Tagged with " arsenale"
Lug 12, 2011 - Esoterismo, Leggende, Luoghi, Misteri    5 Comments

Lo stregone e i leoni dell’Arsenale

arsenale1.jpgL’Arsenale di Venezia era il cuore pulsante di questa Repubblica che basava i suoi successi sulla potenza navale. Completamente circondata da mura alte, in modo che nessuno potesse spiare all’interno.

E’ situata a Castello, e la sua superficie era circa un decimo del Centro storico di Venezia.

La sua costruzione fu iniziata dal Doge Ordelao Falier nel 1104, ma le prime fonti certe risalgono al 1220.

Le arsene erano gli “squeri” che costruivano le imbarcazioni della Repubblica, ed il più importante era quello in località Terranova, a San Marco (dove ora ci sono i Giardini Reali”), ma venne chiuso nel 1341.

L’arsenale era completamente autonoma: oltre alle navi venivano create le vele, le gomene, e tutto quanto poteva servire ad armarle.

Il luogo è’ davvero straordinariio, da vedere.ponteParadiso.jpg

imagesCA48TLY0.jpgEd a proposito di questo luogo, e specificatamente dei quattro leoni che sembrano stare a guardia del portale, si narra una storia molto particolare.

Dei quattro leoni, appunto, i due più grandi, recanti delle inscrizioni runiche, vengono da Atene, trasportate come bottino di guerra, mentre degli altri due più piccoli, uno viene da Delos, a memoria della vittoria di Corfù, nel 1718.

Si narra quindi che nel novembre 1719, dopo una tempesta durata un paio di giorni, furono rinvenuti proprio vicino al portale dell’Arsenale i corpi orribilmente dilaniati di due marinai, uno greco e l’altro maltese..sembravano essere stati straziati da una belva.

imagesCAAJM040.jpgLe autorità cercarono di sapere se per caso qualche belva fosse fuggita da qualche serraglio, ma nulla. La gente aveva paura, e si cominciò a parlare di magia, dei leoni dell’Arsenale, del luogo.

Comunque sia la sorveglianza della zona venne affidata alla Marina, e specificatamente al Capitano Enrico Giustinian.

Dopo circa una settimana altra notte di tempesta, ed un nuovo corpo orribilmente squarciato, quello di tale Jacopo Zanchi, una sorta di perdigiorno, persona poco affidabile come la moglie, prostituta a tempo perso.
Essi abitavano poco distanti dal luogo del ritrovamento, e quest’altro evento fece aumentare il terrore nei residenti nei pressi.

Capitò proprio ad Enrico Giustinian di assistere come molte altre persone ad una scenata che la vedova del Zanchi fece dalla Calle, rivolta ad un vecchio mercante con fama di usuraio, chiamato Foscaro, il quale, ricevendo improperi ed insulti dalla donna, si affacciò alla finestra, e quasi sibilando le disse: vedremo dove finirà la tua baldanza la prossima notte di tempesta.

Al che il Giustinian decise di aumentare la sorveglianza. Passarono altre sei notti, e tutto tranquillo, la settima, ecco di nuovo la tempesta.

Il Capitano si nascose vicino all’entrata dell’Arsenale, ed attese. Passarono le ore, ed infine, tra mezzanotte e l’una, sempre sotto la pioggia battente ed il vento, un arco di fuoco arrivò dalle case vicine, e letteralmente materializzò il vecchio Foscaro vicino ai leoni più grandi.

leoni.jpgEgli girò attorno ad uno di questi, sfiorando con le dita l’inscrizione runica, e contemporaneamente pronunciandone il significato.

In quel momento un globo luminoso si formò sul portale, ed un primo fulmine colpì il leone seduto. Davanti agli occhi di Giustinian il grande leone prese lentamente vita, enorme e feroce.

Proprio in quell’istante la vedova del Zanchi, accompagnata da un’amica girò l’angolo della riva, e mentre un secondo globo con un secondo fulmine colpiva l’altro leone , il primo stava già azzannando ferocemente una delle due donne.

