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La reliquia della Santissima Croce

imagesCAZC9EYY.jpgimagesCA8M6IGZ.jpgimagesCAH8SZ12.jpgQuesta scuola è indubbiamente considerata la più grande istituzione laica di Venezia. Contemporanea alla più antica Scuola della Carità, il cui anno di fondazione è il 1261, la Scuola di S. Giovanni Evangelista  ricevette la massima notorietà  allorquando, nel 1360 il Guardian Grande della Confraternita, Andrea Vendramin, ricevette da uno dei massimi funzionari del Regno di Cipro , la reliquia della SS. Croce  a lui pervenuta dal patriarca  di Costantinopoli.

Grazie a questa donazione la Confraternita assunse un prestigio ed una fama fino ad allora sconosciute, tanto che i fedeli presero il pubblico impegno morale di rendere l’edificio all’altezza del tesoro in esso conservato,

imagesCASDW2GZ.jpgimagesCA16XN2E.jpgimagesCA3Z0E6N.jpgLe straordinarie sale delle gallerie dell’Accademia ospitano  alcune delle meravigliose opere dedicate alla SS. Croce: Processione della Croce in P,zza S.Marco, il Miracolo della Croce di Ponte di S. Lorenzo, di Gentile Bellini, ed il miracolo della reliquia della croce di Vittore Carpaccio, le quali, oltre che al significato profondamente religioso che esprimono, impressionano per l’estrema nitidezza  con cui ci regalano spaccati della vita veneziana di allora.

Parimenti alle vicende artistiche procedettero quelle architettoniche ed intorno al 1415 la Scuola era praticamente finita.

imagesCAY7DZPW.jpgimagesCAWSDS2H.jpgA Bartolomeo Bon è da accreditarsi il magnifico portale marmoreo sormontato da un lunettone con l’Aquila, simbolo  proprio di S. Giovanni Evangelista, portale appunto che dava accesso al cortile privato, delimitato dall’edificio della Scuola, e della vecchia Chiesa sulla sinistra.

imagesCAA0P3G2.jpgNel 1498 Mauro Codussi, straordinario architetto ( membro della Scuola del Tajapiera) redige il progetto del sontuoso salone che porta ai piani nobiliari, e lo realizza caratterizzandola con la classica bifora  al piano intermedio, elemento da sempre presente ed emblematica dell’architettura Codussiana.

imagesCABQIS51.jpgimagesCAOEL9YQ.jpgimagesCA0JX7T8.jpgAi giorni nostri una parte della Scuola è diventata albergo, ma la reliquia della croce è sempre li, e per la gentilezza dei proprietari è accessibile alla vista dei visitatori.

 

Feb 22, 2013 - Arte, Arte e mistero, Misteri, Tradizioni    Commenti disabilitati su inaspettate tracce della clavicola di re Salomone

inaspettate tracce della clavicola di re Salomone

imagesCAD03B75.jpgCi troviamo  nella calle dei Preti o del Pistor, ed  andiamo a cercare un esempio di una traccia precisa legata ai templari, ai rosacroce, alla clavicola di re Salomone.

200px-The_Martyrdom_and_Apotheosis_of_St_Pantalon_-_Gian_Antonio_Fumiani_-_San_Pantalon_-_Venice.jpgPassiamo il campiello dei preti o del pistor, su cui troneggia una meravigliosa vera da pozzo: sappiamo che nella chiesa di S. Pantalon ci aspetta l’immagine straordinaria dello spettacolare dipinto su tela, di grandissime dimensioni, forse il più grande in Italia e nel mondo,eseguito nell’arco di ventitrè anni (1680-1704) dal pittore veneziano Gian Antonio Fumiani che qui fu sepolto nel 1710.

imagesCA1UIRY9.jpgAll’interno di una prospettiva di notevole efficacia si narrano i momenti più salienti della vita e del martirio di San Pantaleone.

imagesCA54CKRR.jpgimagesCA223F0J.jpgimagesCAZVOZLO.jpgMa ora torniamo indietro ed entriamo in Campiello Cà Angaran e troviamo una delle sculture erratiche più affascinanti della città: L’Imperatore bizantino (arte imagesCATCMMZU.jpgimagesCAEA5JA2.jpgcostantinopolitana del XII° secolo).

Nella collezione Dumbarton a Washington ne esiste uno quasi eguale e, secondo gli studiosi, si tratterebbe di Isacco II° Angelo (1185-1193 e 1203 – 1204) o del fratello Alessio (1195-1203).

Altre la datano addirittura al X° secolo e sostengono trattarsi di Leone VI° detto  il Saggio Filosofo.

Alessio.jpgLasciamo quindi questo campiello, ma non con il cuore e l’emozione, in quanto il mistero rimane tale: come sia finito appeso ad un muro questo tondo magnifico che  in qualche modo rientra,  nelle numerose tracce lasciate dai Rosacroce per chi, seguace ed introdotto è ancora alla ricerca dell’arcano che cela il tesoro legato alla clavicola (piccola chiave) di Re Salomone, che non è una vera chiave, ma appunto una serie di simboli e significati per portare l’affiliato alla pietra filosofale: cioè all’opera finita: un percorso umano ed alchemico insieme in questo mondo, nei suoi elementi, nella ricerca del divino…e dell’essenza stessa della vita.

imagesCAZVOZLO.jpgimagesCAE3TNV0.jpgimagesCA8GJP36.jpgimagesCAZ18IO8.jpgE Venezia è una fonte di risorse e di scoperte.

 

Tra i Templari e i Massoni a Venezia

imagesCAH2C39S.jpgAbbiamo già parlato della presenza dei Templari a Venezia è attestata dal 1187, dal lascito del terreno chiamato Fossa Putrida  per l’edificazione di una chiesa dell’Ordine, da parte del Vescovo di Ravenna.

