il modello della conversione, della purificazione di cui la chiesa, nel confronto contro i barbari sentiva il bisogno.

Riferendosi alla ricerca del corpo di Gesù, la mattina di Pasqua, Gregorio disse di lei: A monumento domini, etiam discipulis imagesCA5MNNVI.jpgimagesCA05ZWLN.jpgimagesCA54CKRR.jpgimagesCAZFOSI9.jpgrecedentibus, non recedebat (da Sepolcro di Gesù, quando i discepoli se ne andarono lei non andò)-

Per cui la Maddalena rappresenta l’anima in cerca di Dio.

Nel 1297 il Capitolo Generale di Venezia proclamò S. Maria Maddalena patrona dell’ordine dei Predicatori.

images.jpgLa chiesa venne concepita a pianta circolare (l’unica, a Venezia) con copertura a cupola emisferica di chiara ispirazione all’architettura dell’antica Roma (Pantheon).

Di grande valore architettonico il portale, formato da un alto timpano iregolare sorretto da due lesene binate a capitello ionico.

Sopra alla porta di ingresso vi è una lunetta con bassorilievo di simboli massonici – templari, e la scritta: “Sapientia aedificavit sibi domum”.Approfondendo questo argomento risulta quanto sia stato  importante e determinante per quanto riguarda ll patrocinio dei templari in questa costruzione, in quanto la sapienza, o  Sophia è stata spesso associata alla Maddalena e ai versetti del libro dei Profeti: La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne.

Venezia-Cannaregio-Venezia-Centro-Storico-1113038430.jpgEsternamente all’abside è incastonato tra la copertura marmorea un bassorilievo raffigurante una Madonna col Bambino di origine quattrocentesca.

All’interno la chiesa presenta pianta esagonale con quattro cappelle laterali che conservano importanti tele settecentesche opera della Scuola di Giovanni Battista Piazzetta, ed un presbiterio campo 3.jpgfrontale.jpgimages.jpgquadrato occupante due lati.

La trabeazione della cupola è sorretta da dodici colonne bianche.

imagesCAM9MRCI.jpgtemplasri.jpgimagesCAXH0ITR.jpgIN seguito alla costruzione della chiesa, nel XIV secolo,  il Senato veneziano decise che il giorno dedicato a S. Maria Maddalena diventasse festivo. Successivamente la chiesa venne ampliata e ristrutturata da Tommaso Temanza, e venne anche aggiunto un campanile che nel 1888 venne abbattuto perchè pericolante.

Triplice%20Cinta.jpgcavalieri templari.jpgimagesCADQSOUY.jpgrio con chiesa.jpgAttualmente la Chiesa dipende dalla Parrocchia di S. Marcuola.

Quarta Crociata.jpgQuesta chiesa, insieme a diverse altre tracce lasciate dai cavalieri templari che qui transitarono, soggiornando per alcuni anni a Venezia, in concomitanza con la quarta crociata, e lasciando (nella leggenda veneziana) un tesoro nell’isola di S. Giorgio in Alga, oltre che a simboli legati alla comunità Templare, come le immagini delle Triplici cinte, incise in una panca di marmo davanti alla Scuola Grande di San Rocco, in un’altra nella Basilica di San Marco, ed una terza al piano superiore del Fondaco dei Tedeschi (ora poste Centrali di Venezia), ed altri simboli ancora legati alle prodezze di questi monaci-guerrieri che sono disseminati a Venezia, in una scia di mistero e di ricordi lasciati alle generazioni successive, fanno parte dei misteri, delle seduzioni, della Storia di una città Isola-San-Giorgio-in-Alga-2.jpgin perfetto equilibrio tra oriente ed occidente, ma proiettata anche in un futuro, che per noi è ora passato, che ha rivoluzionato la scienza e la navigazione del medio evo in Europa.

 

Scuola di San Giorgio degli Schiavoni: tra draghi, templari, ed arte!!

250px-ScuolaDegliSchiavoni_Front.jpgLa Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, fondata nel 1451 per raccogliere sotto la protezione di S. Giorgio, S. Gerolamo e San Trifone  i dalmati (schiavoni) di Venezia è tutt’ora intatta con tutto il patrimonio artistico e i documenti della sua secolare attività.

