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Alla ricerca di Marco Polo

Ci sono diverse curiosità affascinanti in questa città dove ogni dettaglio dovrebbe essere osservato, ogni particolare salta all’occhio.

imagesCAUO5G9S.jpgPer cui decidiamo di andare alla ricerca della casa di Marco Polo. Siamo a S. Giovanni Crisostomo, proprio vicino al Ponte di Rialto, sulla destra troviamo un Campiello, delizioso che si affaccia proprio sulla riva del Canale. e proprio osservando la riva si potrebbe assistere ad una scena agghiacciante: il corpo affiorante dall’acqua di Fosco Loredan, e la testa di sua moglie Elena.

Il dramma avvenne nel 1578: il povero Fosco era assai geloso della moglie, ed una sera la rincorse perchè convinto di essere stato tradito dalla donna; in quel mentre giungeva il Doge, Marino Grimani, zio della sposa; egli chiese al Loredan ragione di quella violenza, ma egli ribadì la sua convinzione del tradimento della fanciulla, poi, all’improvviso, con un fendente, decapitò la povera Elena.

Subito dopo, affranto e disperato chiese al Doge quale sarebbe potuto essere il suo castigo.

Grimani gli rispose che doveva immediatamente recarsi a Roma dal Papa, recando con se il corpo e la testa della vittima. Così egli fece, ma il pontefice non volle neppure riceverlo, per cui, disperato e pentito, ritornò a Venezia, andò sul luogo del misfatto e si buttò in acqua, annegando. Ancora adesso si parla di quesi poveri ed infelici fantasmi, destinati a galleggiare l’uno accanto alla testa dell’altra.

Corte Morosina.jpg90px-7989_-_Venezia_-_Campo_Santo_Stefano_-_Palazzo_Morosini_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto,_12-Aug-2007.jpgProprio su questo campiello si affaccia la terrazza del Palazzo Morosini caratterizzato sull’arco di ingresso da un rilievo rappresentato da un elmo ed uno scudo, messo li in onore di un giovane cavaliere proveniente dalla Terrasanta, che portava con sè, nell’elsa della sua spada una preziosissima reliquia, si dice un pezzo della Santissima Croce da consegnare al prevosto a Colonia.

Durante il viaggio di ritorno egli aveva conosciuto un Morosini, e con lui strinse un patto di amicizia. Arrivati a Venezia il mercante volle ospitare il giovane nella sua casa, proprio quel palazzo.

Capitò così che il Cavaliere conobbe la sorella del mercante e se ne innamorò, al punto di fermarsi in questa città per qualche tempo. Ma il Morosini lo aveva ingannato perchè la donna non era sua sorella ma la sua amante, per cui una notte fuggirono portando con sè la preziosa spada con la reliquia.

palazzo-morosini-cortile.JPGimagesCAAOEQRW.jpgSi racconta che di notte il cavaliere vagasse gemendo ed urlando disperato per le calli, finchè un giorno furono rinvenuti, nel Campiello Morosini che si trova parallelamente al Campiello del Remer, ma dall’altro lato del Palazzò la corazza e l’elmo,  completamente vuoti.
Ora noi  proseguiamo, oltre al Campiello Morosini, buio e non molto grande, con un selciato in mattoni, al centro una vera da pozzo che porta uno scudo con una zampa di leone per insegna, attorniato da archi di mattoni.imagesCA52PWNG.jpg

imagesCAO56M1J.jpgPassiamo sotto il Primo sottoportego del Milion, e poi anche il Secondo, ed arriviamo alla seconda corte del Milion. La casa di Marco Polo è molto vicina: passiamo sotto l’arco bizantino e ci troviamo di fronte al Teatro Malibran. 391379853_c15fa2fbfd.jpg

il milione.jpgEd è proprio qui, sotto al Teatro che a causa di lavori di ristrutturazione nel 1998 furono effettuati degli scavi sotto il controllo dell’Architetto Luigi Fozzati. Sono stati trovati i resti della casa fondaco del mercante veneziano, con reperti veramente interessanti: agianature lignee di epoca tardo antica ( tra il 650 e il 673). I rerti di ceramica recuperati, dice l’Architetto Laura Anglari, hanno permesso di ampliare le conoscenze Marco Polo.jpgrelative ai rapporti e scambi che Venezia ha casa.jpgavuto nel corso dei secoli.

imagesCANZGLHT.jpgimagesCAHMYT33.jpgTra i manufatti di più antica produzione di Venezia vi sono le stoviglie del XIII e XIV secolo, di particolare interesse è la ceramica invetriata alto medievale. Ma l’oggetto che risvegliato più entusiasmi è stato un bicchiere di vetro viola, rarissimo per colore e per il fatto che un vetro sia arrivato quasi indenne ai giorni nostri.

Palazzo Bembo Boldù con Cronos.jpgPassiamo per il ponte di S. Maria Nova ed ecco che davanti a noi appare il Palazzo Bembo Boldo con sulla facciata una bellissima nicchia del 500 con la scultura esterna forse più affascinante di Venezia: una figura di uomo selvaggio ricoperto di pelo, Chronos, il tempo, o Saturno che reca in mano un disco solare.imagesCAGT5CEJ.jpg

Meravigliosa passeggiata alla ricerca della vita Veneziana (ben poco vissuta in questi luoghi) del simbolo dell’innovazione, della ricerca, del mercante veneziano e di quella Serenissima di cui tutti i Veneziani sono orgogliosi, ma anche attraverso simboli, patare, archi, testimonianze artistiche che i veneziani hanno la fortuna di vedere tutti i giorni, di sfiorare con le dita, di sapere che quella realtà è nei loro geni, nel loro modo di concepire la vita, la democrazia, la repubblica e l’esplorazione, sempre necessaria in tutte le sue espressioni (ricerca, viaggi, scavi archeologici!!) per crescere ed essere cittadini consapevoli di sè e del proprio valore del mondo!

