Feb 7, 2014 - Arte, Arte e mistero, Chiese, Leggende, Luoghi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La colonna di S. Croce e l’ultima tortura dei condannati a morte a Venezia.

La colonna di S. Croce e l’ultima tortura dei condannati a morte a Venezia.

Testa del CarmagnolaLa giustizia della Serenissima era molto severa, anche se dava,(specialmente dopo l’episodio del famoso fornaretto) garanzie precise per quanto poteva riguardare la difesa degli accusati di crimini.

Ma crimini efferati ve ne furono, e proprio nella natura stessa della Repubblica questi dovevano essere immediatamente puniti con precisa e mirata violenza, per dare al popolo la sicurezza e il monito che chiunque si macchiasse di cruenti crimini veniva puntualmente punito, dando soddisfazione alle vittime o ai loro parenti, ma , in egual modo, far presente che la lunga mano della quarantia criminal sarebbe stata presente, e la punizione inesorabile e terribile.

L’esecuzione  dei condannati a morte avveniva sempre tra le colonne di Marco e Todaro a S. Marco, ma prima, perchè l’impatto “educativo” fosse ancor più efficace, il colpevole doveva subire determinati, terribili torture.

colonna di s.croceUna delle tappe più drammatiche avveniva, dopo il trasporto in una gondola sul canal grande dalle prigioni venivano portati a S. Croce, presso una colonna unica rimasta di un Monastero che aveva sede alla Giudecca e che venne smantellato, e che venne quindi incastrata tra la Fondamenta della Croce e la Fondamenta del Monastero.

Fondamenta de la CroceQui venivano loro mozzate le mani che venivano poi legate al collo, quindi il condannato veniva portato presso il luogo  dell’esecuzione, e qui, finalmente veniva posta fine alla sua vita, con lo sguardo rivolto all’orologio della torre, giusto per far capire loro che quella era l’ora della loro morte.

Fondamenta del MonasteroSicuramente cruento, drammatico, ma anche questo era un modo per rendere la giustizia più giusta Colonne di Marco e Todaro(all’epoca) e nel medesimo tempo dare un insegnamento ai veneziani del peso e della ineluttabilità della legge, a cui la Serenissima dedicò diverse statue, e non solo!

Gen 30, 2014 - Luoghi, Mestieri, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su I temibili tagia-tabàri e la suggestiva illuminazione di Venezia.

I temibili tagia-tabàri e la suggestiva illuminazione di Venezia.

Nei primi secoli della Serenissima era pericoloso girare per le calli, specialmente in alcune zone come Calle della Bissa o Rio Terà degli Assassini, luoghi molto bui in cui si acquattavano ladri e rapinatori pronti ad aggredire qualche malcapitato passante ritardatario, o alcuni burloni che si divertivano in modo molto pericoloso: arrivavano silenziosi da dietro e con un coltello tagliavano il retro del tabarrotabarro (il mantello che veniva utilizzato come cappotto): erano i tàgia-tabàri, che erano temuti quasi come i veri aggressori, e nella parlata popolare il detto tàgia-tabàri era riferito alle persone che sparlavano alle spalle di qualcuno.

codega1Quindi se proprio era necessario girare di notte venivano utilizzate le torce, i nobili si facevano precedere da codegaun servo che recava la torcia illuminando il cammino; da questo nacque una professione : i  codega. erano persone munite di lumi che rischiaravo la strada a chi li chiamava: in genere stavano in attesa davanti ai ridotti o ai caffè,

cesendelliBen presto comunque, nel 1128  vennero utilizzati dei piccoli lumi, chiamati cesendelli, appesi ai muri: le spese venivano sostenute dalla Serenissima, e la cura dei cesendelli era affidata ai parroci. Man mano nei secoli l’illuminazione venne migliorata ed estesa. Nel 1450 vennero poste quattro lampade sotto i portici di Rialto, e verso il 1720 i bottegai cominciarono a tenere fuori dei loro negozi delle lanterne.

feeraiNel 1732, con notevole anticipo su altre città il Consiglio dei dieci decise che tutta Venezia doveva essere illuminata, rendendo così più sicuro il passeggio e trasformando la Venezia notturna , donandole un fascino nuovo, molto coinvolgente per i viaggiatori stranieri.