Essa ci mostra, attraverso le opere artistiche conservate, un angolo autentico della Venezia del Rinascimento, che non appartiene alla solennità civile del Palazzo Pubblico, nè a quella religiosa delle chiese; una Venezia meno nota, distaccata dalla luminosa scenografia a cui necessariamente sono legati i suoi esterni più celebri.

Importante è la sala che contiene i nove quadri di Carpaccio ( di circa 10 metri per dieci) e nel suo rapporto di spazio è al limite tra l’oratorio rinascimentale e il “gabinetto per pitture” come quello inaugurato alla fine del quattrocento da Isabella Gonzaga a Mantova, e suggerisce un senso di scoperta di un luogo intatto della Venezia d’un tempo favoloso, per la misura altissima di queste opere d’arte, che si inseriscono poi in modo così aderente ed immediato nella vita quotidiana della città.

borchia.jpgEntrando nella scuola il nostro sguardo non può fare a meno di includere nello spazio reale anche quello “illusorio” della ” Visione di S. Agostino ” di Carpaccio, che conserva la forma misteriosa dell’arte al limite della magia, frammenti intatti nel loro tempo, nel quale entriamo con sconcertante intimità.

La scuola si trova presso il Priorato di Malta, che fu un tempo uno dei più importanti conventi veneziani, ed il suo piccolo edificio si riflette sulle acque del Rio della Pietà, vicino a Campo S. Giovanni in Bragora e la chiesa di S. Antonin, a Castello.

La facciata, rifatta nel 1551 con abbellimenti di marmi e sculture è fatta di Pietra d’Istria: la scultura di Pietro da Salò (del 1551) con San Giorgio che assale il drago si innesta così naturalmente  nella parte centrale, sotto l’antico bassorilievo della metà del quattrocento, rappresentante la Madonna e il Bambino con al centro S. Giovanni Battista che presenta un confratello.

158px-Vittore_Carpaccio_014.jpgScuola di San Giorgio degli Schiavoni.jpgLa “Mariegola” è decorata da bellissime borchie gotiche in argento rappresentanti S. Giorgio e San Gerolamo.

La Mariegola ci tiene in primo luogo a ricordare i principi di devozione dei confratelli verso i Santi protettori, e pone subito in evidenza il privilegio concesso dal Consiglio dei Dieci di riunirsi in “fraternita, ovverso scuola, secondo la condizion delle Scuole pizzole” sotto il titolo di San Giorgio e S. Trifone nella Chiesa di San Giovanni del Tempio (di origini templari)dell’Ordine Gerosolomitano.

Per cui si tratta di una scuola creata in base ai principi dei Cavalieri templari,di cui è esempio img179.jpg161px-Vittore_Carpaccio_007.jpgriprodotto in diversi quadri di diversi autori, come la riproduzione di Sebastiano Michieli, priore dell’ordine dei Cavalieri Gerosolomitani ( una delle branche dell’ordine dei Cavalieri Templari) presso cui è nata la Scuola.
Il Michel, con la croce di Malta sul petto è ben riconoscibile nel quadro di Giovanni Bellini, conservato presso la Chiesa del Priorato di Malta, ed in uno dei Teleri di Carpaccio.

Egli è molto probabilmente riconoscibile anche nel “MIracolo della Croce” di Carpaccio
mentre si trova in gondola presso il Ponte di Rialto e nella ” Processione” di Gentile Bellini in Piazza San Marco nel 1496, dello stesso ciclo dei ” Miracoli della Croce”.

Sebastiano Michiel era ben noto ed esattamente descritto nei “Diari” di Marin Sanudo.

San Trifone ed il demonio.jpgmiracolo della croce du Carpaccio.jpgcarpaccio_042_il_trionfo_di_san_giorgio_1507.jpgcarpaccio_017_san_giorgio_e_drago_1504.jpgUna scuola, una congregazione, un proseguimento della fede templare in questa città, Venezia, che si trovava e si trova al centro esatto tra oriente ed occidente: un passaggio obbligato per quelli che furono cavalieri templari e i loro confratelli con cui condivisero i misteri, le ricchezze e le reliquie che in questa città vengono venerate in grande quantità…tra musulmani e cristiani…storie simili e diverse..e ve_carpaccio_visioneagostino.jpgl’oriente e l’occidente in questo caso si sono fusi per dare vita ad una città diversa..completamente da qualsiasi altra.

