Tagged with " misteri"

Fantastici canali e rii sinuosi della magica Venezia

Canale di Cannaregio 3.jpgCanale di Cannaregio 1.jpgCanale di Cannaregio.jpgCanale della Giudecca 2.jpgCanale della Giudecca 1.jpgCanale della Giudecca.jpgDelle  vie Canal Grande 2.jpgd’acqua di Venezia i Canali, sono quelli esterni alla città, che solcano la Canale di Cannaregio 4.jpgCanal Grande 1.jpglaguna aperta e all’interno sono quelli più Canal Grande 3.jpgCanal Grande 4.jpgCanal Grande 5.jpglarghi ed importanti, come il Canale della Giudecca, il Canal Grande e il Canale di Cannaregio. Tutte le altre Canal Grande 6.jpgvie d’acqua si chiamano rio; a volte assumono il diminutivo di “riello” o addirittura di “rio menuo” (rio minuto).

Rio 1 a Venezia.jpgI rii sono in genere canali molto stretti e spesso con andamento sinuoso, data la loro derivazione fluviale, ed è per questo motivo che la forma di Venezia è stata condizionata nel suo sviluppo fin dalle origini, e ciò per ragioni costruttive.
Infatti tutti gli edifici di Venezia sono poggiati direttamente o attraverso palificazioni  su uno strato particolarmente resistente formato di argilla e sabbia compresse chiamato “caranto”, che si trova a qualche metro di profondità.

rio 3.jpgrio 2.jpgE’ stato accertato che nell’alveo dei canali lo strato di caranto molto spesso viene eroso, parzialmernte o del tutto, dall’alternarsi delle maree e, un tempo, dalle correnti fluviali; al posto del caranto allora si deposita della melma o altro materiale “incoerente”, non adatto perciò a portare carichi.

rio 4.jpgEcco perchè le costruzioni sul terreno lagunare debbono rispettare l’andamento irregolare dei rii che sono stati talvolta interrati per migliorare la viabilità, ma non certo per costruirvi sopra.

Di conseguenza le facciate di molti palazzi hatto una linea decisamente curva, come ad esempio i palazzi gotici di Campo San Polo (un tempo fiancheggiati da un rio) o come il Palazzo Palazzi in Campo San Polo.jpgPalazzo Soranzo in Campo San Polo.jpgQuerini Stampalia a Santa Maria Formosa, o il fianco di Cà Pesaro.

Per la medesima ragione si sono formate certe labirintiche sistemazioni stradali, soprattutto nelle zone più antiche, come nelle zone di San Marco, S. Polo e Santa Croce: esse sono il risultato di un ingegnoso adattamento per sfruttare al massimo il poco e irregolare terreno disponibile.

Alcuni canali o rii sono fiancheggiati solo da edifici che sorgono direttamente dall’acqua, come il Canal Grande, e numerosi rii interni come Rio Laterano o Rio S. Polo, altre volte Palazzo Querini.jpgPalazzo Pesaro.jpgvista dall'alto di San Marco.jpgda una parte vi sono palazzi e dall’altra una via pedonale chiamata “fondamenta”, come Rio S. Alvise, Rio della Sensa, S. Lorenzo.

rio 6.jpgrio 5.jpgAltri invece sono fiancheggiati su entrambi i lati da fondamente ed edifici, come il Canale di Cannaregio, Rio Marin, Rio S. Trovaso. In questi rio 7.jpgcaso la via d’acqua non è altro che una parte di un complesso di differenti viabilità e di un unico sistema urbano a rio a Venezia.jpgcarattere lineare (edifici, fondamente, rio, ponti) molto razionale e fra i più diffusi in città.

Lo stretto intreccio tra le costruzioni e l’acqua, su cui e di cui vive Venezia è fonte di questi ingegnosi adattamenti, frutto dell’intelligenza e della capacità dei Veneziani di  vivere pienamente il proprio territtorio, in un delicato e meraviglioso equilibrio.

 

 

 

Lug 12, 2011 - Esoterismo, Leggende, Luoghi, Misteri    5 Comments

Lo stregone e i leoni dell’Arsenale

arsenale1.jpgL’Arsenale di Venezia era il cuore pulsante di questa Repubblica che basava i suoi successi sulla potenza navale. Completamente circondata da mura alte, in modo che nessuno potesse spiare all’interno.

E’ situata a Castello, e la sua superficie era circa un decimo del Centro storico di Venezia.

La sua costruzione fu iniziata dal Doge Ordelao Falier nel 1104, ma le prime fonti certe risalgono al 1220.

Le arsene erano gli “squeri” che costruivano le imbarcazioni della Repubblica, ed il più importante era quello in località Terranova, a San Marco (dove ora ci sono i Giardini Reali”), ma venne chiuso nel 1341.

L’arsenale era completamente autonoma: oltre alle navi venivano create le vele, le gomene, e tutto quanto poteva servire ad armarle.

Il luogo è’ davvero straordinariio, da vedere.ponteParadiso.jpg

imagesCA48TLY0.jpgEd a proposito di questo luogo, e specificatamente dei quattro leoni che sembrano stare a guardia del portale, si narra una storia molto particolare.