Il vecchio osservava la scena, impassibile, e, scossosi dal terrore il Capitano sguainò la spada e colpì il vecchio al petto, proprio mentre un terzo fulmine colpiva il terzo leone.
Con uno spaventoso ruggito ed un lampo accecante tutto tornòall’istante come prima: i leoni al loro posto, immobili, l’amica della vedova, morta sbranata immersa nel suo sangue. Del vecchio rimase solo un cuore di pietra accanto alla spada che era caduta sui masegni; era cvon un cuore di pietra nel petto che egli aveva trasformato la pietra in carne.

La testa del terzo leone era ancora viva, e ruggiva e si muoveva disperatamente ancorata com’era ad un corpo di pietra, per cui il Giustinian lo decapitò. La testa non cadde ma esplose letteralmente, spandendo intorno una sostanza nerastra.

Le successive indagini dimostrarono che il vecchio era uno stregone, ed era stato imbrogliato da Zanchi, per cui aveva voluto vendicarsi.

santag.jpgLa vedova venne rinchiusa in manicomio, perchè era impazzita, e la testa del terzo leone venne sostituita, come si può vedere ancor oggi.

Leggenda forse legata a qualche elemento di verità, ma pur sempre suggestiva e il mistero è intriso in questo luogo fantastico, ricco di elementi antichi e legati alla magia, che a Venezia si possono vedere, toccare e magari, chiudendo gli occhi, rivivere in una sorta di viaggio nello spazio e nel tempo!

La Tana a Venezia: dai Canapi alle “Forze d’Ercole”.

navi.jpgArsenale.jpgLa supremazia della Serenissima nei mari era frutto, oltre che dalla capacità politica e diplomatica dei suoi governanti, alla vocazione mercantile che portò grazie a Venezia un forte sviluppo nelle scienze, nelle arti e nell’approfondito studio e ricerca per quanto riguardava nuove terre da scoprire, in tutta Europa.

E nell’arsenale, il centro più importante di questa superiorità marittima, venivano costruite tutte le componenti delle navi sia da guerra che mercantili. Abbiamo già parlato degli arsenalotti, gente fidata e competente, e il luogo stesso, racchiuso da imponenti mura rendeva ancor più imponente il lavoro li svolto.

Tra le componenti importanti delle navi vi erano le gomene ed altre funi, di diverse grossezze, che dovevano arsenale-di-venezia.jpgessere utilizzate per le vele e per altri scopi, e la realizzazione di questi canapi si svolgeva in una parte dell’Arsenale, chiamata La Tana.

L’Arsenale stessa ed il Campo della Tana, a Castello, erano collegati da una piccola porta, che ora è stata chiusa. Il 21 Agosto 1539 l’Ufficio della Tana viene nominato in un decreto dello Stato Veneziano.

Canapa.jpgCampo della Tana all'Arsenale.jpgL’Ufficio della Tana era istituito da tre magistrati patrizi denominati dal Senato Ufficiali della Camera del Canevo, assieme ai Visdomini della Tana nel 1589 avevano la loro sede in Campo della Tana.

In questo luogo si può notare lo stemma del Doge Pasquale Cicogna, con gli stemmi dei Badoer, Bembo ed Erizzo, nominati allora i tre Visdomini della Tana.

I Conzacaveni (acconciatori di canape) avevano preso a loro sede d’arte la Chiesa di Doge Cicogna.jpgfamiglia Badoer.jpgErizzo.jpgSan Biagio, presso l’altare dei Sette Dolori, sotto il Chiesa di San Biagio.pngPatrocinio della Santissima Croce.

S. Giovanni in Bragora.jpgNel 1488 la Scuola dei Filacanevi si trasferì alla Chiesa di San Giovanni in Bragora. Tra il 1700 e il 1800 il Campo della Tana venne scelto  dagli abitanti del Sestiere di Castello Campo della Tana.jpgforze.jpgforze-ercole.jpgForze%20di%20Ercole.jpgFondamenta e Rio della Tana.jpgPonte sul Rio della Tana.jpgper organizzare il giovedì grasso i loro giochi delle ” Forze d’Ercole “prove di equilibrio e di agilità i castellani creavano delle alte piramidi umane che si reggevano su un tavolato sorretto da panche.

