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Furatole ed antiche Osterie Veneziane

TN_bacari17.jpgVino ed osterie fanno parte delle più antiche tradizioni veneziane. Già nel 42 a.c. quando nacque l’attuale Concordia Sagittaria si coltivava la vite, non solo in collina ed in pianura, ma anche in Piazza S. Marco.ma venivano addirittura importati vini provenienti dalla Grecia, come il Cipro, l’Aleatico, lo Scrupolo, Samos, e dall’Epiro la Malvasia.

Vi erano però diverse tipologie di osterie o taverne, come i Magazeni, i Bastioni e le Furatole.

Queest’ultime erano oscuri stambugi, male illuminati da un lumicino ad olio, specie di bottegucce dei luganegheri (i pizzicagnoli)dove la sera i popolani si riunivano in una mensa comune dove veniva servita minestra e pesce fritto, ma non veniva servito vino.

imagesCAZCNIOD.jpgI bastioni erano cantine infime doveva veniva smerciato un vino di pessima qualità.

Nei  magazeni, oltre che ad ospitare, specialmente la sera operai e gondolieri, ognuno col proprio bocaleto davanti, venvano svolti anche altri servizi:I popolani che non volevano rivolgersi al Monte di Pietà, dove ottenere un prestito era molto complicato, trovavano nei proprietari di questi magazeni un aiuto per loro disastroso dando ad essi effetti in pegno, ritraendone due terzi in denaro ed un terzo in pessimo vino, chiamato anche: vino da pegni.

C’erano infine le Osterie vere e proprie (chiamate bacari) frequentate ed apprezzate da uomini di cultura come Goldoni,  Stendhal, Wagner.

imagesCA03GQC4.jpgOggi, di osterie autentiche ne sono rimaste ben poche: i veri bacari in genere sono poco appariscenti, spesso riconoscibili per un’insegna che ricorda un fatto od un oggetto particolare.

All’interno l’arredamento è essenziale: un bancone, alcuni tavoli, le botti da cui spillare il vino al momento. Alle pareti sono appesi pochi quadri o vecchie foto o come nel caso dell”Osteria Enoteca al Volto” le etichette di vini provenienti da tutto il mondo.

Qui si gioca a carte, briscola, scopa, tressette, bevendo appunto un’ombra di vino, chiamata così perchè era consuetudine per gli operai, in estate, consumare il proprio magro pasto all’ombra di qualche albero o di un riparo, bevendo, per ristorarsi, un buon bicchiere di vino.

TN_bacari22.jpgNel cuore di Rialto, all’Osteria ai do Mori, o alla ” Cantina do Spade” si continua a gustare il proprio goto dei vin, come già ai tempi di Casanova, quando le frequentava con le allegre ragazze del ponte delle Tette.

imagesCAWD6C1H.jpgimagesCAZZRI4M.jpgAll’Osteria Antico Dolo si può gustare la famosa tripa rissa, trippa bollita con aromi, servita calda con un pizzico di sale. e poi  un salto al Mascaron, che prende il nome dal mascherone inquietante che si trova alla base del campanile di S. Maria Formosa.

imagesCAO20CGI.jpgimagesCAKE1GJJ.jpgimagesCAEQLXY8.jpgPer cui un assaggio di Sarde in Saor, l’uovo sodo con l’acciughina, la seppia fritta, la polpetta di carne alla veneziana, preparata con carne bollita, patate ed aromi e poi fritta, baccalà servito con la polenta abbrustolita..un godimento di sapori e di assaggi gustati con un’ombra ed una buona compagnia.

 

I Gerosolomitani o Cavalieri di Malta a Venezia

imagesCAO6RKLR.jpgL’Ordine di Malta ha cambiato nome nel corso dei secoli e veniva chiamato in più modi contemporaneamente. Nascono col nome di Cavalieri Ospitalieri, o Cavalieri di San Giovanni o Gerosolomitani ed infine Cavalieri di Malta.

I Cavalieri di S. Giovanni appartengono ad un Ordine cavalleresco Monastico medievale, ancora esistente; anche i Cavalieri del Santo Sepolcro esistono ancora ma non hanno la stessa continuità dei Giovanniti.

