Browsing "Società veneziana"

Banchetti nella Venezia del 500

Con la scoperta dell’America, con le nuove rotte  il declino della Serenissima era già iniziato, ma forse per questo motivo ,l’apice della cultura, a  Venezia , simbolo e modello  in Europa , è al massino. Siamo nel 1500.

E questa città, questo modo di vivere e di pensare fa legge in Europa, dal mondo dell’arte, della cultura, del gusto e del saper vivere.

banchetto.jpgattreezzi del rinascimento in cucina.jpgConvito in casa Levi.jpgLe nozze di Cana.jpgI suoi artisti riprendono nelle tele la magnificenza ed il lusso, quasi sfrenato, della vita veneziana: Paolo Veronese, nelle due tele oggi al Louvre di Parigi, rappresentanti le ” Nozze di Cana, ed il ” Convito in Casa Levi” nelle Gallerie all’Accademia di Venezia, mostra non solo lo sfarzo dei costumi dell’epoca ma anche la grande eleganza della tavola  imbandita.

Doge Andrea Gritti.jpgmARIN SANUDO.jpgMarin Sanudo, nominato storiografo ufficiale della Repubblica ad honorem,.non esita ad elevare alla dignità della storia alcune liste conviviali. Ecco come riferisce la lista vivande servita per un banchetto  offerto dal Doge Andrea Gritti (doge dal 1523 al 1538):

” data l’acqua delle mani …vennero li servi con lo scalzo et comenzò il pranzo: Colombini et figadelli con con il suo saor in taze; polastri a guazeto in scudele; rosto de polastri; cavreti et nomboli in piati et limoni in acqua in scudelini: fasani rosti con fava et bisi; do man de torte, una nera e l’altra bianca taiate su li taieri d’arzento; caponi lessi con apparecchiar tavole a Venezias.jpgbanchetti a Venezia.jpglingue salade; vedelo et cavreto leso, con salami et herbe oliose; un’altra man de rosto de vedelo et caponi; ovi batui con late, scalete et marzapani<, formazo parmesan, naranze, ceriese, mandole, pignocade….”

pentole a Venezia nel 1500.jpgmenu del 500 asVenezia.jpgfagiani.jpgPompeo Molmenti.jpgAnche il Molmenti sottolinea queste caratteristiche dei banchetti cinquecenteschi: ” E pari allo sforzo delle feste, scrive, erano quelle dei banchetti.

medievali banchetti.jpgPaolo Paruta.jpgElena Lucreza Cornario Piscopia.jpgsalumi.jpgcucina nel rinascimento a Venezia.jpgInsegnava Paolo Paruta, che la magnificenza che è nobile virtù, non fa di sè degna qualunque operazione, onde ella non ha occasione di spesso dimostrarsi,  ma in quelle cose solamente si adopera, le quali raramente si fanno. E tra le cose ove convienensi spendere, senza avere considerazione della spesa, Paruta annovera  i conviti, ” che a pranzo.jpgPernici.jpgquesto tempo possono reputarsi feste magnifiche, giacchè l’arte raffinata della cucina si univa al lusso della tavola, in modo che non soltanto si riusciva a di Paolo Paruta.jpgHistoria Veneziana di Paolo Paruta.jpglibro di Paoo Paruta.jpgsolleticare il palato, ma altresì si appagava l’occhio dei commensali.

 

 

Dic 6, 2012 - Arte, Arte e mistero, Chiese, Leggende, Luoghi, Misteri, Personaggi, Religione a Venezia, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Il miracolo di S. Marco a Venezia: il ritrovamento delle reliquie!

Il miracolo di S. Marco a Venezia: il ritrovamento delle reliquie!

23-Tintoretto-il-trafugamento-del-corpo-di-San-Marco.jpgtrafugamento_corpo_san_marco.gifTutti, bene o male, conoscono la storia del’arrivo delle reliquie di S. Marco a Venezia: furono due mercanti, Rustico da Torcello e Bono da Malamocco, che trafugarono le spoglie ad Alessandria, e celato in una cesta contenente carne di maiale, considerata impura dai musulmani, venne portato a Venezia.

Sembra comunque che Venezia fosse la meta finale del corpo di questo Santo, che giunto a Roma assieme all’Apostolo Pietro venne da questi inviato in Italia Settentrinale: ad Aquileia Marco convertì Ermagora, che poi divenne primo vescovo di quella città, quindi, partito per destinazione Alessandria d’Egitto venne costretto da una tempesta ad approdare alle isole Realtine, il fulcro della nascente Venezia. Addormentatosi egli sognò un angelo che gli diceva ” Pax tibi Marce, evangelista meus”, e gli promise che in quell’isola egli avrebbe riposato fino all’ultimo giorno.

