Venezia Nascosta

streghe,pozioni,e…tordi a Venezia

Nel 1500 si creò come una febbre in Spagna, a Roma ed in altre nazioni d’Europa contro le donne, in maggior numero anziane, ma anche giovani, che in genere svolgevano il ruolo di levatrici, si intendevano di erbe,  sapevano curare con tisane e, probabilmente, anche con una capacità psicologica non comune, e per queste peculiarità venivano considerate streghe.

Era opinione comune che queste donne, accusate di essere  adoratrici di Satana, si incontrassero con il Demonio per adorarlo, ricevere istruzioni ed abbandonarsi ad orge di ogni genere in occasione dei sabba.

Migliaia di donne affermavano di avervi preso parte anche se in realtà erano nel loro letto a dormire, ma le confessioni venivano estorte con torture brutali e terribili.

Alcune confondevano le loro fantasie e paure con la realtà, altre volevano vendicarsi di qualcuno, ed altre ancora erano costrette a denunciare conoscenti o amiche come  presunte partecipanti ai sabba.

Le descrizioni di ciò che vi accadeva erano piuttosto varie, ma la sostanza era abbastanza costante: le streghe si recavano al sabba con mezzi di trasporto magici, spesso a cavallo di scope; giuravano fedeltà al diavolo, riferivano sulle loro attività malefiche, poi banchettavano e danzando si abbandonavano a licenziosità di ogni genere.

Pierre de Lancre, francese, il gran cacciatore di streghe dell’inizio del 600, riportò molte descrizioni di feste orgiastiche, in cui descriveva anche episodi di vampirismo, violazione di tombe oltre all’oltraggio della bestemmia ed alla profanazione di ostie consacrate.

Si riteneva che il sabba si svolgesse regolarmente il 31 ottobre ed il 30 aprile ed ognuna delle quattro festività pagane che erano assorbite dal cristianesimo.

Le streghe di Venezia, invece, non andavano al Sabba.

Ed è proprio dagli Archivi della serenissima Repubblica che si possono ricavare le storie di alcune presunte streghe, attraverso circa 200 processi per sospetta stregoneria, e gli interrogatori sotto tortura furono soltanto tre, ed una sola volta venne minacciato il rogo per un’imputata che era comunque contumace.

Si trattò quindi di processi di modesto rilievo storico, da cui però emerge  tutto un mondo di povere donne dedite a complicate cerimonie da compiersi con i mezzi più stravaganti  per guadagnare un pò di denaro vendendo ovviamente illusioni.Inoltre, attraverso questi documenti, è un continuo snodarsi di vicende a volte curiose, divertenti ed impensate.

Nel 700 poi si ebbero episodi da considerarsi forse in maniera diversa, come quando Casanova bambino di otto anni venne portato a MUrano dalla nonna per guarire, per mezzo delle arti di una “guaritrice” dalle perdite di sangue dal naso che lo stremavano e lo avevano ridotto in grande debolezza, come già ho raccontanto.

Comunque, dai documenti dell’archivio, ecco la storia di un giovane lavorante di tintoria innamorato senza speranza della moglie del padrone, a cui viene suggerito da una “striga” di offrire al sua anima al diavolo, chiedendogli in cambio di persuadere la donna a concedergli i suoi favori.

Per raggiungere lo scopo il povero tintore, che sapeva scrivere, avrebbe dovuto, in una notte di luna piena, vergare su di una pergamena con inchiostro fino, la sua proposta al demonio. Poi avrebbe dovuto bruciare la pergamena alla fiamma di una candela sul davanzale di una finestra, il fumo spandendosi nell’aria e la sua richiesta sarebbero giunti a Satana.

Il giovane tintore eseguì con diligenza la prima parte del suo compito, ma quando venne il momento di bruciare lo scritto la paura dell’inferno lo spinse a gettare la pergamena nel canale.

All’alba un ortolano che passava  remando con il suo sandalo carico di verdure vide il foglio, lo trasse dall’acqua incuriosito, e lo portò dal prete.

Il nome della donna amata, il luogo nei cui pressi era stato ripescato il documento, portarono all’identificazione del suo autore e, come si può immaginare, successe il finimondo. Il tutto però si concluse con la condanna all’esilio per alcuni anni del giovane tintore.

Filtri d’amore, pupazzi di cera trafitti da spilloni, amuleti vari, pozioni benefiche o malefiche..le strighe vendevano le carte del buon volere e le formule magiche per gli usi più diversi, le herbere vendevano i loro decotti, le stroleghe predicavano l’avvenire, le strazarole , andando in giro per le calli dall’alba al tramonto procuravano loro i clienti.

Ogni tanto l’inquisitore faceva mostra dei suoi poteri rinchiudendo, per un breve periodo queste trafficanti nella prison de le done.

Nei tre casi in cui il Sant’Uffizio decise di usare per l’interrogatorio dell’imputata i tormenti, non possedendo una camera di tortura, fu costretto a chiedere ai Signori de la note al Criminal che gli prestassero la loro.

I Signori de la note era un organo  di controllo per i reati commessi da cittadini veneziani, creato nel 1274,( i primi vigili urbani della storia)  sdoppiato poi, nel 1544 nei Signori de la note al Criminal, e al Civil.

Al ponte di Rialto era posta la Berlina, che venne poi spostata tra le colonne di Marco e Todaro in Piazzetta S. Marco, ed alcune donne vi furono incatenate per 3 o 4 ore.

So di quattro donne condannate all’esposizione su un palco eretto  fra le colonne del Leone Alato e quella di San Teodoro, con le mani legate ed una mitria di carta in testa in cui era dipinto il demonio tra le fiamme dell’inferno.

Curioso il processo contro una serva del Priore dell’Ospedale della Misericordia rea di aver mangiato carne di venerdì, per la precisione un tordo.

La donna non negò il fatto, ma addusse a sua giustificazione di sentirsi a volte sfinita e mangiare la carne la aiutava a superare il malore.

L’inquisitore (evidentemente anche lui ghiotto di tordi) l’ascoltò attento e infine decise che “va ben, se le cose stavano così che mangiasse pure i tordi”.

Queste erano le streghe e gli inquisitori a Venezia.

 

 

 

 

streghe,pozioni,e…tordi a Veneziaultima modifica: 2009-10-31T13:51:00+01:00da
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