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Alla ricerca degli Alchimisti

images.jpgIn questa straordinaria città, ricca di richiami arabi, egiziani e depositaria di libri così importanti per gli studiosi dell’alchimia, della Kabbalah, si trovano sempre riferimenti precisi alla clavicola(chiave) di Re Salomone, al suo anello, al suo sigillo e al labirinto, e pure alla pietra filosofale.

Venezia è una città che ospita, senza alcun mistero, la Sede del Priorato dei Cavalieri di Malta e, in Campo S. Maria Formosa, la sede dei Massoni imagesCA1VXMQP.jpgveneziani, che ospitava ed enumerava importanti persone anche del Seicento e Settecento, tra cui, famosissimo, Giacomo Casanova.
 
Quella del Settecento veneziano fu un’epoca straordinaria, perchè in giro per l’Europa si trovavano altri personaggi enigmatici come Casanova, estremamente misteriosi come il Conte di Saint Germain, nato nel 1698, e di cui non si conosce l’anno di morte….. perchè non risulta morto,  e Alessando Cagliostro, altro alchimista, personaggio unico anch’egli.imagesCAW1JBLK.jpg

Si conobbero tutti e tre ed  è veramente interessante l’autobiografia di Casanova, leggere degli incontri fra Giacomo Casanova e Cagliostro davanti alla Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, luogo ricco di particolarità strane, luogo di strane presenze. Tutti e tre legati ai rosacroce, tutti e tre iscritti poi a logge massoniche vissero le loro vite strabiliando l’Europa, o facendosi ridere dietro, ma comunque, erano sempre persone che frequentavano re, regine, persone importanti vivendo sul filo della denuncia per eresia, o costretti in carcere.

imagesCA2CSSO0.jpgTuttora non si sa se sia ancora vivo il principe di Saint Germain, e non si trova nemmeno la tomba di Casanova, che, si dice, sia sepolto nella chiesa di S.Barnaba, dove è sepolto anche il corpo di uno dei custodi del Sacro Graal, il cavaliere Nicodemè de Besant-Mesurier.

Molti suoi contemporanei sostenevano che anche Giacomo Casanova fosse “il conte di Saint Germain” ovvero un uomo che non muore mai. E’ tutto da vedere, è tutto da provare, semmai si potrà provare qualcosa. IimagesCATPEVO9.jpgl Grellet nel suo “Les aventures de Giacomo Casanova en Suisse” (1909) riportava la dichiarazione di B de Marault, contemporaneo di Casanova: “Questo straniero va conosciuto assolutamente. Ha visto e viaggiato tutto, conosce tutte le lingue, mi ha dato prova di grandissima conoscenza delimagesCAOBGL1A.jpgla cabala. C’è chi dice sia il conte di San Germain”, l’uomo che non muore mai. Casanova quindi è ancora tra noi?

 

Dic 26, 2010 - Alchimia, Personaggi    2 Comments

L’Elisir di lunga vita del Conte di Saint Germain

Il Conte di Sain Germain1.jpgConte di Saint Germain.jpgimagesCA1VXMQP.jpgIl primo incontro tra Giacomo Casanova ed il Conte di Saint Germain avvenne a Parigi, nel 1761, ad un pranzo a cui parteciparono diversi nobili, tra cui la Marchesa d’Urfè, donna legata ai misteri della pietra filosofale, della magia ed esoterismo, di Marchesa d'Urfè.jpgscritti della Marchesa d'Urfè.jpgcui parlerò più avanti.

Casanova ci racconta nelle sue memorie che quest’uomo non mangiava, chiacchierava tutto il tempo, parlando di qualsiasi argomento, specialmente di chimica;   sosteneva di possedere la medicina universale, di poter fare tutto quello che voleva con la natura, di poter fondere una dozzina di diamanti piccoli per farne uno più grande e di purissima acqua senza che il peso diminuisse; affermava inoltre di aver almeno trecento anni.

Era invitato continuamente ai pranzi nelle migliori case di Parigi, anche se appunto non mangiava, sostenendo che la sua vita dipendeva da come si nutriva. Usava far dono alle donne di cosmetici per dare alla loro pelle un aspetto migliore e più giovane.

zecchino d'oro.jpgA questo incontro ne fecero seguito altri, e ad uno di questi, a casa del Saint Germain questi si fece dare dal Casanova una moneta di rame, la immerse in un liquido, e questa divenne d’oro zecchino.

