Massoni e la Basilica di S. Marco a Venezia
Avevamo parlato dei taiapiera veneziani, della loro corporazione legata prima ai templari e poi alla Massoneria.
E proprio i muratori, i costruttori (come i tagliapietra) lasciarono una loro evidente traccia sulla facciata della Basilica di S. Marco.
Ma come i tagliapietra si sono riuniti in confraternita, divisa poi in gradi, così come i regolamenti massoni (cioè i grandi muratori) sappiamo che i loro santi protettori erano i quattro coronati, cioè liberi muratori che si erano rifiutati di scolpire statue di divinità pagane per l’imperatore Diocleziano. I loro nomi erano Claudio, Nicostrato, Sinfroniano e Simplicio. e per il rifiuto vennero martirizzati.
Essi vennero rappresentati nell’arca di S. Agostino da Pavia, eretta intorno al 1370 da fratelli Comacini (Bonino, Matteo e Zeno).
Nell’introduzione del regolamento dell’ordine dei tagliapietra tedeschi si legge: IN nome del Padre, del figliolo, dello Spirito Santo, della Gloriosa Vergine Maria ed anche dei quattro tagliatori giustiziati sotto Diocleziano.
Vi è comunque un’altra versione, la più accreditata dai Massoni, che riguarda i quatuor coronati, e che comunque è una sovrapposizione di due leggende:
Quattro fratelli Severus, Severinus, Cerfophorus e Victorius era soldati agli ordini di Diocleziano, ma all’ordine dell’Imperatore di adorare gli idoli pagani si rifiutarono per cui vennero uccisi e i loro corpi dati in pasto ai cani.
Ma le spoglie rimasero intatte, per cui la gente pietosa li raccolse e li seppellì nelle tombe di Claudius, Nicostratus, Sinphronius, Castorius e Simplicius, scalpellini messi a morte dall’imperatore qualche tempo prima per essersi rifiutati di scolpire statue pagane.
Da questa sovrapposizione ecco l’immagine dei quatuor coronati con gli attrezzi tipici dei muratori. Nel “Poema Regius dell’Ars Massonica” (1390) vi è l’aggancio con l’arte massonica classica : ” affinchè possiamo apprendere bene questi articoli e questi punti tutti insieme, come fecero questi quattro Santi martiri che diedero grande onore a questa arte, che furono così buoni massoni come non ce ne saranno nella terra.
Il più antico documento massonico è chiamato regio perchè si trovava alla Royal Librery, poi venne trasferito al British Museum.
Il regolamento comacino formò quindi il quadro di ciò che fu poi la corporazione.
I comacini, maestri ed allievi, avevano necessità per l’autodifesa in un ambiente estraneo e parzialmente avverso, di una unione che sopravvivesse, ad un ordinamento prettamente artigianale, con un legame personale e partecipativo.
Benedetto Antelami, uno degli allievi dei maestri comacini venne a Venezia, contattando così i tagliapietra veneziani i quali si riunirono appunto in confraternita, recependo ed accettando le regole massoniche, sotto l’egida dei quattro coronati. Rimangono inoltre tracce documentate della presenza a Venezia, verso la metà del 14° secolo, degli architetti Pietro Baseggio e Enrico Tajapiera che sembra abbiano collaborato alla costruzione di palazzo Ducale.
Uno dei simboli più importanti di questa appartenenza alla Massoneria era rappresentata, oltre che da altri simboli, anche da dei nodi di Salomone raffigurati, disegnati, incisi, su mosaici, o su colonne: il significato di questi nodi è sia il legame di fratellanza e di unione, tipico dell’iconografia massonica che il concetto della Santissima Trinità, e sulle colonne rappresentano un legame che va dalla terra al cielo.
Sulla facciata della Basilica di S. Marco vi sono quattro colonne legate da nodi, inframmezzate da finestrelle graziosasmente ornate, e sopra ogni nodo appare il simbolo degli evangelisti, da sinistra a destra il Bue, simbolo di Luca, il Leone, Marco, l’Aquila, Giovanni (il santo più venerato dai Massoni) e l’uomo Alato per Matteo.
Non solo, ma anche una parte della balaustra, sempre al piano superiore, è ornata da colonne “annodate”.
Diverse colonne col nodo si trovano in altre città italiane, come a S. Zeno, a Verona, costruite in marmo rosso, a MIlano ecc.