Luoghi veramente suggestivi, carichi di storia e di storie, luoghi semplici che conservavano i preziosi segreti di un’Arsenale che per secoli costruì tra le più belle  e potenti navi che solcarono i mari.

 

Giu 8, 2010 - Tradizioni    10 Comments

Venezia e le sue navi: la potenza d’Europa!

Arsenale%20di%20Venezia%20XVI%20Secolo.jpgL’Arsenale: imponente e alacre laboratorio per la produzione della flotta veneziana, e non solo, anche delle navi mercantili già nel 1100 riuscì ad allestire in cento giorni cento galere da utilizzare nelle guerre con l’Impero d’Oriente.

Nel xv secolo il Doge Mocenigo scrisse nel suo testamento: (4 aprile 1423): 3.000 navigli da carico, tra grandi e piccoli, con 17.000 marinai, 300 navi con 8.000 marinai……” voi avete veduto tra galere grosse e sottili ogni anno 45, marinai 11.000″.

Data la necessità di avere sempre pronta una flotta per ogni evenienza, si costruì un certo numero di navi già arsenale-di-venezia.jpgarmate. A questo scopo, verso la fine del 400 , fu cinto di mura lo specchio d’acqua a nord dell’ARsenale nuovo, come si può osservare da una pianta di Jacopo de Barbari.

Non si vedono navi in sosta, come nel Bacino di San Marco, ma la celebre raffigurazione dell’incisore, sempre esatta per tutte le altre zone della citta, per l’Arsenale non presenta inesattezze, ma una certa qual reticenza, dovuta naturalmente a necessità legata da segreto militare.

Per la costruzioni delle varie parti delle navi la Serenissima aveva costante bisogno di diversi tipi di legno: la montello3.jpgForesta del Cansiglio.jpgboschi del Cadore.jpgquercia per l’ossatura ( albero che venne definito “colonna sacra del mare”, il larice e l’abete per il fasciame, gli alberi ed il pennone, il faggio ed il frassino per i remi, il noce per i timoni.

Per l’approvvigionamento del legname la Repubblica potè usufruire della sua espansione in terraferma, e dell’acquisizione dei boschi del Montello e del Cansiglio nelle prealpi venete, e nelle numerose vallate del Cadore.

I boschi venivano curati e controllati, sorvegliati da ” I Provveditori” e “Sovraprovveditori” nominati tra i Patroni dell’Arsenale: la scelta degli alberi da abbattere era compito dei “proti”, e per gli  alberi abbattuti  venivano piantati nuovi alberi da far crescere: i tronchi venivano fatti scorrere lungo il Piave, fino ad arrivare in laguna.

Le principali navi costruite nell’Arsenale erano di due tipi principali: navi a remi e navi a vela.

galera bastarda.gifgalera immagine.jpggalera.jpg800px-modello di Galera sottile.jpgTra le navi a remi vi erano le galere, e tra queste diverse versioni: galere sottili, galere grosse, Galere del Capitano General, o quelle da “Provveditore d’Armata, quindi le galere “bastarde” dette galeotte, alle galere da mercanzia.

Convogli di galere da mercanzie ( mude) erano conosciuti già dal 1200. Le galere erano fornite di due o tre vele triangolari, ma la loro velocità galere.jpgera costituita dai remi che prima erano governati da un solo vogatore, ma a partire dal 500 , diminuendo i remi, vennero affidati comunque a tre vogatori.

Un nuovo tipo di nave a remi venne costruito, in gran segretezza, tra il 1526 al 1529, in un apposito reparto dell’Arsenale: denominata “Quinquireme Faustina” la nave era dotata di 200 remi su cinque ordini, aveva una lunghezza di oltre 28 passi (circa 50 metri)ed era armata con trecento tra cannoni ed armi di vario genere.

