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La musica a San Marco e le armonie di Venezia

Processione in Piazza San Marco.jpgBasilica 1.jpgBasilica.jpgBasilica di San MaRCO.jpgDal 1500 al 1700 Venezia divenne il centro della musica per tutta Europa.La Basilica di San Marco, come descritto nella ” Guida ” del Sansovino, nell’edizione che fece il suo canonico, Giovanni Stringa, nel 1604 dà un’immagine ben configurata del significato religioso e politico della Chiesa nello Stato Veneziano.

Il Doge aveva piena giurisdizione, come “patronus et gubernator ecclesiae” ed era sua facoltà nominare il “primicerio” (primo sacerdote della Chiesa) con autorità simile a quella di un vescovo, e che per legge doveva appartenere alla nobiltà veneziana, di età superiore ai 25 anni, provveduto da Governo di un buon reddito adeguato alla sua posizione giuridica.

Primicerio e Chiostro di S. Apollonia a Venezia.jpgIl Primicerio aveva il diritto, per concessione dei vari papi, di celebrare già dal 1200 con la mitra, il pastorale, l’anello e il rocchetto vescovile, dare indulgenze e consacrare sacerdoti.

Al Primicerio seguiva il Vicario, poi venivano 24 Canonici e tutta una serie di addetti ai vari servizi, come se si trattasse di una vera e propria corte.

Il Maestro di Cappella era invece il primo musicista della Città, il Proto l’architetto “principe” che soprintendeva la Chiesa e il Palazzo Ducale, edifici considerati insieme come sede del Governo. Nel 1580 l’abitazione del Primicerio venne stabilita nel Convento di Sant’Apollonia, al dilà del Ponte della Canonica.

E la musica era quindi un elemento importante e primario nei compiti di questo Governo della Chiesa: L’ordine de officiar nella Basilica di San Marco, dice il Sansovino, è secondo l’uso della chiesa costantinopoliana, ma non molto differente dalla romana, ma tanto assiduamente che nulla più. E quanto alle cose necessarie per questo negotio, la spesa di ogni anno passa di dodicimila ducati, cun ciò che sia che vi sono provisionati due organisti dè primi d’Italia, con grosso stipendio. Il Maestro di Cappella con gran numero di cantori, i canonici e i sottocanonici ecc.

spartito di Giovanni Gabrieli.jpgorgano di San Marco.jpgGiovanni Gabrieli 1.jpgGiovanni Gabrieli.jpgAndrea Gabrieli.jpgMentre lo Stringa scriveva questa parole era organista a San Marco Giovanni Gabrieli, succeduto nel 1585 allo zio Andrea Gabrieli, e l’antico storico rivolge a Giovanni Gabrieli un giudizio che resterà memorabile: ” Il suono di quest’organo soavissimo è tanto più soave quanto che viene dal più eccellente organista ch’abbia oggidì la nostra Italia sonato; e questo è Giovanni Gabrieli, degno di lode per la rara et singolare virtù che regna in lui in simile professione”.

Alla morte di Gabrieli, nel 1613 venne chiamato a sostituirlo nel ruolo Claudio Monteverdi, che rimase per trant’anni in carica, fino alla sua morte.

Si ha notizia di una singolare gara tra due organisti di San Marco, Francesco Landino e Francesco di Pesaro, svoltasi nel 1300 dinanzi al Re di Cipro, e vinse il Landino.

Spartito del Legrenzi.jpgTomaso Albinoni.jpgGiovanni Legrenzi.jpgInterno Basilica.jpgNel frattempo a Venezia si esibivano e componevano artisti quali Giovanni Legrenzi (agosto 1626 – Venezia 27 Maggio 1690) e che divenne maestro di Cappella a San Marco nel 1681. Egli fu il maestro di Tomaso Albinoni (Venezia 1671-1751).

 

E in questo periodo condivisero la loro sapienza e la loro arte, Baldassarre Galuppi (Burano 17 ottobre 1706, 3-1-1785) allievo di Benedetto Marcello (Venezia, 31 luglio 1686, Brescia 24 luglio 1739) a cui è dedicato il Conservatorio di Musica di Venezia, nel Palazzo Pisani in Campo Santo Stefano, ed il grande Antonio Vivaldi,200px-Baldassare_Galuppi_Memorial.jpg200px-Benedetto_Marcello.pngConservatorio.jpg(Venezia 4 marzo 1678-Vienna 28 luglio 1741) il famoso Antonio Vivaldi.jpgspartito di Antonio Vivaldi.jpgprete rosso, che con i suoi insegnamenti fece diventare famose le musiciste, le sue “putte” ospiti della Pietà di Venezia, l’orfanotrofio di questa città, a cui si aggiunsero un pò alla volta alte pie istituzioni, come la Misericordia, gli Incurabili, le Zitelle ed altri “hospitali” a cui i nobili di tutta europa facevano a gara per iscrivere in educandato le proprie figlie.

le putte di Vivaldi.jpgLe putte.jpgE in tutta Europa erano famosi i concerti a cui accorrevano ed assistevano nobili, ricchi mercanti e tutti i musicofili.

