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Apr 6, 2013 - Luoghi    3 Comments

Campi, campielli e corti a Venezia

canal_detto_canaletto_009_Campo_Santa_Maria_Formosa_1735.jpgcampo.jpgI Campi a Venezia sono ampi spazi dove la Chiesa, soprattutto con la parte absidale è in posizione predominante e determina una complessa configurazione di questi importanti centri cittadini, come i Campi di S. Polo, S. Maria Formosa, S. Giacomo dell’Orio e S. Giovanni e Paolo.

Qui ha una posizione importante anche il campanile che con la sua direttrice verticale contribuisce alla varietà di prospettive e delle scenografie; essi sono tra i più blli di Venezia ed anche tra i più antichi, come si può determinare dall’epoca di fondazione della chiesa.

cazza.jpgcazza-ai-tori.jpgCanaletto_(1697-1768),_Venezia,_campo_Santi_Giovanni_e_Paolo,_1741.jpgQui si svolgeva la vita sociale della città, in quanto venivano ospitati mercati, cacce ai tori ( detti cazze ai tori)un sorta di corse dei tori come a Pamplona, ed anche cerimonie pubbliche, fiere popolari, spettacoli all’aperto, insomma tutto quello che una popolazione pronta al divertimento ed alla convivialità desidera vivere fuori dalla propria casa.

Vi sono però a Venezia numerosissimi altri spazi pubblici, piazzette fuori dal traffico principale, quasi sempre chiusi tra edifici di abitazione, non servite campiello a Venezia.jpgCampiello del Remer.jpgda un canale. Queste piazzette si chiamano “campielli” o ” corti”.

La corte è in genere uno spazio rettangolare, talvolta molto allungato quasi come una calle, cone alle estremità due campiello 1 a Venezia.jpgcampiello 3.jpg“sottoporteghi” per la comunicazione verso l’esterno. Nelle corti e nei campielli vi sono sempre uno o più pozzi, decorati con vere da pozzo istoriate, lavorate e di grande bellezza.

patera con grifi dell'arco della corte seconda del Milion.jpgCorte del Milion arco bizantino.jpgCorte del milion.jpgTra gli esempi più antichi è la Corte del Milion, così denominata perchè vi si trovava l’abitazione di Marco Polo, ed è ricca di numerosi elementi architettonici e decorativi veneto-bizantini e gotici.
UN’altra corte assai antica è Corte Barzizza a San Silvestro, piena di fascino medievale.

Ne campielli e nelle corti, in questi spazi così riservati,  quasi continuazione all’aperto della casa di abitazione, si svolgeva la vita cittadina più intima e segreta, e vi si stabilivano i più immediati e quotidiani rapporti sociali: con il brio dei veneziani, con la voglia di “ciacolare” nascevano amori, dicerie, litigi…vite campiello-pisani.jpgtrato dalla Commedia di Goldoni.jpgCarlo Goldoni.jpgvere e convissute: non a caso Carlo Goldoni scrisse ” Il Campiello”, che rappresenta appunto questo piccolo, vivace e sapido mondo veneziano, dove il vero protagonista in definitiva risulta essere appunto l’ambiente comune del campiello.

L’artigianato e l’arte del 700 a Venezia, sguardo all’interno della vita quotidiana

lampadario.jpgLa progettazione dei mobili veneziani del settecento è rinomata sia per le leggere opere di intaglio, gli stucchi rilevati e dorati e soprattutto per lo splendido colore delle lacche nella delicata eleganza della forma.

lampadaro Murano.jpgSi qualificò quindi una produzione artistico-artigianale varia e vastissima, che comprendeva mobili veneziani.jpganche i settori più rinomati dell’epoca, come i vetri di Murano candelabri.jpg(lampadari e candelabri colorati, specchiere con vetri intagliati e incisi, paralumi con cristalli decorati, coppe, vasi, calici, piatti, vassoi e alzate di ogni tipo) tenuti in grande onore dalla stessa REpubblica  che “menava vanto della superba produzione veneziana” protetta dai vincoli e privilegi dei Savi alla mercanzia e agli Inquisitori delle Arti.

