Posta all’ingresso della laguna, a nord-est di Venezia, e posta proprio di fronte all’isola di S. Erasmo, nell’antichità ebbe una funzione strategica a controllo delle vie acquee verso l’entroterra.
Nel Medio Evo fu proprietà dei Monaci di San Giorgio Maggiore che vi edificarono una chiesa intitolata a San Bartolomeo.
Nel 1468 l’isola divenne un lazzaretto, denominato nuovo, a differenza di quello già esistente, dove venivano inizialmente ricoverati i contagiati da peste conclamata, mentre in quello nuovo si cercava
Qui venivano ricoverate le navi e gli equipaggi di quelle navi sospette di portare contagio, perchè provenienti da zone contaminate o che trasportavano merci possibili ricettacoli di virus.
Per questo motivo vennero costruiti parecchi edifici, tra cui il Teson Grando, un enorme edificio, che come scrisse il Sansovino nel 1576 era dotato di 100 stanze, e cento camini alla veneziana, ognuno per ogni stanza, poste a ridosso delle mura di cinta, e costruite
Le merci invece erano trasportate dai “bastazzi” chiamati così perchè trasportavano i pesi (basti), ed erano facilmente riconoscibili per il loro vestiario: casacca, braghe e camicia di tela ruvida, nei colori azzurro cenere o giallino pallido, e larghe bretelle rosse o bianche incrociate sul petto o sulla schiena.
Per ricordare dove riportare le merci “disinfettate” i bastazzi usavano scrivere sulle pareti del Teson Grando sigle ed annotazioni utilizzando un colore rosso
Quando si verificarono le prime morti per peste in quel lazzaretto, divenne una figura presente e considerata di malaugurio di un “medico della peste” (di cui ho gìà raccontato).
Pestilenza dopo pestilenza l’isola divenne un gran cimitero, ed a testimonianza di ciò si ritrovarono migliaia di reperti archeologici, scheletri, teschi, medagliette, monete, murrine.
Tutt’ora, per chi volesse passare una vacanza in un luogo strordinario, partecipando a scavi archeologici è possibile aderire a tali iniziative.