L'arrivo dell spoglie di S . Marco a Venezia.jpgIn seguito raggiunse Alessandria ,dove dopo essere diventato vescovo, subì il martirio che lo portò alla morte il 25 aprile  de 78 circa. Ed è qui, appunto, che i mercanti veneziani presero il suo corpo e con astuzia, lo portarono a Venezia.

Era l’829, e l’onore di poter ospitare le spoglie di un evangelista spinse lo stato veneziano a costruire una degna chiesa per poterlo ospitare ed esporre al culto di tutti i veneziani: S. Marco è quindi anche il patrono dei cestai, visto l’insolito mezzo con cui venne portato nella Serenissima.

Nel 1063 ebbe inizio la costruzione della chiesa, che subì, purtroppo, un incendio, tanto che l’edificio venne ricostruito….e nel 1094 era finalmente pronto per essere consacrata a Dio e a S. Marco.

300px-Basilica_de_San_Marco.jpgPurtroppo però, durante i lavori di restauro, si scoprì che la teca contenente la preziosa reliquia era scomparsa: questo provocò grande cordoglio dal Doge alla popolazione veneziana: vennero organizzate novene, preghiere, processioni e invocazioni al Divino per poterla ritrovare.

Il 25 giugno 1098, giorno della consacrazione, accadde un miracolo rimasto negli annali di Venezia, ma raccontato in modo diverso: sembra che nel momento culminante della celebrazione da una colonna della Basilica apparve un braccio, ad indicare il luogo tanto cercato; altri raccontarono che apparve il Santo in persona, ma Giacomo Casanova racconta, nelle sue memorie, che sulla colonna contenente i sacri reperti apparve l’immagine del Leone alato, simbolo proprio di S. Marco.

Tintoretto il rirovamento delle relkiqie.jpgSan Marco.jpgComunque sia, subito dopo si provvedette a forare la colonna indicata, e miracolosamente le reliquie  riapparvero: come racconta Casanova, fu così che la Serenissima salutò S. Todaro, per affidare le sue fortune e il suo orgoglio all’evangelista. Per secoli S. Marco venne così festeggiato il 25 Aprile, (giorno della morte) e il 25 giugno, giorno del suo miracoloso ritrovamento, con la medesima pompa ( Venezia curava con fasto e con solennità le proprie cerimonie).

Ora si festeggia soltanto il 25 aprile, ma con entusiasmo e con una tradizione straordinaria, dolce e romantica che rendeva e tutt’ora rende omaggioi alle donne veneziane, ma di questo vi parlerò il 25 aprile.

L’alchimia e la mitologia in Chronos a Venezia a Palazzo Bembo-Boldù.

Campiello S. Maria Nova.jpgChronos.jpgNella serie meravigliosa di costruzioni e chiese che si possono ammirare a Cannaregio, , dopo avere visitato  S. Maria dei Miracoli, proprio poco più avanti, subito dopo il ponte di S. Martia Nova,  girando nella prima calle a sinistra ci troviamo in Campo di S. Maria Nova,luogo delizioso , e, se alziamo gli occhi , ci accoglie festosa la magnificenza di Palazzo Bembo-Boldù : Splendida la costruzione che sorprende chi lo guarda con una statua , in una nicchia a forma di conchiglia di S. Giacomo , segnale tra gli alchimisti rosacrociani della ricerca della conoscenza e da questa dell’evoluzione della natura e dello spirito umano,  di un uomo tozzo, peloso e quasi animalesco, che regge davanti a se il disco del sole.

saturno-01.jpgE’ l’immagine di Chronos ( o Saturno), il Dio del tempo, quello stesso Dio che mangiava i propri figli appena nati, a cui Rea, sorella e moglie nascose Zeus. Questi,  una volta cresciuto lontano, tornò dal padre, gli fece bere una pozione per cui Chronos vomitò tutti i figli mangiati ( gli altri dei), per poi ucciderlo.

Il simbolismo è chiaro: la nascita del tempo, ma anche l’evoluzione che viene cadenzata dal sorgere del sole, ed al suo tramonto, per poi rinnovarsi ancora ed ancora, in una sorta di eternità nel cambiamento e nel procedere con l’evoluzione.

La statua venne ordinata e posta da Giammatteo Bembo, nipote del celebre Pietro Bembo, che fece inscrivere in latino questa frase: Finchè girerà questo (cioè il sole) Zara, Cattaro,Capodistria, Verona, Cipro, Creta, culla di Giove, faranno testimonianza delle mie azioni.

