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Apr 7, 2009 - Architettura, Luoghi    Commenti disabilitati su Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Stanze nascoste, passaggi segreti…dall’oro ai Piombi di Venezia

Itinerari-sala-della-cancel.jpgponte sospirir.jpgLe prigioni a Venezia risalgono all’XI secolo. Qui il Consiglio dei dieci raccoglieva i suoi prigionieri, dapprima nel corpo stesso del Palazzo, poi in uno separato collegato a Palazzo Ducale dal Ponte dei Sospiri.

mascherone per le denunce anonime.jpgChiunque poteva scrivere una denuncia anonima ed imbucarla nel mascherone, che vedete qui a fianco, ma prima che si desse corso alla denuncia vi erano una serie di condizioni particolari, tra cui testimoni oculari e prove, per cui questo non era certo il miglior ristema per battere un nemico o vendicarsi di qualche offesa.

Itinerari-ufficio-cancellie.jpgNel sottotetto di Palazzo Ducale vi sono stanze nascoste ai più, come la Stanza del Notaio dove si celava l’Archivio segreto dei più importanti atti della Repubblica, l’Ufficio del Cancelliere Grande, dotato di grandi poteri, l’unico magistrato eletto direttamente dal Maggior Consiglio, e le Sale della Cancelleria Segreta, con gli armadi che conservavano gli atti pubblici e le scritture segrete decorati con gli stemmi ed i nomi dei vari cancellieri.

Sala dell'inquisizione.jpgSala degli Inquisitori.jpgtortura%20small.jpgtormento.jpgLa Camera della Tortura, conosciuta come Camera Sala del Consiglio dei Dieci.jpgItinerari-sottotetto-maggio.jpgdel Tormento, che era  collegata attraverso i corridoi del sottotetto direttamente ai piombi, poi, a piano terra la Stanza degli Inquisitori, il cui soffitto è decorato da opere del Tintoretto. Infine la Stanza dei tre Capi da cui, attraverso un passaggio segreto occultato da un finto armadio in legno si arriva direttamente alla Sala del Consiglio dei Dieci.

piombi 1.jpginterno piombi.jpgi piombi.jpgpiombi.jpgLe prigioni erano ripartite nei pozzi, ubicati al pianterreno,  celle umide e malsane,destinate per lo più ai prigionieri comuni, e camerotti, o piombi, posti sotto il tetto coperto da lastre di piombo, da cui il nome, in cui venivano segregati i nobili ed i statua di Daniele Manin.jpgclerici.

Nicolà Tommaseo.jpgNicolò Tommaseo.jpgDaniele Manin.jpgSilvio Pellico.jpgGiordano Bruno.jpgpiombi 2.jpgDa qui passarono Giordano Bruno, Silvio Pellico, Daniele Manin, Nicolò Tommaseo e Giacomo Casanova, che rese famose queste prigioni narrando della sua fuga nelle sue “memorie”, e principalmente nella”Mia fuga dai Piombi” avvenuta nel 1756.

La narrazione di Casanova descrive l’organizzazione carceraria del tempo: i detenuti godevano di assistenza medica, potevano farsi portare i pasti da fuori o ordinarli ai carcerieri, usufruivano di una casanova.jpgfuga.jpgfuga di Casanova.jpgfuga dai piombi.jpgimagesCA43I5ZX.jpgassegnazione in denaro per le  commissioni utili per soddisfare le piccole necessità, che venivano eseguite sempre dai carcerieri, con l’obbligo di specificare le spese.

Potevano inoltre farsi portare mobili e suppellettili, e le pulizie delle celle venivano eseguite giornalmente. Potevano godere inoltre di piccole passeggiate fuori dalla cella stessa, ma restando sempre nel sottotetto.

IL prigioniero passava quindi da stanze opulente e riccamente decorate, gettando un ultimo sguardo alla passaggio dentro al ponte dei sospiri.jpglaguna ed alla libertà, per inoltrarsi in un mondo malsano, umido, spaventoso.

