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Prendersi a pugni sul ponte

7-Ponte dei Pugni.jpg

Desidero accompagnarvi in un ipotetico percorso   lungo il sestiere  di  S.Croce, uno dei sei che formano la città. Gli altri sono Dorsoduro, S. Polo, Cannaregio, S. Marco  e Castello. I sestieri sono rappresentati a prua delle gondole come il pettine formato appunto da sei punte. Da Piazzale Roma proseguiamo verso i Tolentini, e con tranquillità, si arriva in Campo S. Barnaba  (proprio vicino ad una sede dell’università di Cà Foscari).

Siamo a Dorsoduro: eccoci quindi arrivati alla prima curiosità. Un ponte, sembra uno qualsiasi ma qualsiasi non è . Fino a qualche tempo fa era privo di spallette, e la sua sommità sembra un ring ai quattro lati sono impresse delle orme di piedi, dove venivano raffigurate, in un vero incontro di box. le postazioni dei contendenti. Non è l’unico ponte di questo tipo, ma è comunque un esempio della pragmatica lungimiranza del governo della Serenissima.

I membri dei vari sestieri covavano spesso inimicizie, invidie e diatribe con i componenti di altri sestieri: in questo caso erano i Castellani che non riuscivano sicuramente ad accordarsi con i nicolotti-

 Facile quindi prendere fuoco per una frase mal riferita, per una provocazione, ma, visto che l’omicidio era condannato8-Orma del Ponte dei Pugni.jpg con la pena di morte, i Dogi avevano scovato un rimedio giusto per tutti i mali: due contendenti di un Sestiere e due dell’altro si mettevano in postazione, i piedi posti sopra le orme scalfite sulla pietra e poi via, scazzottate a tutto spiano, che un po’ alla volta coinvolgevano anche trecento, quattrocento persone.

Essendo il ponte sprovvisto di spallette, chi veniva colpito in modo netto finiva in acqua, ma senza farsi male, perché il canale veniva costantemente dragato in modo che la nuotata contribuisse a ridare un po’ di lucidità ai contendenti, fino a quando, soddisfatti tutti, la disputa veniva dichiarata conclusa. Era un sistema molto saggio per far sfogare i livori senza violenze vere e proprie, in una città in qualche modo molto piccola, dovecomuque tutti dovevano e si sentivano chiamati a collaborare per la sua vita e per il suo splendore.

