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I Gerosolomitani o Cavalieri di Malta a Venezia

imagesCAO6RKLR.jpgL’Ordine di Malta ha cambiato nome nel corso dei secoli e veniva chiamato in più modi contemporaneamente. Nascono col nome di Cavalieri Ospitalieri, o Cavalieri di San Giovanni o Gerosolomitani ed infine Cavalieri di Malta.

I Cavalieri di S. Giovanni appartengono ad un Ordine cavalleresco Monastico medievale, ancora esistente; anche i Cavalieri del Santo Sepolcro esistono ancora ma non hanno la stessa continuità dei Giovanniti.

Esisteva una forte affinità tra i Cavalieri Templari e quelli Giovanniti, come il coraggio, la determinazione in battaglia e lo stile di vita.

imagesCAPFAVRJ.jpgNel 1048 (alcuni dicono nel 1023) alcuni commercianti amalfitani edificarono a Gerusalemme un convento, una chiesa ed un ospedale, per la cura ed il ristoro dei pellegrini non solo cristiani, ma di qualsiasi altra religione e razza.

I monaci che per spirito di pietà erano andati in Terrasanta e si prendevano cura dei malati vennero chiamati Ospitalieri o di S. Giovanni.

In quel periodo nacquero i Templari, che avevano  come scopo preciso la difesa dei pellegrini in Terrasanta, e sulla loro scia si formarono altri ordini monastici cavallereschi, come i Cavalieri del Santo Sepolcro, ed altri ordini monastici già esistenti imbracciarono le armi e tra questi proprio i Giovanniti.

E fu proprio il Primo Grande Maestro  dell’Ordine di S. Giovanni, Frà Raymond de Puy a volere la difesa armata dei pellegrini. Ai voti tipici dei monaci quali povertà, castità ed obbedienza si aggiunse quello dello stare in armi.

Al nuovo maestro si deve l’adozione  definitiva come emblema della croce bianca a 8 punte, simbolo delle beatitudini del discorso della montagna che sancisce il cambiamento dell’ordine. Essi assunsero il saio nero degli eremiti di S. Agostino.

caval-9d.jpgRaymond li divise in tre classi: Cavalieri, che soli potevano portare le armi, Cappellani, normali monaci, e Servitori, coloro i quali si prendevano cura dei malati e dei feriti.

Scudi.jpgMalcroce_sang.gifMalcroce_osp.gifE’ a Malta che i Cavalieri presero la loro definitiva denominazione, così come il simbolo della Croce Rossa.

Dopo innumerevoli battaglie sostenute contro i Turchi, il 18 Maggio 1565 Frà Jean Parisot de la Vallette sconfisse Solimano.

Nacquè così una lega formata dalla Spagna, Venezia, la Santa Sede, il Granduca di Toscana, Genova, il Regno delle due Sicilie e l’Ordine di S. Giovanni.

Ma la vittoria più importante fu quella di Lepanto del 17 ottobre 1571. Fu così che i Cavalieri di Malta acquisirono meriti e riconoscenza da parte della Repubblica di Venezia.

Requisiti i beni dei Templari la Serenissima donò all’Ordine degli Ospedalieri di S. Giovanni quella che è tutt’ora l’attuale sede del Gran Priorato dei Cavalieri di Malta: la chiesa di S. Giovanni del Tempio, ed in calle dell’Ascensione, dove sorgeva il Convento dei Templari venne costruito nel XIV secolo un albergo, albergo della images.jpgLuna, che poi nel 1810 si estese demolendo la chiesa di S. Maria in Brolo (orto, frutteto) per diventare imagesCADHULNR.jpgimagesCA3XN7RX.jpgpoi Hotel Luna Baglioni.

 

Ago 28, 2009 - Luoghi, Società veneziana    Commenti disabilitati su Torcello, terra bizantina e culla di Venezia

Torcello, terra bizantina e culla di Venezia

Chiesa di S. Maria a Torcello.jpgesarcato di Isaaqc.jpgIsola.jpgLa zona lagunare di Venezia , verso la fine dell’impero bizantino sotto Eraclio era un territtorio bizantino, che faceva parte della provincia di Venezia a capo della quale c’era un “magister militum” alle dirette dipendenze dell’esarca di Ravenna. La Basilica di S. Maria Madre di Dio di Torcello fu costruita per ordine dell’esarca Isaac, ed a lui dedicata per “volere di Dio” a utile ricordo dei suoi meriti e del suo esercito.