E’ dall’edificazione di S. Maria in Capite Brogli, nell’area dell’Ascensione a S. Moisè (prima sede del Priorato) che diventerà poi la Chiesa di S. Giovanni in Bragora.

Tra gli alleati veneziani nella guerra contro i Genovesi  vi sono i Cavalieri Teutoni ed i Cavalieri Templari, ed ai primi la Serenissima dona il terreno per l’edificazione della Santissima Trinità,  ed ai secondi una forte somma di denaro per ampliare la sede del Priorato.

imagesCAAE8AS9.jpgimagesCABHOLAL.jpgAutori del XVIII secolo sostengono l’eredità e continuità dell’ordine dei Templari sotto la bandiera della Massoneria.
L’esoterismo templare sarebbe stato acquisito dagli Arabi dalla Chiesa Esoterica Cristiana di S. Giovanni il Battista, precursore della Vera Luce.

imagesCAQLACBJ.jpgimagesCA5GT2MJ.jpgLa devozione dei Templari a S. Giovanni spiegherebbe la devozione tributata, anche a Venezia, alla testa del Santo, custodita post mortem dai discepoli e poi trasmessa ai Templari, collegando in qualche modo l’ipotesi con l’identificazione della stessa col cosidetto Bafometto.(una delle tante spiegazioni che vennero date per questa inquietanta testa, raffigurata in alcuni castelli dei templaqri francesi).

Eredi dei Templari, e dichiaratisi maestri della costruzione ecco che i Massoni a Venezia ritrovano nella più antica Scuola Veneziana delle arti, quella dei Tajapiera,il loro riscontro naturale.

piera1.jpgLa confraternita nasce e diventa potente ed articolata avendo l’incarico di ricoprire tutta Venezia con la pietra (specialmente quella d’Istria) per cui si costituì sotto l’egida dei ” Santi Coronati ” con la Mariegola, cioè l’atto costitutivo, nell’anno 1307  inizialmente presso l’ospedale di S. Giovanni Evangelista, dove, in una stanza a piano terra si tenevano le riunioni imagesCAV3X9MO.jpgimagesCA9HHSV2.jpgdel Consiglio dell’ Associazione presieduto da Gastaldo. E qui, con la nascente confraternita dei vetrai sviluppa voarckadumia a Venezia.jpgvoarckamudia.jpguna associazione segreta, antenata della loggia massonica, chiamata ” Voarckadumia”. Primo elemento di congiunzione tra costruttori, alchimisti, rosacrociani e nuovo elemento di unione nei ” liberi muratori”.

I Tajapietra iscritti all’arte erano in varie maniere tutelati: si racconta che quando uno dei Bon cadde  dall’impalcatura di S. Giovanni e Paolo venne erogata alla vedova, dal giorno successivo, la pensione per  crescere il  figlio che fu poi inserito nella bottega di Daniele Masegna.

L’arte di divideva in quattro gradi: garzoni, lavoranti, maestri, padroni di officina.Questi ultimi erano chiamati anche Paroni de Corte, perchè i lavori di taglio delle pietre venivano svolti nei cortili.

quatuor_coronati.jpgNel 1515 la Confraternita si trasferì a S. Aponal ( S. Apollinare), dove, grazie all’interessamento di Pietro Lombardo acquistò  un fondo dalla parte del Campanile per costruirvi la propria sede.Tale costruzione, in calle del campanile  presenta ancor oggi sulla facciata, nella parte alta  il bassorilievo con i “quattro Santi Coronati” e la scritta “MDCLII SCOLA DI TAGLIAPIERA “.

Di notte per Sant’Aponal si passava solo se tagliapiera, o scultori, e c’era un ronda di sorveglianza.

Soltanto nel 1723 o 1727, secondo il Sagredo gli Scultori si divisero dagli scalpellini.

La sede della Scuola di S. Aponal era abbellita da vari dipinti, alcuni conservati  ora ai Musei dell’Accademia, la tavola che si trovava sull’altare con i Santi Coronati, di Vincenzo Catena, ed il Polittico di S. Ambrogio di Bartolomeo Vivarini.

imagesCAZV139D.jpgVi era inoltre un altare marmoreo con scolpiti ai due lati gli strumenti del mestiere. L’altare si trova ora in custodia nella Chiesa di San Silvestro.

piera2.jpgTra gli strumenti in uso dei “taiapiera” c’erano lo s-ciapin, scalpello che serve per piera3.jpgimages.jpginiziare a scolpire il blocco grezzo; Le punte, per lavori imponenti , come ad esempio scavare i pozzi; Scalpelli, di varie misure; martelli per le superfici da squadrare  o da raddrizzare; ed infine i compassi, altamente evocativi per quanto riguarda questa confraternita con  le finalità dei massoni.

 

Tutt’ora esiste a Venezia una loggia massonica conosciuta e rispettata, e che può vantare comunque una lunga storia legata alla ancor più lunga storia di una Repubblica , Stato unico al mondo, che accoglie qualsiasi pensiero, qualsiasi associazione che abbia come scopo ultimo la crescita non solo economica ma anche intellettuale del mondo, ed in questo senso Venezia può essere di esempio a tutti!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I Padri Cruciferi a Venezia

imagesCA5I64WE.jpgospitalier.jpgimagesCASXCQTR.jpgDei vari Ordini che affiancarono i Templari nelle crociate, vi furono i Cavalieri dell’Ordine Ospitaliero, o Giovanniti, il cui compito era quello di assistere i pellegrini ed i crociati anche dal punto di vista medico e di sostentamento.Essi,  in seguito confluirono nell’Ordine dei Cavalieri di Malta, , e dettero il loro apporto alla vittoria nella Battaglia di Lepanto.