9-Stampa del Ponte dei Pugni.jpg

La Chiesa di S. Barnaba a Venezia e il custode del Sacro Graal

Barnaba.jpg225px-San_Barnaba.jpgNell’anno 936 venne avviata la costruzione della Chiesa di S. Barnaba apostolo , su commissione della famiglia Adorni, reduce da Aquileia. probabilmente impiantata su un precedente edificio dedicato a San Lorenzo Martire  eretto agli inizi dell’800,
Distrutta da un incendio nel 1105 e ricostruita grazie alle elemosine dei fedeli ebbe la sua prima consacrazione nel 1230 per opera di due vescovi, Francesco Mosciense, dell’ordine dei Minoriti, e beato matteo dell'ordine dei predicatori.jpgAgnellino Sudense  dell’ordine dei predicatori, di cui faceva parte anche un beato Veneziano, Giacomo Salomoni.
Maria_Maddalena.jpgSalomoni.jpg250px-SantaMariaMaddalena.jpgQuesto ordine, facente parte  dei Domenicani ha come patrona Maria Maddalena, Santa a cui la Famiglia Balbo, discendente da Ezzelino I° che aveva partecipato come Cavaliere Templare alla II° Crociata al fianco di Corrado II° re della Germania dedicò una chiesa, l’unica a pianta ovale a Venezia, sui cui campeggiano chiari simboli templari.
La Chiesa di S. Barnaba venne riconsacrata il 6 dicembre 1350 dal vescovo della diocesi cretese di Suda, su licenza di Nicolò I° Morosini, vescovo di Castello, e proprio qui, un tempio che contrariamente sanbarnaba.jpgad altri non sfoggia grandi opere d’arte ( le uniche sono il soffitto dipinto, si dice, dal Tiepolo ed una Sacra Famiglia attribuita a Veronese) è sepolto il corpo mummificato di uno dei custodi del Sacro Graal: Nicodemè de Besant-Mesurier e, si dice, venne occultamente trasportato dalla Boemia il corpo di Giacomo Casanova..in una tomba senza nome!
Enrico Dandolo.jpgCon l’avvento della quarta crociata in cui Enrico Dandolo aveva dato il suo attivo sostegno ai Cavalieri Templari, questi fecero base nella Serenissima, istituendo ospedali retti dagli ” Ospitalieri” facenti sempre parte dei Templari, ma non come confratelli armati e guerrieri, dedicati invece alla cura dei cavalieri feriti e dei pellegrini che partivano o ritornavano dalla Terra Santa.
Questa presenza templare ricorre spesso e appare in diverse tracce che si possono riscontrare tutt’ora a Venezia: Nella Basilica di S. Pietro di Castello, sede del patriarcato fino al 1800 circa, si può ammirare la Venezia_-_Chiesa_di_San_Pietro_di_Castello_-_Cattedra_di_San_Pietro.jpgcavalieri_partono_alla_ricerca_del_santo_graal.gifTC_Venezia_SRocco.jpgPalazzo Vendramin Calergi.gifCattedra di S. Pietro, dove, si dice, venne nascosto e trasportato nella Serenissima il Sacro Graal (da cui venne poi trasferito in altre città) le triplici cinte incise in una panca della facciata della Scuola Grande di San Rocco, una seconda in un’altra panca in marmo all’interno della Basilica di San Marco, la terza al Fondaco dei Tedeschi, e la scritta sulla facciata prospicente il Canal Grande di Palazzo Vendramin Calergi (l’odierno Casinò di Venezia) ” non nobis domine, sed nomini tuo da gloria”.
Sempre cercato e mai trovato il tesoro che i Templari avrebbero nascosto nell’Isola di San Giorgio in Alga, luogo Fortificazione di San Giorgio in Alga.jpgfortificato ed estremamente interessante, una delle isole della laguna sud.
E la Chiesa di san Barnaba divenne il set di alcune improbabili scene relative alla ricerca delle tombe di due custodi del Sacro Graal nel film ” Indiana Jones e l’ultima Crociata”.
Nel 1800 circa il tempio venne sconsacrato ed adibito ad abitazione di patrizi veneziani decaduti, chiamati “barnabotti” i quali sopravvivevano con sovvenzioni o lavorando presso il Casinò di Venezia.
Tante tracce, tante coincidenze…misteri che portano lontano..sia nel tempo che nei luoghi ma che affascinano ..in attesa di nuove tracce e nuove possibili scoperte!

Quando il Sacro Graal era nascosto a Castello

La Basilica di S. Pietro di Castello si dice (vox populi) che sia stata custode del Sacro Graal. Per certo fu sede Patriarcale di Venezia fino al 1800, quanfo tale sede fu spostata alla Basilica di S. Marco.

37-Ciesa di S. Pietro di Castello.jpgFondata nel VII secolo sull’isola di Olivolo dove sorgeva un antico abitato inglobato nella nascente città di Venezia, secondo la tradizione, fu consacrata dal vescovo di Eraclea San Magno, come chiesa consacrata ai santi bizantini Sergio e Bacco.

Nell’841 la cattedrale fu rifondata dal potente vescovo Orso Partecipazio, figlio e nipote di Dogi, e ridedicata a San Pietro Apostolo. E’ qui che si trova il Trono di S.Pietro, che fu portato da alcuni mercanti da Antiochia, dove l’apostolo aveva predicato appunto seduto su questo sedile che è costituito da un’antica stele funeraria islamica, recante motivi decorativi arabi e incisioni cubiche di versetti del Corano.