Esisteva una forte affinità tra i Cavalieri Templari e quelli Giovanniti, come il coraggio, la determinazione in battaglia e lo stile di vita.

imagesCAPFAVRJ.jpgNel 1048 (alcuni dicono nel 1023) alcuni commercianti amalfitani edificarono a Gerusalemme un convento, una chiesa ed un ospedale, per la cura ed il ristoro dei pellegrini non solo cristiani, ma di qualsiasi altra religione e razza.

I monaci che per spirito di pietà erano andati in Terrasanta e si prendevano cura dei malati vennero chiamati Ospitalieri o di S. Giovanni.

In quel periodo nacquero i Templari, che avevano  come scopo preciso la difesa dei pellegrini in Terrasanta, e sulla loro scia si formarono altri ordini monastici cavallereschi, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, ed altri ordini monastici già esistenti imbracciarono le armi e tra questi proprio i Giovanniti.

E fu proprio il Primo Grande Maestro  dell’Ordine di S. Giovanni, Frà Raymond de Puy a volere la difesa armata dei pellegrini. Ai voti tipici dei monaci quali povertà, castità ed obbedienza si aggiunse quello dello stare in armi.

Al nuovo maestro si deve l’adozione  definitiva come emblema della croce bianca a 8 punte, simbolo delle beatitudini del discorso della montagna che sancisce il cambiamento dell’ordine. Essi assunsero il saio nero degli eremiti di S. Agostino.

caval-9d.jpgRaymond li divise in tre classi: Cavalieri, che soli potevano portare le armi, Cappellani, normali monaci, e Servitori, coloro i quali si prendevano cura dei malati e dei feriti.

Scudi.jpgMalcroce_sang.gifMalcroce_osp.gifE’ a Malta che i Cavalieri presero la loro definitiva denominazione, così come il simbolo della Croce Rossa.

Dopo innumerevoli battaglie sostenute contro i Turchi, il 18 Maggio 1565 Frà Jean Parisot de la Vallette sconfisse Solimano.

Nacquè così una lega formata dalla Spagna, Venezia, la Santa Sede, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno delle due Sicilie e l’Ordine di S. Giovanni.

Ma la vittoria più importante fu quella di Lepanto del 17 ottobre 1571. Fu così che i Cavalieri di Malta acquisirono meriti e riconoscenza da parte della Repubblica di Venezia.

Requisiti i beni dei Templari la Serenissima donò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni quella che è tutt’ora l’attuale sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta: la chiesa di S. Giovanni del Tempio, ed in calle dell’Ascensione, dove sorgeva il Convento dei Templari venne costruito nel XIV secolo un albergo, albergo della images.jpgLuna, che poi nel 1810 si estese demolendo la chiesa di S. Maria in Brolo (orto, frutteto) per diventare imagesCADHULNR.jpgimagesCA3XN7RX.jpgpoi Hotel Luna Baglioni.

 

Venezia e le prime fondamenta dell’Alchimia

2196849741_4dbfd24df6.jpgLa figura del mercante a Venezia domina il tessuto sociale della Serenissima, ed ha bisogno di un completamento con il pensiero umanistico, con quest’ultimo che diviene il connettivo tra l’attività del mercante e l’attività del diplomatico per la formazione dell’individuo in quell’ “arte di Stato” che costituisce il più alto raggiungimento della classe dirigente veneziana.

Su questa graduale conquista del pensiero che si attua nel 400 e nel 500, si fonda la scuola umanistica e di retorica pr350px-Venice%2C_Libreria_Marciana.jpgesso la Cancelleria di S. Marco, e la Scuola di Logica, Filosofia naturale e matematica che trova sede presso la chiesa di D. Giovanni Elemosinario a Rialto.

La  venuta del Petrarca a Venezia, nel 1362,  la promessa che egli fece di donare un importante complesso di libri al Governo della Serenissima perchè servissero per una biblioteca pubblica, il contatto insomma con la straordinaria fioritura toscana che per più di un secolo farà leva sul pensiero veneziano, fa in modo che venga costituita la prima biblioteca, appunto, realizzata dal Sansovino, ed ora chiamata Marciana, in piazzetta.