Dei quattro leoni, appunto, i due più grandi, recanti delle inscrizioni runiche, vengono da Atene, trasportate come bottino di guerra, mentre degli altri due più piccoli, uno viene da Delos, a memoria della vittoria di Corfù, nel 1718.

Si narra quindi che nel novembre 1719, dopo una tempesta durata un paio di giorni, furono rinvenuti proprio vicino al portale dell’Arsenale i corpi orribilmente dilaniati di due marinai, uno greco e l’altro maltese..sembravano essere stati straziati da una belva.

imagesCAAJM040.jpgLe autorità cercarono di sapere se per caso qualche belva fosse fuggita da qualche serraglio, ma nulla. La gente aveva paura, e si cominciò a parlare di magia, dei leoni dell’Arsenale, del luogo.

Comunque sia la sorveglianza della zona venne affidata alla Marina, e specificatamente al Capitano Enrico Giustinian.

Dopo circa una settimana altra notte di tempesta, ed un nuovo corpo orribilmente squarciato, quello di tale Jacopo Zanchi, una sorta di perdigiorno, persona poco affidabile come la moglie, prostituta a tempo perso.
Essi abitavano poco distanti dal luogo del ritrovamento, e quest’altro evento fece aumentare il terrore nei residenti nei pressi.

Capitò proprio ad Enrico Giustinian di assistere come molte altre persone ad una scenata che la vedova del Zanchi fece dalla Calle, rivolta ad un vecchio mercante con fama di usuraio, chiamato Foscaro, il quale, ricevendo improperi ed insulti dalla donna, si affacciò alla finestra, e quasi sibilando le disse: vedremo dove finirà la tua baldanza la prossima notte di tempesta.

Al che il Giustinian decise di aumentare la sorveglianza. Passarono altre sei notti, e tutto tranquillo, la settima, ecco di nuovo la tempesta.

Il Capitano si nascose vicino all’entrata dell’Arsenale, ed attese. Passarono le ore, ed infine, tra mezzanotte e l’una, sempre sotto la pioggia battente ed il vento, un arco di fuoco arrivò dalle case vicine, e letteralmente materializzò il vecchio Foscaro vicino ai leoni più grandi.

leoni.jpgEgli girò attorno ad uno di questi, sfiorando con le dita l’inscrizione runica, e contemporaneamente pronunciandone il significato.

In quel momento un globo luminoso si formò sul portale, ed un primo fulmine colpì il leone seduto. Davanti agli occhi di Giustinian il grande leone prese lentamente vita, enorme e feroce.

Proprio in quell’istante la vedova del Zanchi, accompagnata da un’amica girò l’angolo della riva, e mentre un secondo globo con un secondo fulmine colpiva l’altro leone , il primo stava già azzannando ferocemente una delle due donne.

Il vecchio osservava la scena, impassibile, e, scossosi dal terrore il Capitano sguainò la spada e colpì il vecchio al petto, proprio mentre un terzo fulmine colpiva il terzo leone.
Con uno spaventoso ruggito ed un lampo accecante tutto tornòall’istante come prima: i leoni al loro posto, immobili, l’amica della vedova, morta sbranata immersa nel suo sangue. Del vecchio rimase solo un cuore di pietra accanto alla spada che era caduta sui masegni; era cvon un cuore di pietra nel petto che egli aveva trasformato la pietra in carne.

La testa del terzo leone era ancora viva, e ruggiva e si muoveva disperatamente ancorata com’era ad un corpo di pietra, per cui il Giustinian lo decapitò. La testa non cadde ma esplose letteralmente, spandendo intorno una sostanza nerastra.

Le successive indagini dimostrarono che il vecchio era uno stregone, ed era stato imbrogliato da Zanchi, per cui aveva voluto vendicarsi.

santag.jpgLa vedova venne rinchiusa in manicomio, perchè era impazzita, e la testa del terzo leone venne sostituita, come si può vedere ancor oggi.

Leggenda forse legata a qualche elemento di verità, ma pur sempre suggestiva e il mistero è intriso in questo luogo fantastico, ricco di elementi antichi e legati alla magia, che a Venezia si possono vedere, toccare e magari, chiudendo gli occhi, rivivere in una sorta di viaggio nello spazio e nel tempo!

I medaglioni alchemici di S. Marco

imagesCANA7XLG.jpgimagesCANA2SEB.jpgLa Basilica di S. Marco nasconde mille segreti, come abbiamo visto legati ai rosacroce, ai massoni, ed anche agli alchimisti.

Si può verificare la traccia di questa relazione  nei quattro bassorilievi circolari, chiamati medaglioni alchemici, che ornano la sua facciata rivolta a nord, cioè quella antistante la piazzetta dei leoni.

Vi sono rappresentati nel primo in alto a sinistra un pavone, in quello in basso a sinistra medaglioni Alchemici.jpgc’è un leone che azzanna un uomo armato di spada, in quello in alto a destra un uomo che cavalca un leone suonando il flauto in una foresta di quercie, nell’ultimo, in basso a destra un uomo che cavalca un animale con due teste, una di cane ed una di ariete.

