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Mar 21, 2011 - Angeli e demoni a Venezia, Misteri, Religione a Venezia    Commenti disabilitati su Il Demonio, l’Angelo e..il Papa a Venezia

Il Demonio, l’Angelo e..il Papa a Venezia

ca'soranzo.jpgA Castello c’è un palazzo la cui facciata guarda il canale verso S. Marco, da cui è poco distante ed  apparteneva alla famiglia Soranzo.

Legata a questo palazzo c’è una leggenda, forse una delle più conosciute a Venezia, che è stata verificata presso gli “Annuali dei Cappuccini” di Padre Boverio.

Correva l’anno 1552, e nel palazzo abitava un avvocato  impiegato presso la Curia Ducale, il quale, nonostante si proclamasse devotissimo a Dio ed alla Madonna, aveva accumulato ricchezze in modo assai disonesto ed a scapito di tanta povera gente.

imagesCACBWRPN.jpgimagesCA7LF4EJ.jpgimagesCAZ1BZS3.jpg93958.jpgUn giorno l’Avvocato invitò alla sua mensa  padre Matteo da Bescio, primo generale dei Frati Cappuccini, ed in odore di Santità. E a lui mostrò quella che considerava una rarità: una scimmietta addomesticata, tanto brava da svolgere perfino i lavori domestici.

Come l’animale vide il santo frate fuggì e si nascose sotto il letto, rifiutandosi di uscire. Ma Padre Matteo aveva visto, sotto la pelliccia della scimmia, il demonio.
Quindi gli chiese per quale motivo egli fosse presente in quella casa, e la scimmietta parlò: Sono il Diavolo, e sono qui in attesa di portare con me l’anima di questo avvocato che a causa delle sue azioni mi appartiene.
– E perchè non l’hai ancora fatto? – chiese il sacerdote, – Il motivo è uno solo – rispose il demone – egli ogni sera, prima di coricarsi, raccomanda la sua anima a Dio e alla Madonna –

Udito ciò il Cappuccino gli ordinò di uscire immediatamente da quella casa, ma il demonio si rifiutò adducendo il motivo che gli ordini ricevuti  lo costringevano a non andare, a meno che non avesse commesso almeno qualche danno.

GuardianoDemonio.jpg-Allora – rispose il frate – farai il danno che ti dico io. – farai un foro sul muro uscendo da qui, e questo servirà come eterna testimonianza di quanto accaduto.

Il Diavolo, pur malvolentieri, obbedì.

Padre Matteo si rivolse allora all’avvocato, e lo fece riflettere sui misfatti della sua vita passata, poi , stringendo un lembo della tovaglia fece uscire miracolosomente del sangue, accompagnando il gesto con queste parole: – questo è il sangue di tutti i poveri che tu hai ingannato con i tuoi imbrogli e con le tue estorsioni –

L’avvocato, piangendo disperato, promise di restituire il maltolto, e ringraziò il religioso per la grazia ricevuta.

Gli rimaneva un solo timore, quel buco da dove Satana era uscito ma da cui sarebbe potuto rientrare, ma la soluzione gliela trovò Padre Matteo: il buco andava difeso da un Angelo, perchè si sa che gli Angeli Cattivi fuggono alla vista ed alla presenza degli Angeli Buoni.

casadellangelo.jpgDa allora, quindi, sulla facciata del palazzo vi è un grande bassorilievo che rappresenta un Angelo che guarda verso il canale e verso S. Marco, e con la mano destra benedice un globo che tiene nella mano sinistra. Sopra il bassorilievo, il buco.

Tutta la zona circostante è chiamata dell’Angelo, e il Palazzo viene chiamato Palazzo Soranzo dell’Angelo o Cà dell’Angelo.

 

 

La Madonna del Perdon

AlbergoParticolare.jpgimagesCA0M0BCB.jpgNel 1177, vicinissimo a Campo S. Aponal si aggirava un viandante. era tutto intabarrato e sospettoso; Quando venne sera egli trovò riparo nel Sotoportego di Calle de la Madona, si stese sulla terra nuda, e così passò la notte.

imagesCATDBPQK.jpgIl mattino successivo egli si rivolse al vicino Convento di S. Maria della Carità (le attuali Gallerie dell’Accademia, dove fu accolto ed impiegato come sguattero nelle cucine.

Federico Barbarossa.jpgPapa Alessandro III.jpgimagesCA2M1138.jpgPassarono circa sei mesi, quando un frate francese chiamato Comodo riconobbe nell’uomo nientemeno che il Papa Alessandro III, sfuggito alla persecuzione delll’Imperatore Federico Barbarossa.

Subito il Santo Padre venne condotto a Palazzo Ducale, quindi venne ospitato per tutto il tempo che rimase a Venezia  presso il Palazzo del Patriarca di Grado, a S. Silvestro. Nel frattempo il Doge Sebastiano Ziani si prodigò affinchè il Barbarossa ( sconfitto nella battaglia di Legnano nel 1176)riconoscesse il Papa, e nel 1177 riuscì a stabilire il doge Sebastiano Ziani.jpgIl doge Ziani e il Papa.jpgtra i due contendenti la Pace di Venezia: Il Barbarossa riconobbe il Papa, e questi tolse all’Imperatore la scomunica.