Quando il Sacro Graal era nascosto a Castello

La Basilica di S. Pietro di Castello si dice (vox populi) che sia stata custode del Sacro Graal. Per certo fu sede Patriarcale di Venezia fino al 1800, quanfo tale sede fu spostata alla Basilica di S. Marco.

37-Ciesa di S. Pietro di Castello.jpgFondata nel VII secolo sull’isola di Olivolo dove sorgeva un antico abitato inglobato nella nascente città di Venezia, secondo la tradizione, fu consacrata dal vescovo di Eraclea San Magno, come chiesa consacrata ai santi bizantini Sergio e Bacco.

Nell’841 la cattedrale fu rifondata dal potente vescovo Orso Partecipazio, figlio e nipote di Dogi, e ridedicata a San Pietro Apostolo. E’ qui che si trova il Trono di S.Pietro, che fu portato da alcuni mercanti da Antiochia, dove l’apostolo aveva predicato appunto seduto su questo sedile che è costituito da un’antica stele funeraria islamica, recante motivi decorativi arabi e incisioni cubiche di versetti del Corano.

Da ammirare le due cappelle una con l’opera del Veronese del 1585 i Santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, l’Immacolata di Giovanni Maria Morlaiter XVIII secolo, ed il Martirio di S. Giovanni Evangelista del Padovanino. 

Fu qui che vennero rapite le dodici spose che sono ricordate nella Festa delle Marie  ricordata ogni anno nella Chiesa di S. Maria Formosa.

Questa era un festa delle più amate dal popolo veneziano, una celebrazione gioiosa, caduta in disuso già dal 1379 e poi ripresa alcuni secoli dopo, ma in forma molto ridotta. La leggenda vuole che nel 943, sotto il doge Pietro Canduiano, fosse ancora in uso a Venezia celebrare tutti i matrimoni in un giorno solo dell’anno. Le spose partivano in corteo acqueo dall’Arsenale  lungo il rio detto appunto delle Vergini per raggiungere i promessi mariti che le attendevano con gli invitati alla chiesa di S.Nicolò al Lido. Quell’anno i pirati triestini e narentani.

Con una temeraria scorreria assalirono il corteo in laguna e rapirono tutte le spose con tutti i corredi e le doti. Ma ebbero la malaugurata “per loro”idea  di spartirsi il bottino nella laguna di Caorle, vennero così raggiunti dalla spedizione dei veneziani inferociti che si erano mobilitati subito dopo il ratto: i pirati furono trucidati e le spose riportate alla cerimonia.38-Trono di S. Pietro.jpg

Nello spirito di interclassismo che animava la pur oligarchica serenissima, per ricordo della fulminea vittoria fu imposto tributo a dodici famiglie patrizie  di provvedere ogni anno alla dote di dodici fanciulle veneziane povere scelte tra le più belle, nel senso specifico di virtuose, che vennero battezzate come “Le Marie”.

La festa si svolgeva nel mese di Gennaio e prevedeva che nel giorno detto della purificazione  le donzelle andassero a S. Pietro di Castello, dove il vescovo usciva dalla messa a benedirle per poi scortarle fino a S. Marco per incontrare il Doge in Basilica. Da il il doge saliva sul Bucintoro e con le Marie si avviava a Rialto attraverso il Canal Grande. Il corteo si concludeva a S Maria Formosa , unica chiesa a quell’epoca dedicata alla Madre di Gesù, sotto i cui auspici si era riportata la vittoria contro i pirati anche perché così richiese la corporazione dei “cassoleri” (costruttori di casse) i cui uomini avevano dimostrato gran valore nel salvataggio delle spose.

Per capire l’importanza di tale festa in certe epoche della Serenissima basta ricordare che il Doge Pietro Orseolo alla sua morte lasciò terza parte dei suoi averi per la festa delle Marie, e che durante la ricorrenza era tale l’affluenza di veneziani ma anche di foresti  che la Repubblica fu costretta a prendere eccezionali misure di sicurezza.