 

 

Ago 31, 2013 - Donne venexiane, Società veneziana, sport, Tradizioni    Commenti disabilitati su Le origini della Regata a Venezia, maschile e femminile

Le origini della Regata a Venezia, maschile e femminile

Bacino di San Marco 1.jpgLa prima domenica di settembre sia i Veneziani e chi, appassionato, guarda per televisione la regata storica di Venezia,assiste ad uno spettacolo fantastico, con i bagliori iridescenti della laguna, la luce unica e particolare che si trova solo in questa particolare città, e che i pittori hanno sempre apprezzato ed espresso nei loro quadri, una luce che da un alone di fiaba ad una città che è anche un centro attivo e moderno di attività, di arte, di lavoro, imprese, insomma, una città che tanti considerano museo, ma che è invece viva, cosmopolita e talmente attraente e talmente carica di cultura da renderla veramente unica al mondo.

Ed è proprio delle regate(termine derivante probabilmente da aurigare cioè gareggiare)a Venezia che voglio parlare: innanzi tutto della particolarità della voga alla veneta, dettata proprio dalla tipicità della Laguna e dei suoi fondali poco profondi, per cui barche dal fondo piatto, senza chiglia, e la necessità da parte del vogatore di poter bacino diSan Marco.jpgindividuare i fondali più adatti dove muoversi, ed un solo remo, per poter navigare anche i rii più stretti: per cui vogatore in piedi con un solo remo, che dovendo essere utilizzato anche sui fondali più bassi, deve essere libero forcola.jpgper cui avere gli scalmi aperti, cioè la forcola.

Canaletto-voga alla veneta.jpgNormalmente i regatanti erano tutti gondolieri o barcaioli, e si svolgevano come sfide. Ma la Carpaccio - Regata.jpgprima regata che viene ricordata è quella indetta per celebrare la vittoria dei veneziani contro i pirati triestini che avevano rapito le fanciulle promesse spose dalla Chiesa di San Pietro di Castello( come già ho raccontato nel mio Post :quando il Sacro Graal era a Castello).

Beatrice d'este.jpgIn seguito si svolsero regate importanti Beatrice d'Este 1.jpgin onore di ospiti illustri, capi di Stato, Beatrice d’Este nel 1493, la regina d’Ungheria nel 1502, Enrico Terzo di Francia nel 1574, ed altri. La Regata Storica di Settembre invece trae le sue origini dagli onori triubutati a Caterina Cornaro, già Regina caterina cornaro trionfo.jpg250px-Jacopo_De%27_Barbari_-_Venetie_MD_-_Regata.jpgil Canal Grande.jpgla voga alla veneta.jpgdi Cipro che aveva donato il suo Regno alla Serenissima, ricevendo poi in cambio la cittadella di Asolo.

Anche le donne disputarono le loro Regate. La prima sembra risalire al 1493, e lo fecero in onore di Beatrice d’Este, duchessa di Milano, e gareggiarono circa una cinquantina di donne che sfoggiavano leggeri e succinti abiti di lino.

regta di gondole.jpgDa allora si ebbe notizia, con il passare degli anni e dei secoli, di altre regate disputate, e dal 1740 al 1751 vi fu la prima Maria Boscolo da Marina di Chioggia.jpgvera campionessa, tal Maria Boscola da Marina, originiaria di Chioggia la cui unica immagine è questa, al Museo Correr.
regata-storica1.jpgNeregata.jpgl settecento si cimentarono in questo sport anche le nobildonne, alcune delle quali allestirono voga alla veneta.jpgdelle bissone a loro spese, donne sempre all’avanguardia e innamorate della loro laguna.

Lug 28, 2013 - Luoghi    2 Comments

La Pietà

Si racconta che nel 1335 o 36, Frà Pietro dell’Ordine dei Francescani, giungendo a Venezia vide molti bambini abbandonati . Li riunì cercando di dare loro un minimo di riparo e sostentamento e il 10 Agosto 1336 un certo Domenico Trevisan dispose un legato testamentario a favore degli orfani.

imagesCA312LSD.jpgNel 1340 il frate prese in affitto dalla nobildonna Lucrezia Dolfin 17 casette alla Celestia, vicino al convento francescano della Vigna.

Nel 1341 la nobildonna lasciò queste casette in eredità a Frà Pietro. Da quel momento il luogo venne chiamato Corte della Pietà.

Nel 1343 la Repubblica Veneziana decretò soccorsi più consistenti, e diede a Frà Pietro la facoltà di questuare dicendo “pieta, pietà”, da qui il nome dell’Istituto, anzi Ospedale come era definito (cioè come luogo che ospita). Frà Pietro chiedeva la questua anche per le balie che erano necessarie per nutrire i più piccoli.

imagesCAL5OTXO.jpgNel 1346 il fraticello fondò finalmente l’hospedale della Pietà e nello stesso tempo ottenne il riconoscimento giuridico dell’istituzione.