L’opera fu compiuta dal “magister miliotum” Maurizio, “governatore della provincia di Venezia, mentre risiedeva in questo luogo di sua proprietà.

Teodorico.jpgCassiodoro ministro.jpgLa prima descrizione della laguna Veneta ci perviene comunque da una famosa lettera di Cassiodoro (480-575) ministro del re Teodorico che aveva posto la sua sede a Ravenna e che aveva accarezzato il sogno di poter riuinire l’Italia in una nuova unità etnica e sociale, mediante la fusione dei barbari con i romani.

Cassiodoro senatore.jpglapide di dedicazione.jpgUno dei documenti che parlano di Torcello, cioè l’isola in cui si fondò Venezia, abitata da popoli provenienti da Oderzo, da Aquileia  da Eraclea, e insediamento romano, fu un’altra lettera di Cassiodoro a Teodorico del 537, e la lapide di dedicazione della Basilica a Santa Maria Madre di Dio.

Torcello vista dall’alto è al centro del grande arco segnato dal bordo della laguna sul litorale della terraferma, a poca distanza delle dighe ove la laguna Isola di Torcello.jpgincontra il mare e nella costellazione delle varie isole che fanno corona a Venezia.

ìMosaici di Torcelo.jpggiudizio universale.jpgUn pò alla volta l’isola si spopolò, anche a causa delle condizioni ambientali poco salubri, ma rimasero, e sono ancora da ammirare la Basilica di Santa Maria Madre di Dio, del 537 d.c., una chiesa splendida, basterebbe soltanto il mosaico del Giudizio Universale per darle la dignità di fantastico monumento, il motivo della Madonna che è il perno della chiesa, la sua immagine è al centro dell’edificio, altissima ed azzurra in un cielo d’oro creato nella conca dell’abside sotto cui stanno gli apostoli.

Essa è sola in uno spazio reso immateriale dalla luce dorata del mosaico che dà il senso dell’infinito, ed appare immediata l’assolutezza e la supremazia della sua visione rispetto a tutte le altre.

resti del Battistero.jpgSan Eliodoro.jpginterno basilica.jpgmadonna 1.jpgI plutei sono di scultura bizantina, con i due pavoni che si abbeverano ad una fontana, simboli della grazia.

Qui riposano le spoglie di S. Eliodoro, patrono dell’isola.

Da ammirare anche la Chiesa di S. Fosca, del 1100, e i resti del Battistero, davanti alla basilica. Curioso è il trono di Attila, anche se sembra che il re degli Unni non vi sia mai seduto, ma che probabilmente era lo scragno di marmo che veniva utilizzato dai tribuni per l’amministrazione della giustizia, e l’altrettanto curioso ponte del diavolo, legato ad una leggenda.

il ponte del diavolo.jpgIl trono di attila a Torcello.jpgpanorama della basilica.jpgchiesa di S. Fosca.jpgIl museo è ricco di opere e ritrovamenti. C’è ancora moltissimo da scrivere su Torcello, ma per ora, per chi può e ne ha voglia, lascio la possibilità di andare ad ammirare di persona….luogo fantastico e culla della Venezia che conosciamo!

 

 

Ago 25, 2009 - Tradizioni    6 Comments

Il Gobbo di Rialto e il Palazzo dei Camerlenghi

270px-Palazzo_dei_Camerlenghi.jpgCi troviamo a S. Polo, abbiamo appena attraversato il Ponte di Rialto, lasciandoci alle spalle il fondaco dei Tedeschi. Scendendo il ponte, che curiosamente utilizza tre file di gradini una diversa dalle altre, per cui ci può salire o scendere con un passo più ampio, con una piccola pausa ogni tre pedate più ampia, e  altre due, con piccoli passi stretti e cadenzati. Scendendo dal ponte quindi, li dove inizia il fantastico mercato delle verdure e del pesce di Rialto, ecco che incontriamo, sulla facciata del Palazzo dei Camerlenghi ( Lombardo) in Riva del Vin,ora sede del Tribunale di Venezia.  tre capitelli curiosi legati, nella loro storia, alla sfiducia dei veneziani che quel capitelllo 1.jpgponte, che prima era in legno, sarebbe stato poi ricostruito in pietra d’Istria.

capitelo 2.jpgPer costruirlo ci vollero tre anni, dal 1588 al 1591) e  le fondamenta , costituite da circa 10.000 palafitte per cui  che per raccogliere i fondi allora necessari all’opera (250.000 ducati) fu costituita una lotteria.