3579293-Basement_of_the_statue_three_faces_Venice.jpgPalazzo Bembo Boldù in Campiello S. Maria Nova.jpgLa mitologia, i simboli alchemici, e le tre teste, sotto i piedi di Saturno -Cronos , a ricordare l’egemonia di Venezia sui popoli del mediterraneo legata proprio alla concezione rosacrociana che dal primitivo ( l’uomo peloso come viene raffigurato Saturno) con l’evoluzione del tempo ha portato e avrebbe continuato a portare l’espansione non solo politica, ma anche  e sopratutto culturale di questa Repubblica che fu culla delle comunicazioni, della scienza, delle arti e del culto della giustizia!

Alchimisti e Maestri Vetrai a Venezia

 

imagesCAJ0YBL9.jpglibro alc.jpgE’ esistito un intreccio tra l’alchimia dei Rosacroce e la filosofia, fin dal medio evo.

 imagesCAYYPXFT.jpgimagesCAUSKY0D.jpgMolto probabilmente i primi alchimisti che esercitarono a Venezia fecero parte della Corporazione dei Vetrai. Questa si era costituita a Venezia nel 1255, e poi fu trasferita a Murano per evitare incendi che, con i imagesCAEYTK50.jpgtetti in paglia, imagesCA5BDT15.jpgimg_sforzinda.gifsarebbero potuti essere  numerosi.imagesCAEVEI22.jpgimagesCAIQO47M.jpgimagesCAGUCW0M.jpg Amico e frequentatore di uno dei più noti vetrai, Angelo Barovier, era Paolo Godi, un alchimista famoso Specchio.jpgil quale gli insegnò diverse formule per la formazione della pasta di vetro, dei colori, delle luminescenze ed opacità.

Più avanti gli altri componenti della corporazione si cimentarono anche nella costruzione di specchi, legati anch’essi ad una tradizione rosacrociana.

 

John22.jpgNel 1317 venne emanata da Papa Giovanni XXII la bolla “Spondent Pariter” che ammoniva contro l’esercizio e l’uso dell’Alchimia , la quale rimase comunque oggetto di conoscenza anche per il Papa, del  quale venne pubblicato  postumo, nel 1557 il  trattato “Ars Trasmutatoria”.

Nel frattempo, nonostante la legge promulgata dal Consiglio dei 10 il 17.12.1488 che vietava severamente lo studio e la pratica dell’Alchimia, venne creata a Venezia una società segreta alchemica, chiamata Voarchadumia, attiva tra il 1450 e il 1490. Questa aveva ramificazioni internazionali, tra i membri più conosciuti Sir George Ripley.

 Il  sacerdote veneziano Giovanni Agostino Pantheus pubblicò il trattato “Voarchadumia, l’oro dei due rossi e della cementificazione perfetta, dedicandolo al doge Andrea Gritti. Pantheus dedicò inoltre un trattato ad un suo amico polacco Hierosky, grande conoscitore di testi alchemici.

Le opere di Pantheus crearono per la prima volta un sincretismo tra Alchimia e Kabbalah.

Nel 1585 il nobile veneziano Francesco Malipiero venne condannato a morte per magia, stragoneria ed alchimia.

Nello stesso periodo un alchimista al servizio di Enrico I di Buglione ottenne dallo stesso, dopo avergli trasmesso una ricetta per fare l’oro, un finanziamento per andare ad un convegno di alchimisti a Venezia.

lavorazione del vetro di Murano.jpgbotiglie.jpgUomini all’avanguardia, artigiani attenti e chimici sopraffini che conservarono per secoli i loro misteri, gettando nella laguna le prove mal riuscite di colori o lavorazioni: tutt’ora, nonostante lo svilimento di certe “cose che nanche lontanamente si avvicinano agli originali” vengono proposte da qualche bancarella (magari abusiva), opere d’arte di incredibile raffinatezza ed eleganza vengono prodotte ancora a Murano, proseguendo un’arte che è unica e che deve essere protetta ed aiutata.

 

Nov 1, 2012 - Personaggi, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Le ore ai tempi di Casanova: un metodo tutto veneziano di calcolare il tempo.

Le ore ai tempi di Casanova: un metodo tutto veneziano di calcolare il tempo.

Giacomo Casanova 4.jpgJereome Laland.jpgBasta leggere attentamente l’autobiografia di Giacomo Casanova per scoprire usanze diverse da quelle attuali, ed alcune anche molto simili, ( la descrizione del letterato, imbroglione, mezzo stregone e anche istinitivamente medico, antesignano dell’uso dei preservativi che utilizzava all’epoca), per rendersi conto della differenza che fino alla fine del 1700 c’era nel calcolo e la denominazione delle ore a Venezia ed anche in Italia.