Importanti contributi arrivano a Venezia anche dalla cultura Greca, in occasione del Concilio tra la chiesa latina e greca del decennio 1430 – 1440, ed in seguito all’esodo di esponenti della cultura greco – bizantina sotto la minaccia turca.

Venezia venne chiamata la seconda Bisanzio, anche per via della donazione che nel 1468 il Cardinale Bessarione , nativo di Trebisonda fece di 250px-Santi_Apostoli_-_tomba_Bessarione_2806.jpgtutti i suoi codici per lo più miniati, che si aggiunsero al patrimonio della Biblioteca.

l'uomo di Vitruvio.jpgVerso il 1470 si avvertirono anche i veri, primi interessi per la matematica, geometria e astronomia, tanto che Luca Pacioli pubblicava “De divina proportione” sull’armonia del corpo umano chimagesCA80FQ29.jpge tanto interessò il Da Vinci che dipinse ” L’uomo di Vitruvio”, e nel 1471 entrò a far parte del
Maggior Consiglio il più profondo umanista Veneziano: Ermolao Barbaro, studioso appassionatissimo della cultura antica sul piano dell’arte e della scienza.

E questo interesse legò appunto Leonardo a Piero della Francesca, amico del Pacioli, tanto Barbaro.jpgde divina proportione.jpgde divina proportione di Pacioli.jpgche queste discipline vennero definite “secretissima scentia”, anche per quanto riguarda lo studio della filosofia, scultura, architettura, oltre che della scienza dei numeri che fruttò il trattato ” Mathematice suavissimae.

Storia naturale.jpgPlinio il vecchio.jpgVenne privilegiato anche lo studio della botanica e della medicina, come è possibile documentare attraverso gli incunaboli e nei preziosi manoscritti miniati conservati nella biblioteca Marciana, dove esiste la prima edizione pubblicata nel 1469 da Giovanni da Spira della “Storia Naturale” di Plinio il Vecchio, ed il “Fasciculus Medicinae” del Ketham. Tutti questi apporti di nozioni, questi contatti con l’oriente e lo stesso contatto con gli Ebrei e la loro Kabala portarono un fiorire di interesse per altre scienze ed arti,per allora innovative, come l’alchimia, che si sviluppò con sempre maggior interesse ed apporto di studiosi.

I massoni a Venezia

imagesCAX0R74Q.jpgI legami del mondo esoterico misteriosofico favorevole alla riforma  sono proiettati in campo politico su due fronti, quello britannico e quello palatino. Elisabetta, figlia di Giacomo I° di Inghilterra si sposa con Federico V, elettore palatino dell’impero asburgico, nel 1613.

imagesCAC5R5MC.jpgIl matrimono viene celebrato con una segreta simbologia nelle nozze alchemiche di Kristian Rosenkrautz, il cavaliere della rosa come speculare al cavaliere della Rosa Rossa del de Foire Queen  di Edmund Spencer.

Il primo esattamente come lo sposo Palatino  veste le insegne del Toson d’Oro germanico, e quello dell’ordine imagesCA5IWUA1.jpgdella giarrettiera britannico. Speranze antiasburgiche ed antipapali  riposte nei circoli esoterici, Kabbalistici e misteriosi nell’aiuto della Gran Bretagna nella causa Palatina. Subito prima del matrimonio J,V. Andreas ha pubblicato la Phama Fraternitas e subito dopo sono apparsi dei manifesti rosacrociani  che riprendono idee ed inviti ai fratelli rosacrociani invisibili alla Fama.

Traiano Boccolini da Venezia, nei ragguagli del Parnaso  (1612-13) esprime le medesime convenzioni.