Lasciandoci il ponte alle spalle ci troviamo così nell’isola del Rio Alto, il cuore imagesCA7CO2MA.jpgeconomico dell’antica Serenissima.

Qui un tempo si trovavano cambisti, mercanti di tutti i paesi e si scambiavano diverse merci incredibili, dalle stoffe di Fiandra, agli scialli, agli abiti, alle tende di seta, ai profumi , i balsami orientali, il muschio, il sandalo, l’incenso e le spezie preziose.

Sotto i portici c’erano gli orefici che trattavano turchesi, smeraldi, cristalli di rocca, lapislazzuli ecc.

imagesCA7TO92Z.jpgA tutte queste merci si aggiungevano  le verdure , la frutta, il pesce, le gabbie con i polli, insomma possiamo immaginarci cosa significava aggirarsi tra quei profumi, quei colori povenienti da ogni angolo del mondo.

Ancora oggi ci troviamo avvolti in queste medesime sensazioni aggirandoci tra le bancarelle, inspirando i profumi delle verdure dell’estuario come le castraure (piccolissimi carciofi amari e saporiti),e zucchine minuscole con il fiore, tutte provenienti da S. Erasmo.

imagesCA7ZC599.jpgSe poi, alla fine delle bancarelle guardiamo alla nostra sinistra ecco la chiesa che viene considerata la più antica di Venezia, dedicata a S. Giacomo.

imagesCA9CP526.jpgimagesCAFSXJYW.jpgSi parla di una prima costruzione nei pressi del Rio Alto  intorno al V° secolo, legata ai primi insediamenti. L’edificio attuasle risale all’XI°, XII° secolo, poi subì diversi interventi di restauro.

Sulla facciata un grande orologio (1410) sovrasta il portico gotico tipico delle Chiese antiche.

Di fronte troviamo la colonna del bando , chiamata il Gobbo di Rialto, così detta per la struttura che regge i gradini.

imagesCAGJ545I.jpgSi tratta di una colonna di porfido portata a Venezia da Acri nel 1291,

imagesCAS2X2YP.jpgLa scaletta che porta alla sua sommità serviva agli araldi per leggere le condanne  e la lista dei cittadini messi al bando è sostenuta da una statua ricurva  per cui la sua inconsueta posizione fu chiamata il Gobbo.

Durante il Medio Evo i ladri erano condannati a correre nudi da San Marco a Rialto tra due file di gente che menava frustate.

La colonna del Gobbo era quindi considerata il traguardo  e costituiva la fine del tormento, al punto che, arrivati alla colonna i delinquenti la baciavano e l’abbracciavano.

imagesCA153PDZ.jpgimagesCAVOX74J.jpgS. Giacomo za Rialto.jpgA metà del 500 invalse l’uso di appendere alla colonna poesie satiriche e libelli contro il degenerare dei costumi dello Stato e del Clero. Assieme al “Sior Rioba” in Campo dei Mori alla Madonna dell’Orto, il Gobbo diventò una sorta di Pasquino veneziano

 

Il Museo dei misteri e dei fantasmi

Accademia.jpg14 -L'uomo di Vitruvio.jpgIl Museo più bello e ricco di arte, suggestioni e misteri è la Galleria dell’Accademia. Antica chiesa, convento e scuola della Carità, costruita nel 1400 venne poi adibita appunto a museo d’arte ed Accademia di belle Arti a partire dal 1817.

Tra il Quattrocento e l’Ottocento, dal punto di vista culturale, Venezia era una delle capitali europee dove pittori, scrittori ed architetti rispondevano al nome di Tiziano, Tintoretto, Veronese, Palladio, Sansovino e Galileo Galilei. La vivacità culturale era alimentata da una notevole libertà di pensiero che faceva sì che molti intellettuali stranieri perseguitati in patria trovassero nella Serenissima una seconda nazione.
 