180px-Count_of_St_Germain.jpgE’ vero comunque che dimostrava sempre circa 40 anni, poi cominciò lentamente ad invecchiare, fino al 1784, anno in cui scomparve, e tutti pensarono che fosse morto, ma riapparve esattamente un anno dopo, a presiedere una riunione di massoni, ringiovanito, ancora esteticamente  quarantenne.

Dimostrò doti di conoscenza paranormale, invitato proprio da Re Luigi XV che, incuriosito per una vicenda accaduta nel 1701 a Parigi lo voleva mettere alla prova: in Rue Hirondelle a Parigi viveva un tale Dumas.Egli passava le giornate in soffitta con storte ed alambicchi. Ogni venerdì pomeriggio alle cinque andava a  trovarlo un orribile ometto, saliva da lui, stava un pò, poi se ne andava.

Il 31 dicembre 1700 l’ometto arrrivò alle dieci del mattino, salì e poi tornò via.La moglie del Signor Dumas non vedendo scendere il marito, salì, ma trovò la stanza vuota.
A questo punto il Conte di Saint Germain disse al re che chi era andato a fare le indagini non aveva visto una botola che si trovava nel pavimento della cucina, nascosta da tavole di legno, e che dentro alla botola avrebbero ritrovato lo scheletro dell’uomo, che si era avvelenato.Al che il re gli chiese se l’ometto fosse il Demonio, ed  il Conte rispose che lui il Diavolo lo conosceva bene e andava spesso a fargli visita.imagesCA76U720.jpg

Fatti i dovuti sopralluoghi ecco che si appurò quanto affermato dal Conte.

Durante un successivo incontro il Re chiese al Conte di svelargli il segreto di questa sua dote, ma egli rispose; Maestà, potrò svelarvi questi segreti soltanto se voi farete parte dei Rosacroce.

Si narra inoltre di un misterioso quanto significativo incontro tra il Conte di Saint Germain, il Conte di Cagliostro e Giacomo Casanova che ebbe come testimone il portale della Chiesa dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia, complice l’oscurità della notte e l’appartenenza dei tre ai Rosacroce, legati alla magia, all’alchimia e la convinzione di poter raggiuinere il segreto della Pietra Filosofale, quindi della vita eterna.

Nella chiesa di Arles c’è una lapide con scritto: quello che si faceva chiamare Conte di Saint Germain e di Weldom , di cui non si sa altro, giace in questa chiesa.Peccato che aperta la pietra tombale il sacello è risultato vuoto.
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Dic 14, 2010 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    9 Comments

Un giorno a Venezia con Giacomo Casanova

Casanova.jpgUn giorno da vivere con Giacomo Casanova, seduttore, studioso, uomo di vasta cultura, di tanti interessi, portato all’alchimia e poi membro della confraternita dei Rosacroce, amico di Giuseppe Balsamo, Conte di Cagliostro, e conoscente ammirato e un pò invidioso del Conte di Saint Germain.

Casanova immagine.jpgUomo che ha cercato dalla vita il piacere, carico di vizi ma anche di risorse per potersi barcamenare tra le varie denunce dell’Inquisizione, che ha passato il Carcere, ne è fuggito, è tornato a Venezia e poi è dovuto fuggire ancora, figlio di due attori, (ma sembra che il padre in effetti fosse un nobile e la madre una bellissima attrice, Giovanna Farussi detta la Buranella).

Palazzo Merati d'Audiffret.jpgChi ne ha letto l’autobiografia conosce benissimo le sue avventure e le sue esperienze di viaggi: ciò che gli piaceva come cibo, vini, donne.

Ecco che allora, in questa giornata partiamo dalle fondamente Nuove, esattamente da Palazzo Merati, , ora d’Audiffret, dove vissero i fratelli e la madre del nostro “scapestrato” seduttore, nato nel 1725.

alcova di Casanova a Palazzo Merati d'Audifnet.pngIn questo ricco appartamento, l’unico ancora rimasto nella zona dove dimorò Casanova dopo aver ricevuto la grazia dal Consiglio della Serenissima, c’è ancora la sua alcova, con il letto a baldacchino e stucchi, testimone delle sue Palazzo Merati.jpglicenziose avventure notturne.

