Un’invenzione tutta veneziana: la Cassa Peòta.

Ville-Venete-da-Stra-a-Malcontenta-la-Riviera-del-Brenta-andrea-palladio-tiepolo-mira-3-550x365.jpg1203601812villa-malcontena.jpgI nobili veneziani passavano normalmente le loro vacanze estive in ville che facevano costruire lungo il fiume Brenta, o lungo il fiume Sile, ( descritte sapidamente da Goldoni con commedie come “le smanie della villeggiatura”) e si alternavano in visite reciproche, chiacchierando, sparlando e amoreggiando!

Ma tutte le popolane veneziane cercavano di divagarsi, almeno un giorno una volta l’anno Carlo_Goldoni.jpgCampoielloi.jpgPeota%20nella%20regata%20del%201628.jpgcon gite n barche chiamate “peòte” che risalivano i fiumi, concedendo il divertimento di una gita in luoghi aperti e ricchi di verde…la campagna appunto: queste gite venivano chiamate “garanghelli”: il termine garanghello venne chiaramente spiegato proprio dal fantastico Carlo Goldoni attraverso Anzoleto, nel mitico Campiello: Ghe lo spiegherò mi: se fa un disnar: “uno se tol l’insulto de pagar e el se rimborsa dopo delle spese a vinti soldi o trenta soldi al mese.”

peota.jpgCerto erano donne che non avevano molti mezzi, per cui, per finanziare questi svaghi inventarono un sistema geniale e profiquo per poter risparmiare denaro: La cassa peòta. Era un’organizzazione in cui veniva designata una cassiera la quale versava una piccola somma  iniziale, veniva quindi stabilita una quota che le componenti della Cassa dovevano versare per formare il capitale iniziale di questa piccola “banca”.

Ogni socia era poi impegnata a chiedere un prestito dalla Cassa, restituibile in rate settimanali entro circa sei mesi, versando un piccolo interesse, fianziandosi così il sospirato “garanghello” o per utilizzare la cifra per spese impreviste o per piccole spese voluttuarie e contribuendo ad umentare il capitale della Cassa; qualora non avessero avuto disponibilità sufficiente di denaro per la rata, veniva pagata una piccola multa, per restituire quanto dovuto in seguito.

Campoielloi.jpgLe riunioni in cui venivano consegnate alla Cassiera le rate o le multe tutte le componenti della Società mangiavano e bevevano in compagnia. Alla fine dei sei mesi i  denari ricavati dagli interessi e dalle multe venivano spesi per gite o per pranzi gioiosi in cui tutte si divertivano, in attesa di riprendere questo ingegnoso sistema per finanziare svaghi o per affrontare momenti particolari di necessità.

Le Casse Peòte sono continuate per secoli e dimostrano l’inventiva, lo spirito pratico e le capacità manageriali dei veneziani,  specialmente delle donne che erano le vere amministratrici dei salari dei mariti e con loro volevano comunque godere dei piccoli piaceri della vita, donne consapevoli del proprio acume, allegre e fornite di inventiva e intelligenza!

 

 

Un’invenzione tutta veneziana: la Cassa Peòta.ultima modifica: 2012-02-16T19:41:00+01:00da pierapanizzuti
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5 Commenti

  • se sempre robe da ricordar.

  • Le casse peote hanno funzionato a Venezia fino a qualche decina di anni fa; poi sono state dichiarate illegali anche perché, alcune, operavano lo strozzinaggio ed avevano dei capitali notevoli. Altre volte il cassiere era sparito con tutti i soldi.
    Ormai non servivano più a fare la gita, quella che, appunto veniva chiamata la “gita con la cassa”, termine che, scherzosamente, è andato anche a significare l’ultimo viaggio.

  • fantastico blog!!!!!
    sai che in un angolino di Venezia c’è nascosto anche questo!?? http://www.youreporter.it/video_in_location_VENEZIA_cinema_SET_next_film_1

  • grazie dei complimenti e grazie anche del tuo apporto per conoscere una ulteriore realtà di questa città che mi ha vista nasscere e con cui vivo in simbiosi. Un saluto caldo ed affettuoso ciao, Piera

  • Bellissimo! Mi ricorda le multe quando ero studentessa poi specializzanda in Ospedale, (cinquecento lire ogni craniata contro la scialitica, cinquecento ogni volta che scappava detto “oggi va tutto bene”…. e con il ricavato facevamo gustose cenette). Venezia docet, come sempre.