In alchimia alcuni animali trovano corrispondenza con minerali e con le varie interpretazioni anche con il procedimento della grande opera (la mutazione) che deve portare alla conclusione del procedimento.

bestiario alchemico -pavoner.jpgimagesCA2W0AQO.jpg180px-CaudaPavonis.jpgIl pavone, o la sua coda, rappresenta una fase in cui appaiono molti colori. La maggior parte degli alchimisti collocano questa fase prima dell’Albedo, la bianchezza. Gerhard Dorn (XVI secolo) ebbe a dire: questo uccello vola durante la notte senza ali. Alla prima rugiada del cielo, dopo un ininterrotto processo di cottura, ascendendo e discendendo prende la forma di corvo, poi di una coda di pavone: le sue piume diventano bianchissime e profumate, e finalmente diviene rosso fuoco, mostrando il suo carattere focoso.

I colori si riferiscono ai tre stadi della Grande Opera, con la Rubedo per la rossezza per ultima.

La fase dei tanti colori era anche simboleggiata dall’arcobaleno, o dalla dea berstirio.jpgbestiario 2.jpgdell’arcobaleno, Iris, la messaggera degli Dei, che in particolare faceva da tramite tra Zeus e i mortali. Nella Grande Opera la coda di pavone può avere due significati. Può essere la raccolta e la totalità di tutti i colori nella luce bianca.

Il secondo significato è che rappresenti il fallimento del processo alchemico. L’alchimista cerca l’unità espressa dalla luce bianca, ma durante la meditazione possono verificarsi sentimenti di esaltazione e osservazioni inusuali. Può accadere che l’oggetto della meditazione cominci ad irradiare meravigliose luci e colori, o si espanda e si contragga ritmicamente.

bestiario salchemico.jpgNell’antichità il simbolismo del leone ebbe un ampio impiego. Il colore e la fulva criniera lo fecero associare al sole, che con la sua energia dona la vita. Nell’iconografia egiziana il leone veniva ritratto in coppia, con lo sguardo rivolto all’orizzonte.

I filosofi alchemici affidarono all’immagine del leone giovane il simbolo dell’alba, ed al leone vecchio, il tramonto.

Questa distinzione si tradusse nella descrizione alchemica del Leone verde, rosso, che materealizzavano l’uno l’inizio, l’altro la fine dell’opera(cioè la mutazione alchemica).

imagesCAMISXWQ.jpgL’oro era quindi il leone rosso che divora quello verde, ed era in definitiva il percorso che avrebbe dovuto compiere l’alchimista per raggiungere la perfezione attraverso la lavorazione della materia cruda, il fuoco iniziatore, lo zolfo imagesCAPG6FWF.jpgleone.jpgsegreto alchimisti.jpgimagesCAW7FCM0.jpgfilosofico e finendo con il re dei metalli, la polvere di proiezione: la Pietra filosofale.

 

I Padri Cruciferi a Venezia

imagesCA5I64WE.jpgospitalier.jpgimagesCASXCQTR.jpgDei vari Ordini che affiancarono i Templari nelle crociate, vi furono i Cavalieri dell’Ordine Ospitaliero, o Giovanniti, il cui compito era quello di assistere i pellegrini ed i crociati anche dal punto di vista medico e di sostentamento.Essi,  in seguito confluirono nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, , e dettero il loro apporto alla vittoria nella Battaglia di Lepanto.

Assieme agli ospitalieri vi fu un altro Ordine dedicato alla cura dei feriti, dei malati, della gente bisognosa: I Padri Cruciferi.I Fraters Cruciferi appartenevano ad un ordine nato  probabilmente in Oriente, ma  vantavano le proprie origini addirittura dai primi cristiani. Affermavano di essere stati fondati da S. Cleto, e rifondati da S. Ciriaco, patriarca di Gerusalemme nel IV Secolo.Nel 1169 papa Alessandro III diede loro una costituzione ed una regola simile a quella degli Agostiniani.

Cavalieri Ospitalieri o Cruciferi.jpgcavalieri ospitalier.jpgimagesCALMNGBJ.jpgCavalieri ospitalieri.jpgPapa Pio II diede loro un abito blu e fece sostituire il lungo bastone a forma di croce che sempre recavano con sè, con una piccola croce d’argento.