Campo S. Maurizio con Palazzo di Giorgio Baffo.jpgAl mattino probabilmente, dopo essersi alzato, lavato e profumato, (Casanova era molto attento alla propria persona ed al suo aspetto fisico) ecco che usciva ed andava verso Campo S. Maurizio, al Palazzo Bellavite, dove viveva Giorgio Baffo, amico di suo padre, e uno dei più grandi poeti erotici mai conosciuti, che lo iniziò all’idea dei piaceri della vita propabilmente già dalla prima volta che il Giorgio Baffo.jpgRialto.jpgai do Mori.jpgnostro Giacomo, mandato a studiare libro di rime di Giorgio Baffo.jpgil burchiello.jpga Padova, ancora ragazzino, fece con lui il viaggio nel Burchiello (è quella barca che da Venezia, attraverso la Riviera del Brenta, porta a Padova).

Dopo aver conversato, spettegolato e commentato sulle più belle dame veneziane, sui progetti, sulle possibilità di riuscire ad arrivare alla conquista di qualche altro cuore femminile, l’ora di pranzo incalzava, e il nostro Giacomo era anche una buona forchetta, amava mangiare e mangiar bene.

ai do mori a Venezia 3.jpgDove andava? bastava arrivare a Rialto, ed ecco la zona del mercato..subito dopo il bacaro ai do mori.jpgCampo delle Beccarie 2.jpgCampo delle Beccarie.jpgCalle Vallaresso 4.jpgTribunale , vicino al Campo delle Beccarie (dei macellai)nel Sotoportego dei ” Do Mori” un bacaro, dove poteva mangiare deliziosamente, e bere malvasia, aspettando tranquillamente le amanti di turno.

Calle Vallaresso.jpgDopo aver conversato amabilmente, corteggiato e dichiarato amore profondo ed esigente alle donne ammaliate dal suo fascino, ed aver iniziato nuove relazioni, in attesa di consumarle con grande trepidazione e profonda partecipazione, arrivava il momento del gioco, il gioco d’azzardo, che in seguito lo vide come ideatore del gioco del lotto a Parigi: allora bastava raggiungere il ” Ridotto”, così erano definite le case da gioco, dopo le leggi emanate dal Consiglio della Repubblica per regolamentare quella che era un’abitudine dei veneziani, specialmente nobili: ed ecco allora Calle Vallaresso ed il suo ridotto, che poi divenne ed è rimasto Teatro.

Calle Vallaresso 3.jpgQui Casanova si presentava, se nel periodo Carnevalesco ( che andava dal 31 dicembre al martedi’ grasso) coperto da una Calle del Ridotto.jpgCase da gioco a Venezia.jpgbauta, una maschera che copriva completamente il viso, molto gondola coperta.jpgveneziani del 700.jpgbella ed enigmatica, e così acconciato, nel tardo pomeriggio prendeva una gondola e si faceva accompagnare a MUrano: scendeva all’approdo che ora si chiama Fondamenta Venier, dove, proprio di fronte, dalla porticina del muro di cinta del convento usciva M.M. la sua amante suora, con una sua compagna, anch’essa amante del tenebroso Giacomo.

Il Convento era quello di Santa Maria degli Angeli, e la povera suora sicuramente era stata costretta alla vita monastica per motivi ereditari..e qui si consumava una delle gente del 700.jpgPietro Longhi nobili al Ridotto.jpgS. Maria degli Angeli.jpgConvento di S. Maria degli angeli.jpgconvento a Venezia.jpgFondamenta Venier.jpgstorie sentimental-erotiche più importanti di Giacomo Casanova…ora purtroppo quel che resta di questi luoghi è Bauta a Venezia.jpgfatiscente , e rimane ben poco, ma l’atmosfera, il suo modo di essere, di concepire l’innamoramento e l’amore, di vivere appieno la decadenza dei costumi veneziani dell’epoca sono veramente testimonianze affascinanti di un mondo composito e misterioso.