Nonostante le buone prove date in mare queste navi vennero cancellate dalla produzione perchè troppo costose.

navi-grosse-2-navi-tonde-e-2-galee-da-jacopo-de-barbari-p.jpguna galeazza e due galee.jpgLa nave tipica da trasporto invece era la “cocca”, una nave rotonda che andava esclusivamente a vela, e disponeva di un equipaggio estremamente ridotto (circa 15 uomini), ed aveva una capacità di carico notevolmente superiore a quella delle galere.

Molte cocche si vedono ormeggiate nel Bacino di San Marco nelle stampe di Jacopo de Babari, una si vede in costruzione all’Arsenale, e nei quadri del Carpaccio si nota spesso un tale tipo di nave che presentava tra l’altro una particolare bellezza costruttiva, una vera architettura sul mare.

lA-bATTAGLIA-DI-lEPANTO.jpgBattaglia di Lepanto.jpg1lepanto.jpgGaleazza.jpgLe più famose ed osannate comunque furono le Galere grosse, o ” Galeazze”, per le quali venne costituito un reparto apposito all’Arsenale, chiamato “vasca delle Galeazze” le cui possibilità, efficacia e potenza vennero utilizzate nella Battaglia di Lepanto, in prima fila, pronte a combattere contro il nemico, La Battaglia di Lepanto.jpge uscite vincitrici come forte e predominante era il valore navale della Serenissima.

Mar 20, 2010 - Mestieri, Società veneziana    6 Comments

Gli Arsenalotti: artefici della sicurezza e della potenza navale di Venezia, unica al mondo!

flotta veneziana.jpgL’organizzazione interna dell’Arsenale aveva una rigida fisionomia gerarchica.La direzione veniva divisa nei due rami amministrativo e tecnico. Presiedeva e controllava tutto l’apparato produttivo una speciale Magistratura permanente detta “eccellentissima banca” una sorta di consiglio di amministrazione composto da ” tre provveditori dell’Arsenale” membri del Senato a cui dovevano periodicamente riferire, e da tre ” Patroni” scelti tra i membri del Maggior Consiglio.

La parte amministrativa era retta da uno ” Scrivano Grande” o ” Nodaro, da un Avvocato fiscale, e da un ” Nodaro Criminale”;

galea 4.jpgAlle loro dipendenze essi avevano ” Il Masser della Cassa”, vari ragionieri e contabili.

Il Masser doveva essere un personaggio piuttosto importante e con incarichi di estrema fiducia se doveva riferire, sotto giuramento nei primi giorni del mese , al Consiglio dei Dieci se i”Patroni” avessero compiuto il loro dovere.

Uno dei Patroni. divenendo una specie di ufficiale di picchetto, doveva a turno di 15 giorni dormire in Arsenale, galea veneziana 2.jpgcustodirne le chiavi d’ingresso, dei magazzini, delle officine e doveva eseguire una ronda notturna per ispezionarne le guardie: egli non poteva assentarsi nemmeno durante una seduta del Maggior Consiglio.

Dal lato tecnico ed industriale dirigeva l’arsenale il ” Magnifico Ammiraglio”; nominato per concorso egli proveniva dalle maestranze tecniche  più qualificate, cioè i “protomaestri dell’arte”.

Tutta una geriarchia prevedeva quindi: Protomaestri, Capitani, Proti, marangoni (carpentieri), calafati, remeri, alboranti, fabbri, taglieri, mureri, segatori, dei salnitri”.

galera e arsenalotti.jpggalea veneziana 3.jpgGrande attenzione veniva posta ai giovani, che all’interno potevano usufruire di una scuola: essi erano figli di arsenalotti, o giovani che venivano dagli istituti di carità.

Comunque tutte le istituzioni dei lavoranti in arsenale (arsenalotti) godevano di una grande prestigio nella Repubblica e costituivano una specie di casta privilegiata rispetto ad altri prestatori d’opera.