Nel 1348 divise i maschi dalle femmine. I primi vennero affidati alla Confraternita maschile di S. Francesco, le seconde alla congregazione delle Matrone da lui stesso costituita nella chiesa di S. Maria della Celestia, con il titolo di Suore di Santa Maria dell’Umiltà.

imagesCA2EGCH4.jpgLe ragazze erano educate a leggere, scrivere e fare lavori di ricamo, cucito, etc, mentre ai maschi vennero insegnati i mestieri e le arti.

Frà Pietro ottenne la dispensa dal Papa di poter disporre delle sue volontà, le quali, dopo la morte del fraticello, il 27 Dicembre 1349, vennero eseguite dal suo successore, Frà Pacino.

Il 15 dicembre 1535 il Maggior Consiglio unificò la gestione dell’ospizio, affidando l’assistenza degli orfani ai “Putti”, sotto le suore di S. Maria dell’Umiltà.80px-8111_-_Venezia_-_Calle_della_Piet%C3%A0_-_Copia_antica_di_Madonna_di_Antonio_Rossellino_-_Foto_Giovanni_Dall%27Orto_9-Aug-2007.jpg

Nel 600 venne posta la “scafeta”che era il contenitore dove venivano deposti i bambini abbandonati.

1.jpgIniziò con 400 bambini, che poi arrivarono a 2000, e quando erano troppi venivano mandati in vari paesi della terraferma dove di prendevano cura di loro e li istruivano i Parroci.

L’istituto era molto amato nella città, e nobili e ricchi donarono ville a Ponzano e a Preganziol, dove i bambini venivano portati d’estate a passare qualche mese in campagna,

Il Senato, vedendo la crescita a dismisura del numero dei ospiti elesse, nel 1472, due patrizi che avrebbero dovuto rilevare i bisogni più urgenti dell’Istituto.

e8173a75bde1c25bee82a6f773f2d5e6.jpgimagesCAYFFG01.jpgNel XVI secolo venne edificato un oratorio, e l’ultima priora fu eletta nel 1604.

imagesCAKAIM6W.jpgNel 1703 un giovane venne ordinato sacerdote e si prodigò per aiutare l’istituto insegnando alle “figlie del choro” a cantare, suonare e comporre. Questo giovane era Antonio Vivaldi, detto il prete rosso, per via dei suoi capelli fiammeggianti.

Qui nacquero i suoi capolavori.250px-Gabr_bella.jpg

I gatti di Venezia

Venezia come luogo di incontro di varie etnie, porto determinante per tutto il Mediterraneo2.jpg  a cui le le navi  attraccavano e ripartivano  , portando con sè dei piccoli nemici infidi e pericolosi: i ratti asiatici, portatori, purtroppo della peste.

La Serenissima,  come gran parte delle altre capitali europee fu vittima frequentemente di queste epidemie che portarono addirittura a dimezzare la popolazione.

180px-Chiesa_Redentore_sezione_2_Bertotti_Scamozzi_1783.jpg180px-Chiesa_Redentore_sezione_1_Bertotti_Scamozzi_1783.jpg90px-Redentore02.jpgimagesCAK9Y3RH.jpgEd il senso pragmatico dei veneziani (mercanti, per cui aperti a qualsiasi soluzione logica ed economicamente vantaggiosa), portò a costruire per prima una basilica, nell’isola della Giudecca, chiamata la Basilica del Santo Redentore, nota ai veneziani come  il Redentore, progetto di Andrea Palladio, che portò a termine l’opera nel 1577.

180px-Chiesa_Redentore_pianta_Bertotti_Scamozzi_1783.jpg180px-Redentore01.jpgLa ricchezza dell’interno e all’altezza della città che l’ha costruita e che la ospita:
Opere del Tintoretto, Veronese, Palma il Giovane ecc.

E’ tradizionalmente il fulcro della grande Festa del Redentore che viene celebrata la terza domenica di luglio a memoria del pericolo scampato ad una pestilenza che colpì la città nel 1575.

L’ epidemia provocò circa 50.000 vittime, quasi un veneziano su tre.

Nel settembre del 1576 , quando il male sembrava averla vinta con gli abitanti della Serenissima, il Senato chiese l’aiuto divino  facendo voto di realizzare un nuova chiesa intitolata al Redentore.

Nel maggio del 1577 si pose la prima pietra del progetto di Andrea Palladio ( che da 1570 era il Proto della Serenissima, architetto capo della Repubblica veneziana.

Il 20 luglio successivo si festeggiò la fine dell’epidemia con una processione che raggiunse la chiesa attraverso un ponte di barche.

250px-Chiesa_del_Redentore_retouched.jpgL’edificio ha pianta rettangolare, con un singolare e splendido transetto costituito da tre absidi comunicanti con la grande cupola centrale. La facciata, in marmo bianco è uno dei più mirabili esempi di ispirazione neoclassica che tanto resero famoso il Palladio.

La ricorrenza si celebra ogni anno la terza domenica di luglio, ed è una delle feste più belle per i veneziani, che viene onorata con canti, fuochi arftificiali, ed è di rigore mangiare l’Anara col pien (l’anatra ripiena) seduti sulle barche o sulle gondole, tra luci , luminarie e canti.