Piccole curiosità veneziane

Ci sono piccole curiosità che riguardano Venezia, informazioni che sembrano nulla rispetto alla storia di questo Stato fantastico, ma che sono comunque rilevanti per quanto riguarda il costume e le usanze, che poi si sono estesi in tutta Europa, e di queste “piccole cose” voglio farne parte a voi:

orecchini_perle_veneziane_rosa.jpgdama con orecchini.jpgorecchini-veneziani-tp_8340738960860162534.pngPalazzo Bragadin-Carabba.jpgDa Palazzo Bragadin – Carabba , il 5 Dicembre 1525 iniziò una nuova moda, che tutt’ora è così diffusa tra le donne, e ripresa negli ultimi tempi anche dagli uomini: La nipote di Francesco Bragadin, in occasione delle  proprie nozze volle ornarsi con collane, anelli e monili vari, compresi i primi orecchini che si fossero mai visti. Il suo viso risaltò ancora più splendido contornato da quei preziosi ornamenti..e le veneziane, così attente ad ogni innovazione della moda, la imitarono, dalle nobili  alle popolane, correndo a forarsi le orecchie e sfoggiando i bellissimi o modesti monili, a seconda delle possibilità, che divennero parte integrante del corredo Orecchini di murrina.jpgdegli “ori”, i preziosi che non mancavano nelle case veneziane.

caterina_cornaro_b.jpgE per l’uso delle donne, del loro incarnato che doveva essere sempre bianco ed omogeneo dal 1763 divenne in auge  una delicata polvere bianca, profumata, che serviva proprio per la bellezza della pelle e per cospargere le parrucche delle dame e dei gentiluomini: la polvere venne chiamata cipria in stretto riferimento all’Isola di Cipro, che era stato dominio Veneziano e prima ancora l’isola di Venere, la dea della bellezza.

L’origine di questa composizione sembra provenga dalla Cina, regione già visitata da Marco Polo , da dove il famoso mercante e gli altri componenti della carovana importarono diverse spezie, usi ed abitudini.

profumiere.jpgLa fabbrica venne posta in Frezzeria, li dove prima c’era la produzione delle frecce, e la polvere venne messa in vendita presso i “musichieri” (profumieri), che dipendevano dall’ordine dei merciai. La cipria, evoluta e raffinata nel tempo viene ancora venduta in tutte le profumerie del mondo.

Nel 1600, dopo la scoperta dell’America e l’importazione in Europa di nuovi prodotti fino ad allora sconosciuti, fu introdotto a Venezia l’uso del tabacco. Le sua vendita fu delegata alle Spezierie, e la Serenissima fu il primo Stato al mondo a costituire monopolio sulla sua commercializzazione.

Già da allora si prevedeva il suo dilagante uso: dapprima venne utilizzato come prodotto da fiuto, conservato in eleganti tabacchiere, alcune prezione ed altre meno; i gentiluomini usavano farne dono galante alle dame, come racconta Casanova nelle sue memorie, alternando questi omaggi ad anelli o guanti e trine preziose.

110_frezzeria041_320X240.jpgspezieria_venezia.jpgI Nobili avevano stilato uno speciale galateo  sulla maniera di fiutare questa polvere e come utilizzare la tabacchiera. Nella prima stampa della sua Gazzetta Veneta, nel 1760, Gasparo Gozzi illustrava con toni scherzosi il vizio del gran uso delle tabacchiere veneziane.

Nel tempo invalse l’uso di fumare il tabacco con delle pipe di ceramica bianca per i nobili, e di terracotta, oggetti che si potevano costruire in casa,  per i popolani: comunque sia non si poteva fumare in strada, ma era consentito l’uso nei caffè, magari accompagnando la “pipata” con un sorso della bollente bevanda. Quale maggior piacere e distensione!!! i la bottega dello Speziale del Longhi.jpgspezieria a Venezia.jpgtabacchiera2.jpgtabacchiera 3.jpgveneziani, aperti a tutte le pipa.jpgesperienze, curiosi e gaudenti seppero dare un senso anche alla vita comune, e tutt’ora è pipe bianche.jpgPIPE1.jpgpipe in terracotta.jpgcosì!!!!!