Non mi dilungo sicuramente sui capolavori che sono contenuti all’Accademia (ci vorrebbe un giorno intero per poter assaporare la bellezze dei dipinti raccolti in queste stanze). Certo è che non molti sanno che Venezia ha l’orgoglio  di conservare nei piani superiori del museo, conservato a temperatura e umidità costante, “L’Uomo di Vitruvio” di Leonardo da Vinci, chiamato così perché il Da Vinci  utilizzò le teorie di Marco Vitruvio Pollione (80 s.c -23 a.c architetto – ingegnere sotto Augusto e Giulio Cesare), per dimostrare la perfezione delle proporzioni del corpo umano che si rifanno al quadrato ed al cerchio. Oggi “L’uomo di Virtruvio” è il simbolo della civiltà moderna.

Altra opera famosa e che affascina coi suoi irrisolti misteri, è “La Tempesta” del Giorgione piccolo quadro che rivela l’adesione del pittore ai Rosacroce, per cui, nel dipingerla, l’artista di Castelfranco utilizzò simbolismi numerici legati alla presenza del maschile e del femminile, degli elementi della natura, aria, acqua fuoco e terra, del regno animale e quello vegetale.15-La tempesta di Giorgione.jpgE’ noto che, ai raggi X, questo quadro abbia rivelato personaggi occulti e forme misteriose sotto la patina di pittura che il pubblico può ammirare. La sua bellezza è indiscussa ed intrigante, e vi consiglio, alla prima gita che farete, di avere il tempo per vederlo e sono sicura, di innamorarvi di quei colori, di questi simbolismi e del paesaggio che ricorda il castello di Castelfranco.

Giorgione.jpgconvito in casa Levi.jpgL’ultimo quadro che vi consiglio è: “Convito in Casa Levi” del Veronese, una tela enorme (5,50x 12,80) che venne ordinato dal clero per la chiesa di S. Giovanni e Paolo, ma che una volta visionato dai committenti venne rifiutato, ed il pittore fu  costretto a cambiare titolo, in quanto nasceva come Ultima cena: effettivamente il pittore aveva dipinto nascoste tra le altre figure blasfeme come una prostituta e un servo che perdeva sangue dal naso, per cui il servo fu cancellato, ma ormai il quadro aveva cambiato titolo.

Luigi XV.jpg17 -Rosalba Carriera.jpgPoi vale la pena fare una capatina nella chiesetta gotica inglobata nel museo (S. Maria delle Grazie), dove si possono trovare diverse reliquie, tra cui un chiodo della croce di Cristo, ed altre reliquie di Santi. Sempre nelle Gallerie dell’Accademia sono conservati diversi dipinti, per lo più ritratti, di Rosalba Carriera (1675/1757) di cui potete vedere un autoritratto. La pittrice che fu accolta ed acclamata presso corti e Palazzi nobiliari essendo anche un’eccellente  violinista e cantante, grande ritrattista come già detto, Luigi XV della corte di Francia fu, bambinetto, una delle prime persone a posare per lei.

Un interessante mistero si cela all’interno del Museo. Secondo molti racconti, di notte girano per i corridoi lunghi e freddi dell’ex convento, diversi fantasmi di frati periti nell’incendio che nel 1600 distrusse l’edificio. Alcuni frati semplicemente leggono, altri camminano, altri ancora soffiano aria fredda sui custodi atterriti.

Se la giornata è bella, appena usciti vi ritroverete uno spettacolo fantastico,…basta salire i gradini in legno del ponte dell’Accademia, e si può avere la più bella visuale dei Canal Grande.

La basilica e gli spiriti ”venuti da dovunque”

vista dal ponte.jpgPonte dell'Accademia 1.jpg21 -Madonna della Salute.jpgDal centro del Ponte dell’Accademia si può ammirare la cupola della Chiesa della Madonna della Salute. Fu edificata come ex voto dai veneziani che da 175.000 abitanti si erano ridotti, a causa della peste a 107.000. Venne ordinata dal Doge il 22 ottobre 1630 e costruita da Baldassare Longhena, allievo del Palladio, che completò l’opera inizialmente edificata su un cimitero dove erano sepolti – e non lo si sapeva – cittadini morti di quel terribile morbo.