Successivamente, a seguito di un’altra epidemia, come ringraziamento della sua fine, venne edificata la Chiesa della Madonna della Salute, ma il problema reale rimaneva, per cui la scaltrezza ed il pragmatismo imagesCAXVKM2F.jpgveneziano consigliarono di andare in Dalmazia, riempire le navi di gatti, e lasciarli poi liberi in questa città, tra le sue calli, i suoi micio.jpgcampielli..pancione soddisfatto al sole, e tante lunghe appisolate accanto ad una vera da pozzo. Questi sono i veri gatti di Venezia, questa la strategia contro i topi, per cui se vi capita, una carezza magnanimamente concessa da uno di questi “dormiglioni”diventa un modo di comunicare con questa Venezia appagata, placida  e soddisfatta.

Purtroppo ultimamente, per evitare problemi, la maggior parte di questi “abitanti” di Venezia sono stati sterilizzati, per cui la carezza elargita, lo sguardo enigmatico e scrutatore di questi felini diventano sempre più rari….Venezia, la popolazione dei suoi gatti che cala, inevitabilmente, sembra esigere ancora questi “personaggi” silenziosi che per anni hanno donato e continuano a donare una compagnia discreta ed affascinante.

 

 

 

Venezia : dalla Sensa alla fiera

Ascensione di Gesù 1.jpgAscenmsione di Gesù.jpgascensione.jpgNella Venezia antica, fino al 1500 circa, si usava legare alla  ricorrenza dell’Ascensione di Gesù al cielo ad una festa carica di simbolismi e di significati politici. Ultimamente la festa è stata ripresa a Venezia, ma con valenze turistiche.

Invece, per il significato importante della Repubblica, veniva officiato lo Sposalizio del Mare da parte del Doge, che benediceva e gettava in mare un anello nuziale, simbolo del legame stretto tra la Serenissima e cio’ che la legava a quest’elemento sia per i trasporti, sia per i commerci, sia per la supremazia che questa straordinaria Repubblica era riuscita a costruire tra occidente ed oriente, dando lezione ad altri paesi europei di capacità illuminate di governo, di rapporto con altre etnie, e di apertura mentale.

barche allo sposalizio del mare.jpgsensa-031.jpgNel 1400 la liturgia dello stato toccò il culmine della sua rappresantatività proprio con questa cerimonia che si articolava così: Il giorno dell’Ascensione, all’alba, il ” Cavalier” , il Doge incaricato dei preparativi cerimoniali stabiliva se il mare era abbastanza calmo per un corteo di barche: se così era, egli otteneva la vera nuziale dai funzionari delle Ranson vecchie ( galere gloriose che avevano partecipato alla battaglia di Lepanto)ed annunciava l’inizio della Sensa.

bucintoro altro.jpgDopo la celebrazione della Messa in San Marco, il doge, gli alti magistrati e gli ambasciatori stranieri si imbarcavano sul Bucintoro, la galea cerimoniale del Doge, con decorazioni raffiguranti la Giustizia e con le insegne della Repubblica. Nel frattempo il Coro della Cappella di San Marco cantava mottetti e le campane delle chiese cominciavano a suonare.

Intanto il Verscovo di Olivolo (Castello) sulla sua barca a fondo piatto (piatto) si univa al corteo delle navi.

Canaletto sposalizio.jpgI riti religiosi della benedictio si svolgevano nell’imbarcazione del Patriarca: due canonici iniziavano col cantare liriche religiose ed il patriarca benediceva le acque ed i canonici cantavano horemus.

Il Bucintoro dogale veniva affiancato dall’imbarcazione patriarcale, ed il primicerio di San Marco intonava per tre volte ” Asperges me hyssopo et mundabor”. Poi la barca contenente il Patriarca girava per tre volte attorno al Bucintoro, questi benediceva il Doge, usando un ramoscello d’ulivo come aspersorio.

usi di Venezia con lo spoasalizio del mare.jpgQuando il corteo raggiungeva l’imbocco della laguna,li dove per un attimo  si aveva contatto diretto con il Mare Adriatico, aveva luogo la sacra cerimonia: ad un segnale da parte del Doge  il Patriarca vuotava in mare una grossa ampolla  (mastellus) di acqua santa, ed il Doge, a sua volta, lasciava cadere in mare il suo anello d’oro dicendo: ” Desponsarum te Mare, in signum veri perpetique dominii”.

Dopo la cerimonia il Doge  e i suoi ospiti si fermavano a S. Nicola al Lido, per pregare e per un banchetto che durava fino a sera.

Svolgendo le Cerimonie della Sensa i Veneziani del XVI Secolo  ricordavano la leggenda del Papa Alessandro III (  di cui abbiamo già parlato, e che comporta, oltre all’assoluzione plenaria per chi recita un’ave davanti alla piccola immagine della Madonna, con sotto ora, la statua del  sacerdote) anche un’altra assoluzione plenaria per chi prega nella Basilica di San Marco entro le due settimane successive alla ” sensa”, e tendevano ad enfatizzare:stampa Sposalizio del mare.jpgL’anello come segno del favore papale,e lo Sposalizio come simbolo del Dominio Veneziano e la Benedizione come atto propiziatorio.