Assieme agli ospitalieri vi fu un altro Ordine dedicato alla cura dei feriti, dei malati, della gente bisognosa: I Padri Cruciferi.I Fraters Cruciferi appartenevano ad un ordine nato  probabilmente in Oriente, ma  vantavano le proprie origini addirittura dai primi cristiani. Affermavano di essere stati fondati da S. Cleto, e rifondati da S. Ciriaco, patriarca di Gerusalemme nel IV Secolo.Nel 1169 papa Alessandro III diede loro una costituzione ed una regola simile a quella degli Agostiniani.

Cavalieri Ospitalieri o Cruciferi.jpgcavalieri ospitalier.jpgimagesCALMNGBJ.jpgCavalieri ospitalieri.jpgPapa Pio II diede loro un abito blu e fece sostituire il lungo bastone a forma di croce che sempre recavano con sè, con una piccola croce d’argento.

Giunsero ad avere 208 Monasteri in Italia: Bologna, Roma, Milano, Napoli e Venezia. A Bologna Papa Clemente IV fece casa generalizia dell’ordine nel Convento di Santa Maria Morella a Bologna, e fu da li che nacquero i Crutched Friars inglesi, di cui si ha notizia anche in Irlanda ed in Boemia.

oratorioi gesuiti.jpgimagesCAL23325.jpg025ItaliaVeneziaGesuiti.jpgA Venezia, il Monastero in cui si insediarono i Crociferi  fu la Chiesa di S. Maria Assunta, detta dei Crociferi, e la sede dell’ospedale fu l’oratorio, del XIII secolo.imagesCABDFND0.jpg
imagesCAFTGB7P.jpgOra sono noti come la Chiesa dei Gesuiti e l’Oratorio, che è rimasto comunque, fino ai giorni nostri,  ospizio per donne.

tiziano_martirio-san-lorenz.jpgLa chiesa, ora dei Gesuiti si trova nel campo omonimo, ed è un capolavoro che ospita comunque il ” Martirio di San Lorenzo ” di Tiziano,Madonna col Bambino di  Andrea dell’Aquila (1604) Assunzione di Maria di Tintoretto ( 1555)Monumento funebre al Doge Pasquale Cicogna del Campagna, Spirito Santo con Maria di Antonio Balestra (1704)Santa Barbara di Giovanni Maria Morleiter, ed il Monumento Funebre alla Famiglia De Lezze del Sansovino ( seconda metà del XVI Secolo) oltre alla Sagrestia che ospita venti dipinti di Palma il Giovane; Vi era custodito inoltre il corpo di Santa Barbara (la vergine di Nicomedia),motivo di attrito fra Cruciferi e le monache di Torcello che sostenevano di dovere detenere le spoglie della Santa donate loro dal Doge Pietro Orseolo.

imagesCADST4XK.jpg003ItaliaVeneziaGesuiti.jpgIn seguito papa Alessandro VII nel 1656 decise di sopprimere l’Ordine, poichè, a suo avviso, vi era stata una certa rilassatezza dei costumi, ed il numero degli adepti si era notebolmente ridotto.

imagesCAK2PLU6.jpgimagesCAF8CNQV.jpgSi dice invece che, dopo aver distrutto l’ Ordine dei Templari, Filippo il Bello, in Francia, donò buona parte degli averi di questi cavalieri proprio ai Crociferi.Ora proseguiremo su questo meraviglioso campo, quello dei Gesuiti appunto a cui fu affidata la chiesa, che venne comunque ricostruita perchè troppo piccola per questa compagnia di Gesù fondata da San Giovanni di Loyola nel 1535.Andiamo in fondo al Campo, , dove si giocava a pallone, e si può intravvedere, in lontananza, l’isola di S. Michele, cimitero monumentale e fantastico, ed il Casin degli Spiriti.sanmichelebluverdebiancoazzurr.jpg

Venezia: dai Templari ai Rosacroce

doge Enrico Dandolo, 2.jpgdoge Enrico Dandolo in battaglia.jpgdoge Enrico Dandolo.jpgIl Doge Enrico Dandolo partecipò alla IV crociata indetta da Papa Innocenzo III nel 1198 non fosse altro per il fatto che essendo la flotta navale di Venezia la più grande e potente dell’epoca , in grado di trasportare  cavalieri, cavalli e viveri fino in Terrasanta  cercava di allargare 300px-Gustave_dore_crusades_dandolo_preaching_the_crusade.jpgi propri spazi e i proprio contatti.

navi del doge.jpgIl  Doge con il Consiglio dei dieci, per non intralciare il commercio della Repubblica , allestì navi solo per il trasporto dei Pellegrini , inoltre, la Serenissima istituì  una speciale magistratura ed un “ Codex Peregrinorum ” per tutelare i viandanti. La flotta, imponente e bellissima fece prima scalo a Trieste e poi a Muggia, dove i Veneziani chiesero atto di sottomissione, quindi a Zara, che posero sotto assedio fino alla conquista

A queste conquiste di paesi cristiani,  nonostante il tomba del doge enrico Dandolo.jpgpatto che era stato  ratificato tra  Innocenzo III e il Doge, il Papa non osservò i propri impegni, anzi scomunicò tutti i partecipanti alla crociata, per cui i cavalieri templari che avevano combattuto in Terrasanta confluirono a Venezia, e precisamente al Lido, dove il doge pensò di ricoverarli.  In seguito i templari, sostenendo di non aver conosciuto gli scopi del Dandolo furono perdonati dal Papa,  vennero cacciati dal Doge. Ed è qui che inizia una lunga sequenza di tracce lasciate dai cavalieri templari, tra Venezia, l’ Istria, e via, via, fino al Portogallo ed in Francia.

