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Ago 31, 2013 - Donne venexiane, Società veneziana, sport, Tradizioni    Commenti disabilitati su Le origini della Regata a Venezia, maschile e femminile

Le origini della Regata a Venezia, maschile e femminile

Bacino di San Marco 1.jpgLa prima domenica di settembre sia i Veneziani e chi, appassionato, guarda per televisione la regata storica di Venezia,assiste ad uno spettacolo fantastico, con i bagliori iridescenti della laguna, la luce unica e particolare che si trova solo in questa particolare città, e che i pittori hanno sempre apprezzato ed espresso nei loro quadri, una luce che da un alone di fiaba ad una città che è anche un centro attivo e moderno di attività, di arte, di lavoro, imprese, insomma, una città che tanti considerano museo, ma che è invece viva, cosmopolita e talmente attraente e talmente carica di cultura da renderla veramente unica al mondo.

Ed è proprio delle regate(termine derivante probabilmente da aurigare cioè gareggiare)a Venezia che voglio parlare: innanzi tutto della particolarità della voga alla veneta, dettata proprio dalla tipicità della Laguna e dei suoi fondali poco profondi, per cui barche dal fondo piatto, senza chiglia, e la necessità da parte del vogatore di poter bacino diSan Marco.jpgindividuare i fondali più adatti dove muoversi, ed un solo remo, per poter navigare anche i rii più stretti: per cui vogatore in piedi con un solo remo, che dovendo essere utilizzato anche sui fondali più bassi, deve essere libero forcola.jpgper cui avere gli scalmi aperti, cioè la forcola.

Canaletto-voga alla veneta.jpgNormalmente i regatanti erano tutti gondolieri o barcaioli, e si svolgevano come sfide. Ma la Carpaccio - Regata.jpgprima regata che viene ricordata è quella indetta per celebrare la vittoria dei veneziani contro i pirati triestini che avevano rapito le fanciulle promesse spose dalla Chiesa di San Pietro di Castello( come già ho raccontato nel mio Post :quando il Sacro Graal era a Castello).

Beatrice d'este.jpgIn seguito si svolsero regate importanti Beatrice d'Este 1.jpgin onore di ospiti illustri, capi di Stato, Beatrice d’Este nel 1493, la regina d’Ungheria nel 1502, Enrico Terzo di Francia nel 1574, ed altri. La Regata Storica di Settembre invece trae le sue origini dagli onori triubutati a Caterina Cornaro, già Regina caterina cornaro trionfo.jpg250px-Jacopo_De%27_Barbari_-_Venetie_MD_-_Regata.jpgil Canal Grande.jpgla voga alla veneta.jpgdi Cipro che aveva donato il suo Regno alla Serenissima, ricevendo poi in cambio la cittadella di Asolo.

Anche le donne disputarono le loro Regate. La prima sembra risalire al 1493, e lo fecero in onore di Beatrice d’Este, duchessa di Milano, e gareggiarono circa una cinquantina di donne che sfoggiavano leggeri e succinti abiti di lino.

regta di gondole.jpgDa allora si ebbe notizia, con il passare degli anni e dei secoli, di altre regate disputate, e dal 1740 al 1751 vi fu la prima Maria Boscolo da Marina di Chioggia.jpgvera campionessa, tal Maria Boscola da Marina, originiaria di Chioggia la cui unica immagine è questa, al Museo Correr.
regata-storica1.jpgNeregata.jpgl settecento si cimentarono in questo sport anche le nobildonne, alcune delle quali allestirono voga alla veneta.jpgdelle bissone a loro spese, donne sempre all’avanguardia e innamorate della loro laguna.

Lug 17, 2012 - Luoghi, sport, Tradizioni    Commenti disabilitati su Il gioco del calcio a Venezia

Il gioco del calcio a Venezia

gioco del pallone a Venezia.jpgCampo S. Giacomo dell'Orio.jpgLa passione del gioco del pallone faceva parte dei divertimenti e di eventuali sfide tra Sestieri a Venezia. I Nobili veneziani (probabilmente “contagiati” dal calcio fiorentino ) si sfidano in partite epiche dapprima in Campo S. Giacomo dell’Orio, per poi, viste le condizioni del prato pieno di erbacce ed incolto, si trasferirono in Campo dei Gesuiti a Cannaregio.

Campo S.Giacomo dell'orio.jpgIl gioco e gli spettatori -tifosi creavano però schiamazzi e strepiti, e la presenza  delle scuole nelle vicinanze il Consiglio dei Dieci, il 7 Aprile del 1711 ne proibì la pratica. Allora i giocatori ritornarono nel vecchio Campo, facendolo selciare a proprie spese.