Le lampade pubbliche, chiamate ferài arrivarono ad essere 843. Erano in vetro e funzionavano a olio, e dovevano durare tutta la notte per spegnersi poi all’alba; molte di queste vennero rotte con sassate dai codega che cominciavano a perdere il lavoro, e per questo vennero emanate norme severe per questi atti, come anche per gli addetti al servizio, chiamati impizadori, che omettevano di compiere il servizio.

img266 (1)La spesa dell’illuminazione era ingente, ed anche quella per l’olio d’oliva usato per i ferai, per cui, utilizzando anche le tasse dei cittadini la manutenzione venne affidata tramite appalti ad alcuni imprenditori.

Nel 1758 gli impizadori erano 138 e si occupavano di 1750 ferai. In seguito la città aumentò le fonti di illuminazione ed anche gli addetti a tale compito, per poi passare nell’800 all’uso del gas.

Venezia, sempre all’avanguardia sia per la gestione della vita comune sia per la salvaguardia dei propri cittadini, e il Consiglio dei Dieci che , saggiamente, cercava di sostenere le spese di questa grande opera d illuminazione tassando i propri cittadini secondo i ceti, le ricchezze, e la piccole capacità economiche dei più poveri!

 

Gen 22, 2014 - Architettura, Arte, Luoghi, Mestieri, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su I rii di Venezia, la casa delle cinque teste e la macchina per pulire i canali!

I rii di Venezia, la casa delle cinque teste e la macchina per pulire i canali!

rio del PiomboLe strade veneziane: le calli, le salizade, due vie (via Garibaldi e via XXII Marzo), le fondamente e poi i rii: prima di tutto quelli ricoperti, chiamati quindi rio terà, ma sopratutto, i canali ed i rii veri e propri, le straordinarie vie d’acqua di una città nata sull’acqua e che sull’acqua vive.

Rio Baduario 1L’acqua era quindi percorso obbligatorio per ogni sviluppo, perchè elemento vitale e funzionale. Già nel VI secolo gli abitanti della laguna erano descritti da Cassiodoro come strane persone che si  spostavano sempre con le barche dal fondo piatto che venivano tenute legate a pali davanti alle case; queste era costruite sempre vicino all’acqua, e gli ingressi erano rivolti verso il canale; tutte le chiese di Venezia hanno le porte principali che danno sui rii o canali, ed erano adeguatamente fornite di approdo.

Nel retro , i campi che si trovavano all’interno venivano coltivati, e destinati anche a frutteto o vigneto, oppure adibiti a cimiteri.

Rio delle MuneghetteOgni rio ( per cui ogni strada acquea di Venezia ) porta il nome di qualche caratteristica della zona, casa-cinque-testedelle professioni o degli abitanti del sestiere nel quale il rio scorreva: Rio delle Muneghette(Rio delle monache, per cui adiacente a qualche convento femminile) e che riflette sulla laguna anche l’immagine di una delle case più curiosa di Venezia, quella delle cinsue teste,   Rio degli Scoacamini ( rio degli spazzacamini), rio del Vin , dove in genere veniva trasportato il vino e quindi rio del vinrio delle moschescaricato, rio delle Mosche , perchè sembra che nella rio dei scoacaminifondamenta parallela vi fosse una fabbrica di nei finti, chiamati appunto mosche.

La marea , elemento naturale e delicatissimo per Venezia cambia ogni sei ore: crescente, e va in un senso, calante e va nel senso opposto, quindi è determinante sia per la navigazione, sia per il trasporto e scarico delle merci, in modo che la barca non sia troppo bassa rispetto alla riva.

img264Per questo motivo è sempre stato uso della Serenissima, fin dal 500, utilizzare delle macchine per pulire i fondali dei canali e dei rii, una tecnologia innovativa e azzarderei moderna, rispetto a quelle utilizzate oggi: del resto la Serenissima è sempre stata all’avanguardia, ha precorso i tempi avvalendosi di menti brillanti e persone estremamente valide che mettevano il loro acume a disposizione di un equilibrio così fragile e delicato, e per la valida e attenta politica dei dogi e del Consiglio dei Dieci.