L’antica festa è stata reintrodotta in tempi recenti e si celebra in due distinte occasioni: una durante il Carnevale con la parata di dodici fanciulle veneziane, tra cui è eletta la più bella; l’altra in giugno, quando durante la festa di S. Pietro di Castello si organizza la regata femminile su mascarete detta appunto delle Marie, cui partecipano giovani regalanti alle prime esperienze ai remi.

Rosacroce ed Alchimia: Venezia come centro di irradiazione

Le Confraternite a Venezia ebbero una grande importanza culturale e politica, e tra quella dei “taiapiera”, nata come loggia massonica, e quella dei ” Maestri Vetrai”, nata e costruita attorno all’alchimia e con gli alchimisti, ecco che nacque una importante società segreta, chiamata ” Voarchadumia” , il primo elemento di congiunzione tra costruttori, alchimisti, rosacrociani e nuovo elemento di unione dei liberi muratori.

La Società prese nome dal libro di Giovanni Agostino Pantheo, pubblicato nel 1530, con il quale l’autore volle mettere ordine tra le diverse interpretazioni dei metodi e degli studi dell’alchimia.

imagesCATEYJ90.jpgimagesCARA2091.jpgSecondo lo stesso Panteo il termine Voarchadumia è un barbarismo, composto dalla parola caldea Voarch che significa oro, e dall’espressione ebraica ” Mea à Adumot” ovvero due cose rosse, per indicare, come afferma il titolo del suo trattato “le cementificazioni perfette”, qundi  monas 1.jpgmonas 2.jpgtraducibile come ” oro delle due cementificazioni perfette”.

 

imagesCA4KXVYP.jpgJohn Dee nell’introduzione al suo ” Monas Hyerogliphica” confermerà che non occorre andare in India per diventare filosofo,per cui diversi studiosi ed alchimisti definiscono la Voachardumia come “arte liberale dotata della Virtù della Scienza detta altrimenti scienza cabalistica dei metalli, o anche come regime segreto che dimostra e fa vedere chiaramente la disposizione, l’illuminazione, la conversione, la costrizione, la ritenzione, la metallificazione, la purificazione, la moltiplicazione e la proporzione dei corpi naturali…secondo Fulcinelli, uno dei più grandi alchimisti vissuti, ne la dimora filosofale “l’alchimia o la voarchadumia”, è parte della scienza che insegna la trasmutazione dei metalli”.ars-et-theoria_thumbnail.jpgDurante la vita di Panteo(1517-1535) si assisteva ad un rinnovamento dell’alchimia attraverso l’adozione dell’allegoria cristiana e cabbalistica.

 

tetr.jpgASgrippa.jpgimagesCABC1FAU.jpgimagesCATY9ZJD.jpgMolti studiosi, tra cui Johannes Reuchlin (1455-1522) ed Enrico Cornelio Agrippa (1486-1535) appresero le scienze occulte proprio a Venezia. Se nello Stato vaticano o in altri stati le scienze alchemiche erano strettamente  perseguire, a Venezia esisteva una tolleranza, nonostante la proibizione formale della pratica dell’Alchimia,  per cui i liberi  pensatori, gli studiosi si ponevano al riparo della Serenissima per poter continuare i propri studi ed i propri confronti.

 

 imagesCA6R1IHU.jpgimagesCA6PVQAS.jpgPer cui c’ era un proliferare di pubblicazoni altrimenti vietate, ed anche un brulicare di imagesCAEUBLGO.jpgnuove sette, come ad esempio la cosiddetta ” Società angelica” di cui facevano parte Francesco Colonna, che nell’Hypnerotomachia Poliphili allegoricamente parla della propria iniziazione, la Voarchadumia appunto, di cui fece parte anche il pittore Giorgione ( famosa per simbolismi La Tempesta – Gallerie dell’Accademia, Venezia).

imagesCAVOUY6J.jpgimagesCA8CX9SV.jpgLa Venezia dell’epoca poteva considerarsi  come il centro di irradiazione della rinnovata corrente di quella che tra il 1220 e il 1300 con Tommaso D’Acquino, attraverso la sua ” Aurora Congursen” presentava il processo alchemico come ulteriore esperienza interiore di rigenerazione (Poliphilo), sia come progetto politico che avrebbe dovuto dare il via al nuovo stato che si sarebbe dovuto basare più sulla Saggezza che sulla Potenza.imagesCATPOY8X.jpgimagesCAEGG7UU.jpgimagesCA2BK3PK.jpgimagesCA0W9L17.jpgCome già detto,con l’opera di Panteo si ebbe per la prima volta un accostamento tra Cabbalah ed Alchimia, con l’introduzione di numeri ebraici del Tetragrammaton.