L’ultimo grande compositore veneziano fu Luigi Nono (Venezia, 1924 -1990).

Venezia, con la sua armonia d’acqua, con lo sciabordio incantato ed incantante della laguna faceva ancora una volta da sottofondo all’arte che qui è profusa in tutte le sue forme ed espressioni.

 

L’Alchemico Numero Aureo e la Divina Proportione nella Basilica di san Marco e nella Chiesa di San Pantalon a Venezia

250px-Venice_-_St%2C_Pantaleon%27s_Church_01.jpgPaolo Uccello.jpgdodecaedro stellato0 di Keplero mosaico di Paolo Uccello.jpgdodecaedro stellato.jpgOsservando il pavimento all’interno della Basilica di San Marco, si può notare uno splendido mosaico con al centro un “dodecaedro stellato” un poliedro composito, carico di simboli per alchimisti e matematici.
L’autore di tale opera d’arte è Paolo Uccello (Paolo di Dono, 1397/1475).

E al medesimo autore, o ad un suo allievo, vengono attribuiti altri due dodecaedri stellati i cui mosaici sono invece nel pavimento di una cappella della Chiesa di San Pantalon.

Tutto nasce da Platone: nel suo Timeo egli racconta:

Platone.jpg” Quando Dio prese ad ordinare l’universo, da principio il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria erano tuttavia in quello stato come ogni cosa dalla quale Dio è assente, che fuoco, acqua terra ed aria siano corpi è chiaro a ognuno….ora bisogna dire quali siano i quattro bellissimi corpi dissimili tra loro, dei quali sono capaci, dissolvendosi, di generarsi reciprocamente. E se scopriamo  la verità intorno all’origine della terra e del fuoco e dei corpi che secondo proporzione siamo in mezzo…..convien quindi comporre queste quattro specie di corpi insigni per bellezza e allora diremo di aver compreso sufficientemente la natura.”

Egli si riferiva ai poligoni regolari i cui analoghi nello spazio a tre dimensioni sono i poliedri.

Il sigillo di Re Salomone.pngpentagono.jpgquadrato.jpgtriangolo.jpgPrima di tutto viene il triangolo che è alla base del simbolismo perchè ripete il numero 3. Può essere pienamente espresso soltanto in funzione del rapporto con le altre figure, la seconda il quadrato (  4) la terza il pentagono (5) quindi la stella a 6 punte ( quella figura che è nota come il Sigillo di Re Salomone – 6 ). Il triangolo equilatero rappresenta la divinità, ( non a caso, in seguito, si ebbe come perfezione la Santissima Trinità), l’armonia e la proporzione.

dodecaedro da de divina proportione.jpgPer quanto riguarda i poliedri, in alchimia il cubo rappresenta la terra, il tetraedo il fuoco, l’icosaedro l’acqua e l’ottaedro l’aria: quindi si ottiene la divina proporzione dell’Armonia Universale, il Numero Aureo: il dodecaedro  stellato che simboleggia sia per Platone che per gli Alchimisti la Quintessenza (l’Etere).

de Corporibus regolaribus di Piero della Francesca.jpgSul Timeo studiò sicuramente Pietro della Francesca che trattò l’argomento nel suo ” Corporibus Regolaribus” tra il 1482 e il 1492. Nel 1505 a Venezia venne pubblicata  una traduzione degli “Elementi” di Euclide e “Coniche” di Apollonio.de divina proportione di Pacioli.jpgde divina proportione 1.jpgLuca Pacioli.jpgAllievo ed amico di Piero della Francesca,  Luca Pacioli utilizzò queste ricerche per ampliare le proprie nel suo “De divina proportione” (pubblicato nel 1509) mentre si deve proprio a Paolo Ucello, a Leonardo da Vinci e ad Albrecht Durer ( grande incisore collaboratore di Jacopo de Barbari) continuare l’applicazione dei numeri nell’arte.

il quadrato magico in melancolia di Durer.jpgmelancolia_1.jpgE proprio in un’incisione di Durer, La Melancolia 1,  contenente numerosi simboli cabalistici ed alchemici appare anche il quadrato magico in cui è inclusa la data dell’incisione: 1514.

E l’arte veneziana specialmente si rifece abbondantemente a questi simbolismi, a questa ricerca dell’ermetismo che fa dei quadri dipinti da Giorgione, Tiziano, Palma il Vecchio, Giovanni Bellini, Sebastiano del Piombo e Lorenzo Lotto preziosi tesori di informazioni, messaggi e allusioni alchemiche.

Keplero.jpgHarmonices di Keplero.jpgIn seguito, nel 1618 Keplero (1571-1630) pubblicò il suo Harmonice Mundi.

 

 

Il Pellicano dei Rosacroce a San Salvador a Venezia.

colonne marco e todaro.jpgSan Teodoro d'Amasea.jpgSan Teodoro.jpgIl primo protettore della città di Venezia fu San Teodoro d’Amasea, chiamato comunemente San Todaro. Poi la Serenissima ebbe come Santo Patrono S. Marco, ma a tutti e due questi santi furono dedicate le due colonne che si trovano nell’area antistante il bacino, all’ingresso dell’area Marciana.