 

 

Apr 1, 2009 - Architettura, Luoghi    9 Comments

Scala con vista a Venezia

foto-bovolo.jpgimagesCAJYQSHR.jpgimagesCAAEYLCR.jpgVenendo dall’Accademia per andare a S. Marco, attraversato il ponte di legno, dopo una breve sosta nella chiesa di S. Vidal, per ascoltare un pò di musica, ed aver attraversato Campo S. Stefano inondato di sole, proseguiamo e passiamo il ponte  della Cortesia: subito scesi in  Campo Manin. troviamo sulla destra, quasi nascosta, una piccola calle che ci invita, dopo tanto sole, nella sua ombra confortevole e ci si avvia, e poi ancora sulla destra un’altra piccola calle sembra intrigarci in qualche modo, per cui iniziamo a percorrerla e quasi subito ci appare  uno spettacolo veramente fantastico: ecco emergere in tutta la sua eleganza la Scala Contarini del Bovolo.

E’ uno dei più singolari esempi dell’architettura veneziana di transizione dallo stile gotico, ben radicato nell’architettura locale, a quello rinascimentale.

90px-Rifinitura_del_pilastro.jpg90px-Pilastro_centrale.jpgLa scala detta del bovolo (perchè a chiocciola, bovolo per i veneziani) si sviluppa all’interno di una torre cilindrica, traforata da archeggiature ascendenti.

Alla fine del 400 Contarini fece aggiungere al suo palazzo tardo gotico di S. Paternian un nuovo corpo di fabbrica, allo scopo di ingrandire e  abbellire la casa,  e qualificare visivamente la facciata interna del palazzo prospicente un piccolo cortile un tempo protetto da una cinta muraria.

La sua costruzione è generalmente attribuita al Candì.

90px-Particolare_esterno.jpg90px-Lato_verso_S_Marco.jpgvedutabovolo.jpgbovolo1p.jpg250px-Scala_Contarini_del_Bovolo.jpg90px-Particolare_interno.jpgComunque basta provare l’emozione di salirla e di arrivare, con un’ultima teoria di archeggiature il belvedere a cupola che la copre e dal quale si può ammirare un inconsueto panorama : i tetti di Venezia, i campanili , le case e le chiese e, scintillanti al sole, le cupole di S. Marco.

Alla ricerca di Marco Polo

Ci sono diverse curiosità affascinanti in questa città dove ogni dettaglio dovrebbe essere osservato, ogni particolare salta all’occhio.

imagesCAUO5G9S.jpgPer cui decidiamo di andare alla ricerca della casa di Marco Polo. Siamo a S. Giovanni Crisostomo, proprio vicino al Ponte di Rialto, sulla destra troviamo un Campiello, delizioso che si affaccia proprio sulla riva del Canale. e proprio osservando la riva si potrebbe assistere ad una scena agghiacciante: il corpo affiorante dall’acqua di Fosco Loredan, e la testa di sua moglie Elena.

Il dramma avvenne nel 1578: il povero Fosco era assai geloso della moglie, ed una sera la rincorse perchè convinto di essere stato tradito dalla donna; in quel mentre giungeva il Doge, Marino Grimani, zio della sposa; egli chiese al Loredan ragione di quella violenza, ma egli ribadì la sua convinzione del tradimento della fanciulla, poi, all’improvviso, con un fendente, decapitò la povera Elena.

Subito dopo, affranto e disperato chiese al Doge quale sarebbe potuto essere il suo castigo.

Grimani gli rispose che doveva immediatamente recarsi a Roma dal Papa, recando con se il corpo e la testa della vittima. Così egli fece, ma il pontefice non volle neppure riceverlo, per cui, disperato e pentito, ritornò a Venezia, andò sul luogo del misfatto e si buttò in acqua, annegando. Ancora adesso si parla di quesi poveri ed infelici fantasmi, destinati a galleggiare l’uno accanto alla testa dell’altra.

Corte Morosina.jpg90px-7989_-_Venezia_-_Campo_Santo_Stefano_-_Palazzo_Morosini_-_Foto_Giovanni_Dall'Orto,_12-Aug-2007.jpgProprio su questo campiello si affaccia la terrazza del Palazzo Morosini caratterizzato sull’arco di ingresso da un rilievo rappresentato da un elmo ed uno scudo, messo li in onore di un giovane cavaliere proveniente dalla Terrasanta, che portava con sè, nell’elsa della sua spada una preziosissima reliquia, si dice un pezzo della Santissima Croce da consegnare al prevosto a Colonia.

