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Dic 18, 2010 - Misteri    2 Comments

Le pietre romane di Venezia

Murano.jpgChe i primi veneziani conoscessero l’antica Altino è comprovato dalle numerose pietre romane, con iscrizioni votive classiche trovate a Torcello, a Murano, di cui parleremo più avanti approfonditamente,  e a Venezia, sicuramente provenienti da Altino, che servì a lungo quale cava di marmi.

Gli esempi sono numerosi in varie zone della città, specialmente nella Basilica di San Marco, oppure nei basamenti di campanili, di chiese e di antiche mura in cui si nota il reimpiego di vecchi materiali. Alcuni mattoni di riporto, anzi, sono chiamati ” altinelle” dal nome stesso di Altino.

In un edificio presso il Ponte del Paradiso a S. Maria Formosa è inserita un’edicola romana con una nitida iscrizione Calle del Paradiso.jpgVenezia, Calle del Paradiso.jpgCalle del Paradiso.jpgcampanile di S. Vidal.jpgCampanile di S. Vidal.jpgloggiato.jpglatina. Alla base del Campanile di S. Vidal appare un antico blocco di pietra pure con iscrizione latina proveniente dal territtorio romano vicino a Venezia.

L’effige dell’imperatore bizantino Giustiniano II, in porfido rosso, orna il loggiato della img059.jpgchiesa di San Giacomo dell'Orio.jpgS. Giacomo dell'Orio.jpgBasilica di S. Marco, verso la Piazzetta.
Riva del Carbon.jpg
Venezia Riva del Carbon.jpgAll’interno della Chiesa di S. Giacomo dell’Orio tra le colonne bizantine si nota una colonna in marmo verde con capitello jonico, proveniente da qualche costruzione romana.
In riva del Carbon, inserito in un edificio, si può ammirare un antico frammento veneto -bizantino: la decorazione con animali alati ed arcatelle cieche a dentelli mostra influenze stilistiche dell’arte romanica dell’Italia settentrionale.

Museo Archeologico nell'antisala della LIbreria a S. Marco.jpgAl museo archeologico di Venezia sono conservati due frammenti architettonici romani riusati come vere da pozzo: un capitello corinzio le cui dimensioni e la vere da pozzo Museo Archeologico.jpgricchezza del modellato fanno ritenere appartenesse ad una architettura di notevole importanza, un tempio, per esempio. L’altro invece, un rocchio di colonna scanalata, presenta ad un lato un’elaborata decorazione paleocristiana.
Sui bordi delle opere si possono notare i solchi lasciati dalle funi che servivano per raccogliere il secchio dell’acqua.

Venezia, S. Pietro di Castello.jpgNotevoli anche il mosaico da pavimentazione a S. Pietro di Castello, che si trova ai piedi di un altare uil cui paliotto è S. Pietro di Castello.jpgformato da un pluteo del VI secolo. La fattura del mosaico è alquanto raffinata e fa pensare a sensibili influssi ellenistici.

S. Zaccaria.jpgAltri deliziosi mosaici del IX secolo si trovano all’interno della chiesa img065.jpgdi S. Zaccaria, nella parte più antica presso la cripta.

img066.jpgSe vi trovate a passare davanti al Museo Correr a Venezia.jpgMuseo Correr, nel cortile d’ingresso si trova una splendida serie di antiche vere da pozzo decorate secondo lo stile dei parapetti e dei sarcofaghi del IX -XI secolo, con capitello vera da pozzo con nodo di Salomone.jpgevidenti inlussi longobardi fusi a motivi tipici dsell’arte della costa capitello, Correr vera.jpgCapitello, vera Correr.jpgCapitello, vera museo Correr.jpgadriatica, e su una di queste insiste il simbolo del nodo di re Salomone.

Giu 24, 2010 - Leggende, Luoghi, Misteri    13 Comments

L’isola della Donna Vampiro

la donna vampiro.jpgLinea per ragigiungere l'Isola del Lazzaretto Nuovo.jpgSe chi vuol fare un’esperienza diversa, percorre a piedi la Strada Nuova, ed arriva alle Fondamente Nuove, proprio di fronte al Cimitero Monumentale di S. Michele, qui prendendo la linea 13 del vaporetto, scegliendo come fermata a richiesta  l’Isola del Lazzaretto Nuovo, ecco che può sbarcare in un luogo molto particolare, ricco di verde, di siti archeologici, e luogo misterioso dove il 7 marzo dello scorso anno  venne ritrovato il famoso teschio della “donna vampiro”, quello con la mattonella infissa nella bocca ( a cui ho dedicato un mio post).