Per questo motivo alla Serenissima venne riconosciuta la concessione dell’ uso della spada, del cero, della bolla, degli stendardi, della sedia curile, delle trombe in questa ricorrenza,” Lo sposalizio del Mare” con il quale Venezia ribadiva il  suo predominio sui mari davanti a tutti gli altri Stati Europei.

 

La Pace di Venezia.jpgimagesCAT28IZ9.jpgA perpetuo ricordo del rifugio improvvisato trovato sotto il portico la sua prima notte a Venezia, il Papa concesse l’indulgenza perpetua a quanti, davanti all’altare della Madonna che li si trova, recitasse un Pater e un’Ave.

imagesCA1CIBFP.jpgLa Calle che porta da Campo S. Aponal al portego è tutt’ora chiamata Calle del Perdon, e la statuetta di un prelato dormiente riposa ancora oltre le sbarre del capitello.

calledelperdon.jpgUna grande tavola in legno intarsiato ricorda l’avvenimento.
“Alessandro III sommo pontefice fugiendo le armi di Federico imperatore venendo a Venezia qui riparò la prima notte , et poi concesse indulgentia perpetua in questo locchio dicendo un Pater Noster et una Ave Marias ubi non sit grave dicere MATER AVE, l’ano MCLXXVII et con la carità di devoto silumina giorno e note come si vede”.

La Magia e la Malizia del Teatro del 500 a Venezia

Commedia italiana.jpgcompegnie della Calza.jpgAbbiamo raccontato dell’origine delle Compagnie della Calza a Venezia, gruppi di giovani che si riunivano per costituire eventi e rappresentazioni nei palazzi, nei teatri ed anche per i campi ed i campielli a Venezia.

Menego o meneghino, personaggio del Ruzante.jpgimmagine teatrale da un'opera del Ruzante.jpgIl Ruzante.jpgTra le opere da loro rappresentate vi furono diverse commedie del Ruzzante ( Angelo Beolco) commediografo padovano (1500-1542) che proprio per le sue caratteristiche di semplicità e di immediatezza erano ben gradite al pubblico veneziano. Bastano infatti alcune parole del prologo della “Betia”, recitata in dialetto padovano a Palazzo Ducale a Venezia il 5 Maggio 1523 per chiarire la posizione realistica del Ruzzante: ” il naturale tra gli uomini e le donne è la più bella cosa che ci sia, e perciò ognuno deve andare per la via diritta e naturale, perchè quando tu cavi la cosa dal naturale essa s’imbroglia. Ma perchè gli uccelli non cantano mai così bene nelle gabbie, come fanno sui salici, nè le vacche fanno mai tanto latte nella città, quanto ne fanno fuori, alla rugiada, allo stato selvatico?…”

maschere della commedia.jpgUno dei più grandi ammiratori di Ruzzante fu Galileo Galilei.

Machiavelli.jpgLa Mandragola.jpgNaturalmente furono rappresentate anche commedie del Teatro Classico, come calmo03.jpgcommedia di Andrea Calmo.jpgi <Menaecmi”, l”Asinara” e il ” Miles Gloriosus di Plauto, e l'”Adelphi” e l” Andria” di Terenzio, ma secondo il gusto dei veneziani, del loro spirito libero, le opere buffonesche furono quelle più gradite, come quelle a dir poco “salaci” di Pietro Aretino e Andrea Calmo, la Mandragola” di Machiavelli, la ” Calandria” del Bibiena e la “Cassaria” dell’Ariosto.

Ma il capolavoro delle scene Veneziane in quell’epoca fu il dramma ” La Venexiana”, compiuto intorno al 1535 e in cui La Calandria di Bibbiena.jpgPietro aretino 1.jpgl’autore, ignoto, è riuscito tracciare una storia d’amore in un incantevole ” momento di vita”: ” Non fabula, non comedia ma historia” è premesso nel sommario del testo: episodio di vita vissuta con preciso legame dei luoghi, non racconto inventato.

venexiana.jpg” E’ un’indicazione recisa e precisa di volontà espressiva e rappresentativa dell’autore, dice V. Branca, il quale genialmente fuse le intenzioni satiriche e vendicative contro certe famiglie ( che erano all’origine del provvedimento contro il teatro licenzioso e che nella “Venexiana” sono scoperte nei loro segreti d’alcova) con l’affascinante e potente intenzione della società veneziana, colta in uno dei momenti più splendidi e voluttuosi.

Nicolò Barbieri.jpgIl teatro, per la libertà del linguaggio e comportamento del pubblico e degli attori, venne sempre più in sospetto alla Repubblica e particolarmente alla Compagnia dei Gesuiti che ottenne un decreto nel 1581 contro le rappresentazioni delle commedie, provvedimento poi revocato in seguito.

 

Dic 18, 2010 - Misteri    2 Comments

Le pietre romane di Venezia

Murano.jpgChe i primi veneziani conoscessero l’antica Altino è comprovato dalle numerose pietre romane, con iscrizioni votive classiche trovate a Torcello, a Murano, di cui parleremo più avanti approfonditamente,  e a Venezia, sicuramente provenienti da Altino, che servì a lungo quale cava di marmi.

Gli esempi sono numerosi in varie zone della città, specialmente nella Basilica di San Marco, oppure nei basamenti di campanili, di chiese e di antiche mura in cui si nota il reimpiego di vecchi materiali. Alcuni mattoni di riporto, anzi, sono chiamati ” altinelle” dal nome stesso di Altino.