Giunsero ad avere 208 Monasteri in Italia: Bologna, Roma, Milano, Napoli e Venezia. A Bologna Papa Clemente IV fece casa generalizia dell’ordine nel Convento di Santa Maria Morella a Bologna, e fu da li che nacquero i Crutched Friars inglesi, di cui si ha notizia anche in Irlanda ed in Boemia.

oratorioi gesuiti.jpgimagesCAL23325.jpg025ItaliaVeneziaGesuiti.jpgA Venezia, il Monastero in cui si insediarono i Crociferi  fu la Chiesa di S. Maria Assunta, detta dei Crociferi, e la sede dell’ospedale fu l’oratorio, del XIII secolo.imagesCABDFND0.jpg
imagesCAFTGB7P.jpgOra sono noti come la Chiesa dei Gesuiti e l’Oratorio, che è rimasto comunque, fino ai giorni nostri,  ospizio per donne.

tiziano_martirio-san-lorenz.jpgLa chiesa, ora dei Gesuiti si trova nel campo omonimo, ed è un capolavoro che ospita comunque il ” Martirio di San Lorenzo ” di Tiziano,Madonna col Bambino di  Andrea dell’Aquila (1604) Assunzione di Maria di Tintoretto ( 1555)Monumento funebre al Doge Pasquale Cicogna del Campagna, Spirito Santo con Maria di Antonio Balestra (1704)Santa Barbara di Giovanni Maria Morleiter, ed il Monumento Funebre alla Famiglia De Lezze del Sansovino ( seconda metà del XVI Secolo) oltre alla Sagrestia che ospita venti dipinti di Palma il Giovane; Vi era custodito inoltre il corpo di Santa Barbara (la vergine di Nicomedia),motivo di attrito fra Cruciferi e le monache di Torcello che sostenevano di dovere detenere le spoglie della Santa donate loro dal Doge Pietro Orseolo.

imagesCADST4XK.jpg003ItaliaVeneziaGesuiti.jpgIn seguito papa Alessandro VII nel 1656 decise di sopprimere l’Ordine, poichè, a suo avviso, vi era stata una certa rilassatezza dei costumi, ed il numero degli adepti si era notebolmente ridotto.

imagesCAK2PLU6.jpgimagesCAF8CNQV.jpgSi dice invece che, dopo aver distrutto l’ Ordine dei Templari, Filippo il Bello, in Francia, donò buona parte degli averi di questi cavalieri proprio ai Crociferi.Ora proseguiremo su questo meraviglioso campo, quello dei Gesuiti appunto a cui fu affidata la chiesa, che venne comunque ricostruita perchè troppo piccola per questa compagnia di Gesù fondata da San Giovanni di Loyola nel 1535.Andiamo in fondo al Campo, , dove si giocava a pallone, e si può intravvedere, in lontananza, l’isola di S. Michele, cimitero monumentale e fantastico, ed il Casin degli Spiriti.sanmichelebluverdebiancoazzurr.jpg

Le Boche de Leon a Venezia

ricordo della congiura.jpgDal 1310, dopo la congiura di Baiamonte Tiepolo furono costruite a Venezia diverse Bocche di Leone  ( Boche de Leon) o Bocche per le denunce segrete (boche de le denuntie), simili alle nostre cassette postali, distribuite almeno una in ogni sestiere, vicino a collocazioni della Magistratura, a Palazzo Ducale o  alle chiese, e servivano a raccogliere notizie, delazioni o segnalazioni contro coloro che si macchiavano dei crimini più vari.

Si chiamavano così perche attorno alla fessura creata per “impostare” i fogli con le denunce scritte veniva scolpita l’immagine di un muso di leone, dall’espressione spaventosa e truce.

Solo i Capi del Sestiere potevano accedere al retro del muro dove erano poste le varie cassette, le cui chiavi venivano tenute dai Magistrati, ed ognuna di esse raccoglieva le delazioni per un tipo diverso di reato: dalle accuse di evasione delle tasse, a quelle che   riguardavano i bestemmiatori, e varie altre.

Consiglio dei dieci 1.jpgb11salabussola.jpgBocca di Leone sul muro della chiesa alle Zattere.jpgBocca di leone per le tasse a Venezia.jpgMolto spesso si trattava di delazioni prive di ogni fondamento, dovute all’invidia o all’odio di una persona verso l’altra, altre volte invece queste segnalazioni salvarono anche la stessa sicurezza della Serenissima.

I Savi dei Dieci e i Consiglieri dei Dieci accettavano le denunce anonime solo se si trattava di affari di Stato, con l’approvazione dei cinque sesti dei votanti.

Non era però così facile, come si può pensare, il consiglio dei dieci.jpgaccusare qualcuno. Nel 1387 il Consiglio dei Dieci ordinava che le accuse anonime inviate tramite lettera, senza firma dell’accusatore e senza attendibili testimoni d’accusa sulle circostanze segnalate, dovevano essere bruciate senza tenerne minimamente conto.

Nel 1542 fu decretata una legge che stabiliva l’accettazione delle denunce  solo se venivano citati almeno tre testimoni presenti  al fatto.

Anticamera Consiglio dei 10 Boca de Leon Palazzo Ducale.jpgSan%20Martino%20bocca.jpgPalazzo Ducale loggia orientale bocca de leon.pngIl Consiglio dei Dieci applicava con scrupolosità la legge stabilita dagli Avogadri dello Stato.Era necessario indagare scrupolosamente per stabilire la verità, con giustizia e chiarezza, non giudicare nessuno in base ai sospetti, ma ricercare le prove concretamente, ed alla fine pronunciare una sentenza pietosa.