La testimonianza più sconosciuta ma curiosa si deve a Jerome Laland che nel suo “Vojage d’un francois en Italie (vol.7) (1755-1756) racconta dell’usanza di contare le ore in Italia, nonostante gli orologi, che probabilmente si lalande.jpgadeguavano a tali usanze, visto che consideravano  visibilmente dall’una alle ventitre, e trovò una logica in tutto questo poichè venivano considerate come ore valide alla società quelle che, grazie alla luce del sole, erano destinate al lavoro delle persone.. ore di luce, ore di lavoro,,e poi la notte, senza orari e senza limiti..per poi rinnovarsi i lividi bagliori  dell’alba.

orologio di Venezia.jpgIl segreto stava nel considerare da quando partiva l’una, e quando finivano le ventiquattrO: il concetto di orario veniva definito in base alle ore di luce, quando era possibile vedere, e lavorare. Dopo il tramonto del sole, da mezz’ora a quarantacinque minuti dopo , in base alle stagioni, calavano le tenebre: ed ecco che allora venne considerata l’ora zero da questi momenti, legati al tramonto, e conseguentemente al battere delle campane l’Ave Maria”.

Casanova 1.jpgCasanova.jpgtorre-orologio2.jpgPer cui, regolandoci a Venezia spesso il mezzogiorno odierno veniva considerato alle ore 19. Capitava che la mezzanotte veneziana veniva battuta alle nostre attuali 7,45. Ecco che allora l’ora zero cambiava  continuamente : a Gennaio veniva considerata alle 17 attuali, a Febbraio alle 17,45, a marzo alle 18,30, aD aPRILE ALLE 19,30, MAGGIO, 19,45. gIUGNO 20,15, luglio alle 20,17, AD Agosto 19,30, a Settembre 18,30. ottobre 18.50. novembre 16,50 e a Dicembre alle 16,45.

Poi, alla fine del 700 anche l’Italia e Venezia, nella fattispecie, si adeguarono ad un nuovo calcolo del tempo codificato, con ventiquattr’ore suddivise in dodici diurne e dodici notturne, denomonato sistema europeo.

Tanto c’è ancora da conoscere e da scoprire delle consuetudini e della cultura di questa meravigliosa città-Stato che, attraverso i suoi straordinari artisti, scrittori, poeti, musici ci ha lasciato una testimonianza della sua eclettica, unica e fantastica capacità di codificare e vivere la sua vitsa e quella dei suoi abitanti.

Il Palazzo degli eretici a Venezia: fucina delle scienze

Palazzo Ducale.jpgLa Venezia del seicento si trovava in politica internazionale a dover prendere gravi prese di posizione da altre potenze europee: innanzi tutto dallo Stato Pontificio, la Spagna e gli Asburgo che sentivano l’esigenza di estendersi verso il mare.

Il mito di Venezia, vista la spettacolarità delle sue cerimonie ( da riferirsi all’aspetto Bizantino della Repubblica)  affascinava le altre nazioni, tanto che lo scrittore francese Jean Bodin arrivò a scrivere: a Venezia, la douceur del libertè ….est plus grande…qu’en lieu du monde”.

San Lorenzo Giustiniani.jpgMa questo non poteva nascondere l’impegno spirituale e religioso che la Repubblica aveva espresso dai tempi ancora di San Lorenzo Giustiniani e Vincenzo Querini, e poi infine con Gaspare Contarini, il più fervido di tutti, nel primo cinquecento, verso una riforma cattolica poco prima della clamorosa rottura di Lutero.

La via di Lutero doveva portare alla scissione della Chiesa, quella di Contarini sboccò necessariamente nella riforma cattolica: Contarini era laico e per lui la riforma della chiesa  consisteva nel rinnovamento degli uomini secondo lo spirito della verità e di Grazia.

Paolo Sarpi.jpgdoge Nicolò Contarini.jpgL’episodio sorto per l’arresto di due sacerdoti macchiatisi di reati comuni portò all’interdetto della Repubblica di Venezia ed alla fiera protesta del doge Leonardo Donà, nella linea indicata con energia dal sacerdote Paolo Sarpi e costituì una miccia su una antica e latente condotta di tensione in campo politico tra lo Stato Pontificio e la Serenissima.

teatro anatomico.jpgFabrici d'Acquapendente.jpgLeonardo Donà.jpgEd in questa atmosfera e linea di pensiero, completamente laico, che si ritrovarono le migliori menti italiane: alcuni insegnanti presso l’Università di Padova, come Fabrici d’Acquapendente che fu uno dei pionieri dello Studio dell’Anatomia e che fece costruire il primo teatro anatomico, all’Università, ideato dallo stesso Paolo Sarpi, Galileo Galilei che per diciotto anni insegnò anch’egli a Padova (dal 1592 al 1610).