Le colonne di marmo e granito furono trasportate a Venezia nel 1172, sotto il dogado di Sebastiano Zani, (quando la piazza venne ampliata) e sopra di esse vennero rispettivamente poste, nell’862 la statua bronzea, molto antica, che in origine sembra rappresentasse una chimera, cui successivamente vennero aggiunte le ali, a rappresentare San Marco, e sulla colonna vicino alla biblioteca la statua di San Teodoro, santo bizantino e guerriero, scolpita nel marmo e 250px-Lion_col_saint-marc_082005.jpg250px-20050527-005-teodoro-crop.jpgrappresentato nell’atto di uccidere un drago.

Sotto le colonne erano poste delle botteghe di legno, tuttavia già dalla metà del 1700 lo spazio tra le due colonne venne destinato alle esecuzioni, per cui per i veneziani divenne un passaggio non gradito: i condannati infatti, al momento dell’esecuzione venivano posti con la faccia rivolta alla torre dell’orologio, e da questa consuetudine sembra nascesse il modo di dire veneziano: ” te fasso vedar mi che ora che xe ” ( ti faccio vedere io che ora è) riferendosi proprio al momento della morte.

Le due colonne con i due Santi patroni, e la nascita delle chiese a loro dedicate, assieme alla chiesa dedicata a San Zaccaria, di cui abbiamo già parlato, sembra abbiano avuto origine quasi comune: anche la chiesa di San Todaro (l’originale ora non esiste più) sembra abbia chiostro di San Salvador.jpgScuola di -san Teodor.jpgSDcuola Grande di San Teodoro.jpgavuto origini nel VII secolo, voluta da S. Magno, e venne successivamente riedificata ( la facciata è stata ricostruita nel 600 da Bernardo Falcone).

interno chiesda di San Salvador.jpgchiesa_1_p.jpgala particolare.jpgchiesa di San Salvador.jpgNel 1258 venne invece creata la Scuola Grande di San Teodoro, che fece molto e che nel 1576 vide interno di San Salvador.jpgriconosciuta  l’opportunità di usufruire della Chiesa di San Salvador per poter chiesa_2_p.jpgil tesoro diu San Salvador.jpgadeguatamente ospitare la teca contenente le spoglie del primo patrono di Venezia, San Todaro, e di costruire attorno un tesoro rilevante: successivamente i membri della confraternita acquistarono anche delle casette proprio di fronte alla chiesa.

San Todaro d’Amasea  era un soldato orientale, secondo alcuni nato a Cilicia, secondo altri in Armenia. Arruolato nell’esercito romano, presso la legione Marmarica ( la Cohorte III Valeria)  ad Amasea nell’Ellesponto (l’attuale Turchia) al tempo dell’Imperatore Galerio Massimiano (305-311).

stampa della Scuola di San Teodoro.jpgEra allora in atto la persecuzione contro i cristiani  avviata da Diocleziano, che tesoro di San Salvador 2.jpgurna di S. Teodoro a Venezia.jpgtesoro di San Salvador.jpgprescriveva di fare sacrifici e libagioni agli dei, e questo ordine valeva anche per i soldati.

il martirio di San Teodoro.jpgTeodoro rifiutò, nonostante le sollecitazioni dei compagni. Nel 306 venne accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. il prefetto Branca, comandante della Legione Marmarica , riluttante a condannarlo a morte, gli diede del tempo per riflettere, ma Teodoro passò quei giorni continuando a far opera di proselitismo e a manifestare la propria volontà di perseguire la sua fede.

Venne quindi nuovamente arrestato e condannato alla flagellazione, poi venne condannato a morire di fame, ma Teodoro rifiutà addirittura l’acqua che i carcerieri impietositi gli porgevano.

Dopo aver cercato di convincerlo, blandito, e fattogli promesse di ogni genere, vista la sua determinazione Teodoro venne condannato ad essere torturato con uncini di ferro che mettevano a nudo le costole, e ad essere successivamente bruciato vivo.

San Salvador a Venezia.jpgIl 17 febbraio tra il 306 e 311 i carnefici portarono Teodoro nel luogo del supplizio: egli si tolse i vestiti e disse ” lasciatemi così perchè chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinchè sostenga illeso l’impeto del fuoco”.

E così morì, senza alcuna traccia di ustione. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Todaro, lo cosparse di vino ed altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo in una cassa e lo riportò ad Amasea.

