A Rialto arrivavano e si lavoravano merci preziose come sete, spezie, oro, e dove, sotto i portici di Campo S. Giacomo c’erano i Banchi dove venivano registrati i conti personali dei vari mercanti, specialmente col sistema del “giro conto”, perfetto per non dover maneggiare denaro, per tale ragione il sottoportico era
I banchi ” de scripta” furono gestiti nei primi secoli da privati, soprattutto nobili, che dovevano ottenere l’autorizzazione versando un’adeguata cauzione, poi, dal 1587, passarono direttamente alla gestione dello Stato.
I mercanti potevano negoziare “mutui ad negotiandum”, prestiti veri e propri, oppure trattare “le colleganze” , forme assai diffuse dal 200 al 300, di compartecipazione di soci finanziatori ” socius stans”, che non si movevano da Venezia, ed i ” Soci procetans” che compivano i viaggi e le operazioni di scambio relative.
Il campo era sempre affollato di mercanti veneziani e stranieri e da loro agenti che trattavano affari o semplicemente si
Accanto al portico del Banco Giro c’era la Calle della Securtà ed il Caffè della Securtà, dove si stilavano polizze assicurative contro i rischi derivanti dalla navigazione (avarie, naufragi, assalti di pirati ecc.)
Rialto inoltre brulicava di alberghi dove il proprietario detto camerante forniva il cosidetto ” letto guarnito”, in cui era previsto l’alloggio, il riscaldamento, la cena e la compagnia.
Nella Casaria si vendevano formaggi e anche carne di maiale conservata sotto sale.
Insomma, la toponomastica ci da indicazioni precise delle attività che si svolgevano in questo punto nevralgico ed attivo della Repubblica.
La Ruga e il Sottoportico degli Oresi ( orefici)che qui avevano le loro sedi, e che per effetto della
C’era il Campo delle Becherie ( da Becher, macellaio), la Calle dello Stivaletto,dall’insegna di un negozio di calzolaio con uno stivaletto, la Calle del Capeler, (il Cappellaio) Quella del Marangon (falegname e lucidatore),Calle del Manganer (lucidatore di sete e di lane) Calle dei Varoteri (Pellicciai).
Il Ponte delle Spade, la Calle della Donzella, Calle del Sturion e quella della Campana erano i nomi di altrettante locande o alberghi.
C’era anche in Fondamenta della ” Stua ” (stufa) un locale pubblico che ospitava una sorta di piscina riscaldata, dove, nonostante la propibizione, con le abluzioni gli ospiti più licenziosi potevano usufruire della compagnia delle cortigiane che stazionavano sul vicino Ponte de le Tette.
E sempre nella zona, in Campo Rialto Novo c’è ancora il bassorilievo con lo stemma dell’arte dei boteri (o bottai) risalente al XVII secolo, che avevano l’obbligo di aggiustare gratuitamente le botti del Doge, ma con diritto ai
Proseguendo si passa per la Calle dell’Arco, dove due archi uniscono due palazzi solo per indicare che entrambi gli edifici erano di proprietà di una sola famiglia, la calle poi diventa Calle dell’Ochialer (occhialaio), dove c’erano le botteghe che si servivano dell’arte dei Cristalleri i quali si erano riuniti in confraternita, e nella mariegola si sanciva che l’oglar doveva essere in cristallo puro e non in vetro.Per la prima volta gli occhiali vennero nominati in un documento, ed è accaduto a Venezia nel 1274.
Proprio dove la Calle dell’Arco diventa Calle del’Ochialer doveva esistere un magazzino del vino, proprio a metà strada fra la riva del Vin (dove, è ovvio, si scaricavano le botti) e la Calle dei Boteri Lo spazio era limitato,e all’attuale anagrafico 456 escogitarono un sistema per far passare più agevolmente una botte attraverso una porta un