Durante il viaggio di ritorno egli aveva conosciuto un Morosini, e con lui strinse un patto di amicizia. Arrivati a Venezia il mercante volle ospitare il giovane nella sua casa, proprio quel palazzo.

Capitò così che il Cavaliere conobbe la sorella del mercante e se ne innamorò, al punto di fermarsi in questa città per qualche tempo. Ma il Morosini lo aveva ingannato perchè la donna non era sua sorella ma la sua amante, per cui una notte fuggirono portando con sè la preziosa spada con la reliquia.

palazzo-morosini-cortile.JPGimagesCAAOEQRW.jpgSi racconta che di notte il cavaliere vagasse gemendo ed urlando disperato per le calli, finchè un giorno furono rinvenuti, nel Campiello Morosini che si trova parallelamente al Campiello del Remer, ma dall’altro lato del Palazzò la corazza e l’elmo,  completamente vuoti.
Ora noi  proseguiamo, oltre al Campiello Morosini, buio e non molto grande, con un selciato in mattoni, al centro una vera da pozzo che porta uno scudo con una zampa di leone per insegna, attorniato da archi di mattoni.imagesCA52PWNG.jpg

imagesCAO56M1J.jpgPassiamo sotto il Primo sottoportego del Milion, e poi anche il Secondo, ed arriviamo alla seconda corte del Milion. La casa di Marco Polo è molto vicina: passiamo sotto l’arco bizantino e ci troviamo di fronte al Teatro Malibran. 391379853_c15fa2fbfd.jpg

il milione.jpgEd è proprio qui, sotto al Teatro che a causa di lavori di ristrutturazione nel 1998 furono effettuati degli scavi sotto il controllo dell’Architetto Luigi Fozzati. Sono stati trovati i resti della casa fondaco del mercante veneziano, con reperti veramente interessanti: agianature lignee di epoca tardo antica ( tra il 650 e il 673). I rerti di ceramica recuperati, dice l’Architetto Laura Anglari, hanno permesso di ampliare le conoscenze Marco Polo.jpgrelative ai rapporti e scambi che Venezia ha casa.jpgavuto nel corso dei secoli.

imagesCANZGLHT.jpgimagesCAHMYT33.jpgTra i manufatti di più antica produzione di Venezia vi sono le stoviglie del XIII e XIV secolo, di particolare interesse è la ceramica invetriata alto medievale. Ma l’oggetto che risvegliato più entusiasmi è stato un bicchiere di vetro viola, rarissimo per colore e per il fatto che un vetro sia arrivato quasi indenne ai giorni nostri.

Palazzo Bembo Boldù con Cronos.jpgPassiamo per il ponte di S. Maria Nova ed ecco che davanti a noi appare il Palazzo Bembo Boldo con sulla facciata una bellissima nicchia del 500 con la scultura esterna forse più affascinante di Venezia: una figura di uomo selvaggio ricoperto di pelo, Chronos, il tempo, o Saturno che reca in mano un disco solare.imagesCAGT5CEJ.jpg

Meravigliosa passeggiata alla ricerca della vita Veneziana (ben poco vissuta in questi luoghi) del simbolo dell’innovazione, della ricerca, del mercante veneziano e di quella Serenissima di cui tutti i Veneziani sono orgogliosi, ma anche attraverso simboli, patare, archi, testimonianze artistiche che i veneziani hanno la fortuna di vedere tutti i giorni, di sfiorare con le dita, di sapere che quella realtà è nei loro geni, nel loro modo di concepire la vita, la democrazia, la repubblica e l’esplorazione, sempre necessaria in tutte le sue espressioni (ricerca, viaggi, scavi archeologici!!) per crescere ed essere cittadini consapevoli di sè e del proprio valore del mondo!