In un edificio presso il Ponte del Paradiso a S. Maria Formosa è inserita un’edicola romana con una nitida iscrizione Calle del Paradiso.jpgVenezia, Calle del Paradiso.jpgCalle del Paradiso.jpgcampanile di S. Vidal.jpgCampanile di S. Vidal.jpgloggiato.jpglatina. Alla base del Campanile di S. Vidal appare un antico blocco di pietra pure con iscrizione latina proveniente dal territtorio romano vicino a Venezia.

L’effige dell’imperatore bizantino Giustiniano II, in porfido rosso, orna il loggiato della img059.jpgchiesa di San Giacomo dell'Orio.jpgS. Giacomo dell'Orio.jpgBasilica di S. Marco, verso la Piazzetta.
Riva del Carbon.jpg
Venezia Riva del Carbon.jpgAll’interno della Chiesa di S. Giacomo dell’Orio tra le colonne bizantine si nota una colonna in marmo verde con capitello jonico, proveniente da qualche costruzione romana.
In riva del Carbon, inserito in un edificio, si può ammirare un antico frammento veneto -bizantino: la decorazione con animali alati ed arcatelle cieche a dentelli mostra influenze stilistiche dell’arte romanica dell’Italia settentrionale.

Museo Archeologico nell'antisala della LIbreria a S. Marco.jpgAl museo archeologico di Venezia sono conservati due frammenti architettonici romani riusati come vere da pozzo: un capitello corinzio le cui dimensioni e la vere da pozzo Museo Archeologico.jpgricchezza del modellato fanno ritenere appartenesse ad una architettura di notevole importanza, un tempio, per esempio. L’altro invece, un rocchio di colonna scanalata, presenta ad un lato un’elaborata decorazione paleocristiana.
Sui bordi delle opere si possono notare i solchi lasciati dalle funi che servivano per raccogliere il secchio dell’acqua.

Venezia, S. Pietro di Castello.jpgNotevoli anche il mosaico da pavimentazione a S. Pietro di Castello, che si trova ai piedi di un altare uil cui paliotto è S. Pietro di Castello.jpgformato da un pluteo del VI secolo. La fattura del mosaico è alquanto raffinata e fa pensare a sensibili influssi ellenistici.

S. Zaccaria.jpgAltri deliziosi mosaici del IX secolo si trovano all’interno della chiesa img065.jpgdi S. Zaccaria, nella parte più antica presso la cripta.

img066.jpgSe vi trovate a passare davanti al Museo Correr a Venezia.jpgMuseo Correr, nel cortile d’ingresso si trova una splendida serie di antiche vere da pozzo decorate secondo lo stile dei parapetti e dei sarcofaghi del IX -XI secolo, con capitello vera da pozzo con nodo di Salomone.jpgevidenti inlussi longobardi fusi a motivi tipici dsell’arte della costa capitello, Correr vera.jpgCapitello, vera Correr.jpgCapitello, vera museo Correr.jpgadriatica, e su una di queste insiste il simbolo del nodo di re Salomone.

Dic 14, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    9 Comments

Un giorno a Venezia con Giacomo Casanova

Casanova.jpgUn giorno da vivere con Giacomo Casanova, seduttore, studioso, uomo di vasta cultura, di tanti interessi, portato all’alchimia e poi membro della confraternita dei Rosacroce, amico di Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, e conoscente ammirato e un pò invidioso del Conte di Saint Germain.

Casanova immagine.jpgUomo che ha cercato dalla vita il piacere, carico di vizi ma anche di risorse per potersi barcamenare tra le varie denunce dell’Inquisizione, che ha passato il Carcere, ne è fuggito, è tornato a Venezia e poi è dovuto fuggire ancora, figlio di due attori, (ma sembra che il padre in effetti fosse un nobile e la madre una bellissima attrice, Giovanna Farussi detta la Buranella).

Palazzo Merati d'Audiffret.jpgChi ne ha letto l’autobiografia conosce benissimo le sue avventure e le sue esperienze di viaggi: ciò che gli piaceva come cibo, vini, donne.

Ecco che allora, in questa giornata partiamo dalle fondamente Nuove, esattamente da Palazzo Merati, , ora d’Audiffret, dove vissero i fratelli e la madre del nostro “scapestrato” seduttore, nato nel 1725.

alcova di Casanova a Palazzo Merati d'Audifnet.pngIn questo ricco appartamento, l’unico ancora rimasto nella zona dove dimorò Casanova dopo aver ricevuto la grazia dal Consiglio della Serenissima, c’è ancora la sua alcova, con il letto a baldacchino e stucchi, testimone delle sue Palazzo Merati.jpglicenziose avventure notturne.

Campo S. Maurizio con Palazzo di Giorgio Baffo.jpgAl mattino probabilmente, dopo essersi alzato, lavato e profumato, (Casanova era molto attento alla propria persona ed al suo aspetto fisico) ecco che usciva ed andava verso Campo S. Maurizio, al Palazzo Bellavite, dove viveva Giorgio Baffo, amico di suo padre, e uno dei più grandi poeti erotici mai conosciuti, che lo iniziò all’idea dei piaceri della vita propabilmente già dalla prima volta che il Giorgio Baffo.jpgRialto.jpgai do Mori.jpgnostro Giacomo, mandato a studiare libro di rime di Giorgio Baffo.jpgil burchiello.jpga Padova, ancora ragazzino, fece con lui il viaggio nel Burchiello (è quella barca che da Venezia, attraverso la Riviera del Brenta, porta a Padova).