 

 

 

Gen 13, 2014 - Architettura, Luoghi, Mestieri, Personaggi, Società veneziana    Commenti disabilitati su Il Campiello de La Cason e le vecchie prigioni veneziane.

Il Campiello de La Cason e le vecchie prigioni veneziane.

CampiellodelaCason01Il 15 marzo 1551 il Maggior Consiglio decise che in ogni sestiere di Venezia venisse istituito un Cason )( o Casona) cioè una prigione in cui rinchiudere i debitori ed i rei confessi di piccoli reati. Tracce di uno di questi Casoni (o carceri) rimangono nel Sestier di Cannaregio: a testimonianza rimane il Campiello della Cason, definita in CampiellodelaCason10questo caso al femminile, dove sono ancora visibili due portali e l’antichissimo Palazzo del Tribuno.

CampiellodelaCason18Qui, in Campo SS Apostoli c’erano numerose abitazioni dei Partecipazio, famiglia che diede Rio Baduario 1alla Serenissima sei Dogi: Agnello  (810) Giustinian (827), Giovanni 1° (829), Orso 1° (864), Giovanni II (881), Orso II (912), Pietro (939), che ricevettero prima la carica di Tribuno, e proprio accanto alle loro abitazioni vennero costruite le prigioni; questa nobile famiglia già nell’800 realizzò il primo traghetto situato in Calle e nel portico per il trasbordo per persone e per cose verso le isole di Murano, Burano , Torcello ed altre isole della Laguna.

Rio terà del Barba FrutariolIl Tribuno aveva ai suoi ordini, per la sua sicurezza, delle barche armate , dietro in canton (l’angolo) del sotoportego ed ai piedi del ponte, sulla riva. Il palazzo affacciava le sue finestre sul rio detto del Barba (ma chiamato rio Baduario)ora interrato, chiamato ora Rio Terà Barba frutariol.

Campo SS. ApostoliIl Campo SS., Apostoli si estendeva fino a questo palazzo, ed il cancello principale, presieduto da Campo SS. Apostoliguardie armate si poneva nel campo dalla parte della Calle Larga.

In seguito queste piccole prigioni vennero fatte confluire ai piombi, vicino a Palazzo San Marco, collegate dal Ponte detto dei Sospiri, che rappresenta una parte importante di Venezia e della sua storia.

 

Gen 7, 2014 - Arte, Luoghi, Mestieri, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Il ponte e il rio del Mondo novo, il cinema a Venezia!

Il ponte e il rio del Mondo novo, il cinema a Venezia!

 

Il mondo nuovo del Tiepolo a Cà ezzonico a VeneziaIllustrato da Giandomenico Tiepolo in un suo magistrale affresco che si trova a Cà Rezzonico Mondo nuovo a Veneziasono testimoniate le prime immagini del cinema, chiamato a Venezia: Il mondo novo. A Ponte del mondo novo 1questa invenzione ed al suo uso è stato dedicato un ponte ed un rio adiacenti a Campo S. Maria Formosa:  In giro per venezia, ma sopratutto qui sostavano le prime “scatole magiche”che attraevano ed incuriosivano i passanti.

Mondo Nuovo LRErano dei rudimentali visori in legno , sorretti da un treppiede, nelle quali si poteva a vedere, a pagamento, attraverso un apposito foro munito o meno di lenti, delle immagini panoramiche ( a volte anche con effetto tridimensionale) di varie parti del mondo, specialmente del nuovo mondo, cioè l’America.

pontye del mondo novoLe immagini vennero ben presto associate all’apparecchio, che prese così, nella comune parlata, questo nome. La gente andava apposta per guardare queste immagini di paesi lontani, portando anche i bambini, proprio come al cinema, e proprio con un apparecchio che di questo può esdsere considerato l progenitore.