Palazzo Ducale 4.jpg250px-Venice_-_St__Martin%27s_Church.jpg250px-Venezia_-_Chiesa_di_S_Mois%C3%A8.jpgPalazzo Ducale 3.jpgS. Maria della Visitazione.jpgPalazzo Ducale.jpgTutt’ora si  possono ammirare, per la loro spettacolarità a Palazzo Ducale, sul muro della chiesa di S. Maria della Visitazione alle Zattere, sulla Chiesa di S. Martino a Castello,  e quella di S. Moisè a San Marco.

I delatori, come dappertutto cercavano di ottenere vendette o vantaggi rispetto a qualche rivale, ma la saggezza e la coerenza di uno Stato che faceva della giustizia uno sei suoi cardini (basta vedere tutte le statue che la raffigurano) era garanzia per i cittadini della Serenissima che si sentivano tutelati, e che vantavano con orgoglio il loro essere figli della Repubblica di Venezia.

Alla ricerca degli Alchimisti

images.jpgIn questa straordinaria città, ricca di richiami arabi, egiziani e depositaria di libri così importanti per gli studiosi dell’alchimia, della Kabbalah, si trovano sempre riferimenti precisi alla clavicola(chiave) di Re Salomone, al suo anello, al suo sigillo e al labirinto, e pure alla pietra filosofale.

Venezia è una città che ospita, senza alcun mistero, la Sede del Priorato dei Cavalieri di Malta e, in Campo S. Maria Formosa, la sede dei Massoni imagesCA1VXMQP.jpgveneziani, che ospitava ed enumerava importanti persone anche del Seicento e Settecento, tra cui, famosissimo, Giacomo Casanova.
 
Quella del Settecento veneziano fu un’epoca straordinaria, perchè in giro per l’Europa si trovavano altri personaggi enigmatici come Casanova, estremamente misteriosi come il Conte di Saint Germain, nato nel 1698, e di cui non si conosce l’anno di morte….. perchè non risulta morto,  e Alessando Cagliostro, altro alchimista, personaggio unico anch’egli.imagesCAW1JBLK.jpg

Si conobbero tutti e tre ed  è veramente interessante l’autobiografia di Casanova, leggere degli incontri fra Giacomo Casanova e Cagliostro davanti alla Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, luogo ricco di particolarità strane, luogo di strane presenze. Tutti e tre legati ai rosacroce, tutti e tre iscritti poi a logge massoniche vissero le loro vite strabiliando l’Europa, o facendosi ridere dietro, ma comunque, erano sempre persone che frequentavano re, regine, persone importanti vivendo sul filo della denuncia per eresia, o costretti in carcere.

imagesCA2CSSO0.jpgTuttora non si sa se sia ancora vivo il principe di Saint Germain, e non si trova nemmeno la tomba di Casanova, che, si dice, sia sepolto nella chiesa di S.Barnaba, dove è sepolto anche il corpo di uno dei custodi del Sacro Graal, il cavaliere Nicodemè de Besant-Mesurier.

Molti suoi contemporanei sostenevano che anche Giacomo Casanova fosse “il conte di Saint Germain” ovvero un uomo che non muore mai. E’ tutto da vedere, è tutto da provare, semmai si potrà provare qualcosa. IimagesCATPEVO9.jpgl Grellet nel suo “Les aventures de Giacomo Casanova en Suisse” (1909) riportava la dichiarazione di B de Marault, contemporaneo di Casanova: “Questo straniero va conosciuto assolutamente. Ha visto e viaggiato tutto, conosce tutte le lingue, mi ha dato prova di grandissima conoscenza delimagesCAOBGL1A.jpgla cabala. C’è chi dice sia il conte di San Germain”, l’uomo che non muore mai. Casanova quindi è ancora tra noi?

 

Mag 10, 2011 - Arte, Tradizioni    3 Comments

Osèle dogali e romantiche murrine a Venezia

Osele selvadeghe.jpgLa Vigilia del Santo Natale i Dogi veneziani erano soliti regalare ai nobili ed ai membri del Maggior Consiglio, cinque uccelli palustri, provenienti dalle vicine valli da pesca, chiamati ” Osèle selvadeghe”.

In questa consuetudine si affiancò, dal 1275 l’Isola di Murano, sede della potente “corporazione dei vetrai”trasferitasi in quell’isola perchè utilizzare le fornaci a Venezia città poteva comportare grossi rischi di incendi, visto che i tetti delle case erano ricoperti di paglia.

doge Antonio grimani.jpgNel 1521 il Doge Antonio Grimani convertì il dono “in natura” nell’omaggio di una moneta, chiamata appunto ” Osèla”, e Alvisde Mocenigo Osdella.jpgBattitore di oselle.jpgdoge Pietro Loredan osella.jpgFrancesco Loredan Osella.jpgl’occasione della consegna di tali monete venne trasferita alla ricorrenza dell’Ascensione.  L’ultima serie di “Osèle” venne coniata nel 1796. Nel frattempo venne data anche a Murano l’opportunità di coniare tali monete, che erano fatte d’oro o d’argento.