Dopo aver conversato, spettegolato e commentato sulle più belle dame veneziane, sui progetti, sulle possibilità di riuscire ad arrivare alla conquista di qualche altro cuore femminile, l’ora di pranzo incalzava, e il nostro Giacomo era anche una buona forchetta, amava mangiare e mangiar bene.

ai do mori a Venezia 3.jpgDove andava? bastava arrivare a Rialto, ed ecco la zona del mercato..subito dopo il bacaro ai do mori.jpgCampo delle Beccarie 2.jpgCampo delle Beccarie.jpgCalle Vallaresso 4.jpgTribunale , vicino al Campo delle Beccarie (dei macellai)nel Sotoportego dei ” Do Mori” un bacaro, dove poteva mangiare deliziosamente, e bere malvasia, aspettando tranquillamente le amanti di turno.

Calle Vallaresso.jpgDopo aver conversato amabilmente, corteggiato e dichiarato amore profondo ed esigente alle donne ammaliate dal suo fascino, ed aver iniziato nuove relazioni, in attesa di consumarle con grande trepidazione e profonda partecipazione, arrivava il momento del gioco, il gioco d’azzardo, che in seguito lo vide come ideatore del gioco del lotto a Parigi: allora bastava raggiungere il ” Ridotto”, così erano definite le case da gioco, dopo le leggi emanate dal Consiglio della Repubblica per regolamentare quella che era un’abitudine dei veneziani, specialmente nobili: ed ecco allora Calle Vallaresso ed il suo ridotto, che poi divenne ed è rimasto Teatro.

Calle Vallaresso 3.jpgQui Casanova si presentava, se nel periodo Carnevalesco ( che andava dal 31 dicembre al martedi’ grasso) coperto da una Calle del Ridotto.jpgCase da gioco a Venezia.jpgbauta, una maschera che copriva completamente il viso, molto gondola coperta.jpgveneziani del 700.jpgbella ed enigmatica, e così acconciato, nel tardo pomeriggio prendeva una gondola e si faceva accompagnare a MUrano: scendeva all’approdo che ora si chiama Fondamenta Venier, dove, proprio di fronte, dalla porticina del muro di cinta del convento usciva M.M. la sua amante suora, con una sua compagna, anch’essa amante del tenebroso Giacomo.

Il Convento era quello di Santa Maria degli Angeli, e la povera suora sicuramente era stata costretta alla vita monastica per motivi ereditari..e qui si consumava una delle gente del 700.jpgPietro Longhi nobili al Ridotto.jpgS. Maria degli Angeli.jpgConvento di S. Maria degli angeli.jpgconvento a Venezia.jpgFondamenta Venier.jpgstorie sentimental-erotiche più importanti di Giacomo Casanova…ora purtroppo quel che resta di questi luoghi è Bauta a Venezia.jpgfatiscente , e rimane ben poco, ma l’atmosfera, il suo modo di essere, di concepire l’innamoramento e l’amore, di vivere appieno la decadenza dei costumi veneziani dell’epoca sono veramente testimonianze affascinanti di un mondo composito e misterioso.

Nov 25, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Luoghi    2 Comments

Alchimia ed Ermetismo alla Biblioteca Marciana di Venezia

L’alchimia è la scienza della trasformazione e si interroga principalmente sui processi inerenti all’uomo e alla natura. Lo scopo dell’ alchimista è appunto comprendere questi processi e utilizzarli a vantaggio dell’uomo, si tratti di trasformare il piombo in oro o l’uomo in Dio.

Nel 1330 Pietro Bono da Ferrara definì il lavoro dell’alchimista ” ricerca di ciò che non c’è ancora”.

imagesCAPAZTAI.jpgI più antichi testi di alchimia sono redatti in lingua greca, sebbene siano stati composti per lo più in imagesCAJ0ZI4U.jpgCodedx Marcianus.jpgEgitto. Gli scritti si conservano in copie bizantine del X – XI secolo, la più famosa delle quali è costituita dal Codex Marcianus, conservato appunto nella Biblioteca Marciana a Venezia.

Quando nel 1453 Costantinopoli cadde in mano ai Turchi, Bessarione si assunse la responsabilità di salvaguardare per i posteri il patrimonio letterario greco. Prese così a procacciare manoscritti.Corpus Hermeticum.jpgBessarione.jpgEgli raccolse numerose copie del Corpus Hermeticum ed una copia dell’Aselepus latino. La copia latina del corpus Hermeticum venne pubblicata , sotto il titolo di Primander nel 1497 a Treviso, e poi ripubblicata diverse volte a Venezia.

Corpus Hermeticum 1.jpgQuasi tutti i manoscritti ermetici raccolti da Bessarione vennero quindi da lui donati alla Biblioteca veneziana, e tra questi possiamo nominare un esemplare di Kyrandes, accanto ad alcune raccolte alchemiche tradotte dall’arabo in latino.