Rio e ponte del mondo novoLa fiaba di Venezia in una fiaba che faceva sognare i veneziani…….

Dic 29, 2013 - Senza categoria    Commenti disabilitati su I fantastici 140 campanili di Venezia!

I fantastici 140 campanili di Venezia!

campanile 1   Venezia, città delle chiese e sopratutto dei campanili: circa 170! Ognuno con le proprie caratteristiche e con le funzioni, oltre che allo scampanio festoso, a volte diverse. Un anonimo poeta del 700  descriveva così: “Selva di campanili emergenti dall’acqua….così sei Venezia! “. e così appare anche al giorno d’oggi questa strana città.

Con il loro spingersi verso l’alto in un centro così densamente urbanizzato , i campanili ne alleggeriscono la sagoma e ne fanno intuire la configurazione. N3el cinquecento erano già pià di duecento , oggi sono circa 170, tutti originali. diversamente alle chiese accangto alle quali sono sorti, che sono state modificate nel tempo, o ricostruite, mentre queste fantastiche torri non sono state toccate.

La loro funzione , oltre a quella di senare le ore e chiamare i fedeli alle funzioni religiose, avevano anche la funzione di di faro per le navi, come il Campanile di S. Marco. quello di S. Pietro di Castello, di S. Francesco della vigna e di S. Nicolò del Lido.  Ancora oggi, entrando dal porto del Lido ci si allinea a qualche campanile, usandolo come miragli0.

Nello stesso tempo fungevano anche da torri di segnalazione e di difesa durante le numerose guerre sostenute dalla Serenissima

Nel 1373 furono addirittura issati quattro cannoni nella sommità del campanile di S. Marco , a guardia e difesa per un eventuale sbarco dei genovesi nella guerra di Chioggia. Altra importante funzione fu quella di avamposti per la prevenzione degli incendi ; dal tramonto all’alba le “guardie al fogo ” si appostavano per controllare i camini e i tetti della Serenissima.

Ma la bellezza e la curiosità vera è che ogni campanile è diverso dall’altro : con la cuspide conica e molto alta, (Santa Maria Maggiore) oppure a piramide a base poligonale (Frari)  a prisma quadrangolare (S. MARCO)  a forma di pera (S. Giacometto), o di cupola orientale ( Ognissanti), oppure diversi “a vela”, semplici elevazioni murarie o marmoree rinforzate di solito con barre di metallo contenenti solo e campane (S. Marziale)cAMPANILE DI sANTA mARGHERITAoppure tagliati  (San Boldo o Santa Margherita).

Camnpanile di Burano a VeneziaIn genere non tutti sono diritti, anzi, alcuni sono decisamente storti (Greci, Santo Stefano, San Martino di Burano) e non hanno nulla da invidiare alla torre di Pisa;  questo probabilmente è dovuto alla poca solidià dello scarato, la base fangosa di Venezia

Alcuni architetti si sono cimentati per cercare di raddrizzarli, come Giuseppe Sardi nel 1688 che ruscì a raddrizzare il Campanile dei Carmini, ma altri esperimenti di altri architetti furono a dir poco deludenti, come il Campanile di S. Stefano, crollato la prima volta nel 1093, ricostruito fece la medesima fine nel 1347 e nel 1445 in cui  un architetto bolognese si dedicò all’opera, e la stabilità della costruzione durò solo ventiquattro ore, per cui l’architetto fu costretto a fuggire nottetempo da Venezia.

Cento anni dopo il campanie venne ricostruito, ma progressivamente andò inclinandosi, fino ad essestarsi come si vede oggi<: il monitoraggio è Campanile di ognissanticontinuo e sembra che comunque la stabilità sia stata raggiunta.