Il grande alchimista Johnn Dee ricevette in omaggio il prezioso volume di “Voarchadumia contra Alchimia” dal suo estimatore, amico e non ben conosciuto alchimista veneziano Giovanni Battista Agnelli.

Il manoscritto con la dedica e note a lato viene conservato al British imagesCA5VLYFY.jpgimagesCAMBFHGC.jpgimagesCAMBNTR8.jpgMuseum di Londra.

Le Madonne nere

L’importanza di Venezia nel risveglio e nella catalizzazione dell’interesse per l’ermetismo nel resto d’Europa all’inizio del 600, ed alla misteriosa rinascita dei Rosacroce, come Fratelli dell’Aurea e Rosea Croce è dipeso sicuramente da due elementi, altrettanto importanti.
Innanzi tutto dal fatto che la Serenissima era alla fine del 400 e gli inizi del 500 il più importante centro tipografico d’Europa che, con l'”Editio Princeps” di Pimander, stampato a Treviso nel 1471 e poi seguito da numerose edizioni veneziane ,indicò appunto Venezia come centro del sapere esoterico.

imagesCAWOPR42.jpgIL secondo elemento è la ricchezza della Biblioteca Marciana, che consta di almeno cento testi scritti e manoscritti, sempre di contenuto ermetico , tra cui il ” Corpus Hermeticum  e dell’Aselepus”, proveniente dalla donazione del Cardinale Bessarione, l’Hypterotomachia Poliphili a cui si è aggiunta la donazione in tempi moderni di Joos Ritman, formata da opere specializzate nel misticismo, alchimia e rosacrocianesimo, fra queste “Geheime Figuren der Rosenkreuzer.

VENEZIA_MADONNA_DELLA_SALUTE_1.jpgPimander.jpgimagesCAY3PFKY.jpgimagesCAELLESW.jpgSAL1-2%5B047%5D21.jpgNella disciplina dell’ordine dei Rosacroce fa parte anche il culto della Madonna Nera, raffigurante la madre terra, e di quadri di queste raffigurazioni ve ne sono diversi, sparsi per tutta Europa: a Venezia esistono due Madonne Nere: Una è una  Madonna Nicopeia, ( che significa apportatrice di vittoria e che viene rappresentata seduta con il bambino in braccio) del 1600, conservata nella Basilica di S. Marco dal 1618: un’icona costantinopoleiana, e l’altra, della medesima  epoca , conservata presso la Basilica della Madonna della Salute. Queste icone rappresentano comunque un collegamento tra l’epoca paleocristiana ed il Cristianesimo, nel dare una valenza particolare a Maria, vergine e madre, ma anche rappresentante della generosità della natura, della fecondità, della crescita che la terra genera per le creature che la popolano: madre terra, vergine e madre, chiamata in diversi modi, a che rappresenta l’essenza stessa della vita!

 

I Gerosolomitani o Cavalieri di Malta a Venezia

imagesCAO6RKLR.jpgL’Ordine di Malta ha cambiato nome nel corso dei secoli e veniva chiamato in più modi contemporaneamente. Nascono col nome di Cavalieri Ospitalieri, o Cavalieri di San Giovanni o Gerosolomitani ed infine Cavalieri di Malta.

I Cavalieri di S. Giovanni appartengono ad un Ordine cavalleresco Monastico medievale, ancora esistente; anche i Cavalieri del Santo Sepolcro esistono ancora ma non hanno la stessa continuità dei Giovanniti.