Triplice cinta di San Rocco a Venezia.jpgBasta comunque girare per Venezia per segnalare le tracce di questo passaggio, non solo (foto tratta dal blog “due passi nel mistero” di Marisa Uberti)passaggio, comunque, ma anche proseliti, che hanno continuato, e continuano a conservare fino ad ora le tradizioni di questa  fede in un gruppo di persone che ancora sono alla ricerca del Sacro Graal e delle motivazioni che di questa ricerca ne fanno una priorità importante della vita. tra queste tracce i due simboli che i templari lasciavano, come indizi o messaggi, come le triplici cinte, una la si vede benissimo incisa nel sedile di pietra davanti alla Scuola di S. Rocco, e l’altra in una panca di pietra dentro la Basilica di San Marco, a Venezia.

chiesa di San Barnaba a Venezia.jpgChiesa di San Pietro di Castello.jpgOltre alle tracce vere e proprie come la cattedra di San Pietro a San Pietro di Castello, che si disse conservò il Sacro cattedra di San Pietro.jpgGraal , e la sepoltura del corpo del  corpo del Custode della Sacra Reliquia,( Nicodemè de Bertrand Mesulet)che riposa nella chiesa di San Giovanni in Bragora.jpgS. Barnaba. Voci di Popolo dicono che i Templari portarono con loro un tesoro, che venne nascosto nell’isola S. Giorgio in Alga, San Giovanni in Bragora, portale.jpgisola di Venezia dove ora la Protezione Civile fa le esercitazioni. 

campo San Giovanni in Bragora.jpgimagesCAGTXGQP.jpgEsiste un’ipotesi per cui i Templari fossero, pur essendo monaci, il braccio militare del Priorato di Sion, ordine fondato da Goffredo di Buglione dopo la presa di Gerusalemme, che divenne  in seguito l’Ordine dei Cavalieri di Malta, e la sede anche attuale del Priorato di Lombardia e Veneto di quest’ordine si trova nella Chiesa di S. Giovanni in Bragora,  di cui ho già scritto.

Da qui inizia tutta una serie di tracce che vanno Palazzo Vendramin Calergi.jpgCà Vendramin Calergi.jpgChiesa della Maddalena a Venezia.jpgdal Palazzo Vendramin Calergi, sede ora del Casinò di Venezia ove sono iscritte le parole : NON NOBIS DOMINE ! ,a prima parte di una frase che era un simbolo e un modo di comunicare tra i Cavalieri Templari, appunto ( NON NOBIS DOMINE, SED NOMINI TUO DA GLORIAM), e la chiesa di Maria Maddalena di Cannaregio, carica appunto di questi simboli, che potete vedere, e che apparteneva alla famiglia detta Balbi (per via della balbuzie del suo capostipite), il  cui cognome era Ezzelino, e notoriamente massone.

Se giriamo tranquillamente per Venezia, questi simboli li possiamo notare in qualche rosone, in qualche capitello che unisce, unitamente all’immagine della Madre col Bambino anche qualche decorazione che, a ben vedere, è un simbolo templare.

 

pilastri acritani.jpgmedaglioni alchemici a San Marco Venezia.jpgSegni alchemici.jpg200px-Venice_%E2%80%93_The_Tetrarchs_03.jpgDi certo simboli templari, legati all’alchimia ed in seguito ai Rosacroce si possono trovare nella Basilica di San Marco: i medaglioni alchemici, incastonati nella parete che da sul campo dei Leoni, i Tetrarchi, dall’altra parte, che portano alla base un cartiglio decorato con due putti e due draghi (simboli alchemici anche questi), con la scritta in veneziano antico: “uomo faccia e dica pure ciò che gli passa per la testa e veda ciò che può capitargli”, oltre ai due pilastri acritani, anche questi con simboli da decrittare e legati ad antiche credenze.

 

particolare dell'orologio della Torre di Venezia.jpgCagliostro.jpgCasanova, Rosacrociano.jpgcolonne annodate a San Marco, Venezia.jpgCavalieri dei Rosacroce.jpgE non parliamo quadrante dell’orologio della Torre, che reca simboli legati non solo allo Zodiaco, ma anche simboli arabi. A questo si possono collegare le colonne annodate della Basilica di San Marco ( il nodo è quello d Re Salomone), inizio e seguito nella storia dei templari, poi alchimisti, poi rosacroce, tra i quali spicca Giacomo Casanova iniziato a questi misteri dalla Marchesa d’Urfè a Parigi, e orologio dio San Marco.jpgpoi ritrovatosi con Cagliostro, altro Rosacrociano facente parte dell’ordine Egiziano.

 

Polifilo.jpgmovimento rosacroce e massoneria.jpgcap_pellicano.jpgcapducale.jpg

Tra le colonne di Palazzo Ducale appare anche il simbolo del Pellicano, immagine dei Rosacroce,  simbolo che si ripete in un capitello della Chiesa di San Salvador, e di cui parleremo, che, assieme al libro conservato nella Biblioteca Marciana, Hypnerotomachia Poliphili è alla porta magica o alchemica.jpgbase delle cognizioni per arrivare ai mutamenti determinanti legati alla Pietra filosofale.

 

 

Dai rosacroce poi si passerà ai massoni, di cui attualmente è esistente una loggia a Venezia, l’unica rimasta di almeno Rosacroce a Venezia e Federico Gualdi.jpgrosacroce e Venezia.jpgsimbolismo del Pellicano.jpgquattro logge, di cui già ho parlato e di cui comunque parleremo anche in seguito.

Venezia quindi come città esoterica, scrigno di dottrine orientali testimoniate dalla Famosa Biblioteca Marciana e dagli incunabili che il Cardinale Bessarione donò a questa biblioteca per permettere agli studiosi provenienti da tutta europa di approfondire tali, antichissime informazioni .

S. Giovanni elemosinario, scrigno di tesori nascosti dalle bancarelle di rialto a Venezia

Pala di S. Giovanni del Tiziano.jpgchiesa S. Giovanni Elemosinario.jpgNascosta tra le bancarelle del mercato di Rialto, a S. Polo, Ruga Vecchia S. Giovanni, e chiusa da un cancello è edificato uno straordinario scrigno per opere d’arte importanti e fantastiche: la Chiesa di S. Giovanni Elemosinario.