E’ proprio la costruzione della chiesa della Salute che è legata ad una terrificante e dimostrata ghost story veneziana. Durante i lavori di punto in bianco iniziarono terrificanti apparizioni: bambini che avvicinavano i figli degli operai con l’intenzione di giocare e svanivano di colpo, urla e sussurri nella notte, cani neri che ringhiavano e scomparivano se minacciati e poi suoni metallici, botti sordi, suono di catene trascinate, colpi su pavimenti e porte e versi di animali ringhiosi.

interno.jpgstampa.jpgLe cose peggiorano col tempo con gli operai che venivano disturbati da mani invisibili che levavano loro le coperte o che li afferravano. Di questo problema se ne occupò pure il governo del Doge: il Consiglio dei Dieci stabilì che si trattasse delle anime dei defunti del vecchio cimitero della Trinità in via di abbattimento per far spazio alla Chiesa.

Di punto in bianco le manifestazioni spaventose finirono e iniziò uno strano ronzio che crebbe di giorno in giorno. Dopo quattro giorni, il ronzio si trasformò in un suono inquietante, come due voci, una di uomo e una di donna parlassero assieme pronunciando le stesse parole. I gendarmi mandati dal Doge entrarono nella chiesa in via di abbattimento. Uno di loro chiese: “Chi siete?”. Sono uno spirito venuto da dovunque, il Cielo, l’Inferno, la Terra. Sono stato creato milioni di anni fa; è tutto quello che posso dire“. Il soldato chiese: “Cosa volete?”. Per tutta risposta si levò un un urlo terrificante di milioni di voci e sangue a fiotti cominciò a sgorgare da mura e pavimento della vecchia chiesa compiendo delle scritte che apparivano sui muri: “Per favore aiutaci ad ottenere luce, messe, preghiere”. Tutto scomparve dopo poco.

I soldati iniziarono a scavare e trovarono centinaia di corpi di morti di peste che erano stati frettolosamente sepolti nel vecchio cimitero per 22 -Il medico dellla peste.jpgevitare il diffondersi del morbo. Le ossa di donne, uomini e bambini erano accatastate all’interno di sepolture create per le famiglie più ricche. I corpi furono rimossi e ricollocati, dopo la costruzione della Chiesa della Salute, al centro della Basilica, o almeno così narra la leggenda. 

ponte votivo.jpgLonghena non ebbe la soddisfazione di assistere all’inaugurazione, il 9 novembre 1687, che avvenne quattro anni dopo la sua morte: da allora, ogni anno, per l’anniversario di questo avvenimento (il 21 Novembre) viene costruito un ponte di barche, e la gente veneziana va a pregare in questo santuario costruito proprio come voto a ringraziamento alla Madonna.

Approfitto inoltre per farvi vedere come i medici di allora si cautelassero per ripararsi da questo morbo con una sorte di becco davanti alla bocca, becco riempito da panni impregnati di oli considerati resistenti al morbo e sostanze definite medicamentose, occhiali , guanti e bastone con cui toccavano i malati. Insomma, figure spaventose ma che a questi uomini coraggiosi davano per lo meno una certa tranquillità di non restare infettati.

Ago 15, 2009 - Architettura, Luoghi    3 Comments

Lo zodiaco a Venezia

imagesCAOGGM5G.jpgNel 1493 il Senato di Venezia decise di sostituire il vecchio orologio di S. Alipio posto sull’angolo a nord ovest della Basilica di S. Marco. Si commissionò la costruzione di una nuova macchina a Zuan Carlo da Reggio.

Nel 1495 si decise di porre il nuovo orologio sulla bocca della piazza delle Antiche Mercerie, la via commerciale della città.

imagesCAUYEPCQ.jpgL’orologio venne inserito in una torre, elemento nuovo nella geometria della piazza, ancora fedele allo stile voluto dal Doge Sebastiano Ziani.

La particolare conformazione dell’orologio offre un duplice spettacolo, a seconda che lo si osservi dalla Piazza, quasi un enorme cannocchiale verso l’ingresso del porto, o dalle Mercerie, in cui simula una sorta di arco trionfale che unisce l’area marciana alla  via del commercio, per l’appunto le mercerie.

imagesCA4IZRNI.jpgL’orologio, comunque, rispetto alla torre ha una storia a sè.

La sua costruzione fu affidata ai fratelli Gian Paolo e Gian Carlo Ranieri, che impiegarono un anno circa per realizzarlo. Il suo primo ticchettare si ebbe nel 1499, e si dimostrò un vero prodigio di ingegneria meccanica.