Dopo varie vicende il suo corpo venne portato a Venezia, dove venne conservato nella Scuola Grande di San Todaro, ed ora riposa e viene venerato nella chiesa di San Salvador, e qui si ritrova  il  capitello di una colonna con l’immagine del Pellicano, Capitello del Pellicano a San Salvador.jpgsimbolo rosacrociano, di cui già abbiamo parlato: nella credenza rosacrociana il pellicano è l’uccello che si strazia il petto per nutrire i suoi piccoli, compiendo il sacrificio supremo di sè.

pe3llicano sulla croce.jpgpellicano.jpgNel “Physiologus” si dice che il Pellicano ami moltissimo i propri piccoli, i quali, appena un pò cresciuti colpiscono al volto i genitori che li uccidono; dopo tre giorni però, disperata, la madre si squarcia il petto ed il sangue che ne scaturisce avvolge i piccoli morti e ridà loro la vita: E’ l’immagine del Cristo che dona il suo sangue per gli uomini, e quella di Dio che sacrifica il proprio figlio, amandolo dolcemente, facendolo poi resuscitare al terzo giorno.

urna di San Teodoro particolare.jpgL'urna di San Teodoro da lontano.jpgNell’immagine medievale il pellicano viene rappresentato  nel nido, sulla sommità della croce e nell’atto di straziarsi il petto con il becco: il sangue che ne scaturisce è l’immagine dell’ars simbolica, la forze spirituale che diventa il lavoro dell’alchimista che, con grande amore e sacrificio, conduce alla perfezione.

 

 

 

Quando il Sacro Graal era nascosto a Castello

La Basilica di S. Pietro di Castello si dice (vox populi) che sia stata custode del Sacro Graal. Per certo fu sede Patriarcale di Venezia fino al 1800, quanfo tale sede fu spostata alla Basilica di S. Marco.

37-Ciesa di S. Pietro di Castello.jpgFondata nel VII secolo sull’isola di Olivolo dove sorgeva un antico abitato inglobato nella nascente città di Venezia, secondo la tradizione, fu consacrata dal vescovo di Eraclea San Magno, come chiesa consacrata ai santi bizantini Sergio e Bacco.

Nell’841 la cattedrale fu rifondata dal potente vescovo Orso Partecipazio, figlio e nipote di Dogi, e ridedicata a San Pietro Apostolo. E’ qui che si trova il Trono di S.Pietro, che fu portato da alcuni mercanti da Antiochia, dove l’apostolo aveva predicato appunto seduto su questo sedile che è costituito da un’antica stele funeraria islamica, recante motivi decorativi arabi e incisioni cubiche di versetti del Corano.

Da ammirare le due cappelle una con l’opera del Veronese del 1585 i Santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, l’Immacolata di Giovanni Maria Morlaiter XVIII secolo, ed il Martirio di S. Giovanni Evangelista del Padovanino. 

Fu qui che vennero rapite le dodici spose che sono ricordate nella Festa delle Marie  ricordata ogni anno nella Chiesa di S. Maria Formosa.

Questa era un festa delle più amate dal popolo veneziano, una celebrazione gioiosa, caduta in disuso già dal 1379 e poi ripresa alcuni secoli dopo, ma in forma molto ridotta. La leggenda vuole che nel 943, sotto il doge Pietro Canduiano, fosse ancora in uso a Venezia celebrare tutti i matrimoni in un giorno solo dell’anno. Le spose partivano in corteo acqueo dall’Arsenale  lungo il rio detto appunto delle Vergini per raggiungere i promessi mariti che le attendevano con gli invitati alla chiesa di S.Nicolò al Lido. Quell’anno i pirati triestini e narentani.

Con una temeraria scorreria assalirono il corteo in laguna e rapirono tutte le spose con tutti i corredi e le doti. Ma ebbero la malaugurata “per loro”idea  di spartirsi il bottino nella laguna di Caorle, vennero così raggiunti dalla spedizione dei veneziani inferociti che si erano mobilitati subito dopo il ratto: i pirati furono trucidati e le spose riportate alla cerimonia.38-Trono di S. Pietro.jpg

Nello spirito di interclassismo che animava la pur oligarchica serenissima, per ricordo della fulminea vittoria fu imposto tributo a dodici famiglie patrizie  di provvedere ogni anno alla dote di dodici fanciulle veneziane povere scelte tra le più belle, nel senso specifico di virtuose, che vennero battezzate come “Le Marie”.

La festa si svolgeva nel mese di Gennaio e prevedeva che nel giorno detto della purificazione  le donzelle andassero a S. Pietro di Castello, dove il vescovo usciva dalla messa a benedirle per poi scortarle fino a S. Marco per incontrare il Doge in Basilica. Da il il doge saliva sul Bucintoro e con le Marie si avviava a Rialto attraverso il Canal Grande. Il corteo si concludeva a S Maria Formosa , unica chiesa a quell’epoca dedicata alla Madre di Gesù, sotto i cui auspici si era riportata la vittoria contro i pirati anche perché così richiese la corporazione dei “cassoleri” (costruttori di casse) i cui uomini avevano dimostrato gran valore nel salvataggio delle spose.

Per capire l’importanza di tale festa in certe epoche della Serenissima basta ricordare che il Doge Pietro Orseolo alla sua morte lasciò terza parte dei suoi averi per la festa delle Marie, e che durante la ricorrenza era tale l’affluenza di veneziani ma anche di foresti  che la Repubblica fu costretta a prendere eccezionali misure di sicurezza.

L’antica festa è stata reintrodotta in tempi recenti e si celebra in due distinte occasioni: una durante il Carnevale con la parata di dodici fanciulle veneziane, tra cui è eletta la più bella; l’altra in giugno, quando durante la festa di S. Pietro di Castello si organizza la regata femminile su mascarete detta appunto delle Marie, cui partecipano giovani regalanti alle prime esperienze ai remi.