 

 

Mar 13, 2009 - Luoghi, Società veneziana    4 Comments

Ospizi o sale da Concerto a Venezia

imagesCA3PKKX2.jpgCon la denominazione ospizi  sono noti numerosi edifici esistenti a Venezia ed altri invece di cui si ricorda solo l’esistenza; sono complessi edilizi di notevoli dimensioni dall’aspetto anch’essi di istituzione pubbliche per destinazioni varie che mutarono nel tempo, pur rivolgendosi a diverse forme assistenziali.

simbolo Pietà.jpgNon solo la parola Ospizio a Venezia si riferiva a luogo di ricovero e degenza per malattie, ma ebbe un significato di carattere altamente sociale, in quanto questi complessi  rappresentavano luoghi dove gli orfani venivano accolti, soprattutto giovanette bisognose venivano accolte , educate e mantenute dalla spesa pubblica.

imagesCAB34HIJ.jpgCol tempo oltre al carattere assistenziale , tali istituti assunsero  aspetti più nettamente educativi e culturali, specialmente per quanto riguarda l’educazione musicale.

E’ molto difficile immaginare che in edifici seppur grandi, come ad esempio  gli “Incurabili” o i ” Mendicanti”,potessero coesistere  ambienti di degenza per malattie soprattutto infettive, ed educandati  raffinati dove le fanciulle venivano  seguite fino all’età da marito, ambienti dove si tenevano spettacoli o concerti frequentati rio2.jpgdalla miglior società veneziana.

Oltre che allontanare dalle possibili insidie della strada le fanciulle, la pubblica assistenza si occupava anche dei giovani, i quali imagesCAP0QZC0.jpgvenivano avviati ai lavori come garzoni di bottega, arsenalotti, apprendisti, artigiani, fanti o marinai.

L’educazione quindi oltre a tener lontani questi giovani e giovinette dagli adescamenti delle persone poco oneste arricchiva la propria forza lavoro, aiutando così le varie corporazioni ad avere sempre nuovi adepti.

La cura per l’ospitalità e la cura anche dei viaggiatori ebbe inizio fin dai tempi delle crociate, con i frati  ospitalieri..e poi i Cavalieri di Malta.

imagesCAPJDYLT.jpgimagesCA4HCP2E.jpgTra le più antiche istituzioni famoso l’ospizio Orseolo, fondato dal doge Pietro Orseolo  nel 977 a imagesCA4N0Z70.jpgPiazza S. Marco, nel luogo dove attualmente sorge un albergo. Una bellissima documentazione se ne ricava guardando ” La Processione in imagesCA7R17SL.jpgPiazza S. Marco di Gentile Bellini (Gallerie imagesCACY4RGV.jpgdell’Accademia, imagesCAM3OL8S.jpgincufabili Sansovino.jpgVenezia).

imagesCA9VV59T.jpgPoi, in riva degli Schiavoni c’era l’Ospizio Cà di Dio, vicino all’Arsenale,ancora esistente, e diverse volte ricostruito, l’ultima volta nel 1544 su progetto del Sansovino. quindi l’ospedale dei Mendicanti, fondato da religiosi vicino alla Chiesa di SS. Giovanni e Paolo e l’ospizio delle zitelle, dove venivano ospitate solo le ragazze, dette appunto zitelle.

Le finalità educative erano dirette proprio alla musica, per cui questi complessi erano attrezzati con sale idonei a concerti e per questi attrezzate.

Poi c’erano i lazzaretti che erano dislocati nelle isole circostanti, proprio perchè venivano utilizzati durante le epidemie, peste o malattie infettive, compresa la labbra.
Il nome Lazzaretto deriva dal primo ospedale dove veniva curato questo tipo di malattie, S. Maria di Nazareth, chiamato poi nazaretto, quindi lazzaretto.

Comunque Venezia fu sempre molto attenta ad una politica igienico-sanitaria, effettuata tramite un severo controllo degli stranieri, delle navi che attraccavano,mentre l’igiene della città veniva effettuata ripulendo spesso il fondo dei canali i quali, con la loro acqua, ripulivano le case circostanti; c’era poi un severo controllo degli innumerevoli pozzi che portavano acqua nei campi e nelle corti.

imagesCAU61GBY.jpgimagesCACWHD0D.jpgEsisteva il Collegio dei Medici, una sala d’anatomia e un teatro anatomico a S. Giacomo dell’Orio, oltre che una nutrita biblioteca formata da libri riguardanti la medicina e l’anatomia.La scienza a Venezia, la cura della persona e  non solo della malati: una innovazione che fece della serenissima un baluardo della ricerca, della cura e dell’attenzione per le persone e non per le malattie!!