Buona parte dei campanili venne colpita da fulmini, causandoi gravi danni, e alcuni sono crollati (famoso il crollo di quello di San Marco nel 1902 , ma la parte stupefacente e curiosa fu che questi “inni al cielo” caddero senza provocare alcuna vittima che, come descritto per il crollo del Campanile a vela di San MarziALE A vENEZIACampanle di S.Benedetto nel 1540, come si legge nelle cronache “casciò senza alcun strepito di temporal,…et era domenica et indovinò non trovarsi niuno a passar”.

Venezia città d’acqua, di chiese e di campanili…splendida città che si sveglia al suono delle sue innumerevoli campane, e che dei campanili ha fatto da bastioni, fari, torri di guardia e preghiere alzate al cielo da un popolo orgoglioso, forte e laborioso, insomma unico!!!!

 

 

 

Dic 21, 2013 - Arte, libri e fumetti, Mestieri, Personaggi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su I due fantastici cugini veneziani omonimi: Anton Maria Zanetti!tra caricature e cataloghi pittorici!

I due fantastici cugini veneziani omonimi: Anton Maria Zanetti!tra caricature e cataloghi pittorici!

Anton Maria Zanetti vecchioDue cugini con il medesimo nome, quattordici anni di differenza, e grandi meriti a loro dovuti per le loro peculiarità e per i loro impegni: il nome, appunto: Anton Maria Zanetti, il più vecchio nato a Venezia nel 1680, grande disegnatore , antiquario e caricatura 3bibliografo: grande amico di Rosalba Carriera la prese come, amica vittima, di una delle sue straordinarie caricature, e in questo modo ridicolizzò anche sè stesso con un’altro disegno grottesco.

caricatura 4Il grande caricaturista fu famoso e celebrato a Venezia, ed ogni personaggio importante desiderava, come gli caricvatureartisti o i politici odierni , di essere immortalato in una delle sue audaci e sfacciate allegorie.

Anton Maria ZanettiL’altro Antonio, nato nel 1706 venne incaricato dal Consiglio dei Dieci , nel 1773, di stendere una lista di tutte le opere pittoriche custodite a Venezia e nella sua laguna, prevedendo anche la creazione di elenchi da consegnarsi agli amministratori di tali beni.

della pittura venezianaNel 1733 si occupò di una riedizione artistica della laguna, precedentemente uscita nel 1664 compilata da Marco Boschini dal titolo ” Ricche miniere della Pittura Veneziana” e nel 1771 un altro inventario si ” La pittura veneziana libri cinque” concepito in senso cronologico a partire dal 1300 .

ricche miniereLo stesso Carlo Goldoni dedicò una commedia “il ricco insidiato” a questo personaggio ricco ed erudito.

Le sue raccolte testimoniano anche delle opere perdute, come gli affreschi di Giorgione e Tiziano nel fondaco dei tedeschi. Fu prefetto della Biblioteca Marciana fino alla sua morte, avvenuta nel 1778.

Grandi cugini grandi personaggi e testimoni attivi della meravigliosa arte veneziana!!!!.

Dic 15, 2013 - Arte, Mestieri, Personaggi, Religione a Venezia, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su L’editore dei libri proibiti a Venezia, e la condanna di eresia alla Serenissima: fiera, libera ed orgogliosa!

L’editore dei libri proibiti a Venezia, e la condanna di eresia alla Serenissima: fiera, libera ed orgogliosa!

La Serenissima è sempre stata una repubblica laica, legata alla religione, molto meno al papato: e dal papato non si è mai fatta condizionare, anche nei tempo più oscuri dell’Inquisizione. Ma per le spie di Roma Venezia era terreno di osservazioni molto attente, visto che proprio in questo Stato si aveva il più grande agglomerato di editori di tutta Europa.