Esiste una connessione tra circoli britannici, veneziani e praghesi  all’insegna della saldatura tra alchimia, filosofia, kabballah ed ermetismo: John Dee, Robert Fiudd, Guglielmo Poste, imagesCA1LJZI4.jpgTraiano Boccolini e Michael Myer. Prodromi dell’iluminismo filosofico settecentesco nelle opinioni dei Rosacroce.

imagesCAEJJC8S.jpgMichael Majer afferma esistere nel 1622 a l’Aja una Società di alchimisti che si facevano chiamare Rosa Croce , con imagesCA1TNEWH.jpgramificazioni anche a Venezia: i membri vestivano cordone bleu con croce d’oro sormontata da una rosa.

Statuti ed organizzazione sarebbero in libri, redatti da massoni, non facilmente reperibili.

Il Frosini afferma la Massoneria esistere a Venezia dal 1535 sino al 1686, data in cui fu interdetta a Venezia, dopo la visita del Gran Maestro della Loggia di Londra, Sir Thomas Howard, nel 1729, o se sia stata ufficializzata sotto nuova forma.

imagesCA7QZZG4.jpgA questo proposito il Sagredo fornisce notizia di una conventicola di Liberi Muratori in una casa a Madonna dell’Orto.

La nascita della Massoneria veneziana moderna avviene all’epoca di Casanova e Goldoni.

Venezia torna comunque indirettamente alla ribalta ad opera di J.E. Marconis de Negre, figlio di un ufficiale dell’armata imagesCA8LKQ1E.jpgfrancese in egitto che istituì la Società dei Saggi della Luce.

imagesCA67HZEP.jpgimagesCA0V1W5Z.jpgSostiene la conversione del prete egiziano Ormuz da parte imagesCA326HKX.jpgdi S. Marco e la linea di trasmissione degli imagesCAE4JJY1.jpgEsseni sino ai Cavalieri images.jpgGerosolimitani in Svezia ed in Scozia,

imagesCA9H905E.jpgQui sorge la moderna Società dei Saggi della Luce che reca nel suo sigillo il familiare leone di San Marco con il Vangelo aperto.

imagesCAZ12XMS.jpgimagesCAFAHPH6.jpgimagesCAPWUOWV.jpgA Venezia, con Cagliostro, nasce anche il filone egiziano.

 

 

Ago 25, 2009 - Tradizioni    6 Comments

Il Gobbo di Rialto e il Palazzo dei Camerlenghi

270px-Palazzo_dei_Camerlenghi.jpgCi troviamo a S. Polo, abbiamo appena attraversato il Ponte di Rialto, lasciandoci alle spalle il fondaco dei Tedeschi. Scendendo il ponte, che curiosamente utilizza tre file di gradini una diversa dalle altre, per cui ci può salire o scendere con un passo più ampio, con una piccola pausa ogni tre pedate più ampia, e  altre due, con piccoli passi stretti e cadenzati. Scendendo dal ponte quindi, li dove inizia il fantastico mercato delle verdure e del pesce di Rialto, ecco che incontriamo, sulla facciata del Palazzo dei Camerlenghi ( Lombardo) in Riva del Vin,ora sede del Tribunale di Venezia.  tre capitelli curiosi legati, nella loro storia, alla sfiducia dei veneziani che quel capitelllo 1.jpgponte, che prima era in legno, sarebbe stato poi ricostruito in pietra d’Istria.

capitelo 2.jpgPer costruirlo ci vollero tre anni, dal 1588 al 1591) e  le fondamenta , costituite da circa 10.000 palafitte per cui  che per raccogliere i fondi allora necessari all’opera (250.000 ducati) fu costituita una lotteria.

Lasciandoci il ponte alle spalle ci troviamo così nell’isola del Rio Alto, il cuore imagesCA7CO2MA.jpgeconomico dell’antica Serenissima.

Qui un tempo si trovavano cambisti, mercanti di tutti i paesi e si scambiavano diverse merci incredibili, dalle stoffe di Fiandra, agli scialli, agli abiti, alle tende di seta, ai profumi , i balsami orientali, il muschio, il sandalo, l’incenso e le spezie preziose.