 

Dono di Bessarione.jpgAlcuni sono molto noti, come l’Aureum Opusculum, il Septem Tractatus Hermetis e, il più importante Hypnerotomachia Poliphili, ( di cui parlerò a parte) qui conservati anche nella loro versione originale. Quasi del tutto ignoto invece  il Liber Hermetis de arte alchimiae con il commento di Galienus Alpochin, e Ermete Tr.jpgErmete.jpgl’Expositio dictorum Aristotelis, ed Hermetis super secreta secretorum de mutatione naturae contenente per la prima volta la versione “vulgata” della Tavola Smeragdina (o Smeraldina) di Ermete Trismegisto.Tavola Smaragdina.jpg

Altra tavola smaragdina.jpgIn un altro manoscritto, Secreta Hermetis vengono discusse le corrispondenze tra metalli e pianeti. Alla Marciana è pure esposta la biografia di Ermete in cui si parla non solo delle tre figure nate sotto questo nome, ma anche dei suoi allievi Ascolapio, Ammone Empedocle e  Platone. Platone.jpgEmpedocle.jpgL’ermetismo a Venezia è legato non solo ai testi che in gran quantità si trovano riuniti in questa ricchissima biblioteca, ma anche al nome del francescano Francesco Giorgio, detto Zorzi, Arcangelo da Borgonovo, Giulio Camillo delminio, ed al medico danese Peter Severinus, il primo medico Paracelso.jpgallievo di Paracelso ad esercitare la professione a Venezia .

Galeno.jpgAristotele.jpgLo svizzero Theodor Zwinger in veste di precettore espose ad alcuni patrizi veneziani le opere di Aristotele e Galeno, prima di scoprire, a suo dire, la grandezza di Paracelso. Ed infine Giordano Bruno, che dopo il suo ritorno in Italia trascorse gli ultimi giorni a Venezia, prima di essere denunciato ed arrestato dall’inquisizione, con il successivo trasferimento a Roma Giordano Bruno.jpge la conseguente morte sul rogo.

Nov 5, 2010 - Società veneziana    1 Comment

Venezia ed i Greci

Tomas di Roberto il Guiscardo.jpgRoberto il Guiscardo, 4.jpgìRoberto il Guiscardo.jpgVenezia, per motivi politici, si impegnò dal 1081 ad aiutare i Greci contro i Normanni: l’imperatore Alessandro Comneno promise, e concesse nel 1082, ai mercanti veneziani la preminenza su tutti gli altri, per cui, grazie a questo patto Roberto il Guiscardo  venne sconfitto dal Doge simbolo del doge Domenico Salvo.jpgMatrimonio di Domenico Salvo.jpgDomenico Selvo.

Quel patto rivestì un ‘importanza fondamentale nella storia della Repubblica di Venezia, poichè segnava l’inizio della sua potenza politica, militare e commerciale  nel levante.

Mentre in precedenza le imprese navali e commerciali veneziane erano limitate quasi esclusivamente all’Adriatico, dopo il 1082 la Serenissima si espanse verso oriente, e dinastia Comneno.jpgAlessandro di Grecia.jpgspecialmente verso Costantinopoli.

Molti mercanti greci cominciarono a recarsi a Venezia. Dopo la quarta crociata (1204) quando i veneziani si impadronirono di gran parte del territtorio bizantino, lo stabilirsi dei Greci a Creta, monomenlvasia, ( o Malvasia) Corfù ed altrove, fu facilitato.

Poi, sotto la pressione della minaccia turca, che divenne più pressante dopo il 1300, buona parte dei Greci fu costretta a trovare rifugio a Venezia.

ic9one 1.jpgLa caduta dell’Impero bizantino nel 1453 causò la diaspora greca nella Serenissima Repubblica di Venezia.

Nel 1498 il Consiglio dei Dieci diede loro l’opportunità di costituire una scuola o confraternita. L’avvenimento ebbe un’importanza enorme non solo per la comunità, ma anche per l’Ellenismo moderno.

La Confraternita greca a Venezia fu il più antico ed importante centro della diaspora ellenica. Nel corso degli anni successivi essa mantenne legami sociali, economico e culturali  con le terre greche di Oriente.

icona 3.jpgGastaldo fu l’amministratore di questa comunità che vide nel XVI secolo aumentare costantemente la sua influenza e potenza.Il numero dei suoi membri si accrebbe e questi provenivano da tutte le regioni ed esercitavano i mestieri più vari: mercanti, artigiani, operai, artisti, intellettuali soldati .

doge Leonardo Loredan.jpgLa confraternita ebbe inizio alla Scuola di S.Biagio. Nel 1515  il Consiglio dei Dieci approvò la Roberto il Gyiscardo 2.jpgchiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia.jpgchiesa di San Giorgio dei Greci a Venezia 2.jpgìinterno 2.jpgcostruzione della Chiesa di S. Giorgio, oggi sede della metropolia in Italia, la più antica e la più gloriosa chiesa greca dell’occidente.
Il Doge Leonardo Loredan accordò la celebrazione della liturgia ortodossa in questa chiesa.

Interno chiesa.jpgCristo Pantacroto.jpgL’interno è magnifico: l’icona di Cristo Pantacrator, (1500 circa) che Andrè Malraux ha definito “Les voix du silence”, una delle più belle creazioni bizantine che egli avesse mai visto, ed il singolare campanile pendente.

Le botteghe degli artisti greci che svolsero la loro attività dal 1500 al 1700, a rialto erano rinomate e ricercate per l’alta qualità delle opere artistiche.

