Venezia Nascosta

La Magia e la Malizia del Teatro del 500 a Venezia

Abbiamo raccontato dell’origine delle Compagnie della Calza a Venezia, gruppi di giovani che si riunivano per costituire eventi e rappresentazioni nei palazzi, nei teatri ed anche per i campi ed i campielli a Venezia.

Tra le opere da loro rappresentate vi furono diverse commedie del Ruzzante ( Angelo Beolco) commediografo padovano (1500-1542) che proprio per le sue caratteristiche di semplicità e di immediatezza erano ben gradite al pubblico veneziano. Bastano infatti alcune parole del prologo della “Betia”, recitata in dialetto padovano a Palazzo Ducale a Venezia il 5 Maggio 1523 per chiarire la posizione realistica del Ruzzante: ” il naturale tra gli uomini e le donne è la più bella cosa che ci sia, e perciò ognuno deve andare per la via diritta e naturale, perchè quando tu cavi la cosa dal naturale essa s’imbroglia. Ma perchè gli uccelli non cantano mai così bene nelle gabbie, come fanno sui salici, nè le vacche fanno mai tanto latte nella città, quanto ne fanno fuori, alla rugiada, allo stato selvatico?…”

Uno dei più grandi ammiratori di Ruzzante fu Galileo Galilei.

Naturalmente furono rappresentate anche commedie del Teatro Classico, come i <Menaecmi”, l”Asinara” e il ” Miles Gloriosus di Plauto, e l'”Adelphi” e l” Andria” di Terenzio, ma secondo il gusto dei veneziani, del loro spirito libero, le opere buffonesche furono quelle più gradite, come quelle a dir poco “salaci” di Pietro Aretino e Andrea Calmo, la Mandragola” di Machiavelli, la ” Calandria” del Bibiena e la “Cassaria” dell’Ariosto.

Ma il capolavoro delle scene Veneziane in quell’epoca fu il dramma ” La Venexiana”, compiuto intorno al 1535 e in cui l’autore, ignoto, è riuscito tracciare una storia d’amore in un incantevole ” momento di vita”: ” Non fabula, non comedia ma historia” è premesso nel sommario del testo: episodio di vita vissuta con preciso legame dei luoghi, non racconto inventato.

” E’ un’indicazione recisa e precisa di volontà espressiva e rappresentativa dell’autore, dice V. Branca, il quale genialmente fuse le intenzioni satiriche e vendicative contro certe famiglie ( che erano all’origine del provvedimento contro il teatro licenzioso e che nella “Venexiana” sono scoperte nei loro segreti d’alcova) con l’affascinante e potente intenzione della società veneziana, colta in uno dei momenti più splendidi e voluttuosi.

Il teatro, per la libertà del linguaggio e comportamento del pubblico e degli attori, venne sempre più in sospetto alla Repubblica e particolarmente alla Compagnia dei Gesuiti che ottenne un decreto nel 1581 contro le rappresentazioni delle commedie, provvedimento poi revocato in seguito.

 

La Magia e la Malizia del Teatro del 500 a Veneziaultima modifica: 2011-02-08T14:56:38+01:00da
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