Nov 20, 2009 - Chiese, Luoghi, Misteri    7 Comments

Misteri e malìa di una notte di nebbia a Venezia

nebbbia a Venezia.jpgNon si può dire di aver assaporato fino in fondo il mistero e la malìa di Venezia se non si è passeggiato nella nebbia, il “caligo” che tutto avvolge e che ti fa vivere le diverse dimensioni di questa città attuale, viva, ma tutta intrisa della sua storia e sempre antica, misteriosa, carica di suggestioni.

Dalla finestra la nebbia appare come un velo ovattato, che copre tutto, ed io so che in questa nube lattiginosa e misteriosa mi dovrò immergere. Scendo le scale ed ecco che il tonfo del portone mi scaraventa in questo grigiore, in questo oceano ovattato e uniforme:  alle mie spalle il biancore che riflette i bagliori della laguna e fa riconoscere il Cimitero Monumentale dell’Isola di San Michele, ed a sinistra, appena accennato..il Casin degli Spiriti che cela Cimitero di San Michele.jpgCasil degli spiriti.jpgl’orrore ed il tormento senza fine dei fantasmi delle persone assassinate.

convento degli ospitalieri ai Gesuiti a Venezia.jpgchiesa dei Gesuiti a Venezia.jpgMi avvio per raggiungere Campo SS. Apostoli, e mi accingo ad attraversare il Campo dei Gesuiti…i lampioni emettono una luce debole, giallognola, un alone che riesce ad ingrandire la maestosità della Chiesa dei Gesuiti, sulla sinistra, ed a destra il vecchio ricovero dei frati Ospitalieri, fuggevolmente mi appare l’ombra di un frate , poi…tutto ritorna uniforme e ..normale.

Solo il rimbombo dei miei passi sui masegni ( i lastroni in Pietra d’Istria che formano il selciato di Venezia) , poi, …un pò alla volta, altri suoni, altri caigo.jpgantico fanale.jpgrimbombi…un gatto che scivola timido e spaventato tra una calle e l’altra, il mio cuore che batte in fretta..tutt’attorno il vuoto..un mondo che sembra spettrale ma che è fatto di suoni e di sensazioni…i passi dietro prendono un’altra cadenza ed io mi affretto verso il ponte che mi porterà più avanti, li dove i passanti mi potranno dare la sensazione di uscire da questo vuoto..

Ecco, dopo aver percorso in fretta calli e callette, il suono dei passi si moltiplica, e le luci diventano un pò più vive…l’alone giallognolo attorno ad ogni lampada illumina in modo inquietante un piccolo spazio, ed i suoni che  sembrano provenire da strane ombre proiettate sui muri..ombre che sembrano dileguarsi alla mia venuta..ecco Venezia, la realtà che è passato, ed il passato che non si dimentica…legato com’è alle immagini fuggevoli di una gondola con Felze.jpgpietra che può sembrare un mascherone ghignante, e quando ti avvicini assume l’immagine più rassicurante di una patara, sempre antica e sempre legata ad immagini antiche e reali di questa città…lo sciabordio dell’acqua…forse una gondola?..ecco il lume…ecco più lumi, ..gondole coperte dove non si sa se si stiano consumando meravigliose storie d’amore, o cospirazioni o soltanto si stia giocando……naturalmente d’azzardo.

E’ comunque un tutt’uno, ed ecco che, raggiunto S. Giovanni Crisostomo, mi avvio verso Campo San Giovanni e Paolo: davanti al portale della chiesa tre figure, guardinghe, timorose, le vesti settecentesche, i tricorni, l’aria di chi è avvolto da alone di mistero..posso riconoscerli: il Conte di Saint Germain, Cagliostro e Giacomo Casanova.. parlano chiesa dei SS., Giovanni e Paolo.jpgcon fare furtivo, sembrano ripromettersi nuovi incontri, e poi, al suono del mio passo, ecco che le ombre si dileguano…

i leoni dell'arsenale.jpgTroppo intense le sensazioni, per cui, attraversato il ponte, ecco che mi avvio verso San Marco.In lontananza voci ovattate, risate di donne, commenti maschili, la fuggevole immagine di coppie in abiti settecenteschi e bautte, qualche coppia si attarda posata al muro di una calle per scambiarsi baci e gesti affettuosi più o meno audaci…poi di nuovo il silenzio, il suono dei passi, dei miei e quelli di altri, nel presente o nel passato, mentre le luci sembrano più fioche ( lumini in cera posati in apposite nicchie sui muri per illuminare zone estremamante oscure….che possono far rabbrividire), ed il suono dell’acqua che accompagna costantemente questo percorso che mi porta a Castello, e mi fa incontrare con la maestosità dei leoni dell’arsenale..qui l’illuminazione è più intensa per rendere evidente l’ingresso dell’ Arsenale, anche se il ricordo delle vecchie leggende, e il poter constatare con le dita i solchi delle scritte runiche su questi potenti animali, leone.jpgcosì fieri, enormi e felinamente pronti all’attacco mi danno i brividi.