I doni di Papa Alessandro III e lo Sposalizio del Mare erano le principali componenti leggendarie e ritualistiche  del mito imperiale di Venezia.

sposalizio del mare 3.jpgC’è comunque un ultimo particolare che va segnalato: Esiste una curiosa convergenza linguistica: se è vero infatti che Sensa  in Veneziano significa ascensione,  è altresì chiaro che il lemma è lo stesso di “senseria”, mediazione, percentuale sull’affare; il che, in una Repubblica a forte connotazione mercantile come quella veneziana, esprime una strana ambiguità di fondo: Non a caso già dal 1180 venne allestita, in concomitanza con questa celebrazione, una vera e propria Fiera, dove, alle merci esotiche provenienti dai commerci veneziani, si affiancavano i prodotti raffinati dell’artigianato locale.

sposalizio del mare 2.jpgmopdello del bucintoro.jpgl'ultimo Bucintoro.jpgbucintoro-particolari.jpgbucintoro e sposalizio del mare.jpgLa mostra venne allestita  dapprima in barche in legno e poi ospitata in Piazza San Marco, nel recinto di botteghe disegnato dal Sansovino nel 1534, e la Fiera della Sensa divenne una delle maggiori esposizioni europee.

 

Venezia, S. Marco e il bocolo

imagesCAJKK75U.jpgBasilica di S. Marco.jpgPer tutti gli italiani il 25 Aprile è la festa della liberazione, ma a Venezia. assieme a questa celebrazione ce ne solo altre due. La prima è la ricorrenza della morte  di S. Marco, il patrono della Serenissima Repubblica di Venezia prima, e poi solo di questa città, è la festa del bocolo, che per le donne veneziane è la più romantica dolce..fantastica ricorrenza che riguarda proprio l’amore tenero , drammatico e delicato, che rende la giornata una dedica a tutte le donne ed a tutti gli uomini innamorati.

Il corpo del patrono fu trafugato ad Alessandria d’ Egitto, e trasportato a Venezia nell’828 da due mercanti veneziani: Rustico da Torcello e Buono da Malamocco. Racconta la leggenda che i due commercianti misero il corpo del santo Traslazione del corpo di S. Marco.jpgtra la carne di maiale, facendo così in modo che, alla dogana la carne non fosse debitamente controllanta, vista l’avversione dei mussulmani per questo tipo di carne.

imagesCA45LIKS. Marco.jpgLa reliquia di S. Marco fu accolta con grande emoziresti dii S. Marco.jpgone a Venezia, perchè la tesoro 3.jpginterno San Marco.jpgstoria veneta racconta che proprio l’evangelista Marco, mentre era in vita, avrebbe evangelizzato le genti venete diventandone patrono.

leone.jpgimagesCAMXLW50.jpgNell’emblema della città venne raffigurato come un leone  alato che  regge un libro in cui c’è la scritta: PAX TIBI MARCE 2.jpgEVANGELISTA MEUS, Pace a te Marco, mio evangelista.

Ora i festeggiamenti si svolgono il 25 aprile, data imagesCA0IUN5P.jpgdella morte del Santo, ma a Venezia, prima dell’avvento di Napoleone, i festeggiamenti erano tre: uno al 31 processione 1.jpgrito per san marco.jpgGennaio, giorno in cui vennero sbarcate le spoglie del Santo Patrono a Venezia, il 25 Aprile, data della morte, ed il 25 giugno, data in cui le reliquie del Santo vennero miracolosamente ritrovate. Per le ricorrenze così importanti per la Serenissima si svolgevano processioni comprendenti il Doge, le più alte cariche della Repubblica, i nobili e la gente comune.

Quando vennero portate alla Serenissima le Sante Reliquie vennero custodite in una piccola cappella, dove ora si trova il tesoro di S. Marco, in attesa di costruire una basilica degna di un patrono così importante, ma nel frattempo la reliquia sparì, con grande sgomento di tutti, ma la volontà popolare spinse perchè fosse costruita la chiesa e venisse consacrata comunque allo storico Patrono.

Altari Maggoore di sa. Marco.jpgBasili di S. Marco a Venezia.jpgEbbe quindi inizio la costruzione della Basilica , che ebbe termine nell’832.  Dante stesso, nel suo memorabile poema scive:” Cielo e mare vi posero mano.”, ed effettivamente la Basilica è un prestigio di armi e di oro.

Il doge Pietro Orseolo il Santo la ristrutturò a sue spese  . I  lavori  iniziarono nel 1063, per proseguire poi per la volontà del doge Domenico I Contarini.  e ulteriormente vennero proseguiti, per quanto riguarda i marmi e gli abbellimenti architettonici dal suo successore, Doge  Domenico Selvo, (1071- 1084).

La Basilica venne consacrata al Santo Patrono ,quando era doge Vitale Falier, dopo un tributo di penitenza e digiuno spoglie di S. Marco.jpg§Trittico.jpgcattedera di S. Marco.jpgimages.jpgTesoro7.jpgperchè le reliquie non si erano più trovate, il 25 tesoro 8.jpggiugno 1094: alla fine del rito ecco che apparve un braccio da una colonna, o, secondo altre voci apparve il leone alato, simbolo del Santo, versione raccontata anche da Giacomo Casanova nelle sue memorie, e,  spaccato il marmo della colonna riapparve la cassetta contenente i resti del Santo. Per secoli allora venne festeggiato anche questo evento, con processioni e riti.

Ma c’è altro a Venezia, e la consuetudine è ancora più bella e delicata; Non c’è donna veneziana che al mattino del 25 aprile non riceva dal marito, dall’innamorato o anche un semp0lice corteggiatore un bocciolo di rosa rossa: si tratta della festa del Bocolo, e l’origine di questa dolce consuetudine  nasce da due leggende:

Maria Partecipazio.jpgLa storia d’amore contrastato tra la nobildonna Maria Partecipazio ed il trovatore Tancredi.