Museo icone biizantine.jpgmuseo.jpgmuseo ellenistico a Venezia.jpgOra Venezia accoglie il più grande museo di icone bizantine che esita al mondo: è l’unico in Europa, e si trova nella Scuola di S. Nicolò dei Greci, opera del LOnghena.

icone 2.jpgicone bizantine a Venezia.jpgPer chi ama la Grecia, per chi ama Venezia, ecco l’unione tra due culture e tradizioni che si sono giorgio_greci.jpgassimilate nei secoli e che conservano il mistero, la bellezza, e le tradizioni fantastiche che danno a Venezia ed al popolo greco la capacità di essersi integrate, capite, ed aver conservato questa tradizione e cultura che ne fanno casi particolari ed unici nelle tradizioni dei popoli.

 

 

Curiosità di Venezia

imagesCAB1DHYA.jpgTra le curiosità di Venezia ci sono le piazze, normalmente chiamate Campi. Effettivamente anticamente in queste aree venivano coltivate le verdure, La Piazza San Marco stessa era anticamente un grande campo coltivato dalle Monache del convento di S. Zaccaria, diviso dalla Piazza vera e propria dal Canale Botario. Nel campo venivano anche coltivati alberi da frutto, oltre che numerose colture.

La struttura toponomastica della città è veramente molto semplice. Vicino ad una chiesa, solitamente di fronte, c’è un campo. Quasi sempre la facciata della Chiesa è posta verso il Rio, dal quale accedevano le persone che in chiesa erano dirette, giunti con le gondole private.

imagesCA6R7RKA.jpgimagesCACY8CK4.jpgSpesso, vicino alla chiesa c’era un cimitero. In alcuni campi sono ancora visibili le testimonianze dell’uso passato. L’esempio più eclatante lo si ritrova nel Campiello dei Morti, quasi di fronte alla Chiesa di S. Stefano, una zona sopraelevata rispetto alla viabilità normale di oltre un metro, ed il nome stesso fa riferimento all’uso a cui era adibito.

imagesCAXPKIHA.jpgAnche a S. Giacomo dell’Orio esiste una corte ed un ponte chiamati dell’Anatomia, perchè li si svolgevano le anatomie delle persone defunte.

Proprio perchè lo spazio non era così abbondante, invalse l’uso di seppellire i morti nelle chiese o negli oratori a loro annesse.

Solo con l’avvento di Napoleone si provvedette a bonificare le zone, coprire con i masegni questi campi, e si utilizzarono due isole, Quella di S. Michele imagesCAZS4L25.jpgimagesCAZRYOIZ.jpgimagesCAT4TALV.jpgdi S. Criostofo, uniti da un ponte, per creare l’unico cimitero della Città.

Altra curiosità di questi campi è che immancabilmente  si trovano i pozzi che permettevano alla popolazione di avere acqua potabile in una città circondata completamente da acqua salata.

La parte esterna del pozzo che noi vediamo, la vera, non è altro che la parte terminale di una complessa costruzione  fatta in modo tale da far filtrare l’acqua piovana che cadendo a terra entra imagesCA6YYT2T.jpgnelle caditoie, viene filtrata da sabbia fine e rimane intrappolata in questa specie di cisterna  da un involucro di creta, imagesCAJMOHVD.jpgche non permetteva nè l’uscita dell’acqua dolce nè l’entrata dell’acqua salata.

Vi erano addetti della Serenissima che controllavano continuamente questi pozzi, per evitare che l’acqua potesse venire inquinata o avvelenata

Molti sono o palazzi che possiedono ,ancora esistenti ,pozzi interni alle corti private. Questi raccoglievano le acque meteorologiche comprese anche quelle provenienti dalle falde dei tetti, che le scaricavano nel cortile e quindi al pozzo attraverso gli scarichi pluviali.

imagesCAX5YIXY.jpgimagesCALMDDN6.jpgL’acqua era un bene così prezioso che si cercava di raccogliere e di non sprecare assolutamente.

 