Esisteva una forte affinità tra i Cavalieri Templari e quelli Giovanniti, come il coraggio, la determinazione in battaglia e lo stile di vita.

imagesCAPFAVRJ.jpgNel 1048 (alcuni dicono nel 1023) alcuni commercianti amalfitani edificarono a Gerusalemme un convento, una chiesa ed un ospedale, per la cura ed il ristoro dei pellegrini non solo cristiani, ma di qualsiasi altra religione e razza.

I monaci che per spirito di pietà erano andati in Terrasanta e si prendevano cura dei malati vennero chiamati Ospitalieri o di S. Giovanni.

In quel periodo nacquero i Templari, che avevano  come scopo preciso la difesa dei pellegrini in Terrasanta, e sulla loro scia si formarono altri ordini monastici cavallereschi, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, ed altri ordini monastici già esistenti imbracciarono le armi e tra questi proprio i Giovanniti.

E fu proprio il Primo Grande Maestro  dell’Ordine di S. Giovanni, Frà Raymond de Puy a volere la difesa armata dei pellegrini. Ai voti tipici dei monaci quali povertà, castità ed obbedienza si aggiunse quello dello stare in armi.

Al nuovo maestro si deve l’adozione  definitiva come emblema della croce bianca a 8 punte, simbolo delle beatitudini del discorso della montagna che sancisce il cambiamento dell’ordine. Essi assunsero il saio nero degli eremiti di S. Agostino.

caval-9d.jpgRaymond li divise in tre classi: Cavalieri, che soli potevano portare le armi, Cappellani, normali monaci, e Servitori, coloro i quali si prendevano cura dei malati e dei feriti.

Scudi.jpgMalcroce_sang.gifMalcroce_osp.gifE’ a Malta che i Cavalieri presero la loro definitiva denominazione, così come il simbolo della Croce Rossa.

Dopo innumerevoli battaglie sostenute contro i Turchi, il 18 Maggio 1565 Frà Jean Parisot de la Vallette sconfisse Solimano.

Nacquè così una lega formata dalla Spagna, Venezia, la Santa Sede, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno delle due Sicilie e l’Ordine di S. Giovanni.

Ma la vittoria più importante fu quella di Lepanto del 17 ottobre 1571. Fu così che i Cavalieri di Malta acquisirono meriti e riconoscenza da parte della Repubblica di Venezia.

Requisiti i beni dei Templari la Serenissima donò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni quella che è tutt’ora l’attuale sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta: la chiesa di S. Giovanni del Tempio, ed in calle dell’Ascensione, dove sorgeva il Convento dei Templari venne costruito nel XIV secolo un albergo, albergo della images.jpgLuna, che poi nel 1810 si estese demolendo la chiesa di S. Maria in Brolo (orto, frutteto) per diventare imagesCADHULNR.jpgimagesCA3XN7RX.jpgpoi Hotel Luna Baglioni.

 

Venezia e le prime fondamenta dell’Alchimia

2196849741_4dbfd24df6.jpgLa figura del mercante a Venezia domina il tessuto sociale della Serenissima, ed ha bisogno di un completamento con il pensiero umanistico, con quest’ultimo che diviene il connettivo tra l’attività del mercante e l’attività del diplomatico per la formazione dell’individuo in quell’ “arte di Stato” che costituisce il più alto raggiungimento della classe dirigente veneziana.

Su questa graduale conquista del pensiero che si attua nel 400 e nel 500, si fonda la scuola umanistica e di retorica pr350px-Venice%2C_Libreria_Marciana.jpgesso la Cancelleria di S. Marco, e la Scuola di Logica, Filosofia naturale e matematica che trova sede presso la chiesa di D. Giovanni Elemosinario a Rialto.

La  venuta del Petrarca a Venezia, nel 1362,  la promessa che egli fece di donare un importante complesso di libri al Governo della Serenissima perchè servissero per una biblioteca pubblica, il contatto insomma con la straordinaria fioritura toscana che per più di un secolo farà leva sul pensiero veneziano, fa in modo che venga costituita la prima biblioteca, appunto, realizzata dal Sansovino, ed ora chiamata Marciana, in piazzetta.

Importanti contributi arrivano a Venezia anche dalla cultura Greca, in occasione del Concilio tra la chiesa latina e greca del decennio 1430 – 1440, ed in seguito all’esodo di esponenti della cultura greco – bizantina sotto la minaccia turca.