Sotto i portici c’erano gli orefici che trattavano turchesi, smeraldi, cristalli di rocca, lapislazzuli ecc.

imagesCA7TO92Z.jpgA tutte queste merci si aggiungevano  le verdure , la frutta, il pesce, le gabbie con i polli, insomma possiamo immaginarci cosa significava aggirarsi tra quei profumi, quei colori povenienti da ogni angolo del mondo.

Ancora oggi ci troviamo avvolti in queste medesime sensazioni aggirandoci tra le bancarelle, inspirando i profumi delle verdure dell’estuario come le castraure (piccolissimi carciofi amari e saporiti),e zucchine minuscole con il fiore, tutte provenienti da S. Erasmo.

imagesCA7ZC599.jpgSe poi, alla fine delle bancarelle guardiamo alla nostra sinistra ecco la chiesa che viene considerata la più antica di Venezia, dedicata a S. Giacomo.

imagesCA9CP526.jpgimagesCAFSXJYW.jpgSi parla di una prima costruzione nei pressi del Rio Alto  intorno al V° secolo, legata ai primi insediamenti. L’edificio attuasle risale all’XI°, XII° secolo, poi subì diversi interventi di restauro.

Sulla facciata un grande orologio (1410) sovrasta il portico gotico tipico delle Chiese antiche.

Di fronte troviamo la colonna del bando , chiamata il Gobbo di Rialto, così detta per la struttura che regge i gradini.

imagesCAGJ545I.jpgSi tratta di una colonna di porfido portata a Venezia da Acri nel 1291,

imagesCAS2X2YP.jpgLa scaletta che porta alla sua sommità serviva agli araldi per leggere le condanne  e la lista dei cittadini messi al bando è sostenuta da una statua ricurva  per cui la sua inconsueta posizione fu chiamata il Gobbo.

Durante il Medio Evo i ladri erano condannati a correre nudi da San Marco a Rialto tra due file di gente che menava frustate.

La colonna del Gobbo era quindi considerata il traguardo  e costituiva la fine del tormento, al punto che, arrivati alla colonna i delinquenti la baciavano e l’abbracciavano.

imagesCA153PDZ.jpgimagesCAVOX74J.jpgS. Giacomo za Rialto.jpgA metà del 500 invalse l’uso di appendere alla colonna poesie satiriche e libelli contro il degenerare dei costumi dello Stato e del Clero. Assieme al “Sior Rioba” in Campo dei Mori alla Madonna dell’Orto, il Gobbo diventò una sorta di Pasquino veneziano

 

Ago 15, 2009 - Architettura, Luoghi    3 Comments

Lo zodiaco a Venezia

imagesCAOGGM5G.jpgNel 1493 il Senato di Venezia decise di sostituire il vecchio orologio di S. Alipio posto sull’angolo a nord ovest della Basilica di S. Marco. Si commissionò la costruzione di una nuova macchina a Zuan Carlo da Reggio.

Nel 1495 si decise di porre il nuovo orologio sulla bocca della piazza delle Antiche Mercerie, la via commerciale della città.

imagesCAUYEPCQ.jpgL’orologio venne inserito in una torre, elemento nuovo nella geometria della piazza, ancora fedele allo stile voluto dal Doge Sebastiano Ziani.

La particolare conformazione dell’orologio offre un duplice spettacolo, a seconda che lo si osservi dalla Piazza, quasi un enorme cannocchiale verso l’ingresso del porto, o dalle Mercerie, in cui simula una sorta di arco trionfale che unisce l’area marciana alla  via del commercio, per l’appunto le mercerie.

imagesCA4IZRNI.jpgL’orologio, comunque, rispetto alla torre ha una storia a sè.

La sua costruzione fu affidata ai fratelli Gian Paolo e Gian Carlo Ranieri, che impiegarono un anno circa per realizzarlo. Il suo primo ticchettare si ebbe nel 1499, e si dimostrò un vero prodigio di ingegneria meccanica.

Straordinario ed estremamente complesso il sistema delle indicazioni astronomiche, basate sul sistema geocentrico. Vi sono raffigurati i movimenti dei pianeti allora conosciuti ( Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio) che si succedono nel quadrante centrale di 4,5 metri di diametro, mediante cerchi concentrici.

imagesCAVG1URX.jpgSullo stesso quadrante sono rappresentate le fasi lunari e la posizione del sole nello zodiaco. Solo il quadrante verso le mercerie indica soltanto l’orario.