La Chiesa di S. Barnaba a Venezia e il custode del Sacro Graal

Barnaba.jpg225px-San_Barnaba.jpgNell’anno 936 venne avviata la costruzione della Chiesa di S. Barnaba apostolo , su commissione della famiglia Adorni, reduce da Aquileia. probabilmente impiantata su un precedente edificio dedicato a San Lorenzo Martire  eretto agli inizi dell’800,
Distrutta da un incendio nel 1105 e ricostruita grazie alle elemosine dei fedeli ebbe la sua prima consacrazione nel 1230 per opera di due vescovi, Francesco Mosciense, dell’ordine dei Minoriti, e beato matteo dell'ordine dei predicatori.jpgAgnellino Sudense  dell’ordine dei predicatori, di cui faceva parte anche un beato Veneziano, Giacomo Salomoni.
Maria_Maddalena.jpgSalomoni.jpg250px-SantaMariaMaddalena.jpgQuesto ordine, facente parte  dei Domenicani ha come patrona Maria Maddalena, Santa a cui la Famiglia Balbo, discendente da Ezzelino I° che aveva partecipato come Cavaliere Templare alla II° Crociata al fianco di Corrado II° re della Germania dedicò una chiesa, l’unica a pianta ovale a Venezia, sui cui campeggiano chiari simboli templari.
La Chiesa di S. Barnaba venne riconsacrata il 6 dicembre 1350 dal vescovo della diocesi cretese di Suda, su licenza di Nicolò I° Morosini, vescovo di Castello, e proprio qui, un tempio che contrariamente sanbarnaba.jpgad altri non sfoggia grandi opere d’arte ( le uniche sono il soffitto dipinto, si dice, dal Tiepolo ed una Sacra Famiglia attribuita a Veronese) è sepolto il corpo mummificato di uno dei custodi del Sacro Graal: Nicodemè de Besant-Mesurier e, si dice, venne occultamente trasportato dalla Boemia il corpo di Giacomo Casanova..in una tomba senza nome!
Enrico Dandolo.jpgCon l’avvento della quarta crociata in cui Enrico Dandolo aveva dato il suo attivo sostegno ai Cavalieri Templari, questi fecero base nella Serenissima, istituendo ospedali retti dagli ” Ospitalieri” facenti sempre parte dei Templari, ma non come confratelli armati e guerrieri, dedicati invece alla cura dei cavalieri feriti e dei pellegrini che partivano o ritornavano dalla Terra Santa.
Questa presenza templare ricorre spesso e appare in diverse tracce che si possono riscontrare tutt’ora a Venezia: Nella Basilica di S. Pietro di Castello, sede del patriarcato fino al 1800 circa, si può ammirare la Venezia_-_Chiesa_di_San_Pietro_di_Castello_-_Cattedra_di_San_Pietro.jpgcavalieri_partono_alla_ricerca_del_santo_graal.gifTC_Venezia_SRocco.jpgPalazzo Vendramin Calergi.gifCattedra di S. Pietro, dove, si dice, venne nascosto e trasportato nella Serenissima il Sacro Graal (da cui venne poi trasferito in altre città) le triplici cinte incise in una panca della facciata della Scuola Grande di San Rocco, una seconda in un’altra panca in marmo all’interno della Basilica di San Marco, la terza al Fondaco dei Tedeschi, e la scritta sulla facciata prospicente il Canal Grande di Palazzo Vendramin Calergi (l’odierno Casinò di Venezia) ” non nobis domine, sed nomini tuo da gloria”.
Sempre cercato e mai trovato il tesoro che i Templari avrebbero nascosto nell’Isola di San Giorgio in Alga, luogo Fortificazione di San Giorgio in Alga.jpgfortificato ed estremamente interessante, una delle isole della laguna sud.
E la Chiesa di san Barnaba divenne il set di alcune improbabili scene relative alla ricerca delle tombe di due custodi del Sacro Graal nel film ” Indiana Jones e l’ultima Crociata”.
Nel 1800 circa il tempio venne sconsacrato ed adibito ad abitazione di patrizi veneziani decaduti, chiamati “barnabotti” i quali sopravvivevano con sovvenzioni o lavorando presso il Casinò di Venezia.
Tante tracce, tante coincidenze…misteri che portano lontano..sia nel tempo che nei luoghi ma che affascinano ..in attesa di nuove tracce e nuove possibili scoperte!
Ott 1, 2010 - Chiese, Misteri, Religione a Venezia, Tradizioni    Commenti disabilitati su La commovente e taumaturgica Madonna dell’Orto a Venezia: tra misticismo ed arte!

La commovente e taumaturgica Madonna dell’Orto a Venezia: tra misticismo ed arte!

Chiesa della Madonna dell'orto.jpgNel magico luogo della Misericordia a Venezia, oltre che alla Vergine arrivata da Rimini, in barca, vi è un’altra statua taumaturgica, e famosa per i veneziani: la mitica Madonna dell’Orto.

Nel 1355 fra Tiberio da Parma, generale dell’ordine degli Umiliati fece costruire una chiesa, dedicata a S. Cristoforo martire. Nel frattempo, nel 1377 allo scultore Giovanni de Santi, facente parte della parrocchia di Santa Margherita, venne commissionata una statua raffigurante la Vergine con il Bambino dal Parroco di Santa Maria Formosa.

Lo scultore lavorò una pietra tenera, e ne trasse un’immagine molto delicata ma semplice, ed il committente la rifiutò. Fu stemma_Umiliati.gifmadonna_miracolosa.jpgcosì che il De Santi decise di mettere la statua nel suo giardino.

Poco dopo, ogni notte prima la moglie dell’autore, poi anche gli altri abitanti li vicino si resero conto che l’immagine emanava strani bagliori: naturalmente tutti accorsero per richiedere grazie e miracoli, e così avvenne: la Statua si era dimostrata miracolosa, e per richiesta popolare il vescovo decise che il De Santi avrebbe dovuto cedere l’immagine miracolosa ai frati della Chiesa di San Cristoforo, che l’acquistarono per centocinquanta ducati d’oro, offerti dai confratelli della Scuola.

Nel 1414 il Consiglio dei Dieci concesse alla Chiesa di San Cristoforo, l’uso, ormai comune , della dedica alla Madonna dell’Orto.

Attualmente questa semplice e commovente statua si trova a fianco dell’altare della Cappella di San Mauro, dove è conservato il SS. Sacramento.

interno 2.jpgAll’ingresso della cappella, sull’architrave della porta è esposta una piccola Madonna col Bambino, autore sempre il De Santi: il Bambino reca un cartiglio con la scritta:” Abie in mente fra de dir ognio di una mesa per lanema de quelo che mese mia mar equa”, una esortazione ai frati di ricordarsi con una messa dello scultore che li è stato sepolto, oltre che a Tiberio da Palma.