Meglio raggiungere Piazza San Marco, mentre in distanza i fanali preposti all’illuminazione della Riva sembrano evidenziare spudoratamente ogni masegno, ogni pietra,ogni muro ed ogni calle…ed ecco l’insegna di un bacaro..i vetri resi opachi dalla condensa, la voglia di qualcosa di caldo e di qualcuno con cui condividere questa esperienza della passeggiata nelle nebbie di tutti i tipi di Venezia.Entro e mi assale il profumo speziato del saor, il vapore della polentina che attrae il palato e la voglia di caldo, gente che chiacchiera bevendo un’ombra, l’ovetto sodo, i nervetti, le trippe….tutto questo mi rincuora, ed esco…….

el codega.jpgMi  appare una coppia: i vestiti riccamente decorati di lei e raffinati di lui con un codega( era una persona preposta ad accompagnare  con una lanterna le persone nelle  calli buie) che  illumina loro la strada, ed allora mi rendo conto di essere codega 1.jpgvicina al Caffè Florian! sono in Piazza San Marco..e le colonne di Marco e Colonne di Marco e Todaro.jpgfanale veneziano.jpgTodaro si ergono nel nulla…ma innanzi a me si apre un nulla con fanali luminosi, ma a ben guardare la luce si riflette sull’acqua del bacino ed alle mie spalle, quasi miracolosamente, sul balcone della Basilica di San Marco due fiaccole accese in onore della giustizia brillano come le stelle più luminose di questa città repubblica, di questo luogo incantato e magico.

Lentamente e con la magia del luogo e del tempo mi Pilastri acritani.jpgceppo esecuzioni.jpgavvicino ai Pilastri Acritani..li sfioro, tanto per avere un ulteriore contatto con il passato, poi mi avvicino al cippo che fu il patibolo dei condannati a morte, ripensando a chi è già passato di li, a chi ha vissuto il mistero, ed  alla meraviglia di questa passeggiata nei luoghi e nel tempo.

La strada mi accompagna verso San Tomà: salgo i ripidi gradini del Ponte di Rialto e rimango incantata a guardare piccole fiammelle lontane galleggiare sul Canal Grande che è un tutt’uno con la nebbia, altre gondole, immagino) e mi dirigo verso la Scuola di S. Giovanni Evangelista, di cui si può intuire una parte (peccato perdere l’immagine completa ma il “caligo” è intenso), ed allora mi accontento di percepire con le dita sulla panca a sinistra dell’ingresso il solco della triplice cinta..e questo mi riporta ai templari..mentre voltandomi indietro sembra quasi minacciosa la severa struttura gotica della la Chiesa dei Frari, ricetto di misteri, dimora di frati dedicati alla conservazione di codici e ricordi e le cui ombre di concretizzano, fuggevoli, davanti fiaccle.jpggondola coperta.jpgnebbia 1.jpga me, per sparire poi nel confine tra il passato e realtà..

chiesa della Maddalena a Venezia.jpgMi aspetta, in questo viaggio in questa nebbia fantastica l’immagine ovoidale della Chiesa della maddalena, da dove i cavalieri templari approfittavano dell’ombra per allontanarsi da una realtà che per loro era  pericolosa se non mortale……

viaggio meraviglioso, ormai i suoni dei passi sono moltiplicati, le voci gondola coperta 1.jpgBasilica dei Frari.jpgTriplice cinta della Scuola Grande di San Rocco.jpgScuola Grande di San Rocco.jpgacute,dialettali e non..la realtà, nebbia a Venezia 1.jpgNebbia a Venezia 2.jpgassieme alla luce elettrica hanno (per il momento) soverchiato la realtà vera di questa meravigliosa Venezia….un unicum perfetto tra passato e presente, l’unico luogo dove chi passeggia può ritrovarsi in un mondo fatto di ombre, di ricordi, di vite già vissute ma realmente presenti, qui dove il tempo e lo spazio sono un tutt’uno…basta venire, immergersi in una serata di nebbia autunnale e Venezia è tutto ciò che è e che è stata…una passeggiata nello nebbia a Venezia 3.jpgspazio e nel tempo! Ed altre serate misteriose mi attendono ed attendono tutti coloro che voglio immergersi nel senso vero di questa , ora città , prima Stato e Repubblica!

 

 

 

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

Ago 18, 2009 - Architettura, Chiese, Leggende, Luoghi    4 Comments

Murano, Burano, il bottasso de Sant’Alban e il Drago di San Donato

interni.jpgBasilica.jpgcanale a Murano.jpgMurano, isola del vetro, isola dove Giacomo Casanova consumò una delle sue più emozionanti relazioni con MM una monaca del Convento, ma anche isola carica di Storia e di Leggende:
La Basilica veneto bizantina dei Santi Maria e Donato sembra sia stata eretta come voto fatto da Ottone I°, salvato miracolosamente da una burrasca terribile.