L’intervento di una scena animata nella complessa struttura ne fa apprezzare ancor di più la bellezza e la complessità: i re Magi, preceduti da un Angelo che suona la tromba si dirigono in processione verso la statua della Madonna, e davanti ad Essa, si inchinano.

Il tempo viene scandito dai colpi di martello delle due statue dei “Mori”, simboli dell’esoterismo arabo,  che stanno ai lati della campana, alternativamente.

torre.jpgimagesCAEWHHZM.jpgSi racconta che la Serenissima abbia fatto strappare gli occhi ai due fratelli per impedire loro di di riprodurre una simile meraviglia.

Lug 19, 2009 - Architettura, Chiese    8 Comments

La Chiesa ponte a Venezia

stefano.jpgLa chiesa di S. Stefano a Venezia è uno dei massimi esempi veneziani del gotico fiorito.
Venne edificata nel 1200 circa dagli Eremitani, seguaci di Agostino, e venne poi modificata nel 1374.

Questa chiesa fu spesso scenario di episodi di violenza ed omicidi, tanto che venne sconsacrata e riconsacrata per ben se volte nel corso dei secoli. L’imponente portale gotico è opera di Bartolomeo Bon.

Dopo la sua ultimazione, comunque, mantenne la tipica impostazione delle chiese trecentesche: tre ampie navali longitudinali, divise da capitelli policromi; le arcate ogivali slanciano la struttura in altezza ed aumentano la magnificenza dell’edificio.

Il soffitto presenta una magnifica struttura a chiglia di nave, sorretto da travi incise e da colonne di marmo di Verona.

All’ingresso si trova un maestoso cenatofio del Doge Francesco Morosini, che in realtà è sepolto nella chiesa dei Tolentini.

In sagrestia opere come l’Orazione dell’orto del Tintoretto, e la Vergine col Putto di Palma il vecchio.

Rio del Santissimo 1.jpgimagesCAY9CRZI.jpgE fu durante la ristrutturazione, nel 1374, che la chiesa venne ampliata, nonostante il Rio che scorreva li appresso: ecco che allora i veneziani non domi e ben decisi ad ingrandire la loro chiesa,  abituati a condividere lo spazio e la vita con la laguna, i rii, ed i canali idearono  l’unico caso del Presbiterio di una chiesa che è anche ponte su di un rio navigabile, che, proprio perchè passa sotto all’altare maggiore della Chiesa è chiamato Rio del Santissimo. Vedere per credere!

Accanto a questa straordinaria opera erano aggregati due conventi, uno di monaci ed uno di suore, illuminati da dua fantastici chiostri, e che ora ospitano l’ufficio delle imposte di Venezia, ma che possono essere visitati e gustati nella loro bellezza architettonica e storica.

campanile.jpgimagesCAE31ETA.jpgimagesCAB8K5PG.jpgoperag297.jpgimagesCAJ7WHGY.jpgEd eccoci ora al campanile di questa chiesa, che potremmo definire la torre di Pisa di Venezia. E’ di impianto romanico con cella  a tre archi e sovrastato da un tamburo ottogonale, è caratterizzato da un’eccentuata pendenza, che pur non presentando particolari rischi viene comunque continuamente monitorata.

 

Giu 30, 2009 - Donne venexiane, Leggende, Personaggi    Commenti disabilitati su Estrella e la gondola

Estrella e la gondola

costruzione di una gondola.jpgSquero di San Trovaso.jpgLo Squero di San Trovaso, di cui abbiamo già parlato, è uno dei più antichi Squeri rimasti a Venezia, dove ancor oggi si costruiscono le gondole, e sono più di mille anni che la gondola è la tipica ed insostituibile imbarcazione veneziana.