Dai nobili la febbre del pallone aveva preso con il tempo  anche il popolo che diede vita a sfide a volte Campo dei Gesuiti a Venezia.jpgCampo dei Gesuiti.jpgCampo%20Dei%20Gesuiti%202.jpgcruente che provocarono la morte a causa di una pallonata di tale Luca orese (orefice) nel luglio del 1581, e Giandomenico Franco nel maggio del 1583.

Campiello delle Chiovare.jpgCampo dei nicoli a Castello.jpgTali partite si svolgevano in campi minori, come alle Chiovere, o nel Campo dei Nicoli a Castello, o nelle corti grandi della Giudecca. Per l’occasione i tetti delle case che si affacciavano sul campo venivano ricoperti da tavole per far eventualmente ricadere meglio il pallone nel campo da gioco, ed intorno venivano poste delle panche o a volte anche delle gradinate per il pubblico.

Le partite ed i tornei erano organizzati da imprenditori che si potevano rifare affittando i posti a sedere agli spettatori e ricevendo anche un obolo dagli abitanti delle case attorno poichè gli abitanti erano veramente felici di assistere a quegli eventi.

corte grande alla giudecca.jpgCome ai giorni nostri ferveva tutt’intorno una frenetica pratica di scommesse, chiamate “pirie”, e a volte venivano ingaggiati giocatori provenienti da altre città, accrescendo l’entusiasmo e l’interesse dei veneziani.

Certamente Venezia era una grande Repubblica, aperta a tutte le opportunità e alle novità che provenivano da altri Stati, e considerato lo spirito giocoso, disincantato e pronto allo svago dei suoi abitanti a Venezia ci si divertiva, era una città-Stato dinamica e brillante. Non ci resta altro che sperare ad un ritorno della  nostra gloriosa squadra in Serie A per poter ancora tifare i nostri amati arancio-nero-verdi!!

Nov 29, 2011 - Luoghi, Mestieri, sport, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su La caccia in Laguna a Venezia ed i noccioli di ciliegia.

La caccia in Laguna a Venezia ed i noccioli di ciliegia.

archibugio.jpgA Venezia era molto diffusa la caccia in laguna, per cui gli archibugi erano largamente utilizzati da ricchi e poveri. L’unica differenza tra le due categorie era il costo del piombo: i nobili e ricchi potevano acquistare le “palle di piombo” dei vari calibri per le pistole, gli schioppi a pietra focaia ad avancarica e per i moschetti.

Le armi ed i proiettili venivano acquistati presso le “Armerie” controllate dalla “Quarantia Criminal” (l’attuale Polizia di Stato) e registrati come laguna%20venezia-300.jpgcaccia inb laguna 1.jpgLA%20caccia%20in%20Laguna.jpgproiettili.jpgacquisto di proprietà individuale: durante il periodo di caccia, visto il largo consumo, i nobili potevano far colar il piombo per le munizioni, contrassegnandole con un apposito stampino personale.

Ma i poveri, che ben potevano ricavare dalla caccia, venuti in uomo con moschetto.jpgnoccioli di ciliegia.jpgpossesso di un’arma da fuoco ma non avendo la possibilità di acquistare le munizioni si ingegnarono alla grande: ebbero la geniale idea di creare proiettili dai noccioli di ciliega, ben puliti ed idonei per “calibro” ad essere utilizzati con la polvere da sparo.

palle%20archibugio.jpgproiettili in terracotta.jpgIl nocciolo molto duro della ciliegia divenne quindi il più economico ed il meno controllabile da parte della Quarantìa Criminal. Per le cacce in laguna si crearono quindi noccioli di ciliegia, proiettili in terracotta, per i calibri più grandi gli ossi delle pesche, normalmente utilizzati per lo schioppo, denominato in dialetto “schioppeton”.

Il fucile, che assomigliava molto all’archibugio, lungo fino a 2,70 metri veniva posizionato e ben legato alla prua della barca, aveva un avancarica con una grossa canna, all’estremità era a tromba, con l’accensione a miccia o a pietra focaia. Per caricarlo serviva polvere nera e poi una gran quantità di proiettili o di terracotta, o noccioli di ciliegia o di pesca o di sassi.

Disegni-Caccia-in-Laguna.jpgcacciatore.jpgIl suo sparo era micidiale per il bersaglio a peli d’acqua per la caccia palustre. Dalle descrizioni storiche con un colpo di schioppeton ben mirato si poteva uccidere un intero stormo di anatre, arrivando a raccogliere da un minimo di quindici ad un massimo di trenta volatili.

Per i ricchi e nobili la caccia era un divertimento, mentre per i poveri era un modo come un altro per sbarcare il lunario: come si suol dire la fame aguzza l’ingegno, per cui per loro questa attività diventava veramente una necessità e non certo uno sport …l’unica scusa reale per arrivare ad uccidere delle creature libere ed indifese.