In seguito, oltre ai metalli nobili, furono coniate monete in fusione di vetro, con le matrici stampate a pressa di maglio. Queste furono autorizzate con Bolla Dogale, ed in una facciata veniva riprodotto lo stemma Dogale, e nell’altra il volto del Podestà. Le La prima Osella Muranese.jpgOselle.jpgOselle 3.jpgmedaglie venivano donate anche a cittadini che avevano raggiunto meriti ragguardevoli.

 

 

 

 

LE MURRINE

Murano 1.jpgantica murrina.jpgL’origine della murrina è leggendaria: Anticamente ogni vetraio realizzava delle composizioni con un miscuglio di vetro colorato come campionatura, per poi descrivere  le varie dosature nel suo manuale segreto.

Murano.jpgIl maestro vetraio era geloso delle sue murrine, perchè nascondevano le composizioni selezionate, che diventavano la base esclusiva dei colori per le lavorazioni più pregiate.

Quando c’erano delle murrine mal riuscite venivano gettate in lagura dai vetrai, per non farle ritrovare da nessun altro che potesse copiare la composizione.

Murrine 3.jpgvetreria a Murano.jpgLe murrine erano di forma circolare, col cilindro di uno spessore somigliante ad una moneta. Il diametro poteva variare, ed erano realizzate in una vasta gamma di colori.

Col tempo esse vennero utilizzate come moneta di scambio in certi paesi dell’Asia e della Persia dai mercanti veneziani. In certi casi veniva creato un foro per essere infilate nel cordone  di cuoio della sacca dove venivano custoditi i denari.

Nel corso dei secoli le Murrine vennero regalate alle fanciulle, venivano legate con una cordicella e venivano altra murrina as Venezia.jpgcollana antica con murrina.jpgcollana con pendente antico di mufrrina.jpgappese al collo dell’amata.

orecchinchini di murrina.jpgmurrina 5.jpgAnfora con murrine.jpgaltro impiegto dell'arte della murina.jpgAntiche tradizioni create con il fascino del fuoco , la maestria e l’alchimia degli antichi vetrai veneziani.

Tanti metri sopra il cielo di Venezia

Ermolao Barbaro.jpgJacopo de Barbari, incisore volante, tanti metri sopra il cielo per mostrare una Venezia vera, pullulante di vita, in crescita…è una sorta di excursus nel tempo e nello spazio  di una città carica di misteri, tesori, bellezze languide in bilico tra l’occidente e l’oriente, Oriente che la rende ancor più affascinante ed unica.

E quasi misteriosa è la nascita di questo genio della pittura e dell’incisione. Conosciuto con il nome de’barbari, de barberi, Barbaro,Barberino o Barbarigo (Venezia 1445 – 1516) e la sua unicità è la particolare tecnica di incisione.

Se il nome e la data di nascita sono incerti, egli fu descritto comunque da Albrecht Durer come ” vecchio e stanco”nel 1511.

apolllo e diana.jpgAlvise Vivarini.jpgcauduceo.jpgIl suo simbolo era il caduceo, il simbolo di Mercurio, e sembra pure che non facesse parte della nobile famiglia dei Barbaro , anche considerando che non fu mai elencato nella genealogia di questo casato.

Non si sa molto dei suoi primi decenni, nonostante Alvise Vivarini  sia stato indicato come suo maestro. Nel 1500 lasciò Venezia per la Germania, lavorò per l’imperatore Massimiliano I di Norimberga per un anno, poi si trasferì in Sassonia, per lavorare per Federico il Saggio, tra gli anni 1503, 1505, poi a Brandeburgo, tra il 1506 – 1508. In Germania fu conosciuto come Jacopo Waltch da Walsch, straniero, appellativo spesso usato con gli italiani.

arsenale di de Barbari.jpgapprodo de Barbari.jpgSembra che abbia fatto ritorno a Venezia con Filippo I di Castiglia, per il quale lavorò successivamente in Olanda. Nel 1510 lavorò per il successore di Filippo, Margherita d’Asburgo a Bruxelles e Malines.

veduta venez8ia.jpgveduta 15.jpgsquer1.gifNel gennaio 1511 si ammalò e fece testamento; a marzo l’Arciduchessa gli concesse una pensione a vita, vista la sua vecchiaia e la debolezza (debilitation et vieillesse) morì nel 1516 lasciando all’Arciduchessa ventitrè splendidi piatti cesellati.

venezia 8.jpgverduta.jpgvenezia 12.jpgvenezia 11.jpgLa sua prima opera documentata è l’immensa (1,315 x 2,818 metri, sei pannelli) e cartografia.jpgcon campanile.jpgdall'alto.jpgimpressionante Rialto de Barbari.jpgxilografia Veduta di Venezia del 1500, il 30 ottobre 1500 la Repubblica di Venezia  concesse all’editore tedesco Anton Kolb il privilegio di stamparla, dopoi tre anni impiegati sull’opera ad Museo Correr.jpgincidere minuziosamente su legno di pero le tavole (ora questi  stampi sono San Giorgio De Barbari.jpgcustoditi presso il Museo Correr a Venezia ).