Una chiesa dedicata ad un Santo modesto, un uomo nato ad Amatunte nel 556 e li morto, nel 619: grande devoto della Madonna e di S. Giovanni il Battista. La sua fede e la sua vita dedicata alla sua missione di benefattore dei poveri e dei diseredati.

Ed a lui dedicarono la loro fede la città di Casarano (nel Salento) , e i Cavalieri Ospitalieri, facenti parte dell’Ordinazione  dei Templari.

Antonio Abbondi detto Scarpagnino.gif08-sgiovannielemosinario.jpgdipinto nella chiesa di S. Giovanni elemosianrio.jpgI dodici poveri cavalieri di Cristo.jpgNel 1249 Lorenzo Bragadin, generale della flotta della Serenissima, portò a Venezia il suo corpo, e, seppure esistesse già nella zona di Rialto una chiesa a lui dedicata, proprio per la sua devozione al San Giovanni Battista le sue spoglie vennero tumulate, ed ancora si possono venerare, nella chiesa di S. Giovanni in Bragora, dedicata appunto al Battista.

Ma quella piccola chiesa, tra le bancarelle, a lui dedicata, venne arricchita da autentiche opere d’arte, che tutt’ora la ornano, e che risplendono ancor più dopo 25 anni di restauri.

La data dell’erezione dela chiesa rimane incerta, anche se si può riferire al 1071 circa, Affresco a S. Giovanni elemosinario del Pordenone.jpgcommissionata dalla famiglia Trevisan. Fu ceduta in ionterno S. giovanni Elemosinario.jpgcommenda nel 1391, e, con privilegio papale venne affidata al” Collegio dei dodici poveri di Cristo”, discendenti diretti dei Cavalieri Templari; ma questo affido durò poco, perchè la delega fu duramente osteggiata dai parrocchiani stessi, e quindi, nel 1546 venne affidata al Primicerio di San Marco, e stabilita nelle stesse prerogative della basilica di San Marco.

Venne purtroppo distrutta da un incendio (uno dei tanti che ha tormentato Venezia ed i suoi monumenti ) nel 1513, e venne ricostruita su disegno di Antonio Abbondi, detto lo Scarpagnino, e consacrata da Daniele Vocazio, vescovo dalmata, nel 1572.

La ricostruzione venne ultimata nel 1531, durante i primi anni del dogado di Andrea Gritti: e fu subito abbellita da opere dei più grandi artisti allora esistenti a Venezia, come Tiziano, Jacopo Palma il giovane, Giovanni Antonio del Sacchis detto il Pordenone.

300px-San_Giovanni_Battista_in_Bragora_Venezia.jpgCampanile di S. Giovanni elemosianrio.jpgsimbolo dei 12 Poveri cavalieri di Cristo.jpgIl suo Campanile è originario del 1300, la pianta è a croce greca inscritta in un quadrato ed il suo aspetto interno è prettamente rinascimentale  e classicheggiante.

Qui ebbero sede le corporazioni dei biavaroli, corrieri, gallineri e telaroli, che fecero a gara per abbellirla con opere d’arte: Il Vasari racconta che fu commissionata al Tiziano la Pala dell’Altar Maggiore, e questi, impegnato com’era, dopo essersi assentato da Venezia, non appena rientrato, vide la Pala del Pordenone, che raffigura i Santi Caterina, Rocco e Sebastiano ed andò su tutte le furie, e fece di tutto per soppiantare in bellezza ed abilità il rivale.

san-giovanni-elemosinario.jpgSanti Caterina, Sebastiano e Rocco del Pordenone.jpginterno Chiesa S. Giovanni elemosianrio.jpgDopo venticinque anni di restauri ora la chiesa è tornata al suo massimo splendore, e durante questi restauri sono state scoperte una tomba con affreschi, è stata riportata alla luce la decorazione straordinaria della cupola centrale dipinta dal Pordenone.

S. Giovanni Elemosiario.jpgUno scrigno, come ho detto, di opere d’arte immerso nella vita più intensa di Venezia, città dove ogni angolo è un tesoro di architettura, ogni palazzo conserva opere d’arte, dove i migliori S. Giovanni elemosinario - reliquia.jpgartisti hanno lavorato ed espresso il meglio  di sè, ispirati dalla magnificenza e dall’unicità della Serenissima.

 

 

 

Le enigmatiche triplici cinte a Venezia

gioco.jpgLarchens.jpgConosciuta ai più attraverso una seria ed intensa ricerca di Marisa Uberti,( vedi il blog due Passi nel Mistero) la triplice cinta è ancora enigmaticamente misteriosa: si riconosce al vederla, nel gioco popolare delle pedine chiamato comunemente “filetto” in Italia, ed è sempre sotto l’aspetto ludico che è stata considerata.

Ma l’enorme diffusione in tutti i territtori percorsi dai Cavalieri Templari al ritorno dalle Crociate, ed i luoghi stessi dei ritrovamenti delle incisioni lasciano incerti, perplessi ed alla ricerca di una spiegazione.

Sono state trovate graffite in rocce rupestri, sui muri di antiche chiese, su gradini di vecchie case.

triplla cinta nella torre di Chinon.jpgFortezzza di Chinon.jpgChinon.gifMa il ritrovamento di graffiti simbolici lasciati su pareti in verticale da alcuni dignitari dell’Ordine Templare, prigionieri nella Torre della fortezza di Chinon, in Francia, apre nuove prospetive sull’ipotesi di possibili altri impieghi.