E nel Palazzo sul Canal Grande a San Luca Andrea e Nicolò Morosini crearono Palazzo Contarini Martinengo.jpgun luogo di incontro di primissimo piano: Palazzo Martinengo,ora Giovanni Fraqncesco Sagredo.jpgsede dell’Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di Venezia, in stretto rapporto con la cultura francese. Tra i frequentatori si contano Paolo Sarpi, Leonardo Donà, Nicolò Contarini, Giovanni Francesco Sagredo, uno degli interlocutori del Dialogo dei massimi sistemi di Galileo, che rappresentava ” Messer Buon Senso” e Galileo Galilei. In una sua lettera indirizzata al Granduca di Toscana Cosimo II, poco prima di diventare cieco, Galileo Galilei scrisse tra l’altro: ” siccome io son pieno d’infinito stupore, così infinitamente rendo grazie a Dio che si sia compiaciuto di far me solo per primo osserevatore di cosa così ammiranda ,a tutti i secoli occulta”.

Giordano Bruno.jpgGaspare Gozzi racconta che nel 1592 vi era capitato anche Giordano Bruno, ed egli non aveva certamente tralasciato di parlare dei fatti francesi per cui allora aveva vivo interesse°

° G. Gozzi ” il doge Nicolò Contarini” Venezia 1598: per un’ampia documentazione sulle riunioni accademiche di scienze e letteratura che si tenevano nell’ammezzato del Palazzo di Andrea Morosini, senatore della Repubblica e insigne storiografo, si veda l’articolo: Un ridotto scientifico di Venezia  al tempo di Galilo Galilei” di Antonio Favero all’archivio storico , Venezia 1898, pag. 189.

Nel processo per eresia svoltosi a Roma, Giordano Bruno ammise di aver partecipato alle riunioni culturali nella ” Casa di S.Luca sul Canal Grande di Andrea Morosini  e di aver “ragionato” su alcune librerie veneziane.

Gioedano Bruno 1.jpgA Venezia ebbe occasione di scrivere alcune sue opere, tra cui ” Le sette arti liberali ed inventive”.

libro di Galilei.jpgGalileo Galilei.jpgcannocchiale.jpgGCannocchiale di Galileo.jpgalilo Galilei ebbe l’opportunità di presentare il suo primo cannocchiale proprio sul Campanile di San Marco, a Venezia: egli presentò un ” nuovo artefizio di un occhiale canato, che permette di avvicinare gli oggetti, tanto  che ” quello che è distante nove miglia ci apparisse come se fosse lontano un miglio solo, cose che per ogni negozio ed impresa marittima, o terrestre, può essere di giovamento inestimabile; potendosi in mare a assai maggior lontananza del consueto scoprire legni, et vede dell’inimico, si che per due hore, et più di tempo possiamo prima scoprir lui, che egli scopra noi: (Archivio di Stato  giugno, luglio, agosto 1609.

 

 

 

Ott 29, 2012 - Arte, Arte e mistero, Luoghi, Mestieri, musica, Musica venexiana, Personaggi, Religione a Venezia, Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su La cappella di S. Marco a Venezia e la nascita del melodramma.

La cappella di S. Marco a Venezia e la nascita del melodramma.

cappella a San Marco.jpgcantgori a San Marco.jpgNel 1500 il teatro, assieme all”architettura, la pittura e  la scultura, erano le arti più seguite ed amate a Venezia, alla quale, verso la fine del secolo si aggiunse anche la musica.

L’immagine del Giorgione suonatore di liuto nei concerti campestri  delle Veneri di Tiziano accanto alle melodie dell’organo restano emblemi della civiltà del Rinascimento a Venezia:il legame delle arti con la musica , nella composizione unitaria del melodramma, costituisce la sintesi Giovanni_Gabrieli.jpgGiorgione-tre-filosofi.jpgmusica.jpgdeterminante di tutto lo sviluppo del Rinascimento a Venezia: le arti figurative, la scenografia e la letteratura fatta sopratutto di immagini e di sentimenti, si trasformano d’incanto nell’unità suprema, inafferrabile e aerea della musica, nella tendenza sopratutto a trasfigurare la passione nell’esaltazione lirica più sognante che realistica, nella declamazione che si abbandona con piacere all’oinda del sentimento e delle tenerezze affettive.

La musica a Venezia aveva il proprio centro nella Basilica di San Marco : il servizio più curato e costoso per la basilica era quello della cappella ducale, ritenuta sempre il centro più importante artistico della Repubblica.

Angelo mnusicante di Giovanni Bellini.jpgangelo musicante.jpgI libri delle spese della basilica di S. Marco riportano delle cifre enormi per i maestri di cappella, per i cantori ed i suonatori di strumenti. Gli asrtisti che ne facevasno parte eerano alle dirette dipendenze dei tre più importnti procuratori  di S. Marco che avevano la responsabilità della Piazza e della Basilica, tanto più che il doge era las suprema autorità di questi luoghi che gli appartenevano di diritto.