specchiera.jpgdivano del 700.jpg200px-Albinoni.jpgLa produzione artigianale del settecento a Veneza specchiera ovale.jpgprese l’aspetto di un fenomeno spontaneo come fosse cosa fatta naturalmente, che non conosceva stacchi tra tecnica e tecnica, genere e categorie diverse: una fioritura legata all’atmosfera della città, alla selezione severa ed inappuntabile del gusto, alla precisa percezione degli accordi armonici, delle dosature dei colori e dei rapporti tonali, entro il ritmo sicuro impresso alla forma, con un’esatta misura delle linee e dei contorni, come avvenne con tanta limpidezza nelle musiche di Vivaldi ed Albinoni, tanto per citare due importanti artisti dell’epoca.

broccati del 700.jpgEd al mondo dei pittori, specialmente di Pietro Longhi (grande amico di Goldoni) l’artigianato veneziano si riferiva, con l’eleganza spirituale nell’ordito di un disegno, di un broccato, di una specchiera inghirlandata, di un lampadario splendente per i cristalli colorati ed iridesceni.

Famiglia Sagredo, Museo Querini Stampalia.jpg4%20pietro%20longhi%20-%20il%20sarto.jpgE Pietro Longhi, nei suoi interni, nei suoi salotti, nei ritratti di famiglia ci fa entrare in questo particolare mondo, in questo particolare modo di assaporare quest’arte-artigianato che ha configurato un’epoca, ed ancora la caratterizza.

Ed ecco i suoi personaggi, quasi sempre in posa, da cui traspare quasi un’uggia sottile nel sottostare all’apparato della disciplina dell’onorata convivenza in società,  attorniati da un ambiente in penombra tra le stoffe rasate delle pareti, il grande sofà di fondo, la poltrona, la tenda coronata dalla “buonagrazia”, il quadro antico, lo specchio con cornice dorata, il caminetto sul quale brilla il vetro soffiato di Murano, le chicchere del caffè e della cioccolata.

Pietro Longhi 1.jpgTra Pietro Longhi ed il commediografo Carlo Goldoni si può notare una analoga ispirazione, commentata dallo stesso Goldoni nel sonetto scritto nel 1750 in occasione delle nozze tra Giovanni Il farmacista-Gallerie dell'Accademia.jpgIl Parrucchiere - Cà Rezzonico.jpgLa Toeletta Cà Rezzonico.jpgLezioni di Geografia Querini Stampalia.jpgGrimani e Caterina Contarini: ” Longhi, tu che la mia Musa sorella chiami del tuo pennel che cerca il vero, ecco per la tua man, per mio pensiero, argomento sublime, idea novella.Ritrai tu puoi vergine illustre e bella e dolce di viso  e portamento altero; pianger puoi  di Giovanni il ciglio arciero, che il dardo scocca alla gentil donzella. Io canterò di lui le glorie e il nome, di lei la fè, non ordinario vanto: e divise saran tra noi le some. Tu coi vivi colori, ed io Carlo Goldoni.jpgcol canto: io le grazie dirò, tu l’auree chiome: e del suo Amor godran gli sposi intanto|”.

Carlo Goldoni: il narratore dello spirito veneziano

Carlo Goldoni.jpgIl più grande narratore ed interprete della Venezia del 700 nacque nella Serenissima il 25 febbraio  del 1707, e morì a Parigi il 6 Febbraio 1793.
Figlio di Giulio Goldoni e di Margherita Salvioni andò a vivere a Perugia dove il padre faceva il medico e studiò Filosofia a Rimini.

Scelse di laurearsi a Padova in Legge a causa dell’improvvisa morte del padre, quindi tornò a Venezia, intraprendendo la carriera forense.

Nel 1734 incontrò a Verona il Capocomico Giuseppe Imer, e, attratto com’era dal Teatro, ottenne dal ” San Samuele” di Venezia di scrivere i testi per il Teatro della famiglia Grimaldi. Stando a seguito della Compagnia della Commedia dell’Arte incontrò Nicoletta Conio, e la sposò.

Commedia di Carlo Goldoni.jpg225px-Casa_Goldoni.jpgE qui ebbe inizio la sua avventura di narratore di Venezia, della venezianità, del sapido gusto per la battuta pronta, della valorizzazione della donna che nella Repubblica era rispettata e tenuta in considerazione.