La Chiesa di S. Barnaba a Venezia e il custode del Sacro Graal

Barnaba.jpg225px-San_Barnaba.jpgNell’anno 936 venne avviata la costruzione della Chiesa di S. Barnaba apostolo , su commissione della famiglia Adorni, reduce da Aquileia. probabilmente impiantata su un precedente edificio dedicato a San Lorenzo Martire  eretto agli inizi dell’800,
Distrutta da un incendio nel 1105 e ricostruita grazie alle elemosine dei fedeli ebbe la sua prima consacrazione nel 1230 per opera di due vescovi, Francesco Mosciense, dell’ordine dei Minoriti, e beato matteo dell'ordine dei predicatori.jpgAgnellino Sudense  dell’ordine dei predicatori, di cui faceva parte anche un beato Veneziano, Giacomo Salomoni.
Maria_Maddalena.jpgSalomoni.jpg250px-SantaMariaMaddalena.jpgQuesto ordine, facente parte  dei Domenicani ha come patrona Maria Maddalena, Santa a cui la Famiglia Balbo, discendente da Ezzelino I° che aveva partecipato come Cavaliere Templare alla II° Crociata al fianco di Corrado II° re della Germania dedicò una chiesa, l’unica a pianta ovale a Venezia, sui cui campeggiano chiari simboli templari.
La Chiesa di S. Barnaba venne riconsacrata il 6 dicembre 1350 dal vescovo della diocesi cretese di Suda, su licenza di Nicolò I° Morosini, vescovo di Castello, e proprio qui, un tempio che contrariamente sanbarnaba.jpgad altri non sfoggia grandi opere d’arte ( le uniche sono il soffitto dipinto, si dice, dal Tiepolo ed una Sacra Famiglia attribuita a Veronese) è sepolto il corpo mummificato di uno dei custodi del Sacro Graal: Nicodemè de Besant-Mesurier e, si dice, venne occultamente trasportato dalla Boemia il corpo di Giacomo Casanova..in una tomba senza nome!
Enrico Dandolo.jpgCon l’avvento della quarta crociata in cui Enrico Dandolo aveva dato il suo attivo sostegno ai Cavalieri Templari, questi fecero base nella Serenissima, istituendo ospedali retti dagli ” Ospitalieri” facenti sempre parte dei Templari, ma non come confratelli armati e guerrieri, dedicati invece alla cura dei cavalieri feriti e dei pellegrini che partivano o ritornavano dalla Terra Santa.
Questa presenza templare ricorre spesso e appare in diverse tracce che si possono riscontrare tutt’ora a Venezia: Nella Basilica di S. Pietro di Castello, sede del patriarcato fino al 1800 circa, si può ammirare la Venezia_-_Chiesa_di_San_Pietro_di_Castello_-_Cattedra_di_San_Pietro.jpgcavalieri_partono_alla_ricerca_del_santo_graal.gifTC_Venezia_SRocco.jpgPalazzo Vendramin Calergi.gifCattedra di S. Pietro, dove, si dice, venne nascosto e trasportato nella Serenissima il Sacro Graal (da cui venne poi trasferito in altre città) le triplici cinte incise in una panca della facciata della Scuola Grande di San Rocco, una seconda in un’altra panca in marmo all’interno della Basilica di San Marco, la terza al Fondaco dei Tedeschi, e la scritta sulla facciata prospicente il Canal Grande di Palazzo Vendramin Calergi (l’odierno Casinò di Venezia) ” non nobis domine, sed nomini tuo da gloria”.
Sempre cercato e mai trovato il tesoro che i Templari avrebbero nascosto nell’Isola di San Giorgio in Alga, luogo Fortificazione di San Giorgio in Alga.jpgfortificato ed estremamente interessante, una delle isole della laguna sud.
E la Chiesa di san Barnaba divenne il set di alcune improbabili scene relative alla ricerca delle tombe di due custodi del Sacro Graal nel film ” Indiana Jones e l’ultima Crociata”.
Nel 1800 circa il tempio venne sconsacrato ed adibito ad abitazione di patrizi veneziani decaduti, chiamati “barnabotti” i quali sopravvivevano con sovvenzioni o lavorando presso il Casinò di Venezia.
Tante tracce, tante coincidenze…misteri che portano lontano..sia nel tempo che nei luoghi ma che affascinano ..in attesa di nuove tracce e nuove possibili scoperte!
Apr 7, 2009 - Architettura, Luoghi    Commenti disabilitati su Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Itinerari-sala-della-cancel.jpgponte sospirir.jpgLe prigioni a Venezia risalgono all’XI secolo. Qui il Consiglio dei dieci raccoglieva i suoi prigionieri, dapprima nel corpo stesso del Palazzo, poi in uno separato collegato a Palazzo Ducale dal Ponte dei Sospiri.