La regolazione diretta del governo dogale  anche dello stesso servizio liturgico, diede alle composizioni sacre di S. Marco
una larga indipendenza di cui la Serenissima era gelosa e che era riconosciuta in parte anche da Roma.

La storia della musica nel contesto della storia della civiltà di Venezia e fu veramente importante e determinata dalla scuola marciana per la musica strumentale e per la creazione di un nuovo genere tanto fortunato a Venezia: il melodramma.

Giorgione-tre-filosofi.jpgsuonatrice.jpgLa presenza frequentissima degli angeli musicanti nella pittura veneziana su tavola e ad affresco dal trecento al quattrocento proviene dalla costante rappresentazione della musica in quest’epoca, essa viene intesa con un senso soave di magia e quindi per la sua dolcezza trasferita agli angeli, come qualcosa che non appartiene alla sfera terrestre ma la sfiora appena e ha il potere di avere un’immagine di quella celeste.

Quando la musica è investita dalla forza del pensiero umanistico , alla fine del quattrocento, s’avverte il trapasso anche in pittura:  “S. Agostino 1806-Giovanni_Bellini_-_Pala_di_St_Giobbe.jpgmusica 1.jpgnello studio” nella Scuola di S. Giorgio degli Schiavoni , eseguito da Carpaccio nel 1502 è circondato da preziosi manoscritti miniati, dalle statue rinadscimentali e gli innumeerevoli oggetti che denunciano la disposizione della mente alla ricerca umanistica, ed ha i suoi piedi due partiture musicali, di cui una di carattere profano e l’altra di carattere sacro. Quella di carattere profano , che cominciava già a diffondersi nelle prime opere di stampa di Ottavio Petrucci, potrebbe coinsiderarsi una primizia del genere strumentale tipicamente veneziano.

musica 2.jpgmusica.jpgVittore_Carpaccio_Agostino-1024x677.gifArte, pittura e musica alla base della cultura del popolo veneziano e che ha permeato completamente la natura di questa città.

 

 

Ott 23, 2012 - Arte, Mestieri, Società veneziana, tecnologia, Tradizioni    Commenti disabilitati su Le uniche e meravigliose barche di Venezia.

Le uniche e meravigliose barche di Venezia.

barche veneziane1.jpgvenezia14.jpgVenezia, città nata sulla sua laguna, aperta al mare, ed espansa nel Mediterraneo, in Oriente, ma anche nei mari del Nord, grazie alla capacità dei suoi artigiani e maestri d’ascia, lavoratori dell’Arsenale che seppero  costruire navi moderne e veloci all’epoca, era ed è tutt’ora una città che vive nell’acqua, per cui i suoi mezzi di trasporto, proprio per le sue particolari caratteristiche, variavano a seconda delle necessità e delle esigenze di un nucleo abitativo ed importante suddiviso tra varie isole.

Per questo motivo i mezzi di trasporto utilizzati, tra sestieri ed isole, erano vari e diversi. Abbiamo parlato delle gondole, che erano mezzi cittadini, servendo le due rive del Canal Grande ed i rii, inoltrandosi, agili e svelte , sotto i ponti, approdando a rive definite, un pò tra gli autobus e i taxi delle altre città, a parte la funzione, con il felze alzato, di nido per coppie che volevano amoreggiare, o come banchi da gioco!)

maestri_d_ascia_300x200.jpgMa un centro così vivo e pulsante aveva bisogno, per i trasporti di  derrate alimentari provenienti dalle isole che attorniavano la laguna…S. Erasmo, Mazzorbo, etc.o elementi necessari per la vita quotidiana, come il carbone (vedi Riva del Carbon da un lato del Canalazzo) o riva della Paglia, o quella del vin …. di barche fatte apposta per navigare i bassi fondali della laguna, per cui fondo piatto, e, a prua e a poppa una piccola copertura che serviva a rinforzarle oltre che essere usate come ricovero di attrezzi, oltre al “trasto” l’asse di legno che lega i due fianchi.

Costruite anch’esse negli squeri, e sagomate da abili maestri d’ascia chiamati “squeraroli”, ed i remi poggiavano sugli scalmi chiamati forcole, e i remi venivano condotti con la famosa voga ala veneta, un sistema per cui anche una sola persona poteva, da poppa guidare la barca.

sandoli 1.jpgsandolo.jpgOra queste barche sono fornite di motori fuoribordo: i nomi e le frunzioni sono diversi: topo, sàndolo, batèla, sampierota, mascareta, sciopon, caorlina. I loro ricoveri sono le cavane, quando si tratta di costruzioni coperte, o stazi acquei, quando sono ancorate all’aperto.