Straordinario ed estremamente complesso il sistema delle indicazioni astronomiche, basate sul sistema geocentrico. Vi sono raffigurati i movimenti dei pianeti allora conosciuti ( Saturno, Giove, Marte, Venere e Mercurio) che si succedono nel quadrante centrale di 4,5 metri di diametro, mediante cerchi concentrici.

imagesCAVG1URX.jpgSullo stesso quadrante sono rappresentate le fasi lunari e la posizione del sole nello zodiaco. Solo il quadrante verso le mercerie indica soltanto l’orario.

L’intervento di una scena animata nella complessa struttura ne fa apprezzare ancor di più la bellezza e la complessità: i re Magi, preceduti da un Angelo che suona la tromba si dirigono in processione verso la statua della Madonna, e davanti ad Essa, si inchinano.

Il tempo viene scandito dai colpi di martello delle due statue dei “Mori”, simboli dell’esoterismo arabo,  che stanno ai lati della campana, alternativamente.

torre.jpgimagesCAEWHHZM.jpgSi racconta che la Serenissima abbia fatto strappare gli occhi ai due fratelli per impedire loro di di riprodurre una simile meraviglia.

Ago 7, 2009 - Società veneziana, Tradizioni    Commenti disabilitati su Filastrocche veneziane

Filastrocche veneziane

filastrocche 1.jpgfavole e filastrocche.jpgDi una cultura fanno parte integrante le filastrocche e le ninnenanne cantate ai bambini, ed anche le filastrocche cantate dai bambini nei momenti di gioco: per chi ha voglia e a chi va, leggerle è una cosa bellissima, per me, è un ritornare indietro alla mia infanzia, spero che tutto ciò sia gradito, anche perchè sono convinta che tante filastrocche siano collegate ad altre recitate con altri dialetti ed in altre regioni: tanto per capire che l’Italia, almeno nei suoi bambini, è sempre stata unica ed unita!

Pantalone.jpgSO e e so sesantanove                                 Su e giù, sessantanove
case nove da fitar                                        case nuove da affittare
daghe a papa al vecio                                  dai la pappa al vecchio
maschere veneziane.jpgdaghea col scucier    dagliela con il cucchiaio

Ea befana vien de note       La Befana viene di notte  
coe scarpe tute rote            con le scarpe tutte rotte
col vestito da romana          con il vestito da romana
viva, viva la befana            viva, viva la Befana.

Piova Piova vien                             Pioggia pioggia vieni
che te vogio tanto ben                     che ti voglio tanto bene
che te vogio tanto mal                     che ti voglio tanto male
piova piova va in Canal                   pioggia pioggia vai in Canale.

Caregheta d’oro                               Seggiolino d’oro
che porta el me tesoro                      che porta il mio tesoro
che porta el me bambin                    che porta il mio bambino
caregheta, careghin                          seggiolina, seggiolino!

Din don campanon                             Din Don campanone
7 muneghe sul balcon                        sette monache sul balcone
una che stira                                     una che stira
una che ava                                      una che lava
una che fa capei de pagia                   una che fa cappelli di paglia
una che speta so mari0                      una che aspetta suo marito
una che fassa il pan bogio                  una che prepara il pane bollito
sensa olio, sensa sal.                        senza olio e senza sale
Sue rive del canal                             Sulle rive del Canale
passa do fanti con do cavai bianchi     passano due fanti con due cavalli bianchi
passa ea guera!                               passa la guerra
tutti so per tera!                                tutti giù per terra.

Questa se a storia                             Questa è la Storia
del Sior Intento                                 del Signor Intento
che dura tanto tempo                        che dura tanto tempo
che mai no se destriga                      che non sa cavarsela mai
vustu che tea conta                           vuoi che te la racconti
o vustu che tea diga?                        o vuoi che te la dica?

Gira, gira volta                                Gira, gira volta
Piero se volta                                  Piero si volta
casca na sopa Piero se copa            cade un ramo, Piero si ammazza
casca un sopin                                 cade un rametto
Piero fa un Tomboin                         Piero cade
casca un sopon                                cade un grosso ramo
Piero fa un Tomboeon.                     Piero fa un grosso capitombolo.

 
Pum pum d’oro
la lila lancia
questo sogo
se fa in Francia
lelo, lelo mi
lelo , lelo ti
pum pum d’oro
sta soto ti!

Veneziani gran Signori
Padovani gran dottori
vicentini magnagatti
veronesi..tutti matti!

 

Lug 30, 2009 - Società veneziana    2 Comments

Venezia, faro della libertà e dignità dell’uomo!