S. Lorenzo Giustiniani di Gentile Bellini.jpgDopo gli umiliati, nel 1461, subentrarono alla guida della Chiesa i Canonici Regolari di San Giorgio in Alga ( isola dove si dice che sia conservata una parte del tesoro dei Templari), di cui faceva parte San Lorenzo Giustiniani, che divenne il primo patriarca di Venezia nel 1451.

Nel 1483 fu collocato il portale opera di Bartolomeo Bon e nel 1503 il Campanile, unico nel suo genere, Madonna dell'Orto.jpgsormontato dalle Statue del Redentore e dei quattro Evangelisti, opera di Pietro Lombardo.

interno Madonna dell'Orto.jpgIl Tintoretto, che abitava poco distante dalla Chiesa, dette il suo contributo con dieci opere, e, alla sua morte, venne qui sepolto.

Nel 1622 il Patriarca Tiepolo commissionò il ciclo raffigurante i Santi e Beati veneziani, unica raccolta iconografica di questo tipo.

Nel 1668 ai Canonici vennero sostiutiti i Cistercensi di Torcello, e tintoretto_self.jpgVerrocchio-Madonna.jpgquando anche questo ordine venne allontanato la Canonica venne affidata al Clero secolare divenendo rettoria della Parrocchia di San Marziale Vescovo.

Attualmente, oltre che la Chiesa, di tutto quello che fu l’edificio del Monastero rimanse il meraviglioso Chiostro formato da tre lati, costutuiti da dieci arcate sui lati lunghi e nove su quello corto, ritmati da 26 colonnine di pietra d’Istria e in marmo di Verona la cui base è analoga alla lavorazione delle dieci colonne che fomano la navata della Chiesa.

Misteri della fede, strane statue, due Madonne miracolose a poca distanza, anzi, nella stessa Parrocchia, bellezze architettoniche…per chi ha voglia di vedere, di bearsi gli occhi e l’anima: ecco un’altra meta legata al misticismo ed alla bellezza dell’arte: misticismo, arte….sono elementi elevati e meravigliosi dello spirito umano.

Set 20, 2010 - Misteri, Religione a Venezia, Templari e Rosa Croce    Commenti disabilitati su Il Sangue di Cristo a Venezia

Il Sangue di Cristo a Venezia

Miracolo delle Reliquie.jpgVenezia, luogo di incontro e scambio tra occidente ed oriente divenne, tra le varie crociate, crocevia di una solida e vivace compravendita di reliquie. E tra queste, moltissime vennero conservate nelle varie chiese della città.

Basilica di San Marco.jpgInnanzi tutto il corpo di San Marco, trafugato da due mercanti e portato alla Serenissima, ed a cui è dedicata la famosa Basilica, in cui è conservato anche il corpo di S. Isidoro di Chio. San Rocco, a cui è stata edificata la omonima chiesa, e qui riposa ancora.

Mosaico della chiesa di Santa Fosca.jpgcoperchio del sarcofago di Santa Fosca.gifchiesa di Santa Fosca.jpgSanta Fosca, anche a lei una chiesa dedicata, bellissima e ricca di opere Santo Stefano.jpgd’arte, Santo Stefano Protomartire, il cui corpo riposa nella chiesa sul Rio, la chiesa appunto di Santo Stefano.

San Donato a Murano.jpgCriupta con corpo di San zaccaria.jpgchiesa di San Zaccaria.jpgNella chiesa di San Zaccaria, oltre al padre del Giovanni il Battista riposa anche San Tarasio e sono conservate le reliquie di Sant’Atanasio di Alessandria, mentre il corpo di San Donato viene venerato nella chiesa omonima di Murano.

San Giovanni Elemosinario a San Giovanni in bragora.jpgPortale della Chiesa di San Giovanni in Bragora.jpgChiesa di San Giovanni in Bragora.jpg08-sgiovannielemosinario.jpgNella chiesa di San Giovanni in Bragora sono venerate le reliquie di San Giovanni il Battista, ed il Corpo di San Giovanni l’elemosinario.

Reliquie di Santa Barbara a Torcello.jpgIl corpo di Santa Barbara, patrona dei vigili del fuoco, è conservato presso la chiesa di San Martino di Burano, mentre i bellissimi resti di Santa Lucia possono essere venerati presso la Chiesa di San Corpo di S. Lucia.jpgGeremia e Lucia.

Oltre i corpi esistono i reliquiari in cui venivano inseriti piccoli pezzi del corpi dei Santi, fatti a forma di gamba, di braccio: su questo esiste una leggenda a Burano, riguardante il reliquiario fatto per un osso del braccio di Sant’Albano, tutto d’oro e prezioso, ma poi venne la peste, ed i buranelli decisero di fondere l’oro per affrontare le difficoltà della pestilenza, per cui il braccio venne rifatto in rame, ma ossidandosi, divenne nero, per cui venne chiamato “brasso de pègoa”, braccio di reliquie.gifpece.

A parte questo, la reliquia più preziosa viene conservata nella Chiesa dei Frari, in un altare di una bellezza e lavorazione straordinaria è conservata una piccola parte del Sangue di Cristo, mescolato agli unguenti con cui il corpo, dopo la morte, era stato trattato.

AltareReliquie.jpgBasilica dei Frari.jpgOltre che inebriarsi per la bellezza della fantastica chiesa gotica, visitando Santa Maria Gloriosa dei Frari sarà possibile avvicinarsi un pò di più al mistero di Cristo!