Il sandolo è una delle piu comuni barche per il trasporto di merci, ora utilizzato anche per la pesca e per le regate. E’ una mjaestrui d'ascia 2.gifsandolo-barcariol.JPGbarca slanciata e leggera,la prua ha un’asta di protezione che finisce con una specie di punta a forma di ricciolo o di oliva. Di solito è di color legno, a volte azzurro, mentre il sandalo del barcarol è nero come le gondole e addobbato con poltroncine  e finiture metalliche  ed è utilizzato per il tresporto di persone, sopratutto turisti.

La sampieròta, originaria di S. Pietro in Volta, veniva e viene usata per la sampierota.jpgsampierota 1.jpgpesca, ed è una barca spaziosa e robusta. E’ lunga tra i 6 e i 7 metri, ed è in genere colorata di azzurro, giallo, rosso e bianco, oppure con vari accostamenti di colori. Viene poi la Mascareta, che tutti coloro che seguono la regata storica di Venezia, possono ammirare perchè è proprio con queste barche che si sfidano le donne alla voga alla veneziana utilizzando la leggerezza e l’agilità di questa barca tipicamente e meravigliosamente veneziana.

topo-Marcantonio%20a%20vela.jpgTopo-Marcantonio'-1.jpgEd il topo (con il motore mototopo) e la topa, barche adibite al lavoro pratico di trasporto o per diporto, mentre , sontuose e bellissime, adibite al trasporto di passeggeri , specialmente per le gite lungo i fiumi, e quindi, le bissone, sontuose, sorprendenti per le loro decorazioni tra cui primeggiava il bucintoro, òla barca sonhtuosa del doge.

E la fastosa regata storica rende omaggio a mascareta.jpgMascarete.jpgbucintoro.jpgbucintoro 1.jpgcaorlina.jpgquesti mezzi di trasporto che fanno parte integrante della vita dei veneziani, che l’hanno resa forte, importante, e che contribuiscono, tutt’ora , alla funzionalità e alla realtà di una città così unica, così particolare e composita come nessun’altra al mondo!

 

 

Lo spirito veneziano nel Listòn

liston.jpgriva_degli_schiavoni_hi.jpgIn tutti i paesi del mondo c’è sempre stato un luogo dove i giovani andavano o continuano andare a passeggiare, uomini con uomini, e donne con donne, specialmente nei giorni di festa, per poter fare nuove conoscenze,  visto che non era cosi’ facile conoscere o almeno rapportarsi con persone di sesso diverso , nel contesto di regole sociali molto legate  ad una struttura che poneva la conoscenza tra ragazzi e ragazze, finalizzata a fidanzamenti e conseguentemente a matrimoni.

Specialmente nel meridione questa regola sociale veniva chiamata ” liston di favretto.jpgstruscio”, mentre a Venezia , considerata la “morale” e la laicità di questa meravigliosa città, questo rito veniva chiamato ” il listòn”.

Nella Serenssima i rapporti tra uomini e donne erano privi di ipocrisia, non legati a regole dettate dalla Chiesa dell’epoca, regole dettate da una terribile limitazione della normale esigenza di sensualità che invece venne sempre riconosciuta e vissuta con malizia, con gioia e con consapevolezza, liston in piazza S. Marco.jpgspecialmente da parte delle donne veneziane , donne assertive, vere, libere ed aperte al mondo, come la società, lo Stato di cui facevano parte.

I luoghi di incontri e di “parate”nacquero prima in Campo S. Stefano, nel 1500, e la definizione di “listòn” nacque dal fatto che il percorso in questo campo, ancora prato erboso, era tagliato da una pista (lista) in pietra d’istria  su cui le dame e i cavalieri potevano passeggiare senza insudicare le scarpe, per poi, in attimi di pausa, potersi accomodare in sedie, naturalmente a pagamento, per continuare un gioco di seduzione e di divertimento. Ciò Zattere a Venezia.jpgaccadeva nei giorni festivi e soprattutto nel periodo di Carnevale.

Queste passeggiate cominciavano in tarda serata e si protraevano fino all’alba, e  continuavano questa serie di incontri e passeggiate anche all’erberia a Rialto.