Sembrerebbe che dietro la triplice cinta si nascondesse una conoscenza più antica, un valore simbolico ed esoterico legato alle caratteristiche dei luoghi e della storia che li ha interessati.

in una chiesa.jpg1.jpgAlcuni esemplari sono stati trovati in India antica, in Egitto, nell’Impero Romano, perfino nelle incisioni rupestri di Val di Scalve ed in Valcamonica; comunque sarà capitato a qualcuno di vedere sulla facciata di una chiesa tre quadrati concentrici uniti al centro da una sorta di croce: è proprio la triplice cinta, presente non solo in edifici religiosi ma anche in antiche vestigia appartenenti a civiltà risalenti all’età del bronzo (3.550 a.c – 1200 a.c.).

Però è in particolare nel Medio evo che trova ampia diffusione soprattutto in alcune cattedrali gotiche e dove la presenza dei cavalieri templari non poteva mancare.

Rene Guenon.jpgtriplice cinta.jpgVi sono naturalmente delle letture esoteriche che spaziano, come quella di Rènè Guènon che le decodifica come i tre grandi stadi delle scuole esoteriche, o quella di Cherbonneau – Lassay il quale interpreta il quadrato interno come “il mondo terrestre”, inserito in un altro quadrato “il mondo del firmamento” e quello esterno “il mondo celeste”, più ampio e con più grande valenza simbolica in quanto in esso risiede Dio con i puri spiriti.

triplice cinta templare.jpgMa c’è anche chi la identifica come delle non meglio specificate ” linee del campo magnetico terrestre” o la presenza in quel luogo di un “varco dimensionale”,presente anche,per alcuni ricercatori, in una certa località di Barcellona.

E’ tutto da vedere e da dimostrare, anche se si suppone comunque una sorta di messaggio che i cavalieri templari lasciavano nei luoghi attraversati per quelli che successivamente sarebbe passati dopo.:.un linguaggio in codice.

01.jpgpiantina di S. Marco.jpgimagesCA23ZIG9.jpgTriplice cinta a San Rocco Venezia.jpgScuola di San Rocco.jpgnel tempio.jpgA Venezia ci sono tre triplici cinte: una si trova incisa su una panca in marmo accanto alla facciata della Scuola  Grande di S. Rocco, la seconda sul parapetto della balaustra al secondo piano del Fondaco dei Tedeschi (ora Poste Centrali di Rialto ) l’ultima  all’interno della Basilica di S. Marco, incisa su un sedile in pietra sul lato destro dentro la chiesa:  Memorie, tracce, così come ce ne sono tante in questa Basilica carica di tesori sia d’arte che d’oro e pietre preziose, ma estremamente enigmatica ed ancora, forse, tutta da scoprire.

Maria Maddalena e le tracce dei Cavalieri Templari a Venezia

Si ha notizia che nel 1222 venne eretta una chiesa a Cannaregio, in Venezia.

Il nome del committente è controverso: c’è chi, come Flaminio Corner la descrive come una cappella voluta dalla nobile famiglia Baffo, e di li a breve diventata parrocchia.

Forti indizi fanno invece pensare che la costruzione si debba alla nobile famiglia Balbo (che sarebbe un soprannome) il cui capostipite fu un certo Ezzelino.

imagesCAP1VVOF.jpgLa famiglia degli Ezzelini (il nome tedesco Hetzin significa letteralmente Ferro, vale a dire Guerriero, come già Attila e poi Timur), è giunta in Veneto tra il X e l’XI secolo.

L’illustre nonno di Ezzelino III, Ezzelino I detto il Balbo a causa di un difetto di pronuncia, nel 1148 partecipò alla seconda crociata con Corrado II re della Germania, combattendo contro i Turchi sotto le mura di Damasco ed i Fatimidi nel vano assedio di Ascalona.

Nel 1175, con Anselmo da Dovara fu al comando della Lega Lombarda che bloccò l’imperatore Federico il Barbarossa davanti ad Alessandria.

imagesCAYX0CGX.jpgInfine nel 1176 fu gonfaloniere della Lega Lombarda ed alla testa del contingente trevigiano partecipò alla battaglia di Legnano.

Il figlio, Ezzelino II dopo aver combattuto accanto a Ottone IV combattè contro gli Estensi e poi contro Venezia nel 1214.

Privo di avversari diretti di altre famiglie accrebbe il prestigio personale e familiare, finchè nel 1222 decise di ritirarsi in convento.

Ricevette così il soprannome del “Monaco” e lasciò la mano libera ai figli Ezzelino III ed Alberico.

Ezzelino il Monaco.jpgCon la presa del potere nel 1222 ed il padre in convento Ezzelino III, alfiere dei templari, anche per tradizione familiare,  dimostrò di possedere anche una grande ambizione. E sembra sia stato proprio lui a volere la chiesa dedicata alla Maria Maddalena.

biblica.jpgMaria Maddalena, questa donna unica di cui si è potuto dire che dopo la Vergine Maria fu la seconda donna del Vangelo.

Nel corso dei primi secoli i cristiani indugiarono soprattutto sul suo ruolo di messaggera della Resurrezione: Maria di Magdala è proclamata “Apostola apostolorum” e “Legata Legatorum” inviata degli inviati.

Verso la fine del VI secolo, quando le invasioni barbariche volgono alla fine, Papa Gregorio Magno identificò Maria Maddalena come la peccatrice anonima di cui ci parla S. Luca nel vangelo, e con Maria di Betania fece di lei il modello della conversione, della purificazione di cui la chiesa, nel confronto contro i barbari sentiva il bisogno.

Riferendosi alla ricerca del corpo di Gesù, la mattina di Pasqua, Gregorio disse di lei: A monumento domini, etiam discipulis imagesCA5MNNVI.jpgimagesCA05ZWLN.jpgimagesCA54CKRR.jpgimagesCAZFOSI9.jpgrecedentibus, non recedebat (da Sepolcro di Gesù, quando i discepoli se ne andarono lei non andò)-

Per cui la Maddalena rappresenta l’anima in cerca di Dio.