Nell’intento di superare gli ostacoli dovuti alla differenza sociale Tancredi partì per la guerra, cercando di ottenere una fama militare per renderlo degno al lignaggio della sposa.

Purtroppo però, dopo essersi valorosamente distinto agli ordini di Carlo Magno, egli cadde ferito a morte sopra un roseto, che si tinse del rosso del suo sangue.

imagesCA6L40NW.jpgPrima di morire Tancredi affidò al suo amico Orlando  un bocciolo di quel roseto perchè lo consegnasse all’amata.

Orlando, fedele alla promessa, giunse a Venezia il 24 Aprile e consegnò alla dama il bocciolo quale estremo messaggio d’amore dell’innamorato.

La mattina seguente, 25 Aprile, la nobildonna venne trovata morta nel suo letto con il bocciolo sul petto.

Da allora i veneziani usano quel fiore come emblema del loro pegno d’amore.

imagesCAH3MNIU.jpgimagesCAISXACG.jpgLa seconda leggenda invece narra di un roseto che cresceva accanto alla tomba dell’Evangelista Marco. La pianta sarebbe stata donata ad un marinaio della Giudecca, di nome Basilio come premio per aver aiutato nel trafugamento del corpo del Santo. Piantato nel giardino della sua casa, alla morte di Basilio il roseto divenne il confine della proprietà divisa tra i due figli.

In seguito avvenne una rottura tra i due rami  della famiglia, e la pianta smise di fiorire. Un 25 aprile di molti anni dopo un discendente di un ramo della famiglia si innamorò, ricambiato, di una discendente dell’altro ramo. Si innamorarono imagesCAJUVB3O.jpgguardandosi attravero il roseto che separava i due giardini, ed il giovane , vedendo un bocciolo di rosa, l’unico, lo raccolse e lo donò alla fanciulla che già amava. In ricordo di questo amore che avrebbe restituito l’affetto e l’armonia alle due famiglie i veneziani offrono ancor oggi il “bocolo” rosso alla donna amata.

 

Lo scheletro e le sue campane

colonne_rosa.jpgSotto il sole, il cielo azzurro e i turisti che affollano Piazzetta S. Marco, non si può pensare che in questi luoghi così belli, artisticamente decorati siano legati i ricordi delle persone che, nel lontano passato, furono giustiziate accanto ad una colonna del porticato del Palazzo Ducale, mentre altre due,al piano superiore  che  hanno un colore diverso,sono rosa,  erano destinate alla lettura della sentenza di morte, che veniva  eseguita immediatamente dopo.

Il condannato veniva costretto a guardare il quadrante dell’orologio della torre per conoscere esattamente l’ora romanazdscf0027.jpgdella propria morte, e poi veniva giustiziato.

imagesCAIP7HFF.jpgC’era una piccola opportunità di cavarsela, anzi vana: quella di girare attorno al basamento di una colonna del Palazzo, che anche ora si può notare quanto sia consumato, senza cadere. imagesCA8TG8HS.jpg

Ma il basamento era così stretto che nessuno riusciva a farcela.

Un’altra, terribile fine la facevano i prigionieri che venivano rinchiusi in una gabbia di ferro (la gheba) ed appesi al campanile, che si trova a lato del Palazzo Ducale.

imagesCAEYZQP5.jpgIl Campanile, un amico per i veneziani, costruito nel IX secolo, poi come imploso,è caduto dentro sè stesso, ma, fortunatamente un angolo rimase intatto, e da quello si potè ricostruire la Loggetta del Sansovino, e poi il campanile intero.

E’ alto quasi 100 metri, e sopra vi è la Statua d’Oro dell’Arcangelo Gabriele alta tre metri. che gira spostata dal vento, e quando guarda alla Basilica per i Veneziani significa che ci sarà l’acqua alta.

Si racconta che un giorno il Kaiser Federico III d’Asburgo, uscito da un ricevimento dato dal Doge in suo onore, seccato per aver dovuto fare tante scale per accedere alla Sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale, si arrampicò con il suo cavallo bianco sulla scala a chiocciola del campanile, per dimostrare la sua superiorità al Doge.

Nessuno riuscì più ad emulare l’impresa.

Galileo Galilei durante la sua permanenza a Venezia usò il campanile come specola, e sempre li nel 1609 presentò il suo cannocchiale alla Signoria.

imagesCAXDV1CZ.jpgIl campanile ospita  cinque campane: il Maleficio i cui rintocchi accompagnavano una condanna a morte, la Nona, perchè segnava le nove, la Trottiera, quella delle Pregadi, che chiamava i magistrati ed i Senatori alle sedute a Palazzo Ducale, e per ultima la Marangona, l’unica che si è salvata dal crollo. Segnava l’inizio e la fine dell’orario di lavoro per i marangoni (carpentieri), ma sopatutto era l’unica che segnava i dodici rintocchi della mezzanotte.

E tutt’ora sempre a mezzanotte segna la fine del Carnevale, battendo i fatidici dodici rintocchi nella notte tra martedì e mercoledì.