 Per la sua realizzazione servono tredici qualità di legni diversi, e molta maestria e gondola con felze 3.jpgprofessionalità. Il nome di questa imbarcazione proviene dalle immagine di gondola coperta.jpgIsole Greche, per cui dal greco antico ” Kondis” = conchiglia o dalla barchetta dalla coda corta ponte di barche.jpgchiamata ” conchula”.

ferlze.jpgAngelo Partecipazio.jpgAgnello o Angelo partecipazio.jpgantica gondola 1.jpgLe antiche gondole avevano la coda più corta di quelle attuali; una leggenda racconta che nell’809 la figlia del Doge Angelo Partecipazio, Estrella, andasse ad incontrare re Pipino, figlio di Carlo Magno, su una Conchula, da quel periodo denominata Gondola.

L’impresa che si prefiggeva la figlia del Doge era di indurre il sovrano francese a desistere dall’inseguire i Veneziani ritiratisi nelle isole Realtine di Rivoalto. Il re Francese fu invece molto sgarbato con la figlia del Doge, e questa sgarbatezza gli il re Pipino.jpgPipino.jpgfu fatale.

L’assalto programmato dalle truppe di Re Pipino fu un disastro: l’armata fu travolta dall’alta marea , sommergendo la diga fatta costruire per arrivare al centro della città di Venezia. Il destino e la marea permisero di cambiare gli eventi a favore dei veneziani, che riportarono così una schiacciante vittoria sui nemici francesi, ed il canale venne chiamato Canale dell’Orfano.

La leggenda narra anche del finale tragico per la giovane Estrella, che mentre approdava nella zona di Rivoalto, tra le grida festanti dei vincitori, una pietra lanciata per errore da una catapulta cadde Ponte nuovo di Rialto.jpgsulla gondola della ragazza che venne sbalzata  in acqua e sparì tra i flutti, senza più riemergere.

Stemma del Doge.jpgvista del Canal Grance al tempo di Estrella Partecipazio.jpg43%20Canaletto%20-%20il%20Canal%20Grande%20dal%20ponte%20di%20Rialto%20versco%20ca%27%20Foscari.jpgNel punto ove scomparve nacque l’attraversamento traghettale prima, ed il ponte di Rialto dopo.

Ogni famiglia nobiliare aveva le gondole decorate con i colori del Casato; il disegno dello stemma veniva posto sopra lo schienale o sopra il felze (la copertura che si usava per tutte le gondole, come ho già scritto in precedenza e il cui nome derivava dalle antiche coperture delle imbarcazioni fatte di frasche di felci).

Con un provvedimento del Senato dell’8 ottobre 1562, a causa della peste che stava uccidendo decine di migliaia di persone, fu fatto obbligo di dipingere le gondole di nero, in sergno di lutto.

Questo decreto venne nuovamente riconfermato nel 1633. Da allora le gondole sono rimaste nere.

vecchia gondola.jpgSi suppone che nel 1560 a Venezia solcassero la laguna più di diecimila gondole, tutte con il felze smontabile.

 

Giu 27, 2009 - Misteri, Templari e Rosa Croce    Commenti disabilitati su I Rosacroce a Venezia: Realtà o Leggenda?

I Rosacroce a Venezia: Realtà o Leggenda?

I 4 Mori.jpgVenezia, la porta della via della seta e delle spezie coltivava moltissimo i rapporti con l’Islam. Fin dall’828 vi fu uno stretto scambio di informazioni culturali, d’arte e mercato di oggetti pregiati.

 Vi sono numerose tracce di questi rapporti, che coinvolgevano naturalmente anche le scienze e le arti cosidette magiche, giacchè l’Islam ereditava le antiche pratiche “magiche” degli antichi egizi e dei popoli che li avevano preceduti su questi sentieri: basta guardare i 4 Mori a lato della Porta della Carta, a Palazzo Ducale, in cui sono raffigurati Diocleziano, Malerio, Massimiliano e Costanzo, e leggere sotto, alla base, un cartiglio con la scritta in veneziano arcaico: Uomo faccia e dica pure ciò che gli possa e  veda ciò che può capitargli. Interessante è anche il quadrante dell’ orologio della Torre, con i simboli dello zodiaco.