La prima commedia che scrisse per il Teatro San Samuele fu il Momolo Cortesan, a cui fece seguito ” La donna di Garbo”.Dopo l’abbandono della città  per via dei debiti che aveva accumulato, potè rientrare nel 1748, ed iniziò a scrivere commedie come; L’uomo prudente, la  Vedova Scaltra, La putta onorata, La buona moglie, La famiglia dell’antiquario ecc.

Ebbe modo di realizzare diverse Commedie per i Teatro Comico come: La Bottega del Caffè, ed altre. Non voglio fare un elenco di titoli, enorme e ricco, ma volevo soffermarmi sulla sua capacità di descrivere la realtà di una Venezia e dei veneziani, scritta con il linguaggio che i La Bottega del Caffè.jpgIl Campiello.jpgLe Baruffe Chiozzotte.jpgveneziani usavano tutti i giorni, e di utilizzare varie situazioni che si potevano riscontrare quotidianamente: meravigliose la sua “Bottega del Caffè”, il ” Campiello” le Baruffe Chiozzotte, scritte nel periodo in cui ha vissuto a Chioggia,” Una delle ultime sere di Carnevale”  ma in assoluto il suo descrivere la donna veneziana, il suo “morbin”, cioè quella vivacità di rispondere battuta a battuta, di sapersi destreggiare con le avances degli uomini, non facendo le bacchettone, ma districandosi con tatto, vivacità ed allegria, dando all’uomo stesso la sensazione di essere comunque conquistato e gradito: ” e lor Signori ancora profittino di quanto hanno veduto in vantaggio e sicurezza del loro cuore, e quando mai si trovassero in occasione di dubitare, di dover cedere, di dover cadere, pensino alle malizie imparate, e si ricordino della “Locandiera”, queste sono La locandiera.jpgle parole di Mirandolina, la protagonista di questo capolavoro.

200px-Baldassare_Galuppi_Memorial.jpg300px-Chioggia-Casa_Goldoni-DSCF0140.jpgNelle sue commedie furono utilizzati i personaggi della Commedia dell’Arte, ma non come improvvisatori (come Antonio Sacchi, che nell’Arlecchino, servitore di due padroni intepreta Truffaldino) ma gli attori iniziarono allora a seguire un testo, una trama ben precisa.

Le sue maschere preferite furono Pantalon de Bisognosi, Arlecchino e Brighella, che esprimevano proprio le varie sfaccettature dei personaggi che vivevano a Venezia, e che ne formavano il tessuto sociale.

Triologia della Villeggiatura.jpgSior Todero Brontolon.jpgGoldoni si espresse anche come librettista per opere serie, Come “Gustavo I° Re di Svezia, musicata da Galuppi, allievo di Benedetto Marcello e nato a Burano nel 1706, ed altre, mentre molte furono le opere giocose, sempre musicate dal Galuppi, come ” Il mondo alla roversa ossia Le donne che comandano” o il Paese della Cuccanga. Tra Galuppi ed altri musicisti scrisse circa 45 libretti di opere giocose, e quattro di opere drammatiche.

Da non dimenticare la triologia della Villeggiatura, gustosa e sapida “testimonianza” dei personaggi veneziani nelle ville della Riviera del Brenta.

carlo gozzi.jpgIl suo nemico feroce ed estremamente critico fu Carlo Gozzi, che lo accusava di volgarizzare e di distorcere la realtà veneziana, ma i veneziani, in cuor loro, sapevano e sanno benissimo che questo testimone, narratore..ironico, divertente ha colto l’anima di quella città e di quell’epoca, che comunque per alcuni versi rimane tale e quale ancor oggi…ad esempio LE DONNE VENEZIANE.

monumento a Carlo Goldoni 1.jpgmonumento a Carlo Goldoni.jpgDall’alto della sua statua, in Campo San Bartolomio, egli sorride a  coloro che  passano, magari con un colombo sul tricorno, ed ogni veneziano che passa li sotto, in cuor suo, gli sorride complice e gli strizza l’occhio!”

 

 

 

Le Compagnie della Commedia dell’Arte a Venezia

400px-Commedia_dell%27arte_-_troupe_Gelosi.jpgNel 1400 le rappresentazioni all’aperto divennero spettacoli riservati nelle feste date nei palazzi ed all’interno delle corti.Si formarono così le Compagnie della Commedia dell’Arte, che si spostavano di paese in paese.