Venezia venne chiamata la seconda Bisanzio, anche per via della donazione che nel 1468 il Cardinale Bessarione , nativo di Trebisonda fece di 250px-Santi_Apostoli_-_tomba_Bessarione_2806.jpgtutti i suoi codici per lo più miniati, che si aggiunsero al patrimonio della Biblioteca.

l'uomo di Vitruvio.jpgVerso il 1470 si avvertirono anche i veri, primi interessi per la matematica, geometria e astronomia, tanto che Luca Pacioli pubblicava “De divina proportione” sull’armonia del corpo umano chimagesCA80FQ29.jpge tanto interessò il Da Vinci che dipinse ” L’uomo di Vitruvio”, e nel 1471 entrò a far parte del
Maggior Consiglio il più profondo umanista Veneziano: Ermolao Barbaro, studioso appassionatissimo della cultura antica sul piano dell’arte e della scienza.

E questo interesse legò appunto Leonardo a Piero della Francesca, amico del Pacioli, tanto Barbaro.jpgde divina proportione.jpgde divina proportione di Pacioli.jpgche queste discipline vennero definite “secretissima scentia”, anche per quanto riguarda lo studio della filosofia, scultura, architettura, oltre che della scienza dei numeri che fruttò il trattato ” Mathematice suavissimae.

Storia naturale.jpgPlinio il vecchio.jpgVenne privilegiato anche lo studio della botanica e della medicina, come è possibile documentare attraverso gli incunaboli e nei preziosi manoscritti miniati conservati nella biblioteca Marciana, dove esiste la prima edizione pubblicata nel 1469 da Giovanni da Spira della “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio, ed il “Fasciculus Medicinae” del Ketham. Tutti questi apporti di nozioni, questi contatti con l’oriente e lo stesso contatto con gli Ebrei e la loro Kabala portarono un fiorire di interesse per altre scienze ed arti,per allora innovative, come l’alchimia, che si sviluppò con sempre maggior interesse ed apporto di studiosi.

I massoni a Venezia

imagesCAX0R74Q.jpgI legami del mondo esoterico misteriosofico favorevole alla riforma  sono proiettati in campo politico su due fronti, quello britannico e quello palatino. Elisabetta, figlia di Giacomo I° di Inghilterra si sposa con Federico V, elettore palatino dell’impero asburgico, nel 1613.

imagesCAC5R5MC.jpgIl matrimono viene celebrato con una segreta simbologia nelle nozze alchemiche di Kristian Rosenkrautz, il cavaliere della rosa come speculare al cavaliere della Rosa Rossa del de Foire Queen  di Edmund Spencer.

Il primo esattamente come lo sposo Palatino  veste le insegne del Toson d’Oro germanico, e quello dell’ordine imagesCA5IWUA1.jpgdella giarrettiera britannico. Speranze antiasburgiche ed antipapali  riposte nei circoli esoterici, Kabbalistici e misteriosi nell’aiuto della Gran Bretagna nella causa Palatina. Subito prima del matrimonio J,V. Andreas ha pubblicato la Phama Fraternitas e subito dopo sono apparsi dei manifesti rosacrociani  che riprendono idee ed inviti ai fratelli rosacrociani invisibili alla Fama.

Traiano Boccolini da Venezia, nei ragguagli del Parnaso  (1612-13) esprime le medesime convenzioni.

Esiste una connessione tra circoli britannici, veneziani e praghesi  all’insegna della saldatura tra alchimia, filosofia, kabballah ed ermetismo: John Dee, Robert Fiudd, Guglielmo Poste, imagesCA1LJZI4.jpgTraiano Boccolini e Michael Myer. Prodromi dell’iluminismo filosofico settecentesco nelle opinioni dei Rosacroce.

imagesCAEJJC8S.jpgMichael Majer afferma esistere nel 1622 a l’Aja una Società di alchimisti che si facevano chiamare Rosa Croce , con imagesCA1TNEWH.jpgramificazioni anche a Venezia: i membri vestivano cordone bleu con croce d’oro sormontata da una rosa.

Statuti ed organizzazione sarebbero in libri, redatti da massoni, non facilmente reperibili.