 

 

Feb 23, 2009 - Architettura, Leggende, Luoghi    Commenti disabilitati su particolari…tà di Venezia

particolari…tà di Venezia

Ci sono degli elementi architettonici di Venezia che sono propri tipicamente di questa città e di questo scenario.

camini.jpgcamino veneziano.jpgcamini veneziani incisione.jpgGuardando in alto ecco che si possono vedere i tipici camini, qui infatti il termine camino si riferisce alla parte in muratura posta sopra il tetto, fatta per far uscire i fumi dalla casa.

Il problema più grande per i veneziani era infatti quello di far uscire il fumo senza però far entrare l’umidità, specialmente della nebbia, e la salsedine.

imagesCAMQULZF.jpgimagesCAC3VRO2.jpgimagesCAC75L1C.jpgSi deve tenere poi conto della conformazione di Venezia costituita su 116 isole circondate da 176 rii, con le abitazioni vicinissime le une alle altre e di differente altezza.

Ecco quindi l’esigenza di un marchingegno per estrarre il fumo dall’abitazione ma che doveva anche abbattere le scintille che a volte erano causa di furiosi incendi, (anticamente i tetti delle case erano ricoperti di paglia), e favorire inoltre la circolazione forzata dell’aria all’interno dell’abitazione.

Il suo funzionamento quindi si basava e si basa tutt’ora sull’accorgimento di mettere una tettoietta sulla parte superiore della canna fumaria, in modo da non far entrare la pioggia, e visto che per principio fisico l’aria calda sale, il fumo convogliato nella canna fumaria veniva spinto attraverso buchi laterali di questa canna, e convogliata allo schermo che ne circondava la parte terminale ad uscire superiormente. La forma di questo schermo determinava la forma del camino.

altana.jpgimagesCA6NQ0NF.jpgimagesCA1LTCJP.jpgOcchi sempre per aria, a continuare a guardare i tetti di queste case e palazzi: sopra un’altra sorpresa: piattaforme – terrazze fatte di legno e sostenute da pali, spesso decorate con piante, vasi colorati, fiori: sono le altane, di sapore piacevolmente orientale, osservatori straordinari sulla città

imagesCAAU8UY9.jpgimagesCA8PFNFI.jpgSalendo le scale di una casa veneziana, generalmente buie, si arriva ad una botola, basta aprirla ed ecco che il sole avvolge il fortunato che può affacciarsi a questa “terrazza”, illuminato da questa luce che a Venezia è molto particolare, luce da pittori, luce d’acqua, bagliori iridescenti, e la visuale….da togliere il fiato.

Poi ci si rituffa nelle strade di questa città, chiamate calli: ce ne sono di tutti i tipi, sghembe, larghe, strette, strettissime, tanto che per poter passare bisogna mettersi di lato, ed infine i sotoporteghi, che sono imagesCABZGQCM.jpgimagesCAYONNUB.jpgpassaggi sotto le case, e vanno di calle in calle, o in campiello, in campo, in corte.

imagesCAS2EPOG.jpgIl più famoso a Venezia è forse quello più basso, si trova alla Bragora, nel sestiere di Castello e sulla sua volta è incastonato un cuore di pietra:  a questo è legata una tenera storia, simile a molte altre che si raccontano nelle città di mare

Nella casa sopra il sotoportego viveva un pescatore, Orio. Come ogni sera uscì con la sua barca verso le bocche di Malamocco per gettare le sue reti..arrivato che fu nella zona di pesca il giovanè udì un lamento, ed una soave voce femminile che implorava aiuto.

calle stretta a _V.jpgCalle%20Stretta.jpgSpaventato il giovane  chiese se era una strega caduta in mare, ma all’improvviso dalle onde sorsero due mani e poi un viso incantevole di fanciulla: allora il giovane spostò la rete, ed una splendida coda di sirena si mosse, finalmente libera: la Sirena disse di chiamarsi Melusina.