Torre orologio de Barbari.jpgimagesCA4RAKRP.jpgillustgrazione.jpgd'uccelo de Barbari.jpgQuest’opera fu subito considerata un’impresa spettacolare e provocò fin dall’inizio un profondo stupore. Oltre alla veduta di Venezia produsse altre due opere con la stessa tecnica: Il trionfo di un uomo su un satiro, e La Battaglia tra uomini e satiri. Sicuramente, in queste due ultime opere, risulta importante l’influenza di Andrea Mantegna.

veduta 17.jpgveduta venez8ia.jpgprospettica.jpgparticolari de Barbari.jpgnatura morta.jpgVenezia 9.jpgLuca Pacioli.jpgimmagini de Barbari.jpgSono famosi e splendidi anche i suoi dipinti, come la natura morta con pernice, guanti di ferro e dardo di balestra, o il ritratto di Andrea Pacioli. Dipinse anche “Lo sparviere” (National Gallery, Londra) probabilmente facente parte di un’opera di dimensioni maggiori.

veduta 19.jpgveduta 18.jpgveduta 16.jpgTra i vari capolavori sparsi in tutto il Venezia 10.jpgmondo il Louvre possiede una Sacra Famiglia con San Giovanni, e a Filadelfia viene custodito il dipinto ” Il vecchio amoroso della giovane.”

 

 

Apr 21, 2011 - Arte e mistero, Luoghi    Commenti disabilitati su Gli inquietanti e magici quadri alle Gallerie dell’Accademia a Venezia

Gli inquietanti e magici quadri alle Gallerie dell’Accademia a Venezia

Gallerie dell'Accademia.jpgDel Museo delle Gallerie dell’Accademia abbiamo già parlato. Abbiamo parlato dei fantasmi dei frati che si aggirano tra le vecchie mura del convento e della chiesetta gotica che ne fa parte, ed a cui era collegato da un passaggio segreto.

Circa vent’anni fa vennero svolti lavori di ristrutturazione, e si decise di rimuovere il passaggio segreto  per creare un pratico ed utile bagno. In quel periodo una custode provava ogni tanto sensazioni strane nell’avvicinarsi al piccolo corridoio che sarebbe stato modificato, ed una sera, proprio al centro del piccolo androne, alla luce incerta delle lampade vide l’immagine di un bambino, biondo, bellissimo, sui cinque anni circa, vestito d’azzurro.

La donna era una persona pratica e poco propensa a lasciarsi andare anche se quell’immagine le faceva ricordare qualcuno, ma non ricordava chi.

venezia_san_marco_piazza_processione_illustrazione_di_gentile_bellini_galleria_della_accademia_venezia_italia_01.gifVenezia Gallerie dell'Accademia 3.jpgGallerie dell'Accademia 1.jpgDopo qualche giorno cominciarono i lavori, e, togliendo il marmo del pavimento gli operai scoprirono, con raccapriccio, delle piccole ossa umane..ossa di un bambino. La donna rimase sconvolta e raccontò a tutti dell’apparazione, al che, altri custodi  che spesso, per motivi di lavoro, andavano nel sottotetto (che è anche deposito di quadri, compresi moltissi di Rosalba Carriera) si ricordò di un ritratto di un bimbo: accompagnata al quadro la donna riconobbe il bimbo a cui le ossa probabilmente appartenevano.

la tempesta.jpgAltri sensazioni inquietanti si possono provare nel visitare questo museo; vi ho già parlato della famosissima “Tempesta” di Giorgione, pittore legato ai Rosacroce, e per questo legato  ad un simbolismo preciso ed alchemico, di cui “La Tempesta” è un esempio eclatante, ma altre sorprese attendono chi visita queste sale.

Ma ecco che, proprio addentrandosi in questi corridoi, ci appare all’improvviso ‘ex presidente della Repubblica Italiana, Oscar Luigi Scalfaro, nativo di Novara, ex possedimento francese, ma la sua immagine è quella di un Cardinale de Polignac.jpgScalfaro.jpgCardinale, e precisamente il Cardinale Francese De Polignac ( 11 ottobre 1661 – 20 novembre 1741), ritratto dalla mirabile Rosalba Carriera. Le concomitanze sono alquanto strane inquietanti, entrambi con l’erre moscia, il Cardinale visse per anni al Quirinale, a fianco  di Papa Clemente XI, così come l’ex presidente italiano ha trascorso il suo settennato proprio nel medesimo Palazzo.

Ma non finisce qui, ecco, in un’altra stanza, quasi sconvolgente, l’immagine di Eduardo de Filippo, seduto, in abiti cinquecenteschi e con in mano la maschera di Pulcinella: si tratta del famoso attore Tristano Martinelli, ritratto dal pittore Domenico Fetti , e conosciuto come il primo Arlecchino della Commedia dell’Arte, nato a Marcaria il 7 Aprile 1557 e morto a Mantova il 5 marzo 1630.