Bisanzio 3.jpgBisanzio 1.jpgBisanzio.jpg  Venezia e Bisanzio, Venezia e l’Islam. Legatissima a Bisanzio la Serenissima manteneva scambi commerciali importanti con l’Oriente. Nel suo porto arrivavano e passavano le porpore di Tiro, le stoffe variopinte e pregiate con fregi in oro, le pelli pregiate conciate o grezze assieme all’oro e scintillanti pietre preziose, oltre a minerali come il ferro, lo zinco, il  piombo, e le leghe come l’ottone, oltre alle pietre preziose.jpgpietre preziose 1.jpgpietre preziose 5.jpgspezie costose e pietre preziose 6.jpgpregiate.

pie4tre preziose.jpgpelli grezze.jpgpelle conciata.jpgcommercio di porpore di Tiro.jpgmercanti.jpgIslam.jpgSaraceni.jpgIl legname da costruzione destinato alla cantieristica era particolarmente apprezzato se di provenienza islamica, da qui Bisanzio 4.jpgle Saraceni in Carovana.jpgSaraceni 1.jpgVenezia e l'Islam.jpgrichieste con ottimi acquirenti, come le altre materie porpora di Tiro.jpgSaraceni.jpgtessuti pregiati 2.jpgprime tessuti pregiati.jpgtessuti pregiati 1.jpgche Bisanzio ed i Saraceni  acquistavano in cambio dei loro prodotti lavorati.

Il commercio degli schiavi per gli islamici era veramente un affare sicuro, ma nell’anno 960 d.c. il ventiduesimo doge Pietro IV°  Candiano, con la sua solenne promissione vietò il commercio di schiavi a Venezia, primo Stato al mondo ad abolire questo Doge Pietro IV Candiano.jpgturpe commercio, per cui tutti gli schiavi che arrivavano a Venezia venivano liberati.

Se volevano potevano entrare a far parte della servitù dei Nobili Veneziani. Venivano alloggiati nei Palazzi o nelle casette che venivano costruite vicino alle costruzioni centrali dei ricchi e dei nobili, ed erano commercio degli schiavi.jpgmercanti di schiavi 1.jpgpagati con un salario mensile che doveva servire al Pietro IV Candiano.jpgsostentamento delle loro famiglie.

La famiglia nobile inoltre forniva i pasti due volte al giorno a tutta la servitù, anche quando una buona parte della popolazione veneziana si poteva permettere un solo pasto al giorno.

Inoltre, su richiesta del Nobile, all’interno della famiglia dei servitori veniva scelto un figlio od una figlia a cui si provvedeva a dare un’istruzione in modo che sapesse “leggere e scrivere”.

In questo modo la persona istruita poteva maggiormente rappresentare il Casato di cui era dipendente dando ancor maggior lustro alla famiglia.

commercianti arabi di schiavi.jpgtratta degli schiavi.jpgVenezia insomma a quell’epoca era l’unico Stato democratico al Mondo che ridava la libertà agli essere umani diventati schiavi.

Non a caso ci sono molte famiglie che hanno Moro come cognome che fanno parte integrante della cittadinanza veneziana. In quella lungimirante, democratica e fantastica Repubblica chiunque valesse aveva l’opportunità di esprimere sè stesso, e godere degli stessi diritti di tutti gli altri!

 

Lug 19, 2009 - Architettura, Chiese    8 Comments

La Chiesa ponte a Venezia

stefano.jpgLa chiesa di S. Stefano a Venezia è uno dei massimi esempi veneziani del gotico fiorito.
Venne edificata nel 1200 circa dagli Eremitani, seguaci di Agostino, e venne poi modificata nel 1374.

Questa chiesa fu spesso scenario di episodi di violenza ed omicidi, tanto che venne sconsacrata e riconsacrata per ben se volte nel corso dei secoli. L’imponente portale gotico è opera di Bartolomeo Bon.

Dopo la sua ultimazione, comunque, mantenne la tipica impostazione delle chiese trecentesche: tre ampie navali longitudinali, divise da capitelli policromi; le arcate ogivali slanciano la struttura in altezza ed aumentano la magnificenza dell’edificio.

Il soffitto presenta una magnifica struttura a chiglia di nave, sorretto da travi incise e da colonne di marmo di Verona.

All’ingresso si trova un maestoso cenatofio del Doge Francesco Morosini, che in realtà è sepolto nella chiesa dei Tolentini.