Da ammirare le due cappelle una con l’opera del Veronese del 1585 i Santi Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo, l’Immacolata di Giovanni Maria Morlaiter XVIII secolo, ed il Martirio di S. Giovanni Evangelista del Padovanino. 

Fu qui che vennero rapite le dodici spose che sono ricordate nella Festa delle Marie  ricordata ogni anno nella Chiesa di S. Maria Formosa.

Questa era un festa delle più amate dal popolo veneziano, una celebrazione gioiosa, caduta in disuso già dal 1379 e poi ripresa alcuni secoli dopo, ma in forma molto ridotta. La leggenda vuole che nel 943, sotto il doge Pietro Canduiano, fosse ancora in uso a Venezia celebrare tutti i matrimoni in un giorno solo dell’anno. Le spose partivano in corteo acqueo dall’Arsenale  lungo il rio detto appunto delle Vergini per raggiungere i promessi mariti che le attendevano con gli invitati alla chiesa di S.Nicolò al Lido. Quell’anno i pirati triestini e narentani.

Con una temeraria scorreria assalirono il corteo in laguna e rapirono tutte le spose con tutti i corredi e le doti. Ma ebbero la malaugurata “per loro”idea  di spartirsi il bottino nella laguna di Caorle, vennero così raggiunti dalla spedizione dei veneziani inferociti che si erano mobilitati subito dopo il ratto: i pirati furono trucidati e le spose riportate alla cerimonia.38-Trono di S. Pietro.jpg

Nello spirito di interclassismo che animava la pur oligarchica serenissima, per ricordo della fulminea vittoria fu imposto tributo a dodici famiglie patrizie  di provvedere ogni anno alla dote di dodici fanciulle veneziane povere scelte tra le più belle, nel senso specifico di virtuose, che vennero battezzate come “Le Marie”.

La festa si svolgeva nel mese di Gennaio e prevedeva che nel giorno detto della purificazione  le donzelle andassero a S. Pietro di Castello, dove il vescovo usciva dalla messa a benedirle per poi scortarle fino a S. Marco per incontrare il Doge in Basilica. Da il il doge saliva sul Bucintoro e con le Marie si avviava a Rialto attraverso il Canal Grande. Il corteo si concludeva a S Maria Formosa , unica chiesa a quell’epoca dedicata alla Madre di Gesù, sotto i cui auspici si era riportata la vittoria contro i pirati anche perché così richiese la corporazione dei “cassoleri” (costruttori di casse) i cui uomini avevano dimostrato gran valore nel salvataggio delle spose.

Per capire l’importanza di tale festa in certe epoche della Serenissima basta ricordare che il Doge Pietro Orseolo alla sua morte lasciò terza parte dei suoi averi per la festa delle Marie, e che durante la ricorrenza era tale l’affluenza di veneziani ma anche di foresti  che la Repubblica fu costretta a prendere eccezionali misure di sicurezza.

L’antica festa è stata reintrodotta in tempi recenti e si celebra in due distinte occasioni: una durante il Carnevale con la parata di dodici fanciulle veneziane, tra cui è eletta la più bella; l’altra in giugno, quando durante la festa di S. Pietro di Castello si organizza la regata femminile su mascarete detta appunto delle Marie, cui partecipano giovani regalanti alle prime esperienze ai remi.

Il Museo dei misteri e dei fantasmi

Accademia.jpg14 -L'uomo di Vitruvio.jpgIl Museo più bello e ricco di arte, suggestioni e misteri è la Galleria dell’Accademia. Antica chiesa, convento e scuola della Carità, costruita nel 1400 venne poi adibita appunto a museo d’arte ed Accademia di belle Arti a partire dal 1817.