Papa Paolo IVE proprio i libri messi all’indice da un papa oscurantista, Paolo IV, al secolo Cardinale Carafa, un essere esaltato e talmente chiuso intellettualmente, venivano qui pubblicati. Uno degli editori che poi venne messo all’indice fu in effetti il primo a pubblicare l'”index librorum prohibitorum”, ma, assieme a questo, anche una serie di libri che apparivano in quella lista: Vincenzo Valgrisi.

indez librorum prohibitorumL’editore aveva otto figli, ma solo due di questi, il primo e l’ultimo, seguirono in seguito la sua strada, dopo che il padre dovette subire due processi, dal 1556 al 1559, per poi diventare, dopo essersi iscritto per proteggersi in qualche modo alla Confraternita del Santissimo Sacramento di S. Giuliano: le confraternite erano potenti e potevano tener testa anche agli inquisitori papalini.

Gugliolmo di OchkamTra i libri proibiti : De Monarchia di Dante Alighieri, Opera omnia di Agrippa di Nettersherim, il Talmud, l’opera omnia di Ortensio Lando. l’opera omnia di Guglielmo di Ockham, il Decamerone di Boccaccio,, etc.

Canale degli orfani a VeneziaNel 1606 la Repubblica stessa venne scomunicata, anche se nel frattempo, per colpa delle pressioni papali vennero giustiziate alcune persone considerate eretiche, tramite annegamento nel Canale degli <Orfani, così chiamato perchè qui si erano svolte numerose battaglie contro i genovesi e i pirati, sconfitti e decimati in tal numero da dare un significato a questo nome.

AgrippaUno degli eretici così giustiziati fu Padre Lupechini, un frate minorita che venne intercettato dalle spie del cardinale mentre acquistava libri considerati proibiti proprio presso il Valgrisi; Il tribunale della serenissima cercò di rinviare la pena capitale, ed il frate venne imporigionato per quattordici anni, ma tali furono le pressioni che una notte venne imbarcato su una gondola e da qui gettato nel canale.

de Monarchia di DanteLa Serenissima cercò, a scapito della scomunica , di mantenere la libertà di pensiero, di religioni e di parola, nonostante Agrippa librolo strapotere papale, e seppe, con orgoglio , pagare le conseguenze di questo ideale che l’ha resa l’unica repubblica completamente laica, aperta alle diverse culture e religioni, così moderna da essere all’avanguardia , anche per i nostri giorni!

 

 

Dic 10, 2013 - Arte, Arte e mistero, Chiese, Luoghi, Personaggi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La chiesa di S. Sebastiano a Venezia, apoteosi del Veronese, e il mito dell’Auriga!

La chiesa di S. Sebastiano a Venezia, apoteosi del Veronese, e il mito dell’Auriga!

S. SebastianoL’apoteosi di Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588) si può ammirare in tutto il suo slendore nella chiesa di S. Sebastiano. In questa chiesa il grande pittore lavorò in più fasi: nel 1555 per la Sacrestia con “l’Incoronazione della Madonna ” contornata dai ritratti dei quattro evangelisti; nel 1558 gli affreschi della navata centrale a soggetto agiografico per le parti centrali, contornate da Arcieri, la Sibilla, i Padri derlla Chiesa, gli Apostoli e affreschi -per quanto ne rimane – del Presbiterio;

Madonna, S. Sebastiano ed alstri santiNel 1559 la Pala d’altare Madonna, S. Sebastiano e altri Santi,  nel 1559-60 per le portelle d’organo, nel 1565 per le pareti laterali della tribuna , ancora di soggetto agiografico e martirologico.

Ma, tornando indietro nel tempo, uno dei capolavori più grandi il soffitto, per il quale il maestro ricevette INCORONAZIONE2un compenso di 240 ducati. Ultimato nel 1556 il lavoro si articola in tre tele di grosse dimensioni rappresentanti le storie di Ester: Ester condotta ad Assuero, Ester incoronata regina da ASssuero, al centro, quindi il trionfo di Mardocheo.