Venne eretta tra il 950 e il 957, su un campo di gigli rossi. La Chiesa è magnifica, così come i suoi pavimenti, mosaici splendidi, per cui vale la pena di entrare: ed ecco che se ponete attenzione, entrati, con il portale d’ingresso alle spalle, sopra il colonnato di sinistra ed esattamente sopra la terza altare di S. Donato.jpgbottasso di Sant Albano.jpgBurano.jpgCanale a Burano.jpgcolonna  si notano le immagini un leone andante, due stemmi, e tra questi,  una piccola botte inserita nel muro: si tratta del celebre “bottasso de Sant Alban”.

Narra la leggenda che davanti alle acque di Burano, i cui abitanti erano in costante competizione coi muranesi, si notò una cassa galleggiare: recuperata a riva ecco che dentro vennero ritrovate le reliquie di Sant Albano, ( di cui riparleremo) oltre ad altre reliquie, ed una botticella la quale, posata accanto ai resti  del santo forniva inesauribilmente del vino molto buono.

La vicenda venne a conoscenza dei Muranesi i quali, con una incursione notturna riuscirono a rubare la S. Albano.jpgbotte, ma fu molto amara la loro sorpresa quando si accorsero che lontanto dalle spoglie del Santo non usciva più una goccia di vino;

Nella disputa che ne seguì il prefetto decise che il bottasso dovesse rimanese a Murano, e qui fu murata appunto nella Basilica dei Santi Maria e Donato.

San Donato Murano.jpgEd in questa chiesa, oltre al bottasso, si possono ammirare dietro all’altare maggiore le costole ed un enorme San Donato taumaturgo.jpgdente del Drago che San Donato di Evolea, taumaturgo e patrono di Murano,  aveva ucciso con un segno di croce.

case a Burano.jpginterni-pavimenti.jpgAltare.jpgAltre bellissime leggende accompagnano la storia di Murano come quella di Burano, e un pò alla volta ne riparleremo, perchè fanno parte della storia di due Isole importantissime di Venezia, isole splendide, colorate, cariche di tradizioni  che conservano le tradizioni artigianali tra le più importanti non solo di Venezia, ma di tutta Italia.

Lug 19, 2009 - Architettura, Chiese    8 Comments

La Chiesa ponte a Venezia

stefano.jpgLa chiesa di S. Stefano a Venezia è uno dei massimi esempi veneziani del gotico fiorito.
Venne edificata nel 1200 circa dagli Eremitani, seguaci di Agostino, e venne poi modificata nel 1374.

Questa chiesa fu spesso scenario di episodi di violenza ed omicidi, tanto che venne sconsacrata e riconsacrata per ben se volte nel corso dei secoli. L’imponente portale gotico è opera di Bartolomeo Bon.

Dopo la sua ultimazione, comunque, mantenne la tipica impostazione delle chiese trecentesche: tre ampie navali longitudinali, divise da capitelli policromi; le arcate ogivali slanciano la struttura in altezza ed aumentano la magnificenza dell’edificio.

Il soffitto presenta una magnifica struttura a chiglia di nave, sorretto da travi incise e da colonne di marmo di Verona.

All’ingresso si trova un maestoso cenatofio del Doge Francesco Morosini, che in realtà è sepolto nella chiesa dei Tolentini.

In sagrestia opere come l’Orazione dell’orto del Tintoretto, e la Vergine col Putto di Palma il vecchio.

Rio del Santissimo 1.jpgimagesCAY9CRZI.jpgE fu durante la ristrutturazione, nel 1374, che la chiesa venne ampliata, nonostante il Rio che scorreva li appresso: ecco che allora i veneziani non domi e ben decisi ad ingrandire la loro chiesa,  abituati a condividere lo spazio e la vita con la laguna, i rii, ed i canali idearono  l’unico caso del Presbiterio di una chiesa che è anche ponte su di un rio navigabile, che, proprio perchè passa sotto all’altare maggiore della Chiesa è chiamato Rio del Santissimo. Vedere per credere!

Accanto a questa straordinaria opera erano aggregati due conventi, uno di monaci ed uno di suore, illuminati da dua fantastici chiostri, e che ora ospitano l’ufficio delle imposte di Venezia, ma che possono essere visitati e gustati nella loro bellezza architettonica e storica.

campanile.jpgimagesCAE31ETA.jpgimagesCAB8K5PG.jpgoperag297.jpgimagesCAJ7WHGY.jpgEd eccoci ora al campanile di questa chiesa, che potremmo definire la torre di Pisa di Venezia. E’ di impianto romanico con cella  a tre archi e sovrastato da un tamburo ottogonale, è caratterizzato da un’eccentuata pendenza, che pur non presentando particolari rischi viene comunque continuamente monitorata.

 

Mag 10, 2009 - Arte e mistero, Chiese, Leggende, Templari e Rosa Croce    Commenti disabilitati su San Marco, gli enigmatici pilastri acritani e la laguna come specchio

San Marco, gli enigmatici pilastri acritani e la laguna come specchio

Enrico Dandolo.jpgPapa Innocenzo III.jpgQuando il papa Innocenzo III convocò la IV crociata nel 1196 il doge di Venezia, Enrico Dandolo persuase i crociati a muovere su Costantinopoli invece che verso l’Egitto offrendo un anticipo di 85.000 monete d’argento per le navi.