Tra il Quattrocento e l’Ottocento, dal punto di vista culturale, Venezia era una delle capitali europee dove pittori, scrittori ed architetti rispondevano al nome di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Palladio, Sansovino e Galileo Galilei. La vivacità culturale era alimentata da una notevole libertà di pensiero che faceva sì che molti intellettuali stranieri perseguitati in patria trovassero nella Serenissima una seconda nazione.
 
Non mi dilungo sicuramente sui capolavori che sono contenuti all’Accademia (ci vorrebbe un giorno intero per poter assaporare la bellezze dei dipinti raccolti in queste stanze). Certo è che non molti sanno che Venezia ha l’orgoglio  di conservare nei piani superiori del museo, conservato a temperatura e umidità costante, “L’Uomo di Vitruvio” di Leonardo da Vinci, chiamato così perché il Da Vinci  utilizzò le teorie di Marco Vitruvio Pollione (80 s.c -23 a.c architetto – ingegnere sotto Augusto e Giulio Cesare), per dimostrare la perfezione delle proporzioni del corpo umano che si rifanno al quadrato ed al cerchio. Oggi “L’uomo di Virtruvio” è il simbolo della civiltà moderna.

Altra opera famosa e che affascina coi suoi irrisolti misteri, è “La Tempesta” del Giorgione piccolo quadro che rivela l’adesione del pittore ai Rosacroce, per cui, nel dipingerla, l’artista di Castelfranco utilizzò simbolismi numerici legati alla presenza del maschile e del femminile, degli elementi della natura, aria, acqua fuoco e terra, del regno animale e quello vegetale.15-La tempesta di Giorgione.jpgE’ noto che, ai raggi X, questo quadro abbia rivelato personaggi occulti e forme misteriose sotto la patina di pittura che il pubblico può ammirare. La sua bellezza è indiscussa ed intrigante, e vi consiglio, alla prima gita che farete, di avere il tempo per vederlo e sono sicura, di innamorarvi di quei colori, di questi simbolismi e del paesaggio che ricorda il castello di Castelfranco.

Giorgione.jpgconvito in casa Levi.jpgL’ultimo quadro che vi consiglio è: “Convito in Casa Levi” del Veronese, una tela enorme (5,50x 12,80) che venne ordinato dal clero per la chiesa di S. Giovanni e Paolo, ma che una volta visionato dai committenti venne rifiutato, ed il pittore fu  costretto a cambiare titolo, in quanto nasceva come Ultima cena: effettivamente il pittore aveva dipinto nascoste tra le altre figure blasfeme come una prostituta e un servo che perdeva sangue dal naso, per cui il servo fu cancellato, ma ormai il quadro aveva cambiato titolo.

Luigi XV.jpg17 -Rosalba Carriera.jpgPoi vale la pena fare una capatina nella chiesetta gotica inglobata nel museo (S. Maria delle Grazie), dove si possono trovare diverse reliquie, tra cui un chiodo della croce di Cristo, ed altre reliquie di Santi. Sempre nelle Gallerie dell’Accademia sono conservati diversi dipinti, per lo più ritratti, di Rosalba Carriera (1675/1757) di cui potete vedere un autoritratto. La pittrice che fu accolta ed acclamata presso corti e Palazzi nobiliari essendo anche un’eccellente  violinista e cantante, grande ritrattista come già detto, Luigi XV della corte di Francia fu, bambinetto, una delle prime persone a posare per lei.

Un interessante mistero si cela all’interno del Museo. Secondo molti racconti, di notte girano per i corridoi lunghi e freddi dell’ex convento, diversi fantasmi di frati periti nell’incendio che nel 1600 distrusse l’edificio. Alcuni frati semplicemente leggono, altri camminano, altri ancora soffiano aria fredda sui custodi atterriti.

Se la giornata è bella, appena usciti vi ritroverete uno spettacolo fantastico,…basta salire i gradini in legno del ponte dell’Accademia, e si può avere la più bella visuale dei Canal Grande.