Nel 1297 il Capitolo Generale di Venezia proclamò S. Maria Maddalena patrona dell’ordine dei Predicatori.

images.jpgLa chiesa venne concepita a pianta circolare (l’unica, a Venezia) con copertura a cupola emisferica di chiara ispirazione all’architettura dell’antica Roma (Pantheon).

Di grande valore architettonico il portale, formato da un alto timpano iregolare sorretto da due lesene binate a capitello ionico.

Sopra alla porta di ingresso vi è una lunetta con bassorilievo di simboli massonici – templari, e la scritta: “Sapientia aedificavit sibi domum”.Approfondendo questo argomento risulta quanto sia stato  importante e determinante per quanto riguarda ll patrocinio dei templari in questa costruzione, in quanto la sapienza, o  Sophia è stata spesso associata alla Maddalena e ai versetti del libro dei Profeti: La Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne.

Venezia-Cannaregio-Venezia-Centro-Storico-1113038430.jpgEsternamente all’abside è incastonato tra la copertura marmorea un bassorilievo raffigurante una Madonna col Bambino di origine quattrocentesca.

All’interno la chiesa presenta pianta esagonale con quattro cappelle laterali che conservano importanti tele settecentesche opera della Scuola di Giovanni Battista Piazzetta, ed un presbiterio campo 3.jpgfrontale.jpgimages.jpgquadrato occupante due lati.

La trabeazione della cupola è sorretta da dodici colonne bianche.

imagesCAM9MRCI.jpgtemplasri.jpgimagesCAXH0ITR.jpgIN seguito alla costruzione della chiesa, nel XIV secolo,  il Senato veneziano decise che il giorno dedicato a S. Maria Maddalena diventasse festivo. Successivamente la chiesa venne ampliata e ristrutturata da Tommaso Temanza, e venne anche aggiunto un campanile che nel 1888 venne abbattuto perchè pericolante.

Triplice%20Cinta.jpgcavalieri templari.jpgimagesCADQSOUY.jpgrio con chiesa.jpgAttualmente la Chiesa dipende dalla Parrocchia di S. Marcuola.

Quarta Crociata.jpgQuesta chiesa, insieme a diverse altre tracce lasciate dai cavalieri templari che qui transitarono, soggiornando per alcuni anni a Venezia, in concomitanza con la quarta crociata, e lasciando (nella leggenda veneziana) un tesoro nell’isola di S. Giorgio in Alga, oltre che a simboli legati alla comunità Templare, come le immagini delle Triplici cinte, incise in una panca di marmo davanti alla Scuola Grande di San Rocco, in un’altra nella Basilica di San Marco, ed una terza al piano superiore del Fondaco dei Tedeschi (ora poste Centrali di Venezia), ed altri simboli ancora legati alle prodezze di questi monaci-guerrieri che sono disseminati a Venezia, in una scia di mistero e di ricordi lasciati alle generazioni successive, fanno parte dei misteri, delle seduzioni, della Storia di una città Isola-San-Giorgio-in-Alga-2.jpgin perfetto equilibrio tra oriente ed occidente, ma proiettata anche in un futuro, che per noi è ora passato, che ha rivoluzionato la scienza e la navigazione del medio evo in Europa.

 

Scuola di San Giorgio degli Schiavoni: tra draghi, templari, ed arte!!

250px-ScuolaDegliSchiavoni_Front.jpgLa Scuola di San Giorgio degli Schiavoni, fondata nel 1451 per raccogliere sotto la protezione di S. Giorgio, S. Gerolamo e San Trifone  i dalmati (schiavoni) di Venezia è tutt’ora intatta con tutto il patrimonio artistico e i documenti della sua secolare attività.

Essa ci mostra, attraverso le opere artistiche conservate, un angolo autentico della Venezia del Rinascimento, che non appartiene alla solennità civile del Palazzo Pubblico, nè a quella religiosa delle chiese; una Venezia meno nota, distaccata dalla luminosa scenografia a cui necessariamente sono legati i suoi esterni più celebri.

Importante è la sala che contiene i nove quadri di Carpaccio ( di circa 10 metri per dieci) e nel suo rapporto di spazio è al limite tra l’oratorio rinascimentale e il “gabinetto per pitture” come quello inaugurato alla fine del quattrocento da Isabella Gonzaga a Mantova, e suggerisce un senso di scoperta di un luogo intatto della Venezia d’un tempo favoloso, per la misura altissima di queste opere d’arte, che si inseriscono poi in modo così aderente ed immediato nella vita quotidiana della città.

borchia.jpgEntrando nella scuola il nostro sguardo non può fare a meno di includere nello spazio reale anche quello “illusorio” della ” Visione di S. Agostino ” di Carpaccio, che conserva la forma misteriosa dell’arte al limite della magia, frammenti intatti nel loro tempo, nel quale entriamo con sconcertante intimità.

La scuola si trova presso il Priorato di Malta, che fu un tempo uno dei più importanti conventi veneziani, ed il suo piccolo edificio si riflette sulle acque del Rio della Pietà, vicino a Campo S. Giovanni in Bragora e la chiesa di S. Antonin, a Castello.

La facciata, rifatta nel 1551 con abbellimenti di marmi e sculture è fatta di Pietra d’Istria: la scultura di Pietro da Salò (del 1551) con San Giorgio che assale il drago si innesta così naturalmente  nella parte centrale, sotto l’antico bassorilievo della metà del quattrocento, rappresentante la Madonna e il Bambino con al centro S. Giovanni Battista che presenta un confratello.

158px-Vittore_Carpaccio_014.jpgScuola di San Giorgio degli Schiavoni.jpgLa “Mariegola” è decorata da bellissime borchie gotiche in argento rappresentanti S. Giorgio e San Gerolamo.