All’interno dell’Arsenale vennero anche costituite la Casa del Canevo ( corderia), la costruzione di cannoni e polvere di sparo: non a caso,  per ulterore sicurezza, vennero costruite due porte: Porta di Artiglieria, costruita alla fine del 500 , che costuiva un aspetto solenne all’ingresso del “Parco dell bombarde” dove si conservavano i trofei guerreschi artisticamente disposti per essere esibiti ad illustri visitatori, e nell’ottocento, la Torre di Porta Nuova.

galera veneziana.jpgCome sempre, all’utilità si univa anche la capacità di unire l’arte, vera, formalmente fantastica ..perchè questo è stata ed è sempre venezia: intelligenza, capacità, praticità ed arte…città bella, difficile ma che ha saputo e continua a sapere unire la praticità, l’esigenza della vita moderna alla bellezza artistica e formale..unica al mondo!!!

Agli Arsenalotti venivano affidati incarichi di particolare fiducia: oltre alla Guardia dell’Arsenale, la Guardia a Palazzo Ducale, al Maggior Consiglio(il corpo di guardia era nella loggetta del Campanile) essi erano posti alla guardia della Zecca e del Tesoro, a San Marco.

Durante la festa annuale dello “Sposalizio del Mare” a ricordo del fallito ratto da parte dei pirati delle Marie, essi vogavano nel Bucintoro, ed il galera veneziana 1.jpgMagnifico Ammiraglio ed i Proti sedevano accanto al Doge, come ospiti d’onore.

nav in arsenale.jpgnavi tonde.jpgGli Arsenalotti lavoravano dall’alba al tramonto, con un’interruzione per il pranzo; le retribuzioni non erano altissime, ma essi potevano godere di numerose agevolazioni, come gratifiche straordinarie, benefici sussidiari, alloggi gratuiti per gli impiegati ed i capi maestranze, elargizioni di vino; potevano anche asportare i ritagli della lavorazione delle navi per uso proprio.

Essi comunque erano specializzati nella costruzione non solo delle navi, come le galere. ma si occupavano anche del cordame e della polvere da sparo.

Corderie_3.jpgCasa del Canevo.jpgcannoni e polvere da sparo.jpgarsenalotti 1.jpgarsenalotti.jpgTutte persone preparate, addestrate, con un eccellente livello di intelligenza e preparazione, facenti parte di un corpo unico, arsenalotti e loro famiglie, che collaboravano con entusiasmo, capacità ed esperienza, trasmettendo le Porta Artiglieria.jpgloro conoscenze ai giovani che di volta in volta si presentavano, per perseguire con tutte le proprie capacità e potenzialità allo scopo di rendere la Serenissima la più grande potenza europea, e così fu per secoli.

Mar 17, 2010 - Luoghi    1 Comment

L’Arsenale: la fucina della potenza navale di Venezia

arsenale-di-venezia.jpgSe passeggiamo tranquillamente nella splendida Piazza San Marco, e ci dirigiamo verso Sant’Elena ecco che alla nostra sinistra appare, in distanza, un magnifico portale: basta avvicinarsi ed ecco che appare in tutto il suo splendore: costruito nel 1460 dal Gambello, utilizzando antiche colonne di marmo greco e bellissimi capitelli veneto-bizantini: si tratta dell’ingresso via terra dell’Arsenale, la fucina vera della potenza navale di Venezia in tutta Europa.

Dopo la vittoria di Lepanto il capitello venne sopraelevato e decorato con il Leone alato e la scritta celebrativa, ed in seguito ancora la Statua di Santa Giustina.

Doge Francesco Morosini.jpgNel 1687, per celebrare le vittorie di Francesco Morosini nel Peloponneso l’ingresso fu ulteriormente arricchito, in sostituzione del ponte, dalla terrazza antistante, decorata dalla cancellata e dalle otto statue allegoriche.

350px-I_Leoni_dell%27Arsenale.jpgLateralmente alla terrazza vennero posti due leoni in pietra, riportati dalla Grecia, che portano delle scritte runiche: notevoli opere d’arte sono la statua della Vergine del Sansovino (1520) all’interno dell’ingresso, ed il portabandiera in bronzo, di Gianfranco Aberghetti (1693), posto davanti sul piazzale d’ingresso.

L’Arsenale sorse nel 1104 nella parte orientale della città, su due isole gemelle o “Zimole”: furono installati 24 cantieri, o scali scoperti, in un recinto protetto da mura, con un bacino centrale collegato al bacino di San Marco attraverso il Rio della arsenale5.jpgMadonna, detto da allora in poi dell’Arsenale”.