mascherone per le denunce anonime.jpgChiunque poteva scrivere una denuncia anonima ed imbucarla nel mascherone, che vedete qui a fianco, ma prima che si desse corso alla denuncia vi erano una serie di condizioni particolari, tra cui testimoni oculari e prove, per cui questo non era certo il miglior ristema per battere un nemico o vendicarsi di qualche offesa.

Itinerari-ufficio-cancellie.jpgNel sottotetto di Palazzo Ducale vi sono stanze nascoste ai più, come la Stanza del Notaio dove si celava l’Archivio segreto dei più importanti atti della Repubblica, l’Ufficio del Cancelliere Grande, dotato di grandi poteri, l’unico magistrato eletto direttamente dal Maggior Consiglio, e le Sale della Cancelleria Segreta, con gli armadi che conservavano gli atti pubblici e le scritture segrete decorati con gli stemmi ed i nomi dei vari cancellieri.

Sala dell'inquisizione.jpgSala degli Inquisitori.jpgtortura%20small.jpgtormento.jpgLa Camera della Tortura, conosciuta come Camera Sala del Consiglio dei Dieci.jpgItinerari-sottotetto-maggio.jpgdel Tormento, che era  collegata attraverso i corridoi del sottotetto direttamente ai piombi, poi, a piano terra la Stanza degli Inquisitori, il cui soffitto è decorato da opere del Tintoretto. Infine la Stanza dei tre Capi da cui, attraverso un passaggio segreto occultato da un finto armadio in legno si arriva direttamente alla Sala del Consiglio dei Dieci.

piombi 1.jpginterno piombi.jpgi piombi.jpgpiombi.jpgLe prigioni erano ripartite nei pozzi, ubicati al pianterreno,  celle umide e malsane,destinate per lo più ai prigionieri comuni, e camerotti, o piombi, posti sotto il tetto coperto da lastre di piombo, da cui il nome, in cui venivano segregati i nobili ed i statua di Daniele Manin.jpgclerici.

Nicolà Tommaseo.jpgNicolò Tommaseo.jpgDaniele Manin.jpgSilvio Pellico.jpgGiordano Bruno.jpgpiombi 2.jpgDa qui passarono Giordano Bruno, Silvio Pellico, Daniele Manin, Nicolò Tommaseo e Giacomo Casanova, che rese famose queste prigioni narrando della sua fuga nelle sue “memorie”, e principalmente nella”Mia fuga dai Piombi” avvenuta nel 1756.

La narrazione di Casanova descrive l’organizzazione carceraria del tempo: i detenuti godevano di assistenza medica, potevano farsi portare i pasti da fuori o ordinarli ai carcerieri, usufruivano di una casanova.jpgfuga.jpgfuga di Casanova.jpgfuga dai piombi.jpgimagesCA43I5ZX.jpgassegnazione in denaro per le  commissioni utili per soddisfare le piccole necessità, che venivano eseguite sempre dai carcerieri, con l’obbligo di specificare le spese.

Potevano inoltre farsi portare mobili e suppellettili, e le pulizie delle celle venivano eseguite giornalmente. Potevano godere inoltre di piccole passeggiate fuori dalla cella stessa, ma restando sempre nel sottotetto.

IL prigioniero passava quindi da stanze opulente e riccamente decorate, gettando un ultimo sguardo alla passaggio dentro al ponte dei sospiri.jpglaguna ed alla libertà, per inoltrarsi in un mondo malsano, umido, spaventoso.