Molo legato al  campanile ed alle  campane, specialmente alla Marangona, fu un uomo altissimo, il campanaro Zani, il cui scheletro è conservato al Museo di Storia Naturale di Venezia, cioè il Fondaco dei Turchi.

imagesCATPDHP8.jpgRaccontano testimoni attendibili che questo scheletro, ogni mezzanotte si allontana dal museo per andare a suonare le sue campane nel suo campanile.

Poco più a destra, guardando la laguna e la punta della dogana, ci sono dei giardini pubblici.

E’ nota a tutti veneziani la vicenda legata a questi giardini, abbastanza recente: era il 1921 quando Vinicio Salvi andò a cercare lumache, cosa che faceva ogni mattina presto. In quel giardino esisteva (ed esiste tutt’ora) una stata dedicata a Giuseppe Garibaldi.

imagesCASPWKCR.jpgVinicio, nella sua ricerca, si trovò vicino alla statua, ed il quel momento si sentì dare una poderosa spinta, per cui cadde a terra, e vide un’ombra rossa dileguarsi.

Raccontò la vicenda agli amici, i quali lo presero in giro, dicendogli che di ombre rosse lui avrebbe visto solo quelle che poteva bere al bacaro ( il bicchiere di vino a Venezia è chiamato ombra, ed il Bacaro è il l locale dove si mangiano cicchetti e si beve vino)

Qualche giorno dopo però capitò la medesima esperienza ad una coppia di fidanzatini c he cercavano un pò di intimità, poi ad un pescatore, che ne ricavò un bernoccolo in testa.

Tutti questi eventi cominciarono a creare un pò di inquietudine per cui fu costituita una ronda notturna. La notte successiva la ronda potè appurare la verità della vicenda, ma l’ombra rossa non si dileguò, anzi, prese le sembianze di un garibaldino.

Tra la gente che intanto era confluita al luogo vi fu una persona che riconobbe nel
fantasma Giuseppe Zatti, nato nel 1838, che, durante la spedizione dei 1000 aveva promesso a Garibaldi di guardargli sempre le spalle, anche dopo morto.

Il Comune allora decise di costruire la statua di Zatti proprio dietro all’eroe dei due mondi, e da quel momento non si ebbero più apparizioni.

 

Apr 6, 2013 - Luoghi    3 Comments

Campi, campielli e corti a Venezia

canal_detto_canaletto_009_Campo_Santa_Maria_Formosa_1735.jpgcampo.jpgI Campi a Venezia sono ampi spazi dove la Chiesa, soprattutto con la parte absidale è in posizione predominante e determina una complessa configurazione di questi importanti centri cittadini, come i Campi di S. Polo, S. Maria Formosa, S. Giacomo dell’Orio e S. Giovanni e Paolo.

Qui ha una posizione importante anche il campanile che con la sua direttrice verticale contribuisce alla varietà di prospettive e delle scenografie; essi sono tra i più blli di Venezia ed anche tra i più antichi, come si può determinare dall’epoca di fondazione della chiesa.

cazza.jpgcazza-ai-tori.jpgCanaletto_(1697-1768),_Venezia,_campo_Santi_Giovanni_e_Paolo,_1741.jpgQui si svolgeva la vita sociale della città, in quanto venivano ospitati mercati, cacce ai tori ( detti cazze ai tori)un sorta di corse dei tori come a Pamplona, ed anche cerimonie pubbliche, fiere popolari, spettacoli all’aperto, insomma tutto quello che una popolazione pronta al divertimento ed alla convivialità desidera vivere fuori dalla propria casa.

Vi sono però a Venezia numerosissimi altri spazi pubblici, piazzette fuori dal traffico principale, quasi sempre chiusi tra edifici di abitazione, non servite campiello a Venezia.jpgCampiello del Remer.jpgda un canale. Queste piazzette si chiamano “campielli” o ” corti”.

La corte è in genere uno spazio rettangolare, talvolta molto allungato quasi come una calle, cone alle estremità due campiello 1 a Venezia.jpgcampiello 3.jpg“sottoporteghi” per la comunicazione verso l’esterno. Nelle corti e nei campielli vi sono sempre uno o più pozzi, decorati con vere da pozzo istoriate, lavorate e di grande bellezza.

patera con grifi dell'arco della corte seconda del Milion.jpgCorte del Milion arco bizantino.jpgCorte del milion.jpgTra gli esempi più antichi è la Corte del Milion, così denominata perchè vi si trovava l’abitazione di Marco Polo, ed è ricca di numerosi elementi architettonici e decorativi veneto-bizantini e gotici.
UN’altra corte assai antica è Corte Barzizza a San Silvestro, piena di fascino medievale.

Ne campielli e nelle corti, in questi spazi così riservati,  quasi continuazione all’aperto della casa di abitazione, si svolgeva la vita cittadina più intima e segreta, e vi si stabilivano i più immediati e quotidiani rapporti sociali: con il brio dei veneziani, con la voglia di “ciacolare” nascevano amori, dicerie, litigi…vite campiello-pisani.jpgtrato dalla Commedia di Goldoni.jpgCarlo Goldoni.jpgvere e convissute: non a caso Carlo Goldoni scrisse ” Il Campiello”, che rappresenta appunto questo piccolo, vivace e sapido mondo veneziano, dove il vero protagonista in definitiva risulta essere appunto l’ambiente comune del campiello.