Con la Commedia dell’arte nascono le prime maschere. Una delle prime compagnie nacque a Padova verso la metà del 500, e si esprimeva in padovano con il rozzo linguaggio del Ruzzante, ed i protagonisti non erano caratterizzati più di tanto, cambiavano di Commedia in °Commedia.

Colombina.jpgBrighella.jpgBalanzone.jpgArlecchino.jpgAntoine Watteau Commedianti italiani.jpgPiù avanti ecco che nacquero le prime maschere tutt’ora conosciute: Arlecchino, Brighella, Pantalone, Colombina, Zanni.jpgil dottor Balanzone etc. ognuna con proprie caratteristiche che trassero la loro origine dalla stilizzazione delle maschere del volto del demonio,ed erano le  maschere degli Zanni. Poi, naturalmente, ogni maschera acquisì le proprie caratteristiche ed i propri ruoli specifici.

marlecchino.gifArlecchino era il secondo Zanni, e rappresentava il servo furbo, sciocco, ladro, bugiardo ed imbroglione in eterno conflitto con il proprio padrone, che cercava di calmare le sofferenze di una fame insaziable. In seguito Goldoni gli dette delle caratteristiche lievemente diverse, e lo fece diventare anche servo fedele ed attendibile. Nel 1630 divenne famosissimo l’Arlecchino di Fernando Martinelli. Noi possiamo ricordare Marcello Moretti e Ferruccio Soleri.

Colombina, compagna naturale di Arlecchino, nella Compagnia degli Intronati nel 1530 era una servetta arguta e maliziosa, dalla parola facile, ma tendenzialmente onesta ( nel 1600 furono famose le Colombine di Isabella Biancolelli Franchina e di Caterina Biancolelli).

Brighella, maschera bergamasca era primo Zanni, e la sua maschera venne resa famosa dall’attore Carlo Cantù (1609-1676), egli era il servo intrigante e furbo, ed autore di inganni a Pantalone per favorire la coppia di innamorati rappresetnati sempre in quel tipo di commedie.  Poi, con Goldoni, divenne servo fedele e saggio.

Pantalone250.jpgPantalone.jpgPantalone, la vera maschera veneziana, chiamata così o da ” Pianta Leoni” come erano definiti i mercanti veneziani (per il vessillo delle loro navi) o dai pantaloni che portava, lunghi, sopra una zimarra rossa, maschera a becco e pantofole, la “scarsela” (la borsa dei denari) e un corto spadino. Era il mercante vero e proprio di Venezia. Nella seconda metà del 500 famoso fu il Pantalone dell’attore Giulio Pasquati.

Le Compagnie della Commedia dell’arte nacquero quindi a Venezia, e si espansero per l’Europa, creando accoliti ed estimatori.

Nel 1581 Le famiglie Tron e Michieli aprirono due teatri a S. Cassiano (demoliti poi nel 1812): dalle testimonianze di Francesco Sansovino, figlio di Jacopo, i teatri aprirono le porte anche al pubblico popolare.

Ferruccio Soleri Arlecchino.jpgMarcello Moretti Arlecchino.jpgCorte del Teatro S. Luca.jpgcompagnia teatrale.jpgA loro fecero seguito le famiglie Vendramin e Grimani che dall’inizio del 700 avevano quasi il monopolio degli spazi teatrali italiani e che fecero costruire il Teatro S. Giovanni e Paolo (ora non più esistente) ed il Teatro S. Luca.

Qui si ebbe il massimo fiorire della Commedia dell’arte, e una tradizione: gli inservienti portavano una maschera ed un tricorno, da qui il nome di “maschera” agli addetti nei cinema e nei Teatri ad accompagnare il pubblico al proprio posto.

Teatro S. Cassiano.jpgPantalone1.jpgPietro Longhi il Ciarlatano.jpgCarlo Goldoni.jpgL’apoteosi delle maschere della Commedia dell’Arte si ebbe con Carlo Goldoni che seppe dare un ruolo preciso a questi personaggi, creando gustosi e divertentissimi episodi di commedie, tutt’ora vive e vitali in tutti i Teatri del mondo.