Altri luoghi testimoni di quella “movida veneziana” furono Piazza S. Marco (dove le sedie venivano affittate per cinque soldi) le Zattere, le Fondamente Nuove, la Riva degli Schiavoni: l’immagine di cavalieri incipriati e di dame, riccamente vestite, scollate e decorate da monili fantasiosi e preziosi, specialmente in periodo carnevalesco è testimonianza di una città viva, aperta, disinibita e assolutamente priva di ipocrisie!

erberia.png220px-Piazza_San_Marco_Looking_East_from_the_North-West_Corner_c1760_Canaletto.jpgMeravigliosa Venezia e meravigliose le donne veneziane; donne vibranti , vive, allegre e consapevoli della loro frizzante e meravigliosa femminilità in una società in cui l’uomo e la donna avevano un rapporto paritario, ed in cui il rispetto e la cavalleria degli uomini, persone intelligenti e mentalmente aperte hanno creato un equilibrio fantastico tra il maschile e il femminile…nulla di più moderno di ora, anzi, oserei dire, molto più avanti nella consapevolezza della parità e anche della differenza fisiologica tra l’uomo e la donna, ma con il profondo rispetto e riconoscimento di queste differenze che non dividono, anzi, che rendono ancor più entusiasmante l’incontro e l’attrazione !
 

 

Venezia e il capolavoro dell’arte vetraria del Rinascimento: la coppa nuziale Barovier!

250px-Barovier.jpgcoppa nuziale Barovier.jpgTra i tesori più preziosi dell’arte vetraria del rinascimento spicca, ricoverata presso il Museo del Vetro a Murano la mitica ” Coppa Barovier”: frutto dell’inventiva, delle ricerche e dell’arte di un grande maestro di quest’arte: Angelo Barovier che la creò nel 1460 circa.

Discendente del mitico Jacobello Barovier, grande artigiano vetraio (1295), venne definito dal suo contemporaneo Ludovico Carbone: optimum artificem crystallinorum vasorum”, e a lui venne attribuita  l’invenzione de cosiddetto “cristallo veneziano” un vetro particolarmente pulito e trasparente, anche grazie ad una sua composizione di una pasta di vetro chiamata calcedonio.

img_stampafornace.jpgS. Giorgio MMaggiore.jpg1974-Chiesa_di_San_Giovanni_Elemosinario-Venice-Italy.jpgUomo intelligente e curioso assistette ( secondo le affermazioni di Padre Giovanni Antonio , monaco benedettino del Convento di S. Giorgio Maggiore) alle lezioni tenute al ginnasio realtino da Padre Paolo Godi, detto il Pergolano, pievano della chiesa di S. Giovanni Elemosinario e cultore dell’arte alchemica, e che la collaborazione dei due uomini avviò alla realizzazione di vetri colorati e della loro pittura a smalto “primus et autor et inventum colorum tam insignum ac varie conunistorium, quibus hodie quoque ac vitrearii artifices Muriani utuntur”.”

coppa nuziale la parte della fontana.jpgAltre ricerche, sempre collegate a questo argomento le svolse per la realizzazione di vetri colorati da finestra. Tra le sue innumerevoli cariche: Camerlengo della comunità di Murano, lettore apostolico e segretario papale , ed infine cancelliere del Patriarca di Venezia.

Figlio della antica arte “alchemica” che gli venne tramandata dai suoi avi, che dal centro di Venezia si ritirarono in un’isola come Murano sia per timore dei possibili incendi ( i tetti di paglia delle case e dei palazzi erano particolarmente soggetti a questi eventi), ma anche consci che così isolati avrebbero potuto conservare al meglio i preziosi segreti legati alla loro scienza e alle loro ricerche.

Questa persona strordinaria venne sepolta alla sua morte nella chiesa di Fondamenta della Fornace.jpgChiesa_di_Santo_Stefano_(front)_and_the_Chiesa_di_San_Pietro_Martire_(back)_Murano-Venice.jpgCoppa-Barovier.jpgSanto Stefano a Murano, anche se la sua tomba non c’è più visto che la chiesa è andata in parte distrutta, ma il ricordo di questo uomo speciale e la serie dei suoi capolavori rimane a testimonianza di un’arte delicata, particolare e, come già detto per la Coppa Nuziale, un pezzo raro e prezioso dell’arta vetrariA!!!

Dedico questo mio scritto alla mia fantastica mamma, pittrice per piacere ma disegnatrice di mappe per lavoro, che per prima mi fece conoscere questo gioiello d’arte, orgogliosa com’era di aver contribuito con le sue decorazioni in smalto a riprodurre poche e preziose riproduzioni, naturalmente legali della splendida coppa nuziale e di cui vogilo donare l’immagine . che resprime fascino ed un’intima sensualità…dolce, piccolina, elegantissima, a cui lego quella di mio padre,  Enrico, che insieme a lei formò una coppia veneziana legata alla cultura, (avevano l’abbonamento alla Fenice, e, senza che mi rendessi conto, egli mi fece amare e conoscere l’opera lirica e la musica classica in genere. !

Di loro sono fiera e mi piace condividere questo mio orgoglio, veneziana, figlia di veneziani….allevata ed istruita in questa cultura da una coppia incredibilmente affascinante!mammma.pngbabbo.png

Pagine:«1...78910111213...24»