La reliquia della Santissima Croce

imagesCAZC9EYY.jpgimagesCA8M6IGZ.jpgimagesCAH8SZ12.jpgQuesta scuola è indubbiamente considerata la più grande istituzione laica di Venezia. Contemporanea alla più antica Scuola della Carità, il cui anno di fondazione è il 1261, la Scuola di S. Giovanni Evangelista  ricevette la massima notorietà  allorquando, nel 1360 il Guardian Grande della Confraternita, Andrea Vendramin, ricevette da uno dei massimi funzionari del Regno di Cipro , la reliquia della SS. Croce  a lui pervenuta dal patriarca  di Costantinopoli.

Grazie a questa donazione la Confraternita assunse un prestigio ed una fama fino ad allora sconosciute, tanto che i fedeli presero il pubblico impegno morale di rendere l’edificio all’altezza del tesoro in esso conservato,

imagesCASDW2GZ.jpgimagesCA16XN2E.jpgimagesCA3Z0E6N.jpgLe straordinarie sale delle gallerie dell’Accademia ospitano  alcune delle meravigliose opere dedicate alla SS. Croce: Processione della Croce in P,zza S.Marco, il Miracolo della Croce di Ponte di S. Lorenzo, di Gentile Bellini, ed il miracolo della reliquia della croce di Vittore Carpaccio, le quali, oltre che al significato profondamente religioso che esprimono, impressionano per l’estrema nitidezza  con cui ci regalano spaccati della vita veneziana di allora.

Parimenti alle vicende artistiche procedettero quelle architettoniche ed intorno al 1415 la Scuola era praticamente finita.

imagesCAY7DZPW.jpgimagesCAWSDS2H.jpgA Bartolomeo Bon è da accreditarsi il magnifico portale marmoreo sormontato da un lunettone con l’Aquila, simbolo  proprio di S. Giovanni Evangelista, portale appunto che dava accesso al cortile privato, delimitato dall’edificio della Scuola, e della vecchia Chiesa sulla sinistra.

imagesCAA0P3G2.jpgNel 1498 Mauro Codussi, straordinario architetto ( membro della Scuola del Tajapiera) redige il progetto del sontuoso salone che porta ai piani nobiliari, e lo realizza caratterizzandola con la classica bifora  al piano intermedio, elemento da sempre presente ed emblematica dell’architettura Codussiana.

imagesCABQIS51.jpgimagesCAOEL9YQ.jpgimagesCA0JX7T8.jpgAi giorni nostri una parte della Scuola è diventata albergo, ma la reliquia della croce è sempre li, e per la gentilezza dei proprietari è accessibile alla vista dei visitatori.

 

Mar 20, 2013 - Luoghi, Società veneziana    1 Comment

Il fulcro vitale di Venezia

Fabbriche vecchie di Rialto.jpgPalazzo dei Camerlenghi.jpgPalazzo dei 10 Savi 3.jpgPalazzo dei 10 Savi 1.jpgIl maggior addensamento di edifici pubblici avvenne, come è ovvio, attorno a San Marco, ma anche, come già visto, nella zona di Rialto col Palazzo dei Dieci Savi, quello dei Camerlenghi, le Fabbriche Vecchie e le Fabbriche nuove, che costituivano le sedi delleMagistrature.

Forno militare 1473.jpgFabbriche nuove 3.jpgFabbriche nuove 2.jpgFabbriche nuove 1.jpgVicino all’Arsenale invece furono creati due importanti edifici legati all’attività marinara, i Forni del Pane e i Magazzini dei Cereali.

All’infuori delle zone pertinenti i tre centri si trovano ben pochi edifici di interesse pubblico che non fossero legate alla funzione difensiva del più importante ingresso alla Laguna, cioà al Lido di Venezia: la cosiddetta Forte di San Andrea 3.jpgForte di San Andrea 2.jpg” Casa Rossa” di pertinenza del Consiglio dei Dieci, il ” Castel Vecchio” una fortificazione medievale ora scomparsa, ed il Magazzini del sale alle Zattere.jpg“Castel Novo” o Forte di S. Andrea, opera militare del Sammicheli.

Sulle rive del bacino di San Marco si trovano, come abbiamo visto, i Granai di San Basilio ed i Forni pubblici che affiancavano il rio dell’Arsenale, e sono quindi in qualche modo legati a questo complesso industriale.

Punta della dogana 3.jpgMagazzini del Megio.jpgLa ” dogana da mar” centro dell’attività portuale si ricollegava al centro di San Marco: poco distante, sulla riva delle Zattere troviamo i magazzini del sale di fronte ai quali, sulla riva dell’Isola della Giudecca si allineavano numerose costruzione adibite a depositi di granaglie.

Altro edificio di simile destinzione è il Magazzino del megio (miglio) ben addentro nel Canal Grande. Di grande rilevanza è notare che tutti i tre centri preposti ad attività pubbliche furono costruiti pressapoco negli stessi anni: La Chiesa di San Marco fu iniziata nel 1063, il Punta della dogana de mar.jpgpunta della dogana de mar 1.jpgPalazzo Ducale dal 1106 alo 1116, i Mercati di Rialto nel 1097 e nel 1104 l’Arsenale.

Piazza e piazzetta S. arco.jpgPiazza e piazzetta San Marco 1.jpgLa Piazza e la Piazzetta S. Marco, il complesso architettonico-monumentale più ricco e fastoso della città divennero quindi il vero centro di espansione di questa città così particolare che aveva nella flotta potente, nell’abilità dei mercanti e nella possibilità di scambi la porta illuminata verso l’Oriente.

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