Tutte le conquiste ed i bottini sarebbero stati divisi equamente. I francesi accettarono, e la Crociata sfuggì al controllo del Papa, e finì nelle mani di faccendieri ed avventurieri. L’imperatore greco Isacco, deposto da suo fratello Alessio si accordò col Dandolo ed i crociati, facendo loro un’offerta: avrebbe pagato 200.000 monete d’argento, costituito un esercito per combattere contro l’Islam, 500 cavalieri come guardia perenne in Terrasanta e la sottomissione della Chiesa d’Oriente in cambio dell’aiuto per riprendere il trono.

coppa.jpgMa al momento di pagare Isacco non trovò il denaro necessario per cui i crociati presero come ulteriore scusa questo motivo per muovere contro Costantinopoli. Entro le mura vivevano cristiani ortodossi, e fuori i cavalieri che li minacciavano portavano croci sui mantelli, e si dichiaravano cristiani.Era la Settimana Santa del 1204.

Santa Sofia a Costantinopoli.jpgIl sacco di Bisanzio.jpgCostantinopoli era la città più grande del mondo, e dentro di sè conservava meraviglie in ricchezze, monasteri, chiese, palazzi e torri. Qui si trovava Hagia Sofia ( La cattedrale della Santa Sapienza) costruita da Giustiniano  sei secoli prima.

icone nicopeia a San MARCO, vENEZIA.jpgLa Theotokos era la patrona e la protettrice della città, ed il suo velo per ben due ciborio di Anastasia.jpgvolte aveva salvato Costantinopoli, prima dagli Avari e poi dagli Slavi. Il Monastero del Pantacroce conservava l’Icona Nicopeia ( Madonna protettrice e vincitrice contro il nemico)che precedeva l’imperatore in Battaglia, ed il legno della vera Croce di Cristo, trovato da Sant’Elena era conservato nella Chiesa dei Santi Apostoli.

Dopo aver ottenuto l’assoluzione, i Crociati attaccarono ed in tre giorni ridussero la città a ferro e fuoco, compiendo atti terribili, bestiali e vandalici.

Fu subito praticato un vergognoso commercio di reliquie, La Vera Croce fu divisa tra i baroni, una parte fu inviata al Papa, ed un pezzetto portato a Parigi. Re Luigi IX di Francia pagò 10.000 monete d’argento per la “vera” corona di spine e per la custodia costruì la Sainte Chapeller a Parigi.

cripta marciana.jpgI Veneziani invece si mostrarono i più attenti. Dal Monastero del Cristo  Pantacroce si appropriariono di un gruppo di squisiti cammei smaltati ed incastonati di gemme, e di un’ampia collezione di medaglioni episcopali, per decorare la Pala d’Oro, un elaborato schermo bizantino in oro, ingioiellato, che conserva  le reliquie di San Marco nella Basilica.

uno dei pilastri acritani.jpgquadriga.jpgdue cavalli.jpgS_Marco_Tesoro-Artophorion.jpgIl tabernacolo d’oro della Chiesa dei Santi Apostoli, una copia della chiesa stessa, si aggiunsero ai quattro cavalli di rame ricoperti d’oro, che facevano parte dell’Ippodromo di Costantinopoli, e che avevano fama di essere protettori della città, e che per occhi sfoggiavano  Vergine Nicopeja a S. Marco.jpgdegli splendidi smeraldi, trafugati da Napoleone e le sue truppe. La loro collocazione, nella Basilica, è evidente a tutti, dopo aver passato due “cure” di controllo e restauro.

S_Marco_Pala%20dOro.jpgreliquie%20tesoro%20san%20marco.jpgiconostase di san Marco.jpgEvangelario di San Marco.jpg2.jpgIl Tesoro di San Marco contiene la più accurata collezione di artigianato bizantino nel mondo, comprende 32 calici tesoro 3.jpgtesoro 5.jpgbizantini, varie reliquie, di cui parleremo, reliquiari, parti di altari, Vangeli, gioielli, paramenti, manoscritti e vasi sacri. Il sarcofago Veroli, il più bel pezzo al mondo d’avorio bizantino tagliato, e il Salterio dell’Imperatore Basilio.

tesoso9 7.jpgSalterio Bizantino.jpgtesoro.jpgMadonna Nicopeia.jpgTra i pezzi famosi e bellissimi i due pilastri acritani posti sulla piazzetta, tipici della decorazione sassanide, pre Persiani, raffigurante foglie d’acanto, code di pavoni, tralci di vite e varie altre forme di foglie e piante, oltre che straordinarie iscrizioni pilastri acr.jpgpilastri acritani.jpgpilastro.jpgcrittografiche”non ancora decrittate,  di una strepitosa bellezza, che, in origine, si specchiavano pilastro acritano.jpgtesoro di San Marco.jpgassieme alla colonna del bando img043.jpged ai tetrarchi sulle acque della laguna visto che la piazzetta confinava direttamente con il Canale.

 

 

 

 

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