Certo è che, come racconta una leggenda un saggio gnostico alessandrino, Ormus, nell’anno 46 d.c.  si convertì al Cristianesimo assieme a suoi sei discepoli per opera di S. Marco, divenuto poi  il Santo Protettore della Serenissima, fondando una religione  cristiana  in cui  confluivano anche  i misteri egiziani:   religione che rimase nascosta ai più fino all’anno 1407, quando un pellegrino Tedesco, Christian Rosenkreuz (1378-1484) tornato  in Germania dopo un suo pellegrinaggio in Terrasanta, dove avrebbe chymhoch.jpgstudiato occultismo, fondò nel 1407 l’ordine cosidetto dei Rosacroce.

Secondo altre voci il RosenKreuz non era il fondatore , ma solo l’ultimo gran maestro di quella religione segreta e legata all’esoterismo fondata appunto da Ormus. Personaggi famosi a cui venne attribuita l’appartenenza all’ordine vi furono Leonardo da Vinci (1452-1519), Paracelso ( 1493 -1541 ) Nostradamus (1503 -1566) , Giordano Bruno ( 1548-1600), Galileo Galilei (1564 – 1642) Goethe e Mozart la cui opera Il Flauto Magico viene a volte interpretata come un’allusione appena velata ai riti iniziatici, ed almeno tre di questi adepti hanno soggiornato a Venezia, sebbene a pochi anni di differenza, ma frequentando i medesimi ambienti.

Il simbolo dell’ordine è una croce con al centro una sola rosa rossa. Esistono varie interpretazioni. una si riferisce all’evoluzione spirituale dell’uomo: la Croce ne rappresenta il corpo fisico e la rosa la personalità psichica e mentale in sviluppo, come la rosa che si apre lentamente alla luce.

Riguardo i numeri la simbologia dei Rosacroce  fa riferimento   al 7, l’8. l’11 e il 13, o i multipli dell’11. Nell’alfabeto ebraico il numero 5 richiama la quinta lettera dell’alfabeto, il cui simbolo è una rosa ed una croce.
Apr 30, 2009 - Alchimia, Esoterismo, Personaggi    2 Comments

Il primo alchimista a Venezia

imagesCAZIL914.jpggualdigrande.gifL’alchimista più noto, addirittura leggendario appartenente ai Rosacroce, maestro di Cagliostro ed amico del Conte di Saint Germain, noto come Federico Gualdi, durante il suo soggiorno a Venezia (1650-1682) lasciò il suo segno.

Poliglotta, matematico, astronomo, nel 1662 progettò uno sbarramento mobile nella laguna.

Era considerato come possessore dell’elisir di lunga vita. Raggiunta l’età presunta di 200 o 600 anni, il suo aspetto era quello di un uomo di 40 anni, così come ne testimonierebbe  un ritratto dipinto da Tiziano.

Si attorniava da artisti, studiosi, matematici italiani, francesi e tedeschi, ed una cerchia di discepoli.

imagesCAFZMPNH.jpgIl più noto tra questi Francesco Marin Santinelli, facente parte della corte della regina Maria Cristina di Svezia, che pubblicò con lo pseudonimo di Fra Marcantornio Crossalane Chinese, la lux obnubliterata supte natura rifulgens /1664) tradotta in Francese con il tiolo” La lumiere sostant par soi-meme des tenebres “.

Il modello di questo scritto era la Phylosiophy Hermetic del Gualdi,

Gualdi fu considerato uno dei capi dei Rosacroce  d’oro (ordine fondato di Germania nel 1542) ed in conformità agli statuti dell’ordine si dedicava all’alchimia, alla creazione di spiriti familiari e homuncoli, alla fabbricazione di medicinali ed elisir.

imagesCAX3YE61.jpgimagesCAE4JJY1.jpgimagesCAJATY3Y.jpgimages.jpgimagesCA90TSXA.jpgOggetto d’indagine da parte del Santo Uffizio di Venezia (1676) che comunque non sfociò in un processo, fuggì e ricomparve in imagesCAA9SHUZ.jpgGermania nel 1716.

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