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

Feb 1, 2009 - Luoghi, Mestieri    2 Comments

Lo squero di San Trovaso

Squero_di_San_Trovaso.jpg

 

Dal Ponte dei Pugni facciamo pure una deviazione a destra: in cinque minuti di cammino possiamo trovare la Venezia veramente antica nei suoi mestieri, rappresentata dall’ultimo squero di S. Trovaso (lo squero è il cantiere dove si fabbricano le gondole -da squara, l’attrezzo adoperato per costruire le imbarcazioni) che è rimasto tale e quale da quando furono fabbricate le prime, allora colorate e poi, dopo la strage della peste del Cinquecento, rigorosamente nere per lutto.
L’edificio che ospita lo squero ha la forma tipica delle case di montagna. Sia i carpentieri quanto il legname provenivano dal Cadore e  ma anche l’inclinazione del piazzale e la tettoia erano utili in caso di pioggia, oltre che come deposito per gli strumenti di lavoro.
Il tempo di rimanere incantati davanti a quella costruzione antica in legno ed ammirare il paziente lavoro degli operai che costruiscono le gondole.
12 -Lo squero in una stampa antica.jpg

Perché Venezia Nascosta

box_piera.jpgMi presento: mi chiamo Piera Panizzuti, veneziana doc, trasferita in provincia di Vicenza, incantata dal posto dove vivo, ma ancora e sempre innamorata della città dove sono nata, ho studiato e lavorato. Certo qui tutti hanno sentito parlare di Venezia, l’hanno sicuramente visitata,  hanno potuto ammirare Piazza S. Marco con la sua Basilica, copiata in tutto e per tutto da quella di Sofia di Costantinopoli, splendida, intarsiata, carica di mosaici d’oro che raffigurano il trafugamento del corpo di S.Marco da parte di alcuni mercanti veneziani E poi la torre con i mori che battono le ore, i cavalli già trafugati dai Veneziani e poi rubati da Napoleone e quindi restituiti, il Ponte di Rialto, il Canal Grande, il Lido.

027.JPGIl mio piacere vero è nel raccontare quella Venezia che i turisti in genere non conoscono, perché troppo presi, come è giusto, dalla migliaia d’opere d’arte, gallerie e musei che arricchiscono questa città di opere antiche e moderne. Per me è entusiasmante condividere con voi la Venezia sconosciuta, quella che non fa parte del classico giro turistico e che richiederebbe mesi per essere visitata e conosciuta e “scoperta”.

La mia proposta è un percorso alternativo, affascinante, ricco di personaggi ed episodi storici che sono avvenuti nel corso dei secoli: curiosità che hanno reso questa città la porta ideale verso l’Oriente, l’inizio della via della seta e delle spezie, all’avanguardia sempre e comunque per quanto riguarda la convivenza comune con razze e culture diverse, l’apertura mentale, la civiltà, il ruolo delle donne.

Venezia ha sempre avuto un interesse vero verso la civiltà, la giustizia, la saggezza. Ha vissuto secoli di splendori nella consapevolezza del suo ruolo e capace di utilizzare al meglio le capacità diplomatiche dei propri politici e mercanti, nel sapersi relazionare con gli altri comunque, disincantati e disincantando.

Venezia ha dato al mondo musicisti come Vivaldi, Albinoni, Benedetto Marcello, scrittori straordinari come Carlo Goldoni, Giacinto Gallina ed altri scrittori che hanno espresso i caratteri veri di questa gente.. per non parlare di geni del pennello “adottati” come Giorgione e Veronese, e quelli nati qui come i Bellini, il Canaletto, il Tintoretto. Per non parlare di personaggi magici, incredibili e affascinati come Giacomo Casanova.

Insomma: tutti conoscono Venezia, ma in questo blog vi voglio presentare quella nascosta ai più. Grazie per la lettura.