I due giovani si innamorarono immediatamente l’uno dell’altra, e stabilirono di rivedersi ogni sera, tranne il sabato, per volere di Melusina. Passarono le settimane ed Orio non poteva fare a meno di vedere la sua bella innamorata. Era tanto innamorato che, nonostante il divieto della sirena, il quarto sabato andò, ma non vide la fanciulla. Rimase li in attesa finno a quando lo sciabordio dell’acqua attrasse la sua attenzione, e vide allora una serpe marina. Spaventato si ritrasse, ma la serpe gli parlò con la voce di Melusina e gli raccontò di essere vittima di un maleficio, per cui ogni sabato lei si trasformava in serpente.

imagesCA3AJR1J.jpgPoco dopo i due giovani si sposarono ed ebbero tre figli. La loro vita scorreva felice ed armoniosa, ma un giorno Melusina si ammalò e morì.

Disperato Orio la seppellì in mare, e continuò la sua vita di marinaio.

Ma ogni volta che tornava  trovava la casa in ordine, i figli accuditi, sembrava un miracolo.

Un sabato rientrò prima del solito e vide al centro della cucina una serpe..spaventato prese un’ascia e la uccise.

SOTT.2.jpgimagesCA695J8P.jpgPassarono i giorni e Orio si accorse che la sua casa non era più accudita, così come i suoi tre figli, ed allora si accorse, con orrore, di aver definitivamente ucciso Melusina.

sottoportego alla bragora con il cuore.jpgPer ricordare questa dolce e tragica vicenda un cuore di pietra venne incastrato li dove c’era la casa dei due sfortunati sposi.

 

Feb 1, 2009 - Luoghi, Mestieri    2 Comments

Lo squero di San Trovaso

Squero_di_San_Trovaso.jpg

 

Dal Ponte dei Pugni facciamo pure una deviazione a destra: in cinque minuti di cammino possiamo trovare la Venezia veramente antica nei suoi mestieri, rappresentata dall’ultimo squero di S. Trovaso (lo squero è il cantiere dove si fabbricano le gondole -da squara, l’attrezzo adoperato per costruire le imbarcazioni) che è rimasto tale e quale da quando furono fabbricate le prime, allora colorate e poi, dopo la strage della peste del Cinquecento, rigorosamente nere per lutto.
L’edificio che ospita lo squero ha la forma tipica delle case di montagna. Sia i carpentieri quanto il legname provenivano dal Cadore e  ma anche l’inclinazione del piazzale e la tettoia erano utili in caso di pioggia, oltre che come deposito per gli strumenti di lavoro.
Il tempo di rimanere incantati davanti a quella costruzione antica in legno ed ammirare il paziente lavoro degli operai che costruiscono le gondole.
12 -Lo squero in una stampa antica.jpg
Gen 25, 2009 - Arte e mistero, Luoghi    3 Comments

Il mappamondo di Frà Mauro

mail.jpgCi troviamo ora nel cuore della Venezia turistica, affascinante, orientale, bellissima la punta della dogana, tutta d’oro davanti, la Basilica di S. Marco, un po’ dietro a sinistra, e, dalla parte opposta della piazza, oltre le colonne di Marco e Todaro, guardando la laguna, a sinistra la bellezza del Palazzo Ducale e a destra la Biblioteca Marciana .imagesCAPHH50B.jpg

 

Fornita, ricca bellissima, racchiude in sé un tesoro prezioso,opera del 1446 ( o 1445, come alcuni dicono), Il Mappamondo di Frà Mauro: opera di un monaco camaldolese facente parte del convento di S. Michele , era un esperto di geologia e astrologia. Fu consulente per la Serenissima per quanto riguarda la deviazione del fiume Brenta, che la Repubblica così oculata d esperta di maree era all’avanguardia, si diede, ad un certo punto “all’opera di crear mappamondi”,  per cui disegnò su pergamena questa straordinaria opera.

imagesCA1FC1ND.jpgCome potete vedere si tratta della delineazione delle terre conosciute all’epoca, circondate dall’oceano. Sulla cornice  vi sono quattro cerchi, riempiti da iscrizioni i primi tre, cioè i due sopra ed un sotto a destra, iscrizioni che riguardano il tema geo-siderale, mentre l’ultimo in basso a sinistra rappresenta il paradiso terrestre.mappamondo_terr_m.jpg

Non esistono meridiani o paralleli, ma vi sono i punti cardinali e quelli intermedi, solo che l’orientamento è quello islamico, che all’epoca era usuale: il sud sopra ed il nord sotto. Ecco, questo tesoro di bellezza.

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