Il Frosini afferma la Massoneria esistere a Venezia dal 1535 sino al 1686, data in cui fu interdetta a Venezia, dopo la visita del Gran Maestro della Loggia di Londra, Sir Thomas Howard, nel 1729, o se sia stata ufficializzata sotto nuova forma.

imagesCA7QZZG4.jpgA questo proposito il Sagredo fornisce notizia di una conventicola di Liberi Muratori in una casa a Madonna dell’Orto.

La nascita della Massoneria veneziana moderna avviene all’epoca di Casanova e Goldoni.

Venezia torna comunque indirettamente alla ribalta ad opera di J.E. Marconis de Negre, figlio di un ufficiale dell’armata imagesCA8LKQ1E.jpgfrancese in egitto che istituì la Società dei Saggi della Luce.

imagesCA67HZEP.jpgimagesCA0V1W5Z.jpgSostiene la conversione del prete egiziano Ormuz da parte imagesCA326HKX.jpgdi S. Marco e la linea di trasmissione degli imagesCAE4JJY1.jpgEsseni sino ai Cavalieri images.jpgGerosolimitani in Svezia ed in Scozia,

imagesCA9H905E.jpgQui sorge la moderna Società dei Saggi della Luce che reca nel suo sigillo il familiare leone di San Marco con il Vangelo aperto.

imagesCAZ12XMS.jpgimagesCAFAHPH6.jpgimagesCAPWUOWV.jpgA Venezia, con Cagliostro, nasce anche il filone egiziano.

 

 

I Capitelli gotici ed esoterici di Palazzo Ducale

Arcangelo Gabriele.jpgGiudizio di Re Salomone.jpgNella magnificenza delle facciate e delle statue che decorano l’esterno del Palazzo Ducale, come ad esempio il famoso gruppo del Giudizio di Re Salomone ( da alcuni attribuito a Jacopo della Quercia)ed i tre Arcangeli nei tre angoli del loggiato del Palazzo verso il Ponte della Paglia, la Piazzetta e la Porta della Carta, spesso non ci si sofferma ad osservare i capitelli delle trentasei colonne che formano appunto il loggiato.

A ben guardare invece ci si trova davanti ad un meraviglioso complesso medievale, con interessantissime figure simboliche, di carattere anche esoterico.

capitelli.jpgPalazzo Ducale porticato.jpgC’è chi vede nel Palazzo Ducale un riferimento al Palazzo di Re Salomone, chiamato “Foresta del Libano”attribuendo a tali piante la vegetazione raffigurata in alcuni capitelli, alle figurazioni rappresentate, altamente evocative, ed alla presenza verso la fine del 1300 a Venezia di due architetti, Pietro Baseggio ed Enrico Tajapiera, che, come già scrissi sul post dedicato alla corporazione dei tajapiera a Venezia e a i maestri comacini, sono stati i fondatori di una Loggia Massonica a Venezia.

Alcuni capitelli sono decorati con teste che si riferiscono  ai crociati, altri con uccelli acquatici, Capitello 4.jpged in particolare vi è quello che porta il simbolo del Pellicano che si squarcia il petto, sopra il nido in cui si trovano i piccoli, che, come abbiamo già raccontato, è simbolo dei Rosacroce.

Capitello del sole.jpgAlcuni portano le raffigurazioni dei vizi e delle virtù, della cavalleria, della sapienza antica, dei pianeti,raffigurati dal Sole, dalla Luna, Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio, e la creazione dell’uomo. Il sole è raffigurato seduto su di un leone e regge con la mano sinistra il disco solare. Poi le raffigurazioni  delle costellazioni celesti, i santi, i martiri, i maestri, i mesi dell’anno, con rappresentazioni allegoriche tipiche della fine del trecento, e legate alle virtù ed ai simbolismi relativi proprio a Re Salomone.

Ma il più celebre di tutti è il capitello con la Storia d’Amore, in ogni lato dell’ottagono capitelli 1.jpgCapitello 5.jpgCapitello 8.jpgCapitello dei crociati.jpgformato dal capitello vengono narrati otto episodi della vita quotidiana, dal primo incontro amoroso, alla nascita e alla morte del figlio.

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

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