Posta all’ingresso della laguna, a nord-est di Venezia, e posta proprio di fronte all’isola di S. Erasmo, nell’antichità ebbe una funzione strategica a controllo delle vie acquee verso l’entroterra.

Isola del Lazzaretto Nuovo.jpgSembra che i primi reperti archeologici risalgano all’età del bronzo, tra il 1200 e il 1000 A.C.
Castello est del Lazzaretto Nuovo.jpg
Isola del Lazzaretto nuovo 1.jpgREcentemente sono state rinvenute varie monete raffiguranto Zeus ed Apollo, collocabili tra il 238 ed il 168 A. C. Il primo documento riferentesi all’isola, denominata Vigna Murada, è un atto notarile.

Nel Medio Evo fu proprietà dei Monaci di San Giorgio Maggiore che vi edificarono una chiesa intitolata a San Bartolomeo.

Nel 1468 l’isola divenne un lazzaretto, denominato nuovo, a differenza di quello già esistente, dove venivano inizialmente ricoverati i contagiati da peste conclamata, mentre in quello nuovo si cercava Hospitaler al Lazzaretto Nuovo.jpgL'isola nel secolo XVI-XVII dall'isolario di Antonio visentini.jpgdi attuare un’opera di prevenzione, e l’efficacia delle misure preventive portò ad avere un successo enorme, visto che l’epidemia si concluse due anni prima che negli  altri paesi europei.

Qui venivano ricoverate le navi e gli equipaggi di quelle navi sospette di portare contagio, perchè provenienti da zone contaminate o che trasportavano merci possibili ricettacoli di virus.

Per questo motivo vennero costruiti parecchi edifici, tra cui il Teson Grando, un enorme edificio, che come scrisse il Sansovino nel 1576 era dotato di 100 stanze, e cento camini alla veneziana, ognuno per ogni stanza, poste a ridosso delle mura di cinta, e costruite pozzxo nel lazzaretto nuovo.jpgTeson Grande.jpgtettoie (teze) per la purificazione delle merci, per cui si usavano fumi di erbe aromatiche, quali ginepro e rosmarino.

priore.jpgL’organizzazione faceva capo ad un priore, dipendente dal Magistero della Sanità, dai guardiani, che scortavano i passeggeri delle navi alle camere, e che prendevano nota (sapevano leggere e scrivere) delle varie operazioni di sbarco.

Le merci invece erano trasportate dai “bastazzi” chiamati così perchè trasportavano i pesi (basti), ed erano facilmente riconoscibili per il loro vestiario: casacca, braghe e camicia di tela ruvida, nei colori azzurro cenere o giallino pallido, e larghe bretelle rosse o bianche incrociate sul petto o sulla schiena.

Per ricordare dove riportare le merci “disinfettate” i bastazzi usavano scrivere sulle pareti del Teson Grando sigle ed annotazioni utilizzando un colore rosso bastazzi_tezon.jpgiscrizioni sul muro del Teson.jpgsul muro del teson altre iscrizioni.jpgbrunastro a base di ossido di ferro.

Quando si verificarono le prime morti per peste in quel lazzaretto, divenne una figura presente e considerata di malaugurio di un “medico della peste” (di cui ho gìà raccontato).
Pestilenza dopo pestilenza l’isola divenne un gran cimitero, ed a testimonianza di ciò si ritrovarono migliaia di reperti archeologici, scheletri, teschi, medagliette, monete, murrine.

medico della peste a Venezia.jpgNella epidemia del 1575 morirono cinquantamila persone, e la maggior fosse nell'isola del Lazzaretto nuovo.jpgCampi didattici estivi al Lazzaretto Nuovo.jpgparte vennero sepolte qui, a circa 60 centimetri di profondità dal piano di calpestio, persone povere, ceto medio ed anche nobili. All’epoca la sepoltura nei cimiteri dietro le reperto 1.jpgchiese o nelle chiese venivano operate soltanto per i Nobili morti di cause naturali e non certo per il terribile morbo.

Tutt’ora, per chi volesse passare una vacanza in un luogo strordinario, partecipando a scavi archeologici è possibile aderire a tali iniziative.