Il trinfo di MardoheoSecono la Bibbia Mardocheo , tutore di Ester, ricevette da re di Persia Assuero un vestito ed un cavallo in segno di ribilitazione. Nel quadro del Veronese i cavalli diventano due, uno bianco ed uno nero, entrambi scalpitanti in due direzioni divergenti; il Veronese si rifà infatti al mito platonico dell’Auriga e dei due cavaalli che trascinano il carro dell’anima verso la bellezza:” l’uno dei cavalli, dicemmo, è nobile e l’altro no “, recita Fedro (…..) ora l’uno, e cioè quello in migliore forma, è di figura diritta e snella, ha la cervice alta , le froge regali, il mantello bianco e gli occhi neri, ama la gloria temperata e pudica, ed è amico dell’opinione verace; lo si guida senza frusta, solo con l’incitamento e la ragione.

Ma l’altro corsierto ha una struttura contorta e massiccia, messa insieme non si sa come, ha forte cervice e collo tozzo, froge vili, mantello nero ed occhi chiari e sanguigni, compagno di insolenza e di vanità, peloso fino alle orecchie, sordo ed a stento dà retta alle sferzate della frusta”.

Queste tendenze antitetiche dell’uomo, così descritte da Platone sono state rappresentate dal Veronese in una scena confusa in cui è praticamente impossibile distinguere chi, tra i personaggi a cavallo o a terra sia il vinto e chi il vincitore, capolavori di interpretazioni e di colori in una chiesa splendida, una delle tante meravigliose chiese veneziane.

Dic 2, 2013 - Architettura, Arte, Luoghi, Mestieri, Personaggi, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Uno dei più grandi cartografi del mondo: Vincenzo Maria Coronelli, grande veneziano!

Uno dei più grandi cartografi del mondo: Vincenzo Maria Coronelli, grande veneziano!

Un altro dei più famosi cartografi veneziani , oltre a Frà Mauro, fu Vincenzo Maria Coronelli_Portrait_2Coronelli: nacque a Venezia il 16 Agosto 1650, terzo figlio di una famiglia numerosa. Nel 1660, decenne, venne mandato a Ravenna per imparare l’arte della xilografia, mestiere che lo aiutò immensamente per la sua crescita e per la sua fama.

Nel 1663 entrò nell’ordine francescano  dei Frati Minori Conventuali, diventando novizio nel 1665. Tutta la carriera ecclesiastica del famoso cartografo si svolse all’interno di questo ordine, e la sua carriera crebbe fino a diventare Ministro Generale nel 1701.

Atlante Veneto di CoronelliNel 1666 dopo aver sviluppato i propri studi in matematica e geografia pubblicò la sua prima opera “Calendario Perpetuo Profano”. Nel 1671 entrò nel convento di SS. Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, e nel 1672 nell’ordine del collegio San Bonaventura a Grottaferrata, vicino a Roma, dove si laureò dottore in teologia nel 1674.Successivamente si laureò anche in astronomia e matematica euclidea.

S. Maria gloriosa dei Frari di Vincenzo CoronelliDal 1678 Coronelli cominciò a lavorare nella geografia e gli vennero commissionati  i globi che rappresentavano la terra e i corpi celesti per il Duca di Parma Ranuccio II Farnese, quindi, trasferitosi a Parigi, realizzò altri globi per Luigi XIV, ad arricchire la Biblioteca della REggia di Versailles.

globi di CoronelliNel 1684 Coronelli rientrò a Venezia,Globes_de_Coronelli dove venne nominato cosmografo dell’Università della Repubblica Serenissima di Venezia, e fondò l’Accademia degli Argonauti, la prima società geografica del mondo. Alcuni dei globi originali del cartografo sono oggi conservati, oltre che al museo Correr a Venezia, presso la Biblioteca Nazionale Austriaca e in quella della Abbazia benedettina di Melk in Austria, nella biblioteca di Treviri in Germania, e due (uno terrestre ed uno celeste) si trovano presso la Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova

globi di Coronelli 1Il grande cartografo si spense a 68 annicoronelli_1689_001_copia_2 il 9 dicembre 1718 a Venezia, lasciando a sua memoria centinaria i globi di C.di carte e manufatti all’attivo…un altro importante e famoso uomo e scienziato veneziano che ha cartografia della marca anconitanadonato incarte di coronelli tutta Europa il frutto dei suoi studi e della sua arte.

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