Eduardo de Filippo.jpgTristano Martinelli.jpgDue sosia straordinari, con collegamenti quasi incredibili: uno vissuto al Quirinale e “uomo di Chiesa” l’ex presidente noto come persona molto legata alla religione, e un attore che ha rappresentato Pulcinella, maschera tipicamente napoletana, legato all’immagine tortuosa, tormentata e straordinariamente dotata per quanto riguarda la commedia e la recitazione come Eduardo!

Ma l’ultimo quadro “inquietante” è  una tela apparentemente normale, molto intensa, questo si del famoso Lorenzo Lotto che rappresenta ” Ritratto di giovane uomo”. In base ad una ricerca sembra che la maggior parte dei visitatori di questo museo venga presa dalla famosa ” sindrome di Stendhal”, si sofferma insomma, assorta e quasi rapita davanti a questa immagine!!!..e istivamente avverte quasi un’esigenza nel toccare la tela, e dopo qualche istante prevale un’emozione talmente forte da provocare il pianto: l’espressione dolcemente malinconica provocata dal recente lutto per la perdita della madre, il gentiluomo posa la mano su un libro, ed è attorniato da simboli legati alla morte:  i petali di rosa caduti sul tavolo, la lucertola, che simboleggia morte e resurrezione sopra lo  scialle della defunta; misteri dell’arte e di ciò che questa può provocare nell’animo delle persone sensibili!”

ritratto di giovane uomo.jpgEcco, questa ed altre “strane e quasi magiche ” sensazioni si possano provare entrando in questo museo che raccoglie e racconta, assieme ai soffi gelidi del fantasma del frate che legge, assorto e in un’altra dimensione, seduto sulla prima panca della chiesetta gotica, attorniati da meraviglie della pittura, tanta storia della pittura Veneziana ed Italiana.

 

Mar 27, 2011 - Architettura, Luoghi    5 Comments

Noè, gli Arcangeli e la Giustizia a Palazzo Ducale a Venezia

Balcone di Palazzo Ducale con la statua della Giustizia.jpgIl doge Michele Steno fece costruire a Palazzo Ducale dal 1400 al 1404  da Pier Paolo e Paolo delle Masegne un grande balcone  sul Molo, simile ad un reliquiario, che reca in alto l’imponente statua della Giustizia, tema caro a Steno che prima di essere eletto Doge era stato per quattordici anni Procuratore di San Marco.

E’ interessante notare che nel contratto scritto Pier Paolo delle Masegne assicura che “l’opera sarà con i pilieri in Pietra d’Istria, decorata con marmo rosso di Verona  e le figure in marmo di Carrara”. L’opera deve dominare ed essere visto da tutto il bacino di San Marco. Il nome di Michele Steno è segnato accanto alla data di completamento del balcone nel 1404.

La figura della giustizia è dominante nel Palazzo, spesso assisa tra due leoni, come si può vedere nel tondo sopra l’ottava colonna, stilizzata al pari di un sigillo impresso su una moneta.

Noè ebbro con Sem e Jafet.jpgNoè ebbro a Palazzo Ducale a Venezia.jpgCapitello della Giustizia.jpgparte del balcone di Palazzo Ducale a Venezia.jpgUn’altra (a tutto tondo) di Bartolomeo Bon si trova al vertice della porta della Carta; anch’essa è gotica. Ed osservando attentamente le figure rappresentate sulle facciate del Palazzo Ducale possiamo notare il gruppo di Noè ebbro, con un grappolo d’uva ed un bicchiere in mano, mentre Sem e Jafet, provando pena e rispetto coprono le sue nudità, e Cam è posto dall’altra parte del porticato, simboleggiando così il suo lasciarsi vincere dallo sbigottimento  alla vista del padre ubriaco.

Noè ebbro con Sam e Jafet, a destra Cam.jpgNel piano superiore l’Arcangelo Raffaele che conduce per mano il piccolo Tobia (Tobiolo)nell’avventuroso viaggio che egli intraprende per incarico del padre.

Adamo ed Eva.jpgNell’angolo inferiore dell’angolo verso la Piazzetta sono raffigurati Adamo ed Eva, con l’albero centrale da dove scende il serpente, simbolo del peccato originale, mentre sul piano superiore l’Arcangelo Michele con la spada difende gli uomini dalla malignità del Tentatore.
Questi gruppi vengono per lo più datati 1390 circa.

giudizio di salomone.jpgAltro gruppo interessante è il Giudizio di Re Salomone, verso la porta della Carta, in cui viene celebrata la giustizia umanadi Salomone in confronto alla “Giustizia divina”rappresentata dall’Arcangelo Soprastante. C’è chi attribuisce la paternità di questo gruppo a Jacopo della Quercia, nel primo 400.

Poter ammirare queste splendide opere d’arte, a cui fanno seguito i capitelli gotici delle colonne è uno spettacolo che arricchisce quel tesoro d’architettura che è il Palazzo Ducale, e rimane sempra in scena, con la luce del giorno, Arcangelio Gabriele.jpgcon il bagliore del tramonto, rischiarate a distanza, di notte, dalle fiaccole di San marco.jpgfiaccole sul balcone della Basilica di San Marco, che ricordano il valore forte della Giustizia a Venezia.

Pagine:«12345678...13»