La Mariegola ci tiene in primo luogo a ricordare i principi di devozione dei confratelli verso i Santi protettori, e pone subito in evidenza il privilegio concesso dal Consiglio dei Dieci di riunirsi in “fraternita, ovverso scuola, secondo la condizion delle Scuole pizzole” sotto il titolo di San Giorgio e S. Trifone nella Chiesa di San Giovanni del Tempio (di origini templari)dell’Ordine Gerosolomitano.

Per cui si tratta di una scuola creata in base ai principi dei Cavalieri templari,di cui è esempio img179.jpg161px-Vittore_Carpaccio_007.jpgriprodotto in diversi quadri di diversi autori, come la riproduzione di Sebastiano Michieli, priore dell’ordine dei Cavalieri Gerosolomitani ( una delle branche dell’ordine dei Cavalieri Templari) presso cui è nata la Scuola.
Il Michel, con la croce di Malta sul petto è ben riconoscibile nel quadro di Giovanni Bellini, conservato presso la Chiesa del Priorato di Malta, ed in uno dei Teleri di Carpaccio.

Egli è molto probabilmente riconoscibile anche nel “MIracolo della Croce” di Carpaccio
mentre si trova in gondola presso il Ponte di Rialto e nella ” Processione” di Gentile Bellini in Piazza San Marco nel 1496, dello stesso ciclo dei ” Miracoli della Croce”.

Sebastiano Michiel era ben noto ed esattamente descritto nei “Diari” di Marin Sanudo.

San Trifone ed il demonio.jpgmiracolo della croce du Carpaccio.jpgcarpaccio_042_il_trionfo_di_san_giorgio_1507.jpgcarpaccio_017_san_giorgio_e_drago_1504.jpgUna scuola, una congregazione, un proseguimento della fede templare in questa città, Venezia, che si trovava e si trova al centro esatto tra oriente ed occidente: un passaggio obbligato per quelli che furono cavalieri templari e i loro confratelli con cui condivisero i misteri, le ricchezze e le reliquie che in questa città vengono venerate in grande quantità…tra musulmani e cristiani…storie simili e diverse..e ve_carpaccio_visioneagostino.jpgl’oriente e l’occidente in questo caso si sono fusi per dare vita ad una città diversa..completamente da qualsiasi altra.

I Gerosolomitani o Cavalieri di Malta a Venezia

imagesCAO6RKLR.jpgL’Ordine di Malta ha cambiato nome nel corso dei secoli e veniva chiamato in più modi contemporaneamente. Nascono col nome di Cavalieri Ospitalieri, o Cavalieri di San Giovanni o Gerosolomitani ed infine Cavalieri di Malta.

I Cavalieri di S. Giovanni appartengono ad un Ordine cavalleresco Monastico medievale, ancora esistente; anche i Cavalieri del Santo Sepolcro esistono ancora ma non hanno la stessa continuità dei Giovanniti.

Esisteva una forte affinità tra i Cavalieri Templari e quelli Giovanniti, come il coraggio, la determinazione in battaglia e lo stile di vita.

imagesCAPFAVRJ.jpgNel 1048 (alcuni dicono nel 1023) alcuni commercianti amalfitani edificarono a Gerusalemme un convento, una chiesa ed un ospedale, per la cura ed il ristoro dei pellegrini non solo cristiani, ma di qualsiasi altra religione e razza.

I monaci che per spirito di pietà erano andati in Terrasanta e si prendevano cura dei malati vennero chiamati Ospitalieri o di S. Giovanni.

In quel periodo nacquero i Templari, che avevano  come scopo preciso la difesa dei pellegrini in Terrasanta, e sulla loro scia si formarono altri ordini monastici cavallereschi, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, ed altri ordini monastici già esistenti imbracciarono le armi e tra questi proprio i Giovanniti.

E fu proprio il Primo Grande Maestro  dell’Ordine di S. Giovanni, Frà Raymond de Puy a volere la difesa armata dei pellegrini. Ai voti tipici dei monaci quali povertà, castità ed obbedienza si aggiunse quello dello stare in armi.

Al nuovo maestro si deve l’adozione  definitiva come emblema della croce bianca a 8 punte, simbolo delle beatitudini del discorso della montagna che sancisce il cambiamento dell’ordine. Essi assunsero il saio nero degli eremiti di S. Agostino.

caval-9d.jpgRaymond li divise in tre classi: Cavalieri, che soli potevano portare le armi, Cappellani, normali monaci, e Servitori, coloro i quali si prendevano cura dei malati e dei feriti.

Scudi.jpgMalcroce_sang.gifMalcroce_osp.gifE’ a Malta che i Cavalieri presero la loro definitiva denominazione, così come il simbolo della Croce Rossa.

Dopo innumerevoli battaglie sostenute contro i Turchi, il 18 Maggio 1565 Frà Jean Parisot de la Vallette sconfisse Solimano.

Nacquè così una lega formata dalla Spagna, Venezia, la Santa Sede, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno delle due Sicilie e l’Ordine di S. Giovanni.

Ma la vittoria più importante fu quella di Lepanto del 17 ottobre 1571. Fu così che i Cavalieri di Malta acquisirono meriti e riconoscenza da parte della Repubblica di Venezia.

Requisiti i beni dei Templari la Serenissima donò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni quella che è tutt’ora l’attuale sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta: la chiesa di S. Giovanni del Tempio, ed in calle dell’Ascensione, dove sorgeva il Convento dei Templari venne costruito nel XIV secolo un albergo, albergo della images.jpgLuna, che poi nel 1810 si estese demolendo la chiesa di S. Maria in Brolo (orto, frutteto) per diventare imagesCADHULNR.jpgimagesCA3XN7RX.jpgpoi Hotel Luna Baglioni.

 

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