In sagrestia opere come l’Orazione dell’orto del Tintoretto, e la Vergine col Putto di Palma il vecchio.

Rio del Santissimo 1.jpgimagesCAY9CRZI.jpgE fu durante la ristrutturazione, nel 1374, che la chiesa venne ampliata, nonostante il Rio che scorreva li appresso: ecco che allora i veneziani non domi e ben decisi ad ingrandire la loro chiesa,  abituati a condividere lo spazio e la vita con la laguna, i rii, ed i canali idearono  l’unico caso del Presbiterio di una chiesa che è anche ponte su di un rio navigabile, che, proprio perchè passa sotto all’altare maggiore della Chiesa è chiamato Rio del Santissimo. Vedere per credere!

Accanto a questa straordinaria opera erano aggregati due conventi, uno di monaci ed uno di suore, illuminati da dua fantastici chiostri, e che ora ospitano l’ufficio delle imposte di Venezia, ma che possono essere visitati e gustati nella loro bellezza architettonica e storica.

campanile.jpgimagesCAE31ETA.jpgimagesCAB8K5PG.jpgoperag297.jpgimagesCAJ7WHGY.jpgEd eccoci ora al campanile di questa chiesa, che potremmo definire la torre di Pisa di Venezia. E’ di impianto romanico con cella  a tre archi e sovrastato da un tamburo ottogonale, è caratterizzato da un’eccentuata pendenza, che pur non presentando particolari rischi viene comunque continuamente monitorata.

 

Apr 19, 2009 - Architettura, Misteri    7 Comments

Patere e barbacani di Venezia

391962761_e1214f8990.jpgimagesCA8UPBFC.jpg Un consiglio che vorrei offrire a tutti: girate per Venezia con gli occhi alzati, guardate in alto ed avrete delle sorprese bellissime ed affascinanti. Innanzi tutto potrete vedere, a decorazione delle facciate delle case, le patare,  che sono delle formelle di marmo o di pietra d’Istria particolarmente diffuse sulle facciate delle case a Venezia. Se ne può ammirare una bellissima, bizantina, in Corte Amadi ( a Cannaregio), e tante altre distribuite in tutta la città.

A queste si aggiungono le lapidi marmoree, alcune delle quali lapidi funerarie come quella in Campo S. Maria Formosa dedicata ad una coppia di antichi romani residenti nelle isole.
imagesCAAH6SYA.jpgimagesCA86XVP9.jpgAltre, come quelle sulle pareti del Palazzo Ducale, all’ingresso della porta del frumentopalazzoducale.jpg
ammoniscono i pubblici amministratori a non approfittarsi del proprio ruolo per far denaro.

imagesCABCGPY4.jpgUn’altra, molto particolare si trova tra il Sotoportego del vagon e Cà Falieri ai SS. Apostoli, ed in questa lapide vengono indicati imagesCANSANUL.jpgi luoghi dove si puà vendere il pane: si tratta di un leone in moleca (cioè in tondo).

A questi si aggiungono archi per lo più gotici, di squisita fattura ed eleganza, risalenti al 500 circa; uno dei più belli si trova in Calle del Paradiso.250px-Venice_-_Arc_on_the_Ponte_de_Paradiso.jpg

Una struttura architettonica tipica di Venezia sono i barbacani,  consistenti in travature emergenti di legno o di pietra, che sorreggono al livello del primo piano la sporgenza di un edificio rispetto alla calle o il campo sottostante. Così partendo dal primo piano, anche quelli superiori dispongono di una maggiore superficie rispetto al piano terra.

Tutto era regolamentato dalla Repubblica di Venezia, che in questo modo intendeva creare una maggiore viabilità e una maggiore protezione  dei  pedoni e delle attività commerciali, o magazzini che stavano al piano terra, non solo, ma era garantita maggior luminosità e salubrità specie in quelle calli molto anguste.barbacani1.jpg

salva con scritta.jpgAllo scopo venne creato un barbacane campione nella Calle della Madonna a Rialto, fatto in pietra d’Istria, recante l’iscrizione: PER LA IURISDICIOM DI BARBACAN.

250px-Calle_del_Paradiso.jpgUno degli esempi migliori è comunque in Calle del Paradiso vicino a Campo S. Maria Formosa.

Ed in questo campo, proprio alla base del campanile della chiesa appare questa scultura particolarmente inquietante.

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