Tale nome sembra derivi dalla parola araba “darsina’a” (casa dell’industria), e l’impianto costituì il primo nucleo del cantiere di stato, affinchè si potessero costruire, sotto il controllo del Governo, le navi per la flotta militare.

Tanti altri cantieri esistevano già a Venezia, detti “squadri” (da squadrare il legno) o squeri, ma erano tutti privati, dedicati insomma alle navi mercantili, se ne trovavano a S. Alvise, a Cannaregio, a S. Ternita, ma il più importante era in località “Terranova”, sul Bacino di San Marco.

Col tempo però l’Arsenale (chiamata allora Arsenal vecio) stava diventando piccolo ed obsoleto, per cui nel 1303 si ebbe il primo ingrandimento, a cui seguì quello del 1325.

Dante.jpgNel 1306 venne in visita a Venezia Dante Alighieri, quale ambasciatore dei Da Polenta di Ravanna; osservatore acuto egli ne trasse la celebre descrizione dell’Arsenale  (inferno, canto XXI):…
            

             Quale ne l’Arzenà dè Viniziani
             bolle l’inverno la tenace pece
             a rimpalmar i legni lor non sani;

                             chi nevicar non posson – in quella vece
                                       chi fa suo legno novo e chi ristoppa
                                       le coste a quel che più viaggi fece;

                                       chi ribatte da prora e chi da poppa
                                       altri fa remi e altri volge sarte;
                                       chi terzaruolo e artimon rintoppa ……..

 è significativo come il sommo poeta, acuto osservatore di fatti politici oltre che di uomini, abbia voluto immortalare questi ricordi, esprimendo così il potenziale militare ed economico della Repubblica, ed il carattere pieno di avventura e di attivismo del popolo veneziano di allora.

arsenale alta.jpgLa posizione dell’Arsenale rispetto alla città fu scelta in modo da trovarsi nella parte orientale, verso il mare, vicino allo specchio d’acqua ampio ma sicuro tra l’isola di S. Servolo e l’isola di S. Elena, dove poteva concentrarsi e stazionare un gran numero di navi della flotta militare, senza disturbare in alcun modo la normale attività del porto commerciale che si svolgeva più a ovest, addentrandosi perfino nel Canal Grande.

Oltre alla porta di terra c’è anche la porta di mare: è fiancheggiata da due torri. Esse vennero costruite in periodi diversi, ma vennero modificate e poi ricostruite nel 1574; quindi, nel 1686 furono nuovamente rifatte per lasciare più spazio all’ingresso delle navi a vela.

Arsenale di De Barbari -Torri.jpgarsenale torri d'entrata.jpgOra le due grosse torri sono isolate, ma allora la loro funzione era di sostegno e perno per i due cancelloni mobili con affiancato un ponte levatoio ad essi incorporato, detto appunto ” ponte del restrello”: si trattava di una macchina piuttosto complessa e vistosa, come si può osservare dall’antica incisione del De Barbari.

Nel frattempo l’Arsenale veniva ampliata, nel 1457 con l’aggiunta dell’Arsenale nuovo, con le tettoie delle Galeazze, e nel 1573 con l’Arsenale Nuovissimo, per la quale il Sansovino ideò le due grandi tettoie acquatiche dette “delle Gaggiandre”, che alla funzionalità aggiunsero anche un’accuratezza ed un’esecuzione  particolarmente 1Arsenale - Le Gaggiandre del Sansovino.jpgnave.jpgnave in costruzione.jpgraffinata per la ricercatezza formale.

Nel 1547 fu costruito da Nicolò Sanmicheli, l’architetto militare della Repubblica, il fabbricato destinato a custodire il Bucintoro, la ricchissima nave da parata del Doge.

Qui venne quindi costruita la potenza navale di Venezia, la sua supremazia sui mari, la sua potente flotta, ma per fare tutto ciò c’era bisogno di gente competente, di materiali, di capacità ed intelligenza: di questo parlerò Entrata dell'Arsenale del Canaletto.jpgla prossima volta.